8 la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano – <strong>gennaio</strong> 2012l’occasione subitanea, come <strong>di</strong>scorrendo ogni saviogiu<strong>di</strong>zio può comprendere». 7La riflessione <strong>di</strong> Serra prosegue con la constatazione<strong>di</strong> come, in Italia, non vi siano miniere d’oro ed’argento e che, quin<strong>di</strong>, l’unico modo per creare benessere<strong>di</strong>ffuso debba ricercarsi nelle attività umane(«quantità <strong>di</strong> artifici, qualità <strong>di</strong> genti, traffico grande <strong>di</strong>negozi e provisione <strong>di</strong> quel che governa»). 8Quest’ultimo è appannaggio <strong>di</strong> colui che detieneil potere «il quale considerando la <strong>di</strong>sposizione del suoStato, e li <strong>di</strong>versi accidenti che in quello si trovano, edegli Stati convicini e lontani coi quali si ha o può avercommercio dal suo regno, […] applica <strong>di</strong>verse provvisionisecondo li <strong>di</strong>versi effetti che vuol causare, rimovendogli impe<strong>di</strong>menti che potrebbero ostare all’effettoche si desidera. Ma come si <strong>di</strong>sse nel proemio non ècosì facile saper bene <strong>di</strong>sporre questo accidente, e bisognaa quel che governa considerar bene non una solacosa ma molte, e aver riguardo agli inconvenienti e altrieffetti che possono essere causati». 9A queste considerazioni (che nell’attuale frangenteeconomico che sta investendo il mondo occidentalesuonano come monito alla riflessione e all’azionepuntuale da parte dei governi) è da far risalire, secondoSerra, la <strong>di</strong>ffusa povertà del vicereame napoletano all’iniziodel XVII secolo. Inoltre, aggiunge Serra, dal punto<strong>di</strong> vista meramente economico-commerciale, il <strong>di</strong>savanzonella bilancia dei pagamenti aumenta una situazionefallimentare che, superficialmente, altri economistidel tempo (fra cui Marco Antonio De Santis,con cui Serra polemizza apertamente nel Breve trattato)imputavano al solo tasso <strong>di</strong> cambio sfavorevole.Dal punto <strong>di</strong> vista della forma dello Stato, Serra (comealtri suo contemporanei) in<strong>di</strong>vidua nella costituzionemista veneziana la scelta migliore. La Serenissima, mito<strong>di</strong> libertà, è l’unico Stato che riesce a contemperare la formamonarchica, con quella aristocratica e popolare. Questasostanziale armonia si riverbera in tutta l’organizzazionestatale e nella vita civile. Anche l’economia, attraversol’esercizio del commercio, ne trae beneficio.
<strong>gennaio</strong> 2012 – la <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong> Milano 9Nella pagina accanto: particolare del ritratto <strong>di</strong> TommasoCampanella (1568-1639) <strong>di</strong>pinto a olio su tela da un pittore<strong>di</strong> scuola francese nel 1639 e conservato presso la<strong>Fondazione</strong> <strong>Biblioteca</strong> <strong>di</strong> <strong>via</strong> <strong>Senato</strong>; ritratto <strong>di</strong> BenedettoCroce (1866-1952).A destra: A. Serra, Breve trattato (1613), lettera de<strong>di</strong>catoriaLa classe politica veneziana, essendo in buonaparte costituita da mercanti e da famiglie borghesi <strong>di</strong>recente nobiltà, pone la ricerca del benessere in rapporto<strong>di</strong>retto con il corretto funzionamento delle magistrature,in massima parte accessibili attraverso perio<strong>di</strong>cheelezioni.«Il governo <strong>di</strong> Venezia, essendosi atteso al principiodella sua propagazione a governar bene, avendo peroggetto il benessere pubblico, ha instituito più e <strong>di</strong>versior<strong>di</strong>ni, con farne d’ognora nuovi, migliorando o togliendoi passati secondo è parso espe<strong>di</strong>ente, particolarmentesopra la creazione <strong>di</strong> magistrati a reggimenti<strong>di</strong> quella, che s’è mai ritrovato in altre signorie ed repubblichesimil modo <strong>di</strong> creare magistrati; e come l’esperienzaha <strong>di</strong>mostrato non vi è stato dominio o repubblicaal mondo che abbia tanto durato, quanto hadurato e dura Venezia che ancora è vergine, e sono circamille e duecento anni che è e<strong>di</strong>ficata dopo quel flagello<strong>di</strong> Attila. Dico dunque che in quella l’or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> crearemagistrati è in tanta perfezione, che è impossibile chealcuno vi si possa creare per subor<strong>di</strong>nazione o compiacenza,né ascende a grado supremo persona che non siasperimentata negl’infimi e me<strong>di</strong>ocri, e che in nessuno<strong>di</strong> quelli abbia fatto malamente». 10L’ammirazione per Venezia trova poi una spiegazionenella teoria stessa <strong>di</strong> Serra. Superando lo schematismoancora me<strong>di</strong>evale che concepiva la ricchezza comestatico possesso <strong>di</strong> un bene prezioso in sé, Serra teorizzail benessere come puro momento <strong>di</strong> “trasformazione”,sia esso <strong>di</strong> lavorazione o <strong>di</strong> semplice commercio,svincolandolo dall’oggetto. E la modernità delpensiero <strong>di</strong> Serra risiede proprio in questo: nell’essereda un lato precursore del mercantilismo e, dall’altro,suo acerrimo nemico. Il mercantilismo colonialeavrebbe portato presto, all’inizio del XVIII secolo, lepotenze europee a misurarsi con perniciosi monopoli.Intuendo quanto pericoloso avrebbe potuto essere unapproccio meramente commerciale (che avrebbe limitatoin ambito economico le libertà personali), Serrapone come contraltare il buongoverno. E soprattutto lalibertà dell’agire dell’in<strong>di</strong>viduo.NOTE1F. Galiani, Della moneta, In Napoli, pressoGiuseppe Raimon<strong>di</strong>, 1750, p. 104.2Cfr. E. Roll, Storia del pensiero economico;J. Schumpeter, Storia dell’analisi economica;J. Galbraith, Storia dell’economia; ecc.3Cfr. K. Marx, Anti-Duhring (in questo testola teoria mercantilista <strong>di</strong> Serra è criticataferocemente come nemica della rivoluzioneproletaria), ecc.4B. Croce, Storia del Regno <strong>di</strong> Napoli, Bari,Laterza, 1966. p. 139.5A. Serra, Breve trattato, libro III, cap. IV inScrittori classici italiani <strong>di</strong> economia politica,parte antica, I, Roma, Bizzarri, 1965 (ristampaanastatica Collezione Custo<strong>di</strong>), p. 152.6L. ZUCCOLO, Della ragion <strong>di</strong> Stato in Politicie moralisti del Seicento, a c. <strong>di</strong> B. Croce e S. Caramella,Bari, Laterza, 1930, p. 25.7A. Serra, Breve trattato, proemio, cit., pp.9-12.8Ibidem, p. 23.9Ib., p. 34.10Ib., pp. 50-51.