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n .4 - ottobre-dicembre 2008 - Associazione Nazionale Granatieri di ...

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storiastoriaguirli in America per fare fortuna.Gastone, e soprattutto la madre, rifiutarono i consiglie la più che allettante proposta. Per Gastonenon deve essere stato facile rinunciare. Chissàquanto ci avrà pensato in seguito.Durante il servizio militare, aveva conosciuto unmanager che, in quanto a pugilato, sapeva il fattosuo: era Steve Klaus, quello che molti anni più tar<strong>di</strong>porterà al titolo mon<strong>di</strong>ale il triestino NinoBenvenuti.Anche da questo illustre personaggio ebbe l’invitoa trattenersi a Roma dopo il servizio militare, passareal professionismo e proseguire la boxe nellasua «scuderia».Puntin, anche se aveva frequentato la palestra, nonaveva molta simpatia per questo ambiente e ancormeno per gli allenamenti. All’odore del saponecanforato, del metile, delle creme per massaggi edel sudore preferiva quello della terra appenaarata, dell’erba tagliata, della stalla e dei suoi aiutantinel lavoro dei campi (mucche e cavalli).Continuò a combattere forte soprattutto della potenzadei suoi pugni fino alla conquista del titoloitaliano dei <strong>di</strong>lettanti. Nonostante le assenze dallapalestra riuscì comunque a combattere anche per iltitolo europeo. Prima <strong>di</strong> quell’incontro, con ogniprobabilità, nessuno si ricorda <strong>di</strong> quel tale Golia enemmeno del molto più famoso Carnera, che perseil titolo nonostante la gigantesca mole e il pugnodevastante. Un mingherlino, ma molto tecnico edastuto pugile, Max Baer, lo privò del titolo mon<strong>di</strong>ale.Puntin, invece, incontrò un tedesco che nonaveva il fisico statuario ed imponente del pugile.Senza dubbio però, dalla sua, aveva la costanza e ilsacrificio <strong>di</strong> frequentare assiduamente la palestra esoprattutto <strong>di</strong> far tesoro dei suggerimenti del suomanager e dei suoi allenatori. E così i colpi che dovevanoannientare il tedesco non arrivarono mai asegno. Andarono a segno quelli meno potenti, mapiù chirurgici del teutonico che chiuse la carrieradel nostro campione. Da allora, tornò il sereno nonsolo sul viso ma anche nell’animo <strong>di</strong> Gastoneperché un altro aveva deciso per lui <strong>di</strong> chiudere conla boxe e potersi de<strong>di</strong>care anima e corpo alla suavera passione: coltivare la terra.Il destino, purtroppo, aveva «organizzato» per luiun ultimo combattimento. Questa volta non 10 o 12riprese ma quattro lunghi anni. Ormai non era piùun peso massimo. Era <strong>di</strong>ventato un peso mosca. E’stato un incontro impari e solo il buon Dio lo risparmiòda altre sofferenze lanciandogli la spugna.Ciao Gastone, sfilerai sempre con le nostre insegneda Granatiere e come mio, nostro, campione.Gianni GrassiLA BANDIERA TORNA “A CASA”Era l’8 settembre 1943, nello sfacelo totale, senzapiù i comandanti a fianco delle loro truppe, unosconosciuto Maggiore dei <strong>Granatieri</strong> della caserma<strong>di</strong> addestramento <strong>di</strong> Parma, ebbe l’onore <strong>di</strong> salvarela Ban<strong>di</strong>era issata nello spiazzo delle esercitazioni:l’ammainò, la piegò e, poco prima <strong>di</strong> essere arrestatodai Tedeschi e condotto in Germania, la consegnòad un vicino <strong>di</strong> casa, il signor Carlo StortiGaiani, rientrato dalla Russia a causa <strong>di</strong> ferita.Il signor Storti ha conservato come una reliquia20

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