mancano tante cose tra cui l'educazione politica esociale, e l'educazione estetica. Quest'ultima senz'altrofavorirebbe l'apprendimento di una nuova scala divalori, e così si creerebbe un approccio critico neiconfronti della cultura di massa. Delle prime due si habisogno per capire la democrazia in cui si vive, affinchési possa sfruttarla a fondo evitando che qualsiasi cosapossa spezzare la libertà intellettuale, morale edartistica degli individui...Infine termino quest'editoriale con le paroledell'ungherese László Paskai - cardinale, primate,arcivescovo di Esztergom e di Budapest - che haespresso questo pensiero nell'intervista fatta daigiornalisti del quotidiano "Magyar Nemzet",estendendolo a tutti i popoli del nostro Globo:"...Possiamo chiudere questo millennio con la speranzanel futuro. So molto bene che anche il XXI secolo ciriserverà tante lotte e vicissitudini della vita. Ho fiduciache la speranza, l'elevatezza spirituale, l'aspirazione allabontà morale, che la maggioranza del nostro popolopossiede, saranno perenni e costruirà la storia del XXIsecolo positivamente ..." [...]EDITORIALE A<strong>NN</strong>O V/VI <strong>NN</strong>. 23/24 Nov./Febb. 2001/2002Scrivo queste righe col cuore ingola. Avrei voluto parlare dellebelle esperienze estive, dei nostrisogni, dei progetti editoriali, deisuccessi e consensi da noi ottenutie così via… Devo però rimandare iltutto al nostro prossimo appuntamento…All'inizio d'estate, quando nelmese di luglio ci siamo lasciati congli auguri di buone e meritate ferie, nessuno avrebbepotuto prevedere una così tremenda svolta nella nostraquotidianità, nella nostra storia. Oltre al dolore per laperdita del grande giornalista Indro Montanelli, giorniterribili stiamo vivendo per l'efferato attacco terroristicosferrato contro gli Stati Uniti d'America. Ora nonsappiamo cosa succederà, cosa l'umanità dovràattendersi… L‘augurio è che quando leggerete questarivista l‘incubo che ora stiamo vivendo sia passato etutto possa essersi positivamente risolto senza il noverodi ulteriori vittime. Questo barbaro atto terroristico miha colpito particolarmente perché nove anni fa, nel1992, anch'io ero stata a New York in visita sulle TorriGemelle con i colleghi della Corale Accademia«Veneziani» di Ferrara e con la mia famigliola… Unatragedia così grande colpisce l'animo già in quanto tale,si immagini quanto più la si avverta sentendoci inqualche modo legati a quel luogo che parte integranteera dei tanti bei ricordi regalatici dagli 11 giorni ditournée statunitense...È un incubo già raccontato. Le scene del disastro - sidice e legge - sono già descritte da Tom Clancy eriportiamo dal sito del Corriere della Sera:«Chi non ha detto "sembra un film"? O "comeromanzo di fantascienza"? Alcune fra le trame piùfantapolitiche della letteratura americanacontemporanea si stanno incredibilmente realizzando.La scena di un jet che si schianta sulla seconda torredel World Trade center sembra un capitolo di unromanzo di Tom Clancy. E c'è già chi ipotizza - comel'autorevole agenzia brasiliana Estado - che i libripubblicati negli scorsi anni dallo scrittore statunitensepossano aver ispirato i terroristi. I punti in comune sonodiversi. L'uso di velivoli di linea usati come armi controedifici, ad esempio, è descritto nel libro "Debitod'Onore", del 1994. Una nuova guerra tra Usa eGiappone culmina col sequestro di un Boeing 747 dellaJapan Airlines. Il pilota riesce a simulare problemitecnici e a cambiare rotta, per poi schiantarsi, senzapasseggeri, sulla Casa Bianca.Il lancio di attacchi simultanei contro obiettivi in variecittà nordamericane è descritto invece nel libro "Potereesecutivo", edito in italiano da Rizzoli. Un nuovo,minaccioso ayatollah ordisce con altre potenze un vastocomplotto che fa esplodere la polveriera mediorientale,inviando bombole spray contenenti il virus di Ebola invarie città statunitensi. Il virus provoca migliaia di mortiancora prima che le autorità si rendano conto di cosastia succedendo. La risposta degli Stati Uniti ètremenda: lancia un missile caricato con un'ogivanucleare sulla città iraniana dove è stato organizzatol'attentato.Tom Clancy, i cui libri sono diventati best-sellermondiali, viene regolarmente consultato dagli espertiinternazionali di strategia navale e dalla Cia; i suoi librisono studiati presso i War College statunitensi. Clancysi muove a suo agio nella "Great Chain", la GrandeCatena formata dalla rete di ufficiali del Pentagono,agenti della Cia, militari e imprenditori.Nella presentazione, in quarta di copertina, di "Potereesecutivo", ecco come viene delineata la terribile crisipolitica che vivono gli Stati Uniti sotto lo scacco delterrorismo: "Il pericolo per l'America, sembra direquesta volta l'autore, non viene dall'esterno maincombe vicino: nell'impreparazione dello stato alterrorismo, nella corruzione, nell'inettitudine dellaburocrazia, nel cinismo dell'establishment".»