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LA VILLA ROMANA DI BUSSANASANREMO (IMPERIA)A CURA DI M. MEDRI


Sicuramente le ville romane costituiscono nelle nostre regioni italiane una sorta <strong>di</strong> “fossile-guida”della romanizzazione, delle sue fasi e delle modalità <strong>di</strong> occupazione e sfruttamento territoriale, deicaratteri economici, dei livelli sociali e del gusto del vivere fuori <strong>di</strong> colonie e municipi.Dallo stu<strong>di</strong>o delle tipologie e mo<strong>di</strong> struttivi delle ville extraurbane, così <strong>di</strong>ffusamente documentate inogni angolo d’Italia, e dall’analisi <strong>di</strong> manufatti <strong>di</strong> carattere funzionale ovvero degli elementi decoratividelle residenze che punteggiano le aree più intensamente frequentate, la nostra conoscenza dellaciviltà romana ha avuto negli ultimi decenni un impulso fondamentale. Tra l’altro, l’affinamento delletecniche <strong>di</strong> indagine stratigrafica ed il costante perfezionamento delle meto<strong>di</strong>che <strong>di</strong> scavo e stu<strong>di</strong>o deimateriali ha ulteriormente arricchito le possibilità <strong>di</strong> comprensione dei siti <strong>di</strong> questo tipo.Non <strong>di</strong>fforme dal resto delle altre regioni d’Italia è la situazione degli stu<strong>di</strong> archeologici in Liguria,ove un numero cospicuo <strong>di</strong> ville, prevalentemente presenti sulla fascia costiera, è stato scoperto nelpassato e più recentemente è stato indagato con migliore metodologia e con maggiore attenzione,salvaguardati gli aspetti fondamentali della conservazione, alle azioni <strong>di</strong> valorizzazione ed eventualefruizione pubblica.La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong> qui presentata in un’agile ma ineccepibile guida, redatta congiuntamente da LuigiGambaro, della nostra Soprintendenza, e da <strong>Maura</strong> <strong>Medri</strong>, dell’Università <strong>di</strong> Genova, costituisce uninteressante esempio <strong>di</strong> questa tipologia architettonica ampiamente presente in Liguria ed un’emblematicapresenza <strong>di</strong> un abitare lungo la costa in una – per noi moderni- ine<strong>di</strong>ta sintesi <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>residenziali e <strong>di</strong> mo<strong>di</strong> produttivi, che è tipica dell’universo romano. Anche per una migliore comprensione<strong>di</strong> tale precipuo modello architettonico ritengo utile ed encomiabile che alla concreta attività<strong>di</strong> tutela, indagine e stu<strong>di</strong>o del monumento, si unisca, come qui avviene, il momento della corretta<strong>di</strong>vulgazione dei risultati scientifici. Mi piace pertanto ringraziare, oltre agli autori, l’Amministrazionecomunale <strong>di</strong> Sanremo perché congiuntamente con la Soprintendenza per i Beni Archeologici e conl’Università ha inteso promuovere e finanziare, in piena collaborazione, questa in<strong>di</strong>spensabile partedella complessa azione <strong>di</strong> tutela e valorizzazione del <strong>sito</strong> <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.Marina Sapelli RagniSoprintendente Archeologo della Liguria


INDICELE VILLE NEL MONDO ROMANO 71. La villa e il sistema <strong>di</strong> produzione schiavistico 72. Le parti della villa 14LA VILLA DI BUSSANA 161. Dalla prima scoperta a oggi 162. La fornace 253. I resti della villa 294. <strong>Il</strong> mausoleo 33PER SAPERNE DI PIU’ 35Ringraziamenti e referenze delle immagini 36


La villa e il sistema <strong>di</strong> produzione schiavistico11LE VILLE NEL MONDO ROMANO1. La villa e il sistema<strong>di</strong> produzione schiavisticoLa villa è per certo una delle manifestazionipiù tipiche dell’Italia romanae in particolare della zona costiera tirrenicacentrale. In Liguria, se ne conosconovari esempi. Tra le meglio conservateè la villa del Varignano, vicinoLa Spezia, dove si può osservare chequesti e<strong>di</strong>fici erano composti da unazona residenziale, pars urbana, in cui<strong>di</strong> tanto in tanto alloggiava il proprietario,dominus, e <strong>di</strong> una zona destinataalla lavorazione dei prodotti agricoli,pars rustica. La villa, infatti, si configuracome una lussuosa residenza extraurbana, abbinata a una azienda produttivain grado <strong>di</strong> garantire almeno inparte l’autosussistenza e <strong>di</strong> preparareprodotti pronti per il commercio anchesu grande scala. Per gli antichi, quin<strong>di</strong>,nella villa era rappresentato un binomioinscin<strong>di</strong>bile tra il go<strong>di</strong>mento delbello, voluptas - delectatio, e il ren<strong>di</strong>mentoin denaro, utilitas - fructus.Fig. 1. Thysdrus, El-Jem, Tunisia, mosaico pavimentale da una casa romana, IIIsecolo d. C.. <strong>Il</strong> calendario romano: a sinistra, le quattro stagioni; a destra i do<strong>di</strong>ci mesi, ciascunoin<strong>di</strong>cato dal nome e da una immagine che richiama un’attività agricola o una ricorrenza religiosa.


12Le ville nel mondo romano<strong>Il</strong> proprietario ricavava piacere nonsolo dall’abitare la sua bella <strong>di</strong>moraben costruita, confortevole e posta inposizione ottimale per il clima e peril panorama, ma anche dalla visionedei suoi campi or<strong>di</strong>nati, ben coltivatie prosperi che gli fornivano, se gestitioculatamente, cospicue ren<strong>di</strong>te.Sull’organizzazione e la struttura dellavilla e sugli aspetti economici che essarappresentava ci informano vari autoriantichi: le opere <strong>di</strong> Catone, Varrone eColumella sono veri e propri trattati <strong>di</strong>agricoltura che descrivono con minuzia<strong>di</strong> particolari tutto quanto il necessarioper costruire, attrezzare e gestirela villa e per coltivare le proprietà terriereche a essa facevano capo. Questitre autori scrivono in momenti <strong>di</strong>versi,tra il II secolo a. C. e il I secolo d. C.,nel periodo che vede sorgere e affermarsiil sistema economico - produttivocollegato alla villa in ambito italico.Numerosissimi resti archeologici,presenti dove il territorio era ed è ancoraoggi in buona parte caratterizzatoda una spiccata vocazione agricola,testimoniano il successo e la capillare<strong>di</strong>ffusione delle ville e consentono <strong>di</strong>comprendere meglio tutto quanto gliautori antichi ci raccontano.L’intero sistema produttivo della villasi basava su <strong>di</strong> un accorto sfruttamentodella manodopera servile: schiereFig. 2. Uthina, Oudna, Tunisia, mosaico pavimentale dalla villa romana, III secolod. C.. Raffi gurazione <strong>di</strong> una tenuta agricola. In alto al centro, l’ovile e i buoi che arano i campi;sotto i pastori che abbeverano gli animali e li conducono al pascolo. Di lato a destra, pastori chemungono le capre; <strong>di</strong> lato a sinistra, scene <strong>di</strong> caccia. In basso, scena <strong>di</strong> uccellagione e scena <strong>di</strong>caccia al cinghiale.


