La Venezia dei Ticinesi - Ticino Management
La Venezia dei Ticinesi - Ticino Management
La Venezia dei Ticinesi - Ticino Management
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cultura itinerari<br />
<strong>La</strong> <strong>Venezia</strong> <strong>dei</strong> <strong>Ticinesi</strong><br />
Da San Marco alla chiesa degli<br />
Scalzi, molti palazzi del Canal<br />
Grande o alcune fra le basiliche<br />
più importanti di <strong>Venezia</strong>, come la<br />
chiesa <strong>dei</strong> Frari, accanto ai grandi<br />
dell’arte italiana vedono i non<br />
meno grandi artisti del <strong>Ticino</strong>.<br />
Tutti conoscono <strong>Venezia</strong>, o meglio,<br />
tutti dicono di conoscere<br />
<strong>Venezia</strong>. E in effetti basta seguire<br />
le indicazioni anche di una piccola<br />
guida comperata sulle bancarelle in<br />
piazza San Marco per dire di aver visitato<br />
almeno i principali monumenti della<br />
città.<br />
Quello che molti non sanno è che in<br />
<strong>Venezia</strong> esistono innumerevoli capolavori<br />
di artisti ticinesi, a partire addirittura<br />
dal lontano Quattrocento e fino ai<br />
giorni nostri. Persino nella conosciutissima<br />
Basilica di San Marco e nel visitatissimo<br />
Palazzo Ducale.<br />
Fra i capolavori della basilica spiccano<br />
almeno cinque opere di altrettanti artisti<br />
ticinesi. <strong>La</strong> prima è la Madonna della<br />
Scarpa, nella cappella Zen, nell’atrio<br />
(vi si accede dall’interno dal Nartece,<br />
ma bisogna chiedere l’autorizzazione<br />
all’Ufficio tecnico allo<br />
148 •Novembre 2008•<br />
0039041/2708311). Eseguita da Antonio<br />
Lombardo (Solari) di Carona nel 1504,<br />
la Madonna della Scarpa è un’opera in<br />
bronzo che fa parte del monumento<br />
funebre al cardinale Zen terminato dal<br />
fratello di Antonio, Tullio Lombardo.<br />
Suo è anche il Cristo risorto in bronzo<br />
sopra il ciborio dell’altar maggiore.<br />
<strong>La</strong> terza opera è di Tommaso da Lugano,<br />
un allievo del grande scultore<br />
fiorentino Jacopo Sansovino, che nel<br />
1537 lavora ai rilievi in marmo della<br />
prima tribuna nel presbiterio dove sono<br />
rappresentati episodi della vita di San<br />
Marco. Tommaso è l’autore anche della<br />
Madonna con Bambino e angeli che in<br />
Nella Basilica di San Marco si trovano alcune<br />
opere importanti di artisti ticinesi come, ad esempio,<br />
la stupenda Madonna della scarpa, scultura<br />
in bronzo eseguita da Antonio Lombardo nel<br />
1504, accanto ai Santi Pietro e Giovanni Battista,<br />
per la tomba del cardinale Zen, nella cappella<br />
omonima (foto sopra).<br />
origine (1537) era destinata a sovrastare<br />
la porta principale di San Marco ma<br />
che poi, per alterne vicende, fu trasportata<br />
nella sala del Maggior Consiglio<br />
e, in seguito, trasferita nella cappella<br />
privata del Doge.<br />
<strong>La</strong> quarta opera è di Antonio Contino
di Lugano ed è l’altare della Madonna<br />
Nicopeia nel transetto sinistro, che custodisce<br />
l’icona bizantina particolarmente<br />
venerata dai veneziani fin dal<br />
1200. Di Filippo e Andrea di Carona è<br />
l’altare della cappella <strong>dei</strong> Mascoli (1430<br />
circa) in fondo al transetto sinistro, dove<br />
si trovano i mosaici del veneziano Michele<br />
Giambono, della prima metà del<br />
XV secolo.<br />
Usciti da San Marco, dopo aver fatto<br />
