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Osservatorio Letterario Anno XIV/XV NN, 77/78 2010/2011 - EPA

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questo principio così astratto, ma anche così concretoper l‘organizzazione della vita quotidiana dell‘uomo. [...]Però ecco il tempo tiranno, che – citando ZoltánHunnivári - «in sé unisce sia l‘attimo che l‘eternità, chescorre silenziosamente, ininterrottamente, in modoinvisibile, non palpabile, non afferrabile»…Appunto. Per questo devo anche cambiare argomentoper terminare questo editoriale. [...]Vi informo con gioia che nel mese di aprilel‘<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong> ha anche pubblicato un altronuovo quaderno letterario: L‘ombra delle stelle diUmberto Pasqui. [...]EDITORIALE A<strong>NN</strong>O XII <strong>NN</strong>.61/62 Marz-Apr./Magg.-Giu. 2008Eccoci al nostro nuovoappuntamento, dopo un guastocatastrofico del computerdell‘<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>. Hoappena spedito il nostroprecedente fascicolo ai lettori,durante il salvataggio finale sulCD il computer si è bloccato inmodo fatale che non si èriaperto oltre all‘immagine dellogo del sistema. Nel tentativo disbloccarlo il disco rigido è statocompletamente cancellato! Ho così perso tutti iprogrammi e file a partire dall‘agosto 2005, datadell‘acquisto del nuovo computer. Come se nonbastasse, anche i CD, in cui ho salvato tutti iprecedenti file non si sono aperti, così come se non liavessi mai salvati. Così ho dovuto riacquistare tutti iprogrammi indispensabili per le mie attività erecuperare da internet almeno i file pubblicati sulla rete,dal vecchio computer e dal portatile quelli che potròutilizzare per continuare anche i lavori redazionali. Perfortuna, i recenti materiali inviati alla redazione sonostati recuperati dalla webmail della casella postaledell‘<strong>Osservatorio</strong> <strong>Letterario</strong>, perché dopo il lorotrasferimento sul computer non li ho ancora cancellati.Così anche molti indirizzi sono stati recuperati.Purtroppo i miei lavori (ricerche, studi, traduzioni etc.)non pubblicati in rete sono irrecuperabili: lavori di 24anni che erano ancora sotto i continui aggiornamenti.Mi sono sentita ed ancora mi sento completamenteannichilata, perché i lavori di più di due decenni svaniti,mai pubblicati non possono essere più recuperabili,anche se dovrei ritornare al loro stato dell‘agosto 2005.Questi lavori erano quasi pronti per le futurepubblicazioni sia nella nostra rivista che altrove, al difuori d‘Italia.Praticamente sto ricominciando tutto da capo…Ho anche iniziato un grande lavoro di studi inungherese – sperando che poi potrò farveli leggereanche in italiano – che riguardano le antiche tracceungheresi in Italia. Ho appena pubblicato (21/11/07)la prima parte di 24 pagine di questo studio in corso dipreparazione – nel momento della scrittura deldistruttore le orde investirono e saccheggiarono ilVeneto e la Lombardia fino a Pavia. Qui giunse lanotizia che il re Berengario aveva radunato a Veronaun esercito e gli Ungari tornarono indietro peraffrontarlo; dopo alcune vane trattative si gettaronosugli uomini del re, cogliendoli di sorpresa intenti alpasto, e li sbaragliarono. Subito dopo ripresero le loroscorrerie: un‘ondata giunse fino alla Val d‘Aosta.Un‘altra si spinse sino a Modena e a Bologna, poi lamarea rifluì a oriente e puntò verso le lagune venete.A partire da questi episodi ho iniziato la prima partedel mio studio pubblicata in ungherese in internet.Ho avuto una esperienza straordinaria a proposito.Dopo aver già pubblicato il saggio sul supplementoonline in lingua ungherese della ns. rivista mi èarrivato un catalogo per me valente un tesoro:«Ricordi ungheresi in Italia» di Dr. Florio Banfi[(Barabás) Holik László Flóris (1899–1967)], che erauno storico militare, un ricercatore ungherese chevisse in Italia e scrisse in questo nome. Banfi dallametà degli anni ‘30 lavorò in Italia e pubblicò notevolisaggi, ad es. sul Regno d‘Ungheria, sugli ingegnerimilitari operanti in Transilvania (Erdély) e sulle lorocarte fisiche, su Pippo d‘Ozora, su János Hunyadi, suS. Elisabetta d‘Ungheria, sulle variazioni italiane delleleggende di S. Margit (Margherita). Grazie a lui cheora sappiamo che il nome di Janus/Ianus Pannonius(Giano Pannonio), Giovanni d‘Ungheria, János Váradiapparsi nelle fonti, nei testi letterari appartengono adunica persona. Le sue attività di archivista bibliotecariae filologica furono strettamente collegate alle ricerchedell‘Accademia delle Scienze d‘Ungheria in Roma. Fucollaboratore principale della rivista «JanusPannonius», però dagli anni ‘50 visse nella Città Eternain grande disagio guadagnando il pane quotidiano conlavori e ricerche occasionali.La mia esperienza straordinaria era quella che ilsopra citato libro ingiallito dopo i 66 anni dall‘edizioneera ancora vergine! La prima lettrice di questoesemplare ero io nonostante che questo volume fudedicato con le seguenti parole: «Al caro cognatoRaffaello con affetto, Ladislao». (L‘immaginenell‘appendice del mio studio vedansi sull‘indirizzo:http://www.osservatorioletterario.net/italmagyarnyomok.pdf.) Però, questo signor Raffaello non fu affattointeressato per niente dell‘argomento, e lo dimostravalo stato intoccabile del libro. Anche se i fogli delcatalogo sono ingialliti, e le prime pagine anchemacchiate in cui si leggono la premessa e labibliografia a cui, sicuro, oltre che non è arrivato ilcaro cognato Raffaello. Come mai penso così? Èsemplice: i fogli del libro non sono stati tagliati, hodovuto farlo io stessa per poter sfogliarli e leggerli!Adesso oltre ai materiali in mio possesso utilizzeròanche questo volume per le prossime puntate del miostudio iniziato. Questo volume è un estratto dagli studie documenti italo-ungheresi del IV. Annuario del 1940-41 dell‘Accademia d‘Ungheria di Roma.presente editoriale ne abbiamo 27 novembre –. ALe affermazioni del primo paragrafo della premessa diproposito, Vi ricordo che i primi rapporti italoungheresihanno l‘inizio nei lontani secoli IX/X e nonquesto prezioso volume valgono anche per oggi: irapporti fra l‘Italia e l‘Ungheria dal giorno del battesimosempre amichevoli. Nella primavera dell‘anno 899 lacattolico della nazione magiara fino ad oggi non mai«pagana et crudelissima gens» degli Ungheri (ointerrotti, e dalla più varia natura, sebbene inUngari, oppure Ungheresi) si scatenò in una delle sueprevalenza culturali, trovano un imponenteterribili scorrerie: la meta era l‘Italia. Come un turbine36OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l‘Altrove A<strong>NN</strong>O <strong>XIV</strong>/<strong>XV</strong> – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. <strong>2010</strong>/<strong>2011</strong>

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