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Federica Tantari, LifeLong Learning – Fondo Sociale Europeo e ...

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V. Adiabatic “on-the-fly” DynamicsTellurideJuly 2009J. TullyQM/MM Approach:empirical force fieldab initioBrowniandynamicsdielectriccontinuumgeneralized Langevinrigid template


isognerebbe inventare nuove formule, ad esempio impegni di lavoro a tempoparziale, attività di volontariato, un’uscita graduale dal lavoro. Ma tutta questaesperienza, se deve essere messa al servizio della società, necessita di un continuoaggiornamento.Il terzo cambiamento epocale è costituito dalla crescente presenza di cittadinistranieri.Si prevedono poi più cambiamenti di lavoro nel corso di una vita. Negli USA si parla diquattordici, quindici lavori; noi siamo lontani da quei livelli, ma certamente non siavrà più un lavoro per tutta la vita, bensì due, tre, quattro. Questo comporta unaformazione specifica ogniqualvolta si cambia lavoro.Altro cambiamento epocale è lo sviluppo continuo dei saperi specialistici: anch’essireclamano formazione permanente.Da ultimo, lo sviluppo impetuoso delle tecnologie dell’informazione, con nuovestratificazioni sociali determinate dal digital divide.Questi cambiamenti epocali ci inducono a considerare imprescindibile una nuovaattenzione all’educazione degli adulti, cosa che finora non fa parte del sensocomune.1.2 LLP (Lifelong learning programme)Formazione permanenteLa politica di promozione dell'apprendimento per tutto l'arco della vita (o formazionepermanente, anche detta Lifelong learning) si basa sulla consapevolezza delleistituzioni che tra i loro compiti vi è anche quello di facilitare l'esercizio del diritto ditutti i cittadini di ogni età, ceto sociale o condizione professionale, di formarsi,apprendere e crescere, sia umanamente che professionalmente, per l'intero arcodellavita.La formazione permanente, infatti, non è intesa solo come apprendimento a finioccupazionali, ma anche personali, civici e sociali, collegandosi ad altri obiettivifondamentali, quali quelli dell'occupabilità, dell'adattabilità e dalla cittadinanzaattiva.Nell'attuazione delle linee guida tracciate a livello europeo, con il Programma diapprendimento permanente, anche l'Italia si sta movendo verso la creazione di unsistema di formazione permanente e, in particolare, verso il rafforzamento del sistemadi offerta formativa rivolta alla popolazione adulta.A questo obiettivo rispondono, per esempio, gli interventi rivolti a favorire la crescitadella formazione continua dei lavoratori, la disciplina dei percorsi di Istruzione eFormazione Tecnica Superiore, le iniziative in materia di Educazione permanentedegli adulti, di tipo formale e non formale.5


Programma comunitario per l'Apprendimento permanente (Lifelong learningprogramme)Il Programma d'azione comunitaria nel campo dell'apprendimento permanente, oLifelong <strong>Learning</strong> Programme (LLP), è stato istituito con decisione del Parlamentoeuropeo e del Consiglio il 15 novembre 2006 (vedi GU L327), e riunisce al suo internotutte le iniziative di cooperazione europea nell'ambito dell’istruzione e dellaformazione dal 2007 al 2013. Ha sostituito, integrandoli in un unico programma, iprecedenti Socrates e Leonardo, attivi dal 1995 al 2006.Il Programma 2007-2013 sostiene la partecipazione ai processi educativi dei cittadinilungo tutto l’arco della vita e contribuisce al conseguimento dell’obiettivo strategicoche l’Unione si è posta: “affermarsi come la società avanzata basata sullaconoscenza più competitiva e dinamica al mondo, con uno sviluppo economicosostenibile, nuovi e migliori posti di lavoro ed una maggiore coesione sociale,garantendo nel contempo una valida tutela dell’ambiente per le generazioni future”(Consiglio europeo di Lisbona 2000).Obiettivo del Programma è, in particolare, promuovere all’interno dell’Unione, gliscambi, la cooperazione e la mobilità tra i sistemi di istruzione e formazione in modoche essi diventino un punto di riferimento di qualità a livello mondiale.SottoprogrammiIl Programma per l’apprendimento permanente, che consente agli individui diricercare opportunità di apprendimento in tutta l’Unione europea e per l’intero arcodella vita, consta di quattro sottoprogrammi: Comenius (scuole), Erasmus (istruzionesuperiore),Leonardo da Vinci (istruzione e formazione professionale)e Grundtvig (adulti), coordinati direttamente dagli Stati membri.I sottoprogrammi sono integrati da un programma Trasversale concepito perpromuovere azioni di interesse comune e dal programma Jean Monnet cheincentiva la riflessione e il dibattito sul processo di integrazione europea negli istituiti diProgramma per l’apprendimento permanente 2007-2013ComeniusIstruzione scolasticaErasmusIstruzione superioreLeonardo da VinciFormazione e istruzioneGrundtvigEducazione degli adultiProgramma4 Attività chiave: Sviluppo politico; Apprendimento linguistico; ICT; DisseminazioneProgrammaJean3 Attività chiave: Azione Jean Monnet; Istituzioni Europee; Associazioni Europeeistruzione superiore, entrambi coordinati dalla Commissione Europea.6


