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NAttualitàM. Anno 7 . n. 4 . Luglio 2009 . pagina 8Skënder Buçpapaj: Lei è di quei pochi chele sue opere le realizza in lingua straniera.Anzi, forse è l’unico che le creaesclusivamente solo in lingua straniera. Si sentesmezzato - anche un pò - un’albanese che fanascere le sue opere nella lingua inglese?Gëzim Alpino: Io sono partito dall’Albania per studiareal Cairo nel 1985 e da allora che comunico, scrivo epubblico in inglese.Skënder Buçpapaj: Importante e anche di interesseper Lei come filosofo, sociologo, scrittoree pubblicista è stata la rappresentazionedel “diverso” nei media britannici ed europei,cioè nel dare spazio all’immagine dell’”altro” inquesti luoghi. In questo contesto si trova anchel’immagine dell’albanese; fino ieri totalmentefuori da quest’ambito, oggi in un certo senso ancoraestraneo. Quali sono le sfide che tengonodentro di sè il suo interesse riguardo la questionealbanese? E, com’è l’albanese in rapportocon l’altro straniero?Gëzim Alpino: Il mio obiettivo come studioso e autorequando affronto la tematica albanese per i lettori el’audienza occidentale è quella di essere più possibileinformato e obiettivo, e di trattare no temi esotici, chein Occidente continuano ad essere preferiti, ma dei temiquali testimoniano per i veri valori e le sfide dellanostra Nazione. In Occidente l’argomento sull’Albaniae altri piccoli paesi “non civilizzati” e “non importanti”continua ad essere tendenzioso, non sempre ben-informato,e in alcuni casi anche insidioso.Skënder Buçpapaj: Lei scrive in lingua stranierae per un pubblico straniero. E scrive più chealtro per l’elite straniera. Quali sono i vantaggie gli svantaggi di questa scelta che Lei ha fatto?E poi, quanto le manca il pubblico albanese equanto le manca quello comune?Gëzim Alpino: Gli studi accademici sicuramente nonsono destinati ad un alto numero di lettori. Da studiosoe scrittore ho le nozioni d’elite su che significa essereautore. Questo non significa che sottovaluto il lettore comune,ma, che l’autore non deve fare dei compromessicon la tematica e/o lo stile nello scrivere per avere unnumero più alto possibile di lettori. L’autore non devepuntare sul livello del lettore, ma deve far sì che il lettorearriva al suo livello. Questa non è molto facile, ma, si puòarrivare se la lingua applicata negli studi scientifici nonsi complica pesantemente e a volte inutilmente per unaforma di snobismo intellettuale. Le tematiche complessee le conclusioni ricercate si trattano e si esprimono moltomeglio con termini semplici. Prima di tutto lo studioso,come lo scrittore, deve essere maestro della scrittura. Lalingua in letteratura è sicuramente più vicina alla linguaquotidiana delle persone, ma la “semplicità” di questalingua deve avere le capacità di trasmettere le più importantiidee, e deve essere uno strumento efficace neltrattare delle delicate questioni dove il lettore comune- diversamente dal lettore-studioso - si mette in contattosolo tramite la letteratura. Le questioni soprastanti dellalingua di cui parlo, li ho in considerazione nelle miepubblicazioni come studioso e scrittore, particolarmentenegli studi per Madre Teresa di Calcutta o nei scrittiletterari artistici trattando il tema dei rifugiati e di asilopolitico degli albanesi in Occidente. Il pubblico non mimanca. Sono in contatto continuo con dei lettori e studiosistranieri e albanesi, dove mi scrivono interessati disapere sulla mia attività scientifica e letterale; di farmidelle domande dopo che hanno letto i miei libri o semplicementedi condividere con me le loro impressioni e ipensieri riguardo le mie pubblicazioni.Skënder Buçpapaj: Lei è lettore nell’Universitàdi Birmingham. Fa delle ricerche in sociologiadei media, della fama, della religione e della nazionalità.Oltre a questo opera anche nella letteraturaartistica. La sua visione e le sue conclusionili affronta nei forum accademici. Si senteun pò diviso fra tutti questi interessi. Come ciriesce ad organizzarsi e trovare un equilibrio,e dare quell’armonia fra la ricerca scientifica el’attività letteraria? E nella vita privata?Gëzim Alpino: Il ricercatore e lo scrittore in me sonodue “fratelli” che non sono in rivalità fra loro macomplementari. Ci sono delle questioni che si possonotrattare meglio, in modo più completo e più profondotramite gli studi scientifici in diverse discipline accademiche.Stessa cosa anche per la creatività. Alla finesia lo scienziato che lo scrittore hanno lo stesso scopo:mettere luce sui misteri dell’uomo.Skënder Buçpapaj: Uno dei suoi libri degli ultimianni è “Madre Teresa: Santa o Famosa?”.Su questo Personaggio sono stati scritti infinitilibri, però quello suo ha attirato un particolareinteresse come l’analisi più esauriente eautorevole di questa figura. L’uscita del librocoincide in un periodo quando nell’opinionealbanese si stanno riguardando tutte le figuredella nostra storia, addirittura anche il nostroeroe Scanderbeg; a tal punto che si stanno mettendoin dubbio anche tutti i valori positivi diuna volta. Come vede questo fenomeno nellavisione dell’immagine dell’albanese nel mondo,e dell’identità albanese in sé, e che ruolo giocal’elite albanese in questo contesto?Gëzim Alpino: Che le nostre figure nazionali vengonoanalizzate e riguardate questo è positivo e inevitabile.Una figura nazionale che non attira l’interesse nei momenticardini della storia di un popolo, forse non meritanemmeno di essere classificata come personalità di quel«La Nazione e lo Stato albaneserinasce nei nostri tempi modernidalla visione, l’idealismo,dedizione e i sacrificidell’elite intellettualedella diaspora in Orientee in Occidente»popolo. I personaggi nazionali sono un po’ come le Divinità;le generazioni si rivolgono a loro per ispirazione,per trovare delle risposte sui grandi problemi da affrontare.Dispiace però constatare che i motivi per i quali siriguardano ignorano e infangano alcune di queste figurenazionali al giorno d’oggi; sono o infondati o insensati.Per quanto riguarda lo studio e l’analisi della nostra storiae delle nostre figure storiche, noi siamo rimasti lì doveeravamo: autodidatti e soggettivi. Scrivere la storia è sempreun lavoro difficile, ma nel nostro caso sembra comeimpossibile. Questo è il motivo per cui uno dei popoli piùantichi del mondo come il nostro è rimasto con un profondodeficit nei record storici e per quanto riguarda leanalisi obiettive dei momenti fondamentali della nostrastoria, soprattutto dei tempi moderni. Se per il periodoprecedente fino al 1912 non esitiamo dar la colpa aglialtri per la mancanza delle documentazioni storiche e perle interpretazioni tendenziose della storia, negli ultimicent’anni i peccati sono principalmente nostri, La storiacome disciplina è quella più danneggiata delle scienzesociali albanese. La politizzazione della storia rimane unserio problema adesso nel pluralismo politico quanto neitempi dei regimi del Re e quello comunista. Il consigliodi Konica nel 1902 riferendosi all’Ali Pashe