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26 la Biblioteca di via Senato Milano – gennaio 2012Sopra da sinistra: frontespizio dell’edizione lionese del 1517 dell’Ars magna generalis lulliana; Ramón Lull, Arbor scientiæ, sl[i.e. Lione?]; [nessun editore]; 1515 [i.e. 1595?]grafiche. Particolarmente interessante la raffigurazionesul verso della carta E 3 , che contiene quella che Taubertsostiene essere una delle prime rappresentazioni dell’esternodi una libreria o biblioteca. 14Rilevante per Bruno anche l’esperienza dell’Idea deltheatro di Giulio Camillo (presso la nostra biblioteca laprima edizione postuma a cura di Lodovico Domenichi,Firenze, Lorenzo Torrentino, 1550), che presenta «uncomplesso labirinto, in cui retorica e metafisica, pittura epoesia, alchimia e trasmutazione nel divino, si intreccianoin modo inestricabile». 15Riguardo agli anni della formazione napoletana,«si può quindi constatare sin dall’inizio una duplicità dicomponenti, tradizionalmente per lo più contrastanti,che si manterranno vive nella sua opera: aristotelismo eplatonismo, ma anche averroismo e lullismo». 166Bruno, 1992, pp. 191-246.7Firpo, 1993, doc. 9, p. 156.8Lucien Auvray, Giordano Bruno à Parisd’après le témoignage d’un contemporain(1585-1586), in: Mémoires de la Société del’Histoire de Paris et de l’Ile-de-France 27(1900), p. 295.9Eugenio Canone, Introduzione, in: GiordanoBruno 1548-1600, Mostra storico documentaria,Roma, Olschki, 2000, p. XIX.10Canone, 2000, p. 2.11Canone, 2000, p. 23.12Canone, 2000, p. 24.13Firpo, 1993, doc. 14, p. 177.14Sigfred Taubert, Bibliopola, Picturesand Texts about the Book Trade, Hamburg,Hauswedell, 1966, vol. 2, pp. 18-19.15Lina Bolzoni, Introduzione a Lo spettacolodella memoria, in: Giulio Camillo, L’ideadel theatro, Palermo, Sellerio, 1991, p. 18.16Canone, 2000, p. XX.
gennaio 2012 – la Biblioteca di via Senato Milano 27BvS: la mostra in corsoMARIO DE MICHELI,L’UOMO E IL MAESTROIl grande critico attraverso il ricordo di una “figlioccia” d’eccezionePer me bambina era il papà diGioxe e di Anna. Compagni digioco, in via Solferino 22, un“telefono” con fili e latte a metterci incontatto fra il loro balcone, al quartopiano, e le nostre finestre, al terzo, ocon il grande terrazzo di mio nonno,al secondo.I De Micheli occupavano laparte ricostruita della casa, ad angolosu via Montebello, quella distruttadalle bombe della Seconda guerramondiale: proprio l’appartamentodove erano vissuti la mia bisnonnaCecilia Andreoni e quel Cesare, classe1903, pittore futurista, che avevaCasa d’Arte all’11 sempre di via Solferinoe che era scappato di casa perunirsi a D’Annunzio a Fiume (1919)e poi era stato attendente al seguitodel Generale Graziani (1922-1923)in quel della Libia.E si incontravano Mario, grande, burbero, la vocetonante, e la solare Ada – sua moglie, che di cognome facevaTommasi, le sue competenze e professionalità forseoffuscate dalla “fama” del marito – sulle scale o in ascensore.Ma cosa in realtà facesse Mario e chi fosse l’ho scopertomolti anni dopo: all’epoca al liceo non si studiava lastoria dell’arte del Novecento, tanto più le “avanguardie”.Soltanto all’Università degli Studi di Milano, meglioall’Istituto Paolo d’Ancona, con Marco Rosci permettere a punto la mia tesi (Gustave Courbet: ideologia eprassi artistica, un titolo che ben testimonia il clima delANTY PANSERAMarino Marini, Giovinetta, 1940[dall’archivio fotografico di M. DeMicheli; sul retro della foto è scritto:“Marino Marini figura (particolare)(coll. Cardazzo – Venezia)”]tempo, 1969-1971!) “scopro” MarioDe Micheli. Me ne mette sulle tracce– dall’appartamento di fianco al nostro,al terzo piano – Luigi De Nardis,docente di letteratura francese inStatale (e allora anche preside dellaFacoltà): «Scusa, certo che ti aiuto,ma perché non sali da Mario?».Ed ecco il grande appartamento,ricolmo di libri ovunque, sugliscaffali, sui tavoli, per terra… un fantasticoantro dove ho imparato a conosceree ad apprezzare le competenzee l’impegno civile dei De Michelitutti – padre, madre, figli – delquale – spero – resta memoria attivaanche nel mio lavoro (incrociando lascientificità della ricerca e l’attenzionealle fonti che, in parallelo, mi inculcavanoRosci e Marisa Dalai Emiliani…).E non solo: una casa aperta,nel senso più ampio e affettuoso deltermine, dove capitava di passare dallo studio alla convivialità,dalla scrivania alla tavola imbandita per ospiti nonprevisti, a chiudere la serata con canti della tradizione popolarema anche politica e anarchica, e arie d’opera intonaticon voce possente da Mario e il controcanto sottile diAda… O, ancora, ad ascoltare Mario che leggeva da consumatoattore le poesie di Sandro Penna, di Mario Luzi,ma anche di ignoti poeti rumeni che aveva tradotto e fattopubblicare personalmente…Laureata nel giugno 1971, Mario mi chiede di affiancarlocome “addetta alle esercitazioni” alla facoltà di
