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Le Dieci Tesi e la grammatica.pdf

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GISCELPadova 22 - 10 - 2004<strong>Le</strong> <strong>Dieci</strong> <strong>Tesi</strong> e <strong>la</strong> <strong>grammatica</strong>: riflessioni sparse su una questione ancora aperta (MariaG. Lo Duca)1. VII tesi, dal titolo: Limiti del<strong>la</strong> pedagogia linguistica tradizionaleD) La pedagogia linguistica tradizionale si è <strong>la</strong>rgamente fondata sul<strong>la</strong> fiducia nell'utilitàdi insegnare analisi <strong>grammatica</strong>le e logica, paradigmi <strong>grammatica</strong>li e regole sintattiche. Lariflessione sco<strong>la</strong>stica tradizionale sui fatti linguistici si riduce a questi quattro punti.Tra gli studiosi, i ricercatori e gli insegnanti che si sono occupati del problemadell'educazione linguistica esiste un pieno accordo nelle seguenti critiche all'insegnamento<strong>grammatica</strong>le tradizionale:a) parzialità dell'insegnamento <strong>grammatica</strong>le tradizionale: se riflessione sui fattilinguistici deve esserci nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, essa deve tener conto anche dei fenomeni del mutamentolinguistico (storia del<strong>la</strong> lingua), delle re<strong>la</strong>zioni tra tale mutamento e le vicende storico-sociali(storia linguistica), dei fenomeni di collegamento tra le conoscenze e abitudini linguistiche e<strong>la</strong> stratificazione socioculturale ed economico-geografìca del<strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione (sociologia dellinguaggio), dei fenomeni di collegamento tra organizzazione del vocabo<strong>la</strong>rio, delle frasi,delle loro realizzazioni e organizzazione psicologica degli esseri umani (psicologia dellinguaggio), dei fenomeni del senso e del significato, del<strong>la</strong> strutturazione del vocabo<strong>la</strong>rio(semantica); ridotta a <strong>grammatica</strong> tradizionale <strong>la</strong> riflessione dei fatti linguistici escludedunque tutta <strong>la</strong> complessa materia di studio e riflessione delle varie scienze del linguaggio;b) inutilità dell'insegnamento <strong>grammatica</strong>le tradizionale rispetto ai fini primari efondamentali dell'educazione linguistica: se anche le grammatiche tradizionali fosserostrumenti perfetti di conoscenza scientifica, il loro studio servirebbe allo sviluppo dellecapacità linguistiche effettive soltanto assai poco, cioè solo per quel tanto che, tra i caratteridel linguaggio verbale c'è anche <strong>la</strong> capacità di par<strong>la</strong>re e riflettere su se stesso (cosiddettariflessività delle lingue storico-naturali e/o autonimicità delle parole che le compongono);pensare che lo studio riflesso di una rego<strong>la</strong> <strong>grammatica</strong>le ne agevoli il rispetto effettivo è, piùo meno, come pensare che chi meglio conosce l'anatomia delle gambe corre più svelto, chi sameglio l'ottica vede più lontano, ecc.;c) nocività dell'insegnamento <strong>grammatica</strong>le tradizionale: le grammatiche di tipotradizionale sono fondate su teorie del funzionamento d'una lingua che sono antiquate e, piùancora che antiquate, <strong>la</strong>rgamente corrotte ed equivocate (un Aristotele assai mal capito);inoltre, per quanto riguarda specificamente le grammatiche del<strong>la</strong> lingua italiana, a questodifetto generale va aggiunto (ed è necessario che tutti ne prendano coscienza), che, fra leinfinite parti dei nostri beni culturali in rovina o sconosciuti, c'è anche questa: come nonabbiamo un grande e civile dizionario storico del<strong>la</strong> lingua (che valga l'Oxford inglese, ilGrimm tedesco, il russo o spagnolo Dizionario dell'Accademia ecc.); così non abbiamo ungrande e serio repertorio dei fenomeni linguistici e <strong>grammatica</strong>li dell'italiano (e dei dialetti):<strong>la</strong>vori in questo senso sono avviati, ma ci vorrà molto tempo prima che per l'italiano sidisponga di una <strong>grammatica</strong> adeguata ai fatti; costretti a imparare paradigmi e regole<strong>grammatica</strong>li, oggi come oggi gli alunni delle nostre scuole imparano cose teoricamentesgangherate e fattualmente non adeguate o senz'altro false.2. Che cosa è cambiato nel frattempoa) Il dibattito degli anni Settanta e Ottanta sul modello <strong>grammatica</strong>le; al<strong>la</strong>rgamento deiconfini tradizionali (morfosintassi) dell’insegnamento <strong>grammatica</strong>le: <strong>la</strong> mole dei libri di testo;finalità dell’insegnamento <strong>grammatica</strong>le: lo sviluppo delle abilità e <strong>la</strong> riflessione1


