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Correlazione tra il MMPI-2 e il Rorschach: un'analisi possibile?

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correlazione <strong>tra</strong> <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 e <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong>: un’analisi possib<strong>il</strong>e?ConclusionsThe <strong>MMPI</strong>-2 and the <strong>Rorschach</strong> tests can be considered “describers” of 2 aspects of thesame problem, and, therefore, a personality evaluation might be incomplete if only oneof these tests is performed. Using more tests, in a sophisticated manner, the psychologistis able to ex<strong>tra</strong>ct a combination of information, a series of results of “laboratoryexaminations” which, together with sk<strong>il</strong>ful clinical evaluation of descriptive informationwhich goes well beyond that stated by the manuals regarding the 2 instruments(<strong>Rorschach</strong> and <strong>MMPI</strong>-2). The authors have outlined some considerations regarding ahigher incremental validity (a greater diagnostic capacity of both tests) if used togetherrather than separately.“I test sono strumenti per scoprire le persone chepiù assomigliano ai creatori dei test”U. Neisser, Cognitive psychology (1967),New York, Appleton-Century-CroftsNella nos<strong>tra</strong> attività di psicoterapeuti e ricercatori inambito clinico e forense ci siamo spesso chiesti sefosse possib<strong>il</strong>e correlare i risultati di un test <strong>MMPI</strong>-2(Minnesota Multiphasic Personality Inventory-2) conquelli di un <strong>Rorschach</strong> nell’assessment della personalità.Ricordiamo che <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 è considerato untest oggettivo (o non proiettivo) e <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> un testproiettivo (sebbene <strong>il</strong> modello cognitivista propostoda J. Exner lo descriva come un test di performancepercettivo-cognitivo). Ci è però bastato scorrere labibliografia esistente sulla materia per verificare chenon solo questo lavoro è stato già affrontato da autorevoliricercatori ma che, soprattutto, i risultati non sonoincoraggianti. Già nel 1993 Archer & Krishnamurthy,studiando i lavori pubblicati sulle correlazioni <strong>tra</strong><strong>il</strong> <strong>MMPI</strong> e <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong>, conclusero sull’assenza dicorrelazione <strong>tra</strong> i due test, ad eccezione di una vagarelazione <strong>tra</strong> alcune variab<strong>il</strong>i con nomi sim<strong>il</strong>i 1 2 . Nel1997 Gregory Meyer, direttore del Dipartimento diPsicologia dell’Università di Anchorage in Alaska,esaminando la relazione esistente <strong>tra</strong> i due test di personalitàgiunse a conclusioni a dir poco scoraggiantisostenendo che le concordanze <strong>tra</strong> i due test sonoincredib<strong>il</strong>mente basse e che, in sostanza, non vi sonocorrelazioni significative ad esempio <strong>tra</strong> la scala D(depressione) del <strong>MMPI</strong> e gli indici del <strong>Rorschach</strong>che evidenzierebbero qualità depressive dell’umore 3 .Meyer, a parziale giustificazione di questo apparentedifetto di correlazione, introdusse <strong>il</strong> concetto dei costruttipsicologici affermando che, per comprendere<strong>il</strong> problema, si doveva fare riferimento non solo alladiversa natura dei due test (<strong>il</strong> <strong>MMPI</strong> è un test autosomminis<strong>tra</strong>toin cui <strong>il</strong> soggetto viene invitato adescrivere se stesso e <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> è un test proiettivoo di performance), ma anche al fatto – altrettanto importante– che i due test possono descrivere costruttidiversi o anche aspetti differenti di uno stesso costrutto,per esempio, della depressione. Meyer riuscìanche a dimos<strong>tra</strong>re che se si prende in considerazionepreliminarmente <strong>il</strong> modo del paziente di approcciarei test, le correlazioni possono diventare sostanziali (rda 0,40 a 0,60) e ciò lo indusse anche a considerare lost<strong>il</strong>e di risposta per indicare <strong>il</strong> modo in cui <strong>il</strong> soggettoin<strong>tra</strong>prende <strong>il</strong> compito di effettuare <strong>il</strong> test. L’accentosugli st<strong>il</strong>i di risposta era stato già posto nel 1968 daRapaport, G<strong>il</strong>l & Shafer 4 che avevano caratterizzatol’approccio al test secondo due aspetti: <strong>il</strong> primo è definitoda uno st<strong>il</strong>e di risposta assim<strong>il</strong>ab<strong>il</strong>e al termineroschachiano “coartato” poiché caratterizzato da unatteggiamento difensivo con tendenza alla semplificazionecognitivo-emotiva, <strong>il</strong> secondo sovrapponib<strong>il</strong>eal cosiddetto st<strong>il</strong>e “d<strong>il</strong>atato” e caratterizzato da unatteggiamento di ipercoinvolgimento nel compito conla tendenza a riferire un eccesso di problemi.Ad esempio, nella nos<strong>tra</strong> esperienza di valutazionipsicodiagnostiche di soggetti che denunciavanocomplesse situazioni di mobbing, abbiamo potuto apprezzare,in tema di comportamento al test, en<strong>tra</strong>mbigli st<strong>il</strong>i comportamentali e di riposta. La tendenza adaffrontare <strong>il</strong> setting psicodiagnostico in “stato di allerta”,in marcato atteggiamento di autoprotezione, conla tendenza a impiegare <strong>il</strong> meno possib<strong>il</strong>e le risorse affettivedisponib<strong>il</strong>i, con una consistente rigidità a livellodifensivo. O, come già detto, ipercoinvolgimento,scadente capacità di porre dei confini con i problemisul lavoro, lab<strong>il</strong>e