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Una carmelitana radicata nel vissuto della Città - Suore Carmelitane ...

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Suor Maria GiuseppinaSpeciale<strong>Una</strong> <strong>carmelitana</strong><strong>radicata</strong> <strong>nel</strong> <strong>vissuto</strong><strong>della</strong> CittàMessaggio del Cardinale CrescenzioSepe, Arcivescovo Metropolitadi Napoli«Il volto <strong>della</strong> nostra Chiesadiocesana e <strong>della</strong> nostra Cittàviene illuminato dalla luce radiosadi Suor Maria Giuseppinadi Gesù Crocifisso». Con questeparole si apre il messaggio diS.E. il Card. Crescenzio Sepe,Arcivescovo Metropolita di Napoli,inviato in occasione <strong>della</strong>beatificazione <strong>della</strong> CarmelitanaScalza avvenuta <strong>nel</strong>la cattedraledi Napoli, il 1 giugno 2008. IlCardinale ha definito la novellabeata «stella del mio episcopato aservizio <strong>della</strong> Chiesa di Napoli».<strong>Una</strong> <strong>carmelitana</strong> ricca di valorireligiosi, cresciuta assimilandole verità <strong>della</strong> fede con intuitosuperiore alla sua età: bontà,carità, preghiera sono infattidefinite da Sepe «il trinomio <strong>della</strong>sua infanzia e adolescenza».Bontà: in casa e a scuolacon le sorelle e le compagne,che amava aiutare senza alcunagelosia.Carità: verso i poveri a cuisoleva donare la semplice colazioneche la madre le preparava.Preghiera: attenta, vera,e talmente profonda che ungiorno le rispose la stessa MadonnaAddolorata, apparendole<strong>nel</strong>la Chiesa deserta e assicurandolela guarigione <strong>della</strong>mamma gravemente malata. Lapreghiera per Pi<strong>nel</strong>la (così erachiamata in famiglia), era davveroun incontro con il cielo.La sua salute fragile nonle fu di ostacolo per gli studi:avrebbe voluto, dopo gli studisuperiori, lavorare per aiutare isuoi cari, ma Gesù la chiamò auna completa donazione <strong>nel</strong>lavita del Carmelo.L’Arcivescovo ha poi sottolineatocome la risposta di Giuseppinaa questa chiamata siastata totalitaria: «Ogni istantevisse per Dio e i fratelli vicini esparsi per il mondo intero, tantoEbbe un rapporto privilegiato con il Card. Alessio Ascalesi,arcivescovo <strong>della</strong> città partenopea, che spesso si intrattenevacon quella che egli chiamava “la monaca santa” e allaquale affidò l’incarico di occuparsi dei sacerdoti. Per moltidi questi, soprattutto durante la seconda guerra mondiale,l’umile <strong>carmelitana</strong> costituì un vivente oracolo carismatico.Fu proprio il card. Ascalesi ad annunciare il 27 dicembredel 1948, otto mesi dopo la morte <strong>della</strong> <strong>carmelitana</strong> scalza,l’apertura del Processo Ordinario Informativo. Considerandola cancrena diffusa che l’aveva portata alla morte risultò prodigiosoil fatto che dopo la morte il suo corpo fosse rimastoincorrotto per quasi due settimane, in attesa <strong>della</strong> sepoltura.Il processo si concluse il 18 febbraio 1952. Dal 4 aprile 1977 al26 giugno 1980 si svolse a Napoli il Processo Apostolico e il 18marzo 1980 la Congregazione emise il Decreto sulla validitàdel processo. Sei anni dopo già si discuteva sull’eroicità dellevirtù <strong>della</strong> serva di Dio Giuseppina di Gesù Crocifisso. Il 23gennaio 1987 Papa Giovanni Paolo II la dichiara Venerabile.Il miracolo esaminato per la beatificazione <strong>della</strong> Venerabile(dal 5 novembre 2004 al 9 maggio 2005) è la guarigionerapida, completa e duratura, avvenuta <strong>nel</strong> 1999, di FrancescoNatale Di Stasio, un bambino di due mesi che soffrivadi “encefalite grave con asfissia perineale, con sindrome