on the last day, when most journalists and international buyershave already left for Paris, but spreading their shows throughoutthe calendar, along with the biggest names, and givingthem proper visibility. Setting up fashion calendars is not theeasiest thing imaginable. Balance is really delicate, and makingeveryone happy isn’t really possible. I support the Frenchsystem, which provides that changing a fixed slot on an establishedcalendar can be done on two conditions: that the othercompany, or brand, with which you want to exchange positionson the program agrees, and approval is given by the FédérationFrançaise de la Couture, du Prêt-à-Porter des couturierset des Créateurs de Mode (the equivalent of the CNMI). In thelast menswear calendar I managed to get the best, but I had tosay a lot of nos. Even more so with the women’s wear calendarin February, my refusals were always with good reasons, withrespect. Good administration is done by many nos and few yesses,but the important thing is that refusals are always for goodreasons.What’s the relationship between the National Chamber of ItalianFashion and institutions?Today we are lucky to have Cristina Taiani as Councillor forFashion and Trade Events, and things are going very well. Sheis a person of great intelligence, a serious, well-prepared woman,a partner who listens and does what she can.How difficult is the relationship between the CNMI and otherinternational bodies that represent their Fashion Weeks?The institutions are run by men. When I was elected president ofthe CNMI to the Fédération Française de la Couture, du Prêt-à-Porter des couturiers et des Créateurs de Mode, Didier Grumviadei Mercanti Milano Fashion Weektre tre realtà, ma il valore delle cose non si misura dalla sua grandezzain termini d’estensione. Milano ha un valore inestimabile purchépunti sull’eccellenza e per il futuro punterà sempre più sulla qualità,sul Made in Italy che da sempre è riconosciuto come valore inossidabilee ineguagliabile di qualità ed eccellenza, visto le tradizionisartoriali e manifatturiere che il nostro Paese può vantare. Non dicoche non bisogna delocalizzare alcune produzioni ma chi tra gli stilistiha creato e prodotto tutto all’estero ha indissolubilmente rinunciatoal proprio DNA e il consumatore che oggi è sempre più attento allaqualità e al prezzo ha preferito aziende come Zara e H&M.Vogliamo parlare di Expo? Come vi state muovendo?L’Expo (World Exposition Milano <strong>2015</strong>) è una grande opportunità,non sarà solo un traguardo ma un buon punto di partenza. Per quantoriguarda l’accoglienza noi abbiamo presentato due progetti che sonoil nostro primo obiettivo, già posto a ogni Amministrazione, primaquella della Moratti poi quella di Pisapia. Due documenti che si chiamano“Enjoy Milano 1” e “Enjoy Milano 2”. Il primo è un documentodi tutti gli interventi che noi riteniamo dovrebbero essere fatti peril visitatore che viene a Milano a qualunque titolo - lavoro, turismosolo per fare due esempi - il secondo è quello relativo a chi viene peril mondo moda, un piano un po’ più sofisticato che prevede servizimirati durante le Fashion Week. Questi progetti li abbiamo chiestiper rendere Milano più internazionale, viva e cosmopolita. Per l’Expoci stiamo muovendo per concentrare alcuni eventi non nella sededell’Expo, ma cercando di portare l’attenzione direttamente in città,soprattutto nel quadrilatero della moda, nostro fiore all’occhiello. Lagrande novità è che le sfilate Uomo di giugno, ma anche le sfilateDonna a settembre, avranno un giorno in più nel loro calendario destinatoa presenze internazionali.38 ULISSE MARZO <strong>2015</strong>
Il primo obiettivo della CNMI è rilanciare la città di Milano, ilsecondo?Sono i giovani stilisti, io metterei questo obiettivo addirittura al primoposto. Abbiamo avuto una stagione clamorosa con i fondatori delprêt-à-porter, molti di questi sono ancora in vita, altri come Versacee Ferrè scomparsi da tempo. L’Italia è alla ricerca dei suoi legittimisuccessori. La CNMI ha dato negli ultimi anni una grande visibilitàai giovani stilisti permettendogli di sfilare durante le Fashion Weeknon più l’ultimo giorno, che vede la maggior parte dei giornalistie buyer internazionali già partiti per Parigi, ma spalmando le lorosfilate all’interno del calendario, tra i nomi più importanti dando lorola giusta visibilità. Creare i calendari della moda non è la cosa piùfacile che si possa immaginare, gli equilibri sono davvero delicati,far contenti tutti non è proprio possibile. Io sostengo il sistema allafrancese, il quale prevede che una volta messo a punto un calendariolo si tenga fisso e per cambiare uno slot lo si faccia a due condizioni:che l’altra azienda, o brand, con la quale si vuole scambiarela posizione nel programma sia d’accordo e con il benestare dellaFédération Française de la Couture, du Prêt-à-Porter des Couturierset des Créateurs de Mode (l’equivalente della CNMI). Nell’ultimocalendario Uomo sono riuscito a ottenere il meglio ma ho dovutodire un sacco di no. Ancor di più per il calendario della Donna di febbraio,i miei no sono sempre stati motivati, con rispetto. Una buonaamministrazione è fatta da tanti no e pochi sì, ma l’importante è chei no vengano sempre motivati.Com’è il rapporto tra la CNMI e le istituzioni?Oggi abbiamo una fortuna, avere come Assessore alla Moda e agliEventi del Commercio, Cristina Taiani e con lei le cose vanno benissimo.