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34la Biblioteca di via Senato Milano – gennaio 2012ET AB HIC ET AB HOCCascasse il mondo, almeno questericorrenze saranno pur da celebraredi laura mariani conti e matteo noja L’anno appena incominciato, finedel mondo a parte, è ricco di anniversari.Se di Pascoli, che nel 1912 purtroppomorì, parleremo nei numeri a venire,anche perché argomento di una nostraprossima mostra, non possiamo tacereun bimillenario. Duemila anni fa,il 31 agosto del 12 d.C., nascevaCaio Giulio Cesare Germanico, notocome Caligola. Personaggio controversoma emblematico (di cui poco si conoscee il poco tramandato rimane intorbidatoda interessi e pregiudizi), è protagonistadi un dramma di Albert Camus, nel qualela sua lucida follia si erge a metaforadel delirio che genera il potere.L’autore della Peste – che lavoròa quest’opera più di vent’anni – fa dire aCaligola: «mi sono sentito all'improvvisoun bisogno di impossibile. Le cose cosìcome sono non mi sembranosoddisfacenti. [...] È vero,ma non lo sapevo prima. Adesso lo so.Questo mondo così com'è fatto non èsopportabile. Ho bisogno della luna,o della felicità o dell'immortalità,di qualcosa che sia demente forse,ma che non sia di questo mondo»(la prima edizione italiana apparein un numero monografico della rivistateatrale “Sipario”, anno 1, n. 2, 1946). Il 2 gennaio del 1912, cento anni fa,nasceva Giulio Einaudi. Suo padre Luigi,liberale, noto economista e bibliofilo,sarà il primo presidente della Repubblica:quando suo figlio gli annuncerà nel ’33di voler fare l’editore, dirà all’amicoAugusto Monti: «Sa una cosa,professore? Il mio Giulio si è scopertola bozza del lanciatore di libri e riviste...».Nel mondo culturale italiano,Giulio Einaudi è una delle figuredi riferimento; la sua attività è stataorigine di gran parte della culturadel secondo Dopoguerra. «A questoproposito ricordo che nel 1568 il filosofoPierre de la Raméè, elogiando l’ospitalitàricevuta dall’Università di Basilea,scriveva: “Invero, se anche dobbiamoporre un limite alle lodi dell’università,tuttavia non possiamo dimenticarel’editoria nata e formata da questaUniversità, genitrice ed ospite di tanti etanto grandi validi ingegni, e quindidivenuta nutrimento di numerosissimicittadini e patrimonio indubitabile”. Neglianni ’33-’43 per contro, alcuni editorifurono veri e propri supplentidell’Università e come tali generatori divalidi ingegni. È nota la frenetica attivitàdi Piero Gobetti nei primi anni venti,quella poderosa di Benedetto Croce nellaLaterza, quella dell’Einaudi che affidavatraduzioni e cure di testi di autori nonamati dal regime ad intellettuali nonallineati…» [Lectio di G. Einaudi per ilconferimento della laurea honoris causa,Università di Trento, 11 dicembre 1997]. Renato Guttuso è stato sicuramenteuno degli artisti italiani più apprezzatidel ’900. Nato a Bagheria nel dicembre1911, fu una delle voci più eloquentidella generazione che, vissutidrammaticamente gli anni del Secondoconflitto, si schierò per il realismoin arte e per l’impegno morale che essocomportava. «non concepisco distinzionetra “ragione poetica” e “ragione civile”, …credo nell’oggettività del mondo(o del reale, senza occuparmidella distinzione tra i due termini) e cheperciò io, soggetto, riesco a vedermi solose mi rendo conto di essere un oggetto.Inoltre credo al legame tra presentee memoria: la “memoria” è il nostro verospazio, ma non per me sotto il segnodel sogno all’indietro o come nostalgia;piuttosto come strumento di ricognizionedel proprio presente. Credo cioè allamaterialità della memoria. Così comecredo che “un’opera d’arte non è eccelsase non è nello