convulsivaprolungata e stato di shock”, che poneva in grave pericolola sua vita. Il piccolo guarì e oggi è un vispo bambino di noveanni, orgoglioso che la propria guarigione sia stata scelta perdichiarare beata la sua benefattrice. Il 17 dicembre 2007, infatti,è stato il giorno <strong>della</strong> firma del Decreto Pontificio concui si approvava il miracolo attribuito alla intercessione <strong>della</strong>Carmelitana Scalza del monastero di S. Maria dei Monti aPonti Rossi, Napoli. Il Postulatore <strong>della</strong> causa <strong>della</strong> M. GiuseppinaCatanea di Gesù Crocifisso è stato il P. Luigi Borriello,professore del Teresianum di Roma, che ha presentatodomenica primo giugno ai quattromila fedeli assiepatiin cattedrale un profilo <strong>della</strong> <strong>carmelitana</strong> scalza e l’iter chel’ha portata a essere dichiarata beata.11carmelo6_ciano.indd 11 9-07-2008 16:10:24


SpecialeSuor Maria Giuseppinada poter affermare alla fine <strong>della</strong>vita: “Dal giorno in cui sonoentrata al Carmelo non horifiutato nulla al Signore”. EGiuseppina aveva una coscienzadelicatissima».Il Card. Sepe ha poi riflettutosulle virtù <strong>della</strong> <strong>carmelitana</strong>.La fede: fondata <strong>nel</strong> Vangelo,<strong>nel</strong>la dottrina <strong>della</strong> Chiesa,in Gesù Eucaristia che adoravadi continuo, lo spirito di fedeanimò ogni sua azione;l’obbedienza: i Superioriper lei rappresentavano Gesù ele loro parole erano eco del divinovolere;la carità verso tutti, vicini elontani: tutti si sentivano amatida lei. Quando le si chiedeva chimasse di più, rispondeva: “Amochi in quel momento ha più bisogno”.E per ognuno si sacrificavae pregava. Trovava ancheil modo di lenire ogni pena edonare conforto a ogni creaturavisitata dal dolore.Scriveva la Beata Giuseppina:“Desidero ardentementevivere <strong>della</strong> volontà di Dio, soche in tal modo si fanno i santi,e io voglio farmi santa per dargloria a Dio”. E con simpaticaconfidenza diceva: “Voglio fareun solo impasto <strong>della</strong> mia volontàcon quella di Dio”.Crescenzio Sepe ha poi definitoSuor Maria Giuseppina«una <strong>carmelitana</strong>, una monaca diclausura misteriosamente e profondamente<strong>radicata</strong> <strong>nel</strong> <strong>vissuto</strong><strong>della</strong> Città. Chiusa <strong>nel</strong> silenzio delmonastero – ha affermato – fu,<strong>nel</strong>lo stesso tempo, presente eoperante per alleviare le sofferenzedi quanti l’avevanoscelta come riferimentoper una parola di confortoe di consolazione. La vita diclausura per la Beata nonè stato un limite, mauna opportunitàper riversare <strong>nel</strong>cuore <strong>della</strong> nostra gente una lucedi speranza. Si direbbe che il chiostrodel monastero dei Ponti Rossiavesse le dimensioni <strong>della</strong> nostraCittà e che la grata del parlatoriofosse come la rete del pescatoreche filtra e trattiene. Filtra la speranzae trattiene per sé i dolori deifratelli».Il Cardinale ha inoltre sottolineatol’attualità del pensierodi Suor Giuseppina che ancoraoggi parla alla Comunità ecclesialee alla Città:- al Vescovo, ricorda di esseresempre più icona del SignoreBuon Pastore, che donala vita per il suo popolo;- ai sacerdoti, dice di cercareincessantemente Dio <strong>nel</strong>la preghierae <strong>nel</strong>l’ascolto <strong>della</strong> Parola.L’Eucaristia quotidiana siail sole che illumina e riscalda ilministero dell’evangelizzazionee <strong>della</strong> carità;- ai religiosi e religiose, dispendere la loro vita <strong>nel</strong>la sequelaChristi, che si fece povero,obbediente e casto per esseretotalmente a servizio del Padree dei fratelli;- a