Tepelenache “le figure storiche si devono analizzare e studiareno nel contesto del presente, ma nel medesimo tempoin cui loro hanno svolto la loro attività”, ancora oggi nonviene presa in considerazione con attenzione dagli storicialbanesi. Sia Zogu, che Hoxha e altri personaggi dellapolitica albanese delle ultime due decade, per quantosi vede, pensano che, sono loro che hanno fatto nascerel’Albania. Questa è la ragione principale del perché lastoria albanese dell’ultimo secolo è - e temo che andràancora avanti così purtroppo per un bel po’- una storiaframmentata.Skënder Buçpapaj: L’identità albanese el’immagine albanese sono due temi dei più discussitra i diversi livelli dell’opinione albanese,nel quadro della nostra integrazione occidentalee globale. Nel frattempo i suoi interessi diricerca scientifica e letteraria sono concentratinel triangolo Occidente-Mondo Arabo-India.Come spiega ai nostri lettori questa scelta geograficadei suoi interessi? E, quanto può trovaredi se stesso l’albanese in questo caso, e ancheLei come individuo in questa geografia?Gezim Alpino: Così come adesso gli albanesi per quasiduemila anni hanno vissuto nell’ apogeo delle civiltàdominanti senza piena integrazione generale in tutto. Indipendentementeda questa periferica esistenza il nostropopolo ha fatto nascere in continuazione personaggi diuna importanza internazionale i quali con la loro visionehanno dimostrato che gli albanesi sono predispostidi essere idoli nell’emancipazione dell’umanità. Questonei tempi moderni, nella prima metà del diciannovesimosecolo lo ha dimostrato Muhamet Aliu il quale con laforza della volontà e la sua perspicacia visione fondòl’Egitto moderno orientadolo verso la civiltà occidentale.Dopo, come sintesi dello spirito pratico e della ricchezzad’animo del nostro popolo diventa Madre Teresa di Calcuttache durante la seconda metà del ventesimo secoloincarnò in pratica la beneficenza cristiana e il rispettoper la dignità umana in un paese come l’India dove lacristianità con tutte le sue tradizioni di duemila anni èrimasta ancora una religione “straniera”. Io ho avuto lafortuna di studiare in Albania, Egitto e Inghilterra e ilprivilegio di conoscere da vicino e scrivere su temi chetrattano le civiltà occidentale, egiziana e indiana.Skënder Buçpapaj: Le sue due opere artistiche:la tragedia “Vouchers” e il dramma “If Only theDead Could Listen’ trattano i temi dell’asilo politicoe dei rifugiati in Gran Bretagna. Il conflittopiù doloroso in queste opere drammatiche èquello del riconoscimento fra gli albanesi nelledue zone della frontiera di un tempo: quello diun traduttore albanese e un kosovaro in cercadell’asilo politico. Come vede questo fenomenonel quadro del riconoscimento fra albanesi,soprattutto nell’ambito della diaspora albanesein Occidente e nei suoi rapporti con la nostradimensione nei Balcani?Gëzim Alpino: Come drammaturgo nel trattare il temadel riconoscimento il mio obiettivo è di evidenziareche, non c’è “nazione albanese” e “nazione kosovara”ma solo nazione albanese. Non dobbiamo confonderele nozioni “stato”, “nazione” e “ nazione-stato”. Leconfini geografiche come Nazione dettate forzatamentenon hanno cambiato il nostro carattere nazionale. Laspecifica dei sviluppi sociali in Albania e Kosovo (eanche nei territori dove vivono albanesi in Montenegro,Macedonia e Grecia), deve essere studiata comeun fenomeno naturale, ma questa specificazione nonè un’affermazione e non deve essere interpretata cometestimonianza della nostra identità “dimezzata”.Skënder Buçpapaj: Queste opere sono statemesse in scena nei teatri occidentali. Ha pensatodi metterle anche sul palcoscenico albanese?Gëzim Alpino: Dopo la prima britannica, la CompagniaTeatrale Dreamscape che ha messo in scena inBirmingham e Wolverhampton nel 2006 e 2008, haricevuto degli inviti dal Teatro Nazionale di Tirana edi Pristina. Amanti dell’arte drammatica in Serbia eCroazia sono rimasti impressionati dalla tematica e ilmessaggio della dramma per le regioni dei Balcani; esi sono impegnati per la troupe inglese di poter fare untournee in questi due paesi. Per quanto ne so, dirigentidi teatro, registi e attori di Tirana, Scopje e Tetova, hannomostrato interesse per il dramma. Siccome è scrittoe pubblicato in inglese, rimane il problema della traduzione.Io seguirò con grande piacere e interesse laprima albanese dovunque e in qualunque momento chesi realizzi. Ad Agosto farò la presentazione del drammain Hotel Tirana; questa attività si organizzerà dalSr Mujo Buçpapaj, Direttore del Centro Internazionaledella Cultura Arbnori.Skënder Buçpapaj: Parte della diaspora in Occidentesiamo anche noi gli intellettuali che viviamoe lavoriamo qui, indipendentemente dallecaratteristiche di ognuno di noi come individuie categoria. Come vede il ruolo della elitealbanese nella diaspora riguardo l’immaginealbanese, l’identità albanese nel contestodell’integrazione della diaspora in Occidente eil suo ruolo in Patria?Gëzim Alpino: La Nazione e lo Stato albanese rinascenei nostri tempi moderni dalla visione, l’idealismo, dedizionee i sacrifici dell’elite intellettuale della diasporain Oriente e in Occidente. Anche oggi l’elite intellettualealbanese in diaspora può e deve avere un grande ruolo,e non solo per migliorare l’immagine ancora negativadel nostro paese nel mondo.Oggi l’elite albanese nel mondo è attiva, ma non benorganizzata. Quello che faceva imperativo l’organizzazionedella diaspora nei tempi dei fratelli Frasheri,Konica, Noli e Qemali era la mancanza di uno Statoalbanese. Nel giorno d’oggi l’elite intellettuale che haemigrato sarà in grado di organizzarsi ancora meglioe di conseguenza di servire con più efficacia al nostropaese, se in Albania e in Kosovo esisteranno istituzionigovernative a lavorare in diretto contatto con l’emigrazionee con la propaganda della cultura albanese nelmondo. E’ assurdo che un popolo come il nostro doveuna parte considerevole si trova in tutto il mondo, ancoranon ha un ministero di emigrazione né a Tirana, né aPrishtina. Lo Stato albanese e quello kosovaro devonoinvestire per creare un ministero o istituto dove operareprincipalmente per la propaganda della cultura nazionalenel mondo. Una tale istituzione deve avere dei fondia disposizione ed essere adoperati in forma di borsaecc, per dei studiosi stranieri interessati per la cultura,la lingua e le nostre tradizioni. Se veramente vogliamoessere conosciuti dal mondo dobbiamo investire, e anchemolto. Gli Istituti Goethe e British Council sonodegli esempi dove il governo di Tirana e di Prishtinapossono imparare in questa direzione. Fin dalla nascitadello Stato albanese, la propaganda della nostra culturanel mondo è stata fatta e ancora si fa in maniera amatorialee spesso in modo ridicolo dai diplomati albanesi.Purtroppo un numero considerevole dei diplomati albanesiancora oggi non sono in grado di rappresentare ilnostro paese dignitosamente nel mondo. Alcuni di lorosono non solo non qualificati come si dovrebbe nell’artedella diplomazia, ma non