capacità di approccio realistico, làove occorre un esame di realtà.Veniva dunque considerato che <strong>il</strong> modo di rispondereal test poteva rappresentare una dimensione moltoimportante nell’interpretazione dei risultati. In effetti,un approccio “esperto” ai test non può non tenere indebito conto lo st<strong>il</strong>e di risposta, ad esempio, di ungenitore separato sottoposto a perizia in relazioneall’affido di un minore!Attingendo sempre alla nos<strong>tra</strong> casistica peritale e clinica,spesso si <strong>tra</strong>tta di soggetti che dimos<strong>tra</strong>no “st<strong>il</strong>idi risposta”, connotati da ansia, incertezza, preoccupazione,sospettosità, aspetti confusivi, e non di radoda contenuti ritorsivi e aggressivi verso l’ex coniugeo verso le istituzioni: magis<strong>tra</strong>tura, servizi ecc. Inaltri casi, appaiono esageratamente compiacenti versol’esaminatore e anche verso <strong>il</strong> test, tesi a “dimos<strong>tra</strong>resempre qualcosa”.Meyer riferì una concordanza dei costrutti presi inconsiderazione, piuttosto che delle variab<strong>il</strong>i rappre-163


D. De Fidio, I. Grattaglianosentate dalle singole scale, ad esempio 3 costruttipsicologici: distress affettivo (DEPI e S-CON per <strong>il</strong><strong>Rorschach</strong> e le scale D, Pt, ANX e DEP per <strong>il</strong> MM-PI-2), processi psicotici (SCZI per <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> e lescale Sc, BIZ e Psychoticism del cluster PSY-5 per<strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2) e sospettosità interpersonale (HVI per<strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> e le scale Pa, CYN, SOD e TRT2 per<strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2) 5 . I risultati sono stati molto interessantie coerenti e hanno indicato che nel somminis<strong>tra</strong>re idue test a uno stesso paziente, bisogna considerare <strong>il</strong>suo st<strong>il</strong>e di risposta perché, se si ignora questo fattorepreliminare, ci si deve attendere che le informazionicliniche ricavate possano risultare diverse. La conclusioneè che en<strong>tra</strong>mbi i test forniscono informazionidiagnostiche parziali che devono essere integrate dalclinico secondo lo st<strong>il</strong>e di risposta del paziente. In unaltro interessante studio Blais et al. 6 hanno volutoesaminare la validità incrementale dell’uso combinatodel <strong>Rorschach</strong> e del <strong>MMPI</strong>-2 nel predire la diagnosidi disturbo di personalità secondo l’Asse II del DSM-IV. Anche in questo caso i risultati hanno confermatoche le correlazioni fra scale sim<strong>il</strong>i del <strong>Rorschach</strong> edel <strong>MMPI</strong>-2 sono quasi nulle segnalando, però, chesolo l’uso congiunto dei due test permette di ottenereuna buona possib<strong>il</strong>ità predittiva dell’appartenenza diun soggetto a un gruppo di disturbi della personalità.Il significato clinico dello studio è molto chiaro: lacorrelazione <strong>tra</strong> i due test è bassissima, quindi avrebbedavvero poco senso usarli insieme aspettandosi che irisultati dell’uno siano confermati da quelli dell’altro.Al con<strong>tra</strong>rio, <strong>il</strong> loro uso congiunto può essere ampiamentegiustificato perché i due strumenti possiedonoun’elevata validità incrementale (ossia la capacitàdiagnostica dei due è superiore se adoperati assiemepiuttosto che singolarmente) poiché, come già detto,valutano aspetti diversi e complementari dello stessocostrutto. Una validità, dunque, non espressa in terministatistici o quantitativi ma, piuttosto, qualitativinella misura in cui gli stessi autori raccomandano diconsiderare anche <strong>il</strong> modo in cui <strong>il</strong> paziente rispondealla situazione d’esame. Questo concetto è valido ancheper mitigare la perentorietà di alcune affermazionisulla validità di alcune scale del <strong>MMPI</strong>-2 associando<strong>il</strong> criterio esclusivamente al punteggio (ignorandoa volte la pratica clinica): ad esempio Mosticoni &Chiari 7 hanno definito dubbia la validità del <strong>MMPI</strong>nel caso in cui la scala F > 85; noi concordiamo conquesta indicazione ma solo se la maggior parte dellescale cliniche presenta una elevazioneindiscriminata, cioè se tutto <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o è elevato. Nelcaso in cui l’elevazione “patologica” della scala F acorrisponde all’elevazione delle scale dell’area psicotica,ciò è indicativo del grado di severità dei <strong>tra</strong>ttipsicopatologici presenti e, quindi, quel test a nostroavviso va considerato valido pur se altamente patologicoanche perché, nell’applicazione pratica, <strong>il</strong> clinicosa che la validità di un test non consiste solo nella misurazionestatistica di un indice o una scala ma deveessere presa in considerazione anche la dimensionerelazionale e motivazionale con l’esaminatore, <strong>il</strong> teste la situazione d’esame.Ad esempio <strong>il</strong> lavoro nell’ambito della psicologiaforense viene solitamente visto come un’estensionemeccanica delle attività nell’ambito della psicologiaclinica. In realtà uno degli errori più frequenti consistenel <strong>tra</strong>sferire meccanicamente una procedura di lavoropropria della psicologia clinica all’ambito forense. Dimenticandoche altro è la verità clinica, altro è la veritàgiudiziaria. La relazione interpersonale che si creaall’interno del setting “giuridico” ad esempio peritale– e più in generale giudiziario – presenta diverse peculiaritàche può essere ut<strong>il</strong>e focalizzare e approfondire,anche negli aspetti psicodiagnostici. Se è vero, infatti,che ogni collega psicologo nel suo percorso formativoha certo affrontato lo studio degli aspetti