Geometria Analitica Giorgio Ottaviani Queste note di Geometria ...
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<strong>Geometria</strong> <strong>Analitica</strong><strong>Giorgio</strong> <strong>Ottaviani</strong><strong>Queste</strong> <strong>note</strong> <strong>di</strong> <strong>Geometria</strong> <strong>Analitica</strong> possono essere lette solo dopo avere appreso lateoria degli spazi vettoriali. Si cerca <strong>di</strong> dare una visione autonoma della geometria analitica,che non viene vista come un’appen<strong>di</strong>ce dell’algebra lineare. In particolare i morfismi affinie le affinitá sono definiti in modo ”intrinseco” dal concetto <strong>di</strong> combinazione affine. Questopunto <strong>di</strong> vista é appropriato per varie applicazioni come i politopi convessi e la grafica alcomputer.IntroduzioneIl nostro oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o é la geometria degli spazi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 1, 2 e 3. Nellospazio degli Elementi <strong>di</strong> Euclide (III sec. a.C.), che é rimasto uno dei manuali standard <strong>di</strong><strong>Geometria</strong> per 2 millenni, le proprietá degli enti geometrici venivano stu<strong>di</strong>ate senza fareuso <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate. Il metodo seguito nelle <strong>di</strong>mostrazioni era, come si <strong>di</strong>ce oggi, sintetico.La geometria euclidea ha trovato la sua formalizzazione moderna con i ”Fondamenti<strong>di</strong> <strong>Geometria</strong>” <strong>di</strong> D. Hilbert, pubblicati nel 1900, che hanno come punto <strong>di</strong> partenza unaserie <strong>di</strong> postulati su elementi che non vengono definiti e che prendono il nome <strong>di</strong> punti,rette e piani. Lo studente <strong>di</strong> Matematica tornerá ad occuparsi dei problemi sollevati daquesto punto <strong>di</strong> vista, ed in particolare dal postulato delle parallele, nel corso <strong>di</strong> <strong>Geometria</strong>2, dove verrá stu<strong>di</strong>ato il concetto <strong>di</strong> geodetica, che é alla base della teoria generale dellarelativitá <strong>di</strong> A. Einstein.Il modello <strong>di</strong> spazio che viene stu<strong>di</strong>ato oggi nel biennio universitario prende il nome <strong>di</strong>spazio affine, e si fonda sulla teoria degli spazi vettoriali. Il metodo seguito si <strong>di</strong>ce analitico(in contrapposizione a sintetico) ed é basato sull’uso delle coor<strong>di</strong>nate: gli enti geometricivengono descritti da equazioni. In particolare rette e piani vengono descritti da equazionilineari, e questo spiega perché i fatti fondamentali su rette e piani che vedremo in queste<strong>note</strong> possono essere stu<strong>di</strong>ati applicando l’algebra lineare.Gli spazi vettoriali <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 1 (risp. 2 o 3) sul campo R possono essere visualizzaticome rette (risp. piani o spazi). In tale descrizione é fissata l’origine O, che corrispondeal vettore nullo. In particolare le rette per l’origine corrispondono ai sottospazi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione1, mentre le rette che non passano per l’origine non sono sottospazi (perché?). Quin<strong>di</strong>il punto corrispondente all’origine ha un ruolo speciale. Questo modello geometrico presentaalcuni limiti, perché nel piano e nello spazio nessun punto ha un ruolo privilegiatorispetto agli altri . In sostanza deve essere possibile spostare l’origine delle coor<strong>di</strong>nate inun qualunque punto.Uno spazio affine puó essere pensato come uno spazio vettoriale dove non c’é nessunpunto ”privilegiato”, come é il vettore nullo nel caso degli spazi vettoriali. In uno spazioaffine non c’é quin<strong>di</strong> nessuna origine ”canonica”, e possiamo fissare un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nateopportune centrato in un qualunque punto, se é conveniente per il problema da stu<strong>di</strong>are.Le trasformazioni in uno spazio affine si chiamano affinitá.Quando in uno spazio affine é definita la <strong>di</strong>stanza tra due punti si parla <strong>di</strong> spazioeuclideo. Ogni spazio euclideo é uno spazio affine (”<strong>di</strong>menticando” la <strong>di</strong>stanza). Questomodello <strong>di</strong> spazio euclideo é equivalente a quello che si ottiene con i postulati <strong>di</strong> Hilbert.1
In uno spazio euclideo hanno senso le nozioni <strong>di</strong> angolo, area e volume. Molti teoremi”classici” della geometria (Euclide, Pitagora, . . .) trovano il loro posto negli spazi euclidei.Le trasformazioni in uno spazio euclideo si chiamano isometrie . Le isometrie <strong>di</strong>spazi <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 2 e 3 si ottengono componendo una traslazione ed una rotazione (ve<strong>di</strong>[Sernesi] cap.21, oppure [M.Artin] cap. 4 sezione 5).Vettori applicati e vettori liberiCominciamo ricordando il significato geometrico <strong>di</strong> vettore applicato in un punto,dando per buone le proprietá intuitive del piano e dello spazio affine. Questo paragrafoha il solo scopo <strong>di</strong> richiamare la visualizzazione dei vettori e puó essere omesso da chi nonsente questa necessitá, che puó cominciare a leggere <strong>di</strong>rettamente il paragrafo successivo”Proprietá <strong>di</strong> uno spazio affine”.Denotiamo con A 2 il piano affine e sia P un suo punto. Un vettore applicato in P éun segmento orientato OA con primo estremo il punto O e secondo estremo un altro puntoA ∈A 2 . L’insieme dei vettori applicati in O ha una struttura naturale <strong>di</strong> spazio vettoriale<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 2, dove la somma si definisce geometricamente con la ben nota ”regola delparallelogramma”. Quin<strong>di</strong> la somma <strong>di</strong> OA con OB é data da OC dove C é il quartovertice del parallelogramma in<strong>di</strong>viduato da O, A, B. La moltiplicazione <strong>di</strong> OA per c ∈ Zé data dal vettore OA ′ = OA + . . . + OA (c volte) se c > 0 e da −(OA + . . . + OA) (−cvolte) se c < 0. Se c = m n∈ Q allora c OA = OA′ dove A ′ é l’unico punto che sod<strong>di</strong>sfam OA = n OA ′ . Infine se c ∈ R c OA puó essere definito con un proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> limiteda c n OA dove c n ∈ Q e c n → c tramite un opportuno assioma <strong>di</strong> continuitá (il lettoreinteressato puó trovare i dettagli nel trattato <strong>di</strong> Hilbert citato nell’introduzione).