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Un dipinto della "Santa Veronica" del Guercino nelle - Banca Carige

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ARTE 16


17 ARTE<br />

<strong>Un</strong> <strong>dipinto</strong><br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> “<strong>Santa</strong> Veronica”<br />

<strong>nelle</strong> Collezioni d’Arte <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>Banca</strong> <strong>Carige</strong><br />

Sir Denis Mahon<br />

Alcuni anni fa visitando le collezioni d’arte di <strong>Banca</strong> <strong>Carige</strong> a Genova,<br />

ebbi la sorpresa di ammirare un piccolo <strong>dipinto</strong> <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>Santa</strong> Veronica...


ARTE 18<br />

Sebbene fosse evidente che<br />

aveva molto bisogno <strong>del</strong>le<br />

attenzioni di un restauratore,<br />

espressi l’opinione che potenzialmente<br />

poteva essere opera <strong>del</strong><br />

<strong>Guercino</strong> (Giovanni Francesco<br />

Barbieri), e che, nel caso affermativo,<br />

sarebbe stata un’opera tarda<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> quale avrebbe dovuto esserci<br />

menzione nel suo “Libro dei conti”,<br />

che copre il periodo dal 1629 fino<br />

alla sua morte nel 1666. Fui informato<br />

che infatti era stata catalogata<br />

come sua opera da Piero Torriti<br />

nel 1974 1 . Ma il suo commento tut-<br />

tavia piuttosto sbrigativamente la<br />

descriveva come “una stanca ripetizione”<br />

(questa mi pare una frase<br />

molto ambigua) “degli ultimi anni<br />

<strong>del</strong> <strong>Guercino</strong>”, aggiungendo, <strong>del</strong><br />

tutto gratuitamente, che sarebbe<br />

stata eseguita “con il probabile aiuto<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> bottega”. Però affermava<br />

“proviene da Palazzo Doria”, citando<br />

una menzione di tale pittura<br />

<strong>nelle</strong> due edizioni <strong><strong>del</strong>la</strong> guida di<br />

Genova di Alizeri 2 . E in effetti la<br />

<strong>Banca</strong> <strong>Carige</strong> acquistò nel dicembre<br />

1969 dal Palazzo di Giorgio<br />

Doria, Via Garibaldi 5 (già Strada<br />

Nuova), un considerevole numero<br />

di opere, tra le quali la “<strong>Santa</strong> Veronica”.<br />

Sono grato al dott. Piero<br />

Boccardo (Direttore <strong><strong>del</strong>la</strong> Galleria<br />

di Palazzo Rosso di Genova) per<br />

avermi fornito la seguente informazione<br />

circa la provenienza <strong><strong>del</strong>la</strong><br />

“<strong>Santa</strong> Veronica” <strong>del</strong> <strong>Guercino</strong> 3 .<br />

La prima fonte che attesta l’ingresso<br />

<strong>del</strong> <strong>dipinto</strong> nella collezione<br />

Doria è l’anonimo manoscritto<br />

“Descrizione <strong><strong>del</strong>la</strong> città di Genova”<br />

risalente al 1818, che è stato<br />

pubblicato da Ennio e Fiorella Poleggi<br />

nel 1967: alla pagina 305 di<br />

quest’edizione a stampa è dunque<br />

elencato, tra i dipinti <strong><strong>del</strong>la</strong><br />

quadreria “<strong>del</strong> quondam Giorgio<br />

Doria” (nato nel 1735 e morto evidentemente<br />

poco tempo prima la<br />

stesura di quel manoscritto) proprio<br />

la “S. Veronica <strong>del</strong> <strong>Guercino</strong>”.<br />

In termini identici il <strong>dipinto</strong> è altresì<br />

citato in un inventario – che ho<br />

ritrovato da qualche anno, ma che<br />

è ancora inedito – datato 9 gennaio<br />

1785 e redatto da un modesto<br />

artista genovese <strong>del</strong> XVIII secolo,<br />

Antonio Giolfi, che reca il titolo<br />

“Estimo dei Quadri provenienti<br />

dalla Illustrissima Signora<br />

Isabella”. Questa indicazione permette<br />

di dimostrare come l’opera,<br />

insieme ad un cospicuo nucleo di<br />

altri dipinti, sia pervenuta a questo<br />

ramo dei Doria nella seconda<br />

metà <strong>del</strong> XVIII secolo attraverso<br />

Isabella de Mari, moglie di Ambrogio<br />

Doria (nato nel 1691) e<br />

madre <strong>del</strong> Giorgio sopra citato.<br />

L’esistenza di una raccolta di Isabella<br />

de Mari Doria è per altro<br />

sommariamente documentata dal<br />

Ratti – ma senza citare il <strong>dipinto</strong><br />

<strong>del</strong> <strong>Guercino</strong> – nella seconda edizione<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> sua Guida (1780); per<br />