il giro di Palazzo Ducale, che aveva camini<br />
in marmo decorati dai Lombardo<br />
(oggi sono sostituiti con altri di epoca<br />
posteriore), si arriva a uno <strong>dei</strong> monumenti<br />
più visitati a <strong>Venezia</strong>, il ponte<br />
<strong>dei</strong> Sospiri, opera di Antonio Contini<br />
di Lugano.<br />
Se si continua verso est sulla riva degli<br />
Schiavoni si arriva alla chiesa di San<br />
Giovanni in Bragora, un’antica chiesa<br />
dell’VIII secolo ricostruita però nel 1400,<br />
nota per alcune tele di Palma il Giovane<br />
e Antonio Vivarini e per la pala dell’altar<br />
maggiore con il Battesimo di Cristo di<br />
Cima da Conegliano. Pochi sanno però<br />
che la cornice scolpita nel 1492 della<br />
pala è dello scultore ticinese Sebastiano<br />
Mariani di Lugano, che esegue anche<br />
la decorazione del coro. Sempre del<br />
Mariani sono la pila per l’acquasanta e<br />
i pilastri di sostegno del septo marmoreo<br />
demolito.<br />
Dalla riva degli Schiavoni in vaporetto<br />
si può raggiungere la fermata di Santa<br />
Maria del Giglio, che prende il nome<br />
della chiesa che si trova a pochi passi.<br />
Val la pena fermarsi ad ammirare la<br />
facciata che è dell’architetto di Morcote<br />
Giuseppe Sardi, opera della sua maturità<br />
artistica, risalente al 1678-1681, capolavoro<br />
del barocco veneziano. Di questo<br />
architetto (e del padre Antonio) si vedono<br />
molte opere nella città di <strong>Venezia</strong>.<br />
Uno <strong>dei</strong> palazzi più noti fra quelli che<br />
si affacciano sul Canal Grande è palazzo<br />
Dario: lo si distingue per i suoi quattro<br />
ordini di arcate rinascimentali e le decorazioni<br />
in marmo tondeggianti di diverso<br />
colore. Molti sanno chi vi ha abitato<br />
e conoscono gli episodi che hanno<br />
portato a formulare l’ipotesi di una maledizione,<br />
ma pochi sanno che il palazzo<br />
è probabilmente opera dell’architetto<br />
caronese Pietro Solari, che l’avrebbe<br />
progettato nel 1479.<br />
Ripreso il vaporetto, è meglio scendere<br />
al Ponte di Rialto, peraltro costruito<br />
con la collaborazione sempre dell’ar-<br />
Arte&Storia a Palazzo Ducale<br />
Sarà presentato a Palazzo Ducale a <strong>Venezia</strong> il 20 novembre prossimo<br />
‘Svizzeri a <strong>Venezia</strong>’, il numero speciale della rivista Arte&Storia che è<br />
edito sotto l’alto patrocinio del Presidente della Confederazione Pascal<br />
Couchepin, del Console di Svizzera a Milano David Vogelsanger, del Presidente<br />
del Consiglio di Stato del Canton <strong>Ticino</strong> Marco Borradori, del<br />
Sindaco di Lugano Giorgio Giudici e dell’Università della Svizzera italiana<br />
(Accademia di Architettura di Mendrisio e Istituto di Studi italiani). Il<br />
volume, che è sostenuto dal Canton <strong>Ticino</strong>, da Pro Helvetia, dalla BSI,<br />
dalla Fondazione Ulrico Hoepli, dalla Assicurazione Helvetia di Lugano,<br />
dalla Attifid di Lugano e da alcuni comuni<br />
ticinesi tra cui Lugano, Morcote, Locarno e<br />
Massagno, condensa tutta la storia politica,<br />
economica e culturale di rapporti fra la<br />
Svizzera e la Serenissima a partire dalla seconda<br />
metà del Quattrocento e fino ai giorni<br />
nostri. Con le prefazioni di Pascal Couchepin,<br />
del Console generale di Svizzera a Milano<br />
David Vogelsanger e del Sindaco di <strong>Venezia</strong><br />
Massimo Cacciari, ‘Svizzeri a <strong>Venezia</strong>’ riscopre<br />