relazionalidel suo rapportarsi al paziente, è anche vero che inambito giuridico e peritale l’equ<strong>il</strong>ibrio dei reciprociruoli è molto diverso. I motivi di tale difformità sononumerosi. Per citare solo i più evidenti:– <strong>il</strong> “paziente” spesso non ha richiesto in primapersona la prestazione del perito ma gli è stataprescritta da terzi;– nella “relazione a due” si inseriscono inevitab<strong>il</strong>mentealtre figure professionali le quali spessopossiedono una formazione e un linguaggio cheben poco hanno in comune con la psicologia;– la relazione peritale nasce preimpostata su binariprecisi spesso provenienti dall’esterno.Lo psicologo deve essere ben informato su queste ealtre realtà oggettive, che sono intrinseche al settinggiudiziario e che devono pertanto essere accolte e rispettate:<strong>il</strong> che richiede al perito lo sforzo di muoversi“da psicologo” all’interno di tali realtà, ut<strong>il</strong>izzandonel’apporto positivo e cercando nel contempo di salvaguardareal massimo <strong>il</strong> rispetto per la personalità el’intimità del periziando. Oltre al lavoro peritale veroe proprio (o comunque al lavoro di collaborazione congli operatori della giustizia), lo psicologo deve saperaLa scala F (= infrequency) valuta la gravità del disturbo attuale, è l’indicatore della tendenza (frequenza) a fornire riposte atipichee inusuali. La scala misura <strong>il</strong> grado di partecipazione al modo di pensare dei soggetti “normali” ed è caratteristicamente elevata,in associazione alla Sc (schizofrenia) nei prof<strong>il</strong>i psicotici. Punteggi alti in questa scala riflettono la presenza di un disturbo psicopatologico.L’elevazione della scala F sottolinea l’inadeguatezza del sistema dell’Io e va rapportata alla scala K (indice F-Kdi Gough). La scala F può anche essere considerata <strong>il</strong> barometro dello stress psicologico: l’orientamento della scala definisce,infatti, la consapevolezza del problema e, di conseguenza, la motivazione a chiedere aiuto (una F molto alta può indicare unacondizione di notevole stress con perdita del senso delle proporzioni del problema).164


correlazione <strong>tra</strong> <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 e <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong>: un’analisi possib<strong>il</strong>e?aggiungere <strong>il</strong> suo tocco professionale per fornire – altermine dell’iter peritale – una “restituzione in positivo”al periziando anche nei casi, purtroppo frequenti,in cui i vari colloqui peritali lo hanno inevitab<strong>il</strong>menteportato ad affrontare aspetti dolorosi della sua esperienza.In sostanza l’analisi di una scala o della correlazione<strong>tra</strong> scale va associata all’analisi degli st<strong>il</strong>i di risposta.Limitarsi a dire (e l’abbiamo sentito dire) “se la scalaF del <strong>MMPI</strong> è > 85 <strong>il</strong> test non è valido, punto”, rappresentala negazione del <strong>MMPI</strong>, la negazione dellastoria clinica del paziente, in particolare dei pazientipsichiatrici, la negazione dell’approccio concettualeche deve sostenere l’uso esperto dei test. Del resto,oltre 10 anni fa, gli stessi Butcher & W<strong>il</strong>liams hannoaffermato che “in setting di pazienti psichiatriciricoverati spesso si riscon<strong>tra</strong> un quadro esagerato mainterpretab<strong>il</strong>e di sintomi” 8 .Nello studio di Blais et al. è posto in risalto <strong>il</strong> concettodella validità incrementale: in ciascuno dei due testsono presenti alcune variab<strong>il</strong>i (scale o indici) che offronoimportanti indicazioni ad esempio sugli aspettiantisociali della personalità ma non sono necessariamentecorrelate fra loro. Ciò significa che i due testvalutano aspetti diversi di questo disturbo di personalitàe ciascun test valuta un aspetto coerentemente con<strong>il</strong> modo in cui è costruito: <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 valuta la componenteauto-valutativa del paziente, ciò che <strong>il</strong> soggettopensa e ammette di sé ottenendo informazioni suisintomi specifici manifesti; <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong>, invece, leinclinazioni personologiche meno consapevolmentepresenti, in questo esempio di tipo antisociale. Il <strong>Rorschach</strong>non riesce dunque a valutare la componenteauto-valutativa mentre <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 quella non consapevole.Ovviamente i due test non sono correlati fraloro poiché valutano costrutti differenti ma insiemeriescono a individuare più aspetti della personalità diquanto non riescano a fare singolarmente; non solo,ma <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> può essere ut<strong>il</strong>e per “smascherare”un’autosomminis<strong>tra</strong>zione falsamente positiva al MM-PI-2 oppure far luce su aspetti che <strong>il</strong> soggetto puònon sapere (o volere) esprimere e che sono, invece, difondamentale importanza nella programmazione di un<strong>tra</strong>ttamento o in una valutazione peritale. Giova quiricordare anche l’importanza del fattore relazionale:mentre <strong>il</strong> test autovalutato (<strong>MMPI</strong>-2) non richiedenecessariamente un’interazione con l’esaminatore, <strong>il</strong>test proiettivo (<strong>Rorschach</strong>) non può prescindere dalrapporto, con tutti i correlati che ne derivano. In effetti,un soggetto può evidenziare ad esempio segnalidepressivi al <strong>Rorschach</strong> ma non al <strong>MMPI</strong>-2.In un soggetto giunto alla nos<strong>tra</strong> osservazione nell’ambitodi una consulenza medico legale, si r<strong>il</strong>evava unasorta di “scollamento” <strong>tra</strong> <strong>il</strong> comportamento esibito aitest, tutto