12.07.2015 Views

artisti - Il Giornale dell'Arte

artisti - Il Giornale dell'Arte

artisti - Il Giornale dell'Arte

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

La GalleriaFumagalli siassicura l’esclusivaeuropea sulle operedel «guru» americanoe ne espone in sedeopere storicheBergamoLand, Body, MinimalOppenheim10dennis Oppenheim èuno dei protagonsitidella stagione che trala fine degli anni Sessantae i Settanta videnascere e intrecciarsiesperienze radicali comeil Concettualismoe il Minimalismo, laLand art, la Body art ela performance, in un processo di progressivadematerializzazione dell’oggetto <strong>artisti</strong>co.Annamaria Maggi, direttore della Fumagallidi Bergamo, ha convinto il guruamericano, del quale ora è mercante inesclusiva per l’Europa, a esporre nella suagalleria dal 5 giugno al 20 novembre unaselezione dei suoi lavori di quegli anni nellamostra «Material Interchange. Opere 1968-1974», curata da Alberto Fiz, che l’annoscorso ne aveva presentato il lavoro nel ParcoArcheologico di Scolacium e al Marcadi Catanzaro. Oppenheim ha esposto nellahall del piano terreno una grande installazionedel 1974, «Theme for a Major Hit»:trenta marionette che si muovono sulle notedi un motivetto scritto da lui, che ripete«Non è quello che fai, è quello che ti spinge a farlo»,enunciando così quella sorta di «poeticadel processo» che sta alla base dell’arte diquegli anni, perché, ripete, «l’opera eral’azione, non il risultato». Ma in mostra ci sonoopere anche precedenti, come «220 YardDash» (1969), un’installazione lunga diecimetri in cui convivono suono, energia e ambiente.O le documentazioni fotografichedelle celebri performance «Parallel Stress»(1970), in cui sottoponeva il suo corpo atensioni brutali, e «Annual Rings» (1968),un lavoro di Land art che salda il tema delconfine, fisico e politico (è stato realizzatosul confine fra Usa e Canada), con lo scorreredel tempo: «Un esempio perfetto di opera sitespecific, rammenta ora, perché ogni sua parteè in stretta relazione con l’ambiente circostante. Eil suo essere in un ambiente rurale la carica dell’energiache è propria di questi luoghi lontani, segreti,misteriosi».Dennis Oppenheim, perché ha deciso dipuntare proprio su quegli anni d’esordio?La decisione è stata comune: ho accennato al fattoche conservo molti lavori di quel tempo e insiemeabbiamo deciso di esporli. Quando poi ho visto lospazio del piano terreno, con le grandi vetrate dacui la gente può guardare all’interno, ho pensatoche fosse il luogo ideale per esporre «Theme for aMajor Hit».CORTESIA GALLERIA FUMAGALLI, BERGAMOCORTESIA GALLERIA FUMAGALLI, BERGAMOCORTESIA GALLERIA FUMAGALLI, BERGAMOLa sua prima personale è del 1968, allaJohn Gibson Gallery di New York: comefu accolta dalla critica e dal mercato?Avevo 29 anni, ero alla mia prima mostra, ma ilmio lavoro fu ben recepito dalla stampa. Era una novitàe ne parlò il New York Times, ne parlaronoparecchie riviste. <strong>Il</strong> mercato fu più esitante, perchéera un’arte dematerializzata, che si focalizzavapiù sull’ambiente esterno che sull’oggetto <strong>artisti</strong>co.Con intenzioni e linguaggio vicini ai suoi simuovevano in quegli anni anche RoberthSmithson, Vito Acconci, Robert Morris,Michael Heizer. Vi frequentavate?Con Bruce Nauman, ricordo, passai un’estate adAspen, in Colorado. Smithson lo conoscevo bene,lo frequentavo a New York già nel 1967 e così ancheVito. Erano personaggi, delle vere leggende:

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!