tutti i fratelli e sorelledell’Arcidiocesi <strong>della</strong> Città, laBeata chiede di aprirsi all’annunziogioioso del Vangelo, diaccogliere <strong>nel</strong>la loro vita GesùCristo, crocifisso erisorto, l’unicoSalvatore delmondo e, inLui, ogni uomoe ogni donnacon gesti di solidarietàe di pace.CANTO MISTICOSono abbandonataalla Tua santissima volontà, o Gesù.Ti amo con tutto il cuore,profondamente m’addoloro de’ mieipeccati.Ti credo e ti adoro,Ti desidero <strong>nel</strong>l’anima mia,Ti benedico e Ti ringrazio, amore mio.In Te m’inabisso,in Te spero,in Te confido, o Gesù.Testo di Suor GiuseppinaAl temine del suo messaggio,il card. Crescenzio Sepeha invitato tutti a rendere lodealla Santa Trinità: «Si direbbeche noi napoletani – ha concluso– siamo “naturalmente” chiamatialla santità, anzi la santità è comeil nostro DNA. <strong>Una</strong> responsabilitàgrandissima, insieme a una vocazionealtissima. Ci accompagni <strong>nel</strong>cammino verso la santità, SuorMaria Giuseppina, donna e beatanapoletana che guarda tutta laChiesa di Napoli. Ella sia al fiancodi ognuno di noi per guidarci,amarci, proteggerci. Sia l’amica, lamadre, la mano che ci sostiene. Ilnostro sguardo incontrerà il suo,ogni volta che lo vogliamo, percondurci, con forte dolcezza, sullastrada dell’Amore».Francesco VitaleOmelia del CardinalCrescenzio SepeNel testo dell’omelia il cardinale haaggiunto – a braccio – qualche notadi colore che ha reso ancora più vicinaalla gente la nuova beataLa nostra gioia è particolarmentesentita perché in questanostra Cattedrale officiamo ilrito di beatificazione di suorMaria Giuseppina di Gesù Crocifisso,<strong>carmelitana</strong>scalza, unabeata tuttanapoletana.12carmelo6_ciano.indd 12 9-07-2008 16:10:27


Suor Maria GiuseppinaSpecialeo.Questa gente percepisce la monacasanta come “la sua santa”A pag. 10, l’immagine, ancora coperta, di Madre Giuseppina (foto di Stefano Wurzburger)A pag. 12, la Reliquia di Madre Giuseppina (foto di Stefano Wurzburger)Sopra, i fedeli assistono alla celebrazioneSaluto tutti con affetto e, inparticolare, le care sorelle delCarmelo dei Ponti Rossi attraversola televisione, il giovaneFrancesco Natale, miracolatoper intercessione <strong>della</strong> beata, iparenti di madre Giuseppina.Giuseppina Catanea nacquealla fine dell’Ottocento in unaNapoli ormai non più capitaledel regno, da una famiglia dinobili, i marchesi Grimaldi. “Pi<strong>nel</strong>la”,così la chiamarono i suoi,si nutrì materialmente (le piacevanole melanzane sotto aceto)e spiritualmente di quella “napoletanità”che ha formato unaschiera di santi e beati che, ancoraoggi, rendono il nostro territoriotra i più ricchi ed esemplari<strong>nel</strong>la vigna del Signore.Fin da bambina, mostra unaparticolare predilezione per ipoveri e i più bisognosi, destinandoa loro i soldi dei giocattoli,la colazione e prendendosicura di due vecchiette rimastesole.La testimonianza esemplare<strong>della</strong> nonna e <strong>della</strong> mammadiventa la scuola dove imparaa conoscere Gesù e a innamorarsidi lui. “Che cosa sarà <strong>della</strong>mia anima?”, si domanda. “Doveandrò, mio Dio?”. E Gesù le indicala strada: il Carmelo, chesta per essere fondato ai “PontiRossi”, cosiddetti perché sono iresti di un acquedotto romano.Alla mamma e ai parentiche cercavano di ostacolarla<strong>nel</strong>la sua decisione, dice chiaramente:“Il Signore lo vuole”, “Nonposso più far attendere colui che michiama”. La guerra, che in queglianni sconvolgeva l’Europa, el’epidemia, la “spagnola”, che sidiffuse a Napoli, aiutarono Giuseppinaa entrare <strong>nel</strong> conventoe a rimanervi.Qui fu subito messa allascuola <strong>della</strong> sofferenza, doveimparò