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La sindrome di Capgras - Journal of Psychopathology

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A. Bianchi et al.ma ha anche affermato che non è possibile interpretarlaappieno tenendo conto dei meccanismi <strong>di</strong> ciascuno deglistati psicotici in cui può manifestarsi. Già in passato 8è stata stu<strong>di</strong>ata l’associazione tra <strong>sindrome</strong> <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong> econ<strong>di</strong>zioni organiche. In una review inglese che riguardava46 casi, 10 erano francamente <strong>di</strong> natura organica(intossicazione da bromide, <strong>di</strong>latazione ventricolare, meningiomafrontale, allucinosi alcolica) eppure erano staticlassificati come affetti da schiz<strong>of</strong>renia o <strong>di</strong>sturbi affettivi,in larga parte perché la <strong>sindrome</strong> <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong> era consideratapatognomonica <strong>di</strong> malattia mentale funzionale.Vengono inoltre messi in evidenza altri casi <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong><strong>di</strong> natura organica: ematoma cerebrale, demenza senile,encefalopatia post-traumatica.Ci sono state <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scussioni sull’importanza dellacomponente organica e/o funzionale nella <strong>sindrome</strong> <strong>di</strong><strong>Capgras</strong>. Alcuni Autori hanno sostenuto che la <strong>sindrome</strong>è funzionale; altri hanno puntato l’attenzione su causeorganiche. Possono essere comunque sottolineati alcunipunti essenziali. <strong>La</strong> <strong>sindrome</strong> <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong> non è un’allucinazioneo un’illusione; cioè i pazienti non percepisconole immagini <strong>di</strong> un sosia, ma insistono sul fatto che talesosia esiste veramente. <strong>La</strong> <strong>sindrome</strong> non è un <strong>di</strong>sturbopercettivo, poiché i pazienti riconoscono correttamente ecredono nella genuinità della maggior parte delle personepresenti nel loro ambiente, riservando il misconoscimentodelirante a persone affettivamente significative nellaloro vita, come genitori, coniugi, figli, ecc. <strong>La</strong> <strong>sindrome</strong>non è un problema <strong>di</strong> memoria o <strong>di</strong> <strong>di</strong>sorientamento,poiché i pazienti non hanno <strong>di</strong>fficoltà a richiamare l’immagine<strong>di</strong> quelli <strong>di</strong> cui contestano l’identità e il delirio siverifica più spesso in pazienti pienamente orientati senzaproblematiche del sensorio. Infine sebbene molti Autoriparlino della <strong>sindrome</strong> <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong> come <strong>di</strong> un problema<strong>di</strong> <strong>di</strong>sconoscimento, una tale concettualizzazione confondel’analisi in quanto i pazienti riconoscono accuratamentele immagini degli altri. Il problema piuttosto consistein un <strong>di</strong>niego delirante dell’autenticità dell’identità <strong>di</strong>una persona chiaramente riconosciuta. Il problema nonè nel riconoscimento perché il paziente <strong>di</strong>rà “tu sembriesattamente come tal dei tali”, ma aggiungerà anche “maso che non sei tu, tu sei un sosia”.I molti Autori che hanno affermato la prevalenza <strong>di</strong> causeorganiche nella <strong>sindrome</strong> <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong> hanno presuppostoun ampio range <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni favorenti, alcunegenerali (come una <strong>sindrome</strong> organica cerebrale), alcunespecifiche (come lesioni localizzate). Ci sono dueproblemi importanti nel sostenere che una con<strong>di</strong>zioneorganica sia la causa necessaria o sufficiente del delirio.In primis molti Autori hanno riportato attente mainfruttuose ricerche per i contributi organici, in<strong>di</strong>candoche il delirio può verificarsi in seguito a con<strong>di</strong>zioni siaorganiche che funzionali. In secondo luogo il delirio èselettivo: i pazienti con <strong>sindrome</strong> <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong> affermanoche una o più persone nel loro ambiente (ma non tutte)sono state duplicate. Diversi Autori hanno suggerito chela con<strong>di</strong>zione organica apparentemente più convincentein grado <strong>di</strong> elicitare la <strong>sindrome</strong> <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong> è la prosopagnosia,l’incapacità <strong>di</strong> riconoscere facce familiari.<strong>La</strong> letteratura sulla prosopagnosia tuttavia evidenziache pazienti che s<strong>of</strong>frono <strong>di</strong> prosopagnosia sbaglianototalmente nel riconoscere facce precedentemente notee quando la voce o altri suggerimenti portano al riconoscimentodel soggetto in esame, convengono senzaesitazione sull’identità della persona senza timori paranoi<strong>di</strong>o dubbi.Sindrome <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong> e autoscopia a confrontoIn questo contesto può essere utile <strong>di</strong>stinguere la più raraforma <strong>di</strong> <strong>Capgras</strong>, nella quale il paziente afferma l’esistenzadel sosia <strong>di</strong> se stesso, dal fenomeno dell’autoscopia.Quest’ultima è un <strong>di</strong>sturbo della consapevolezzadella propria unità e comporta la visione della propriaimmagine corporea proiettata all’esterno. In questa esperienzail paziente è in grado <strong>di</strong> vedersi e <strong>di</strong> sapere che ciòche vede è se stesso. Inoltre questa esperienza percettivamolto rara può coinvolgere <strong>di</strong>verse modalità <strong>di</strong> sensazione,per esempio la vista e il tatto. Un aspetto fondamentaleè la per<strong>di</strong>ta del senso <strong>di</strong> familiarità per se stessi. Si puòverificare in una vasta gamma <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni, <strong>di</strong> originesia organica che psichiatrica (schiz<strong>of</strong>renia). Molti Autorihanno limitato l’autoscopia all’allucinazione visiva delsé: Arieti & Bemporad 9 hanno definito il fenomeno comeciò che si verifica quando “il paziente vede una personache appare esattamente come se stesso, che parla, siveste e agisce come fa lui”. Altri Autori hanno <strong>of</strong>ferto unpiù ampio concetto. Jaspers 10 per esempio scrisse che:“l’autoscopia è il temine usato per il fenomeno che accadequando qualcuno percepisce vividamente il suo corpocome un doppione nel mondo esterno, come se fosseuna percezione attuale o come una forma immaginaria,come un delirio o come una percezione fisica vivida”.Lukianowicz 11 ha anche sottolineato che l’autoscopiapuò coinvolgere esperienze visive, u<strong>di</strong>tive e cenestetichee Ostow 12 scrisse che il doppione autoscopico può essereun’allucinazione, o un’illusione, o “una vivida fantasia”.<strong>La</strong> più accurata revisione della letteratura sull’autoscopiaè apparsa nel 1980 in uno stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Damas Moraet al. 13 , i quali, esaminando un ampio range <strong>di</strong> fonti,hanno proposto un sistema <strong>di</strong> classificazione per l’ampiospettro dei fenomeni autoscopici che possono verificarsiin una molteplicità <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni organiche,funzionali e normali (in presenza <strong>di</strong> stati d’ansia particolarmentegravi). Damas Mora ha fatto notare che“l’identità psicologica tra soggetto e visione” è la piùimportante delle esperienze autoscopiche: “la caratteristicaimportante non è la visione stessa ma la relazione158

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