la presenza del lavoro di molti svizzeri<br />
nella città lagunare, e in particolare <strong>dei</strong><br />
molti ticinesi che con la loro arte hanno<br />
costruito e abbellito chiese e palazzi di una<br />
delle città più belle del mondo.<br />
chitetto ticinese Antonio Contini, per<br />
fare una visita alla chiesa di San Salvador<br />
(si ritorna qualche decina di metri verso<br />
San Marco), ricostruita da Tullio Lombardo<br />
di Carona nel 1507, una delle<br />
più importanti chiese rinascimentali<br />
di <strong>Venezia</strong>, la cui facciata è opera peraltro<br />
di un altro architetto ticinese,<br />
Antonio Sardi di Morcote, che la progetta<br />
nel 1660, mentre le statue con i<br />
quattro evangelisti che si trovano sul<br />
cornicione sono dello scultore ticinese<br />
Bernardo Falconi, che le esegue nel<br />
1664-65.<br />
All’interno è di Tommaso da Lugano,<br />
scultore già incontrato in San Marco,<br />
la statua del San Girolamo eseguita<br />
nel 1546 sull’altare di Girolamo Priuli,<br />
ottantatreesimo doge della Repubblica<br />
veneta.<br />
Vicino c’è la scuola di San Teodoro,<br />
la cui facciata è stata progettata dall’architetto<br />
Antonio Sardi, mentre le statue<br />
con i quattro angeli e il San Teodoro<br />
sono di Bernardo Falconi, che li esegue<br />
nel 1658.<br />
Molti <strong>dei</strong> palazzi che si affacciano<br />
sul Canal Grande custodiscono splendide<br />
decorazioni a stucco, soprattutto<br />
barocche e neoclassiche, di stuccatori<br />
ticinesi. Sono i palazzi Pisani Moretta<br />
di San Polo, Palazzo Tron a San Stae,<br />
Palazzo Tiepolo a San Polo, Palazzo<br />
Erizzo, Palazzo Barbarigo, Palazzo Barbaro,<br />
Palazzo Pisani Moretta. Il Palazzo<br />
Dolfin, ad esempio, oggi sede della Banca<br />
d’Italia, eretto dal Sansovino nel 1538,<br />
è stato ristrutturato dal 1701 dall’architetto<br />
ticinese Domenico Rossi, un<br />
allievo di Baldasar Longhena e architetto<br />
delle famiglie Dolfin, Savorgnan<br />
e Manin.<br />
•Novembre 2008• 149
Sopra, la Scuola Grande di San Marco, ricostruita<br />
da Pietro Lombardo tra il 1489 e il 1491, che<br />
esegue anche la tomba del doge Pietro Mocenigo<br />
nella chiesa <strong>dei</strong> Santi Giovanni e Paolo<br />
(particolare sopra a destra). Nella stessa chiesa<br />
si trovano i monumenti funebri <strong>dei</strong> dogi veneziani<br />
eseguiti dai Lombardo di Carona.<br />
150 •Novembre 2008•<br />
Pochi metri più avanti, sempre sulla<br />
sinistra, il palazzo con la terrazza è il<br />
Barbarigo, progettato nel 1566-70 dal<br />
luganese Bernardo Contin padre di Antonio,<br />
il progettista del Ponte <strong>dei</strong> sospiri.<br />
Superato il Rialto, la prima fermata sulla<br />
destra cade in corrispondenza di uno<br />
<strong>dei</strong> più bei palazzi del Canal<br />
Grande, quello della Cà d’Oro,<br />
costruito nel 1421-22 anche da<br />
maestranze lombarde del lago<br />
di Lugano. Oggi il palazzo è sede<br />
della Galleria Franchetti che<br />
fra le opere di Mantegna, Ti-<br />
ziano e del Guardi, custodisce un capolavoro<br />
del ticinese Tullio Lombardo,<br />
il Doppio ritratto, una scultura con due<br />
figure di una bellezza classica fuori dal<br />
comune, eseguita dall’artista negli anni<br />
novanta del Quattrocento.<br />
A due passi dalla Ca’ d’Oro, Cà Sagredo,<br />
uno <strong>dei</strong> migliori hotel di <strong>Venezia</strong>,<br />
