Il carciofo [file .pdf] - Sardegna Agricoltura
Il carciofo [file .pdf] - Sardegna Agricoltura Il carciofo [file .pdf] - Sardegna Agricoltura
Capitolo 4 - FitoiatriaAttualmente, considerate le caratteristiche di questipatogeni e la difficoltà di combatterli con i mezzi tradizionali, laricerca va orientandosi verso la lotta biologica. Considerati icomplessi meccanismi biologici che sono alla base dei fenomeni diantagonismo, i risultati relativi alle prove fatte in Sardegna(Serra, et al., 2001) utilizzando come antagonista il Trichodermaviride per il controllo di Sclerotium rolfsii sono particolarmenteincoraggianti.4.A.f - Marciume radicale battericoIl “Marciume radicale batterico”, causato da Erwiniacarotovora subsp. carotovora (Jones) Bergey et al. (*), è unamalattia nota da tempo ai corcioficoltori sardi e, al pari dei“Marciumi del colletto”, è di notevole rilevanza fitopatologica.In Sardegna l’agente responsabile è segnalato esseredannoso quasi esclusivamente sulle colture poliennali (Marras,1966). Tuttavia, recenti osservazioni indicano che la malattia simanifesta anche nelle colture di nuovo impianto.I primi sintomi si manifestano con uno stato di sofferenzageneralizzato dell’apparato aereo avvertibile quando le piantehanno differenziato le prime foglie. Ad essere interessate sonoquelle più esterne le quali vanno incontro ad un progressivoappassimento, raggrinzimento e disseccamento.(*) In altri paesi, oltre a E. carotovora. subsp. carotovora, sul carciofo sono statiriportati altri due agenti di marciumi E. carotovora subsp. betavasculorum ed E.chrysanthemi.Recentemente (Hauben et al., 1998), il genere Erwinia (Lelliott e Dickey, 1984),in base ai risultati ottenuti sequenziando l’rDNA 16S, è stato diviso in tre gruppifilogenetici. Il gruppo II, cui appartiene E. carotovora subsp. carotovora, è statoemendato ed è stato proposto il nuovo genere Pectobacterium. Pertanto, E. carotovorasubsp. carotovora (Jones) Bergey et al. diventa Pectobacterium carotovorum subsp.carotovorum (Jones), Hauben et al.Pagina 130 di 313
Capitolo 4 - FitoiatriaNel contempo quelle centrali assumono una colorazioneverde-biancastra ( Fig. 7 a) e, nell’apparato radicale, la partedistale del fittone appare interessato da un marciume molle.Colletto, parte prossimale del fittone e radici secondarie sono,apparentemente, del tutto normali.Con l’andare avanti della stagione i sintomi a carico degliapparati aereo e radicale si aggravano. In rapida successione, lefoglie avvizziscono, si adagiano al suolo (Fig. 7 b), per poiappassire. Il tessuto midollare del colletto assume unaconsistenza flaccida ed il colore vira verso il bruno chiaro.In seguito il marciume diviene acquoso ed il midollo assume,unitamente al tessuto vasale adiacente, un colore marrone scuro.L’azione del batterio si conclude con lo svuotamento del canalemidollare (Fig. 7 c) che, nei casi più gravi, arriva ad interessareanche parte dello stelo portante il primo capolino.I tessuti marci, a seguito dell’invasione di batteri saprofiti,emanano un odore sgradevole avvertibile nelle carciofaiefortemente infette. Infine la malattia si estende a tuttol’apparato radicale; tessuti parenchimatici e midollari vengonodistrutti e, sfilacciati, rimangono solamente i vasi legnosi.Le osservazioni di questi ultimi anni indicano che la malattiaè in espansione. Ad essere colpite sono sia le colture di primoimpianto fatte in terreni vergini sia quelle ove in passato eranopresenti piante malate. Nel primo caso l’introduzione dellamalattia sembrerebbe avvenire attraverso ovuli infetti. Nelsecondo, quando vengono utilizzati ovuli sani (come ad esempioquelli ottenuti da piantine micropropagate), l’infezione sembraprovenire dai residui vegetali o dal terreno contaminati.Quanto su riportato è frutto di osservazioni ripetute dicampo che necessitano, nei nostri ambienti, di confermesperimentali.Nella diffusione della malattia un ruolo determinante èsvolto dall’acqua di irrigazione. Esso è il mezzo attraverso il qualePagina 131 di 313
- Page 83 and 84: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 85 and 86: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 87 and 88: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 89 and 90: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 91 and 92: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 93 and 94: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 95 and 96: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 97 and 98: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 99 and 100: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 101 and 102: A titolo esemplificativo si riporta
