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Il CIO (Comitato OlimpicoInternazionale) aveva esitato prima diinserire questa gara, benché avessegià un alone di gloria, e fu proprio peril suo riferimento all’antichità e la fortevalenza simbolica, che alla fine il CIOfu quasi costretto ad inserirla. I partecipanti,nemmeno una ventina, eranoin prevalenza greci, più un ungherese,un francese, uno statunitense ed unaustraliano. Parecchi atleti, tuttavia,si erano ritirati prima della partenzaperché non si erano sentiti in grado dicompetere. Nessuno, però, avrebbemai immaginato che a vincerla fosseun greco e soprattutto un maratoneta“improvvisato”. Spyridon Louis era unpastore, egli si preparò con il digiunoe la preghiera. La sua vittoria, scriveDe Coubertin, “Fu il trionfo della forzae della semplicità”. Al suo ingressonello stadio Panathinaiko di Atene,gremito di oltre sessantamila spettatori,non dava alcun segno di stanchezzae, continua sempre De Coubertin,“quando i Principi Costantino eGiorgio, con gesto spontaneo, lo sollevaronosulle loro braccia per portarlodinanzi al Re, in piedi dinanzi al tronodi marmo, sembrò che tutta l’antichitàellenica entrasse con lui. Acclamazioniinaudite salirono al cielo. Fu unodegli spettacoli più straordinari che iorammenti”. Cosa penserebbe oggi DeCoubertin, vedendo che ogni fine settimana,migliaia e migliaia di corridoripartecipano alle innumerevoli maratoneche sono organizzate in giro peril mondo? Sicuramente i tempi sonocambiati, ma la distanza è sempre lastessa (42 km e 195 m) e lo stesso èlo sforzo che i partecipanti devonocompiere per portarla a termine. È unfenomeno degli ultimi anni, probabilmenteda quando, con l’avvento dellatelevisione, le immagini degli atletisono giunte fin dentro casa nostra, elo spirito d’emulazione, una volta passatala fase d’assimilazione, è prevalso.La prima maratona della storia sisvolse il 10 aprile 1896 sulla distanzadi 40 km e Spyridon Louis la vinse conil tempo di 2 ore, 58 minuti e 50 secondi,comprensivi di una pausa perbere un bicchiere di vino in un’osterialungo il tragitto (!).La distanza della maratona fu standardizzatadalla IAAF (FederazioneInternazionale di ong>Atleticaong> Leggera) solamentenel 1921 con la distanza di 42km e 195 m, fino ad allora essa ebbediverse variazioni, comprese tra i 40 ei 42,750 chilometri. Nei primi anni ladistanza della maratona era di circa 40km, vale a dire la distanza tra Maratonaed Atene. Fu per un capriccio “reale”che la distanza divenne quella attuale.Infatti, la maratona olimpica del 1908,svolta a Londra, doveva originariamentepartire dal Castello di Windsore finire allo Stadio Olimpico di WhiteHall City a Londra, con un percorsodi 26 miglia esatte (pari a circa 41.843metri) a cui gli organizzatori, secondouna versione, aggiunsero 385 iarde(ossia circa 352 m), in modo da porrela linea d’arrivo davanti al palco reale.Altra versione sulla lunghezza dellacorsa e confermata da documentiufficiali del comitato organizzatoredei Giochi Olimpici di Londra 1908,fu che la lunghezza della corsa vennestabilità per accontentare il desideriodella sorella della Regina Alessandra,la principessa del Galles, divenuta inseguito la Regina Mary (1867-1953)la quale avrebbe avuto piacere che iPrincipi Reali (Edward, Albert, Victoria,Henry, George e John), dalle stanzedel castello di Windsor, potessero assistereal via della gara in tutta sicurezzae senza prendere colpi di vento.La corsa di maratona ha sempre affascinatomolto gli spettatori, sia perchési richiama ad un fatto storico che entranel mito, sia