ObiettiviGli obiettivi generali del programma mirano a contribuire allo sviluppo dell'Unioneeuropea come società avanzata basata sulla conoscenza e a promuovere,attraverso scambi, cooperazione e mobilità, uno sviluppo economico sostenibile,maggiore coesione sociale e migliori posti di lavoro.Gli obiettivi specifici del Programma si prefiggono di:• sviluppare qualità, innovazione, dimensione europea dei sistemi diapprendimento permanente• realizzare uno spazio europeo dell'apprendimento permanente• migliorare qualità, attrattiva ed accessibilità dell’apprendimento permanentenell’UE• rafforzare coesione sociale, cittadinanza attiva, dialogo interculturale, parità• promuovere creatività, competitività, occupabilità, imprenditorialità• promuovere maggiore partecipazione all'apprendimento permanente• promuovere apprendimento delle lingue e diversità linguistica• promuovere lo sviluppo di servizi, soluzioni pedagogiche e prassi formativeinnovative• sviluppare il sentimento di cittadinanza europea e la tolleranza per altri popolie culture• promuovere la cooperazione a garanzia della qualità nei settori istruzione eformazione• incoraggiare il migliore utilizzo di risultati/prodotti e scambiare buone prassiBeneficiariIl Programma si rivolge a singoli individui e istituzioni/organizzazioni didattiche eformative, oltre che a tutti coloro che direttamente e indirettamente possano essereinteressati, come aziende, centri di ricerca e orientamento, associazioni,organizzazioni senza fini di lucro, organismi di volontariato e organizzazioni nongovernative (ONG).Coordinamento Nazionale LLPIl Programma viene coordinato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle PoliticheSociali - DG Politiche per l’orientamento e la formazione - e dal Ministerodell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca - DG Affari internazionali e DG perl’Università.7


Il Ministero del Lavoro, di concerto con la DG Affari internazionali, si occupa delcoordinamento del Sottoprogramma Leonardo da Vinci.Per quanto concerne l’implementazione operativa nazionale dei Programmisettoriali, i Coordinatori hanno congiuntamente nominato delle Agenzie Nazionali diriferimento, che si occupano dei Programmi, secondo le attribuzioni visualizzate nellatabella sottostante.Ministero del lavoro, della salute e delle politiche socialiAgenzia Nazionale c/o ISFOLMinistero della Istruzione, dell’Università e RicercaAgenzia Nazionale c/o ANSASProgramma Leonardo da VinciProgrammaComeniusProgrammaErasmusProgrammaGrundtvigPer le Attività centralizzate “Programma Trasversale e Jean Monnet”, il riferimentoè l’Agenzia esecutiva per l’istruzione, gli audiovisivi e la cultura (EACEA)8