è un santuario di arte ticinese. Sono<br />
Abondio Stazio e Carpoforo Mazzetti<br />
Tencalla che decorano il mezzanino<br />
dell’originale palazzo seicentesco.<br />
Per un secondo itinerario conviene<br />
partire proprio da Ca’ Sagredo e, questa<br />
volta a piedi, alla ricerca di opere a cavallo<br />
fra Sei e Settecento e per un viaggio<br />
a ritroso verso l’arte rinascimentale.<br />
<strong>La</strong> prima tappa è la chiesa <strong>dei</strong> Gesuiti,<br />
verso le Fondamenta Nuove, nota, tra
A fianco, un particolare degli stucchi dello scalone<br />
della Scuola Grande <strong>dei</strong> Carmini eseguiti<br />
da Abondo Stazio di Massagno. Nella Sala superiore<br />
si trova anche la Madonna col Bambino,<br />
opera dello scultore ticinese Bernardino Falconi<br />
(foto sotto).<br />
Nella pagina precedente, in basso a sinistra,<br />
l’altare di Sant’Antonio nella chiesa di Santa<br />
Maria Gloriosa <strong>dei</strong> Frari, eseguito da Giuseppe<br />
Sardi nel 1663 su progetto di Baldasar Longhena.<br />
A fianco, San Carlo dispensa l’elemosina ai<br />
poveri, grande tela del luganese Lodovico David<br />
sita nella Cappella <strong>dei</strong> Milanesi sempre nella<br />
stessa chiesa.<br />
l’altro, per la tela del Martirio di San<br />
Lorenzo di Tiziano. Una imponente costruzione<br />
progettata nel 1713 dall’architetto<br />
ticinese Domenico Rossi, già<br />
incontrato per il palazzo Dolfin. Una<br />
chiesa con una facciata trionfale, a una<br />
navata e con cappelle laterali sfavillante<br />
di ori nelle volte e nella cupola e di marmi<br />
e finti marmi colorati di bianco e di<br />
verde soprattutto nel presbiterio, dove<br />
il marmo colorato ricopre i gradini<br />
dell’altare come se fosse un tappeto<br />
persiano. Un trionfo di arte barocca<br />
con una fitta decorazione a stucco rococò<br />
opera <strong>dei</strong> due stuccatori ticinesi<br />
Abondio Stazio e Carpoforo Mazzetti<br />
Tencalla che va, tra l’altro, a incorniciare<br />
grandi affreschi di Louis Dorigy e Francesco<br />
Fontebasso.<br />
Sul pontile delle Fondamenta Nuove<br />
la prima chiesa che si incontra ha la<br />
facciata che parla ticinese, perché è<br />
progetto di Antonio Sardi di Morcote,<br />
portato a termine dal figlio Giuseppe<br />
nel 1665-1673. È la chiesa di San <strong>La</strong>zzaro<br />
<strong>dei</strong> mendicanti, al cui interno Giuseppe<br />
progetta il grande monumento sepolcrale<br />
per il procuratore Alvise Mocenigo,<br />
difensore di Candia.<br />
Poco lontano un’altra chiesa, quella<br />
dell’Ospedaletto, vede, oltre al rifacimento<br />
dell’altar maggiore dell’architetto<br />
vicentino Andrea Palladio, altri altari<br />
di Giuseppe Sardi accanto ad alcune<br />
sculture del ticinese Bernardo Falconi,<br />
come il busto di Bartolomeo Cargnoni<br />
e il San Sebastiano. Nell’attiguo ex ospizio,<br />
sempre del Sardi la cosiddetta ‘Scala<br />
ovata’, un capolavoro di movimento e<br />
di leggiadria, su modello di quella realizzata<br />
da Palladio nel convento di Santa<br />
Maria della Carità. Poco più avanti la<br />
chiesa di Santa Maria del Pianto dell’ar-<br />
chitetto luganese Francesco Contin<br />
(1646-1659), dalla caratteristica forma<br />
ottagonale sull’esempio della chiesa<br />
di Santa Maria della Salute di Baldasar<br />
Longhena.<br />
Nei dintorni, un piccolo itinerario<br />
porta alla scoperta del rinascimento<br />
ticinese a <strong>Venezia</strong> con edifici e sculture<br />