perché si corre la massimadistanza per una competizioneatletica di resistenza.Un avvenimento, che merita menzione,è l’arrivo del primo concorrentedella maratona alla quarta edizionedei Giochi Olimpici moderni disputatia Londra nel 1908. Si tratta di unitaliano, del carpigiano Dorando Pietri(Carpi 1885 - Sanremo 1942). Chequella di Pietri sia stata un’impresache rimane nella storia ce ne accorgiamoleggendo i giornali del giornodopo la sua morte nel 1942, quindiben trentaquattro anni dopo quel24 luglio 1908, così La Stampa dell’8febbraio 1942, sotto il titolo “Il maratonetache commosse il mondo”,riportava: “Il nome di Dorando Pietri,ricorda di un’epoca del nostro sport,Giro podistico della città. Firenze, marzo 1919. Lo sport a Firenze. “Fatti e personaggi diieri e di oggi”, a cura di Piero Forosetti, Firenze, 1985.l’orgoglio, l’esultanza, la commozionedi italiani la cui bandiera, per meritosuo, fu innalzata all’ammirazione deglisportivi di tutto il mondo. […] Ognialtro ricordo rimane come abbagliatoda quello di un giorno del 1908, in cuiapprendemmo quello che un piccoloitaliano, dal cuore, dai muscoli e dallaLa corsa con le armi: l’oplitodromia comportaval’armatura dell’atleta. Anfora afigure rosse, 470 a.C., Parigi, Louvre. MarioPescante, Piero Mei, “Le antiche Olimpiadi.Il grande sport nel mondo classico”,Milano, 2003.volontà d’acciaio, era stato capace difare a Londra alla gara di maratonadella V (sic) Olimpiade. Fra lo stuporedi tutti, l’italiano era entrato per primonello stadio con dieci minuti di vantaggiosul secondo, già con la vittoriain pugno; ma, mentre la folla gli urlavail suo incitamento, e già stava percompiere l’ultimo giro, le ginocchiagli si piegarono, il volto gli si sbiancò,e l’atleta si accasciò stroncato. Per trevolte si risollevò nello spasimo di riprenderela vita che pareva abbandonarlo,e per tre volte ricadde. Quandofu visto sopraggiungere il più prossimorivale, l’urlo della folla si rinnovòinvocando il miracolo e ci fu chi, vintoda così commovente visione diede alcaduto l’ausilio per risollevarsi fino aricadere sul filo di lana. Che importase i giudici macchiarono poi, con unasqualifica, la bellezza e la grandezzadelle gesta? Essa fece vibrare l’animadi chi vide e di chi seppe capire di chetempra fossero gli atleti d’Italia […]”.Appare lampante il confronto fra Filippidee Pietri. Dorando Pietri fu insignito,dal governo fascista negli anniTrenta, della Medaglia d’Oro al valoresportivo con motivazione eccezionale.(continua sul prossimo numero)

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Il Bar<strong>on</strong>eDe Coubertin, colui che volle ripristinarei Giochi Olimpici, si c<strong>on</strong>fr<strong>on</strong>tò alungo c<strong>on</strong> l’amico e collega, il c<strong>on</strong>nazi<strong>on</strong>aleMichel Bréal al quale eravenuta la brillante idea di inserire lamarat<strong>on</strong>a nel programma della primaOlimpiade dell’era moderna. Era unacorsa sopra le prospettive dell’epoca,anche le più audaci. Era una distanzaenorme, tra i 40 e i 44 km, tale da esserec<strong>on</strong>siderata irragi<strong>on</strong>evole anchedai tecnici. Il CIO (Comitato OlimpicoInternazi<strong>on</strong>ale) aveva esitato prima diinserire questa gara, benché avessegià un al<strong>on</strong>e di gloria, e fu proprio peril suo riferimento all’antichità e la fortevalenza simbolica, che alla fine il CIOfu quasi costretto ad inserirla. I partecipanti,nemmeno una ventina, eranoin prevalenza greci, più un ungherese,un francese, uno statunitense ed unaustraliano. Parecchi