È una persona di grande intelligenza, una donna seria e preparata,un interlocutore che ascolta e quello che può fare lo fa.Quanto è difficile il rapporto tra CNMI e le altre istituzioni internazionalirappresentative delle loro Fashion Week?Le istituzioni camminano sulle gambe degli uomini. Quando io sonostato eletto presidente della CNMI alla Fédération Française de laCouture, du Prêt-à-Porter des Couturiers et des Créateurs de Mode,c’era già il presidente Didier Grumbach, con lui ho stretto un pattodi grande alleanza, avendo un’interlocuzione chiara e trasparente. Il26 giugno del 2000 ero Presidente da poco più di 6 mesi e a Parigipresente il Ministro dell’Industria, Enrico Letta, poi diventato Premier,e il ministro François Huwart, abbiamo firmato un accordo cheprevedeva 9 punti. 150 bandiere francesi e italiane hanno fatto dacornice a questo evento. La scelta di diventare alleati è stata presaper difenderci nei confronti di editori americani che, con la ‘spalla’anglosassone, stavano creando alcuni problemi alle Fashion Week diMilano e Parigi. Aver creato un blocco consecutivo di 15 giorni per lesfilate di Milano e Parigi ci ha permesso di formulare calendari ognitre anni precisi e perfetti, abbiamo risolto insieme anche la questionedella sfilata Uomo A/I, perché troppo vicina all’Epifania e quindi rischiavadi schiacciare Pitti Immagine Uomo e Londra.Come vede la moda italiana tra 20 anni?La vedo ancor più affermata a livello internazionale, con i FashionIncubator molti dei nostri giovani stilisti stanno avendo successo arrivandoanche a concedere licenze. La Francia ha due grandi gruppi,LVMH e Kering, più due grandi campioni, Chanel e Hermès. L’Italiainvece è diversa, ha almeno una decina di ‘big name’, in più un belnumero di aziende piccole/medie/grandi che continueranno a crescerecontaminando l’intero sistema mondiale. La mia speranza è chealcune griffe italiane non passino in mano a grossi gruppi stranieri.Cosa si aspetta dal suo nuovo ruolo di Presidente onorario condelega?È una carica importantissima a cui tengo particolarmente, mi permettedi essere il portabandiera di un’eccellenza unica nel panoramamondiale e di poter interloquire a livello istituzionale per permettereall’Italia di continuare a essere leader nel mondo.bach was already the president. I made a pact of great alliancewith him, having a clear and transparent dialogue. On 26 June2000 I had been president for just over six months. In Paris, theMinister of Industry, Enrico Letta, later Premier, and MinisterFrançois Huwart were present. We signed a nine-point agreement.150 French and Italian flags were the backdrop to thisevent. We chose to become allies to defend ourselves againstAmerican publishers that, with U.S. and U.K. backing, werecreating some problems at Fashion Weeks in Milan and Paris.The two-week shutdown of fashion shows in Milan and Parisallowed us to formulate calendars every three years preciselyand perfectly. Together we solved the question of the Men’s A/Ishow that was too close to Epiphany and threatened to makePitti Immagine Uomo and London too close together.How do you see Italian fashion in 20 years?I envision it even better established internationally. WithFashion Incubators, many of our young designers are havingsuccess, even granting licenses. France has two large groups,LVMH and Kering, plus two great champions, Chanel andHermès. But Italy is different. It has at least a dozen “big names”,plus a good number of small/medium/large companiesthat continue to grow and influence the entire world system. Myhope is that some Italian brands will not pass into the hands oflarge foreign groups.What do you foresee in your new role as Honorary Presidentwith responsibility?It’s an important charge that I care about particularly. It allowsme to be the standard bearer of unique excellence and to speakinstitutionally to allow Italy to continue to be a world leader.ULISSE MARZO <strong>2015</strong> 39Giorgio Armani sfilata donna P/E 15 Giorgio Armani sfilata uomo A/I 15-16