stesso tempo un simboloe l’esatta espressione della realtà”, comedice Maupassant a proposito della Veneredi Siracusa» [dalla Prefazione a Mestieredi pittore. Scritti sull’arte e la società, Bari,De Donato, 1972]. Tra i nati nel 1912, anche GianfrancoContini. Insegnò in varie Università;durante la guerra partecipò, comerappresentante del Partito d’Azione,alla Repubblica dell’Ossola.Critico letterario tra i maggiori del ’900,indagò sulla nostra letteratura, da Dantee Petrarca sino a Montale e Gadda;fu padre di quella cosiddetta critica dellevarianti, che egli derivò dagli esempidi Vossler e Spitzer. In un vecchio libro,Un anno di letteratura (Firenze,Le Monnier, 1942), troviamo un brevesaggio sull’insegnamento dove scrive:«…insegno in un’università straniera[Friburgo, 1935, n.d.r.], fabbricatasu schemi germanici ancien régime,con scarsezza d’esami e d’obblighie con esercitazioni abbondanti,e non noto differenze rispetto alla mediadelle nostre scolaresche, nell’ordined’una libera formazione intellettuale.È questione d’uomini: di maestri più chein altra epoca fraterni e, se fosse lecitodire, e nell’accezione accennata,“disperati”. Ogni problema pedagogicoè d’amore, da Platone in giù…;oggi più esplicitamente che mai».

34la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>gennaio</strong> 2012ET AB HIC ET AB HOCCascasse il mondo, almeno questericorrenze saranno pur da celebrare<strong>di</strong> laura mariani conti e matteo noja L’anno appena incominciato, finedel mondo a parte, è ricco <strong>di</strong> anniversari.Se <strong>di</strong> Pascoli, che nel 1912 purtroppomorì, parleremo nei numeri a venire,anche perché argomento <strong>di</strong> una nostraprossima mostra, non possiamo tacereun bimillenario. Duemila anni fa,il 31 agosto del 12 d.C., nascevaCaio Giulio Cesare Germanico, notocome Caligola. Personaggio controversoma emblematico (<strong>di</strong> cui poco si conoscee il poco tramandato rimane intorbidatoda interessi e pregiu<strong>di</strong>zi), è protagonista<strong>di</strong> un dramma <strong>di</strong> Albert Camus, nel qualela sua lucida follia si erge a metaforadel delirio che genera il potere.L’autore della Peste – che lavoròa quest’opera più <strong>di</strong> vent’anni – fa <strong>di</strong>re aCaligola: «mi sono sentito all'improvvisoun bisogno <strong>di</strong> impossibile. Le cose cosìcome sono non mi sembranosod<strong>di</strong>sfacenti. [...] È vero,ma non lo sapevo prima. Adesso lo so.Questo mondo così com'è fatto non èsopportabile. Ho bisogno della luna,o della felicità o dell'immortalità,<strong>di</strong> qualcosa che sia demente forse,ma che non sia <strong>di</strong> questo mondo»(la prima e<strong>di</strong>zione italiana apparein un numero monografico della rivistateatrale “Sipario”, anno 1, n. 2, 1946). Il 2 <strong>gennaio</strong> del 1912, cento anni fa,nasceva Giulio Einau<strong>di</strong>. Suo padre Luigi,liberale, noto economista e bibliofilo,sarà il primo presidente della Repubblica:quando suo figlio gli annuncerà nel ’33<strong>di</strong> voler fare l’e<strong>di</strong>tore, <strong>di</strong>rà all’amicoAugusto Monti: «Sa una cosa,professore? Il mio Giulio si è scopertola bozza del lanciatore <strong>di</strong> libri e riviste...».Nel mondo culturale italiano,Giulio Einau<strong>di</strong> è una delle figure<strong>di</strong> riferimento; la sua attività è stataorigine <strong>di</strong> gran parte della culturadel secondo Dopoguerra. «A questoproposito ricordo che nel 1568 il filosofoPierre de la Raméè, elogiando l’ospitalitàricevuta dall’Università <strong>di</strong> Basilea,scriveva: “Invero, se