La villa e il sistema <strong>di</strong> produzione schiavistico13<strong>di</strong> schiavi, liberi o incatenati, ma tuttisotto stretta sorveglianza, eseguivanoogni sorta <strong>di</strong> lavoro fosse necessario,proprio come avveniva ancora nelXIX secolo nelle gran<strong>di</strong> piantagioni <strong>di</strong>cotone americane del sud. Tutto questoera stato possibile a seguito delle guerre<strong>di</strong> conquista, condotte da Roma, cheavevano portato in Italia gran<strong>di</strong> quantità<strong>di</strong> prigionieri, cui veniva tolta lalibertà.Gli schiavi vengono citati da Varronetra gli oggetti necessari al funzionamentodella villa come instrumentavocalia, cioè “strumenti parlanti”, maciò non deve far pensare a gratuite brutalità:anche gli schiavi facevano partedel patrimonio e, pertanto, era tutto interessedel proprietario che essi fosseromantenuti bene e in perfetta efficienzafisica.Nel II secolo d. C., pressappoco nellostesso periodo in cui venne costruita lavilla romana <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>, il sistema <strong>di</strong>produzione collegato alle ville raggiunseil suo momento <strong>di</strong> massima espansione.All’epoca, si era già resa necessariauna rigida gerarchia che consentisseFig. 3. J. M. William Turner, Slave Ship, 1840. Questa tela è una delle più celebri <strong>di</strong>Turner e rende una testimonianza sulla schiavitù in epoca moderna. <strong>Il</strong> soggetto si richiama aun fatto realmente accaduto nel 1783, quando il capitano <strong>di</strong> una nave gettò a mare gli schiavimalati durante un viaggio dall’Africa all’America. Al centro, tra le onde, gli schiavi in ceppi cheannegano.


14Le ville nel mondo romano<strong>di</strong> governare, in stretta correlazione,sia gli aspetti della vita domestica chequelli relativi alla produzione dei benicommerciabili.<strong>Il</strong> comando era affidato al fattore, vilicus,anch’esso schiavo, affiancato dallasua compagna, vilica. Essi avevanomansioni <strong>di</strong>verse e complementari. <strong>Il</strong>fattore doveva poter sostituire il proprietariodurante i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> assenza:ciò richiedeva che fosse esperto nelleattività agricole e che desse prova <strong>di</strong>solerzia e onestà. La fattoressa, invece,doveva occuparsi della cucina, del settoreproduttivo e dell’allevamento deglianimali da cortile, nonché delle schiave.Alle <strong>di</strong>pendenze del vilicus eranovari sorveglianti, monitores, sempreschiavi, il cui compito era <strong>di</strong> vigilaresugli addetti ai lavori dei campi, <strong>di</strong>visiin gruppi <strong>di</strong> <strong>di</strong>eci, decuriae, o in squadrepiù numerose, turmae. Gli schiaviconta<strong>di</strong>ni erano utilizzati per i <strong>di</strong>versitipi <strong>di</strong> coltura in base alle loro doti fisichee caratteriali. Ma erano addestratia svolgere soltanto un segmento <strong>di</strong> lavoro,acquisendo così una competenzasempre molto specializzata. Nei testidegli autori antichi, infatti, troviamouna grande quantità <strong>di</strong> nomi per definiregli schiavi <strong>di</strong> campagna, ciascunoin<strong>di</strong>cante un’attività, talvolta anchemolto specifica: aratori (aratores),zappatori (fossores), falciatori <strong>di</strong> fienoFig. 4. Thabraca, Tabarka, Tunisia, mosaico pavimentale dalla villa romana, IV - Vsecolo d. C.. Raffi gurazione <strong>di</strong> una villa con torrette e una galleria ad arcate; in basso a sinistrauna donna che sta fi lando.


La villa e il sistema <strong>di</strong> produzione schiavistico15(fenisectores), potatori (arboratores),vignaioli (vinitores), vendemmiatori(vindemiatores), guar<strong>di</strong>ani dei salici(salictarii), bovari (bubulci), pecorai(opiliones), asinai (asinarii), allevatori<strong>di</strong> porci (porculatores) e porcari (subulci),guar<strong>di</strong>ani dei polli (gallinarii),uccellatori (aucupes).Come specializzato era il lavoro, cosìera specializzata la produzione. Nellavilla, infatti, si praticava una agricolturaintensiva, mirata alle colture <strong>di</strong>pregio, quali il vino e l’olio, opportunamenteintegrata da una varietà <strong>di</strong> altriprodotti e dall’allevamento. Era necessariomantenere gli schiavi con i fruttidel loro stesso lavoro e l’azienda tuttain un regime il più prossimo possibileall’auto sussistenza, al fine <strong>di</strong> contenerele spese.Gli schiavi conta<strong>di</strong>ni venivano vestiti,calzati e nutriti a spese del proprietariodella villa. Non sappiamo moltissimodel loro regime alimentare. Solo Catonedescrive con qualche dettaglio la <strong>di</strong>etadei lavoranti e le razioni <strong>di</strong> cibo loroassegnate, che per altro sembrerebberoessere adeguate a un buon livello <strong>di</strong>mantenimento. I cibi, però, erano moltofrugali: pane <strong>di</strong> farro, cereali, olio <strong>di</strong>seconda scelta e il vinello, lora, ottenutobagnando con acqua le vinacce giàColumella scrive il suo trattato <strong>di</strong> agricoltura nella seconda metà del I secolo d.C.. In questo brano in<strong>di</strong>ca quali siano i lavori da attribuire agli schiavi in basealla loro corporatura e alla loro indole.“Per ogni lavoro, prima <strong>di</strong> tutto, è bene che ci sia un caposquadra. Metteremo a questoposto gli elementi più attivi e più frugali: queste due qualità sono in tale compito piùnecessarie della robustezza fi sica e della forza, perché qui ci vuole <strong>di</strong>ligente sorveglianzae capacità.Per il bovaro la sveltezza <strong>di</strong> ingegno è necessaria, ma non suffi ciente, se il volumedella voce e l’imponenza dell’aspetto non lo rendono temuto dagli animali……….Manderemo all’aratro i più alti … perché tra i lavori agricoli questo è il meno faticosoper loro: arando, infatti, si sta appoggiati alla stiva in posizione quasi eretta. Gli schiavidestinati ai lavori comuni possono essere <strong>di</strong> qualsiasi corporatura, purché sianoadatti a sopportare le fatiche cui sono soggetti. I vigneti non richiedono uomini alti,quanto invece larghi <strong>di</strong> spalle e muscolosi, che è proprio la corporatura più adatta perchi deve zappare, potare e custo<strong>di</strong>re la vite. Questo è il mestiere agricolo per il quale sirichiede il minor grado <strong>di</strong> morigeratezza e onestà, dato che i vignaioli devono lavoraresempre sotto un capo e in squadre numerose e sono quin<strong>di</strong> sempre sorvegliati. Inoltre,lo spirito delle canaglie è molto pronto e agile: qualità necessaria per questo lavoro chevuole operai non solo robusti, ma intelligenti. Ecco perché in genere i vigneti si fannolavorare agli schiavi legati. Si intende che a parità <strong>di</strong> prontezza, lavorerà meglio unuomo onesto che un mascalzone: questo sia detto incidentalmente perché non si credache, secondo me, sia bene far lavorare i campi agli schiavi peggiori!”Columella, De re rustica, I, 9