hanno nemmeno il livellodell’istruzione, quello culturale e linguistico come degniservitori della cultura albanese nel mondo.Skënder Buçpapaj: Quando ci troviamonell’identità e l’immagine come parte della nostracrisi spirituale, si vede anche l’abbandonoche ha fatto il lettore albanese alla letteraturaalbanese? Dall’altra parte abbiamo ancheun’anzia di affanno degli autori per rimanernella storia della letteratura albanese o per entrarecon lo stesso status di prima in ogni storiadella letteratura riscritta? Come vede questoproblema soprattutto nel modo dello studio dellaletteratura albanese nelle scuole?Gëzim Alpino: Io non ho abbastanza informazioni percommentare di come e quanto si studia la letteratura albanesein Albania quest’ultimi venticinque anni. Ma seil lettore albanese è davvero distanziato in questo gradodalla letteratura, questo fatto è preoccupante perchénon esiste letteratura senza lettori. Per quanto riguardala tendenza di alcuni autori per rimanere o entrare atutti i costi nella storia della letteratura albanese possodire che, chi è convinto che la sua opera resisterà alleprove del tempo, lui non ha perché preoccuparsi, perchéla vera arte si riscopre e sopravvive anche se può venirignorato o dimenticato per negligenza in breve tempo. Iveri scrittori sanno che la loro opera viene apprezzata inmodo obiettivo solo dopo la morte. Sicuramente questanon è una bella cosa per quelli che scrivono, ma gliscrittori seri non scrivono per rimaner nella storia, maperché vedono la creazione come un dono misterioso euna missione divina per parlare in nome dell’umanità.Ezra Pound dice che “la letteratura è una notizia cherimane notizia”. Chi è convinto che ha detto una cosanuova non si deve preoccupare perché non entra nellastoria della letteratura da vivo.Skënder Buçpapaj: Quanto siamo in grado noialbanesi di scrivere la nostra storia, in questocontesto, anche la storia della letteratura albanese?Dovevano decidere gli altri per noi?Quanto e come doveva essere il ruolo degli altriin questo aspetto?Gëzim Alpino: Solo quando la scienza albanese saràindipendente dalla politica noi saremo in grado di scriverein modo obiettivo la nostra storia e la nostra letteratura.Gli esperti albanesi della storia del paese e glistorici della letteratura albanese devono studiare di piùe di assimilare meglio la grande esperienza che i lorocolleghi nel mondo, soprattutto in Occidente hanno inquesta direzione. Penso che gli esperti albanesi devonocollaborare con gli esperti stranieri della storia albanesee della storia della letteratura albanese, e noi dobbiamosentirci felici che ci sono quelli, ma di non averecon loro rapporti di Guru e Discepolo. Lezioni in questosenso devono prendere anche gli studiosi albanesi dellealtre discipline scientifiche. Per noi albanesi fino agliultimi anni, hanno parlato solo gli occidentali, una buonaparte dei quali non sono di competenza specialisticasulle questioni albanesi. Dalla mia esperienza ho fattocaso che la tematica albanese nell’accademia occidentalenon si considera di moda, e non si prende moltosul serio, soprattutto quando gli studiosi sono albanesi.Questo ha fatto che un numero di intellettuali albanesi,dove nelle due ultime decade hanno studiato in Occidente,o non trattano le tematiche albanesi o le trattanosotto l’influenza e la visione degli studiosi occidentalicon i quali collaborano per dei temi di ricerca sull’Albania,Kosovo, le terre albanesi e i Balcani. All’iniziodella carriera accademica questo è un metodo normaleda parte degli studiosi albanesi i quali affermandosidopo come studiosi spero in una loro piena autonomianelle scelte e i trattamenti delle questioni albanesi.Skënder Buçpapaj: Rimanendo nel tema dellaletteratura. Prima con l’investimento delloStato, adesso con l’investimento degli autori ei loro circoli, la nostra letteratura continua esseretradotta e pubblicata fuori dai confini. Indipendentementeda questo ancora non riesce atrovare il lettore straniero.Come si vede dagli ultimi scritti di questi giorni‘Visar Zhiti dhe fundi i vetmisë së Kadaresë’,questa preoccupazione ce l’ha anche Lei. Comelo spiega questo fenomeno? Quant’è la responsabilitàdella letteratura e quant’è quella dellecongiunture trasmesse o nuove. Quanto ci sideve preoccuparsi per questo?Gëzim Alpino: Alcuni titoli di qualità della letteraturaalbanese sono pubblicati e continuano a pubblicarsi inlingue straniere, ma in questo senso si deve fare ancoradi più. Quando la critica letteraria albanese si alzerà intale livello, ci saranno molte possibilità che gli editoristranieri si rivolgeranno a esperti della letteratura albaneseper la scelta dei titoli che vorrano tradurre.Skënder Buçpapaj: Può informare il nostrolettore con le nuove pubblicazioni e con i suoipiani creativi del vicino futuro?Gëzim Alpino: Negli ultimi tempi ho studiato e pubblicatosulla creatività del cineasta Satyajit Ray. Pochigiorni fa Globic Press ha messo in circolazionel’edizione americana del libro “Encounters with Civilizations:From Alexander the Great to MotherTeresa”, il quale all’inizio è stato pubblicato dal MeteorBooks in India l’anno scorso. Più di un anno chestudio l’opera di Konica e prossimamente inizierò unmodesto studio dove fra l’altro prenderò a trattare l’argomentosul Konica come l’intellettuale albanese nonsolo il più illuminato dei suoi tempi come fin adessosi è argomentato dagli esperti albanesi di Konica, maanche -secondo me_ uno dei più grandi intellettuali occidentalidella prima metà del ventesimo secolo. A mioparere, l’analisi che Konica fa alla produzione massivadel capitalismo e lo standard dei gusti come una delleconseguenze di esso, lo rendono uno dei precursori dellascuola di Francoforte(traduzione Viola Kaltra)

pagina 9 . Anno 7 . n. 4 . Luglio 2009 .NCulturaMLe cicogne non tornano piùDopo la fuga unanime di quelle trentacinque persone,la situazione nel villaggio si aggravò ulteriormente.Divenne pesante a tal punto che gliabitanti erano sotto una pressione incessante se per purocaso o istintivamente, volgevano anche solo lo sguardoverso il confine, da dove erano scappati i fuggitivi.Non pascere il tuo sguardo verso la montagna, perchéti metterai nei guai e dovraiVedertela con Rako povero te! – si dicevano l’unaltroi contadini di Gollokamie.Rako Baruti, il Capo del Consiglio del villaggio,non trovava uomini che lo contraddissero, e quindi lasciavaintenzionalmente cadere la sua cintura così chegliela calpestava, e interrogava i kulaki* sulle loro supposizioni.Eh eh, lo so bene io quello che pensate voi – dicevaloro sicuro di sé.Per non parlare di quando vedeva qualche giovanottoche drizzava la schiena stanca e volgeva lo sguardoverso la montagna, la cui cima segnava il confine tral’Albania e la Grecia! Si vociferava che molti dal paesese n’erano andati e si erano trasferiti di là nell’Albaniacentrale, soltanto per sottrarsi allo sguardo dei falchiprezzolati di Rako. Perchè ovvio che volente o nolente,uno sguardo può rivolgerlo anche oltre la montagna, accidentipur