É interessante osservare che abbiamo definito il prodotto <strong>di</strong> un vettore applicato per uno scalaresenza usare il concetto <strong>di</strong> lunghezza, che infatti verrá introdotto quando sará necessario, e cioé per lostu<strong>di</strong>o dei concetti metrici (<strong>di</strong>stanze, aree, angoli). Una volta definita la lunghezza, potremo osservare,come ci aspettiamo, che il rapporto tra le lunghezze <strong>di</strong> cOA e OA é pari a c.Denotiamo con A 3 lo spazio affine e sia P un suo punto. Un vettore applicato in P éun segmento orientato OA con primo estremo il punto O e secondo estremo un altro puntoA ∈A 3 . L’insieme dei vettori applicati in O ha ancora una struttura naturale <strong>di</strong> spaziovettoriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 3.Siano ora P e Q due punti <strong>di</strong> A 2 (o <strong>di</strong> A 3 ). La traslazione da P a Q porta i vettoriapplicati in P nei vettori applicati in Q. Diremo che due vettori applicati, il primo in Pe l’altro in Q, sono congruenti se la traslazione da P a Q porta il primo nel secondo. Larelazione <strong>di</strong> congruenza é <strong>di</strong> equivalenza. Un vettore puó essere definito geometricamentecome classe <strong>di</strong> equivalenza dell’insieme <strong>di</strong> tutti i vettori applicati rispetto alla congruenza.A tale classe <strong>di</strong> equivalenza si dá talvolta il nome <strong>di</strong> vettore libero, per <strong>di</strong>stinguerlo dai vettoriapplicati. Un vettore (libero) puó essere applicato in un qualunque punto e corrispondeallora al vettore applicato in O la cui classe <strong>di</strong> congruenza é v stesso.I vettori liberi agiscono sui punti nel modo seguente: consideriamo il vettore v datodalla classe <strong>di</strong> equivalenza che ammette come rappresentante OA. Allora v ”agisce” su Oportandolo in A , cioé A é il secondo estremo del vettore v applicato in O. In formulascriveremo O + v = A. In sintesi, l’azione <strong>di</strong> un vettore su un punto dá ancora un punto.Nella trattazione moderna degli spazi affini, i vettori non vengono definiti in alcunmodo geometrico, essi sono elementi <strong>di</strong> uno spazio vettoriale che é stato definito assiomati-2
camente ( si veda M. Abate, cap. 4, def. 4.2). Corrispondono ai vettori liberi <strong>di</strong> cuiabbiamo appena parlato.Proprietá <strong>di</strong> uno spazio affineCominciamo con una <strong>di</strong>scussione informale. Lo spazio affine A n (dove n = 1, 2, 3)é un insieme <strong>di</strong> punti che de<strong>note</strong>remo spesso con le lettere P , Q, ecc. Lo spazio affineviene definito a partire da uno spazio vettoriale V <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione n sul campo reale. Glielementi <strong>di</strong> V sono detti vettori e verranno denotati spesso con le lettere v, w, ecc. Quandointrodurremo le coor<strong>di</strong>nate, sia i punti che i vettori verranno identificati con n-ple <strong>di</strong> numerireali. Eppure il loro ruolo é molto <strong>di</strong>verso e questa <strong>di</strong>fferenza deve essere chiara dall’inizio.∀P ∈ A n , ∀v ∈ V é definito P + v ∈ A nIl punto P +v puó essere ”pensato” come l’estremo finale del vettore v applicato in P .La notazione + non é una operazione su A n , né su V perché é definita su un punto (sempreal primo posto) e su un vettore (sempre al secondo posto). Il risultato é un vettore. Iltermine corretto é che + definisce una azione <strong>di</strong> V su A n .Tra breve definiremo uno spazio affine in modo assiomatico, dalle proprietá dell’azione.Per apprezzare meglio questa definizione vogliamo prima imparare ad usare l’azione +nella descrizione <strong>di</strong> alcuni problemi geometrici.Le proprietá che sono sod<strong>di</strong>sfatte dai punti, dai vettori e dall’azione + sono le seguenti:1) P + 0 = P ∀P ∈ A n2) (P + v) + w = P + (v + w) ∀P ∈ A n , ∀v, w ∈ V3) ∀P, Q ∈ A n ∃!v ∈ V tale che P + v = QLa proprietá 2) corrisponde alla regola del parallelogramma. Il lettore attento <strong>note</strong>rá che il quartosimbolo + che appare nella proprietá 2) ha un significato <strong>di</strong>verso dai primi tre (perché ?). É proprio laproprietá 2) che permette <strong>di</strong> usare un solo simbolo + senza ambiguitá e <strong>di</strong> omettere le parentesi.Dalla proprietá 2) e dalla commutativitá della somma tra vettori segue la:4) (P + v) + w = (P + w) + vIl vettore v della proprietá 3) verrá in<strong>di</strong>cato con Q−P . Con questa notazione possiamoscrivere in modo suggestivo: P + (Q − P ) = Q. Quin<strong>di</strong> é definita la sottrazione tra i punti(che fornisce un vettore) ma non la somma, mentre naturalmente é ben definita la somma<strong>di</strong> vettori. Dato un vettore v, ci sono infinite coppie <strong>di</strong> punti P , Q tali che v = Q − P .Infatti, se P , Q é una <strong>di</strong> queste coppie e se w é un qualunque vettore, anche P +w , Q+wé un’altra coppia perché (Q + w) − (P + w) = Q − P .Dimostrazione Dobbiamo provare che (P + w) + (Q − P ) = (Q + w). Infatti usando la proprietá4): (P + w) + (Q − P ) = (P + (Q − P )) + w = Q + w.Definizione. Ogni v ∈ V definisce una traslazione t v : A n → A n definita da t v (P ) :=P + vOgni traslazione t v é un’applicazione biunivoca con inversa t −v .Rette nel pianoDenotiamo con A 2 il piano affine e con V lo spazio vettoriale <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 2 che agiscesu V . Sia P ∈A 2 .Consideriamo un sottospazio L ⊂ V <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 1. Tutti i punti {P + l|l ∈ L}in<strong>di</strong>viduano una retta passante per P . L si <strong>di</strong>ce <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> questa retta. Ogni vettorenon nullo in L (che é una base per L) si <strong>di</strong>ce vettore <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> questa retta. Se P , Qsono punti <strong>di</strong>stinti, allora Q − P é un vettore <strong>di</strong>rettore per la retta passante per P e Q.3