- Page 103 and 104: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 105 and 106: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 107 and 108: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 109 and 110: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 111 and 112: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 113 and 114: Capitolo 3 - Esigenze della specie
- Page 115 and 116: Capitolo 4 - Fitoiatria4.A - LE MAL
- Page 117 and 118: Capitolo 4 - FitoiatriaFigura 1 - F
- Page 119 and 120: Capitolo 4 - FitoiatriaGli attacchi
- Page 121 and 122: Capitolo 4 - Fitoiatriaa bFig.3 - C
- Page 123 and 124: Capitolo 4 - FitoiatriaNel tempo, p
- Page 125 and 126: Capitolo 4 - Fitoiatria(aFotografie
- Page 127 and 128: Capitolo 4 - Fitoiatria4.A.d - Marc
- Page 129 and 130: Capitolo 4 - FitoiatriaFig. 7 - Mar
- Page 131 and 132: Capitolo 4 - Fitoiatria4.A.e - I ma
- Page 133: Capitolo 4 - Fitoiatriarisveglio ne
- Page 137 and 138: Capitolo 4 - FitoiatriaAnche se orm
- Page 139 and 140: Capitolo 4 - FitoiatriaSERRA S., CO
- Page 141 and 142: AfidiTabella n° 1 - Elenco delle p
- Page 143 and 144: Capitolo 4 - Fitoiatriavegetali pu
- Page 145 and 146: Capitolo 4 - Fitoiatriaprimavera e
- Page 147 and 148: Capitolo 4 - Fitoiatriacommerciabil
- Page 149 and 150: Capitolo 4 - FitoiatriaNegli areali
- Page 151 and 152: Capitolo 4 - Fitoiatriadei capolini
- Page 153 and 154: Capitolo 4 - Fitoiatriapredilige il
- Page 155 and 156: Capitolo 4 - Fitoiatriagenerazioni
- Page 157 and 158: Capitolo 4 - Fitoiatriagallerie pi
- Page 159 and 160: Capitolo 4 - FitoiatriaLarinus cyna
- Page 161 and 162: Capitolo 4 - Fitoiatriaprincipalmen
- Page 163 and 164: Capitolo 4 - Fitoiatriaraggiungere
- Page 165 and 166: Tavola IIDepressaria erinaceellaUov
- Page 167 and 168: Capitolo 4 - Fitoiatriadeterminano
- Page 169 and 170: Tavola IVLepidotteri di secondaria
- Page 171 and 172: Capitolo 4 - Fitoiatriaraggiungono
- Page 173 and 174: Tavola VIColeotteri(Foto Dipartimen
- Page 175 and 176: Capitolo 4 - Fitoiatriafitoiatriche
- Page 177 and 178: Capitolo 4 - FitoiatriaLUCIANO P.,
- Page 179 and 180: Capitolo 4 - Fitoiatriaracchiudersi
- Page 181 and 182: Capitolo 4 - FitoiatriaPrincipio at
- Page 183 and 184: Capitolo 4 - Fitoiatria4.C.c - Limi
Capitolo 4 - FitoiatriaNel contempo quelle centrali assumono una colorazioneverde-biancastra ( Fig. 7 a) e, nell’apparato radicale, la partedistale del fittone appare interessato da un marciume molle.Colletto, parte prossimale del fittone e radici secondarie sono,apparentemente, del tutto normali.Con l’andare avanti della stagione i sintomi a carico degliapparati aereo e radicale si aggravano. In rapida successione, lefoglie avvizziscono, si adagiano al suolo (Fig. 7 b), per poiappassire. <strong>Il</strong> tessuto midollare del colletto assume unaconsistenza flaccida ed il colore vira verso il bruno chiaro.In seguito il marciume diviene acquoso ed il midollo assume,unitamente al tessuto vasale adiacente, un colore marrone scuro.L’azione del batterio si conclude con lo svuotamento del canalemidollare (Fig. 7 c) che, nei casi più gravi, arriva ad interessareanche parte dello stelo portante il primo capolino.I tessuti marci, a seguito dell’invasione di batteri saprofiti,emanano un odore sgradevole avvertibile nelle carciofaiefortemente infette. Infine la malattia si estende a tuttol’apparato radicale; tessuti parenchimatici e midollari vengonodistrutti e, sfilacciati, rimangono solamente i vasi legnosi.Le osservazioni di questi ultimi anni indicano che la malattiaè in espansione. Ad essere colpite sono sia le colture di primoimpianto fatte in terreni vergini sia quelle ove in passato eranopresenti piante malate. Nel primo caso l’introduzione dellamalattia sembrerebbe avvenire attraverso ovuli infetti. Nelsecondo, quando vengono utilizzati ovuli sani (come ad esempioquelli ottenuti da piantine micropropagate), l’infezione sembraprovenire dai residui vegetali o dal terreno contaminati.Quanto su riportato è frutto di osservazioni ripetute dicampo che necessitano, nei nostri ambienti, di confermesperimentali.Nella diffusione della malattia un ruolo determinante èsvolto dall’acqua di irrigazione. Esso è il mezzo attraverso il qualePagina 131 di 313