non avendo intenzione di fuggire!Un occhio che non guarda nel profondo, non vede icambiamenti di Gollokamie, dopo l’avvento dei comunistial potere. Perchè nessun occhio non distingue lapaura, il bussare alla porta di notte, gli arresti, i processinelle scuole, le fucilazioni, le esecuzioni al cappio.Nessun occhio estraneo non vede la pelle d’oca degliabitanti di Gollokamie e quindi pare che il villaggio èe deve restare sempre uguale: le stesse case, le stessestrade, gli stessi uliveti, gli stessi pioppi in riva alfiume, la stessa grande casa di tre piani, quella villadi zio Sulo, in mezzo al paese, con l’alto camino, sulquale era fisso perennemente il nido delle cicogne, chevenivano ad ogni primavera e se n’andavano con l’arrivodel freddo autunnale. Le cicogne non percepiscono icambiamenti di regime, e nemmeno si accorgono chedopo il loro ultimo letargo hanno fucilato zio Sulo, e sottoil camino dove loro hanno il nido, ora non è rimastonessuno dei padroni di casa. Né i grandi né i piccini!La casa è stata confiscata e vi si è insediato l’ufficio delConsiglio del villaggio. Le cicogne non capiscono cosasiano le confische o gli espropri.Le cicogne... Però avevano una bellezza che colpivail cuore proprio nel profondo dell’anima, le lunghezampe, le penne bianchissime, becchi gialli, lunghi unpalmo o più. Erano il decoro primaverile di Gollokamie.Sembravano l’incarnazione dell’estro del lavoro lì nelpunto più alto di quel villaggio, nel trascorrere ore edore a ricostruire il loro vecchio nido, senza fermarsi,tanto che, qualora si fosse maggiormente danneggiato,le cicogne avrebbero iniziato daccapo: un fil di paglia,lo intrecciavano a sinistra, un altro rametto invece lomettevano per chiudere una fessura che dava verso lamontagna. A volte volavano per trovare il fieno, insiemetutti e due, a volte partiva alla ricerca del fieno solouno, mentre l’altro faceva il lavoro dell’intreccio, la sulcamino. Quando i contadini tornavano dalla campagna,le cicogne erano ancora là che lavoravano ancora unpo’ sotto i loro occhi poi andavano a dormire poichédovevano svegliarsi presto il mattino seguente.La in cima al camino, sotto gli occhi dell’interovillaggio e le cicogne facevano anche all’amore. Si accarezzavanocon soavità i becchi e giocavano l’un conl’altra in un incontro prolungato. Il maschio iniziava asfiorare con il becco le morbide bianche penne del pettodella sua femmina, quelle meno usurate dal tempo oda altri becchi. Egli pian piano scendeva lungo il collocon il suo becco carezzevole, mentre lei allungava ilsuo verso il cielo azzurro sopra la loro teste. Poi lei stiracchiavaa lungo le ali come voleva coprire con loro iltetto della casa al di sotto. Il loro pigolio, i loro profondigemiti di piacere si udivano sin da lontano. Dopo qualchegiorno la femmina deponeva le uova che posavanocon cura al centro del nido. E fin da subito lei diradavale uscite in coppia e i voli planari col suo compagno incerca di cibo e fieno. Se ne stava i poveretti, a prendersicura delle sue uova soprattutto, quando nel susseguirsidei giorni primaverili capitava qualche giornata freddaed umida, che poteva nuocere alle future cicognette,che presto avrebbero rotto il guscio delle loro uova.Per il villaggio di Gollokamie quelle cicogne eranomolto più che due affascinanti uccelli migratori. Eranoanche più che due lavoratori modelli, e molto più chedue esempi di bianco amore, e non raramente in questovillaggio erano considerati alla stregua di veri cittadini.Ma ultimamente gli uomini guardavano le cicogne conrispetto ed invidia anche perché loro potevano riversarsiin volo liberamente di là del confine, andavanocosì lontano finché il loro sguardo si perdeva e finchéle loro ali glielo permettevano. E soprattutto facevanoinvidia con quella libertà della loro specie, che mai primad’ora da queste parti era stata tanto desiderata. Lecicogne giungevano all’improvviso all’inizio dell’estatecome due angeli della speranza. La nostalgia per i giovanidel paese che erano riusciti a scappare, che nonpotevano inviare notizie né apertamente né di nascostosul luogo dove ora si trovavano, se erano sani e salvi,se vivevano o erano morti, faceva sì che le cicogne venisseroviste come messaggeri di quei luoghi caldi ebenedetti dove si pensava che i fuggiaschi di Gollokamieavessero trovato rifugio. Le madri, alle quali nonbastavano le ore del giorno e della notte per piangerei loro figli fuggiti, stavano alla finestra e si perdevanonel guardare le cicogne venute forse da quel lontano esconosciuto aldilà.Quando le cicogne portavano i piccoli in volo perinsegnar loro a volare ed a migrare dall’oggi al domani,le giovani spose con i loro letti vuoti, appoggiavano lafronte sul vetro delle finestre, e mormoravano alle cicogneraccomandazioni e promesse sulla fedeltà e l’attesanon importa quanto lunga essa fosse.In quei sordidi mattini quando i bianchi uccelli migratoridi Gollokamie si erano portati via i loro piccolied avevano intrapreso il lungo volo migratore, lasciandovuoto il grande nido in cima al camino della grandecasa nel centro del paese, i bambini gettavano via lecoperte e si precipitavano alla finestra:nga Pellumb Kulla SHBAOoohh se ne sono andati. Mamma se né son andativia davvero?Si se ne sono andati, figlio mio, se ne son andati –dicevano le mamme e sospiravanocoprendosi le spalle col maglione come se la migrazionedegli uccelli aprisse le porte ai gelidi venti che siapprestavano a venire.Ma torneranno di nuovo?Ma certamente che torneranno amore della mamma!Loro sono sempre tornati dopo laloro migrazione. Qui a Gollokamie essi hanno laloro casa. Come i ricchi che hanno due case, una perl’inverno e l’altra per l’estate. I ricchi hanno queste comodità.Si muovono più spensieratamente vedono moltopiù le bellezze che si dice il mondo abbia. Per superarei confini essi hanno ali forti e tanta libertà.Dopo quel triste volo gli uomini si assopivano ilcielo si incupiva e i problemi sembravano anche piùgravi.Ma poi arrivava la primavera il clima si faceva piùcaldo ed un bel mattino i contadini aprivano gli occhi evedevano che le cicogne zampe-lunghe erano ritornateed avevano iniziato con impegno il loro lavoro di ricostruzionedel loro nido.Le madri sforzandosi di contenere la loro gioia epregustando le grida di gioia dei loro bambini, toglievanoloro le coperte e gli dicevano:Sveglia! Basta dormire! Alzatevi che sono ritornatedi nuovo le cicogne!Ma negli ultimi anni le cicogne non erano riuscite afiutare che riguardo al loro viavai, in paese avevano iniziatoa soffiare venti di malignità. Il primo, Rako Baruti,aveva iniziato ad odiarli. Egli non si capacitava checerte cose dopo che lui e i suoi compagni avevano presoil potere nel Quarantaquattro, fossero rimaste come untempo. Ecco le cicogne! Egli aveva iniziato ad odiarleper lo stesso motivo per cui gli abitanti del paese invecele amavano. Rako ed alcuni suoi prezzolati subordinatinon sopportavano questo rinvigorimento improvvisodelle persone. Con l’arrivo della coppia di cicogne