sommato adeguato, e i segni psicodiagnosticiemersi nel proiettivo di <strong>Rorschach</strong>. La differenza <strong>tra</strong>assetto comportamentale esibito e meccanismi psichiciprofondi retrostanti, si apprezzava anche esaminandol’esito dei due strumenti psicodiagnostica usati: <strong>MMPI</strong>e <strong>Rorschach</strong>, che esplorano, da prospettive differenti, lapersonalità dei soggetti. Infatti, anche i due test r<strong>il</strong>evanoesiti diversi. Il reattivo di <strong>Rorschach</strong> (“un test proiettivoche rappresenta un particolare tipo di test oggettivodi personalità in cui <strong>il</strong> soggetto rivela at<strong>tra</strong>verso le suescelte e le sue interpretazioni alcune caratteristichepersonali connesse con le componenti inconsce dellapersonalità” 9 ) e che quindi offre una “ricognizionepsicodiagnostica” che tocca aspetti più profondi dellopsichismo del soggetto, segnalava una consistentecomponente depressiva a cui associare problematichea carico della organizzazione e della struttura di personalità.Mentre <strong>il</strong> Minnesota, test di personalità, “nonproiettivo” (che “rappresenta una gamma di descrizionidi personalità e nell’intenzione degli autori è una verae propria scheda di personalità” 9 ), segnalava disturbimeno consistenti a carico del soggetto.Ciò confermava anche a livello psicodiagnostico, lo siipotizza, quanto osservato, r<strong>il</strong>evato e riportato in sededi osservazione comportamentale del soggetto, un assettodi personalità che si presentava “esternamente”apparentemente con aspetti di tutto sommato discretoadattamento, ma che “al profondo”, r<strong>il</strong>eva, semprea livello di indici psicodiagnostici, problematiche efrag<strong>il</strong>ità molto più complesse.Si può quindi verificare che in una condizione clinicaconclamata non si assista a una corrispondenza<strong>tra</strong> stati affettivi e sintomi psichiatrici poiché questapossib<strong>il</strong>ità è data soltanto da un approccio più interpretativodi tipo psicodinamico che categoriale 10 . Adesempio i pazienti affetti da disturbo da conversionenon sono certamente consapevoli dei conflitti psichicirimossi e, dunque, al <strong>MMPI</strong>-2 possono mos<strong>tra</strong>reelevazione nelle scale Hy (isteria di conversione) e,probab<strong>il</strong>mente in Hs (ipocondria) ma non nella scaladella depressione che potrebbe, invece, risaltare inmaniera evidente al <strong>Rorschach</strong>.In sintesi, en<strong>tra</strong>mbi i test forniscono ut<strong>il</strong>i informazionisu costrutti clinici ma sembra che nessuno dei dueriesca a far piena luce su tutti gli aspetti di ciascuncostrutto 11 . Il <strong>MMPI</strong> rivela ciò che l’esaminandocomprende e si rivela disponib<strong>il</strong>e a comunicare di sémentre <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> rivela caratteristiche e potenzialitàlatenti di cui <strong>il</strong> soggetto stesso potrebbe non essereconsapevole.Possiamo dunque affermare che <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>, e ci riferiamoprincipalmente all’analisi delle scale fondamentalib , è ut<strong>il</strong>e nella ricerca e nella pratica clinica quandol’interesse è rivolto al conscio, al vissuto del “qui edbL (Lie), F (Frequency), K (Correction), Hs (Hypochondriasis), D (Depression), Hy (Conversion hysteria), Pd (Psychopathic deviate),Mf (Masculinity-femininity), Pa (Paranoia), Pt (Psychastenia), Sc (Schizophrenia), Ma (Hypomania), Si (Social introversion).165


D. De Fidio, I. Grattaglianoora”, mentre <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> appare indispensab<strong>il</strong>e quandol’interesse è orientato alle dimensioni inconsce estrutturali della personalità. Questa è probab<strong>il</strong>mente laconferma che caratterizza <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 come test di statoe <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> come test di <strong>tra</strong>tto, anche se questadimensione (<strong>il</strong> <strong>tra</strong>tto) è considerata la reale ipotesi delnostro lavoro rappresentata dalla lettura interpretativadelle scale di contenuto del <strong>MMPI</strong>-2 come la dimensione“rorschachiana” del <strong>MMPI</strong>-2: quella in praticache indaga i <strong>tra</strong>tti della personalità. La pubblicazionedel nuovo <strong>MMPI</strong>-2 c aveva creato qualche perplessitànegli ut<strong>il</strong>izzatori del <strong>MMPI</strong> che lo adoperavanoabitualmente nella “versione ridotta” a 357 items. Leperplessità erano dovute, oltre che ai numerosi (circa40) items costruiti in forma negativa d , principalmentealla novità introdotta con le 15 scale di contenuto chehanno rappresentato, in sostanza, la reale differenza<strong>tra</strong> <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 e <strong>il</strong> vecchio <strong>MMPI</strong>. In verità gli autorinon hanno approfondito molto la descrizione dellescale di contenuto presentandole nel modo seguente:“… si possono considerare riassunti del livellodi grandezza delle aree problematiche ammesse dalsoggetto. Sono più ‘palesi’, più chiare, oggettive.L’interpretazione delle scale di contenuto viene considerataun’integrazione delle informazioni clinicheofferte dalle scale cliniche <strong>tra</strong>dizionali, possono cioèfornire informazioni aggiuntive sull’elevazione dialcune di esse” 8 . Il prof<strong>il</strong>o delle scale di contenutoci è stato dunque presentato come una possib<strong>il</strong>ità diinformazioni aggiuntive alle informazioni ricevutedall’interpretazione del prof<strong>il</strong>o delle scale clinichesenza peraltro soggiacere alle classiche regole interpretativedi queste: assi di Diamond, interpretazionesecondo Code-Type di