Denotiamo la retta passante per P <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione L con l’espressione P + L.Sistemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate nel pianoFissiamo un punto O ∈A 2 che chiameremo origine.Fissiamo due vettori in<strong>di</strong>pendenti i e j che formano una base per lo spazio vettorialeV che agisce su A 2 .La scelta <strong>di</strong> O, i, j in<strong>di</strong>vidua un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (affini) in A 2 (detto anche sistema<strong>di</strong> riferimento). Le due rette <strong>di</strong>stinte passanti per O che hanno per vettori <strong>di</strong>rettori i ej vengono chiamate rispettivamente asse delle ascisse e asse delle or<strong>di</strong>nate. Si <strong>di</strong>ce che ilpunto P tale che P − O = xi + yj ha coor<strong>di</strong>nate (x, y). Brevemente <strong>di</strong>remo che abbiamofissato un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (affine) Oxy. Il punto P <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (x, y) verrá in<strong>di</strong>catocon la notazione P = (x, y) quando non ci sono ambiguitá sul sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate scelto.In particolare O = (0, 0). Se facciamo attenzione a scrivere le coor<strong>di</strong>nate dei vettori nellastessa base {i, j} segue la formula importante:(x, y) + (x v i + y v j) = (x + x v , y + y v )Notiamo che un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate affini permette <strong>di</strong> scegliere delle coor<strong>di</strong>nate siasui punti in A n che sui vettori in V .La traslazione t v si esprime in coor<strong>di</strong>nate come t v (x, y) = (x + x v , y + y v ).Se cambio origine O ′ e lascio invariata la base {i, j} allora si <strong>di</strong>ce che ho traslato ilsistema <strong>di</strong> riferimento. Siano (x O ′, y O ′) le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> O ′ nel riferimento Oxy. Nel nuovoriferimento O ′ x ′ y ′ abbiamo le formule <strong>di</strong> cambiamento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate{x ′ = x − x O′y ′ = y − y O′Le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> O in O ′ x ′ y ′ sono (x ′ O , y′ O ) = (−x O ′, −y O ′) per cui le formule precedentisi scrivono anche come:{x ′ = x + x ′ Oy ′ = y + y ′ OCoor<strong>di</strong>nate delle retta e dei segmentiConsideriamo fissato un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate Oxy. La retta per P 1 = (x 1 , y 1 ) eP 2 = (x 2 , y 2 ) ha vettore <strong>di</strong>rettore v = (x 2 − x 1 )i + (y 2 − y 1 )j ed ha quin<strong>di</strong> equazioneparametricaP = P 1 + tval variare <strong>di</strong> t ∈ R che si traduce in coor<strong>di</strong>nate come{x = x1 + t(x 2 − x 1 )y = y 1 + t(y 2 − y 1 )La sua equazione cartesiana édet( )x − x1 y − y 1= 0x 2 − x 1 y 2 − y 14
Questa con<strong>di</strong>zione corrisponde alla <strong>di</strong>pendenza lineare tra (x 2 − x 1 )i + (y 2 − y 1 )j e (x −x 1 )i + (y − y 1 )j Questo primo esempio illustra come nozioni algebriche su V si traducono in nozionigeometriche su A n . In particolare i vettori P 2 − P 1 e P − P 1 sono linearmente <strong>di</strong>pendenti se e solo sei punti P 1 , P 2 e P 3 sono allineati.É proprio il successo <strong>di</strong> questo ”vocabolario” che permette <strong>di</strong> fondarela teoria degli spazi affini su quella degli spazi vettoriali.Quando x 2 − x 1 ≠ 0 e y 2 − y 1 ≠ 0 l’equazione precedente viene spesso scritta comex − x 1x 2 − x 1= y − y 1y 2 − y 1L’equazione precedente é una equazione <strong>di</strong> primo grado della forma ax + by = c dovea = y 2 − y 1 , b = −(x 2 − x 1 ) e c = x 1 y 2 − x 2 y 1 . Pertanto un vettore <strong>di</strong>rettore é (−b, a)(naturalmente sempre definito a meno <strong>di</strong> costanti). Viceversa ogni equazione <strong>di</strong> primogrado ax + by = c con (a, b) ≠ (0, 0) in<strong>di</strong>vidua una retta con vettore <strong>di</strong>rettore (−b, a).Questa retta passa dall’origine se e solo se c = 0.Osservazione. I coefficienti (−a, −b, c) corrispondono ai tre determinanti dei minori 2×2(con segno) della matrice[ ]x1 y 1 1x 2 y 2 1Pertanto l’equazione della retta per P 1 , P 2 si puó scrivere anche come (sviluppando lungol’ultima riga)⎡det ⎣ x ⎤1 y 1 1x 2 y 2 1 ⎦ = 0x y 1e la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> allineamento <strong>di</strong> tre punti P 1 , P 2 e P 3 édet⎡⎣ x ⎤1 y 1 1x 2 y 2 1 ⎦ = 0x 3 y 3 1Questa osservazione risulterá piú chiara con gli strumenti della geometria <strong>di</strong> A 3 .L’equazione parametrica della retta precedente é{x = x1 + t(x 2 − x 1 )y = y 1 + t(y 2 − y 1 )per t ∈ RPer t = 0 si ottiene il punto (x 1 , y 1 ) mentre per t = 1 si ottiene il punto (x 2 , y 2 ). Pertantoil segmento che unisce (x 1 , y 1 ) a (x 2 , y 2 ) é parametrizzato dalle equazioni precedentiper 0 ≤ t ≤ 1.Il punto me<strong>di</strong>otra P 1 e P 2 (sod<strong>di</strong>sfa per definizione P 2 − M = M − P 1 ) si ottiene pert = 1 2 ed ha quin<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate M = ( x 1+x 22, y 1+y 22). M si <strong>di</strong>ce anche il baricentro <strong>di</strong> P 1 eP 2 .5