16Le ville nel mondo romanoFig. 5. Thysdrus, El-Jem, Tunisia, mosaicopavimentale da una casa romana, II secolod. C.. <strong>Il</strong> grappolo d’uva, simbolo <strong>di</strong> opulenza.spremute; il tutto era integrato da olive,ma solo quelle raccolte a terra, da fichie da un certo quantitativo <strong>di</strong> garum percon<strong>di</strong>re, la salsa <strong>di</strong> pesce che si ottenevadalla fermentazione sotto sale delleparti <strong>di</strong> scarto del pesce azzurro. Variresti archeologici, invece, ci consentono<strong>di</strong> conoscere meglio gli alloggi deglischiavi. Nelle forme più riconoscibili,si tratta <strong>di</strong> veri e propri e<strong>di</strong>fici, a<strong>di</strong>bitia questa funzione e annessi alla villa,costituiti da gruppi <strong>di</strong> piccole stanze,poste le une vicino alle altre attorno auna corte scoperta. Queste stanze eranodette cellae familiae, poiché il terminefamilia in<strong>di</strong>cava l’insieme dei servi.In ciascuna stanza potevano trovareposto più schiavi <strong>di</strong> sesso maschile oun nucleo familiare. Gli schiavi incatenati,invece, sembra fossero rinchiusiin celle sotterranee, come descriveColumella.La vita familiare dei servi era, agli inizi,piuttosto grama. Varrone, che scrivenel I secolo a. C., annovera l’allevamentodegli schiavi, foetura humana,assieme a quello dei muli e dei cani.Non sappiamo quanto e come fosserofavorite le nascite, ma vi erano sicuramentedegli incentivi: Columella consiglia<strong>di</strong> <strong>di</strong>spensare dal lavoro le donneche avevano tre figli e <strong>di</strong> rendere lalibertà a quelle che ne avevano <strong>di</strong> più.La schiavitù nel mondo antico era considerata cosa normale, anzi potremmo<strong>di</strong>re che era uno degli aspetti fondanti della società. <strong>Il</strong> filosofo Seneca, che fuprecettore <strong>di</strong> Nerone (54 – 68 d. C.), de<strong>di</strong>ca una particolare attenzione alla con<strong>di</strong>zionedegli schiavi e critica aspramente il comportamento dei suoi contemporanei.In una lettera in<strong>di</strong>rizzata al giovane <strong>di</strong>scepolo Lucilio, pur senza giungereall’idea <strong>di</strong> eliminare la schiavitù, egli riba<strong>di</strong>sce che gli schiavi sono uominicome tutti gli altri e che la vera schiavitù è solo quella che deriva dal vizio.“’È uno schiavo.’ Ma forse è libero nell’animo. ‘È uno schiavo.’ E questo lodanneggerà? Mostrami chi non lo è: c’è chi è schiavo della lussuria, chi dell’avi<strong>di</strong>tà,chi dell’ambizione, tutti sono schiavi della speranza, tutti della paura.Ti mostrerò un ex console servo <strong>di</strong> una vecchietta, un ricco signore servo <strong>di</strong>un’ancella, giovani nobilissimi schiavi <strong>di</strong> pantomimi: nessuna schiavitù è piùvergognosa <strong>di</strong> quella volontaria.”Seneca, Epistole a Lucilio, 47, 17


La villa e il sistema <strong>di</strong> produzione schiavistico17I figli degli schiavi, schiavi anch’essi,andavano, infatti, ad aumentare il capitaledel proprietario e potevano esserevenduti e commerciati come qualsiasialtro bene. A questa sorte non sfuggivanoneanche i figli <strong>di</strong> schiavi conmansioni <strong>di</strong> comando, come il vilicus.In seguito, nel II secolo d. C. i testi degliautori antichi ci fanno intravederecon<strong>di</strong>zioni più umane e un maggiorerispetto dell’in<strong>di</strong>viduo.Le ville, quin<strong>di</strong>, erano concepite comevere e proprie aziende, dove venivapraticato lo sfruttamento intensivodella terra. Esse sono una espressionepeculiare della società schiavistica inambito italico, tra l’età tardo – repubblicanae proto – imperiale (I secoloa. C. – I secolo d. C.). Un in<strong>di</strong>catoreparticolarmente significativo dell’entitàdelle merci prodotte e, <strong>di</strong> conseguenza,della vastità degli interessieconomici legati alle ville è costituitodalle anfore, i contenitori da trasportoin cui venivano stoccati l’olio e il vinoper essere esportati via mare. Migliaiae migliaia <strong>di</strong> anfore italiche sono staterinvenute in tutto il bacino me<strong>di</strong>terraneonegli scavi e nei relitti delle naviche le avrebbero dovute portare a destinazione,come quello della nave <strong>di</strong>Albenga.Fig. 6. Albenga (IM), Museo Navale Romano, anfore dal relitto della cosidetta “nave<strong>di</strong> Albenga”. Le anfore <strong>di</strong> questa forma servivano a trasportare il vino italico in tutto il bacinome<strong>di</strong>terraneo.


18Le ville nel mondo romano2. Le parti della villaGli autori antichi considerano la villa<strong>di</strong>stinta in due parti principali, urbana erustica. Solo Columella introduce unaulteriore <strong>di</strong>stinzione, separando dal restogli ambienti destinati alla lavorazionee alla conservazione dei prodottiagricoli, pars fructuaria. Attorno allavilla, inoltre, potevano essere <strong>di</strong>spostialtri e<strong>di</strong>fici destinati all’allevamento,come i porcili, o alla conservazionedelle derrate alimentari, come i granai.Se l’e<strong>di</strong>ficio era costruito su <strong>di</strong> un pen<strong>di</strong>o,come nella villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>, c’erasempre un basamento in muratura, basisvillae, che serviva a rialzare i pavimentisu ampie terrazze, in modo taleda avere como<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> accesso tra i variambienti. La parte urbana, in cui risiedevail proprietario, era molto similealle case <strong>di</strong> città. L’ingresso padronale,vestibulum, immetteva nell’atrio,atrium, una sorta <strong>di</strong> cortile con tetto<strong>di</strong>spluviato all’interno. Questo ambienteserviva da pozzo <strong>di</strong> luce per tuttele altre stanze circostanti e spesso,al centro vi era una vasca, impluvium,comunicante con una cisterna per laraccolta dell’acqua piovana. Dall’atrio,una sala <strong>di</strong> passaggio, tablinum, consentiva<strong>di</strong> accedere al giar<strong>di</strong>no interno,circondato da un portico colonnato,peristylium. Vi erano poi le camere daletto, cubicula, per i proprietari e gliappartamenti in cui venivano alloggiatigli ospiti, hospitalia. Le sale dapranzo, triclinia, erano spesso numerosee con una esposizione tale da otteneril massimo del comfort in ciascunastagione dell’anno. Sale panoramichee non, oeci e exedrae, erano spessoriccamente decorate. Non poteva maimancare la suite per il bagno, balneum,attrezzata per le pratiche quoti<strong>di</strong>anedell’igiene personale. Spesso la villaera circondata da portici e giar<strong>di</strong>ni bencurati la separavano dalla campagnacircostante.Nella parte urbana poteva essere compresoanche l’appartamento <strong>di</strong> unoschiavo con mansioni <strong>di</strong> amministrazione,un vilicus o un monitor. Glischiavi comuni abitavano, invece, incorpi <strong>di</strong> fabbrica separati, cellae familiae.Gli ambienti per la torchiatura dell’uvae la frangitura delle olive erano dettitorcularia. Vicino a questi erano collocatedelle vasche, lacus, nelle qualisi raccoglievano il mosto o il vino.Tali impianti, molto semplici ma efficienti,sono comparabili a quelli chevenivano usati nelle nostre campagnefino al XIX secolo. Nella parte rustica,vi erano poi numerosi altri ambienti:magazzini per gli attrezzi <strong>di</strong> lavoro,depositi per le scorte alimentari, stalleper gli animali domestici. A <strong>Bussana</strong>,dell’intera villa sono rimasti proprioalcuni <strong>di</strong> questi ambienti.M. M.