Capitolo 2 - Il <strong>Fondo</strong> <strong>Sociale</strong> <strong>Europeo</strong> e Europa 20202.1 FSEIl <strong>Fondo</strong> <strong>Sociale</strong> <strong>Europeo</strong> è uno dei più importanti strumenti finanziari dell'UnioneEuropea, nell'ambito delle politiche comunitarie la sua azione si esplica nello sviluppoe nel finanziamento di una serie di progetti volti allo sviluppo e alla promozione dellacoesione tra i diversi stati membri, nel quadro del Trattato di Roma siglato nel 1957,che sancì la nascita della Comunità Economica Europea.Le linee di intervento su cui si snoda la sua azione si basano su una piattaforma diprogrammazione, risultato della collaborazione sinergica di diversi enti: i Ministericompetenti, la Commissione Europea, le Regioni e le parti sociali.Il FSE è solo uno dei quattro fondi strutturali esistenti, il FESR (<strong>Fondo</strong> <strong>Europeo</strong> per loSviluppo regionale), il FEOGA (<strong>Fondo</strong> europeo agricolo di Orientamento e Garanzia)e lo SFO ( Strumento finanziario di Orientamento per la Pesca), con cui coopera alfine di ridurre gli scostamenti tra le aree più ricche e quelle più arretrate dell'UnioneEuropea.Obiettivi• Convergenza : mira ad accelerare la convergenza degli Stati membri e delleregioni meno sviluppate dell’UE migliorando le condizioni di crescita el’occupazione. In Italia sono interessate da tale obiettivo Campania, Calabria,Puglia, Sicilia e, in fase di regime transitorio, la Basilicata. Gli strumenti finanziariper tale obiettivo sono il Fesr e il Fse (e <strong>Fondo</strong> di coesione solo negli Statiinteressati).• Competitività regionale e occupazione : mira a rafforzare la competitività e ilpotere di attrazione delle regioni e l’occupazione anticipando i cambiamentieconomici e sociali; riguarda le Regioni che non rientrano nell’obiettivoConvergenza. Gli strumenti finanziari per tale obiettivo sono il Fesr e il Fse.• Cooperazione territoriale europea : mira a rafforzare la cooperazionetransfrontaliera transnazionale e interregionale. Lo strumento finanziario per taleobiettivo è il FESR.9


2.2 Programmi operativi 2007-2013I programmi operativi sono i documenti attuativi delle priorità strategiche che lo Statomembro ha definito nell’ambito del Quadro strategico nazionale (Qsn).Il Regolamento n. 1083/2006 recante disposizioni generali sul <strong>Fondo</strong> <strong>Europeo</strong> diSviluppo Regionale (Fesr), sul <strong>Fondo</strong> sociale europeo (Fse) e sul <strong>Fondo</strong> di coesione,prevede che le attività dei Fondi vengano svolte sotto forma di Programmi operativimonofondo.Per la programmazione 2007-2013 vengono definiti 66 Programmi operativi che, aseconda della competenza e della tematica, si distinguono in: nazionali, regionali,interregionali, di cooperazione territoriale. I Po finanziati dal <strong>Fondo</strong> europeo disviluppo regionale (Fesr) sono 42, quelli finanziati dal <strong>Fondo</strong> sociale europeo (Fse)sono 24.In particolare i 24 Programmi operativi finanziati con il Fse sono suddivisi in:• 3 Programmi operativi nazionali• 16 Programmi operativi per le Regioni e per le Province autonomedell’obiettivo Competitività regionale e occupazione• 5 Programmi operativi per le Regioni dell’obiettivo ConvergenzaPer quanto riguarda i Programmi operativi nazionali:• Il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, autorità capofila del <strong>Fondo</strong>sociale europeo (Fse) in Italia, è titolare di dueprogrammi operativinazionali (Pon)• Il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca è titolare del PonCompetenze per lo sviluppo", obiettivo 1 – ConvergenzaTali Programmi, finanziando azioni destinate ai sistemi, non contemplano tutti gli assiprevisti, invece, per i programmi operativi regionali Fse .Per quest’ultimi la strategia è incentrata sulle priorità definite dal Regolamento Fse edeclinata, secondo uno schema comune, nei seguenti assi prioritari:• Adattabilità• Occupabilità• Inclusione sociale• Capitale umano• Transnazionalità e interregionalità10


