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Piano di zona Ulss 8 2011 - 2015 - Treviso volontariato

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Azienda ULSS n. 8 – Asolo <strong>Piano</strong> <strong>di</strong> Zona <strong>2011</strong>-<strong>2015</strong>Area Famiglia, infanzia, adolescenza, minori in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio, giovani4. LE POLITICHE DI INTERVENTO: GLI OBIETTIVI4.1. La visionSi con<strong>di</strong>vide e si fa propria la vision proposta dalla Regione del Veneto:• Porre attenzione al processo <strong>di</strong> cambiamento della famiglia e delle reti sociali, per far crescere la lorocapacità <strong>di</strong> essere motori della realizzazione personale e <strong>di</strong> sviluppo della persona, consentendo loro <strong>di</strong>:a. consolidare le reti <strong>di</strong> solidarietà;b. riequilibrare i ruoli <strong>di</strong> promozione e cura tra rete familiare e supporto pubblico;c. permettere alla donna <strong>di</strong> conciliare la sua presenza nel mercato del lavoro e la sua centralità neiprocessi familiari.• Tutelare i minori soli e coloro che vivono in contesti familiari a rischio o in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio.• Promuovere il benessere degli adolescenti e dei giovani nei loro contesti <strong>di</strong> vita.4.2. Gli obiettiviL’obiettivo centrale delle politiche dell’area Minori e Famiglie è quello <strong>di</strong> capire e con<strong>di</strong>videre che cosa siriesce a costruire come territorio intorno alla famiglia, in termini <strong>di</strong> prevenzione, intervento precoce eintervento riabilitativo in una situazione già problematica: l’ottica è quella della welfare community, chesignifica andare oltre la singola capacità <strong>di</strong> risposta in termini <strong>di</strong> servizi per arrivare a creare una culturaintegrata (<strong>Ulss</strong>, comuni, altri soggetti importanti) intorno alla famiglia e i suoi bisogni. Il macro-obiettivo è <strong>di</strong>far <strong>di</strong>ventare la comunità e le famiglie il centro della propria prevenzione, facilitando la trasformazione deisoggetti da passivi ad attivi. Gli sforzi concreti sono pertanto orientati a:• lavorare affinché tutta la comunità si senta protagonista nella risoluzione dei propri <strong>di</strong>sagi;• lavorare affinché qualsiasi soggetto si senta protagonista attivo della propria salute attraverso un’analisidel proprio stile <strong>di</strong> vita;• lavorare affinché la comunità si appropri <strong>di</strong> alcune competenze che l’aiutino ad affrontare i problemi che sigenerano al suo interno, facendo in modo che gli specialisti intervengano solamente nella fase <strong>di</strong> acuzie ocome consulenti della comunità;• fornire un sostegno al funzionamento <strong>di</strong> gruppi informali e spontanei promuovendo e sviluppando alcuneparticolari competenze;• appoggiare le iniziative che hanno come obiettivo la creazione <strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> auto mutuo aiuto;• promuovere e svolgere ricerche/intervento sul territorio.4.2.1 Gli obiettivi <strong>di</strong> mantenimentoa. Occorre consolidare la sinergia e l’integrazione tra i servizi e le attività che si occupano della famigliae del suo ciclo vitale. L’azienda <strong>Ulss</strong> per prima deve essere motore <strong>di</strong> una sensibilizzazione e <strong>di</strong>un’attivazione del territorio affinché cresca una cultura che ponga attenzione alla famiglia comenucleo primario della comunità.b. Occorre puntare su politiche <strong>di</strong> connessione e integrazione, che sono le più importanti in termini <strong>di</strong>valore aggiunto creato. Ciò peraltro si colloca in perfetta coerenza con le in<strong>di</strong>cazioni regionali relativeall’organizzazione dei servizi consultoriali, all’istituto della tutela e all’integrazione con le risorseaccoglienti del territorio.c. Sviluppare la capacità del consultorio <strong>di</strong> essere servizio relazionale, che lavora cioè sull’attivazioneformale e informale delle risorse del territorio. È importante proseguire sulla strada intrapresa in modotale che vi sia una continua collaborazione tra chi offre l’intervento e chi lo riceve, secondo unaprospettiva <strong>di</strong> sharing o <strong>di</strong> reciprocità.d. Una delle strategie più efficaci in termini <strong>di</strong> risultati sociali ed economici è quella <strong>di</strong> lavorare al primolivello degli interventi possibili, cioè agire con la modalità dell’aiuto prossimale laddove le magliedella rete familiare si allentano. Più si riesce ad attivare precocemente le forme <strong>di</strong> aiuto e <strong>di</strong> solidarietàinterfamiliare, più si riesce evitare che una famiglia si marginalizzi e che il momento <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà sitrasformi in uno stato molto più complicato <strong>di</strong> problemi, con pesanti ripercussioni umane, sociali edanche economiche per l’ente pubblico.e. Occorre tutelare i minori soli e coloro che vivono in contesti familiari a rischio o in con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong><strong>di</strong>sagio, garantendo interventi tempestivi e rispettosi dei <strong>di</strong>ritti e delle esigenze affettive ed evolutive18

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