<strong>grammatica</strong>le di tipo tradizionale (morfosintassi del<strong>la</strong> frase) e di tipo testuale (analisi delleproprietà comuni e delle idiosincrasie dei tipi e generi testuali); un nuovo obiettivo: percorsi<strong>grammatica</strong>li, sollevamento a livello di consapevolezza del<strong>la</strong> competenza <strong>grammatica</strong>le,sviluppo delle capacità logiche; <strong>la</strong> <strong>Le</strong>ttera sul ‘ritorno al<strong>la</strong> <strong>grammatica</strong>’, del Presidentedell’Accademia del<strong>la</strong> Crusca, Francesco Sabatini.b) A livello istituzionale: i programmi del 1979, del 1985, le proposte del<strong>la</strong>Commissione Brocca, le Indicazioni nazionali per i Piani di Studio Personalizzati nel<strong>la</strong>Scuo<strong>la</strong> Primaria.c) La ricerca <strong>grammatica</strong>le e le nuove grammatiche di riferimento.d) Il curricolo di educazione linguistica democratica oltre i provvedimenti del ministroMoratti, del GISCEL (2004)p. 6: “<strong>la</strong> riflessione linguistica, privata del<strong>la</strong> dimensione ludica e del senso di scopertagraduale dei meccanismi di funzionamento del<strong>la</strong> lingua, è fortemente centrata sull’analisiformale di contenuti <strong>grammatica</strong>li”.p. 7: “Si pone <strong>la</strong> necessità di incana<strong>la</strong>re <strong>la</strong> naturale disposizione metalinguistica, giàpresente fin dai primi anni di sco<strong>la</strong>rità, verso forme esplicite di riflessione. Non si tratta diapprendere regole già stabilite, ma di esplorare il sistema lingua al<strong>la</strong> scoperta di rego<strong>la</strong>rità chesoltanto in un secondo tempo saranno progressivamente sistematizzate. La riflessione sul<strong>la</strong>lingua deve privilegiare, soprattutto nei primi anni, il livello lessicale-semantico, ed attuarsi apartire dai testi orali e scritti, perché nei testi si realizzano le intenzioni di chi usa <strong>la</strong> lingua perpar<strong>la</strong>re e scrivere. Successivamente, possono essere proposte attività esplicite su ciò che sidice o si scrive, si ascolta o si legge, affinché l’allievo diventi consapevole delle operazioniche si fanno quando si comunica e del<strong>la</strong> variabilità del<strong>la</strong> lingua nel tempo e nello spaziogeografico, sociale e comunicativo, e usi in modo adeguato un vocabo<strong>la</strong>rio “metalinguistico”fondamentale e ragioni in modo più esteso sui fenomeni linguistici”.p. 8: “a) All’ingresso nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di base, bambine e bambini … provano curiositàlinguistica per parole e espressioni… b) Dopo i primi cinque anni del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di base,bambini e bambine … riescono a ragionare su determinate esperienze linguistiche o sulle fasidi un processo traendone ‘regole’ … c) Dopo otto anni del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> di base… l’ampliamentograduale e progressivo delle conoscenze sul sistema lingua, attraverso attività di riflessioneesplicite e sistematiche, determina l’accrescimento del<strong>la</strong> loro consapevolezza metalinguisticae un uso più pieno del<strong>la</strong> lingua”.p. 9: “in tutti gli anni del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> secondaria di secondo grado l’educazione linguisticacontinua a includere elementi di riflessione sul<strong>la</strong> lingua”pp. 10-11: “4.3. La riflessione sul<strong>la</strong> lingua1. Forme spontanee di riflessione sul<strong>la</strong> lingua