atleti, tuttavia,si erano ritirati prima della partenzaperché n<strong>on</strong> si erano sentiti in grado dicompetere. Nessuno, però, avrebbemai immaginato che a vincerla fosseun greco e soprattutto un marat<strong>on</strong>eta“improvvisato”. Spyrid<strong>on</strong> Louis era unpastore, egli si preparò c<strong>on</strong> il digiunoe la preghiera. La sua vittoria, scriveDe Coubertin, “Fu il tri<strong>on</strong>fo della forzae della semplicità”. Al suo ingress<strong>on</strong>ello stadio Panathinaiko di Atene,gremito di oltre sessantamila spettatori,n<strong>on</strong> dava alcun segno di stanchezzae, c<strong>on</strong>tinua sempre De Coubertin,“quando i Principi Costantino eGiorgio, c<strong>on</strong> gesto sp<strong>on</strong>taneo, lo sollevar<strong>on</strong>osulle loro braccia per portarlodinanzi al Re, in piedi dinanzi al tr<strong>on</strong>odi marmo, sembrò che tutta l’antichitàellenica entrasse c<strong>on</strong> lui. Acclamazi<strong>on</strong>iinaudite salir<strong>on</strong>o al cielo. Fu unodegli spettacoli più straordinari che iorammenti”. Cosa penserebbe oggi DeCoubertin, vedendo che ogni fine settimana,migliaia e migliaia di corridoripartecipano alle innumerevoli marat<strong>on</strong>eche s<strong>on</strong>o organizzate in giro peril m<strong>on</strong>do? Sicuramente i tempi s<strong>on</strong>ocambiati, ma la distanza è sempre lastessa (42 km e 195 m) e lo stesso èlo sforzo che i partecipanti dev<strong>on</strong>ocompiere per portarla a termine. È unfenomeno degli ultimi anni, probabilmenteda quando, c<strong>on</strong> l’avvento dellatelevisi<strong>on</strong>e, le immagini degli atletis<strong>on</strong>o giunte fin dentro casa nostra, elo spirito d’emulazi<strong>on</strong>e, una volta passatala fase d’assimilazi<strong>on</strong>e, è prevalso.La prima marat<strong>on</strong>a della storia sisvolse il 10 aprile 1896 sulla distanzadi 40 km e Spyrid<strong>on</strong> Louis la vinse c<strong>on</strong>il tempo di 2 ore, 58 minuti e 50 sec<strong>on</strong>di,comprensivi di una pausa perbere un bicchiere di vino in un’osterialungo il tragitto (!).La distanza della marat<strong>on</strong>a fu standardizzatadalla IAAF (Federazi<strong>on</strong>eInternazi<strong>on</strong>ale di <str<strong>on</strong>g>Atletica</str<strong>on</strong>g> Leggera) solamentenel 1921 c<strong>on</strong> la distanza di 42km e 195 m, fino ad allora essa ebbediverse variazi<strong>on</strong>i, comprese tra i 40 ei 42,750 chilometri. Nei primi anni ladistanza della marat<strong>on</strong>a era di circa 40km, vale a dire la distanza tra Marat<strong>on</strong>aed Atene. Fu per un capriccio “reale”che la distanza divenne quella attuale.Infatti, la marat<strong>on</strong>a olimpica del 1908,svolta a L<strong>on</strong>dra, doveva originariamentepartire dal Castello di Windsore finire allo Stadio Olimpico di WhiteHall City a L<strong>on</strong>dra, c<strong>on</strong> un percorsodi 26 miglia esatte (pari a circa 41.843metri) a cui gli organizzatori, sec<strong>on</strong>douna versi<strong>on</strong>e, aggiunsero 385 iarde(ossia circa 352 m), in modo da porrela <strong>line</strong>a d’arrivo davanti al palco reale.Altra versi<strong>on</strong>e sulla lunghezza dellacorsa e c<strong>on</strong>fermata da documentiufficiali del comitato organizzatoredei Giochi Olimpici di L<strong>on</strong>dra 1908,fu che la lunghezza della corsa vennestabilità per acc<strong>on</strong>tentare il desideriodella sorella della Regina Alessandra,la principessa