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Atletica UISP on line

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<str<strong>on</strong>g>Atletica</str<strong>on</strong>g> <str<strong>on</strong>g>UISP</str<strong>on</strong>g> <strong>on</strong> <strong>line</strong> - 16 <str<strong>on</strong>g>Atletica</str<strong>on</strong>g> <str<strong>on</strong>g>UISP</str<strong>on</strong>g> <strong>on</strong> <strong>line</strong> - 17La terra dopo Copenhagen:se 100 piazze per il climan<strong>on</strong> bastanodi D<strong>on</strong>atella VassalloChe a Copenhagen tirasse una pessima aria era evidente. A un giorno dalla chiusuradel vertice Onu sul clima, così si era espresso il presidente Lula: “Se n<strong>on</strong>arriva un angelo o un saggio in questa assemblea è difficile che si arrivi adun accordo. Io però credo nei miracoli, che poss<strong>on</strong>o succedere”. Malgrado il climapre-natalizio, però, nessun intervento divino. Solo un “accordo imperfetto” che somigliaalla presa di coscienza di un alcolista della propria malattia. Pur sempre uninizio di guarigi<strong>on</strong>e, se vogliamo vedere il bicchiere mezzo pieno.Il compromesso, giunto dopo 12 giorni di tira e molla tra i rappresentanti dei 193Paesi presenti, significa: abbiamo capito che i cambiamenti climatici n<strong>on</strong> s<strong>on</strong>ofrutto dei vaneggiamenti dei climatologi e che la febbre del pianeta n<strong>on</strong> può en<strong>on</strong> deve aumentare oltre i 2 gradi. Il come e il quando farlo resta affidato allabu<strong>on</strong>a vol<strong>on</strong>tà dei singoli Stati visto che il negoziato n<strong>on</strong> ha valore vincolante.Eppure i tempi e le modalità restano questi<strong>on</strong>i cruciali. Gli scienziati sosteng<strong>on</strong>oche entro il 2050 è necessario un taglio delle emissi<strong>on</strong>i globali inquinanti n<strong>on</strong>inferiore al 50%. Per i Paesi ricchi questo significherebbe ridurle del 20/30% entroil 2020 e dell’80% entro il 2050 rispetto al valore di riferimento del 1990. I Paesi aec<strong>on</strong>omia emergente o ancora in via di sviluppo dovrebbero tagliarle del 50% entroil 2050. Ma mentre l’Europa si è dichiarata disp<strong>on</strong>ibile ad accettare queste indicazi<strong>on</strong>i,n<strong>on</strong> altrettanto hanno fatto gli Stati Uniti e la Cina.Durante lo svolgimento del vertice, alcuni giovani delle ONG hanno indossato delle magliettec<strong>on</strong> una domanda f<strong>on</strong>damentale: “Quanti anni avrai nel 2050?”. Lo hanno chiestoad una classe politica che, nei fatti, si dimostra incapace di immaginare un m<strong>on</strong>do che andràavanti anche senza di loro e che per questo n<strong>on</strong> riesce ad (auto)imporre dei limiti senzavederne i relativi vantaggi. Un bel guaio se è vero che, come un proverbio greco ci ricorda: “Lesocietà cresc<strong>on</strong>o realmente solo quando gli anziani piantano alberi sotto la cui ombra n<strong>on</strong> siederannomai”. Certo, n<strong>on</strong> è semplice. Ma ricordiamoci quali s<strong>on</strong>o le alternative. Adesso, che siamogià nel “tempo delle c<strong>on</strong>seguenze”.Molti ghiacciai si stanno sciogliendo, i deserti avanzano e numerose specie scompai<strong>on</strong>o. Cosa significatutto questo per l’uomo? Bisogna partire sempre da lì visto che la nostra visi<strong>on</strong>e antropocentrica ci accorcia lavista in lungo e in largo. I fotografi svizzeri Mathias Braschler e M<strong>on</strong>ika Fischer hanno provato a correggere questamiopia c<strong>on</strong> il progetto The Human Face Of Climate Change, “Il volto umano del cambiamento climatico”: otto mesi diviaggio e 21 Paesi visitati per registrare gli effetti del clima sui popoli del m<strong>on</strong>do. Soffermarci su qualche esempio del lororeportage può tornarci utile.Africa: in Mali, il delta interno del Niger si sta prosciugando; i pescatori Bozo stanno così rinunciando alla possibilità di spostarsi sulle lorobarche e alla pesca, loro principale risorsa. Asia: in Cina, la c<strong>on</strong>tea di Minqin è gravemente colpita dalla desertificazi<strong>on</strong>e; le tempeste di sabbia,un tempo sc<strong>on</strong>osciute, s<strong>on</strong>o sempre più frequenti e il deserto avanza, cancellando terre che erano coltivate da secoli.Foto da www.memic.net

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