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<strong>gennaio</strong> 2012 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 27BvS: la mostra in corsoMARIO DE MICHELI,L’UOMO E IL MAESTROIl grande critico attraverso il ricordo <strong>di</strong> una “figlioccia” d’eccezionePer me bambina era il papà <strong>di</strong>Gioxe e <strong>di</strong> Anna. Compagni <strong>di</strong>gioco, in <strong>via</strong> Solferino 22, un“telefono” con fili e latte a metterci incontatto fra il loro balcone, al quartopiano, e le nostre finestre, al terzo, ocon il grande terrazzo <strong>di</strong> mio nonno,al secondo.I De Micheli occupavano laparte ricostruita della casa, ad angolosu <strong>via</strong> Montebello, quella <strong>di</strong>struttadalle bombe della Seconda guerramon<strong>di</strong>ale: proprio l’appartamentodove erano vissuti la mia bisnonnaCecilia Andreoni e quel Cesare, classe1903, pittore futurista, che avevaCasa d’Arte all’11 sempre <strong>di</strong> <strong>via</strong> Solferinoe che era scappato <strong>di</strong> casa perunirsi a D’Annunzio a Fiume (1919)e poi era stato attendente al seguitodel Generale Graziani (1922-1923)in quel della Libia.E si incontravano Mario, grande, burbero, la vocetonante, e la solare Ada – sua moglie, che <strong>di</strong> cognome facevaTommasi, le sue competenze e professionalità forseoffuscate dalla “fama” del marito – sulle scale o in ascensore.Ma cosa in realtà facesse Mario e chi fosse l’ho scopertomolti anni dopo: all’epoca al liceo non si stu<strong>di</strong>ava lastoria dell’arte del Novecento, tanto più le “avanguar<strong>di</strong>e”.Soltanto all’Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Milano, meglioall’Istituto Paolo d’Ancona, con Marco Rosci permettere a punto la mia tesi (Gustave Courbet: ideologia eprassi artistica, un titolo che ben testimonia il clima delANTY PANSERAMarino Marini, Giovinetta, 1940[dall’archivio fotografico <strong>di</strong> M. DeMicheli; sul retro della foto è scritto:“Marino Marini figura (particolare)(coll. Cardazzo – Venezia)”]tempo, 1969-1971!) “scopro” MarioDe Micheli. Me ne mette sulle tracce– dall’appartamento <strong>di</strong> fianco al nostro,al terzo piano – Luigi De Nar<strong>di</strong>s,docente <strong>di</strong> letteratura francese inStatale (e allora anche preside dellaFacoltà): «Scusa, certo che ti aiuto,ma perché non sali da Mario?».Ed ecco il grande appartamento,ricolmo <strong>di</strong> libri ovunque, sugliscaffali, sui tavoli, per terra… un fantasticoantro dove ho imparato a conosceree ad apprezzare le competenzee l’impegno civile dei De Michelitutti – padre, madre, figli – delquale – spero – resta memoria attivaanche nel mio lavoro (incrociando lascientificità della ricerca e l’attenzionealle fonti che, in parallelo, mi inculcavanoRosci e Marisa Dalai Emiliani…).E non solo: una casa aperta,nel senso più ampio e affettuoso deltermine, dove capitava <strong>di</strong> passare dallo stu<strong>di</strong>o alla convi<strong>via</strong>lità,dalla scrivania alla tavola imban<strong>di</strong>ta per ospiti nonprevisti, a chiudere la serata con canti della tra<strong>di</strong>zione popolarema anche politica e anarchica, e arie d’opera intonaticon voce possente da Mario e il controcanto sottile <strong>di</strong>Ada… O, ancora, ad ascoltare Mario che leggeva da consumatoattore le poesie <strong>di</strong> Sandro Penna, <strong>di</strong> Mario Luzi,ma anche <strong>di</strong> ignoti poeti rumeni che aveva tradotto e fattopubblicare personalmente…Laureata nel giugno 1971, Mario mi chiede <strong>di</strong> affiancarlocome “addetta alle esercitazioni” alla facoltà <strong>di</strong>