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Un nuovo parcheggio per Ponte a Ema - Il Reporter

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26 Gennaio 2010IL PERSONAGGIO. Quattro chiacchiere con l’autrice, alla sco<strong>per</strong>ta della sua storiaAlberta, voce narrante della poesiaAcclamata e conosciuta anche oltre i confini nazionali, AlbertaBigagli ha raccontato a <strong>Il</strong> <strong>Reporter</strong>, dal suo “regno” di via Ghibellina,le sue vicende e ispirazioni, partendo da quando era dattilografal’incontroLudovica Valentina Zarrilli“La donna è la metàessenziale rispettoalla terra / La donnaè la metà essenzialerispetto alla vita”. “Ho fattola fatturista, la stenodattilografa ela telefonista quando la Telecomera conosciuta da tutti come Teti”,ma oggi se si digita Alberta Bigaglisu un qualsiasi motore di ricerca,si trovano circa 15mila voci cheparlano di lei. Sì, <strong>per</strong>ché la signoraBigagli, classe 1928, ha comin-Alberta Bigagliciato a lavorare da giovanissima<strong>per</strong> “campare”, portandosi sempredentro un amore folle, quello <strong>per</strong>la poesia. “Perché con la poesianon si mangia”. Alberta Bigagli aottantuno anni ha la risata sonoradi una ventenne e gli occhi curiosidi chi preferisce ascoltare piuttostoche parlare. Ha all’attivo 15pubblicazioni (di cui 9 di poesia) eun’o<strong>per</strong>a omnia che l’editore Passiglipubblicherà alla fine del 2010e nella quale verranno raccolti tuttii suoi lavori. Scrittrice, critico ericercatrice, Alberta è laureata inpsicopedagogia, dal 2005 scrive ecoordina una pubblicazione <strong>per</strong>iodicache si chiama “Voce Viva”, èsocio-fondatore di “900-Libera cattedradi poesia” del Centro arti visivePerseo a cui partecipano gruppidi affezionatissimi, fa parte delnucleo fondante dell’AssociazioneScrittrici Toscane voluta dall’Istitutouniversitario di Italianistica e alcunedelle su o<strong>per</strong>e sono catalogate<strong>per</strong>sino alla Library of Congress diWashington, negli Stati <strong>Un</strong>iti. Lasua è una scrittura liquida, senzafronzoli e sviolinature. Componepoesie come ritratti, si fa vocenarrante delle storie che sfiora ognigiorno. Nel corso della sua vita neha fatte tante, talmente tante chediventa difficile riassumerle. “Mipiace non andare all’infinito nellostesso luogo – spiega la poetessa– cerco di frequentare un posto<strong>per</strong> al massimo cinque anni, <strong>per</strong>non far nascere gelosie”. Seguendoquesto principio Alberta ha zizgatatonel mare magnum fiorentino (enon solo) spostandosi da un luogoall’altro, ascoltando le <strong>per</strong>sone chesi trovava via via di fronte, “<strong>per</strong>chél’uomo va cercato dov’è, non sipuò mica aspettarlo”. E’ stato cosìche Alberta (dal 1976 in avanti) havarcato la soglia dell’Ospedale Psichiatricodi San Salvi proponendoun linguaggio espressivo che si èandato concretizzando nel metodo“tu parli io ascolto”. Dopo San Salviè stata all’Ospedale psichiatricogiudiziario di Montelupo (dalle cuies<strong>per</strong>ienze è nato il volume “Olin-do del fuoco” da cui è stato tratto unadattamento teatrale) e al carcere diPrato. Cervello reattivo e presente,la poetessa continua ancora oggila sua ricerca di storie, di volti, diatteggiamenti che traduce in versiruvidi. Niente rime, ma dettagli,scorci di storie, pennellate di <strong>per</strong>sonalità.Indaga anime con l’occhioclinico di un dottore e la semplicitàdi chi non ha bisogno di infiorettature,trasformando “storie di ordinariafollia” in momenti di liricaintensa.1037632

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