presto e bene ad accettarela volontà di Dio, ad amareCristo <strong>nel</strong>la sofferenza, a pregaree a sorridere: “Mi offro vittimaper i tuoi sacerdoti”.Colpita da una forma gravedi tubercolosi alla spina dorsale,che l’aveva completamente paralizzata,fu guarita per intercessionedi san Francesco Saverio,che le era apparso in sogno e lacui reliquia del braccio fu portata<strong>nel</strong>la sua cella.La miracolata fu immediatamenteinviata a svolgere ilsuo apostolato <strong>nel</strong> parlatoriodel convento. Ella avrebbe pre-13carmelo6_ciano.indd 13 9-07-2008 16:10:30


SpecialeSuor Maria GiuseppinaSopra, i fedeli si prostrano e baciano la tomba <strong>della</strong> Beataferito vivere in solitudine, maobbedì al cardinale Ascalesiche le chiese di accogliere sacerdoti,seminaristi ma anchepersone di ogni ceto sociale.Così i “Ponti Rossi” divennero lastrada percorsa dai napoletaniper andare al Carmelo e ricevereda suor Giuseppina aiuto, consigli,conforto e speranza. È dalparlatorio che suor Giuseppinafa dilagare la luce di Cristo <strong>nel</strong>leanime. La fama <strong>della</strong> “piccolasorella” si diffonde oltre la cittàe la gente arriverà sempre piùnumerosa, anche da lontano,persino dalle Americhe.In realtà, la vita di clausuradi suor Giuseppina, come hoscritto <strong>nel</strong> messaggio inviatoalla diocesi per questa beatificazione,non è stata un limiteo una chiusura, ma una provvidenzialeoccasione e opportunitàper riversare <strong>nel</strong> cuore<strong>della</strong> nostra gente una luce disperanza.La sorgente di questo fecondoapostolato è la piena eperfetta unione <strong>della</strong> nostrabeata con Cristo Crocifisso,l’innamorato che la riempie diamore e la fa gioire anche <strong>nel</strong>lasofferenza.Scrive: “Gesù è impazzito perme e io piango perché non sonoancora impazzita per Lui... Conquesta attrazione per Lui solo, nonvoglio esimermi dall’apostolato cheil Signore mi ha dato; voglio attendervicon amore e generosità”.Più si innamora di Cristo,più le prove e le sofferenze necaratterizzano l’ascesi. La morte<strong>della</strong> mamma e, poi, del papà, lecausano, come ella scrive, “il piùgrande dolore” <strong>della</strong> sua vita. “Lamia vita - commenta - è solo dipatimenti, priva di gioie. Le miegioie sono cavate dal dolore, dallelacrime, dall’agonia continua cheho <strong>nel</strong> cuore”.Intanto nuove sofferenzefisiche, come la polmonite eattacchi cardiaci, minano il suocorpo già indebolito. Ma la veraprova fu la dura e lunga attesaper avere il riconoscimento delCarmelo dei santi Teresa e Giuseppeai Ponti Rossi. Sostenutae incoraggiata dal cardinaleAscalesi, si reca in Vaticanodove è ricevuta da Papa Pio XIe dai cardinali <strong>della</strong> Curia. Allafine, il Papa approva la casacome Carmelo del secondo Ordine,con clausura papale, ponendolasotto la giurisdizionedell’arcivescovo di Napoli.La celebrazione, per le circostanze,presieduta dal cardinaleAscalesi, fu commovente.Assieme ad altre undici “spose”,Giuseppina Catanea vestì la tonacamarrone e la cappa bianca,e divenne “suor Maria Giuseppinadi Gesù Crocifisso”.<strong>Una</strong> donna del popolo cheassisteva alla cerimonia, l’apostrofò:“Suor Giuseppì, ve vulessevasà sti mmane... cchesti mmane,cchesti carne, cchesti carne sante,io me’ mangiarria de vase”.In realtà, per tutti gli anniche vivrà, ella sarà “mangiata”,consumata dagli altri, ai qualitrasfonde tutto il suo amoreper Cristo suo sposo. E così pertutti, dalla regina Maria Josédi Savoia, ai tanti sacerdotie fedeli, Giuseppina diventaostia che distribuisce le graziedel Signore, facendo continuoappello alla “Mamma celeste”.“Maria, rivestimi di santità”,invoca. “Mamma mia Immacolata,fa’ che io sia rifulgente<strong>nel</strong>la vita del mio sposo divinoe che diventi ostia di Dio, ostiadi cielo”.Particolare predilezioneebbe, suor Giuseppina, per i sacerdoti,soprattutto per quelliche vivevano momenti di difficoltà:per tutti è la madre cheaccoglie, consiglia e, qualchevolta, guarisce.Intanto, gli eventi bellici, ibombardamenti, la povertà, lemiserie materiali e spirituali ditanti costringono suor Giusep-14carmelo6_ciano.indd 14 9-07-2008 16:10:33