Welsh, analisi dei “Valli”(nevrotico o di conversione, psicotico, sociopatico).Di conseguenza, i significati psicologici di ciascunascala di contenuto erano presi in considerazione semplicementein base alla presenza o meno di elevazionesignificativa della scala stessa: “Sono state inserite 15nuove scale di contenuto che offrono importanti informazionicliniche. Esse valutano <strong>il</strong> comportamentosintomatico (ANX ansia, FRS paura, OBS ossessività,DEP depressione, HEA preoccupazioni ipocondriache,BIZ ideazione bizzarra); fattori di personalità(TPA comportamento di tipo ‘A’, CYN cinismo);comportamento ‘esterno’ (ANG rabbia, ASP praticheantisociali); autopercezione negativa (LSE bassa autostima)e le aree riguardanti problemi clinici (FAMproblemi fam<strong>il</strong>iari, WRK difficoltà sul lavoro, TRTindicatori negativi di <strong>tra</strong>ttamento)” 8 . Tutto questo hagenerato non poca confusione e ampi dibattiti durantei seminari ai quali abbiamo partecipato: per esempio,se in un prof<strong>il</strong>o <strong>MMPI</strong>-2 r<strong>il</strong>eviamo una D (depressione)elevata (ad es. 74) (ricordiamo che <strong>il</strong> cut-off nel<strong>MMPI</strong>-2 è 65 (nel <strong>MMPI</strong> era definito a 70) correlataa un basso valore, ad esempio 42, della scala Ma(Ipomania), è scontato concludere per la presenza diun orientamento depressivo del tono dell’umore (“…è presente una polarizzazione depressiva dell’attivitàdel pensiero e un marcato rallentamento ideo-verbomotorio,scarso interesse per le situazioni sociali edifficoltà ad in<strong>tra</strong>prendere nuove iniziative. Accantoallo scarso livello di energia, alla diminuita efficienzae alla scarsa capacità di ‘infuturazione’, sono determinanti,nella descrizione di questo quadro clinico,marcati sentimenti di inadeguatezza” [dal report dellaversione automatica <strong>MMPI</strong>-2 Panda, Code-type. 2’]).Nel prof<strong>il</strong>o delle scale di contenuto, cercando di ottenereinformazioni aggiuntive, andiamo a guardare conparticolare curiosità la consistenza della scala DEP(depression) per verificare “… <strong>il</strong> riassunto del livellodi grandezza delle aree problematiche ammesse dalsoggetto” e se costatiamo un’elevazione della scala(ad es. 71), possiamo <strong>tra</strong>nqu<strong>il</strong>lamente riferire di aververificato la conferma dell’elaborazione depressivadel vissuto già riscon<strong>tra</strong>ta nella valutazione della scalaD e nella lettura dell’asse timico (D-Ma). Se invececi trovassimo nella situazione in cui riscontriamo unaDEP bassa, o quantomeno non patologica (ad es. 61)?Allora, per comprendere <strong>il</strong> rapporto <strong>tra</strong> le scale clinichee le scale di contenuto è possib<strong>il</strong>e fare riferimentoalle componenti “stato” e “<strong>tra</strong>tto” (ad es. dell’ansia)e quindi ipotizzare un’analogia at<strong>tra</strong>verso la seguenteequazione:Scale Cliniche / Scale Contenuto= Ansia Stato / Ansia TrattoRicordando che per ansia-stato si intende una condizioneemotiva vissuta e circoscritta a un momentoparticolare <strong>tra</strong>ttandosi dell’interruzione del continuumemozionale che si esprime at<strong>tra</strong>verso una sensazionesoggettiva di tensione, nervosismo, inquietudine e cheper ansia-<strong>tra</strong>tto ci si riferisce a una modalità personale,stab<strong>il</strong>e e permanente di risposta alle sollecitazioniambientali, a una modalità abituale di risposta aglistimoli e alle situazioni. Le scale di contenuto fornisconoinformazioni sulle dimensioni di contenutoimportanti e clinicamente ut<strong>il</strong>i per comprendere i sintomie <strong>il</strong> comportamento del paziente e <strong>il</strong> punteggio incdLa nascita del <strong>MMPI</strong> risale al 1943, per cui si era resa necessaria una revisione anche in funzione dei mutamenti socioculturalie linguistici avvenuti in questi ultimi anni. La revisione del test è stata pubblicata nel 1996 da un comitato della Minnesota Universitypresieduto da James Butcher e l’adattamento italiano affidato ai proff. Pancheri e Sirigatti.L’item 34 recita: “Mai mi sono trovato nei guai per <strong>il</strong> mio comportamento sessuale”; una persona che non si è mai trovata neiguai dovrebbe rispondere Vero ma ciò non sempre corrisponde alla nos<strong>tra</strong> esperienza clinica, per cui raccomandiamo sempre diverificare la comprensione degli items del questionario e in particolare quelli formulati in maniera negativa.166


correlazione <strong>tra</strong> <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 e <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong>: un’analisi possib<strong>il</strong>e?queste scale può essere considerato “un’affermazioneriassuntiva” relativa ai sintomi, all’umore e alle caratteristichedi personalità, ad esempio “Piango fac<strong>il</strong>mente”(item 146 scala fondamentale D), “Il futuro misembra senza speranza” (item 454 scala di contenutoDEP); “Qualche volta, da ragazzo, ho rubato dellecose” (item 35 scala fondamentale Pd), “È giusto aggirarela legge, purché non la si violi effettivamente”(item 419 scala di contenuto ASP).“Quando la vita diventa diffic<strong>il</strong>e, mi viene voglia didarmi per vinto” (item 554 scala contenuto DEP); “Daragazzo spesso non andavo a scuola anche quando cisarei dovuto andare” (item 412 scala contenuto ASP).Le scale di contenuto del <strong>MMPI</strong>-2, dunque, offrirebberoindicazioni circa la disposizione strutturale dellapersonalità; infatti gli items non fanno riferimentoal comportamento attuale, alla situazione, ma allatendenza a rispondere alle situazioni, alla “modalitàabituale di risposta agli stimoli e alle situazioni”. Perla verità, queste affermazioni erano già state fatte dagliautori: lo stesso Butcher aveva già espresso questoconcetto scrivendo che “… se c’è una Pd (deviazionepsicopatica) alta ma una ASP (comportamenti antisociali)bassa e una FAM (problemi fam<strong>il</strong>iari) alta,potremo ipotizzare che l’elevazione della Pd è dovutaa problemi fam<strong>il</strong>iari piuttosto che a <strong>tra</strong>tti antisociali.Oppure una Pt (psicastenia) alta correlata con unaOBS (obsession) bassa potrebbe suggerire non già lapresenza di un disturbo ossessivo ma la presenza diuna notevole quota ansiosa senza <strong>tra</strong>tti ossessivi” 8 .