gliabitanti del paese sembravano più coraggiose, contestavanodi più, ridevano di più e le canzoni a Gollokamienon smettevano di suonare. Al contrario dei reazionari,anche a Rako Baruti pareva che le cicogne fosserodei corrieri che mandavano e portavano messaggi, checreavano legami inspiegabili con quei mascalzoni cheavevano abbandonato la patria ed avevano intrapreso lastrada del tradimento.Al capo del consiglio del villaggio va la meritatamaledizione per ciò che successe più tardi perché dilui fu la colpa che le cicogne a Gollokamie non si vedonopiù. Egli fu la causa della fuga senza ritorno dellecicogne dal paese.Ecco come un giorno Rako Baruti chiamò quelmentecatto di Bobo Rredhi.Senti Bobo! – gli disse – Sono anni che non sopportoquesta situazione. Voglio che miFai un lavoretto domani: se farà bel tempo, questiuccellaci che sono la nostra rogna qua sopra, si riverserannoverso il fiume per abbeverarsi e sfamarsi e portarerametti e paglierini al nido. Tu nel frattempo troverai unbambinetto e insieme a quello salirete sul tetto. Cercadi mettere il bambino sulle tue spalle e digli di toglieredal nido le uova che ha lasciato la femmina.L’indomani era bel tempo e si fece come volle Baruti.La mente di Bobo non era acuta ed obbedì presto aRako. Nemmeno mezzora per arrampicarsi che le uovaerano in mano a Rako Baruti. Egli allontanò i bambinied ordinò a Bobo di bollire le uova ed insieme al bambinodi rimetterle nel nido. Ma di sbrigarsi perchè lecicogne potevano tornare in ogni momento!E anche questo fu fatto! Il bambino non capì cosafece Rako alle uova, mentre Bobo su intimazione delCapo - consiglio mise un gran lucchetto sulla bocca.Cosi che a Gollokamie questo inganno si seppe moltianni più tardi quando le cicogne non tornavano più.Il freddo avanzava. La femmina non lasciava più ilnido. Tutto ciò che le serviva per bere e mangiare leilo prendeva dal suo compagno. Ma alle uova sembravanon bastare il suo caldo covarle. Sotto il suo ventre lafemmina Bianchina non sentiva la vitalità dei nascituriche sperava di veder spuntare dal di sotto di quel sottileguscio delle uova. La coppia di cicogne lottava coltempo. Gli altri anni, in quel mese, i piccoli avevano giàun bel piumaggio e le ali rinforzate e volavano attornoal nido ed in quel sprazzo del cielo sopra il paese preparandosia migrare.Anche gli abitanti di Gollokam fiutavano torbidamenteche qualcosa stava succedendo alle loro cicogne.Questo anno gli abitanti non vedevano ancora lecicognette volare con i genitori e sul villaggio volavain solitudine sempre e soltanto il maschio. La femminanon si schiodava dal nido e non si allontanava dalle sueuova. Si capiva che qualcosa era successo alle uova manessuno sapeva dire cosa. Anzi molti pensavano che colfreddo che avanzava le cicogne dovevano abbandonarele loro uova e partire per salvare se stessi. Nessuno avevaprovato prima d’ora la dedizione delle cicogne adulteverso le cicognette che dovevano nascere. Questo erainspiegabile!Gli ultimi giorni il freddo divenne stringente. Nemmenoil maschio si muoveva più ed entrambe le cicognenon volevano ormai né mangiare né bere, poiché unacosa ben più grave della fame e della sete li minacciava.Il processo della vita si era spezzato ed avevasubito un forte scisma. Il maschio si sedette e si strinsealla sua femmina per proteggerla dalla tramontana cheaveva iniziato a soffiare senza pietà.La gente del paese seguiva addolorata questo drammadei loro bellissimi pennuti che da decenni e decenniingentilivano gli animi dei contadini. Il freddo divennepiù aspro e pungente. Ormai nemmeno le cicogne adultepotevano più salvarsi. Ormai nemmeno si muovevanopiù.Poi i cieli iniziarono a mandare giù la neve e pianopiano le cicogne che non l’avevano mai conosciuta, furonoricoperti da essa.*kulaki – termine importata dalla Russia comunistacon il quale si chiamavano i contadini ricchi che sipresupponeva fossero avversari del socialismo.(traduzione Keda Kacelli)Mendimi shqiptar dhe shkolla e sotme shqipeAlbanologët shprehen për nevojën e krijimit të simbiozës së shkollës me mendimin shqiptar të traditësEtërit e mendimit shqiptar të traditës në vitet 20'-40' të shekullit të kaluar, si Branko Merxhani,Gjergj Fishta, At Zef Valentini, Tajar Zavalani,Krist Maloki, Vangjel Koça, etj., figura të shquara intelektualekombëtare që kërkonin për Shqipërinë e asajkohe një zhvillim të përparuar europian, nuk njihenmjaftueshëm. Edhe pse veprat e personaliteteve të tillëkanë dalluar aso kohe për orientimin e mendimit tëshquar shqiptar, njohja e veprave të tyre ka qenë e ndaluargjatë regjimit komunist. Çuditërisht, pikëpamjet ekëtyre intelektualëve në shërbim të shoqërisë shqiptaredhe në funksion të zgjidhjes me sukses të problemevetë kohës, janë aktuale edhe sot për Shqipërinë,pasi këta etër të mendimit shqiptar të traditës kërkoninqysh atëhere t'a shihnin Shqipërinë një vend të lirë, demokratdhe të integruar në Evropë. Nisur nga studimimbi vlerat e këtij grupimi intelektual, sot studiuesit ealbanologjisë kërkuan forcimin e mendimit shqiptar sitë domosdoshëm, kërkesë që e ofruan gjatë koferencësmbarëkombëtare shkencore "Mendimi shqiptar dheshkolla shqipe", ku merrnin pjesë studiues nga Kosova,Maqedonia dhe Mali i Zi. Të gjithë e kosideruankonferencën dhe idetë e saj si një rrugë drejt krijimittë simbiozës të lakmuar të shkollës sonë me mendiminshqiptar të traditës.Ministri i Arsimit dhe Shkencës, Fatos Beja, i pranishëmnë këtë aktivitet, deklaroi se, "falë etërve tanëtë mendimit, ne shëndoshim gjykimin tonë sot për atëqë duhet të realizojmë për edukimin e brezave, ndonësesot në shek. XXI koha është krejt tjetër, zhvilliminjerëzor ka bërë shumë para, shqiptarët kanë arriturnjë stad tjetër krahasuar me një shekull më parë". Kjo,tha Beja, do të ishte shumë e dobishme për brezat esotëm dhe për të vendosur barazpeshën e munguar përgjysëmshekulli në mendimin shqiptar për shoqërinë,formimin e njeriut, por edhe integrimin e të rinjve. Pjesamë e madhe e intelektualëve të viteve 20'-40' kishinstudiuar në universitet më në zë të Europës dhe kërkoninatë që shqiptarët e sotëm kërkojnë: t'a shohin Shqipërinëdrejt Europës. "Përqajsa e vështrimeve të sotmedhe të djeshme do të mund të ndihmonte në maturinëe mendimit dhe veprimit të sotëm, por dhe të nesërm.Duke studiuar sot mendimin e tyre, ne u mësojmë tërinjve të sotëm që nesër kur të jenë vendimmarrësit evendit, të mund të projektojnë të ardhmen e tyre mëmirë se sot", u shpreh Beja. Mendimi i traditës shqiptaree viteve 20'- 40 solli në shumë fusha të kulturësndihmesë të çmuar në forcimin dhe formimin patriotik,historik, kulturor shoqëror, filozofik dhe institucionaltë shqiptarëve, hapi udhë të reja në formimin gjuhësor,gazetaro-politikë, të cilat ofrohen sot si modele të admirueshmepër shtypin dhe publikun.Ajo periudhë pasqyronte botën shqiptare me studimetë veçanta albanologjike dhe etnografike, të cilat edhesot vazhdojnë t'i qëndrojnë kohës, ndërsa patën ndikimnë shumë çështje shoqërore, ekonomike, psikologjike,etj. "Përkimi, përthithja