Versioni equivalenti (e molto utili in vista del concetto <strong>di</strong> combinazione affine) delleparametrizzazioni del segmento e della retta sono :{x = (1 − t)x1 + tx 2y = (1 − t)y 1 + ty 2( doveper t ∈ (0, 1) si ottiene il segmento da P 1 a P 2 e per t ∈ R tutta la retta)oppure:{x = sx1 + tx 2y = sy 1 + ty 2(dove per (s, t) ∈ R 2 , s ≥ 0, t ≥ 0, s + t = 1 si ottiene il segmento da P 1 a P 2 e per (s, t) ∈ R 2 ,s + t = 1 tutta la retta)In particolare nelle ultime equazioni il ruolo <strong>di</strong> (x 1 , y 1 ) e (x 2 , y 2 ) è completamentesimmetrico.Rette paralleleDefinizione. Due rette si <strong>di</strong>cono parallele quando hanno la stessa <strong>di</strong>rezione, ovvero quandodue loro vettori <strong>di</strong>rettori sono proporzionali.In coor<strong>di</strong>nate, le rette ax + by = c, a ′ x + b ′ y = c ′ sono parallele se( )a bdeta ′ b ′ = 0Due rette sono parallele quando non si incontrano oppure coincidono. Infatti la matricedei coefficienti del sistema determinato da due rette parallele{ax + by = ca ′ x + b ′ y = c ′ha rango 1 ed il sistema non ha soluzioni se la matrice completa ha rango 2 (teorema <strong>di</strong>Rouché-Capelli) mentre ne ha infinite se la matrice completa ha rango 1.La relazione <strong>di</strong> parallelismo é <strong>di</strong> equivalenza.Esercizi.i) Scrivere la retta per P = (2, √ 5) parallela alla retta x 2 + 3y = 1ii) Scrivere la retta per l’origine passante per il punto me<strong>di</strong>o del segmento che unisce(2, 4) e (5, −7).iii) Scrivere la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> allineamento <strong>di</strong> (x 1 , y 1 ) e (x 2 , y 2 ) con l’origine.iv) Provare che 3 rette a i x + b i y = c i per i = 1, 2, 3 sono incidenti (tre rette parallelesi considerano incidenti ”all’infinito”) se e solo se⎡det ⎣ a ⎤1 b 1 c 1a 2 b 2 c 2⎦ = 0a 3 b 3 c 3La definizione assiomatica <strong>di</strong> spazio affineSia V uno spazio vettoriale (reale) <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione n.6
Definizione. Uno spazio affine A n su V é un insieme dotato <strong>di</strong> una applicazionea: A n × V → A n(P, v) ↦→ a(P, v)che denotiamo con a(P, v) = P + v che sod<strong>di</strong>sfa i seguenti assiomi:1) P + 0 = P ∀P ∈ A n2) (P + v) + w = P + (v + w) ∀P ∈ A n , ∀v, w ∈ V3) ∀P, Q ∈ A n ∃!v ∈ V tale che P + v = Q. Denotiamo v := Q − P .Esercizio. Provare che ogni spazio vettoriale V é uno spazio affine su se stesso definendoa: V × V → V(w, v) ↦→ w + vOccorre provare che i tre assiomi sono sod<strong>di</strong>sfatti.Conviene pensare la definizione <strong>di</strong> spazio affine in un contesto piú generale.Definizione. Sia G un gruppo e X un insieme. Una azione (destra) <strong>di</strong> G su X é unapplicazionea: G × X → X(g, x) ↦→ a(g, x)che denotiamo con a(g, x) = x · g che sod<strong>di</strong>sfa i seguenti assiomi:1) x · e = x ∀x ∈ X, dove e é l’unitá <strong>di</strong> G2) (x · g 1 ) · g 2 = x · (g 1 · g 2 ) ∀x ∈ X, ∀g 1 , g 2 ∈ GDefinizione. Una azione si <strong>di</strong>ce transitiva se ∀x, y ∈ X∃g ∈ G tale che y = x · gEsercizio. Data una azione <strong>di</strong> G su X, si definisce l’orbita <strong>di</strong> x il sottoinsieme <strong>di</strong> Xx · G := {y ∈ X|∃g ∈ G tale che y = x · G}. Provare chei) y ∈ x · G se e solo se x · G = y · Gii) La relazione x ∼ y se y ∈ x·G é <strong>di</strong> equivalenza, e le orbite sono le classi <strong>di</strong> equivalenza.Dedurre che le orbite formano una partizione <strong>di</strong> X.iii) Una azione é transitiva se e solo se ammette una unica orbita data da X stesso.Definizione. Una azione si <strong>di</strong>ce libera in x ∈ X, se lo stabilizzatore <strong>di</strong> x G x := {g ∈G|x · g = x} é uguale a {e}. Una azione si <strong>di</strong>ce libera se é libera in ogni x ∈ X.Esercizi.1) Provare che gli stabilizzatori sono sottogruppi.2) Provare che una azione é libera se lo é per almeno un punto <strong>di</strong> ogni orbita. Inparticolare una azione transitiva é libera se lo é per almeno un punto x ∈ X.3) Provare che una azione é libera e transitiva se e solo se ∀x, y ∈ X∃!g ∈ G tale chey = x · g.7
Osservazione. La definizione <strong>di</strong> spazio affine puó essere riformulata nel modo seguente: éun insieme su cui agisce uno spazio vettoriale (visto come gruppo abeliano) con una azionelibera e transitiva.Combinazioni affiniAbbiamo giá osservato che in uno spazio affine non é definita la somma tra punti. Dopo avere sceltoun sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate, la ”somma”(x 1 , y 1 ) + (x 2 , y 2 ) = (x 1 + x 2 , y 1 + y 2 )<strong>di</strong>pende dal sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate scelto, e precisamente <strong>di</strong>pende dall’avere fissato una origine O.Se cambio origine il punto ”somma” nel nuovo sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate cambia anch’esso. Si puó verificareanaliticamente questo fatto con il cambiamento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate x ′ i = x i + a, y i ′ = y i + b. Allorax ′ 1 + x ′ 2 = x 1 + x 2 + 2a ≠ x 1 + x 2 + a.Le parametrizzazione della retta e del segmento trovate alla fine paragrafo precedente suggerisconoperó che particolari combinazioni lineari tra punti sono ben definite, si tratta delle combinazioni affini (obaricentriche).Definizione. Siano P 0 , . . . , P m ∈ A n e sia (a 0 , . . . , a m ) ∈ R m+1 tale che ∑ mi=0 a i = 1 Lacombinazione affine ∑ mi=0 a iP i ∈ A n é definita nel modo seguente:m∑a i P i := P 0 +i=0m∑a i (P i − P 0 )(corrisponde all’azione del vettore ∑ mi=1 a i(P i − P 0 ) sul punto P 0 ).Una proprietá fondamentale della combinazione affine (che ve<strong>di</strong>amo adesso per n = 2)é che in un qualunque sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate in A 2 , se P i = (x i , y i ) allorai=0i=0i=1m∑m∑ m∑a i P i = ( a i x i , a i y i )come si verifica facilmente proprio dalla con<strong>di</strong>zione ∑ mi=0 a i = 1. Infatti dalla definizionele coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> ∑ mi=0 a iP i sono (x 0 + ∑ mi=1 a i(x i − x 0 ), y 0 + ∑ m∑ i=1 a i(y i − y 0 )) = (x 0 (1 −mi=1 a i) + ∑ mi=1 a ix i , y 0 (1 − ∑ mi=1 a i) + ∑ mi=1 a iy i ) = ( ∑ mi=0 a ix i , ∑ mi=0 a iy i )Questo calcolo prova anche che la definizione <strong>di</strong> combinazione affine non <strong>di</strong>pendedall’or<strong>di</strong>ne in cui sono scelti gli m + 1 punti.Il ragionamento precedente si estende senza<strong>di</strong>fficoltá al caso n = 3.Fisicamente la combinazione affine sopra definita corrisponde (nel caso in cui a i > 0)al baricentro <strong>di</strong> m + 1 oggetti situati in P 0 , . . . , P m con masse M 0 , . . . , M m ponendo a i :=∑ M iM jjEsercizio. Fissato un sistema <strong>di</strong> riferimento Oxy, scrivere le coor<strong>di</strong>nate delle seguenticombinazioni affini <strong>di</strong> puntii=0P 1 = 1 3 (2, 1) + 1 6 (3, −2) + 1 (0, 0)28