<strong>dei</strong> fratelli Antonio, Tullio e Sante Lombardo<br />
di Carona, già incontrati in San<br />
Marco e nella maggior parte degli edifici<br />
a cavallo fra Quattro e Cinquecento. È<br />
la chiesa <strong>dei</strong> SS. Govanni e Paolo dove<br />
si trovano le opere più significative <strong>dei</strong><br />
Lombardo, ossia i monumenti funebri<br />
ai dogi veneziani Pasquale Malipiero,<br />
Pietro Mocenigo, Nicolò Marcello, Andrea<br />
Vendramin e Giovanni Mocenigo.<br />
Sempre nella stessa chiesa, nell’altare<br />
maggiore le sculture della Madonna<br />
col bambino collocata sul fastigio, San<br />
Tommaso d’Aquino e Santa Caterina<br />
da Siena posti lateralmente sono opera<br />
di Bernardo Falconi del 1659-61.<br />
Accanto alla chiesa <strong>dei</strong> SS. Giovanni<br />
e Paolo, anche la Scuola Grande di San<br />
Marco è opera sempre <strong>dei</strong> ticinesi Lombardo,<br />
con collaborazione di un architetto<br />
del lago di Lugano, Giovanni Buora.<br />
Poco distante, sempre <strong>dei</strong> Lombardo<br />
uno <strong>dei</strong> più bei capolavori rinascimentali<br />
di <strong>Venezia</strong>, sia dal punto di vista architettonico<br />
ma anche per la decorazione<br />
in marmo interna, soprattutto nel presbiterio<br />
e sulle facciate: la chiesa di<br />
Santa Maria <strong>dei</strong> Miracoli, del 1481-89.<br />
A questo punto conviene fare una deviazione<br />
alla chiesa di Santa Maria Formosa,<br />
una grande chiesa ricostruita<br />
dall’architetto Mauro Condussi nel 1492<br />
riprendendo la pianta della chiesa di<br />
San Marco. Oltre ad alcune tele di Palma<br />
il Vecchio, e a un trittico di Bartolomeo<br />
Vivarini, nel transetto destro si<br />
trovano due altari, quello degli Incurabili<br />
e quello di Santa Barbara del ticinese<br />
Domenico Rossi. Dietro la chiesa, nel<br />
palazzo della Querini Stampalia, è d’obbligo<br />
una vista agli ambienti restaurati<br />
dall’architetto ticinese Mario Botta, un<br />
capolavoro di giochi di luce ed ombre,<br />
prima di visitare le opere di Giovanni<br />
Bellini, Palma il Vecchio e Palma il Giovane<br />
e i numerosi stucchi alle pareti<br />
del ticinese Giuseppe Castelli di fine<br />
‘700. Ultima tappa del secondo itinerario,<br />
San Giovanni Crisostomo per vedere,<br />
oltre alla pala dell’altar maggiore<br />
di Sebastiano del Piombo con San Gio-<br />
•Novembre 2008• 151
152 •Novembre 2008•<br />
Sopra, la facciata di Santa Maria del Giglio,<br />
eseguita dall’architetto di Morcote Giuseppe<br />
Sardi nel 1678-81 e, a destra, un particolare di<br />
decorazione a stucco eseguita da Giuseppe<br />
Castelli alla fine del ‘700 nel ‘portego’ del secondo<br />
piano del Palazzo Querini Stampalia.<br />
A fianco, un particolare della decorazione a<br />
stucco di Abondio Stazio nel salone di Ca’ Zenobio,<br />
oggi Collegio armeno.<br />
vanni Crisostomo e santi, ancora alcune<br />
splendide sculture di Tullio Lombardo,<br />
come l’Incoronazione della Vergine nella<br />
cappella Bernabò (1504-1506), di cui è<br />
anche architetto, oltre al Miracolo del<br />
cuore dell’Avaro.<br />
Il terzo itinerario può iniziare alla<br />
fermata San Tomà, sempre sul Canal<br />
Grande. Santa Maria Gloriosa <strong>dei</strong> Frari,<br />
una delle chiese più importanti di <strong>Venezia</strong><br />
sotto il profilo artistico: un condensato<br />
di capolavori <strong>dei</strong> migliori artisti<br />