contro, come Le ho detto, proprio<br />

in questo periodo sto ricostruendo<br />

le vicende <strong><strong>del</strong>la</strong> quadreria di Stefano<br />

de Mari, il padre di Isabella.<br />

D’altro canto il “Libro dei conti” <strong>del</strong><br />

<strong>Guercino</strong> si è dimostrato molto<br />

utile per la storia <strong>del</strong> <strong>dipinto</strong>. La


19 ARTE<br />

Veronica non è una <strong>Santa</strong> rappresentata<br />

di frequente e infatti vi è<br />

un unico riferimento ad un’opera<br />

di questo soggetto dipinta dal<br />

<strong>Guercino</strong>. Questo avvenne nel<br />

1658 e il brano è qui riprodotto<br />

nella scrittura di pugno <strong>del</strong> maestro.<br />

Riguarda quattro dipinti e dice<br />

testualmente:<br />

Adì 29 Agosto 1658<br />

Dal Sig: r Girolamo Panessi si è riceuto<br />

Ducatoni n: o 140. per li<br />

quatro quadri fattoli Ciove, la Madona<br />

Asunta, in Cielo, la <strong>Santa</strong><br />

Cecilia, <strong>Santa</strong> Veronicha et il davide<br />

e questi fano di questa moneta,<br />

L 700. e piu si ebbe di piu L 7.18.<br />

per le Spesse che si fecero per la<br />

Casetta, e farlo incirare li Ducatoni<br />

n: o 140. Fano Scudi n: o 175 -<br />

Il manoscritto originale <strong>del</strong> “Libro<br />

dei conti” <strong>del</strong> <strong>Guercino</strong>, che è<br />

conservato nella Biblioteca Comunale<br />

<strong>del</strong>l’Archiginnasio di Bologna,<br />

fu pubblicato nel 1997 (da<br />

Nuova Alfa Editoriale, Bologna),<br />

curato da Barbara Ghelfi con la<br />

mia personale consulenza. Il brano<br />

in questione appare a pagina<br />

182 (conto 536) con un commento<br />

completo in una nota a pie’ di<br />

pagina. La nota, dopo aver indicato<br />

che solo uno dei quattro dipinti<br />

era stato allora identificato (la<br />

“<strong>Santa</strong> Cecilia”, cm 89 X 67,5),<br />

continua così:<br />

Le tele normali, utilizzate dal <strong>Guercino</strong><br />

per mezze figure, misuravano<br />

all’incirca cm 120x100 e costavano<br />

in media 60 ducatoni. Questo era<br />

infatti il caso <strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>Santa</strong> Cecilia dipinta<br />

nel 1649, ora a Dulwich (conti<br />

395 e 417) e di un’altra <strong>Santa</strong> Cecilia<br />

<strong>del</strong> periodo tardo, non rintracciata,<br />

acquistata il 30 maggio 1664<br />

(conto 586), indicata come mezza<br />

figura e pagata 60 ducatoni. Le<br />

quattro tele in questione acquistate<br />

dal Panessi per 140 ducatoni, dovevano<br />

essere più piccole rispetto<br />

ad una mezza figura normale giacchè<br />

costavano circa 35 ducatoni<br />

ciascuna. A questo proposito è interessante<br />

osservare come, nel<br />

conto successivo, l’Astrologia di<br />

Austin, le cui misure sono 80,5x54<br />

cm (quindi leggermente più piccola<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> <strong>Santa</strong> Cecilia), venne acquistata<br />