sono presenti nei bambini fin da prima del loroingresso nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>, che le deve sapere accogliere e valorizzare. Momenti informali diriflessione sul<strong>la</strong> lingua accompagnano ogni attività didattica sul<strong>la</strong> e con <strong>la</strong> lingua, senza chequesto comporti necessariamente l’uso di una terminologia tecnica.2. Gli obiettivi specifici di apprendimento re<strong>la</strong>tivi al<strong>la</strong> riflessione sul<strong>la</strong> lingua devono riferirsiad attività esplicitamente metalinguistiche e almeno in parte sistematiche.3. La riflessione esplicitamente metalinguistica sul<strong>la</strong> lingua nazionale, o sul<strong>la</strong> lingua materna- deve essere in ogni caso subordinata, quanto a priorità degli scopi educativi, allo sviluppodelle abilità linguistiche;- ha finalità essenzialmente cognitive e contribuisce solo in via indiretta, e a livelli avanzati,a un uso più consapevole e corretto del<strong>la</strong> lingua;- contribuisce inoltre all’apprendimento di lingue seconde, straniere, c<strong>la</strong>ssiche, fornendo unabase categoriale di riferimento comune a riflessioni contrastive.2


4. La riflessione esplicita sul<strong>la</strong> lingua dovrebbe- muovere dall’osservazione degli usi linguistici reali e giungere a generalizzazioni ecostruzioni categoriali verificabili;- avere carattere essenzialmente descrittivo; l’enunciazione di norme dovrebbe semprespecificare <strong>la</strong> loro re<strong>la</strong>tività diacronica, diamesica, diastratica, diatopica;- tenere presente e chiarire che non è possibile dare una spiegazione sistematica di tutta <strong>la</strong>varietà degli usi possibili, per cui ogni generalizzazione va intesa come re<strong>la</strong>tiva e rivedibile.5. Lo sviluppo verticale del curricolo di riflessione sul<strong>la</strong> lingua si dovrebbe ispirare ai seguentiprincipi:- di evitare anticipazioni che introducano in età precoce concetti a un alto livello diastrazione, col rischio di bloccarne anche in seguito una vera comprensione;- di passare gradualmente da ciò che nel<strong>la</strong> lingua è più immediatamente osservabile emanipo<strong>la</strong>bile alle generalizzazioni più lontane dall’osservazione diretta;- del<strong>la</strong> sistematizzare progressivamente osservazioni che in momenti e cicli precedentipossono avere avuto carattere occasionale e asistematico;- di evitare <strong>la</strong> ripetizione degli stessi oggetti di studio in cicli sco<strong>la</strong>stici successivi, mareimpiegare le categorie e le analisi apprese in contesti nuovi via via più artico<strong>la</strong>ti egenerali.6. La distribuzione degli oggetti di riflessione esplicita sul<strong>la</strong> lingua lungo le fasi del<strong>la</strong> carrierasco<strong>la</strong>stica dovrebbe privilegiare, in via di prima ipotesi:- nei primi anni di scuo<strong>la</strong> elementare: l’acquisizione e l’uso corretto delle nozioni di“lettera” e “suono”, “sil<strong>la</strong>ba”, “paro<strong>la</strong>”, “frase”; tali nozioni, per il loro carattere primitivo,non richiedono <strong>la</strong> presentazione né tanto meno <strong>la</strong> memorizzazione di definizioni;- negli anni successivi del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> elementare: <strong>la</strong> morfologia e <strong>la</strong> riflessione sulle categoriedi flessione; <strong>la</strong> c<strong>la</strong>ssificazione delle parole (“parti del discorso”) su base morfologica; <strong>la</strong>morfologia lessicale (composizione e derivazione); le strutture fondamentali del<strong>la</strong>predicazione;- nel<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> media: <strong>la</strong> sintassi del<strong>la</strong> frase semplice e complessa; le re<strong>la</strong>zioni di significato;<strong>la</strong> storia linguistica degli italiani;- nel primo biennio del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> secondaria di secondo grado: le strutture di coesione ecoerenza testuale; <strong>la</strong> tipologia testuale; <strong>la</strong> pragmatica