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La Risonanza Magnetica Nucleare nei pazienti con protesi ...

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GIAC • Volume 6 • Numero 4 • Dicembre 2003hanno ancora dimensioni <strong>con</strong>sistenti. 14 Questi risultatisugli effetti meccanici sono stati valutati <strong>con</strong> RMN da1,5 T; è auspicabile un’indagine simile anche <strong>con</strong> campimeno intensi che potrebbero <strong>con</strong>sentire anche ai defibrillatoridi non subire criticità. Le parti metallichedei cateteri sono in genere costituite da leghe a base dinichel, cobalto, cromo e molibdeno (MP35N) che risultanoessere non ferromagnetiche, anche se <strong>con</strong>tengononichel e cobalto. Non sussistono, pertanto, rischi didislocazione per i cateteri. 14Per quanto riguarda la possibilità di indurre correntisugli elettrodi, tali da stimolare il cuore, esistonodati apparentemente <strong>con</strong>trastanti in letteratura. In particolareFontaine 15 nel 1998 pubblica un caso in cui siriporta stimolazione ad alta frequenza durante l’esame,non imputabile allo stimolatore. L’unica spiegazionesembrerebbe quella imputabile a correnti indottesui cateteri dai campi elettromagnetici variabili. Nonsi sono comunque avute complicanze per il paziente.Circostanze come questa suggeris<strong>con</strong>o di utilizzare sistemidi RMN provvisti di cavo ECG per monitorareil ritmo cardiaco durante l’esame. Fontaine rileva infattiche la cessazione della RMN (1,5 T) ha <strong>con</strong>sentitodi interrompere immediatamente la stimolazione indesiderata.Esistono per <strong>con</strong>tro diversi lavori relativia <strong>pazienti</strong> sottoposti a RMN in cui non si sono ris<strong>con</strong>tratedisfunzioni di questo tipo, 16 e lavori in cui si sonomisurate correnti e tensioni inducibili sui cateteri durantel’indagine RMN. 17 Le misure sono state però eseguite<strong>con</strong> RMN da 0,5 T, e quindi non completamente<strong>con</strong>frontabili <strong>con</strong> il caso riportato da Fontaine. Le tensioniindotte sugli elettrodi sono state dell’ordine delledecine di mV, e pertanto non in grado di stimolareil cuore, ma possono solo interferire <strong>con</strong> i canali disensing di pacemaker e defibrillatori qualora abilitati.In realtà sia il lavoro di Fontaine sia i dati di <strong>La</strong>uck 17potrebbero essere compatibili perché esistono diversevariabili che possono <strong>con</strong>dizionare il risultato, e principalmentela potenza in gioco del campo RF (SAR) ela disposizione dei cateteri entro il campo. Per quantoriguarda l’intensità del campo statico, sembra ragionevolel’utilizzo di sistemi RMN <strong>con</strong> campi non superioria 0,5 T e un SAR minore di 0,6 W/kg. Per quantoriguarda la disposizione geometrica dei cateteri, vasottolineato che i campi magnetici variabili possonoindurre correnti elettriche <strong>nei</strong> <strong>con</strong>duttori disposti rettilineamente,<strong>con</strong> l’effetto che aumenta significativamentese vengono disposti a spirale. Inoltre questofenomeno può essere ulteriormente amplificato se all’internodella spirale si inseris<strong>con</strong>o materiali ferromagnetici.Nella pratica clinica si utilizzano spessevolte cateteri molto più lunghi del necessario, che poivengono avvolti attorno allo stimolatore: si creano cosìdelle spire al cui interno c’è un nucleo metallico checomprende anche parti ferromagnetiche. In questomodo si realizza una rudimentale antenna ben piùpotente del semplice catetere, in grado di captare segnalielettromagnetici esterni al paziente (ad es. quelliemessi dai sistemi antitaccheggio dei supermercati,ecc.). È importante, pertanto, utilizzare cateteri dellalunghezza adeguata al singolo paziente, al fine di ridurreil più possibile il numero di spire attorno allostimolatore.Per quanto riguarda l’effetto termico sui cateteri esugli elettrodi e la <strong>con</strong>seguente possibile necrosi deltessuto circostante, un recente studio ha rilevato incrementidi temperatura di 20° C e oltre se i cateteri sononell’area dell’immagine, mentre può essere di 4-5 °C sela distanza tra l’area dell’immagine e la spira è >30 cm(in esami di encefalo, addome, pelvi, spina lombare ebasse estremità), anche se <strong>con</strong> un SAR di 1,3 W/kg inentrambi i casi. 18 Gli autori <strong>con</strong>cludono affermando cheper ridurre il relativo rischio <strong>con</strong>viene utilizzare RMN<strong>con</strong> campi di intensità non superiore a 0,5 T e <strong>con</strong> unapotenza specifica assorbita (SAR) dal campo RF nonsuperiore a 0,6 W/kg.Qualora non sia possibile un’indagine alternativa el’esame sia ritenuto indispensabile e, pertanto, se si accettanoquesti limiti, i <strong>pazienti</strong> <strong>con</strong> pacemaker possonoessere sottoposti a RMN rispettando comunque alcuneprecauzioni che riguardano la programmazione dellostimolatore in modo da imporgli un comportamentopredeterminato durante l’esame. In particolare, se ilpaziente è pacemaker-dipendente (per il quale è necessarioporre la massima attenzione) <strong>con</strong>viene programmareil dispositivo in asincrono AOO, VOO o DOO ase<strong>con</strong>da della patologia specifica e del sistema impiantato.In questo modo il pacemaker stimola indipendentementedai segnali elettromagnetici interferenti duranteil test diagnostico. In molti modelli può anche essere234

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