Atletica UISP on line
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Il Bar<strong>on</strong>eDe Coubertin, colui che volle ripristinarei Giochi Olimpici, si c<strong>on</strong>fr<strong>on</strong>tò alungo c<strong>on</strong> l’amico e collega, il c<strong>on</strong>nazi<strong>on</strong>aleMichel Bréal al quale eravenuta la brillante idea di inserire lamarat<strong>on</strong>a nel programma della primaOlimpiade dell’era moderna. Era unacorsa sopra le prospettive dell’epoca,anche le più audaci. Era una distanzaenorme, tra i 40 e i 44 km, tale da esserec<strong>on</strong>siderata irragi<strong>on</strong>evole anchedai tecnici. Il CIO (Comitato OlimpicoInternazi<strong>on</strong>ale) aveva esitato prima diinserire questa gara, benché avessegià un al<strong>on</strong>e di gloria, e fu proprio peril suo riferimento all’antichità e la fortevalenza simbolica, che alla fine il CIOfu quasi costretto ad inserirla. I partecipanti,nemmeno una ventina, eranoin prevalenza greci, più un ungherese,un francese, uno statunitense ed unaustraliano. Parecchi atleti, tuttavia,si erano ritirati prima della partenzaperché n<strong>on</strong> si erano sentiti in grado dicompetere. Nessuno, però, avrebbemai immaginato che a vincerla fosseun greco e soprattutto un marat<strong>on</strong>eta“improvvisato”. Spyrid<strong>on</strong> Louis era unpastore, egli si preparò c<strong>on</strong> il digiunoe la preghiera. La sua vittoria, scriveDe Coubertin, “Fu il tri<strong>on</strong>fo della forzae della semplicità”. Al suo ingress<strong>on</strong>ello stadio Panathinaiko di Atene,gremito di oltre sessantamila spettatori,n<strong>on</strong> dava alcun segno di stanchezzae, c<strong>on</strong>tinua sempre De Coubertin,“quando i Principi Costantino eGiorgio, c<strong>on</strong> gesto sp<strong>on</strong>taneo, lo sollevar<strong>on</strong>osulle loro braccia per portarlodinanzi al Re, in piedi dinanzi al tr<strong>on</strong>odi marmo, sembrò che tutta l’antichitàellenica entrasse c<strong>on</strong> lui. Acclamazi<strong>on</strong>iinaudite salir<strong>on</strong>o al cielo. Fu unodegli spettacoli più straordinari che iorammenti”. Cosa penserebbe oggi DeCoubertin, vedendo che ogni fine settimana,migliaia e migliaia di corridoripartecipano alle innumerevoli marat<strong>on</strong>eche s<strong>on</strong>o organizzate in giro peril m<strong>on</strong>do? Sicuramente i tempi s<strong>on</strong>ocambiati, ma la distanza è sempre lastessa (42 km e 195 m) e lo stesso èlo sforzo che i partecipanti dev<strong>on</strong>ocompiere per portarla a termine. È unfenomeno degli ultimi anni, probabilmenteda quando, c<strong>on</strong> l’avvento dellatelevisi<strong>on</strong>e, le immagini degli atletis<strong>on</strong>o giunte fin dentro casa nostra, elo spirito d’emulazi<strong>on</strong>e, una volta passatala fase d’assimilazi<strong>on</strong>e, è prevalso.La prima marat<strong>on</strong>a della storia sisvolse il 10 aprile 1896 sulla distanzadi 40 km e Spyrid<strong>on</strong> Louis la vinse c<strong>on</strong>il tempo di 2 ore, 58 minuti e 50 sec<strong>on</strong>di,comprensivi di una pausa perbere un bicchiere di vino in un’osterialungo il tragitto (!).La distanza della marat<strong>on</strong>a fu standardizzatadalla IAAF (Federazi<strong>on</strong>eInternazi<strong>on</strong>ale di <str<strong>on</strong>g>Atletica</str<strong>on</strong>g> Leggera) solamentenel 1921 c<strong>on</strong> la distanza di 42km e 195 m, fino ad allora essa ebbediverse variazi<strong>on</strong>i, comprese tra i 40 ei 42,750 chilometri. Nei primi anni ladistanza della marat<strong>on</strong>a era di circa 40km, vale a dire la distanza tra Marat<strong>on</strong>aed Atene. Fu per un capriccio “reale”che la distanza divenne quella attuale.Infatti, la marat<strong>on</strong>a olimpica del 1908,svolta a L<strong>on</strong>dra, doveva originariamentepartire dal Castello di Windsore finire allo Stadio Olimpico di WhiteHall City a L<strong>on</strong>dra, c<strong>on</strong> un percorsodi 26 miglia