«Siamo sull'orlo di una guerra…» hanno titolato lepagine dei quotidiani di tutto il mondo subito dopo leconseguenti decisioni prese dagli Stati Uniti. Ed unalettrice ha chiesto: «Man mano che passano i giorni e ciallontaniamo da quel terribile 11 settembre dentro dime cresce un dubbio: siamo proprio sicuri che larisposta migliore all'attentato alle torri gemelle e alPentagono sia quella militare? Sì, d'accordo: "giustiziainfinita". Ma le bombe non hanno mai risolto nulla. Esiamo proprio certi che, in uno scontro tra quel mondoe l'Occidente , sarebbe quest'ultimo a prevalere?»Non ha dunque la storia insegnato abbastanzaall'intera umanità di questo Globo? Perché tutto questoodio? Perché la guerra? Perché così tanta violenza?Purtroppo odio, violenza, dispetto… ci attornianoanche nel nostro microcosmo. Basti solo pensare acome, ad esempio, l'odio o l'intolleranza prendano ilsopravvento quando a causa di involontari errori umanitaluni aggrediscono ingiustamente altre persone, speciequelle che cercano di dare il loro meglio al prossimo.Rimanendo nel nostro ambiente letterario, quanti frapoeti e scrittori o che tali credono di essere, privi diqualsiasi umiltà, in preda a capricci se non addiritturapazzia, per presunzioni d'artista e d'infallibilitàaggrediscono ed offendono gratuitamente il prossimo?Tutto questo si verifica perché manca nella loro animal'amore e l'affetto per gli altri e solo coltivano il rancore.18OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l‘Altrove A<strong>NN</strong>O <strong>XIV</strong>/<strong>XV</strong> – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. <strong>2010</strong>/<strong>2011</strong>
Se l'umanità non fosse guidata da sentimenti negativi -già a partire dalle piccole discordie personali quotidiane- si potrebbero anche evitare le varie tragedie di piccolee grandi guerre!… Quante opere positive e di bene sipotrebbero realizzare con tutte le energie dedicate adalimentare l'odio!… Invece di usare la violenza sidovrebbe intraprendere pacificamente la strada dellariflessione e del dialogo.Dice Rocco Buttiglione, filosofo molto amato dalVaticano: «Abbiamo provato a imboccare la strada dellasoluzione pacifica, ma se l'Afganistan non consegna gliautori dell'attentato questo rende impossibile faregiustizia senza andarseli a prendere. È chiaro chenessuno inizia operazioni militari a cuor leggero, noisiamo preoccupati per le possibili vittime,(…) ma gliitaliani devono sapere che la guerra non l'abbiamoiniziata noi e questi colpiranno finché non li avremosradicati.» Alla domanda se questa guerra sia giustacosì risponde: «Sì, per quanto possa essere giustaun'azione umana visto che ogni guerra è mescolata conmolte ingiustizie: per questo cerchiamo comunque dievitarla. Ma quando, come in questo caso, si tratta didifendere la vita dei propri cittadini, di impedire che imassacri continuino, la guerra è giusta (…).»Il 2 aprile 1999 nella sua rubrica "La Stanza diMontanelli" il giornalista così rispose ad un lettore aproposito della guerra: «I francesi - come tutti gli altripopoli occidentali - non volevano "morire per la Ruhr,quando Hitler la rioccupò con la forza (…). Poicominciarono a circolare le notizie della scomparsa dicircolazione, in Germania, degli ebrei (…). Poi nonvollero "morire per i Sudeti". (…) Poi non vollero morirenemmeno per la sua capitale, Praga. Infine ridisceseroin piazza perché non volevano "morire per Danzica".Quel grido, che risuonava per tutta Europa, forseavrebbe sopraffatto le deflagrazioni delle bombe, sequeste non avessero cominciato a piovere anche suVarsavia, costringendo anche i pacifisti più coriacei ariconoscere che, anche se non esistono (…) guerregiuste o guerre sante, esistono però guerre necessarie,come lo è l'amputazione di un arto quando è invasodalla cancrena.»