del<strong>la</strong> comunicazione e i suoi riflessisulle strutture testuali, morfosintattiche, lessicali (impliciti e presupposizioni);- negli anni ulteriori del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> secondaria di secondo grado: <strong>la</strong> storia del<strong>la</strong> lingua italiana,nonché eventualmente dei dialetti e delle maggiori lingue di minoranza, nei loro usiletterari e no; i fondamentali termini tecnici di ciascun livello dell’analisi linguistica:fonema e fattori sovrasegmentali, morfema, sintagma, frase, testo ecc.7. <strong>Le</strong> Indicazioni nazionali:- esibiscono confusione concettuale e improprietà terminologica;- mostrano una generale confusione tra i due livelli accennati ai punti 1 e 2, anche a causadel<strong>la</strong> incerta suddivisione tra obiettivi di conoscenza e di abilità;- appaiono ispirate a una concezione normativa che antepone <strong>la</strong> <strong>grammatica</strong> (del<strong>la</strong> cuicomplessità superiore a quel<strong>la</strong> delle algebre gli estensori paiono non avere il minimosentore) agli usi linguistici reali; una concezione indifferente al<strong>la</strong> loro variabilità, e <strong>la</strong> cuiinefficacia è da gran tempo stata verificata sia da ricerche sistematiche, sia dall’esperienzacomune;- propongono fin dai primi anni una grande massa di nozioni anche di livello astratto, il cuiinsegnamento anticipato può essere solo dannoso perché verrebbero fornite in modoinevitabilmente semplicistico e quindi aberrante”.3


3. <strong>Le</strong> conoscenze <strong>grammatica</strong>li dei giovani neo-iscritti alle facoltà umanistiche: leresponsabilità del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong>.La prova messa a punto l’anno scorso e i risultati.Requisiti di accesso al<strong>la</strong> Facoltà di <strong>Le</strong>ttere dell’Università degli Studi di Padova: dalBollettino-Notiziario, 2004-2005.1) Lingua e letteraturacomprende i seguenti argomenti:a) Elementi essenziali di <strong>grammatica</strong> italiana;b) Riconoscimento e discriminazione di termini del lessico corrente;c) Riconoscimento e discriminazione di stili letterari;d) Conoscenza di autori e opere in rapporto alle diverse epoche e ai generi letterari”.Per i due corsi di <strong>la</strong>urea in ‘Discipline del<strong>la</strong> mediazione linguistica e culturale’ e‘Lingue, letterature e culture moderne’, si danno le seguenti indicazioni: “le conoscenze chedovrai possedere sono di tipo linguistico. In partico<strong>la</strong>re, dovrai conoscere una linguastraniera…, almeno per ciò che attiene ai seguenti aspetti:a) saper riconoscere le principali strutture morfologiche e sintatticheb) conoscere il lessico d’uso frequentec) conoscere le regole di ortografia e di pronuncia” (ivi).Prove di accesso auto-verifica all’indirizzo:http://www.unipd.it/studenti/Orientarsi/ateneo_da_scoprire/guida_scelta/quest/info/autovalutazione.“Esempi di domande re<strong>la</strong>tive ai requisiti di lingua e letteratura italiana” (ma anche, incautamente,“Test di ingresso al<strong>la</strong> Facoltà di lettere e Filosofia”), in tutto 11 domande a scelta multip<strong>la</strong>, di cui 3di “riconoscimento di elementi lessicali”, 3 di “correttezza <strong>grammatica</strong>le”, le restanti 5 di ambitoletterario. “non sono previsti corsi per il recupero di debiti formativi riconosciuti” (Bollettino)4. Che cosa insegna l’Università? <strong>Le</strong> conoscenze <strong>grammatica</strong>li dei giovani neo-<strong>la</strong>ureati eiscritti alle SSIS: le responsabilità passate, presenti e future dell’Università.“Solo le spiegazioni ben fondate scientificamente reggono al<strong>la</strong> verifica degli usi reali del<strong>la</strong> lingua,sono utilizzabili nell’uso personale e generano interesse. Insomma, le difficoltà e gli insuccessi diquesto insegnamento nascono il più delle volte dal<strong>la</strong> superficialità ed empiricità di moltedefinizioni, che non spiegano affatto i meccanismi del<strong>la</strong> lingua…” (F. Sabatini).4

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