Le parti della villa19Parte urbanaParte rusticaPiazzale con stalleCelle serviliGiar<strong>di</strong>ni0 25 50 mFig. 7. Settefinestre, Orbetello (GR). Questa villa è uno degli esempi più completi checonosciamo. In essa si possono vedere le <strong>di</strong>verse parti, urbana e rustica, con i loro ambienti, nelcorpo centrale. Attorno a esso, nel piazzale antistante l’ingresso principale sono le celle servili,mentre sui lati nord e ovest si trovano vari giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong>sposti su terrazze.


20La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>1. Dalla prima scoperta a oggiI resti archeologici della villa <strong>di</strong><strong>Bussana</strong>, identificata come “rudereromano appartenente all’anticaArmetum”, erano conosciuti almenodal 1908, anno a cui risale il primovincolo archeologico dell’area.In seguito, nel maggio 1914 l’ingegnerA. Capponi, segretariodella “Commissione ProvincialeConservatrice dei Monumenti edelle Opere d’Arte” segnalò alSoprintendente ai Monumenti <strong>di</strong>Genova, A. D’Andrade, la scoperta<strong>di</strong> un “pavimento” in occasione dellacostruzione del sottopassaggio per lalinea tramviaria Sanremo-Taggia e perla nuova strada provinciale litoranea.In quella stessa occasione, Capponiricordava anche l’esistenza <strong>di</strong> alcuniruderi <strong>di</strong> “costruzioni romane” (gliambienti della villa) e <strong>di</strong> un “tempietto”(il mausoleo) che già erano visibilinelle vicinanze e, nel contempo, avvertivache queste strutture avrebberopotuto essere <strong>di</strong>strutte o alterate da coloroche abitavano nel casale moderno,in parte costruito su <strong>di</strong> esse.Nel corso <strong>di</strong> un imme<strong>di</strong>ato sopralluogoPietro Barocelli, ispettore <strong>di</strong> zonadella Soprintendenza degli scavi e deiMusei archeologici per il Piemontee la Liguria, non potè che registrarel’avvenuta <strong>di</strong>struzione del suddettopavimento, in relazione al quale fu recuperatauna moneta della metà del IVsecolo d. C., un follis <strong>di</strong> Costanzo II.Ma Barocelli confermava anche l’esistenza<strong>di</strong> muri e <strong>di</strong> pavimenti “presentanticaratteri <strong>di</strong> antichità” estesiverso mare oltre la strada provinciale,alcuni dei quali erano stati messi inluce contestualmente ai lavori per lanuova strada.Sempre Capponi dà notizia del rinvenimento<strong>di</strong> una “tomba romana ricopertacon embrici”, che si trovava davantie a circa 3 metri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza dalmonumento funerario “sotto il pianostradale e fu scoperta quando era quasiultimata la trincea della strada”. Sitrattava <strong>di</strong> una tomba a inumazione, aquanto pare molto modesta, e le ossadell’inumato si trovavano “sopra unpiano formato da embrici, ma questinon furono rimossi, perché nello scavodella trincea erasi già raggiunta laprofon<strong>di</strong>tà voluta; e perciò senz’altrovi fu sovrapposta la massicciata”.Circa il corredo funerario, le notiziesono molto ambigue: Capponi, pur nonavendo visto <strong>di</strong> persona alcun oggetto,supponeva che il corredo fosse andato<strong>di</strong>sperso; Barocelli in realtà sembrerebbecontrad<strong>di</strong>rsi perché una primavolta scrive che la tomba era “priva,a quanto fu detto, <strong>di</strong> suppellettile”, mapoco tempo dopo afferma che la tombaera provvista <strong>di</strong> un “povero corredoproprio <strong>di</strong> secolo decadente: una dellesolite bottiglie ansate fi ttili ed una monetacorrosa del IV sec. d.C.”Nell’archivio della Soprintendenzaè stata scoperta una preziosadocumentazione fotografica e grafica


Dalla prima scoperta a oggi21Fig. 8. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Veduta dei resti della villa da est, e del casalemoderno costruito su <strong>di</strong> essi, foto scattata da A. Capponi il 23 maggio 1914.


22 La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>Fig. 9. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Pianta eseguita da A. Capponi nel 1914 con i restiromani e le strutture moderne sovrapposte.Fig. 10. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Veduta dei ruderi da est durante la costruzionedella linea tranviaria, foto scattata da A. Capponi nell’autunno 1914.


Dalla prima scoperta a oggi23Fig. 11. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Estratto <strong>di</strong> mappa catastale dell’area nel 1922; inrosso sono in<strong>di</strong>cate le particelle vincolate.Fig. 12. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. <strong>Il</strong> mausoleo, A 7. Foto scattata da A. Capponi il 23maggio 1914.


24 La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>Fig. 13. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.Veduta pittoresca dei ruderi. Foto scattata daA. Capponi il 23 maggio 1914.Fig. 14. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Veduta dell’angolo sud-est della villa, vista daovest, dopo la demolizione del casale moderno. Foto scattata dall’ispettore onorario P. Agosti allafi ne del 1924 o inizi del 1925.


Dalla prima scoperta a oggi25“Trattasi evidentemente <strong>di</strong> una costruzione <strong>di</strong> forma rettangolare, <strong>di</strong>retta da Oad E, posta su terreno in pendenza da N a S, con muri interme<strong>di</strong> e pavimenti<strong>di</strong> battuto; restano qua e là fondazioni dei muri. <strong>Il</strong> muro <strong>di</strong> sud, che una voltasi protendeva verso O più <strong>di</strong> adesso è conservato per una lunghezza <strong>di</strong> unaventina <strong>di</strong> metri ed anch’esso è rotto in due punti. Su parte <strong>di</strong> esso poggia unamoderna rozza costruzione, nettamente <strong>di</strong>stinta dalla più vecchia. Queste fondazionisono a riseghe e constano <strong>di</strong> grossi ciottoli cementati, <strong>di</strong>ligentementesquadrati su <strong>di</strong> una faccia, <strong>di</strong>sposte in assise regolari ed uguali, e rafforzateda doppie assise continue <strong>di</strong> mattoni larghi, lunghi e relativamente poco spessi(ad es. uno misura cm. 0,39 <strong>di</strong> lunghezza per 0,7 <strong>di</strong> spessore), <strong>di</strong> pasta fi ne,molto ben cotta e compatta. <strong>Il</strong> cemento è assai compatto e da un confronto <strong>di</strong>rettocon quello del teatro romano <strong>di</strong> Ventimiglia … non noto <strong>di</strong>fferenze. Ancheil succedersi delle assise regolari <strong>di</strong> cittoli e <strong>di</strong> mattoni ha riscontro con ilteatro <strong>di</strong> Ventimiglia. A m. 3 c. ad E <strong>di</strong> questa costruzione affi orano avanzi dellefondamenta <strong>di</strong> una piccola costruzione dello stesso sistema, esternamenterettangolare, internamente curva…”.“…..un altro e<strong>di</strong>fi cio, meno esteso del quale pochi informi resti <strong>di</strong> scalzatamuratura affi orano a lato dell’opposta scarpata della via nazionale, dove ildeclivio verso mare si fa più sensibile. Qui erosione naturale ed opera dell’uomovennero coi secoli abbassando il livello del suolo. ”Dal rapporto <strong>di</strong> Pietro Barocelli, maggio 1914dell’area, eseguita dal Capponi nelcorso del 1914, costituita da quattrofotografie (figg. 8, 9, 12-13) delcomplesso e dei suoi particolari e da unapianta in scala 1 : 200 con l’in<strong>di</strong>cazionedei “ruderi romani in Regione Armea”,corredata da una dettagliata simbologiaa colori, dove i ruderi sono resi in tintaseppia mentre le seguenti <strong>di</strong>citure sonoin rosso: R = ruderi; M = monumento;T = tomba; P = pali; P’-P’ = nuovi palisostitutivi; Calcestruzzo pavimentoromano (fig. 9).Anche se la Soprintendenza preannunciaval’intenzione <strong>di</strong> prendereimme<strong>di</strong>ati provve<strong>di</strong>menti per megliotutelare il complesso monumentale <strong>di</strong><strong>Bussana</strong>, solo nel 1922 venne notificatoin base alla nuova normativa vigentel’interesse archeologico dell’area.La notifica venne fatta a fronte dell’urgenza<strong>di</strong> improcrastinabili lavori e<strong>di</strong>liziche avrebbero dovuto interessareil vecchio e fatiscente casale, in partea<strong>di</strong>bito a stalla, che si era sovrappostoai ruderi romani inglobandoli parzialmente.Fin da subito, tuttavia, sembrò necessarioprocedere all’esproprio dei ruderia favore dello Stato. A tal fine si convinsela proprietà a vendere il casale“in via amichevole” e si giunse anchea fissare un prezzo, ma la contrattazionenon andò a buon fine per la mancanza<strong>di</strong> fon<strong>di</strong> e il veto del Ministero.La Soprintendenza cercò allora <strong>di</strong>