italiani a partire già dal Duecento (il<br />
Crocifisso ligneo dipinto appeso al centro<br />
del presbiterio) e fino all’Ottocento<br />
(monumento a Canova), passando per<br />
Tiziano e Donatello. <strong>La</strong> maggioranza<br />
delle opere in questa grande chiesa<br />
sono di artisti ticinesi, soprattutto scultori.<br />
A cominciare dai Lombardo di Carona<br />
e dalla loro bottega, che eseguono<br />
le sculture più importanti, prima fra<br />
tutte quelle per l’Altare della Madonna<br />
di Ca’ Pesaro, nella navata sinistra, ma<br />
anche il coro <strong>dei</strong> frati (la parte marmorea<br />
rinascimentale del 1468/1475),<br />
o nella controfacciata, a destra del portale<br />
d’ingresso, come il monumento a<br />
Pietro Bernardo. Nella cappella Corner<br />
(nel transetto sinistro), dove si trova il<br />
famoso Trittico firmato da Bartolomeo<br />
Vivarini con San Marco benedicente in<br />
trono, il fregio marmoreo sotto i sedili<br />
addossati alle pareti è opera loro, mentre<br />
la lunetta e il portale della cappella<br />
Corner sono opera di altri due scultori
ticinesi, Filippo e Andrea Solari, che li<br />
eseguono nel 1430. Dei Lombardo è<br />
anche il monumento a Benedetto Brugnolo<br />
nella navata destra.<br />
Dei Bregno di Osteno, un paesino<br />
sul Ceresio italiano, sono numerosi monumenti<br />
funebri all’interno della chiesa,<br />
tra cui merita una visita particolare quello<br />
al generalissimo delle flotte venete<br />
Melchiorre Trevisan, nella cappella di<br />
San Michele nel transetto sinistro di<br />
Lorenzo Bregno (inizi del ‘500), o quello<br />
al capitano della flotta veneziana a Corfù<br />
Benedetto Pesaro, nella parete del transetto<br />
destro, di Lorenzo e Gianbattista<br />
Bregno che sono, peraltro, autori<br />
dell’ancona e delle statue che si trovano<br />
sull’altare maggiore che racchiude la<br />
famosa pala di Tiziano. Di un altro ticinese,<br />
l’architetto Giuseppe Sardi, è lo<br />
stupendo altare di Sant’Antonio costruito<br />
nel 1663. Le statue ai lati, con la Fede<br />
e la Speranza, sono dello scultore ticinese<br />
Bernardo Falconi, così la Carità<br />
(sopra la Fede), come il Cristo risorto<br />
sulla sommità dell’altare.<br />
Anche fra i capolavori della pittura<br />
veneta del ‘600 si trova una importante<br />
tela di un pittore ticinese. Bisogna entrare<br />
in quel santuario dell’arte che è<br />
la Cappella <strong>dei</strong> Milanesi, nel transetto<br />
sinistro. Il pittore è Lodovico David di<br />
Lugano, autore della tela con San Carlo<br />
Dove pernottare<br />
Fra gli hotel dove pernottare a <strong>Venezia</strong><br />
da segnalare, per la sua qualità<br />
del servizio e il suo comfort, l’hotel<br />
Ca’ Sagredo (nella foto un particolare),<br />
un cinque stelle lusso sul Canal<br />
Grande in un palazzo nobiliare antico<br />
ristrutturato vicino alla Ca’ d’Oro<br />
(tel.:+39041/2413111, Fax:+39 041<br />
241352; www.casagredohotel.com).<br />
Affiliato alla catena Small Luxury<br />
Hotel, è l’espressione tipica dell’hotel-Palazzo<br />
veneziano, le cui finiture,<br />
stile e qualità fuori dal comune sono<br />
perfettamente integrati con lo chic<br />
contemporaneo. Ideale per chi vuole<br />
passare una vacanza a contatto con<br />
l’arte <strong>dei</strong> ticinesi… e non solo. Suite<br />
decorate con stupendi stucchi di<br />
Abondio Stazio e Carpoforo Mazzetti<br />
Tencalla, saloni affrescati dai<br />