“Le scale di contenuto rappresentano una fonte preziosadi informazione sui <strong>tra</strong>tti di personalità, unasorta di riassunto del livello di grandezza delle areeproblemaammesse dal paziente e possono essereriferib<strong>il</strong>i ad una condizione meno situazionale che, inmomenti di particolare stress o scompenso del funzionamentopsichico, possono trovare espressione inuno stato psicopatologico strettamente connesso allecaratteristiche di <strong>tra</strong>tto” 12 .Donà et al. dell’Università di Padova 13 , ispirandosia un lavoro pubblicato da Pancheri & S<strong>tra</strong>cca suidati emersi in una popolazione psichiatrica mediantel’analisi fattoriale del <strong>MMPI</strong> 14 hanno studiato ladimensione strutturale del <strong>MMPI</strong>-2 at<strong>tra</strong>verso cinquemacro-variab<strong>il</strong>i (sentimenti ansioso-depressivi, sferapsicotica, attivazione ideo-motoria, disposizione nevrotica,vissuto fobico, orientamento sociale) confermandoi concetti dei costrutti introdotti da Meyer: “…potremmo vedere le scale cliniche come gli strumentiche misurano una particolare manifestazione dellapersonalità in quel preciso momento, mentre le scaledi contenuto gli strumenti che misurano la manifestazionedella personalità nella sua caratterizzazionedi base”. Secondo Donà <strong>il</strong> test <strong>MMPI</strong>-2 presenta unastruttura costituita da sei fattori latenti che definisconole correlazioni esistenti <strong>tra</strong> le scale di validità, clinichee di contenuto. Le scale di contenuto descrivonodimensioni clinicamente ut<strong>il</strong>i per comprendere lemanifestazioni comportamentali e sintomatiche delpaziente indicando le predisposizioni strutturali nellapersonalità in grado di spiegare le costanti psicologichenell’agire e nel pensare quotidiano. Le scale clinichefornirebbero, invece, indicazioni sulle manifestazionipsicopatologiche circoscritte e particolari, ossiasulla condizione nel “qui e ora”. Questa distinzioneriporta all’analogia <strong>tra</strong> scale di contenuto e “<strong>tra</strong>tto” e<strong>tra</strong> scale cliniche e “stato”. L’obiettivo, dicono Donàet al. “… consiste nell’arrivare a differenziare, medianteun’analisi qualitativa dei protocolli, <strong>tra</strong> aspettiche sono peculiari della persona nel suo modo diessere e di relazionarsi e una manifestazione acutizzatadi questo dato di base”. Anche se già nel 1960Canalini & Muzi avevano affermato che “le scale del<strong>MMPI</strong> non vanno prese in termini assoluti, ma comeindicazione di un dato atteggiamento psicologico inun dato momento… e l’interpretazione dei risultatideve essere riferita a quel dato momento storico e nonalla struttura della personalità del soggetto in sensoassoluto” 15 e, in seguito, McClelland et al. (1989) 16e Shedler et al. (1993) 17 sostennero che l’ambito deitest autosomminis<strong>tra</strong>ti concerne la dimensione comportamentaleattuale, mentre quello del test proiettivoquella implicita, latente, strutturale. Masling nel 1997aveva riferito che gli strumenti autosomminis<strong>tra</strong>ti definisconola situazione psicologica del momento manon descrivono la struttura di personalità di base 18 .La competenza strutturale è stata invece ampiamentericonosciuta al test <strong>Rorschach</strong> e metodi sim<strong>il</strong>i da piùricercatori 19-21 .I due metodi psicodiagnostici appaiono dunque assolutamenteeterogenei nella loro struttura (autosomminis<strong>tra</strong>zionevs. test percettivo-proiettivo), valutanoaspetti diversi della performance (autodescrizionevs. aspetti non consapevoli di sé) e, infine, valutanodimensioni psicologiche molto diverse anche quandol’etichetta dei costrutti è identica (ad es. <strong>il</strong> costrutto didepressione). Non si può, ad esempio, sovrapporre <strong>il</strong>costrutto psicologico di DEPI (= indice di depressione)derivato da un test di performance come quello di<strong>Rorschach</strong> (sec. Exner) e l’autovalutazione al MM-PI-2 nella scala D (= depressione): in questo caso <strong>il</strong>termine depressione può essere riferib<strong>il</strong>e a due fenomenidistinti esperiti in contesti psicologici differenti.La scala autosomminis<strong>tra</strong>ta (<strong>MMPI</strong>-2) può esprimere<strong>il</strong> vissuto consapevole dell’esperienza depressiva delsoggetto in un determinato momento e le risposte al<strong>Rorschach</strong>, invece, gli schemi latenti at<strong>tra</strong>verso i qualiè f<strong>il</strong><strong>tra</strong>to e determinato <strong>il</strong> vissuto depressivo: “si puòtrovare una struttura depressiva latente anche in unapersona che non manifesta segni e sintomi depressivi.E si può anche trovare una de-pressione acuta in unapersona senza una struttura depressiva latente” 22 .Una nuova lettura del <strong>MMPI</strong>-2? Probab<strong>il</strong>mente sìe, soprattutto, un dato sembra certo: una lettura più167


