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Scarica l'edizione di gennaio - Fondazione Biblioteca di via Senato

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28 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>gennaio</strong> 2012Sopra: Marino Marini, Miracolo, 1953-54 [dall’archiviofotografico <strong>di</strong> M. De Micheli]Architettura del Politecnico milanese, dove insegnavaLetteratura italiana… Erano anni <strong>di</strong> contestazione, certamente,ma anche <strong>di</strong> vitale confronto con gli studenti:Guernica riproposta in un atrio della Facoltà, le lezioni <strong>di</strong>Mario ad affrontare temi <strong>di</strong> grande respiro – L’intellettualeitaliano nella vicenda culturale e della storia, L’artistae l’intellettuale nel rapporto con la società attuale – ol’analisi <strong>di</strong> figure allora sconosciute. Giuseppe Scalarini,ad esempio, o Kathe Kollwitz, la grande scultrice tedesca<strong>di</strong> fatto ignorata, così come molti altri artisti europei dalui proposti e fatti conoscere anche in mostre collettive epersonali. Basti qui ricordare gli stu<strong>di</strong> su Grosz, Dix,Beckmann, su quella Nuova Oggettività che rappresentòl’ultimo lampo d’arte e <strong>di</strong> libertà nella Germania primadella notte hitleriana… E ancora: Mario ci ha fatto conoscereil lato realistico e dolente dell’America della Depressionenelle immagini <strong>di</strong> Wood, Benton, Hopper, e lefiamme rivoluzionarie del Messico <strong>di</strong> Rivera, Siqueiros,Orozco… Quale ne sia il giu<strong>di</strong>zio attuale, era giusto allora– e oggi – che anche questo aspetto dell’arte modernadel nuovo continente (non soltanto Pollock, insomma e isuoi ere<strong>di</strong>) venisse fatto conoscere in Europa, e in Italia,soprattutto, dove il <strong>di</strong>battito artistico si stava incartandosu problemi meramente nominalistici o, peggio, sull’ascesao la caduta delle varie “mode”…Ma torniamo al mio rapporto con Mario all’università.Mio compito curare le <strong>di</strong>spense, che ho firmato congrande orgoglio, così come alcuni lavori per i quali mivolle al fianco, come la particolare “antologia <strong>di</strong>datticacon <strong>di</strong>apositive a colori e testi critici” , una collana anticipatricedegli attuali dvd, che Mario ideò e curò per la Videotecadelle e<strong>di</strong>zioni Capitol <strong>di</strong> Bologna. E mi affidò Sironie Carrà…E, quasi in parallelo, mentre iniziavo a insegnareStoria dell’arte all’ISA <strong>di</strong> Monza, ecco l’avventura <strong>di</strong> ArteContro,la rivista fondata da De Micheli nel 1973 e cheha rappresentato per me una grande scuola. Stimolanti leriunioni <strong>di</strong> redazione, in corso <strong>di</strong> Porta Romana, in unospazio offerto dallo Stu<strong>di</strong>o MID design/comunicazionivisive, che ne curava la grafica, gli incontri con gli artisti,la messa a punto delle “cartelle” con le grafiche dei piùimportanti nomi del Realismo per sostenere l’iniziativa…la preparazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> mostre.(En passant, fu lì, intorno alla rivista, che il miocammino si incrociò con quello <strong>di</strong> Giovanna Bergamaschi,e<strong>di</strong>tor per le pubblicazioni d’arte della Fabbri e redattrice“personale” <strong>di</strong> Mario. Lo <strong>di</strong>venterà anche perme, per oltre trent’anni…)Pian piano, però, Monza e il design mi hanno sottrattoall’arte figurativa: gli approfon<strong>di</strong>menti necessariper insegnare all’Istituto d’Arte, gli incontri con i designer,il tema/problema della formazione <strong>di</strong> questa particolarefigura, il coinvolgimento nel “tavolo” sull’EnteTriennale (grazie all’Associazione per il Disegno Industriale)e la preparazione poi del mio primo saggio, Storiae cronaca della Triennale (Longanesi, 1978), mi hanno allontanatodal Politecnico (dove rientrerò come docente<strong>di</strong> Storia del design <strong>di</strong>ciotto anni dopo), da ArteContro –che comunque chiude nel 1978 – e <strong>di</strong> fatto da Mario. Cheforse ha visto questi miei nuovi interessi, questo mio “allontanamento”,come un tra<strong>di</strong>mento.Per me, al contrario, la sua lezione umana, la sua attenzionealla pluralità dei linguaggi e alle <strong>di</strong>verse matriciculturali (ferme restando le sue convinzioni politiche esociali sul ruolo emancipatore, e a volte profetico, dell’arte)restano un punto fermo nel mio itinerario <strong>di</strong> lavoro,pur rivolto ad altre tipologie espressive, così come il costanterapporto con il fare, la teoria a non <strong>di</strong>menticare maila prassi, l’estetica e l’etica coniugate insieme, così comeMario suggeriva e operava.

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