del Galles, divenuta inseguito la Regina Mary (1867-1953)la quale avrebbe avuto piacere che iPrincipi Reali (Edward, Albert, Victoria,Henry, George e John), dalle stanzedel castello di Windsor, potessero assistereal via della gara in tutta sicurezzae senza prendere colpi di vento.La corsa di marat<strong>on</strong>a ha sempre affascinatomolto gli spettatori, sia perchési richiama ad un fatto storico che entranel mito, sia perché si corre la massimadistanza per una competizi<strong>on</strong>eatletica di resistenza.Un avvenimento, che merita menzi<strong>on</strong>e,è l’arrivo del primo c<strong>on</strong>correntedella marat<strong>on</strong>a alla quarta edizi<strong>on</strong>edei Giochi Olimpici moderni disputatia L<strong>on</strong>dra nel 1908. Si tratta di unitaliano, del carpigiano Dorando Pietri(Carpi 1885 - Sanremo 1942). Chequella di Pietri sia stata un’impresache rimane nella storia ce ne accorgiamoleggendo i giornali del giornodopo la sua morte nel 1942, quindiben trentaquattro anni dopo quel24 luglio 1908, così La Stampa dell’8febbraio 1942, sotto il titolo “Il marat<strong>on</strong>etache commosse il m<strong>on</strong>do”,riportava: “Il nome di Dorando Pietri,ricorda di un’epoca del nostro sport,Giro podistico della città. Firenze, marzo 1919. Lo sport a Firenze. “Fatti e pers<strong>on</strong>aggi diieri e di oggi”, a cura di Piero Forosetti, Firenze, 1985.l’orgoglio, l’esultanza, la commozi<strong>on</strong>edi italiani la cui bandiera, per meritosuo, fu innalzata all’ammirazi<strong>on</strong>e deglisportivi di tutto il m<strong>on</strong>do. […] Ognialtro ricordo rimane come abbagliatoda quello di un giorno del 1908, in cuiapprendemmo quello che un piccoloitaliano, dal cuore, dai muscoli e dallaLa corsa c<strong>on</strong> le armi: l’oplitodromia comportaval’armatura dell’atleta. Anfora afigure rosse, 470 a.C., Parigi, Louvre. MarioPescante, Piero Mei, “Le antiche Olimpiadi.Il grande sport nel m<strong>on</strong>do classico”,Milano, 2003.vol<strong>on</strong>tà d’acciaio, era stato capace difare a L<strong>on</strong>dra alla gara di marat<strong>on</strong>adella V (sic) Olimpiade. Fra lo stuporedi tutti, l’italiano era entrato per prim<strong>on</strong>ello stadio c<strong>on</strong> dieci minuti di vantaggiosul sec<strong>on</strong>do, già c<strong>on</strong> la vittoriain pugno; ma, mentre la folla gli urlavail suo incitamento, e già stava percompiere l’ultimo giro, le ginocchiagli si piegar<strong>on</strong>o, il volto gli si sbiancò,e l’atleta si accasciò str<strong>on</strong>cato. Per trevolte si risollevò nello spasimo di riprenderela vita che pareva abband<strong>on</strong>arlo,e per tre volte ricadde. Quandofu visto sopraggiungere il più prossimorivale, l’urlo della folla si rinnovòinvocando il miracolo e ci fu chi, vintoda così commovente visi<strong>on</strong>e diede alcaduto l’ausilio per risollevarsi fino aricadere sul filo di lana. Che importase i giudici macchiar<strong>on</strong>o poi, c<strong>on</strong> unasqualifica, la bellezza e la grandezzadelle gesta? Essa fece vibrare l’animadi chi vide e di chi seppe capire di chetempra fossero gli atleti d’Italia […]”.Appare lampante il c<strong>on</strong>fr<strong>on</strong>to fra Filippidee Pietri. Dorando Pietri fu insignito,dal governo fascista negli anniTrenta, della Medaglia d’Oro al valoresportivo c<strong>on</strong> motivazi<strong>on</strong>e eccezi<strong>on</strong>ale.(c<strong>on</strong>tinua sul prossimo numero)

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