• Assistenza tecnica• Capacità istituzionale solo per le Regioni dell’obiettivo ConvergenzaI programmi operativi regionali (Por) sono multisettoriali, individuali per singola regionee gestiti dalle Amministrazioni regionali e offrono, per il periodo 2007-2013, un ampioventaglio di nuove opportunità, attraverso interventi di varia natura per laqualificazione del capitale umano e per un più stretto rapporto con il mercato dellavoro .2.3 Il futuro dell’FSE: 2014-2020A ottobre 2011, la Commissione europea ha proposto nuove regole e priorità per ilprossimo periodo di programmazione (2014-2020) del <strong>Fondo</strong> sociale europeo. Graziea loro, l’FSE potrà continuare ad assicurare un sostegno concreto a chi ha bisogno diaiuto per trovare un impiego o per migliorare la propria posizione lavorativa.La proposta della Commissione fa parte di un pacchetto legislativo per la futurapolitica di coesione dell'UE.Quali cambiamenti sono stati proposti per l’FSE?Lo scopo del <strong>Fondo</strong> sociale europeo è aumentare le opportunità occupazionali,promuovere l'istruzione e l'apprendimento permanente, potenziare l'inclusionesociale, contribuire alla lotta alla povertà e migliorare la capacità delle pubblicheamministrazioni di rispondere ai bisogni dei cittadini e dei disoccupati. Con la nuovaproposta, il ruolo dell'FSE sarà rafforzato:• Per ogni categoria di regioni sarà stanziata una quota minima del budget, piùalta rispetto a prima (almeno il 25% per le regioni meno sviluppate, il 40% per leregioni di transizione e il 52% per le regioni più sviluppate). Tale quota dei fondidella politica di coesione corrisponde ad almeno 84 miliardi di euro per il budgetdell'FSE, rispetto agli attuali 75 miliardi.• Gli Stati membri dovranno concentrare i finanziamenti dell'FSE su un numerolimitato di obiettivi e priorità di investimento in linea con la strategia Europa 2020,con l'obiettivo di migliorarne l'impatto e raggiungere una massa critica.• Una quota minima del 20% dell'FSE sarà destinata ad azioni di inclusionesociale.• Si porrà una maggiore enfasi sulla lotta alla disoccupazione giovanile, sullapromozione dell'invecchiamento sano e attivo e sul sostegno alle comunità e aigruppi più svantaggiati, come i Rom. L'iniziativa a favore dell'occupazionegiovanile è mirata, in particolare,adaiutare i giovani non occupati né iscritti a corsidi istruzione o formazione a integrarsi nel mercato del lavoro.• Sarà assicurato un maggior sostegno all'innovazione sociale, ovvero alcollaudo e all'applicazione su vasta scala di soluzioni innovative per rispondere aesigenze sociali, ad esempio per migliorare l'inclusione sociale.• Sarà incoraggiata una maggiore partecipazione di parti sociali e società civile,in particolare delle organizzazioni non governative (ONG), all'attuazione delle11


• l'iniziativa per un'Europa efficiente sotto il profilo delle risorse, per sostenere lagestione sostenibile delle risorse e ridurre le emissioni di carbonio, sostenendo lacompetitività dell'economia europea e la sua sicurezza energetica;• l'iniziativa per una politica industriale per l'era della globalizzazione, per aiutarele imprese del settore a superare la crisi economica, a inserirsi nel commerciomondiale e ad adottare metodi di produzione più rispettosi dell'ambienteCrescita solidale:• un'agenda per nuove competenze e nuovi posti di lavoro, che dovrebbepermettere di migliorare l'occupazione e la sostenibilità dei sistemi sociali. L'obiettivoè soprattutto quello di incoraggiare strategie di flessicurezza (DE) (EN) (FR), laformazione di lavoratori e studenti, ma anche la parità tra donne e uomini el'occupazione dei lavoratori più anziani;• la Piattaforma europea contro la povertà, per rafforzare la cooperazione tra ipaesi dell'UE e fare seguito al metodo di coordinamento aperto in materia diesclusione e di protezione sociale. L'obiettivo della piattaforma deve essere lacoesione economica, sociale e territoriale dell'Unione europea e l'inclusione socialedelle persone che vivono in povertà.15


