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n .4 - ottobre-dicembre 2008 - Associazione Nazionale Granatieri di ...

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storiastoriaONORATI A TRIESTE I GIOVANI IRREDENTI VOLONTARINELLE FORZE ARMATE ITALIANEAcquaforte, ritratto <strong>di</strong> Giani Stuparich - eseguito dall'amicoFrancesco Chiappelli classe 1936.I giovani <strong>Granatieri</strong> - e anche i meno giovani – debbonoconoscere i predecessori protagonisti dellastoria e delle tra<strong>di</strong>zioni del Corpo <strong>di</strong> cui vanno fieri.Nei giorni scorsi si è svolta a Trieste una solenne cerimoniasignificativa per onorare i 302 giovani animosi«irredenti» giuliani, istriani e dalmati loromalgrado «sud<strong>di</strong>ti austro-ungarici» che allo scoppiodella guerra 1915-1918 espatriarono clandestinamentee si arruolarono volontari nelle file delleForze Armate italiane. Intendevano combattere perla libertà della loro terra e l’unione alla PatriaItaliana.Un corteo d’imbarcazioni imban<strong>di</strong>erate ha trasportatoal largo del golfo <strong>di</strong> Trieste, le autorità istituzionali,i soci delle organizzazioni combattentistichee d’Arma e molti citta<strong>di</strong>ni.Formato un circolo, un annunciatore ha nominatoad alta voce i 302 «irredenti» volontari e contemporaneamente,per ognuno, è stata lanciata in mareuna rosa rossa.Nei due Reggimenti della valorosa brigata<strong>Granatieri</strong> <strong>di</strong> Sardegna che si coprirono <strong>di</strong> gloriavennero inquadrati alcuni <strong>di</strong> tali volontari, confalso cognome; tra essi i fratelli triestini Gianni eCarlo Stuparich, l’uno laureato e il secondo universitario,a Firenze. Alla fine <strong>di</strong> maggio 1915, subitodopo l’entrata in guerra, fuggirono e si presentaronoal Deposito del 1° <strong>Granatieri</strong> a Roma avendosaputo che il Reggimento aveva il compito <strong>di</strong> marciareverso Trieste.Furono arruolati indossando fieramente gliAlamari e combatterono subito dopo in prima lineada prima da semplici <strong>Granatieri</strong> e poi da Sottotenenti.Per la <strong>di</strong>serzione e lo schieramento tali «volontari»erano passibili <strong>di</strong> condanna a morte perimpiccagione. Perciò il sottotenente Carlo Stuparich,il 30 maggio 1916 sul Monte Cengio, ormai accerchiatoe sopraffatto a seguito <strong>di</strong> sanguinosicorpo a corpo, voltò la pistola contro la sua tempiaper non essere catturato dal nemico. Fu decorato <strong>di</strong>Medaglia d’Oro al valor militare, come il fratellomaggiore Gianni, che fu catturato il giorno doponegli stessi luoghi.Gianni Stuparich, poi esimio letterato, così ricordòalatamente il tragico episo<strong>di</strong>o del fratello nel libroColloqui con mio fratello:«.... Nel pomeriggio cupo quel caporale. chiese <strong>di</strong>me. Sul lettuccio stavo sdraiato affranto, e rabbrivi<strong>di</strong>isotto il presentimento. Parlò, ch’io lo incalzavosempre più stretto e freddo. Disse il vero e iodubitavo. Che un’isola avanti eravate sin dal mattinoaccerchiati <strong>di</strong> fuoco e intorno ingorgava il nemicorabbioso per non potersi gettare sulla nostra<strong>di</strong>fesa e fulminava sì che in pochi rimasti tu, piantato,quasi inumano agli invocanti rispondevi: quisi rimane. Una pattuglia era per via con l’or<strong>di</strong>ne:non bastava così, ma non fu ar<strong>di</strong>ta e vi lasciò all’ignoto,importando più a lei le sue piccole viteche il tuo grande coraggio. S’annerò l’aria, <strong>di</strong>luviòcome se il cielo, poi che non reggeva il cuore agliuomini, lui volesse proteggervi. Ma tu... nelnuovo sereno coi tuoi occhi vedesti che bastavadavvero e, solo aiuto austero a te stesso, <strong>di</strong>etrouno spigolo bianco <strong>di</strong> roccia ti portasti e le pallenemiche incolume ti lasciarono in questo passaggio,perchè tu potessi appoggiare il pugno armatoalla tempia e rotolar giù avvolto nella tuamantellina!... Il volontario, per non cader in mandel nemico».Giovanni Scarpelli16

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