P 2 = − 1 3 (2, 1) + 5 6 (3, −2) + 1 (0, 0)212 P 1 + 1 4 P 2 + 1 (1, 1)4Coor<strong>di</strong>nate dei triangoli e dei poligoni convessiLemma. Il triangolo <strong>di</strong> vertici P 1 = (x 1 , y 1 ), P 2 = (x 2 , y 2 ) e P 3 = (x 3 , y 3 ) si parametrizzacon le equazioniper (s, t) ∈ R 2 , s ≥ 0, t ≥ 0, s + t ≤ 1oppure{x = (1 − s − t)x1 + sx 2 + tx 3y = (1 − s − t)y 1 + sy 2 + ty 3{x = sx1 + tx 2 + ux 3y = sy 1 + ty 2 + uy 3per (s, t, u) ∈ R 3 , s ≥ 0, t ≥ 0, u ≥ 0, s + t + u = 1Dimostrazione Il segmento per P 1 e P 2 è parametrizzato dalla prima terna <strong>di</strong> equazionidell’enunciato per t = 0, 0 ≤ s ≤ 1. Ogni punto P interno al triangolo appartiene alsegmento per P 3 e per Q = (1 − α)P 1 + αP 2 (per qualche α ∈ R). Pertanto esiste β ∈ Rtale che P = (1 − β)Q + βP 3 . É sufficiente porre t = β, s = α(1 − β).Osservazioni. Il segmento per P 2 e P 3 è parametrizzato dalla prima terna <strong>di</strong> equazionidell’enunciato per per s = t − 1, 0 ≤ t ≤ 1. Il segmento per P 3 e P 1 per s = 0, 1 ≥ t ≥ 0.La coppia (s, t) della prima parametrizzazione e la terna (s, t, u) della seconda parametrizzazionesono uniche.Definizione. Un sottoinsieme X del piano si <strong>di</strong>ce convesso se dati due qualunque punti<strong>di</strong> X il segmento che li unisce é tutto contenuto in X.Esercizio. Provare che l’angolo convesso <strong>di</strong> vertice V = (x v , y v ) delimitato dalle semirettepassanti per P 1 = (x 1 , y 1 ) e P 2 = (x 2 , y 2 ) (non allineati con V ) é parametrizzato daper (s, t) ∈ R 2 , s ≥ 0, t ≥ 0.{x = xv + s(x 1 − x v ) + t(x 2 − x v )y = y v + s(y 1 − y v ) + t(y 2 − y v )Lemma. L’intersezione <strong>di</strong> una famiglia <strong>di</strong> insiemi convessi {X i } i∈I é un insieme convesso.Dimostrazione Se P 1 , P 2 ∈ ∩ i∈I X i allora per ogni i ∈ I abbiamo P 1 , P 2 ∈ X i e quin<strong>di</strong>per l’ipotesi il segmento che unisce P 1 a P 2 é contenuto in X i . Segue che tale segmento écontenuto in ∩ i∈I X i .9
Definizione. Siano P i per i = 1, . . . , n punti <strong>di</strong>stinti del piano. L’intersezione tra gliinsiemi convessi che contengono tutti i P i si <strong>di</strong>ce l’inviluppo convesso <strong>di</strong> {P 1 , . . . , P n } e siin<strong>di</strong>ca con Conv(P 1 , . . . , P n ).Per il lemma precedente Conv(P 1 , . . . , P n ) é un insieme convesso, ed é il piú piccoloinsieme convesso che contiene {P 1 , . . . , P n }, nel senso che un qualunque insieme convessoche contiene {P 1 , . . . , P n } contiene anche il loro inviluppo convesso.Teorema. Siano P i = (x i , y i ) per i = 1, . . . , n punti (<strong>di</strong>stinti) del piano. Conv(P 1 , . . . , P n )si parametrizza con le equazioni{x =∑ ni=1 t ix iy = ∑ ni=1 t iy iper (t 1 , . . . , t n ) ∈ R n , t i ≥ 0, ∑ ni=1 t i = 1.Il punto P = (x, y) che sod<strong>di</strong>sfa le equazioni precedenti corrisponde alla combinazioneaffine ∑ ni=1 t iP i .Attenzione. Se n ≥ 4 la n-pla (t 1 , . . . , t n ) non è unica.Dimostrazione Poniamo X := {P ∈ A 2 |P = ∑ ni=1 t iP i , t i ≥ 0, ∑ ni=1 t i = 1}Dalla definizione ogni P i ∈ X. Si verifica subito che se P , Q ∈ X anche (1−t)P +tQ ∈X per 0 ≤ t ≤ 1 e quin<strong>di</strong> X é convesso.Se C è un insieme convesso che contiene P 1 , . . . , P n allora in particolare2∑2∑C ⊃ { t i P i | t i ≥ 0, t i = 1}i=1i=1( ∑2i=1Scrivendo per t i ≥ 0, ∑ 3i=1 t ∑ )3i = 1 :i=1 t tiP i = (1 − t 3 )it 1 +t 2P i + t 3 P 3 anchequesti punti stanno in C e quin<strong>di</strong> C ⊃ { ∑ 3i=1 t iP i | t i ≥ 0, ∑ 3i=1 t i = 1}. Continuando inquesto modo si ottiene C ⊃ X come volevamo.Consideriamo 4 punti non allineati nel piano. Il loro inviluppo convesso puó essere untriangolo oppure un quadrilatero, che <strong>di</strong>remo quadrilatero convesso.Esercizio.i) Dati tre punti non allineati nel piano, descrivere la regione del piano in cui ponendoun quarto punto, si ottiene che l’inviluppo convesso dei 4 punti é un triangolo.ii)* Descrivere un algoritmo che dalle coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> 4 punti P i = (x i , y i ) permette <strong>di</strong>stabilire la forma dell’inviluppo convesso (triangolo, quadrilatero, . . . ).Definizione. L’inviluppo convesso <strong>di</strong> n punti nel piano si <strong>di</strong>ce poligono convesso.L’esercizio precedente dovrebbe convincere il lettore che si possono provare senza<strong>di</strong>fficoltá i seguenti fatti sull’inviluppo convesso <strong>di</strong> P 1 , . . . , P n :Alcuni dei punti P i si possono scrivere come combinazione affine a coefficienti tutti positivi deirimanenti. Tali punti si <strong>di</strong>cono interni. I punti non interni si <strong>di</strong>cono vertici. Allora é possibile rior<strong>di</strong>nare ivertici che chiamiamo V 1 , . . . , V k (con k ≤ n) in modo che i k segmenti per V i e V i+1 (che chiamiamolati, dove per convenzione V k+1 = V 1 ) si incontrano tra loro soltanto nei vertici ed ogni vertice é comunesoltanto a due lati. Inoltre ogni retta che prolunga un lato <strong>di</strong>vide il piano in due semipiani uno dei qualicontiene tutti gli altri vertici. Abbiamo cosí descritto un poligono convesso con k lati.10