Capitolo 3 – Fondi interprofessionali3.1. Cosa sonoI Fondi Paritetici Inteprofessionali nazionali per la formazione continua sono organismidi natura associativa promossi dalle organizzazioni di rappresentanza delle PartiSociali attraverso specifici Accordi Interconfederali stipulati dalle organizzazionisindacali dei datori di lavoro e dei lavoratori maggiormente rappresentative sul pianonazionale.Possono essere istituiti Fondi Paritetici Interprofessionali per ciascuno dei settorieconomici dell´industria, dell´agricoltura, del terziario e dell´artigianato; gli AccordiInterconfederali possono prevedere l´istituzione di Fondi anche per settori diversi,nonché, all´interno degli stessi, la costituzione di un´apposita sezione per laformazione dei dirigenti.Nel corso del 2003, con l´istituzione dei primi dieci Fondi Paritetici Interprofessionali,si realizza quanto previsto dalla legge 388 del 2000, che consente alle imprese didestinare la quota dello 0,30% dei contributi versati all’INPS (il cosiddetto “contributoobbligatorio per la disoccupazione involontaria”) alla formazione dei propridipendenti. I datori di lavoro potranno infatti chiedere all’INPS di trasferire il contributoad uno dei Fondi Paritetici Interprofessionali, che provvederà a finanziare le attivitàformative per i lavoratori delle imprese aderenti.I Fondi Paritetici Interprofessionali finanziano piani formativi aziendali, settoriali eterritoriali, che le imprese in forma singola o associata decideranno di realizzare per ipropri dipendenti. Oltre a finanziare, in tutto o in parte, i piani formativi aziendali,settoriali e territoriali, con le modifiche introdotte dall’art. 48 della legge 289/02, iFondi Interprofessionali potranno finanziare anche piani formativi individuali, nonchéulteriori attività propedeutiche o comunque connesse alle iniziative formative.Il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali è chiamato a svolgere, accanto acompiti di vigilanza e controllo, una funzione strategica di monitoraggio delle attivitàfinanziate.Attualmente sono parecchi i Fondi Paritetici Interprofessionali attivi a cui le aziendepossono accedere per la formazione lavorativa e l’ aggiornamento dei propridipendenti: vediamo qui quelli più importanti a livello nazionale.• Fondimpresa: <strong>Fondo</strong> per lavoratori delle imprese industriali• Fondirigenti: <strong>Fondo</strong> per i dirigenti industriali• Forte: <strong>Fondo</strong> per i lavoratori del commercio, del turismo, dei servizi, del credito,delle assicurazioni e dei trasporti• Fondir: <strong>Fondo</strong> dirigenti del terziario• Fonarcom: <strong>Fondo</strong> per i lavoratori dei settori del terziario, artigianato, delle PMI• <strong>Fondo</strong> Formazione Pmi Fapi: <strong>Fondo</strong> per i lavoratori delle PMI imprese industriali16


• <strong>Fondo</strong> Artigianato Formazione: <strong>Fondo</strong> per lavoratori delle imprese artigiane• Foncoop: <strong>Fondo</strong> per i lavoratori delle imprese cooperative• Fonter: <strong>Fondo</strong> per settore terziario: comparti turismo e distribuzione – servizi• Fonder: <strong>Fondo</strong> per enti ecclesiastici, associaz. e fondazioni, coop., imprese cono senza scopo di lucro, aziende di ispirazione religiosa• <strong>Fondo</strong>professioni: <strong>Fondo</strong> per studi professionale ed aziende ad essi collegati• For.agri: <strong>Fondo</strong> di settore per la formazione professionale continua inagricoltura• Fondazienda: <strong>Fondo</strong> per quadri e dipendenti dei comparti commercio-turismoservizi,artigianato e PMI• <strong>Fondo</strong> Banche Assicurazioni: <strong>Fondo</strong> per la formazione continua nei settori delcredito e delle assicurazioni• Formazienda: <strong>Fondo</strong> per la formazione continua nel comparto commercio,turismo, servizi, professioni e Pmi• Fonditalia: <strong>Fondo</strong> per la formazione continua nei settori economici industria PMI• <strong>Fondo</strong> formazione servizi pubblici: <strong>Fondo</strong> per la formazione continua nei servizipubblici3.2 Alcuni datiLa formazione continuaNel 2011, gli adulti attivi che in Italia hanno partecipato a iniziative di formazionesono risultati pari a circa 1 milione e 390 mila, con un decremento rispetto all’annoprecedente di circa 200 mila unità ed un ritorno ai livelli del 2009. Nel confrontoeuropeo riferito al 2010 il nostro Paese presenta un’incidenza dalla popolazioneadulta in formazione pari al 6,2%, a fronte del 9,1% della media comunitaria esuperiore solo a quella della Grecia.La situazione del Paese appare in ulteriore peggioramento considerando il datorelativo al 2011, che si attesta al 5,8%, facendo registrare un calo marcato rispettoall’anno precedente. La diminuzione più significativa della partecipazione ad attivitàformative si è manifestata nella partecipazione degli occupati, che passa dal 6,1% al5,5%, mentre rimane stabile tra coloro in cerca di occupazione e tra la popolazioneinattiva. Su tali tendenze ha certamente influito una minore propensioneall’investimento formativo da parte delle imprese nel contesto della crisi economica.Relativamente alle caratteristiche strutturali della partecipazione, l’indagineISFOLINDACO sui comportamenti formativi degli adulti consente di ricostruire unquadro che conferma la permanenza nel nostro Paese di condizioni poco favorevolisia all’acquisizione di competenze da parte dei lavoratori più deboli che degliimprenditori. La partecipazione alle attività formative è infatti sistematicamentemaggiore per gli individui più scolarizzati, per gli uomini rispetto alle donne, fattaeccezione per le dipendenti della Pubblica amministrazione dove il divario di generesi inverte. I livelli di partecipazione diminuiscono inoltre al crescere dell’età. Laposizione nella professione rappresenta tradizionalmente una variabile di estrema17