26La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>convincere la proprietà a far eseguire,a carico del Ministero, i lavori <strong>di</strong> demolizionedelle strutture moderne e <strong>di</strong>consolidamento dei ruderi, in cambiodell’autorizzazione a costruire in unaattigua particella e a recuperare il materialee<strong>di</strong>lizio <strong>di</strong> risulta dalle demolizioni.Nel febbraio 1923 il CommissarioPrefettizio del Comune <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>or<strong>di</strong>nò la demolizione del casale percause <strong>di</strong> pubblica incolumità entro iltermine <strong>di</strong> un mese, senza coinvolgerepreventivamente il Ministero.Ma l’ingiunzione non ebbe alcun e<strong>sito</strong>.Proprio nello stesso anno, PietroBarocelli pubblicava una prima brevenotizia sui ruderi <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>, identificandolierroneamente con la mansio <strong>di</strong>Costa Balenae, menzionata dalle fontiitinerarie antiche. E mentre le autoritàsi rimpallavano i compiti e le responsabilità,la situazione peggiorò: nelgiugno del 1924 crollò una porzionedel tetto del casale, ormai fatiscente, ela Soprintendenza fu costretta a intervenirecon una serie <strong>di</strong> lavori urgenti,per i quali ottenne l’autorizzazione siadel Ministero che dei proprietari. Acausa <strong>di</strong> ritar<strong>di</strong> e interruzioni, i lavori<strong>di</strong> demolizione delle parti moderne,iniziati nell’agosto 1924, terminarononell’aprile dell’anno successivo. Unalettera <strong>di</strong> Barocelli attesta che il compitodegli operai specializzati non riguardavasolamente “la ripulitura deiruderi” e in particolare “il ripulimentodalla calce moderna <strong>di</strong> alcune frontiFig. 15. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Epigrafe graffi ta su <strong>di</strong> un muro <strong>di</strong> restauro dellavilla (A 8) che testimonia i lavori eseguiti nel 1925. La scritta <strong>di</strong>ce “Clos Giovanni muratore Aostareside [residente?] 1925”.


Dalla prima scoperta a oggi<strong>di</strong> mura romane” ma comprendevaanche “lavori <strong>di</strong> muratura” e “i necessariscavi intorno al sacello semicircolare”.Una testimonianza spontanea<strong>di</strong> questi lavori è rimasta nella villatutt’oggi: si tratta <strong>di</strong> una epigrafe graffitasul cemento <strong>di</strong> un muro <strong>di</strong> restauroche reca la firma del muratore e la data“Clos Giovanni muratore Aosta reside[residente?] 1925” (fig. 15).L’ispettore onorario, ingegner P.Agosti, poi <strong>di</strong>ventato podestà <strong>di</strong>Sanremo, aveva fatto eseguire unestratto <strong>di</strong> mappa in scala 1 : 2000, cheoggi è un documento <strong>di</strong> fondamentaleimportanza poiché permette <strong>di</strong> ricostruirelo stato dei luoghi prima dellemo<strong>di</strong>fiche più recenti (fig. 11).A testimonianza degli interventi eseguitinel 1925 rimangono due fotografie,<strong>di</strong> cui una raffigurante i restimeglio conservati della villa (fig.14), scattate dallo stesso Agosti verosimilmentetra la fine del 1924 e iprimi mesi del 1925 “dopo abbattutele costruzioni ad essi [scil. ruderi]sovrastanti e prima <strong>di</strong> procedere alleopere <strong>di</strong> restauro e <strong>di</strong> consolidamentoeseguite”. Entrambe le fotografieportano la <strong>di</strong>citura: “Ruderi romani =<strong>Bussana</strong>”; inoltre sono in<strong>di</strong>cati i punti<strong>di</strong> ripresa: “verso l’angolo sud-est” e“verso l’angolo nord-est”.Nel 1928 in occasione dell’e<strong>di</strong>zionedel foglio 102, Sanremo, della Cartaarcheologica d’Italia Pietro Barocelliaccenna ad un “e<strong>di</strong>fi cio romano, probabilevilla o mansione”. Più dettagliataè la presentazione contenuta27in Notizie e Scavi del 1932, dove lostesso stu<strong>di</strong>oso pubblicò un nuovo rilievodei ruderi a seguito dei restauri edegli scavi del 1925. In questo articoloegli descrive la tecnica muraria dellavilla e ipotizza che il lungo muro continuoprospiciente la via “nazionale”sia il limite meri<strong>di</strong>onale del complesso,cosa confermata anche dalla posizionelungo lo stesso allineamentodell’e<strong>di</strong>cola con nicchia, “probabilesacello”, lungo un tracciato stradaleantico (fig. 16). Sebbene a più ripresefin dagli anni Trenta del secolo scorsosi fosse pensato all’acquisizione dellearee, anche tramite il Comune <strong>di</strong>Sanremo, è solo nel 1979 che si giunsealla demanializzazione dell’area, a seguitodella quale furono iniziati scavinella parte occidentale del complesso,scavi che tra il 1980 e 1981 portaronoin luce la fornace. In base a queste indaginivenne proposta una cronologiadel complesso tra il II e III secolo d. C.sostanzialmente ripresa anche in stu<strong>di</strong>successivi.Più recentemente tra il 2005 e il 2006è stata condotta una nuova serie <strong>di</strong>indagini conoscitive, comprendentirilievi e verifiche <strong>di</strong> scavo, tutti eseguitinell’ambito <strong>di</strong> una convenzione tra ilComune <strong>di</strong> Sanremo, la Soprintendenzaper i Beni Archeologici della Liguria el’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Genova.I risultati <strong>di</strong> queste ultime ricerchesono riuniti nei capitoli seguenti <strong>di</strong>questo libro.L. G.