Definizione. Il baricentro del triangolo <strong>di</strong> vertici P i = (x i , y i ) per i = 1, . . . , 3 é il puntoB = ( 1 33∑x i , 1 3i=13∑y i ) = 1 3 P 1 + 1 3 P 2 + 1 3 P 3i=1Piú in generale il baricentro del poligono convesso <strong>di</strong> vertici P i = (x i , y i ) per i =1, . . . , n é il puntoB = ( 1 n∑x i , 1 n∑ n∑ P iy i ) =n nn.Esercizi.i=1i) Scrivere l’equazione della me<strong>di</strong>ana del triangolo <strong>di</strong> vertici (1, 4), (2, 1), (7, 7) passanteper (1, 4)ii) Provare che il baricentro <strong>di</strong> un triangolo coincide con il punto <strong>di</strong> intersezione delletre me<strong>di</strong>ane.iii) Verificare che P i = (x i , y i ) per i = 1, . . . 4 sono vertici <strong>di</strong> un parallelogramma se esolo se {x1 + x 3 = x 2 + x 4i=1y 1 + y 3 = y 2 + y 4iv) Provare che i quattro punti me<strong>di</strong> <strong>di</strong> un qualunque quadrilatero sono vertici <strong>di</strong> unparallelogramma (questo esercizio si puó provare sia per via sintetica che per via analitica).v)* Dare con<strong>di</strong>zioni necessarie e sufficienti perché un punto P = (x, y) sia:a ) interno all’angolo convesso <strong>di</strong> vertice P 1 e lati passanti per P 2 e P 3b ) interno al triangolo <strong>di</strong> vertici P i = (x i , y i ) per i = 1, 2, 3.vi) Calcolare il punto <strong>di</strong> incontro delle <strong>di</strong>agonali del quadrilatero che ha come coppie<strong>di</strong> vertici opposti {O, P 3 } e {P 2 , P 4 }.Risposta: x =x3(x2y4−x4y2)(x2y3+x3(y4−y2)−x4y3) , y =Affinitái=1y3(x2y4−x4y2)(x2y3+x3(y4−y2)−x4y3)Definizione. Una applicazione f: A n → A n si <strong>di</strong>ce un morfismo affine se conserva lecombinazioni affini, cioé sem∑m∑f( a i P i ) = a i f(P i )i=0∀ P 0 , . . . , P m ∈ A n , ∀ (a 0 , . . . , a m ) ∈ R m+1 tali che ∑ mi=0 a i = 1. Un morfismo affinebiunivoco si <strong>di</strong>ce una affinitá.Teorema. Le traslazioni sono affinitá.Dimostrazione Se f é una traslazione segue per ogni combinazione affinei=0m∑f( a i P i ) =i=0m∑a i P i + w =i=0m∑m∑a i P i + ( a i )w =i=0i=0m∑a i (P i + w) =i=0m∑a i f(P i )i=011
Lemma. Se f: A n → A n è un morfismo affine allora per ogni P , Q, R ∈ A n valef(P + Q − R) = f(P ) + f(Q) − f(R)DimostrazioneImme<strong>di</strong>ata dalla definizione, infatti in questo caso ∑ mi=0 a i = 1 + 1 − 1 = 1Definizione-Teorema. Se f: A n → A n è un morfismo affine allora è ben definitadalla formulaDf: V → VDf(v) := f(P + v) − f(P )e Df risulta una applicazione lineare.per P ∈ A nDimostrazione Per provare che f è ben definita occorre provare che se P , Q ∈ A n valef(P + v) − f(P ) = f(Q + v) − f(Q)per ogni v ∈ V . Questo segue dal lemma precedente perché P + v = P + ((Q + v) − Q)Segue anche che per ogni v 1 , v 2 ∈ V e P ∈ A nDf(v 1 ) = f(P + v 1 ) − f(P )Df(v 2 ) = f(P + v 1 + v 2 ) − f(P + v 1 )Sommando membro a membro le due ultime uguaglianze si ottieneDf(v 1 ) + Df(v 2 ) = f(P + v 1 + v 2 ) − f(P ) = Df(v 1 + v 2 )Per concludere la <strong>di</strong>mostrazione scegliamo c ∈ R. Dobbiamo provare che Df(cv) =cDf(v), cioé che f(P + cv) − f(P ) = c[f(P + v) − f(P )] Questo segue applicando f adambo i membri della combinazione affineP = (P + cv) − c(P + v) + cPOsservazione. Un modo equivalente <strong>di</strong> definire Df éDf(Q − P ) := f(Q) − f(P )Corollario. Un morfismo affine é una affinitá se e solo se Df é biunivoco. In tal caso f −1é una affinitá e vale (Df) −1 = D(f −1 )Dimostrazione Cominciamo col provare che l’inversa <strong>di</strong> una affinitá é ancora unaaffinitá. Data una combinazione affine ∑ mi=0 a iP i esistono unici Q i tali che f(Q i ) = P i .Alloram∑m∑m∑f −1 ( a i P i ) = f −1 ( a i f(Q i )) = f −1 (f( a i Q i ) =i=0i=012i=0m∑a i Q i =i=0m∑a i f −1 (P i )i=0
Sia ora f un morfismo affine. AbbiamoSe f è biunivoco applicando f −1 valef(P + v) = f(P ) + Df(v)P + v = f −1 (f(P ) + Df(v)) = P + D(f −1 )(Df(v))da cui (Df) −1 = D(f −1 ).Viceversa se Df é biunivoco allora fissiamo un punto P . Ogni altro punto puó esserescritto come f(P ) + v per v = Df(w) opportuno. Allora f(P ) + v = f(P + w) e quin<strong>di</strong>f é suriettivo. L’iniettivitá <strong>di</strong> f é lasciata come esercizio.Per motivi che risulteranno chiari durante i corsi <strong>di</strong> <strong>Geometria</strong> 2 e/o <strong>di</strong> Analisi 2 (Vè lo spazio tangente in ogni punto <strong>di</strong> A n ) Df é chiamata la derivata <strong>di</strong> f.Osservazione. Piú in generale, dati due spazi affini A e A ′ su cui agiscono rispettivamentedue spazi vettoriali V e V ′ , una applicazione f: A → A ′ si <strong>di</strong>ce un morfismo affinese conserva le combinazioni affini. In questo caso Df é una applicazione lineare da V aV ′ .Sottospazi affiniDefinizione. Se W ⊂ V è un sottospazio <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione d, l’insieme dei puntiP + W := {P + w|w ∈ W }si <strong>di</strong>ce un sottospazio affine e d si <strong>di</strong>ce la sua <strong>di</strong>mensione. W si <strong>di</strong>ce la <strong>di</strong>rezione (o giacitura)del sottospazio .In particolare le rette nel piano sono tutte e sole le sottovarietá affini <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 1.Definizione. Due sottospazi affini si <strong>di</strong>cono paralleli se una delle due <strong>di</strong>rezioni che determinanocontiene l’altra. In particolare due sottospazi affini della stessa <strong>di</strong>mensione sonoparalleli se hanno la stessa <strong>di</strong>rezione.Teorema. Dati due sottospazi paralleli P + W e Q + U con W ⊂ U la traslazione t Q−Pporta il primo nel secondo, cioé t Q−P (P + W ) = Q + W ⊂ Q + UDimostrazionet Q−P (P + w) = P + w + Q − P = Q + w∀w ∈ WTeorema.i) Se f é una affinitá e P + W é un sottospazio affine allora f(P + W ) = f(P ) + Df(W )(che è quin<strong>di</strong> ancora un sottospazio affine della stessa <strong>di</strong>mensione)ii) Le immagini <strong>di</strong> sottospazi affini paralleli sono ancora sottospazi affini paralleli.Dimostrazione Per provare i) si prende w ∈ W . Allora f(P + w) = f(P ) + Df(w) dacui vale i). ii) segue da i).13
