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Osservatorio Letterario Anno XIV/XV NN, 77/78 2010/2011 - EPA

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E poi, perché invece di polemizzare non va a rileggerePenna d‘Autore di gennaio/febbraio 2008 [N.d.R.correttamente è: 1998] a pagina 24?..................................Non metto in dubbio il Suo titolo di Professoressa cheLe è stato attribuito in Ungheria, ma la lingua italiana èun‘altra cosa: bisogna saperla LEGGERE e SCRIVERE.....Forse non Le ho mai detto, cara Professoressa, deldanno di immagine che ha avuto Penna d‘Autore in quelperiodo per aver offerto ai ―suoi amici‖ la possibilità discrivere sulla rivista. Ma erano amici e andavano aiutati.Ora quegli stessi amici si sentono ―offesi‖, neganol‘evidenza!..................................................................Ma con che coraggio!..................................................E dire che Penna d‘Autore aveva spalancato loro leporte, come documentano le sue stesse pagine.............Ma forse sono io a non saper scrivere l‘italiano, non Leia leggerlo...................................................................La prego, per favore: non mi disturbi più.»...................È più comodo terminare così la lettera invece dichiedere scusa e rimediare l‘ingiustizia... Questosignore, deducendo dalla sua risposta, sicuramente devetanto soffrire della miopia – in senso simbolico – e delcomplesso d‘inferiorità, altrimenti non avrebbe scrittotutto quello che si legge in questa sua lettera, inviataalla mia osservazione, alla segnalazione del falso.Inoltre, sempre deducendo dalle sue righe, o siasmemorato oppure consapevolmente ignora il fatto chedopo una mia partecipazione ad un concorso letterariodel 1995/1996 bandito da lui, egli stesso mi ha invitatoad iscrivermi alla sua associazione (due volte ho optatoal pagamento della quota associativa – 120 mila e 90mila lire [socio benemerito] –) ed a collaborare alla suarivista bimestrale appena fondata (1996), e, non iochiedevo l‘opportunità per pubblicare sul suo neonatoperiodico e di breve durata, sostituito da un «librorivista»– che io, a suo posto, lo/la chiamerei l‘annuario– a cui non mi sono più abbonata, a causa della qualitàe spazio per me non più soddisfacienti ed a causa degliintrighi nei miei confronti nati dalle mie pubblicazioni apuntate, dalle mie iniziative letteriare ed editorialicontestate...Sono perfettamente consapevole che non possocompetere – e non lo intendo neanche – con i cittadinidi madrelingua italiana, parlanti veramente correttamentela loro lingua. Per me straniera, trapiantata giàda adulta, per impadronire la lingua acquisita a livello(quasi) madrelinguistico, non sarebbero sufficientineanche 100 anni trascorsi in Italia... Questo è ovvio,però, nonostante le imperfezioni linguistiche, io però,nonostante tutto cerco di dare del mio meglio possibile...Quanto riguarda l‘enorme lavoro che svolgo –anche se trovassi collaboratori fissi e continui soltantoper la revisione linguistica –, non potrei pretendere chegratuitamente rivedessero tutti i miei scritti. Se invecelo trovassi a pagamento, io non riuscirei ad affrontarequesta spesa. Tornando alla lettera di sopra,comunque, è da pensare che a quei tempi questosignore nel mio saggio – che è stato ripubblicato sullanostra rivista, nella rubrica della «Saggisticaungherese» nella serie «Aspetti generali della culturaungherese» – la locuzione ―il dotto Babits‖ l‘hacorretta e l‘ha pubblicata nella versione assolutamenteerrata, sostituendola con ―il dottor Babits‖: quindi è daimpressionarsi e ci lascia perplessi che un nato italiano– che vanta pure della sua abilità madrelinguistica –non sa la differenza tra il ―dotto‖ e ―dottore‖!... (v.<strong>Anno</strong> II – N. 8 Ago./Sett. 1997, p. 21 di Pennad‘Autore: «Panorama della letteratura Ungherese VI.»di Melinda Tamás-Tarr-Bonani...)Passiamo ora ad un‘altra «avventura»... Ecco un‘altracuriosa esperienza a proposito della direzione eproprietà della nostra rivista: nel passato ormai lontanouna conoscente ha messo in giro di essere lei ladirettrice e titolare dell‘<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>, di cuivenni a conoscenza per puro caso in un eventoculturale. Durante una conversazione con persone perme sconosciute, nominando il nostro periodico,qualcuno mi ha domandato di «essere la collaboratricedella direttrice e proprietaria N.N. dell‘<strong>Osservatorio</strong><strong>Letterario</strong>»? L‘ho dovevo illuminare che la signora inquestione non era né la direttrice, né la titolaredell‘O.L.F.A... Potrei ancora elencare altre variespiacevoli avventure, cattiverie, slealtà, ovviamentegenerate dai pregiudizi, odi, invidie, gelosie,malintenzioni e così via... Non mancavano neanchelettere di cattivo gusto, inviate dai mitomani o daglistolti... Nei primi otto anni della mia attività editorialeho anche incontrato tanta arroganza, vari tipi diingiurie, incorrettezze – come accade anche nel mondopolitico – per qualsiasi cosa: a certe persone non va agenio mai quello che si fa oppure non si fa; perqualsiasi iniziativa o decisione hanno avuto da ridire,lanciare offese... Non parlando della diffidenza odell‘incredulità per il mio operato. Ecco un esempiodell‘anno 1998: non dimentico mai le reazioni di duedonne ferraresi quando le ho fatto vedere la copertinaappena realizzata – illustrata dal mio fotomontaggio incui si vede anche una mia immagine – a colori delfascicolo dell‘<strong>Anno</strong> II N. 3 Aprile/Giugno 1998: tutte ledue mi hanno formulato la stessa domanda: «C‘èdentro, però, la zampetta dell‘ingegnere, è vero?» –cioè, nella realizzazione, secondo loro, c‘entrava miomarito. Egli immediata-mente, assieme a me, leinformava di presumere male. Mi veniva, oltrel‘amarezza, anche la rabbia dentro di me, perché miinfastidiva tale considerazione generata dal miooperato: anche perché se quelle due donne fosseroincapaci di realizzare cose simili, non significa che altredonne sarebbero ugualmente incompetenti! Mio maritomai mi ha messo le mani sui miei lavori, anche perchénon è competente di questo tipo d‘attività. Poi, per illavoro, tutto il giorno essendo fuori città, lontano dacasa e rincasando stanco morto solo le otto di sera,quando avrebbe potuto fare i miei lavori redazionalidurati di tutti i giorni interi?! Ho constatato reazionisimili nei miei confronti non soltanto dalla parte dellagente incolta, ma anche da parte di persone di unacerta istruzione! Anche oggigiorno mi sconcerta questamentalità italiana con la quale si presuppone che lefemmine sono meno capaci dei maschi in certe attivitàper loro magari anche insolite, non parlando se si trattadelle cittadine d‘origine straniera... Tutti i giorni hosentito ingiustizie, sfiducia, sospetto, pregiudizio neimiei confronti, nonostante la mia cittadinanza italiana.Ho sempre constatato: uno straniero facendo qualsiasicosa, essendo qualitativamente uguale o anche miglioredegli italiani, può massacrarsi per dimostrare il suovalore, la sua competenza, non lo considerano, lo8OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l‘Altrove A<strong>NN</strong>O <strong>XIV</strong>/<strong>XV</strong> – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. <strong>2010</strong>/<strong>2011</strong>

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