dhe pasurimi i të gjitha nivelevetë shkollës sonë me mendimin shqiptar të traditës,veçanërisht të mendimit kulmor të viteve 30' dhe dijeveqë reflektohen në aktualitetin e sotëm shqiptar, duhet tëshndërrohet në një prej prioriteteve më të rëndësishmetë strategjisë tonë kombëtare, aq më tepër që bazimi ishkollës te kultura kombëtare përbën edhe njërën ngashtyllat kryesore të Kartës së Bolonjës", u shpreh nëhapje të konferencës, Ardian Marashi, Drejtor i Qëndrëssë Studimeve Albanologjike. Kjo qendër e re, që ka nisurtë funksionojë vetëm një vit më parë dhe ka si qëllim,njohjen e autorëve të mendimit shqiptar, ka botuar sëfundmi edhe një manual tematik dhe bibliografik. SipasMarashit, panorama e shkurtër përshkruese e ideve, teorivedhe fushave të lëvruara nga mendimi i traditës shqiptarei viteve 30', dëfton rëndësinë e madhe që ka studimii tyre në shkollën tonë dhe urgjencën e ndërfutjes së tijnë strukturat kurrikulare. "Përshkrimi i jetës dhe veprëstë disa prej autorëve më të mëdhenj të kulturës shqiptare,por që janë krejt të panjohur për shkollën tonë, tregonboshllëkun që krijon mosnjohja e këtij mendimi", thaMarashi. Ai vuri në dukje nevojën e domosdoshme tëpasurimit të bibliotekave të shkollës tonë me veprat eetërve të mendimit të traditës shqiptare.

NAttualitàM. Anno 7 . n. 4 . Luglio 2009 . pagina 8Skënder Buçpapaj: Lei è di quei pochi chele sue opere le realizza in lingua straniera.Anzi, forse è l’unico che le creaesclusivamente solo in lingua straniera. Si sentesmezzato - anche un pò - un’albanese che fanascere le sue opere nella lingua inglese?Gëzim Alpino: Io sono partito dall’Albania per studiareal Cairo nel 1985 e da allora che comunico, scrivo epubblico in inglese.Skënder Buçpapaj: Importante e anche di interesseper Lei come filosofo, sociologo, scrittoree pubblicista è stata la rappresentazionedel “diverso” nei media britannici ed europei,cioè nel dare spazio all’immagine dell’”altro” inquesti luoghi. In questo contesto si trova anchel’immagine dell’albanese; fino ieri totalmentefuori da quest’ambito, oggi in un certo senso ancoraestraneo. Quali sono le sfide che tengonodentro di sè il suo interesse riguardo la questionealbanese? E, com’è l’albanese in rapportocon l’altro straniero?Gëzim Alpino: Il mio obiettivo come studioso e autorequando affronto la tematica albanese per i lettori el’audienza occidentale è quella di essere più possibileinformato e obiettivo, e di trattare no temi esotici, chein Occidente continuano ad essere preferiti, ma dei temiquali testimoniano per i veri valori e le sfide dellanostra Nazione. In Occidente l’argomento sull’Albaniae altri piccoli paesi “non civilizzati” e “non importanti”continua ad essere tendenzioso, non sempre ben-informato,e in alcuni casi anche insidioso.Skënder Buçpapaj: Lei scrive in lingua stranierae per un pubblico straniero. E scrive più chealtro per l’elite straniera. Quali sono i vantaggie gli svantaggi di questa scelta che Lei ha fatto?E poi, quanto le manca il pubblico albanese equanto le manca quello comune?Gëzim Alpino: Gli studi accademici sicuramente nonsono destinati ad un alto numero di lettori. Da studiosoe scrittore ho le nozioni d’elite su che significa essereautore. Questo non significa che sottovaluto il lettore comune,ma, che l’autore non deve fare dei compromessicon la tematica e/o lo stile nello scrivere per avere unnumero più alto possibile di lettori. L’autore non devepuntare sul livello del lettore, ma deve far sì che il lettorearriva al suo livello. Questa non è molto facile, ma, si puòarrivare se la lingua applicata negli studi scientifici nonsi complica pesantemente e a volte inutilmente per unaforma di snobismo intellettuale. Le tematiche complessee le conclusioni ricercate si trattano e si esprimono moltomeglio con termini semplici. Prima di tutto lo studioso,come lo scrittore, deve essere maestro della scrittura. Lalingua in letteratura è sicuramente più vicina alla linguaquotidiana delle persone, ma la “semplicità” di questalingua deve avere le capacità di trasmettere le più importantiidee, e deve essere uno strumento efficace neltrattare delle delicate questioni dove il lettore comune- diversamente dal lettore-studioso - si mette in contattosolo tramite la letteratura. Le questioni soprastanti dellalingua di cui parlo, li ho in considerazione nelle miepubblicazioni come studioso e scrittore, particolarmentenegli studi per Madre Teresa di Calcutta o nei scrittiletterari artistici trattando il tema dei rifugiati e di asilopolitico degli albanesi in Occidente. Il pubblico non mimanca. Sono in contatto continuo con dei lettori e studiosistranieri e albanesi, dove mi scrivono interessati disapere sulla mia attività scientifica e letterale; di farmidelle domande dopo che hanno letto i miei libri o semplicementedi condividere con me le loro impressioni e ipensieri riguardo le mie pubblicazioni.Skënder Buçpapaj: Lei è lettore nell’Universitàdi Birmingham. Fa delle ricerche in sociologiadei media, della fama, della religione e della nazionalità.Oltre a questo opera anche nella letteraturaartistica. La sua visione e le sue conclusionili affronta nei forum accademici. Si senteun pò diviso fra tutti questi interessi. Come ciriesce ad organizzarsi e trovare un equilibrio,e dare quell’armonia fra la ricerca scientifica el’attività letteraria? E nella vita privata?Gëzim Alpino: Il ricercatore e lo scrittore in me sonodue “fratelli” che non sono in rivalità fra loro macomplementari. Ci sono delle questioni che si possonotrattare meglio, in modo più completo e più profondotramite gli studi scientifici in diverse discipline accademiche.Stessa cosa anche per la creatività. Alla finesia lo scienziato che lo scrittore hanno lo stesso scopo:mettere luce sui misteri dell’uomo.Skënder Buçpapaj: Uno dei suoi libri degli ultimianni è “Madre Teresa: Santa o Famosa?”.Su questo Personaggio sono stati scritti infinitilibri, però quello suo ha attirato un particolareinteresse come l’analisi più esauriente eautorevole di questa figura. L’uscita del librocoincide in un periodo quando nell’opinionealbanese si stanno riguardando tutte le figuredella nostra storia, addirittura anche il nostroeroe Scanderbeg; a tal punto che si stanno mettendoin dubbio anche tutti i valori positivi diuna volta. Come vede questo fenomeno nellavisione dell’immagine dell’albanese nel mondo,e dell’identità albanese in sé, e che ruolo giocal’elite albanese in questo contesto?Gëzim Alpino: Che le nostre figure nazionali vengonoanalizzate e riguardate questo è positivo e inevitabile.Una figura nazionale che non attira l’interesse nei momenticardini della storia di un popolo, forse non meritanemmeno di essere classificata come personalità di quel«La Nazione e lo Stato albaneserinasce nei nostri tempi modernidalla visione, l’idealismo,dedizione e i sacrificidell’elite intellettualedella diaspora in Orientee in Occidente»popolo. I personaggi nazionali sono un po’ come le Divinità;le generazioni si rivolgono a loro per ispirazione,per trovare