28 La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>Fig. 16. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Disegni pubblicati da Barocelli nel 1932.In alto pianta d’insieme dell’area archeologica; al centro pianta e sezioni del mausoleo; in bassosezione e pianta delle strutture murarie della villa dopo la demolizione del casale moderno.


La fornace2. La fornaceLa fornace rinvenuta presso la villa<strong>di</strong> <strong>Bussana</strong> è una struttura <strong>di</strong> ridotte<strong>di</strong>mensioni, che probabilmente eraimpiegata per la produzione <strong>di</strong> materialeceramico. Venne riportata inluce durante gli scavi condotti dallaSoprintendenza per i Beni Archeologicidella Liguria tra il 1980 e il 1981. Inquesta occasione sono stati rinvenutie rimossi gli strati che la ricoprivano.Le recenti indagini hanno chiarito chela fornace venne <strong>di</strong>strutta al momentodella costruzione della villa, tra il I e il29II secolo d. C.: gli ambienti della villa,infatti, sono fondati sopra l’area dellafornace ed erano agibili a un livellopiù alto <strong>di</strong> circa 2 m.Le fornaci, in genere, sono strutturecostituite da due parti <strong>di</strong>stinte e sovrapposte:la prima, quella inferiore,comprende un corridoio attraverso cuiviene introdotto il combustibile (prefurnio)e un vano in cui esso brucia(camera <strong>di</strong> combustione); la seconda,quella superiore, è composta dalla camera<strong>di</strong> cottura, in cui viene <strong>di</strong>spostoil vasellame da cuocere, e dalla voltache rappresenta la copertura dell’inte-Fig. 17. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Fornace (A 6), vista zenitale est in alto. Ciò cheresta della fornace è la camera <strong>di</strong> combustione, <strong>di</strong> forma quadrangolare con il muretto centrale chesosteneva il piano d’appoggio per gli oggetti da cuocere.


30La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>ra struttura. Le due parti sono separateda un piano d’appoggio (suola o pianoforato) che costituisce al contempo ilsoffitto della camera <strong>di</strong> combustione eil pavimento della camera <strong>di</strong> cottura. <strong>Il</strong>piano d’appoggio può essere sostenutoda un pilastrino, da uno o più muretti,oppure da una serie <strong>di</strong> archi. La coperturaè munita <strong>di</strong> aperture comunicanticon l’esterno, una sorta <strong>di</strong> camini per iltiraggio, che permettono la circolazionedel calore necessario alla cottura.<strong>Il</strong> prefurnio e la camera <strong>di</strong> combustionesono generalmente realizzatiin maniera permanente e sono spessoscavati nella roccia o nel terreno naturale,come nel caso della fornace <strong>di</strong><strong>Bussana</strong>. Le parti superiori risultano,invece, prevalentemente allestite informa temporanea, <strong>di</strong>sponendo attornoe sopra al materiale da cuocere,gran<strong>di</strong> frammenti ceramici o laterizi,a loro volta rivestiti con un manto argillosoo con zolle erbose. Al terminedel ciclo termico, le parti provvisorievengono semplicemente demolite perestrarre i manufatti cotti e pronti perl’uso. Questo proce<strong>di</strong>mento fa sì che,in genere, <strong>di</strong> una fornace sopravvivanoesclusivamente gli elementi inferiori.Anche nella fornace <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>, siconserva solo il fondo della camera <strong>di</strong>combustione, <strong>di</strong> forma quadrangolareirregolare, con un muretto centrale assialeche sosteneva il piano d’appoggio.Malgrado il cattivo stato <strong>di</strong> conservazione,è stato possibile riconoscereparticolari caratteristiche tecnico-costruttiveche rendevano questa fornaceuno strumento produttivo semplice mamolto funzionale. La camera <strong>di</strong> combustione,costruita nel terreno verginelungo il pen<strong>di</strong>o della collina, dovevaconferire alla struttura una buona re-VoltaCamera <strong>di</strong> cotturaSuolaCamera <strong>di</strong>combustionePrefurnioFig. 18. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Ricostruzione <strong>di</strong> una fornace simile a quellarinvenuta nell’area della Villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.


La fornace31sistenza alla violenta azione del fuoco,limitare la <strong>di</strong>spersione termica e,nell’insieme, facilitare l’utilizzo dell’istallazione.<strong>Il</strong> fornaciaio si trovava,infatti, a operare su due livelli <strong>di</strong>stinti:dal basso caricava il combustibile, dall’altoimpilava il vasellame da cuocere.<strong>Il</strong> fondo concavo e le pareti inclinatedella camera <strong>di</strong> combustione favorivanoil tiraggio, agevolando la risalitadell’aria calda verso la sovrastante camera<strong>di</strong> cottura; permettevano, inoltre,<strong>di</strong> eliminare spazio inutilizzabile dalfondo della camera stessa, con conseguenterisparmio <strong>di</strong> combustibile esoprattutto con minore <strong>di</strong>fficoltà nellarimozione <strong>di</strong> residui, quali ceneri,carboni e materiale incombusto. Unastrozzatura davanti al muretto assiale,ottenuta attraverso il brusco salto <strong>di</strong> livellocreato tra prefurnio e camera <strong>di</strong>combustione, permetteva <strong>di</strong> ottenerele maggiori temperature proprio al <strong>di</strong>sotto del piano d’appoggio.Nella fornace <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong> viene adottatoun tipo particolare <strong>di</strong> piano d’appoggioper il materiale da cuocere. Sitratta <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong> griglia, che potevaessere costruita e smontata rapidamentea ogni cottura, costituita dasbarre, d’argilla o <strong>di</strong> pietra, <strong>di</strong>spostecon un’estremità poggiante sul soste-Fig. 19. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Fornace A 6, vista da ovest. L’area, ora ricoperta enon più visibile, è attigua al pozzo moderno, A 5.


32La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>gno centrale e l’altra inserita in appositecavità praticate lungo le paretidella camera <strong>di</strong> combustione. Gli spazitra le sbarre venivano, poi, colmati congran<strong>di</strong> frammenti ceramici, o con altrimateriali, sopra ai quali poteva essere<strong>di</strong>sposto il vasellame da cuocere. Lesbarre non sono state rinvenute malungo le pareti della camera <strong>di</strong> combustionee sul muretto assiale sono statein<strong>di</strong>viduate cinque cavità trapezoidali,probabilmente finalizzate ad accoglierle.Una simile tecnica costruttivatrova ampi confronti nelle fornaciper produzione ceramica della Galliameri<strong>di</strong>onale, dove questo tipo <strong>di</strong> pianod’appoggio caratterizza i contestiarcheologici dalla protostoria (secondaEtà del Ferro) sino all’inizio dellaconquista romana.L’adozione della tecnica <strong>di</strong> origine gallica,favorita dalla vicinanza geografica,costituisce un’ulteriore in<strong>di</strong>zio <strong>di</strong>una fase <strong>di</strong> vita precedente l’impiantodel grande complesso architettonicocostituito dalla villa e dal piccolo monumentofunerario.C. T.Fig. 20. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Ricostruzione della fornace, con i supporti su cuipoggiava il piano per gli oggetti da cuocere e i muri perimetrali.