esatte (pari a circa 41.843metri) a cui gli organizzatori, sec<strong>on</strong>douna versi<strong>on</strong>e, aggiunsero 385 iarde(ossia circa 352 m), in modo da porrela <strong>line</strong>a d’arrivo davanti al palco reale.Altra versi<strong>on</strong>e sulla lunghezza dellacorsa e c<strong>on</strong>fermata da documentiufficiali del comitato organizzatoredei Giochi Olimpici di L<strong>on</strong>dra 1908,fu che la lunghezza della corsa vennestabilità per acc<strong>on</strong>tentare il desideriodella sorella della Regina Alessandra,la principessa del Galles, divenuta inseguito la Regina Mary (1867-1953)la quale avrebbe avuto piacere che iPrincipi Reali (Edward, Albert, Victoria,Henry, George e John), dalle stanzedel castello di Windsor, potessero assistereal via della gara in tutta sicurezzae senza prendere colpi di vento.La corsa di marat<strong>on</strong>a ha sempre affascinatomolto gli spettatori, sia perchési richiama ad un fatto storico che entranel mito, sia perché si corre la massimadistanza per una competizi<strong>on</strong>eatletica di resistenza.Un avvenimento, che merita menzi<strong>on</strong>e,è l’arrivo del primo c<strong>on</strong>correntedella marat<strong>on</strong>a alla quarta edizi<strong>on</strong>edei Giochi Olimpici moderni disputatia L<strong>on</strong>dra nel 1908. Si tratta di unitaliano, del carpigiano Dorando Pietri(Carpi 1885 - Sanremo 1942). Chequella di Pietri sia stata un’impresache rimane nella storia ce ne accorgiamoleggendo i giornali del giornodopo la sua morte nel 1942, quindiben trentaquattro anni dopo quel24 luglio 1908, così La Stampa dell’8febbraio 1942, sotto il titolo “Il marat<strong>on</strong>etache commosse il m<strong>on</strong>do”,riportava: “Il nome di Dorando Pietri,ricorda di un’epoca del nostro sport,Giro podistico della città. Firenze, marzo 1919. Lo sport a Firenze. “Fatti e pers<strong>on</strong>aggi diieri e di oggi”, a cura di Piero Forosetti, Firenze, 1985.l’orgoglio, l’esultanza, la commozi<strong>on</strong>edi italiani la cui bandiera, per meritosuo, fu innalzata all’ammirazi<strong>on</strong>e deglisportivi di tutto il m<strong>on</strong>do. […] Ognialtro ricordo rimane come abbagliatoda quello di un giorno del 1908, in cuiapprendemmo quello che un piccoloitaliano, dal cuore, dai muscoli e dallaLa corsa c<strong>on</strong> le armi: l’oplitodromia comportaval’armatura dell’atleta. Anfora afigure rosse, 470 a.C., Parigi, Louvre. MarioPescante, Piero Mei, “Le antiche Olimpiadi.Il grande sport nel m<strong>on</strong>do classico”,Milano, 2003.vol<strong>on</strong>tà d’acciaio, era stato capace difare a L<strong>on</strong>dra alla gara di marat<strong>on</strong>adella V (sic) Olimpiade. Fra lo stuporedi tutti, l’italiano era entrato per prim<strong>on</strong>ello stadio c<strong>on</strong> dieci minuti di vantaggiosul sec<strong>on</strong>do, già c<strong>on</strong> la vittoriain pugno; ma, mentre la folla gli urlavail suo incitamento, e già stava percompiere l’ultimo giro, le ginocchiagli si piegar<strong>on</strong>o, il volto gli si sbiancò,e l’atleta si accasciò str<strong>on</strong>cato. Per trevolte si risollevò nello spasimo di riprenderela vita che pareva abband<strong>on</strong>arlo,e per tre volte ricadde. Quandofu visto sopraggiungere il più prossimorivale, l’urlo della folla si rinnovòinvocando il miracolo e ci fu chi, vintoda così commovente visi<strong>on</strong>e diede alcaduto l’ausilio per risollevarsi fino aricadere sul filo di lana. Che importase i giudici macchiar<strong>on</strong>o poi, c<strong>on</strong> unasqualifica, la bellezza e la grandezzadelle gesta? Essa fece vibrare l’animadi chi vide e di chi seppe capire di chetempra fossero gli atleti d’Italia […]”.Appare lampante il c<strong>on</strong>fr<strong>on</strong>to fra Filippidee Pietri. Dorando Pietri fu insignito,dal governo fascista negli anniTrenta, della Medaglia d’Oro al valoresportivo c<strong>on</strong> motivazi<strong>on</strong>e eccezi<strong>on</strong>ale.(c<strong>on</strong>tinua sul prossimo numero)