…In momenti come questo la diplomazia della culturaè indubbiamente in movimento. Perché si sente non daoggi, e troppo spesso inascoltata, in prima linea perdire parole non solo di comprensione ma soprattutto disevero monito e di speranza in questi tragici giorni.L'Associazione Lerici-Pea aveva da tempo invitato ipoeti a Villa Marigola di Lerici, per parlare della pacificaintegrazione nel Mediterraneo e si sono ritrovaticoscienza critica di una umanità smarrita. L'amicizia traun poeta israeliano e un poeta sirio-libanese, traNathan Zac, candidato al Nobel, e Adonis, delegatopermanente aggiunto della Lega Araba all'Unesco,doveva essere un esempio da mostrare ai popoli delMediterraneo e del Medio Oriente, ma ha assunto —per via degli eventi — rilievo planetario. E con loro èarrivato Ives Bonnefoy - scrittore, poeta, storico dellaletteratura, storico dell'arte e traduttore letterariofrancese -, premio quest'anno del Lerici-Pea all'operapoetica, una delle voci più importanti del panoramaletterario del ventesimo secolo, come erede di PaulValéry così si è espresso: «…è un accecamento che cipuò portare al disastro, alla fine del mondo,letteralmente…»In altro luogo, lo scrittore egiziano autore della«Trilogia del Cairo» Naghib Mahfuz che nel 1988ricevette il Premio Nobel per la letteratura, in base allasua personale esperienza ha esortato a fare attenzionea non saldare i fondamentalisti con le vaste correnti deldisagio che ci sono nei Paesi arabi, suggerendo dirispondere all'attentato di Manhattan aiutando il suomondo a fare prevalere le persone ragionevoli: egli il 14ottobre 1994, rimase vittima di un gruppo di fanaticiislamici che tentò di assassinarlo, ferendologravemente. Non lo si può sospettare di indulgenza neiconfronti di chi lo ha costretto a vivere da allora con unbraccio completamente paralizzato…Una delle massime autorità del giornalismofrancese, Eric Rouleau, ci avverte di non demonizzareun uomo solamente dicendo: «ci sono in giro migliaia diBin Laden. Israele ne ha fatto l'esperienza» - ci ricordadal momento che tanti seguaci del gruppo Hamas sonostati uccisi senza che tale movimento fosse fiaccato ecessasse di fare attentati, anzi…Nel corso dei tre giorni del Festival della filosofia diModena dedicato alla felicità e conclusosi il 23settembre scorso, pensatori e teologi si sono interrogatisul momento di grande pericolo in corso. Il fatto che ilmondo stia attraversando un momento in cui la felicità,persino l'aspirazione ad essa sembrano essere arischio, ha reso il dibattito più vivo e attuale che mai. Ipensatori intervenuti durante queste tre giornatefilosofiche hanno proposto numerosi spunti diriflessione.«Siamo in un momento di grande pericolo, unmomento di saturazione nel quale i popoli non sannoresistere, nel quale può scatenarsi una pazzia collettiva.Per questo servono serenità e coraggio». Così RaimonPanikkar, professore emerito all'Università dellaCalifornia, filosofo e teologo, ha commentato lasituazione attuale.«Non esistono guerre in grado di porre fine a tutte leguerre - ha detto - come invece si sostiene quasisempre per giustificare un conflitto sul punto didivampare. Così come nessuna vittoria porta mai allapace. Basti pensare che finora la storia ha prodottooltre 8.000 trattati di pace, con che risultati? Quel cheserve è una non guerra, un cambiamento di civiltà»…Però - mentre ci impegniamo con la redazione di questofascicolo già da alcune settimane gli USA stannobombardando l'Afghanistan…Vi presento questo numero della nostra rivista colcuore pesante. È mia speranza che, quando lasfoglierete, la crisi mondiale abbia trovato la giustastrada per orientarsi nel migliore dei modi verso unaragionevole via d'uscita. Mia speranza è anche cheleggerla vi procuri quel minimo di serenità in grado didistogliervi anche per pochi attimi dall'incubo che gravasu di noi. Nel salutarVi formulo ad ognuno di Voi imigliori auguri per un sereno Natale, il primo del nostronuovo secolo e millennio, un Natale la cui stella cometasi spera possa definitivamente indicare la strada dellapace ed illuminare le menti perché si accantoni l'odioe si apra i cuori all'amore verso il prossimo.OSSERVATORIO LETTERARIO Ferrara e l‘Altrove A<strong>NN</strong>O <strong>XIV</strong>/<strong>XV</strong> – <strong>NN</strong>. <strong>77</strong>/<strong>78</strong> NOV. – DIC./GEN. – FEBB. <strong>2010</strong>/<strong>2011</strong> 19
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