migliori pittori veneti e... un ristorante, l’Alcova, con vista sul Canal<br />
Grande, che serve specialità veneziane e mediterranee.<br />
•Hilton Molino Stucky. Lussuoso e confortevole, l’Hilton Molino Stucky<br />
Venice si trova alla Giudecca. Vi si accede con un motoscafo privato<br />
dell’hotel che fa la spola con San Marco o le Zattere (tel. +039041/<br />
2723311, fax: +0039041/2723490; www.hilton.com/venice; e.mail:gm.venice@hilton.com.<br />
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in Strada Nuova 4386, tel.: 0039041/5237277, www.alveciobragosso.com,<br />
chiuso il lunedì), si trova un ristorante tipico veneziano dove gustare soprattutto...<br />
pesce, sia a mezzogiorno e sia alla sera. Da non perdere la<br />
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visita al Vecio Bragosso. Naturalmente seppie e calamari a volontà nelle<br />
tipiche ricette veneziane, anche in paste e risotti. Ottimo rapporto qualitàprezzo.<br />
dispensa l’elemosina. Il David è presente<br />
anche nella vicina chiesa di Santa Maria<br />
del Carmelo, detta <strong>dei</strong> Carmini, con<br />
<strong>La</strong> Vergine che appare a Giovanni XXII<br />
e consegna la Bolla Sabatina. A proposito<br />
<strong>dei</strong> Carmini, il cui portale è di Sebastiano<br />
Mariani da Lugano, bisogna<br />
dire che nel 1676 l’architetto Giuseppe<br />
Sardi compie la grande impresa di raddrizzarne<br />
il campanile che stava cedendo.<br />
Tra l’altro proprio in questa chiesa<br />
si trova la tomba dell’architetto ticinese<br />
<strong>La</strong> Madonna con il Bambino e S. Giovannino,<br />
opera dello scultore ticinese Tommaso da Lugano,<br />
nella cappella Melio della chiesa di San<br />
Sebastiano.<br />
che era molto legato ai frati del convento<br />
<strong>dei</strong> Carmini. Ci sono comunque altri<br />
ticinesi che lavorano nella vicina Scuola<br />
Grande <strong>dei</strong> Carmini in periodo barocco.<br />
Sono gli stuccatori Abondio Stazio e<br />
Carpoforo Mazzetti Tencalla, che decorano<br />
in modo particolare la Sala superiore<br />
della Scuola (dove si trovano<br />
sul soffitto le grandi tele del Tiepolo),<br />
e gli scaloni che portano alla sala. Nello<br />
stesso ambiente lo scultore ticinese<br />
Bernardo Falconi esegue una delle sue<br />
più belle opere veneziane, la Madonna<br />
col Bambino che si trova nella cappella<br />
decorata a stucco dalla bottega dello<br />
Stazio. Per vedere, comunque, uno <strong>dei</strong><br />
capolavori dello stuccatore ticinese bisogna<br />
andare alla vicina Ca’ Zenobio,<br />
oggi collegio armeno nel salone da ballo<br />
•Novembre 2008• 153
Sopra, un ambiente ristrutturato dall’architetto<br />
Mario Botta nel Palazzo Querini Stampalia, in<br />
cui si vedono i caratteristici giochi di luce. Sotto,<br />
Palazzo Corner della Regina, sul Canal Grande,<br />
dell’architetto ticinese Domenico Rossi.<br />
(chiedere in portineria). Qui si trova il<br />
miglior repertorio barocco dello Stazio,<br />
con i suoi drappi in stucco, le panoplie<br />
e i trofei che decorano le pareti e il soffitto<br />
affrescati dal pittore Louis Dorigny.<br />
Il terzo itinerario può concludersi<br />
spingendosi verso le Fondamenta delle<br />
Zattere, sul canale della Giudecca, per<br />
visitare la chiesa di San Sebastiano e<br />
per vedere una delle più belle sculture<br />
di un allievo di Sansovino, il ticinese<br />
Tommaso da Lugano, che nella cappella<br />