dal conte Girolamo Ranuzzi<br />

per appena 30 ducatoni 4 .<br />

Il biografo <strong>del</strong> <strong>Guercino</strong>, conte<br />

Carlo Cesare Malvasia, dopo la<br />

morte <strong>del</strong> <strong>Guercino</strong> fu autorizzato<br />

dalla famiglia ad avere accesso a<br />

documenti conservati in casa.<br />

Sebbene questi non sembra includessero<br />

il “Libro dei conti”, si<br />

può dedurre che Malvasia fece<br />

uso di un documento collegato<br />

nel quale il <strong>Guercino</strong> annotava le<br />

sue commissioni, come e quando<br />

le riceveva. E sotto l’anno 1658 si<br />

legge la seguente frase.<br />

Fece un’Assonta, <strong>Un</strong>a S. Cecilia,<br />

<strong>Un</strong>a S. Veronica & un davide al<br />

sig. Pavese Roma.<br />

Qui si deve notare come il Malvasia<br />

abbia male interpretato il nome<br />

<strong>del</strong> cliente come “Pavese” invece<br />

di “Panessi”. Infatti Girolamo<br />

Panessi o Panesi (un genovese<br />

residente a Roma) era amico <strong>del</strong><br />

<strong>Guercino</strong> e un marchand amateur<br />

che molto frequentemente operava<br />

come agente per collocare le<br />

sue opere. 6 È probabile che Panessi<br />

avesse un cliente genovese<br />

in mente quando gli commissionò<br />

la “<strong>Santa</strong> Veronica”.<br />

Il mio consiglio di intervenire sul<br />

<strong>dipinto</strong> con un accurato restauro<br />

non rimase lettera morta e il lavoro<br />

fu effettuato nel 1995. Dopo il<br />

restauro divenne a me chiaro che<br />

il <strong>dipinto</strong> non poteva non essere<br />

che un lavoro autografo <strong>del</strong> <strong>Guercino</strong>.<br />

La tonalità un po’ cupa è inconsueta<br />

per quel periodo, in cui<br />

l’opera <strong>del</strong> <strong>Guercino</strong> normalmente<br />

è caratterizzata da toni piuttosto<br />

chiari; ma i toni cupi in questo caso<br />

possono esser giustificati dalla<br />

particolare natura <strong>del</strong> soggetto. 7<br />

Note<br />

1. Piero Torriti, Le collezioni d’arte <strong><strong>del</strong>la</strong><br />

Cassa di Risparmio di Genova e Imperia,<br />

Genova, 1974, p. 32, n. 13.<br />

2. Federigo Alizeri, Guida artistica per la<br />

Città di Genova, Vol. II, Parte I, 1847, p.<br />

443: “una <strong>Santa</strong> Veronica <strong>del</strong> <strong>Guercino</strong>”<br />

nel Palazzo <strong>del</strong> Marchese Giorgio Doria.<br />

Federico Alizeri, Guida Illustrativa ... per la<br />

città di Genova, 1875, p. 194 ; “una Veronica<br />

<strong>del</strong> <strong>Guercino</strong>” nello stesso palazzo.<br />

3. Comunicazione scritta <strong>del</strong> 12 giugno<br />

2001.<br />

4. Qui si deve aggiungere che la “<strong>Santa</strong><br />

Cecilia” identificata come appartenente al<br />

gruppo di quattro figure dipinte per Panessi,<br />

misura cm 89x67,5. Le misure <strong><strong>del</strong>la</strong><br />

“<strong>Santa</strong> Veronica” dopo il restauro, che ha<br />

comportato la rimozione di aggiunte posteriori,<br />

sono cm 76,2 x 60,1.<br />

5. Carlo Cesare Malvasia, Felsina Pittrice,<br />

Bologna, 1678, II, p. 381.<br />

6. Malvasia invariabilmente lesse erroneamente<br />

il suo nome come “Pavese”, e in<br />

questo fu seguito dal Calvi, che per primo<br />

trascrisse e stampò il “Libro dei conti” (Jacopo<br />

Alessandro Calvi, Notizie <strong><strong>del</strong>la</strong> Vita e<br />

<strong>del</strong>le Opere <strong>del</strong> Cavaliere Gioan Francesco<br />

Barbieri detto il <strong>Guercino</strong> da Cento,<br />

1808, pp 59-160; ristampato nella seconda<br />

edizione di Felsina Pittrice <strong>del</strong> Malvasia,<br />

nel 1841, o più precisamente 1844, II,<br />

pp. 307-343).<br />

7. Il suggerimento di Torriti che per questo<br />

lavoro ci possa essere stato un intervento<br />

<strong><strong>del</strong>la</strong> bottega è assolutamente ingiustificato.<br />

Nel caso di una pittura di così piccole<br />

dimensioni, dipinta per (e pagata in pieno<br />

da) un amico, il <strong>Guercino</strong> non avrebbe mai<br />

permesso che un suo collaboratore ci mettesse<br />

le mani.

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