anche dobbiamoporre un limite alle lo<strong>di</strong> dell’università,tutta<strong>via</strong> non possiamo <strong>di</strong>menticarel’e<strong>di</strong>toria nata e formata da questaUniversità, genitrice ed ospite <strong>di</strong> tanti etanto gran<strong>di</strong> vali<strong>di</strong> ingegni, e quin<strong>di</strong><strong>di</strong>venuta nutrimento <strong>di</strong> numerosissimicitta<strong>di</strong>ni e patrimonio indubitabile”. Neglianni ’33-’43 per contro, alcuni e<strong>di</strong>torifurono veri e propri supplentidell’Università e come tali generatori <strong>di</strong>vali<strong>di</strong> ingegni. È nota la frenetica attività<strong>di</strong> Piero Gobetti nei primi anni venti,quella poderosa <strong>di</strong> Benedetto Croce nellaLaterza, quella dell’Einau<strong>di</strong> che affidavatraduzioni e cure <strong>di</strong> testi <strong>di</strong> autori nonamati dal regime ad intellettuali nonallineati…» [Lectio <strong>di</strong> G. Einau<strong>di</strong> per ilconferimento della laurea honoris causa,Università <strong>di</strong> Trento, 11 <strong>di</strong>cembre 1997]. Renato Guttuso è stato sicuramenteuno degli artisti italiani più apprezzatidel ’900. Nato a Bagheria nel <strong>di</strong>cembre1911, fu una delle voci più eloquentidella generazione che, vissutidrammaticamente gli anni del Secondoconflitto, si schierò per il realismoin arte e per l’impegno morale che essocomportava. «non concepisco <strong>di</strong>stinzionetra “ragione poetica” e “ragione civile”, …credo nell’oggettività del mondo(o del reale, senza occuparmidella <strong>di</strong>stinzione tra i due termini) e cheperciò io, soggetto, riesco a vedermi solose mi rendo conto <strong>di</strong> essere un oggetto.Inoltre credo al legame tra presentee memoria: la “memoria” è il nostro verospazio, ma non per me sotto il segnodel sogno all’in<strong>di</strong>etro o come nostalgia;piuttosto come strumento <strong>di</strong> ricognizionedel proprio presente. Credo cioè allamaterialità della memoria. Così comecredo che “un’opera d’arte non è eccelsase non è nello stesso tempo un simboloe l’esatta espressione della realtà”, come<strong>di</strong>ce Maupassant a proposito della Venere<strong>di</strong> Siracusa» [dalla Prefazione a Mestiere<strong>di</strong> pittore. Scritti sull’arte e la società, Bari,De Donato, 1972]. Tra i nati nel 1912, anche GianfrancoContini. Insegnò in varie Università;durante la guerra partecipò, comerappresentante del Partito d’Azione,alla Repubblica dell’Ossola.Critico letterario tra i maggiori del ’900,indagò sulla nostra letteratura, da Dantee Petrarca sino a Montale e Gadda;fu padre <strong>di</strong> quella cosiddetta critica dellevarianti, che egli derivò dagli esempi<strong>di</strong> Vossler e Spitzer. In un vecchio libro,Un anno <strong>di</strong> letteratura (Firenze,Le Monnier, 1942), tro<strong>via</strong>mo un brevesaggio sull’insegnamento dove scrive:«…insegno in un’università straniera[Friburgo, 1935, n.d.r.], fabbricatasu schemi germanici ancien régime,con scarsezza d’esami e d’obblighie con esercitazioni abbondanti,e non noto <strong>di</strong>fferenze rispetto alla me<strong>di</strong>adelle nostre scolaresche, nell’or<strong>di</strong>ned’una libera formazione intellettuale.È questione d’uomini: <strong>di</strong> maestri più chein altra epoca fraterni e, se fosse lecito<strong>di</strong>re, e nell’accezione accennata,“<strong>di</strong>sperati”. Ogni problema pedagogicoè d’amore, da Platone in giù…;oggi più esplicitamente che mai».

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