Suor Maria GiuseppinaSpecialeCarmelo, per l’ultima benedizione,l’autorizza ad andare:“Se Dio ti vuole, le dice, va’, figliamia, ti lascio libera: fai la volontàdi Dio”.Anche <strong>nel</strong>la morte, il Signoremostra la sua predilezione versola Sposa fedele.La sepoltura viene differitaperché, nonostante la cancrena,la salma sembra un corpo vivo,flessibile, colorito. Sembra chedorma. Viene visitata da personaggiillustri e da alcuni professoridell’Università di Napoliche trovano il fenomeno “inspiegabile”.Ma, forse, il vero prodigio èil continuo pellegrinaggio chefedeli di ogni categoria e daogni parte continuano a compiere,ancora accolti dalle figliespirituali di madre Giuseppinale quali con delicatezza, gioia eamore si prodigano per ricevere,confortare e aiutare quanti vengonoal convento, <strong>nel</strong>lo spiritoe <strong>nel</strong>lo stile tipicamente napoletano<strong>della</strong> Madre.Chiediamo alla beata Giuseppinadi Gesù Crocifisso dicontinuare a intercedere per ilsuo Carmelo, per il vescovo ela diocesi di Napoli, per il SantoPadre, per la Chiesa universale.Sia Ella, per tutti, “l’a<strong>nel</strong>lo dicongiunzione” tra Cristo e l’umanitàsofferente, ad esempio diMaria, la Mamma Buona delpopolo napoletano.Card. Crescenzio SepeArcivesco Metropolita di NapoliSuor Giuseppina voleva essere una personamartire di carità <strong>nel</strong>la consapevolezza diessere “un nulla”pina a sforzi sovrumani, mentrealtre malattie si aggiungono alleprecedenti.In questo tempo viene eletta,contro la sua volontà, priora delmonastero. Il cardinale Ascalesile impone di accettare. Ella accettae ripete: “Sono potente<strong>nel</strong>la mia impotenza”. Ama esi sacrifica per la sua comunitàche mette sotto la protezionedi Maria: “La Priora - dice - è laMadonna”.Fra tante sofferenze, sopportate<strong>nel</strong> nome di Cristo, sorellamorte si avvicina sempre dipiù e il 14 marzo del 1948, domenicadi Passione, a 54 anni,la sua anima si unisce definitivamenteal suo Sposo divino.Il cardinale Ascalesi, giunto alSull’esempio<strong>della</strong> Beata MariaGiuseppinaAl termine <strong>della</strong> Santa Messa presiedutadall’Arcivescovo di Napoli,Card. Crescenzio Sepe, per la Beatificazionedi Suor Maria Giuseppinadi Gesù Crocifisso, il Prefetto<strong>della</strong> Congregazione delle Causedei Santi, Card. José Saraiva Martins,in rappresentanza del SantoPadre Benedetto XVI, ha letto ilseguente Messaggio:Nel rendere grazie a Dio,insieme a tutti voi, a cominciaredall’Eminentissimo e Veneratoconfratello ArcivescovoCardinale Crescenzio Sepe,per il grande dono alla Chiesadi Napoli <strong>della</strong> nuova beataMaria Giuseppina di GesùCrocifisso, torna in mente lariflessione di Thomas Merton:“Non c’è membro <strong>della</strong> Chiesa chenon debba qualcosa al Carmelo”(Ascesa alla verità, Milano 1955,12), che in questo Rito solenne15carmelo6_ciano.indd 15 9-07-2008 16:10:38