D. De Fidio, I. Grattaglianoflessib<strong>il</strong>e e articolata del <strong>MMPI</strong>-2 e, soprattutto unalettura correlata <strong>tra</strong> scale cliniche e scale di contenutoe, <strong>tra</strong> queste, e <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> al fine di correlaree approfondire soprattutto la dimensione strutturaleper stab<strong>il</strong>ire la cosiddetta validità incrementale dellenostre valutazioni. Un’analisi correlata dei due test è,a nostro avviso, indispensab<strong>il</strong>e proprio per monitorarel’organizzazione delle risorse interne che, se benstrutturate e stab<strong>il</strong>i, rappresentano la capacità dell’Iodi tenere sotto controllo gli eventi stressanti e, quindi,rispondere in maniera adattiva alle sollecitazioni ambientali.È un’informazione molto importante perchéci spiega che una reazione depressiva, ad esempio aun lutto, può rappresentare la temporanea, fisiologicarisposta all’evento stressante e, con tutta probab<strong>il</strong>ità,non costituirà l’elemento scatenante di una vera epropria depressione. Dunque, i test <strong>MMPI</strong>-2 e <strong>Rorschach</strong>possono essere considerati i descrittori diaspetti diversi di uno stesso problema e, quindi, unavalutazione della personalità può apparire incompletase effettuata at<strong>tra</strong>verso uno solo dei due test.La comprensione del paziente deve dunque esseref<strong>il</strong><strong>tra</strong>ta, non solo dalla sapiente conoscenza dei teste della metodologia di assessment ma anche e, aquesto punto, soprattutto, da una buona conoscenzadella psicopatologia. Usando più test, e soprattutto inmodo esperto, lo psicologo può ricavare un “concorsodi informazioni”, una serie di risultati di “esami d<strong>il</strong>aboratorio” e che, unitamente a una sapiente valutazioneclinica permettono di descrivere informazioniche vanno ben oltre ciò che i manuali dicono dei duestrumenti (<strong>Rorschach</strong> e <strong>MMPI</strong>-2): lo si ripete, nonsolo cosa risponde <strong>il</strong> soggetto ma anche come lo dice.Sempre in tema di integrazione <strong>tra</strong> i due strumentitestologici: ricordiamo che <strong>il</strong> test è una situazione adue in presenza di un intermediario, vale a dire chenon è un momento neutro affettivamente per nessunodei due partner 23 . Anche in questa tappa del lavorosi producono emozioni e associazioni legate al contro-<strong>tra</strong>nsfert(oltre che alle conoscenze tecniche dellostrumento impiegato). Ogni immagine che l’altro produce,come anche <strong>il</strong> modo, lo st<strong>il</strong>e con cui la produce,arricchiscono o modificano le ipotesi sul significatodella sua sofferenza, del suo disagio e, contemporaneamente,suscitano ansie, paure, coraggio o disperazionesu indizi prognostici emergenti. Ciò è validoanche per altri tipi di strumenti psicodiagnostici f , nonsolo per <strong>Rorschach</strong> g e Minnesota. La somminis<strong>tra</strong>zionesi svolge spesso come un’al<strong>tra</strong> lettura, dentrodi noi, di ciò che la persona ci sta presentando di sèe della sua vita; o meglio una ri-lettura in un altrolinguaggio, nella quale troviamo immagini che cisvelano meglio ciò che già confusamente sentivamo,o nuovi aspetti e immagini che alludono a cose cui finoad allora non avevamo pensato” 24 . Le coordinate,sulle quali costruire una interpretazione correlando idue strumenti sono fornite dalla struttura cognitiva/affettiva di base e dal sistema delle conoscenze/esperienzedel mondo che <strong>il</strong> soggetto ha sedimentato finoa quel momento, valutando le differenze individualiefg“I reattivi mentali vanno considerati alla stregua degli esami radiologici: non costituiscono un sostituto dell’esame psichicoma rappresentano un sussidio indispensab<strong>il</strong>e per confermare eventuali sospetti diagnostici, esplorare aree della personalità nonraggiungib<strong>il</strong>i con <strong>il</strong> colloquio diretto, per suggerire indicazioni terapeutiche e controllare, a distanza di tempo, gli effetti di un<strong>tra</strong>ttamento. La loro ut<strong>il</strong>izzazione ha cioè sempre una finalità clinica” (Paolo Pancheri).Per fare un esempio, è giunto di recente alla nos<strong>tra</strong> osservazione <strong>il</strong> caso di un’insegnante che accusava un massiccio indebolimentodella funzione mnestica a seguito di lieve <strong>tra</strong>uma cranico e che si sottoponeva a consulenza psichiatrico-forense allo scopo – consapevolee razionalmente elaborato – di fornire alla procedura assicurativa in corso elementi ut<strong>il</strong>i ai fini di una corretta valutazionedelle sequele post-<strong>tra</strong>umatiche. Al di sotto di questo livello di motivazione razionale, però, si agitava un magma indifferenziato dipaure e attese – peraltro non del tutto inconsce – per cui la perizianda, al termine della prova, avvertì <strong>il</strong> bisogno di confidare ungrave disagio di cui aveva sofferto durante l’intero test (la Memory Scale di Wechsler): un atteggiamento ambivalente nei confrontidei propri problemi di memoria, per cui essa contemporaneamente desiderava e temeva che essi trovassero una obbiettivazione euna conferma nei punteggi del test. Una sorta di situazione di doppio legame, per cui era consapevole di dover risultare o effettivamentedeteriorata nelle funzioni mentali con grave caduta dell’immagine di sé, oppure “pazza” (sono parole sue) cioè affettada accentuata ansia con consistenti risvolti psicosomatici. Il conflitto era così accentuato che a un certo punto del colloquio lasignora – una donna sulla quarantina di grande cultura, dinamica, volitiva, efficiente – era scoppiata in lacrime. E gli effetti di ciòsi sono puntualmente riversati nei punteggi, dato che la paziente ha riportato in alcuni subtest risultati quasi eccezionali (ben novecifre ripetute in ordine inverso), ma ha grossolanamente fallito la prova di memoria logica proprio perché in quel particolare tipodi compito è suben<strong>tra</strong>ta