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raccolta dei criteri ed indirizzi dell'autorità di bacino regionale in ...

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L<strong>in</strong>ee guida per gli <strong>in</strong>terventi <strong>di</strong> riqualificazioneidrogeologica e vegetazionale nelle aree percorse dal fuocoPertanto si ritiene che i dati rilevati siano sostanzialmente vali<strong>di</strong>, anche se rilevati <strong>in</strong> unbreve lasso <strong>di</strong> tempo.Infatti, anche a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> pochissimi mesi dalla posa <strong>dei</strong> chips si è osservata unabuona coesione nello strato superficiale degli stessi, tale da conferirgli una validafunzione antierosiva. Tale strato può essere <strong>in</strong><strong>di</strong>cato <strong>in</strong> 1-3 cm. <strong>di</strong> spessore.Ne consegue che l’impiego <strong>di</strong> chips su terreni percorsi dal fuoco può fornire unaduplice funzione:o a breve term<strong>in</strong>e, a partire dai primissimi mesi post-<strong>in</strong>cen<strong>di</strong>o, può fornire uno sorta<strong>di</strong> feltro biodegradabile con evidenti funzioni antierosive;o a m<strong>ed</strong>io-lungo term<strong>in</strong>e contribuisce all’apporto <strong>di</strong> sostanza organica <strong>in</strong> terreniche, proprio per il passaggio del fuoco, ne risultano fortemente carenti.In term<strong>in</strong>i pratici, si ritiene che nella progettazione e nella esecuzione degli <strong>in</strong>terventisia opportuno proc<strong>ed</strong>ere alla cippatura <strong>dei</strong> materiali legnosi ancora presenti <strong>in</strong> sito,compresi quelli parzialmente combusti, provv<strong>ed</strong>endo a spargere i chipsomogeneamente sul terreno e si ritengono sufficienti strati <strong>di</strong> 2-3 cm.Nel cantiere <strong>di</strong> Noli-Spotorno si è impiegata tale tecnica, sia con la cippatura dellanecromassa presente, sia con l’apporto <strong>di</strong> cippato da altri cantieri.Inf<strong>in</strong>e rimanendo <strong>in</strong> un contesto <strong>di</strong> sperimentazione pratica <strong>di</strong> sistemi etecniche <strong>in</strong>novative per il recupero delle aree percorse dal fuoco, occorre fareaccenno all’impiego delle micorrize. Si tratta <strong>di</strong> funghi che possono formaresimbiosi con gli apparati ra<strong>di</strong>cali del 90% delle specie vegetali presenti sulpianeta. Questa relazione e’ particolarmente importante per le piante che <strong>in</strong>agricoltura hanno bisogno <strong>di</strong> considerevoli quantita’ <strong>di</strong> nutrienti <strong>ed</strong> acqua perraggiungere ottimi risultati <strong>di</strong> crescita.Il fungo micorrizico produce enzimi che aiutano ad estrarre facilmente dalleparticelle del suolo elementi come azoto, calcio, ferro e fosforo; favorisce anchel’assorbimento dell’acqua, ritarda l’azione degli agenti patogeni del suolo, e facilital’aggregazione delle particelle del terreno <strong>in</strong> una struttura porosa migliorandone lecon<strong>di</strong>zioni. In cambio, riceve dalle piante, con cui ha attivato la simbiosi, carboidrati <strong>ed</strong>altri composti importanti per le sue attività vitali.Si possono <strong>di</strong>videre <strong>in</strong> due pr<strong>in</strong>cipali categorie :o le Ectomycorrhizae, le più numerose, che si attaccano alla parete esterna dellecellule dell’apparato ra<strong>di</strong>cale delle conifere;o le Endomycorrhizae che <strong>in</strong>vece colonizzano il tessuto ra<strong>di</strong>cale penetrando<strong>di</strong>rettamente nelle cellule;Queste ultime si associano preferibilmente con specie arbustive <strong>ed</strong> erbacee, <strong>in</strong>clusele più importanti piante a livello commerciale nel settore agricolo <strong>ed</strong> ornamentale.La cont<strong>in</strong>ua ricerca e sperimentazione ha <strong>di</strong>mostrato che questa simbiosi miglioraconsiderevolmente l’assorbimento, da parte del vegetale, <strong>dei</strong> nutrienti, favorisce lacrescita dell’apparato ra<strong>di</strong>cale, la resistenza ad una vasta gamma <strong>di</strong> patologie, riducelo shock del trapianto, lo stress dovuto alla siccità e ad altre situazioni atmosferichemolto critiche, e l’uso <strong>di</strong> fertilizzanti.Documento 6.2Pag<strong>in</strong>a 27 <strong>di</strong> 28

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