Esercizi.i) Provare che dati 3 punti in A 2 P 0 , P 1 , P 2 non allineati ogni altro punto P ammetteuna unica combinazione affine P = ∑ 2i=0 a iP i . I coefficienti a i prendono il nome <strong>di</strong>coor<strong>di</strong>nate affini <strong>di</strong> P rispetto al riferimento affine {P 0 , P 1 , P 2 } . In generale in A nun riferimento affine é dato da n + 1 punti tali che nessun sottoinsieme <strong>di</strong> n puntigiace su una sottospazio affine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione n − 1.ii) Fissato un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate Oxy, e dati 3 punti non allineati P i = (x i , y i ) per i =0, 1, 2, trovare esplicitamente le coor<strong>di</strong>nate affini <strong>di</strong> P = (x, y) rispetto a {P 0 , P 1 , P 2 }.Soluzione: Usando la regola <strong>di</strong> Cramer si ottiene:a 0 =⎡det ⎣ x x ⎤1 x 2y y 1 y 2⎦1 1 1⎡det ⎣ x ⎤0 x 1 x 2y 0 y 1 y 2⎦1 1 1Piú avanti interpreteremo queste coor<strong>di</strong>nate come rapporti <strong>di</strong> aree.iii) Provare che una affinitá f: A 2 → A 2 é determinata univocamente dalle immagini<strong>di</strong> 3 punti non allineati.iv) Provare che dati due triangoli T 1 e T 2 in A 2 esiste una affinitá f tale che f(T 1 ) = T 2v) Provare che l’immagine <strong>di</strong> un parallelogramma attraverso una affinitá é ancora unparallelogramma. Dedurre che il risultato dell’esercizio iv) non vale per i quadrilateri.vi) Con le notazioni dell’esercizio i), chiamiamo O := P 0 , i := P 1 − P 0 , j := P 2 − P 0 .Provare che il punto a 0 P 0 + a 1 P 1 + a 2 P 2 ha nel sistema Oxy coor<strong>di</strong>nate (a 1 , a 2 ). Questoprova che le coor<strong>di</strong>nate affini dell’esercizio i) sono essenzialmente equivalenti a quelle giáintrodotte.vii) Sia B il baricentro dei punti P 1 , . . . , P m e sia f un morfismo affine. Provare chef(B) é il baricentro dei punti f(P 1 ), . . . , f(P m )Coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> una affinitáConsideriamo ( ) un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate Oxy. Scriviamo le coor<strong>di</strong>nate in colonna, perxcui P = .y, . . .Proposizione. Sia f un morfismo affine tale che f(O) = O.(rispetto a i e j). Allora le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> f(P ) sono( )xA ·ySia A la matrice <strong>di</strong> DfDimostrazione Le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> f(P ) sono per definizione quelle del vettore f(P )−O =f(P ) − f(O) = Df(P − O). Siccome le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> P sono quelle del vettore P − Osegue la tesi.14
Proposizione. Sia f un morfismo affine tale che f(O) = Q = ( x Q y Q ). Allora lecoor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> f(P ) sono( ) ( )x xQA · +y y QDimostrazione Il morfismo affine t O−Q ◦ f fissa O e quin<strong>di</strong> per la proposizione precedentele coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> f(P ) + (O − Q) sono( )xA ·y( )xQSiccome le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> Q − O sono segue la tesi.y QLe equazioni <strong>di</strong> una affinitá in un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate giustificano l’espressione chele affinitá si ottengono componendo una applicazione lineare ed una traslazione. Taleespressione peró ha senso solo in un fissato sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate. In uno spazio affine nonc’é ”una” origine e non ha senso parlare <strong>di</strong> applicazioni lineari in uno spazio affine.Esercizio. In un sistema <strong>di</strong> riferimento Oxy consideriamo i punti P 1 = (1, 0), P 2 =(3, 0), P 3 = (2, 1).i) Scrivere le equazioni della affinitá f tale che f(P 1 ) = P 2 , f(P 2 ) = P 3 , f(P 3 ) = P 1 .ii) Scrivere la matrice <strong>di</strong> Df rispetto a i, j.iii) Verificare che f ◦ f = f 2 é ancora una affinitá e scrivere le equazioni <strong>di</strong> f 2 e <strong>di</strong> D(f 2 ).iv) Verificare che D(f 2 ) = D(f) 2 (questo é un fatto generale).v) Verificare che f 3 é l’identitá.vi) Notare che f induce una applicazione biunivoca del triangolo <strong>di</strong> vertici P 1 , P 2 , P 3 inse stesso. Descrivere l’immagine dei lati del triangolo. Il gruppo ciclico con 3 elementi{1, f, f 2 } agisce su questo triangolo.Esercizio. Siano f, g morfismi affini.i) Provare che g ◦ f é un morfismo affine e che D(g ◦ f) = Dg ◦ Df.ii) Provare che l’identitá (che in<strong>di</strong>chiamo con 1 A n) é una affinitá e che D1 An = 1 Viii) Provare che l’insieme delle affinitá forma un gruppo.iv) Se t é una traslazione provare che Dt = 1 V . Vivecersa se t é una affinitá tale cheDt = 1 V provare che t é una traslazione.v) Se f, g sono due affinitá tale che Df = Dg provare che esiste una traslazione t taleche f = t ◦ g.Esercizio. Sia f un morfismo affine del piano tale che il rango <strong>di</strong> Df é 1. Provare chel’immagine <strong>di</strong> f é una retta.Definizione. Una affinitá f tale che Df = c · 1 Vper c ∈ R \ {0} si <strong>di</strong>ce una omotetia.Esercizio. Provare che ogni omotetia f con c ≠ 1 ammette un punto fisso P . Provare chetutte le rette r per P sono invarianti, cioé f(r) = r. In questo caso l’omotetia corrispondead una ”<strong>di</strong>latazione” <strong>di</strong> scala c centrata in P .Cambiamento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate15