delle risposte sui grandi problemi da affrontare.Dispiace però constatare che i motivi per i quali siriguardano ignorano e infangano alcune di queste figurenazionali al giorno d’oggi; sono o infondati o insensati.Per quanto riguarda lo studio e l’analisi della nostra storiae delle nostre figure storiche, noi siamo rimasti lì doveeravamo: autodidatti e soggettivi. Scrivere la storia è sempreun lavoro difficile, ma nel nostro caso sembra comeimpossibile. Questo è il motivo per cui uno dei popoli piùantichi del mondo come il nostro è rimasto con un profondodeficit nei record storici e per quanto riguarda leanalisi obiettive dei momenti fondamentali della nostrastoria, soprattutto dei tempi moderni. Se per il periodoprecedente fino al 1912 non esitiamo dar la colpa aglialtri per la mancanza delle documentazioni storiche e perle interpretazioni tendenziose della storia, negli ultimicent’anni i peccati sono principalmente nostri, La storiacome disciplina è quella più danneggiata delle scienzesociali albanese. La politizzazione della storia rimane unserio problema adesso nel pluralismo politico quanto neitempi dei regimi del Re e quello comunista. Il consigliodi Konica nel 1902 riferendosi all’Ali Pashe Tepelenache “le figure storiche si devono analizzare e studiareno nel contesto del presente, ma nel medesimo tempoin cui loro hanno svolto la loro attività”, ancora oggi nonviene presa in considerazione con attenzione dagli storicialbanesi. Sia Zogu, che Hoxha e altri personaggi dellapolitica albanese delle ultime due decade, per quantosi vede, pensano che, sono loro che hanno fatto nascerel’Albania. Questa è la ragione principale del perché lastoria albanese dell’ultimo secolo è - e temo che andràancora avanti così purtroppo per un bel po’- una storiaframmentata.Skënder Buçpapaj: L’identità albanese el’immagine albanese sono due temi dei più discussitra i diversi livelli dell’opinione albanese,nel quadro della nostra integrazione occidentalee globale. Nel frattempo i suoi interessi diricerca scientifica e letteraria sono concentratinel triangolo Occidente-Mondo Arabo-India.Come spiega ai nostri lettori questa scelta geograficadei suoi interessi? E, quanto può trovaredi se stesso l’albanese in questo caso, e ancheLei come individuo in questa geografia?Gezim Alpino: Così come adesso gli albanesi per quasiduemila anni hanno vissuto nell’ apogeo delle civiltàdominanti senza piena integrazione generale in tutto. Indipendentementeda questa periferica esistenza il nostropopolo ha fatto nascere in continuazione personaggi diuna importanza internazionale i quali con la loro visionehanno dimostrato che gli albanesi sono predispostidi essere idoli nell’emancipazione dell’umanità. Questonei tempi moderni, nella prima metà del diciannovesimosecolo lo ha dimostrato Muhamet Aliu il quale con laforza della volontà e la sua perspicacia visione fondòl’Egitto moderno orientadolo verso la civiltà occidentale.Dopo, come sintesi dello spirito pratico e della ricchezzad’animo del nostro popolo diventa Madre Teresa di Calcuttache durante la seconda metà del ventesimo secoloincarnò in pratica la beneficenza cristiana e il rispettoper la dignità umana in un paese come l’India dove lacristianità con tutte le sue tradizioni di duemila anni èrimasta ancora una religione “straniera”. Io ho avuto lafortuna di studiare in Albania, Egitto e Inghilterra e ilprivilegio di conoscere da vicino e scrivere su temi chetrattano le civiltà occidentale, egiziana e indiana.Skënder Buçpapaj: Le sue due opere artistiche:la tragedia “Vouchers” e il dramma “If Only theDead Could Listen’ trattano i temi dell’asilo politicoe dei rifugiati in Gran Bretagna. Il conflittopiù doloroso in queste opere drammatiche èquello del riconoscimento fra gli albanesi nelledue zone della frontiera di un tempo: quello diun traduttore albanese e un kosovaro in cercadell’asilo politico. Come vede questo fenomenonel quadro del riconoscimento fra albanesi,soprattutto nell’ambito della diaspora albanesein Occidente e nei suoi rapporti con la nostradimensione nei Balcani?Gëzim Alpino: Come drammaturgo nel trattare il temadel riconoscimento il mio obiettivo è di evidenziareche, non c’è “nazione albanese” e “nazione kosovara”ma solo nazione albanese. Non dobbiamo confonderele nozioni “stato”, “nazione” e “ nazione-stato”. Leconfini geografiche come Nazione dettate forzatamentenon hanno cambiato il nostro carattere nazionale. Laspecifica dei sviluppi sociali in Albania e Kosovo (eanche nei territori dove vivono albanesi in Montenegro,Macedonia e Grecia), deve essere studiata comeun fenomeno naturale, ma questa specificazione nonè un’affermazione e non deve essere interpretata cometestimonianza della nostra identità “dimezzata”.Skënder Buçpapaj: Queste opere sono statemesse in scena nei teatri occidentali. Ha pensatodi metterle anche sul palcoscenico albanese?Gëzim Alpino: Dopo la prima britannica, la CompagniaTeatrale Dreamscape che ha messo in scena inBirmingham e Wolverhampton nel 2006 e 2008, haricevuto degli inviti dal Teatro Nazionale di Tirana edi Pristina. Amanti dell’arte drammatica in Serbia eCroazia sono rimasti impressionati dalla tematica e ilmessaggio della dramma per le regioni dei Balcani; esi sono impegnati per la troupe inglese di poter fare untournee in questi due paesi. Per quanto ne so, dirigentidi teatro, registi e attori di Tirana, Scopje e Tetova, hannomostrato interesse per il dramma. Siccome è scrittoe pubblicato in inglese, rimane il problema della traduzione.Io seguirò con grande piacere e interesse laprima albanese dovunque e in qualunque momento chesi realizzi. Ad Agosto farò la presentazione del drammain Hotel Tirana; questa attività si organizzerà dalSr Mujo Buçpapaj, Direttore del Centro Internazionaledella Cultura Arbnori.Skënder Buçpapaj: Parte della diaspora in Occidentesiamo anche noi gli intellettuali che viviamoe lavoriamo qui, indipendentemente dallecaratteristiche di ognuno di noi come individuie categoria. Come vede il ruolo della elitealbanese nella diaspora riguardo l’immaginealbanese, l’identità albanese nel contestodell’integrazione della diaspora in Occidente eil suo ruolo in Patria?Gëzim Alpino: La Nazione e lo Stato albanese rinascenei nostri tempi moderni dalla visione, l’idealismo, dedizionee i sacrifici dell’elite intellettuale della diasporain Oriente e in Occidente. Anche oggi l’elite intellettualealbanese in diaspora può e deve avere un grande ruolo,e non solo per migliorare l’immagine ancora negativadel nostro paese nel mondo.Oggi l’elite albanese nel mondo è attiva, ma non benorganizzata. Quello che faceva imperativo l’organizzazionedella diaspora nei tempi dei fratelli Frasheri,Konica, Noli e Qemali era la mancanza di uno Statoalbanese. Nel giorno d’oggi l’elite intellettuale che haemigrato sarà in grado di organizzarsi ancora meglioe di conseguenza di servire con più efficacia al nostropaese, se in Albania e in Kosovo esisteranno istituzionigovernative a lavorare in diretto contatto con