I resti della villa3. I resti della villaI ruderi che oggi si vedono all’internodel Parco Archeologico sono solouna piccola parte <strong>di</strong> quella che era lavilla nel suo insieme, in origine probabilmenteparagonabile per estensionee forma alle ville del Varignano e <strong>di</strong>Albisola. <strong>Il</strong> lungo muro che corre quasiparallelo alla strada provinciale litoraneacostitutiva il limite meri<strong>di</strong>onaledell’e<strong>di</strong>ficio, oltre il quale, verso mare,forse erano presenti dei corpi <strong>di</strong> fabbricaisolati <strong>di</strong> cui sono state rinvenutesolo poche tracce mal interpretabili. A33monte, la villa era costruita seguendoil pen<strong>di</strong>o della collina che saliva versonord, con lo stesso andamento ancoraoggi in parte visibile, al <strong>di</strong> là del tagliofatto per il passaggio dell’attuale viaAurelia. Nel punto più alto, dal qualesi gode una bella vista panoramicasulla piccola baia antistante, sonoconservati i massetti pavimentali <strong>di</strong>alcuni ambienti che ci consentono <strong>di</strong>ricostruire i piani <strong>di</strong> calpestio antichi(A 1 e 4). In altri settori, invece, nonvi è più traccia dei pavimenti (A 8)e rimangono scoperte le fondazionidei muri che mostrano il complessoFig. 21. Vista panoramica della baia <strong>di</strong> Sanremo in <strong>di</strong>rezione sud ovest.


34La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>sistema adottato per costruire le variestanze contro il pen<strong>di</strong>o. <strong>Il</strong> profilodella collina, infatti, dapprima vennetagliato, seguendo uno schema ad ampieterrazze <strong>di</strong>gradanti verso il mare.Vennero poi costruiti i muri perimetraliprincipali e, quin<strong>di</strong>, delimitati gli spazida attribuire agli ambienti. All’interno<strong>di</strong> ciascuno <strong>di</strong> essi vennero poi gettatipietre e terra, come in tanti scompartiseparati, fino a ottenere il livello giustoper i piani d’uso.L’insieme dei resti non è <strong>di</strong> comprensioneimme<strong>di</strong>ata, proprio per la particolare<strong>di</strong>sposizione lungo il pen<strong>di</strong>ocollinare. Risulta, quin<strong>di</strong>, più efficaceosservare contemporaneamente lapianta ricostruttiva e quella dei restirealmente esistenti.Gli ambienti tutt’ora conservati a<strong>Bussana</strong> sono interpretabili come parte<strong>di</strong> una zona <strong>di</strong> servizio della villa,Fig. 22. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>. Planimetria generale del complessoarcheologico. In grigio i resti esistenti; in rosso la ricostruizione degli ambienti della villa.


I resti della villa35forse destinata allo stoccaggio e allalavorazione dei prodotti agricoli.L’in<strong>di</strong>cazione più chiara in questo sensoè data dalle vasche, A 3, A 2 e A 10.La vasca A 3 conserva ancora intattoil pavimento, spaccato in due parti einclinato verso il centro. Le vasche A2 e 10 conservano resti minimi del pavimento,lungo il muro che le <strong>di</strong>videdall’attigua vasca A 3. I pavimenti <strong>di</strong>queste tre vasche sono in cocciopesto,un impasto <strong>di</strong> malta e frammenti<strong>di</strong> laterizi, utilizzato per proteggeree impermeabilizzare le muraturein presenza <strong>di</strong> liqui<strong>di</strong> o <strong>di</strong> agenti cheavrebbero potuto causare un rapidodeterioramento. I pavimenti, inoltre,non sono allo stesso livello: la vascaA 3 è <strong>di</strong> circa 1 m più alta delle duevasche A 2 e A 10. Questa particolare<strong>di</strong>sposizione richiama quella delle vaschepresenti negli impianti produttiviper la lavorazione del vino e dell’olio,spesso presenti nelle ville me<strong>di</strong>terranee<strong>di</strong> epoca romana. <strong>Il</strong> mosto e l’oliovenivano raccolti, durante la spremiturao la frangitura, in vasche, a volteposte su livelli <strong>di</strong>gradanti, in modotale che i liqui<strong>di</strong> defluissero per caduta.Non sappiamo con certezza qualedelle due produzioni possano in<strong>di</strong>carele vasche della villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>, madata la loro capienza sembrerebbe piùprobabile che possa trattarsi <strong>di</strong> vino. Inaltre ville analoghe, meglio conservate,le vasche più gran<strong>di</strong> sono, infatti,sempre abbinate ai torchi per la spremituradell’uva, mentre le più piccolesono abbinate ai torchi per la frangitu-Fig. 23 Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.Vasca A 3, con il pavimento in cocciopesto.Vista da sud.Fig. 24. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.Vasche A 2 e A 10; al centro dell’immagine iresti del muro che separava i due ambienti.Vista da sud.


36La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>ra delle olive.Gli altri ambienti conservati della villasi possono ricostruire nella loro formaoriginaria in base ai resti delle muratureperimetrali superstiti. L’ambiente A9, posto subito a nord della vasca A 3e <strong>di</strong> cui si conservano solo i due muriperimetrali a est e a sud, occupa unospazio del tutto analogo a quello utilizzatoper le vasche A 2 e A 10 e, forse,poteva avere la stessa funzione.Gli ambienti A 4, A 1 e A 8 erano <strong>di</strong>forma rettangolare, affiancati l’unoall’altro con il lato lungo <strong>di</strong>sposto in<strong>di</strong>rezione est ovest. I primi due conservanotracce abbastanza consistentidel massetto pavimentale, <strong>di</strong>spostoallo stesso livello, ma più alto rispettoalla vasca A 3. Probabilmente, anchenell’ ambiente A 8, quasi completamente<strong>di</strong>strutto, il pavimento era allostesso livello, in modo tale da permetterela circolazione interna in questivani. Non abbiamo elementi per attribuireuna funzione precisa a questiambienti perché mancano del tutto lefiniture interne e gli arre<strong>di</strong> e anche laforma non è sufficiente per darne unainterpretazione certa. Potrebbe trattarsi<strong>di</strong> semplici magazzini per le derratealimentari o per gli attrezzi agricoli.Oppure, seguendo l’ipotesi interpretativadata per le vasche A3, A2 e A 10 eper l’ambiente A 9, potrebbero essere ivani in cui erano alloggiati i torchi perla spremitura dell’uva e la frangituradelle olive, che in altre ville meglioconservate sono posti sempre in strettacontiguità con le vasche per la raccoltadei liqui<strong>di</strong> <strong>di</strong> torchiatura.Dalla <strong>di</strong>sposizione dei muri esistenti,si può vedere chiaramente che la villasi estendeva in origine verso monte everso ovest, ma nulla è rimasto in piùFig. 25. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.Ambiente 4, con i resti del massetto pavimentale.Vista da est.