154 •Novembre 2008•<br />
Melio esegue una Madonna col Bambino<br />
e San Giovannino firmata dallo<br />
scultore, un capolavoro citato persino<br />
da Vasari e da Francesco Sansovino.<br />
<strong>La</strong> chiesa conserva innumerevoli capolavori<br />
del pittore Paolo Veronese,<br />
che qui è sepolto.<br />
L’ultimo itinerario può partire sempre<br />
dal Canal Grande, perché di fronte alla<br />
Ca’ d’Oro si trova il Palazzo Corner<br />
della Regina, ricostruito dall’architetto<br />
Domenico Rossi nel 1724. Oggi è sede<br />
dell’Archivio storico delle Arti contemporanee<br />
della Biennale di <strong>Venezia</strong>, ma<br />
all’interno ci sono molti stucchi degli<br />
artisti ticinesi Vincenzo Colomba e Giuseppe<br />
Castelli. Del Rossi è anche la<br />
facciata della chiesa di San Stae del<br />
1709 (sta a una fermata di vaporetto<br />
dopo la Ca’ d’Oro verso la stazione ferroviaria<br />
più avanti), un’opera che si si<br />
distingue in <strong>Venezia</strong> per una rilettura<br />
della tradizione locale palladiana con<br />
elementi di derivazione romana.<br />
Proprio alla fermata della stazione<br />
ferroviaria, alla fine del Canal Grande,<br />
si trova un capolavoro dell’architetto<br />
Giuseppe Sardi di Morcote, la facciata<br />
della chiesa di Santa Maria di Nazareth,<br />
detta degli Scalzi. Una imponente macchina<br />
barocca con statue di Bernardo<br />
Falconi, che firma una bella scultura<br />
di San Sebastiano, all’interno, nella Cappella<br />
Venier, dove si trovano cinque rilievi<br />
con le storie del santo e cherubini.<br />
Sempre all’interno della chiesa, dove<br />
si trovano peraltro affreschi di Giambattista<br />
Tiepolo e Louis Drigny, si trova<br />
l’altare di San Giovanni della Croce,<br />
disegnato dal pittore ticinese Lodovico<br />
David (è la prima cappella a destra).<br />
Se rimane tempo val la pena di prendere<br />
il vaporetto e percorrere il canale di<br />
Cannaregio, per visitare la chiesa di<br />
San Giobbe e incontrare ancora una<br />
volta l’architetto e scultore ticinese Pietro<br />
Lombardo. Prima però di scendere<br />
dal vaporetto bisogna dare uno sguardo<br />
sulla destra al palazzo Surian. È il palazzo<br />
barocco che svetta su tutti gli altri,<br />
progettato dall’architetto morcotese<br />
Giuseppe Sardi intorno alla metà del<br />
‘600.<br />
<strong>La</strong> chiesa di San Giobbe è un po’ fuori<br />
mano, ma ci si arriva comodamente e<br />
soprattutto senza calca (è poco visitata).<br />
Un bel portale di Pietro Lombardo in<br />
facciata con delicati fregi mostra San<br />
Bernardino fra i Santi Antonio e Lodovico,<br />
mentre nella lunetta i Santi Giobbe<br />
Francesco d’Assisi. <strong>La</strong> chiesa fu costruita<br />
dal Lombardo su progetto gotico preesistente<br />
nel 1471 e rappresenta uno<br />
<strong>dei</strong> primi esempi rinascimentali alla<br />
fiorentina in <strong>Venezia</strong>. Soprattutto nel<br />
presbiterio, che il Lombardi desume<br />
dal modello della Sacrestia vecchia del<br />
Brunelleschi in San Lorenzo a Firenze.<br />
Il presbiterio è un trionfo di decorazione<br />
scultorea <strong>dei</strong> Lombardo, che soprattutto<br />
sulle lesene e sugli ordini minori<br />
danno prova di una grande abilità<br />
nell’esecuzione di fiori, foglie e candelabre<br />
in marmo a rilievo. Un bel connubio<br />
fra la creatività lombarda e la<br />
perizia tecnica fiorentina.<br />
Giorgio Mollisi