l’emigrazionee con la propaganda della cultura albanese nelmondo. E’ assurdo che un popolo come il nostro doveuna parte considerevole si trova in tutto il mondo, ancoranon ha un ministero di emigrazione né a Tirana, né aPrishtina. Lo Stato albanese e quello kosovaro devonoinvestire per creare un ministero o istituto dove operareprincipalmente per la propaganda della cultura nazionalenel mondo. Una tale istituzione deve avere dei fondia disposizione ed essere adoperati in forma di borsaecc, per dei studiosi stranieri interessati per la cultura,la lingua e le nostre tradizioni. Se veramente vogliamoessere conosciuti dal mondo dobbiamo investire, e anchemolto. Gli Istituti Goethe e British Council sonodegli esempi dove il governo di Tirana e di Prishtinapossono imparare in questa direzione. Fin dalla nascitadello Stato albanese, la propaganda della nostra culturanel mondo è stata fatta e ancora si fa in maniera amatorialee spesso in modo ridicolo dai diplomati albanesi.Purtroppo un numero considerevole dei diplomati albanesiancora oggi non sono in grado di rappresentare ilnostro paese dignitosamente nel mondo. Alcuni di lorosono non solo non qualificati come si dovrebbe nell’artedella diplomazia, ma non hanno nemmeno il livellodell’istruzione, quello culturale e linguistico come degniservitori della cultura albanese nel mondo.Skënder Buçpapaj: Quando ci troviamonell’identità e l’immagine come parte della nostracrisi spirituale, si vede anche l’abbandonoche ha fatto il lettore albanese alla letteraturaalbanese? Dall’altra parte abbiamo ancheun’anzia di affanno degli autori per rimanernella storia della letteratura albanese o per entrarecon lo stesso status di prima in ogni storiadella letteratura riscritta? Come vede questoproblema soprattutto nel modo dello studio dellaletteratura albanese nelle scuole?Gëzim Alpino: Io non ho abbastanza informazioni percommentare di come e quanto si studia la letteratura albanesein Albania quest’ultimi venticinque anni. Ma seil lettore albanese è davvero distanziato in questo gradodalla letteratura, questo fatto è preoccupante perchénon esiste letteratura senza lettori. Per quanto riguardala tendenza di alcuni autori per rimanere o entrare atutti i costi nella storia della letteratura albanese possodire che, chi è convinto che la sua opera resisterà alleprove del tempo, lui non ha perché preoccuparsi, perchéla vera arte si riscopre e sopravvive anche se può venirignorato o dimenticato per negligenza in breve tempo. Iveri scrittori sanno che la loro opera viene apprezzata inmodo obiettivo solo dopo la morte. Sicuramente questanon è una bella cosa per quelli che scrivono, ma gliscrittori seri non scrivono per rimaner nella storia, maperché vedono la creazione come un dono misterioso euna missione divina per parlare in nome dell’umanità.Ezra Pound dice che “la letteratura è una notizia cherimane notizia”. Chi è convinto che ha detto una cosanuova non si deve preoccupare perché non entra nellastoria della letteratura da vivo.Skënder Buçpapaj: Quanto siamo in grado noialbanesi di scrivere la nostra storia, in questocontesto, anche la storia della letteratura albanese?Dovevano decidere gli altri per noi?Quanto e come doveva essere il ruolo degli altriin questo aspetto?Gëzim Alpino: Solo quando la scienza albanese saràindipendente dalla politica noi saremo in grado di scriverein modo obiettivo la nostra storia e la nostra letteratura.Gli esperti albanesi della storia del paese e glistorici della letteratura albanese devono studiare di piùe di assimilare meglio la grande esperienza che i lorocolleghi nel mondo, soprattutto in Occidente hanno inquesta direzione. Penso che gli esperti albanesi devonocollaborare con gli esperti stranieri della storia albanesee della storia della letteratura albanese, e noi dobbiamosentirci felici che ci sono quelli, ma di non averecon loro rapporti di Guru e Discepolo. Lezioni in questosenso devono prendere anche gli studiosi albanesi dellealtre discipline scientifiche. Per noi albanesi fino agliultimi anni, hanno parlato solo gli occidentali, una buonaparte dei quali non sono di competenza specialisticasulle questioni albanesi. Dalla mia esperienza ho fattocaso che la tematica albanese nell’accademia occidentalenon si considera di moda, e non si prende moltosul serio, soprattutto quando gli studiosi sono albanesi.Questo ha fatto che un numero di intellettuali albanesi,dove nelle due ultime decade hanno studiato in Occidente,o non trattano le tematiche albanesi o le trattanosotto l’influenza e la visione degli studiosi occidentalicon i quali collaborano per dei temi di ricerca sull’Albania,Kosovo, le terre albanesi e i Balcani. All’iniziodella carriera accademica questo è un metodo normaleda parte degli studiosi albanesi i quali affermandosidopo come studiosi spero in una loro piena autonomianelle scelte e i trattamenti delle questioni albanesi.Skënder Buçpapaj: Rimanendo nel tema dellaletteratura. Prima con l’investimento delloStato, adesso con l’investimento degli autori ei loro circoli, la nostra letteratura continua esseretradotta e pubblicata fuori dai confini. Indipendentementeda questo ancora non riesce atrovare il lettore straniero.Come si vede dagli ultimi scritti di questi giorni‘Visar Zhiti dhe fundi i vetmisë së Kadaresë’,questa preoccupazione ce l’ha anche Lei. Comelo spiega questo fenomeno? Quant’è la responsabilitàdella letteratura e quant’è quella dellecongiunture trasmesse o nuove. Quanto ci sideve preoccuparsi per questo?Gëzim Alpino: Alcuni titoli di qualità della letteraturaalbanese sono pubblicati e continuano a pubblicarsi inlingue straniere, ma in questo senso si deve fare ancoradi più. Quando la critica letteraria albanese si alzerà intale livello, ci saranno molte possibilità che gli editoristranieri si rivolgeranno a esperti della letteratura albaneseper la scelta dei titoli che vorrano tradurre.Skënder Buçpapaj: Può informare il nostrolettore con le nuove pubblicazioni e con i suoipiani creativi del vicino futuro?Gëzim Alpino: Negli ultimi tempi ho studiato e pubblicatosulla creatività del cineasta Satyajit Ray. Pochigiorni fa Globic Press ha messo in circolazionel’edizione americana del libro “Encounters with Civilizations:From Alexander the Great to MotherTeresa”, il quale all’inizio è stato pubblicato dal MeteorBooks in India l’anno scorso. Più di un anno chestudio l’opera di Konica e prossimamente inizierò unmodesto studio dove fra l’altro prenderò a trattare l’argomentosul Konica come l’intellettuale albanese nonsolo il più illuminato dei suoi tempi come fin adessosi è argomentato dagli esperti albanesi di Konica, maanche -secondo me_ uno dei più grandi intellettuali occidentalidella prima metà del ventesimo secolo. A mioparere, l’analisi che Konica fa alla produzione massivadel capitalismo e lo standard dei gusti come una delleconseguenze di esso, lo rendono uno dei precursori dellascuola di Francoforte(traduzione Viola Kaltra)

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