SpecialeSuor Maria Giuseppinatrova ulteriore conferma. Infatti,la Chiesa di Napoli, deveoggi al Carmelo, in quantoluogo e scuola di santità, nonsolo il dono prezioso di una suafiglia elevata all’onore degli altari,ma anche il più autorevolerichiamo alla vocazione universalealla santità, al suo insostituibilevalore, alla sua perenneattualità.In quanto Rappresentantedel Sommo Pontefice BenedettoXVI <strong>nel</strong> presiedere l’odierna beatificazione,sento tutto l’onore ela letizia <strong>nel</strong> costatare le meraviglioseopere di Dio, ancor meglio<strong>nel</strong>l’ammirare i suoi capolavori,quali sono sempre i santied i beati, che questa venerandaarcidiocesi, con il suo numeroconsiderevole e crescente dibeati e di santi, offre all’ammirazione<strong>della</strong> chiesaintera.Cadono apen<strong>nel</strong>lole grandie biblicheparole delServo di Dioil Papa PaoloVI, rivolteproprio ai carmelitani:“Voi siete ‘figli di santi’, guardateattentamente l’immensa ereditàspirituale, che vi è consegnata...”(Udienza Generale 11.7.1973).Parole che mi piace applicareagli uomini e alle donne, generatialla fede, in questa Chiesanapoletana. Sì, cari napoletani,anche voi siete figli di santi: daessi si impara ad elevare, finoalle realtà celesti, gli orizzonti<strong>della</strong> speranza, senza dismetterel’impegno all’edificazione<strong>della</strong> città terrena, pur con tuttele sue problematiche, urgenti einquietanti. Più noi contempliamoil Signore, in mezzo aisuoi Santi, entrando in viva comunionecon Lui, più forte si fain noi la speranza dell’impegnofattivo ed efficace a migliorare, acambiare il mondo circostante.Guardando in particolarela storia ed il messaggio <strong>della</strong>Beata Giuseppina, comprendiamomeglio l’esigenza i<strong>nel</strong>udibile<strong>della</strong> dimensione contemplativa,<strong>nel</strong>la vita di ognicristiano. Il suo esempio ci indica,anche, la strada concretaper coltivarla. La sua esistenza,poi, è stata una vera scuola dicarità, sia verso le consorelle,che verso il largo campo di apostolato,da lei, pur essendomonaca di clausura, coltivatounicamente perfare amare di più ilSignore. Lei pure, infatti,come S. Teresinadel BambinoGesù, non ha voluto“essere unasanta a metà”(S. Teresa diGesù Bambino,OpereComplete, cit.,91 e 942 ) , purcon le sue peculiaritàe i suoidoni mistici, convarie esperienze spirituali fuoridal comune. Tutto si trova compendiatoin una frase che ha costituitoil programma unitariodell’intera vita <strong>della</strong> Beata: “Vogliovivere cibandomi <strong>della</strong> volontàdi Dio...Voglio che la mia volontàsia un solo impasto con la volontàdi Dio”. E ancora <strong>nel</strong> suo Diario:Desidero ardentemente vivere<strong>nel</strong>la volontà di Dio, so che in talmodo si fanno i santi, ed io vogliofarmi santa per dar gloria a Dio”(Diario, I, 10, in Biogr..,343).Programma che deve essere lagrande aspirazione di ogni cristiano,in piena conformità allaparola di Cristo, Unico e Supremomodello: “Mio cibo è farela volontà del Padre” (Gv 4,34),perché: “chi fa la volontà di Diorimane in eterno” (1 Gv 2,17).Termino con il grande onoredi parteciparvi la particolarebenedizione apostolica ed ilsaluto di Benedetto XVI, checome vi ha dimostrato, porta<strong>nel</strong> cuore Napoli, questa Chiesa,il Suo Venerato Pastore e tuttele componenti del Popolo diDio. Vi affido alla potente intercessione<strong>della</strong> novella Beata,affinché tutti vi protegga e viconduca sulla strada <strong>della</strong> santità.José Card. Saraiva MartinsPrefetto <strong>della</strong> Congregazionedelle Cause dei SantiLa guarigione delpiccolo FrancescoNataleAttribuita alla intercessione <strong>della</strong>nuova BeataFrancesco Natale, nato aNapoli il 21 aprile 1999 dai genitoriRosario e Anna Di Stadio,residente in Caloria (NA) allavia Ettore Maiorino, 13.16carmelo6_ciano.indd 16 9-07-2008 16:10:41

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