l’ansia da prestazione. In altre parole, per lei era più fac<strong>il</strong>e ripetere dei numeri, compito che le richiedevaun semplice lavoro meccanico di immagazzinamento dei dati, piuttosto che un compito più complesso e creativo nel quale sentivachiamata in causa quell’immagine di donna colta e di grande personalità che per lei sembrava essere vitale.Le varie correnti interpretative del <strong>Rorschach</strong> in genere priv<strong>il</strong>egiano l’aspetto psicodinamico del test: esso però presenta anchealtre possib<strong>il</strong>ità di ut<strong>il</strong>izzo, ad esempio può costituire una prova percettivo-cognitiva per ricostruire lo st<strong>il</strong>e con cui <strong>il</strong> soggetto sipone in comunicazione con l’ambiente. È questo l’aspetto meno studiato del test, “ma esso è di importanza non secondaria se sipensa alle possib<strong>il</strong>i discrepanze <strong>tra</strong> la fase di elaborazione s<strong>il</strong>enziosa degli stimoli presentati e la fase in cui una risposta vienecomunicata, <strong>tra</strong>mite <strong>il</strong> canale verbale, all’esaminatore” (Di Nuovo, p. 122): e con questo si apre anche un ventaglio di possib<strong>il</strong>iapplicazioni nel campo dell’analisi linguistico-espressiva. Inoltre “<strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong> può essere considerato luogo priv<strong>il</strong>egiato diintegrazione <strong>tra</strong> attività percettiva e attività fantasmatica, consentendo di passare dalla percezione di caratteristiche obbiettivedello stimolo alle sue valenze simboliche” (Di Nuovo, p. 122, citando Rausch de Traubeberg).168


correlazione <strong>tra</strong> <strong>il</strong> <strong>MMPI</strong>-2 e <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong>: un’analisi possib<strong>il</strong>e?relativamente a una determinata ab<strong>il</strong>ità e le differenze<strong>tra</strong> le prestazioni di una stessa persona in momenti esituazioni diversi. Inoltre soprattutto ai test proiettivicome <strong>il</strong> <strong>Rorschach</strong>, <strong>il</strong> rischio è quello di attribuire adifesa ciò che è invece <strong>tra</strong>tto di personalità o addiritturasintomo patologico (e, naturalmente, viceversa). Edè proprio questo uno dei compiti a cui può fornire uncontributo non esaustivo, ma importante, un buon usointegrato <strong>Rorschach</strong>/Minnesota: distinguere ciò cheè contingente, sv<strong>il</strong>uppatosi magari su base reattiva odifensiva, da ciò che è strutturale e fa parte della persona.Infine aprendo una “piccola fines<strong>tra</strong>” su alcunidei tanti aspetti problematici e con<strong>tra</strong>ddittori dellapsicodiagnostica in ambito forense, facendo leva sulfattore-sorpresa, l’uso integrato dei due test contribuiràa fronteggiare le simulazioni e a fronteggiare nonpoche “questioni spinose” ad esempio nell’ambitodella psicologia delle testimonianza. Si afferma ingenere che la vittima è testimone priv<strong>il</strong>egiato per la suamaggiore “vicinanza” (anche spaziale) all’evento. Maè anche vero <strong>il</strong> con<strong>tra</strong>rio: la vittima è più fac<strong>il</strong>mentesoggetta a distorsioni percettive collegate non solo allapaura, ma anche alla necessità di difendersi “escludendo”dal campo attentivo ciò che suscita maggior sofferenzaoppure concen<strong>tra</strong>ndosi su ciò che può servire persot<strong>tra</strong>rsi: l’attenzione della vittima. Ad esempio, spessosi concen<strong>tra</strong> sugli aspetti spaziali e ambientali ut<strong>il</strong>i allaricerca di una “via di fuga” a scapito di altri aspetti meno“urgenti” ivi incluso quello relazionale 25 . In generedurante un test <strong>il</strong> soggetto si dis<strong>tra</strong>e da se stesso, e intal modo fornisce numerose informazioni attendib<strong>il</strong>i sulsuo comportamento: l’individuo si sentirà per così dire“spiazzato” da un compito imprevedib<strong>il</strong>e, le sue difesesi disorganizzeranno e <strong>il</strong> suo comportamento riveleràpiù fac<strong>il</strong>mente i meccanismi simulatori. Quest’ultimoconcetto è ancor meglio espresso da noti autori incampo psicodiagnostico 26 : “Forse l’elemento di relazionepiù specifico del setting psicodiagnostico si puòsintetizzare nel fatto che <strong>il</strong> test proiettivo (e non soloproiettivo, aggiungiamo, valorizzando <strong>il</strong> contestualeuso del <strong>MMPI</strong>) devia l’attenzione del paziente, <strong>il</strong> qualeviene favorito a concen<strong>tra</strong>rsi su di sé; si sfuma così,anche se non è eliminato, <strong>il</strong> controllo sulla personadell’interlocutore, che si pone al servizio del mondointerno del paziente, scrivendo tutto quello che questidice, regis<strong>tra</strong>tore s<strong>il</strong>enzioso. Se questo ruolo può, incerti casi, suscitare problemi di sospettosità, tuttaviain genere sollecita <strong>il</strong> piacere egocentrico della personache si sente valorizzata nelle sue produzioni e si disponead esprimersi senza un preciso f<strong>il</strong>tro cosciente,lasciando emergere quell’immaginario su cui lavoralo psicodiagnosta”.Bibliografia1Archer RP, Krishnamurthy R. Combining the <strong>Rorschach</strong> andthe <strong>MMPI</strong> in the assessment of adolescents. J Pers Assess1993;60:132-40.2Archer RP, Krishnamurthy R. A review of <strong>MMPI</strong> and <strong>Rorschach</strong>interrelationship in adult samples. J Pers Assess1993;61:277-93.3Meyer GJ. On the integration of personality assessment methods:the <strong>Rorschach</strong> and <strong>MMPI</strong>. J Pers Assess 1997;68:297-330.4Rapaport D, G<strong>il</strong>l MM, Shafer R. Diagnostic psychologicaltesting. 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