ilevanza: dirigenti, quadri, imprenditori, liberi professionisti hanno percentuali dipartecipazione doppie rispetto agli operai, ai lavoratori in proprio, ai commercianti eagli artigiani. La maggior parte delle iniziative formative (53,8%) si svolgeesclusivamente durante l’orario di lavoro e risultano prevalenti le iniziative formativedi natura obbligatoria (sicurezza, protezione ambientale e controllo alimentare)rispetto a quelle tecnico-specialistiche.Secondo i risultati dell’indagine ISFOL-INDACO sulla conoscenza nelle imprese, tra il2005 e il 2010 la percentuale di aziende con più di 9 addetti che organizzanoiniziative di formazione è passata dal 32,2% al 45,1%, restando comunque molto aldi sotto della media europea (60%). Risulta inoltre diminuito il numero medio di oreerogate per partecipante. L’aumento della quota di imprese formatrici è dovutaquasi esclusivamente alla diffusione dei corsi obbligatori per la formazione allasicurezza sul lavoro.La minore diffusione delle pratiche formative nel tessuto produttivo italiano rispettoalla maggior parte dei Paesi comunitari è dovuta a limiti strutturali, che riguardanoprincipalmente la minore disponibilità di risorse pubbliche e private e la scarsapropensione, soprattutto delle piccole e micro imprese, ma anche delle persone, aconsiderare la formazione come un investimento per la competitività o percontrastare gli effetti di situazioni congiunturali negative.Considerando le imprese con più di 5 addetti, la prima fase della crisi economica(2009-2010) ha fatto registrare un calo deciso degli investimenti, sia sul versantedella produzione (macchinari e tecnologie), sia su quello delle attività di promozione(marketing e pubblicità). Per quel che riguarda l’investimento in formazione, solo il4,4% delle imprese ha ritenuto opportuno incrementare questa voce, mentre il27,9% ha ridotto la spesa.L’ammontare finanziario mobilitato per la formazione continua dei lavoratori in Italiaè stimabile in poco più di 5 miliardi di euro l’anno. Di questi, circa 1 miliardo vienemesso a disposizione dalle Leggi nazionali di sostegno (n. 236/1993 e n. 53/2000),dai Fondi paritetici interprofessionali e dal <strong>Fondo</strong> sociale europeo. L’importo ècertamente significativo, ma comunque inferiore rispetto a realtà produttive menoestese, come quella spagnola, con oltre 1,1 miliardi di euro, o simile, come laFrancia, con una spesa di circa 2,3 miliardi di euro.La parte più consistente delle risorse a supporto della formazione continua delleimprese e dei lavoratori deriva dai Fondi paritetici interprofessionali, ai qualiaderiscono attualmente oltre 740.000 imprese e quasi 8 milioni di lavoratori. Nelperiodo compreso tra gennaio 2010 e giugno 2011, i Fondi paritetici nel lorocomplesso hanno approvato oltre 19.400 piani formativi, articolati in oltre 108 milainiziative, destinate a più di 1 milione e 900 mila partecipanti appartenenti ad oltre61 mila imprese.Tra le finalità dei piani formativi approvati dai Fondi, quella relativa al mantenimentoe aggiornamento delle competenze conferma una posizione di rilievo con il 43% deltotale dei piani, seguita dalla competitività di impresa e innovazione che registra unvalore del 30%. Mentre la prima tipologia si riferisce in maniera trasversale ad unampio spettro di competenze, nella seconda tipologia rientrano quelle strettamentecorrelate ai processi produttivi dell’impresa, compresa l’acquisizione di abilità18