<strong>Il</strong> mausoleo<strong>di</strong> quanto oggi è visibile, a causa delleprofonde trasformazioni dell’ambientecircostante.I resti della villa conservano anchetracce <strong>di</strong> una storia ben più recente.L’ambiente 5 è una piccola cisternaper la raccolta dell’acqua che appartenevaal casale demolito negli anniVenti del secolo scorso. All’internodell’ambiente A 1 si trova un pozzettocircolare, rivestito <strong>di</strong> cemento, costruitodurante l’ultima guerra mon<strong>di</strong>aleper ospitare una postazione offensiva,forse una mitragliatrice.Fig. 26. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.Ambiente 1, dettaglio del pozzetto circolarecostruito durante l’ultima guerra mon<strong>di</strong>ale,per ospitare una postazione offensiva, forseuna mitragliatrice.4. <strong>Il</strong> mausoleo37All’esterno della villa, ma a pochimetri <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza da essa sorge un piccolomausoleo, A 7. Si tratta con tuttaprobabilità <strong>di</strong> un monumento funerario,forse costruito dal proprietariostesso della villa per sé o per qualcunodei suoi familiari. Questo non èl’unico elemento funerario ritrovatoa <strong>Bussana</strong>: durante gli scavi fatti nelsecolo scorso, venne riportata in luceanche una semplice sepoltura copertada tegole proprio vicino al mausoleo.Non si tratta <strong>di</strong> casi frequenti ma alcunevolte, in prossimità delle ville, sipossono trovare cimiteri <strong>di</strong> ridotte <strong>di</strong>mensioni,monumenti funerari o cenotafi,cioè monumenti commemoratividove non sono conservate le spogliedel defunto.Ciò che oggi si vede del mausoleo A7 è sufficiente a farcene comprenderela forma originaria. L’e<strong>di</strong>ficio eracostruito contro il pen<strong>di</strong>o della collina,con la facciata principale rivoltaverso il mare, probabilmente perchépotesse essere visto dalla strada che,come oggi, correva parallela alla costa.Due muri laterali, conservati inminima parte, delimitavano lo spazioantistante alla facciata. Questa si aprivacompletamente verso l’esterno conuna grande nicchia, <strong>di</strong> cui rimane benvisibile la forma semicircolare.La nicchia era il fulcro <strong>di</strong> questo tipo <strong>di</strong>architettura perché conteneva la statuadella persona celebrata, verso la qualedoveva essere attirata l’attenzione


38La villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>dei passanti. All’interno, era decoratada marmi e intonaci <strong>di</strong>pinti in colorerosso e nero, <strong>di</strong> cui oggi si conservanoscarsissime tracce; era rialzata rispettoal pavimento antistante e incorniciatada due lesene laterali, dove forse eranocollocate delle colonnine.In base alla forma e alla decorazione<strong>di</strong> altri monumenti analoghi, possiamoimmaginare che la nicchia fossecoperta da una volta a catino, simile aquelle che si trovano nelle absi<strong>di</strong> dellechiese, sormontata all’esterno da untimpano.M. M.Fig. 27. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.Mausoleo A 7, vista zenitale, nord in alto.Fig. 28. Sanremo (IM), villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong>.Mausoleo A 7, ipotesi <strong>di</strong> ricostruzionetri<strong>di</strong>mensionale dell’e<strong>di</strong>fi cio.


Per saperne <strong>di</strong> più39PER SAPERNE DI PIÙSulla villa romana:A. Caran<strong>di</strong>ni (a cura <strong>di</strong>), Settefi nestre. Una villa schiavistica nell’Etruria romana, voll.I-II, Modena 1985.H. Mielsch, La villa romana. Con guida archeologica alle ville romane, Firenze 1999.Sul sistema <strong>di</strong> produzione schiavistico:A. Caran<strong>di</strong>ni, Schiavi in Italia. Gli strumenti pensanti dei Romani fra tarda Repubblica eme<strong>di</strong>o Impero, Roma 1988.Sulla zona del Ponente:L. Gambaro, La Liguria costiera tra III e I secolo a.C. Una lettura archeologica dellaromanizzazione, Mantova 1999.D. Gandolfi, L’età antica in Ceriana. Un borgo <strong>di</strong> mille anni, Imperia 2004.G.P. Martino, Siti rustici e suburbani <strong>di</strong> epoca romana nel Ponente: nuovi elementi per laconoscenza, in Dall’antichità alle Crociate: archeologia, arte, storia ligure-provenzale,Atti del Convegno (Imperia 1995), “Rivista Ingauna ed Intemelia”, 51, 1996 [1998], pp.195-211.Sulla villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong> <strong>di</strong> Sanremo:P. Barocelli, Albintimilium, estratto da “Monumenti Antichi dei Lincei”, XXIX, 1923,Roma, pp. 14-15.P. Barocelli, E<strong>di</strong>zione archeologica della Carta d’Italia al 100.000. Foglio 102 (SanRemo), Istituto Geografico Militare, Firenze 1928, p. 4.P. Barocelli, <strong>Bussana</strong>. Ruderi <strong>di</strong> una villa romana, “Notizie degli Scavi”, 8, 1932, pp.21-25.N. Lamboglia, Sanremo, in Archeologia in Liguria. Scavi e scoperte 1967-75, Genova1976, pp. 169-170.G.P. Martino, <strong>Bussana</strong>, in P. Melli (a cura <strong>di</strong>), Archeologia in Liguria II. Scavi e scoperte1976-81, Genova 1984, pp. 209-212.M. Ricci, L’età antica, in <strong>Bussana</strong>. Rinascita <strong>di</strong> una città morta, Novara 1987, pp.21-35.Sulle fornaci in epoca romana:N. Cuomo <strong>di</strong> Caprio, La ceramica in archeologia. Antiche tecniche <strong>di</strong> lavorazione e modernimeto<strong>di</strong> <strong>di</strong> indagine, Roma 1985.T. Mannoni, E. Giannichedda, Archeologia della produzione, Torino 1996.


40RingraziamentiGli autori e la curatrice ringraziano gli studenti, i laurean<strong>di</strong>, i laureati, gli specializzan<strong>di</strong>e gli specializzati che hanno a vario titolo collaborato a svolgere il progetto<strong>di</strong> lavoro sulla villa <strong>di</strong> <strong>Bussana</strong> <strong>di</strong> Sanremo e in particolare Marta Conventiche ha avuto durante il biennio 2005 – 2006 la responsabilità dei settori <strong>di</strong> scavonella villa stessa.Un cor<strong>di</strong>ale e sentito ringraziamento va, inoltre a Elvira Serafini e Loretta Marchiper il continuo impegno personale profuso in questa iniziativa e per l’amichevolesimpatia con cui hanno seguito il nostro lavoro.Referenze delle immaginiLe figg. 1, 4 e 5 sono tratte da: M’Hamed H. Fantar, I mosaici romani <strong>di</strong> Tunisia, Milano1995.La fig. 2 è tratta da: A. Invernizzi, <strong>Il</strong> calendario, Vita e costumi dei romani antichi 16, Roma1994.La fig. 3 è tratta da: www.mfa.org/collections.La fig. 7 è tratta, con rielaborazione, da: A. Caran<strong>di</strong>ni (a cura <strong>di</strong>), Settefi nestre. Una villa schiavisticanell’Etruria romana, vol. I, Modena 1985.Le figg. 8, 9, 10, 11, 12, 13, 14 provengono dagli Archivi della Soprintendenza per i Beni Archeologicidella Liguria.La fig. 16 è tratta da: P. Barocelli, <strong>Bussana</strong>. Ruderi <strong>di</strong> una villa romana, “Notizie degli Scavi”,8, 1932, pp. 21-25.La fig. 18 è tratta, con rielaborazione, da: G. Rizza, D. Palermo, F. Tomasello, La Mandra <strong>di</strong>Gipari. Una offi cina protoarcaica <strong>di</strong> vasai nel territorio <strong>di</strong> Priniàs, Palermo 1992, p. 144.Le figg. 20 e 28 sono elaborazioni originali <strong>di</strong> T. Canonici.Le figg. 6, 15, 17, 18, 19, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27 e tutti i grafici, tratti da <strong>di</strong>segni originali,sono stati realizzati dal gruppo <strong>di</strong> lavoro del “Progetto per lo stu<strong>di</strong>o e la valorizzazione delleville romane <strong>di</strong> Sanremo (IM)” e sono qui riprodotti per gentile concessione della Soprintendenzaper i Beni Archeologici della Liguria.

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