nell’uso delle tecnologie informatiche.Rispetto al 2009 e al primo semestre 2010, se da una parte si osserva unadiminuzione della formazione per i neo assunti, (che passa dal 17% all’8%),dall’altra si registra un incremento di quella a supporto sia alla mobilità esterna ealla ricollocazione (che passa dallo 0,4% al 14,7%), sia per la formazione legata adoperazioni di delocalizzazione e internazionalizzazione (che aumenta dall’1,9% al4,8%), ad evidenziare un’attenzione verso temi diversamente legati al periodo dicrisi, intervenendo sulle competenze delle risorse umane riallocabili.Una spinta all’incremento della formazione in azienda può derivare dalla diffusionesul territorio delle reti di impresa, nate proprio per arricchire e aggregare ilpatrimonio di competenze e di specializzazioni territoriali. Le reti sono in grado diottimizzare le risorse finanziarie delle imprese, ma soprattutto consentono divalorizzare le competenze e le conoscenze presenti su un territorio, creando servizicondivisi che possono spaziare dalle funzioni di commercializzazione, alla creazionedi marchi e alla ricerca e sviluppo: il sistema di rete tra PMI diviene esso stesso unostrumento di apprendimento continuo. Unioncamere stima in circa 13 mila leimprese (comprese tra i 20 e i 249 dipendenti) che nel biennio 2010-2011 hannostipulato o intendevano stipulare accordi formali di rete a livello provinciale edistrettuale, prevedendo anche rapporti con università e centri di ricerca, secondo ilmodello di sviluppo delle learning region, ossia aree territoriali che sono in grado diprodurre sempre nuove conoscenze e competenze, promuovendone la circolazionetra i soggetti che ne fanno parte.A fine 2011, in base ai dati di Unioncamere, risultano stipulati 247 contratti di reteche coinvolgono 1.265 imprese, soprattutto di piccole e medie dimensioni. Questiriguardano la quasi totalità delle regioni, tra le quali le più attive risultano Veneto,Emilia Romagna, Toscana, Marche e, nel Sud, Puglia e Campania; tra i settorimaggiormente rappresentati, “industria e costruzioni” con oltre l’80% delle impresecoinvolte. Significativa la presenza di reti finalizzate alla circolazione di innovazione,prevista da 51 contratti, secondo il modello della diffusione condivisa dellecompetenze di sviluppo strategico. Tuttavia nel complesso prevalgono finalità legatepiù strettamente allo sviluppo di competenze per il mercato, come “promozione edistribuzione” e orientamento verso i mercati esteri.Le esperienze fin qui condotte evidenziano la peculiarità del sistema delle reti inItalia che consente di superare la spiccata asimmetria dimensionale del tessutoproduttivo italiano e promuove la cultura della condivisione delle competenzeacquisite in specifici territori e settori.19


CONCLUSIONI“Solo attraverso una maggiore produttività e un'offerta di lavoratori altamentequalificati l'Europa riprenderà il cammino della crescita – obiettivo per il quale èessenziale riformare i sistemi di istruzione e formazione.” 2Questa frase sintetizza molto bene il concetto emerso dal mio lavoro di ricerca:in un momento di crisi economica come quello che stiamo vivendo, non si puòassolutamente rinunciare alla formazione, in tutte le sue forme, al contrario bisognainvestire in essa perché è sicuramente una delle armi per combattere questa crisi.2 Comunicazione della CE al PE, al consiglio, al comitato economico e sociale europeo e al comitatodelle regioni. Strasburgo 20.11.201220


Bibliografia di riferimentoAlberici A. Le nuove figure professionali della formazione in età adulta, FrancoAngeliQuaderno 9/2 aprile 2011, Il lifelong leraning e l’ed. degli adulti in Italia e in Europa/2Strasburgo 2012, Comunicazione della commissione al parlamento europeo, al consiglio, alcomitato economico e sociale europeo e al comitato delle regioni; Ripensare: l'istruzioneinvestire nelle abilità in vista di migliori risultati socioeconomiciRapporto Isfol 2012: le competenze per l’occupazione e la crescita.Sitografia di riferimentohttp:// ec.europa.euhttp:// http://europalavoro.lavoro.gov.ithttp:// fondinterprofessionali.ithttp:/ www.fondosocialeuropeo.ithttp:/ http://www.wikipedia.org/21

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