Siano Oxy e O ′ x ′ y ′ due sistemi <strong>di</strong> riferimento, ( ) con basi <strong>di</strong> V date rispettivamente dax{i, j} e {i ′ , j ′ }. Sia (i, j) = (i ′ , j ′ ′) · B. Siano Oy′ le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> O in O ′ x ′ y ′ . Siano( )Oxle coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> P rispetto a Oxy. Allora le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> P rispetto a Oy ′ x ′ y ′ sono( ) ( ) ( )x′ x x′y ′ = B · + Oy y′ODimostrazione Le coor<strong>di</strong>nate (x ′ , y ′ ) <strong>di</strong> P sod<strong>di</strong>sfano a:( )xx ′ i ′ + y ′ j ′ = P − O ′ = (P − O) + (O − O ′ ) = (xi + yj) + (x ′ O i′ + y O ′ j′ ) = (i, j) · +( )( )yx x(x ′ O i′ + y O ′ j′ ) = (i, j) · B −1 · B · + (xy ′ O i′ + y O ′ j′ ) = (i ′ , j ′ ) · B · + (xy ′ O i′ + y O ′ j′ )da cui la tesi.Osservazione. Le equazioni <strong>di</strong> un cambiamento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate sono analoghe a quelle <strong>di</strong>una affinitá. I due concetti peró sono ben <strong>di</strong>stinti: in una affinitá ”muoviamo” i punti nellospazio, mentre in un cambiamento <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate i punti rimangono fermi ed é il sistema<strong>di</strong> riferimento che si muove.Esercizio. Verificare che cambiando sistema <strong>di</strong> riferimento l’espressione in coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong>una combinazione affine rimane invariata.Esercizio. Supponiamo <strong>di</strong> avere due sistemi <strong>di</strong> riferimento Oxy e O ′ x ′ y ′ con i = i ′ +j ′ , j =i ′ − j ′ . Supponiamo che le coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> O nel sistema O ′ x ′ y ′ sono (10, 10). Scrivere leequazioni che esprimono le coor<strong>di</strong>nate (x ′ , y ′ ) <strong>di</strong> P in funzione <strong>di</strong> (x, y) e le relazioni inverse.Il rapporto sempliceLemma. Siano A e A ′ due spazi affini. Una applicazione lineare f: A → A ′ é un morfismoaffine se e solo se ∀t ∈ R, ∀P, Q ∈ Af((1 − t)P + tQ) = (1 − t)f(P ) + tf(Q)(dove sia a primo che a secondo membro abbiamo una combinazione affine)Dimostrazione Dobbiamo provare che se sono conservate le combinazioni affini <strong>di</strong> 2punti allora sono conservate le combinazioni affini <strong>di</strong> m punti con m ≥ 2. Ragioniamo perinduzione su m, m ≥ 2. Dato ∑ mi=0 a iP i chiamo a := ∑ mi=1 a i, da cui a 0 = 1 − a. Allora(m∑f( a i P i ) = f (1 − a)P 0 + a ·i=0m∑i=1a ia P iUsando l’ipotesi induttiva l’ultima espressione é uguale a:come volevamo <strong>di</strong>mostrare.(1 − a)f(P 0 ) + am∑i=1)m∑= (1 − a)f(P 0 ) + af(a ia f(P i) =16m∑a i f(P i )i=0i=1a ia P i)
Definizione. Dati tre punti allineati A, B, C con A ≠ B abbiamo visto che esiste ununico t ∈ R tale che C = (1 − t)A + tB. Si pone allorae si chiama rapporto semplice <strong>di</strong> A, B, C.(A, B, C) := tSi verifica imme<strong>di</strong>atamente la definizione equivalente(B − A) · (A, B, C) = (C − A)Infatti C − A = (1 − t)A + tB − A = t(B − A).Quin<strong>di</strong> in coor<strong>di</strong>nate (con ovvie notazioni)(A, B, C) = x C − x Ax B − x Ase x B ≠ x A(A, B, C) = y C − y Ay B − y Ase y B ≠ y ASe A = B ≠ C si pone per convenzione (A, B, C) := ∞ mentre (A, B, C) non é definitose A = B = C.Teorema (caratterizzazione delle affinitá con i rapporti semplici). Una applicazionebiunivoca f: A 2 →A 2 é una affinitá se e solo se valgono le due con<strong>di</strong>zioni seguenti:i) ∀A, B, C allineati, anche f(A), f(B), f(C) sono allineati.ii) ∀A, B, C allineati con A ≠ B vale (A, B, C) = (f(A), f(B), f(C)).Il teorema precedente afferma che una applicazione biunivoca é una affinitá se e solo se porta rettein rette e conserva il rapporto semplice. Si puó provare (ma non é facile) che sul campo reale la con<strong>di</strong>zione<strong>di</strong> conservare il rapporto semplice (cioé la ii) ) é superflua.Dimostrazione Se f è una affinitá allora vale i) perché abbiamo giá visto che l’immagine<strong>di</strong> una retta é una retta.Vale anche ii) perché posto t = (A, B, C) vale C = (1 − t)A + tB da cui f(C) = (1 −t)f(A) + tf(B) che implica t = (f(A), f(B), f(C)). Viceversa se valgono i), ii) procedendoalla stesso modo abbiamo che f((1 − t)A + tB) = (1 − t)f(A) + tf(B) e per il lemmaprecedente f é una affinitá.Esercizio. Sia Ox un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate su una retta. Per abuso <strong>di</strong> notazione siin<strong>di</strong>cano spesso i punti della retta con lo stesso valore della loro ascissa.i) Provare che l’affinitá f che porta il segmento [0, 1] nel segmento [a, b] si esprime incoor<strong>di</strong>nate come f(x) = x(b − a) + a, con inversa g(x) = x−ab−a .ii) Calcolare x ∈ [a, b] come combinazione affine <strong>di</strong> a e b. Risposta: x = b−xb−a a + x−ab−a b =(1 − g(x))a + g(x)b.Esercizio. Sia M il punto me<strong>di</strong>o tra P e Q. Provare che(P, Q, M) = 1 , (M, P, Q) = −1, (P, M, Q) = 2217
Esercizio. Sia Q il punto <strong>di</strong> intersezione (se esiste) della retta ax + by − c = 0 con la rettaper P 1 = (x 1 , y 1 ) e P 2 = (x 2 , y 2 ). Provare che(Q, P 1 , P 2 ) = ax 2 + by 2 − cax 1 + by 1 − cI teoremi <strong>di</strong> Ceva e MenelaoSiano P 0 , P 1 , P 2 tre punti non allineati e sia P = ∑ 2i=0 a iP i una loro combinazioneaffine.Lemma. Se P ≠ P i per i = 0, 1, 2 allorai) Se la retta per P e P 2 non é parallela a quella per P 0 e P 1 (cioé a 2 ≠ 1) allora laincontra in a 01−a 2P 0 + a 11−a 2P 1ii) Se la retta per P e P 0 non é parallela a quella per P 1 e P 2 (cioé a 0 ≠ 1) allora laincontra in a 11−a 0P 1 + a 21−a 0P 2iii) Se la retta per P e P 1 non é parallela a quella per P 2 e P 0 (cioé a 1 ≠ 1) allora laincontra in a 21−a 1P 2 + a 01−a 1P 0Dimostrazione Per provare i) é sufficiente trovare t ∈ R tale che il coefficiente <strong>di</strong> P 2nella combinazione affine2∑(1 − t)P + tP 2 = (1 − t) a i P i + tP 2sia nullo. Si ricava (1 − t)a 2 + t = 0 da cui t = a 2a 2 −1e risostituendo si ottiene i). ii) e iii)seguono con uno scambio <strong>di</strong> in<strong>di</strong>ci.Il teorema <strong>di</strong> Ceva che segue ha importanti applicazioni nella grafica al computer ( siveda [G. Farin, Curves and Surfaces for Computer Aided Geometric Design] ).Teorema <strong>di</strong> Ceva (XVII secolo). Dato un triangolo <strong>di</strong> vertici P 0 , P 1 , P 2 e dati trepunti Q 0 , Q 1 , Q 2 rispettivamente sulle rette P 1 P 2 , P 0 P 2 ,P 0 P 1 allora le rette P i Q i peri = 0, 1, 2 si incontrano se e solo sei=0(Q 2 , P 1 , P 0 )(Q 1 , P 0 , P 2 )(Q 0 , P 2 , P 1 ) = −1Dimostrazione Se le tre rette si incontrano in P = ∑ 2i=0 a iP i allora dal lemma Q 2 =a 01−a 2P 0 + a 11−a 2P 1 Si ricava facilmenteAnalogamente(Q 2 , P 1 , P 0 ) = − a 1a 0(Q 1 , P 0 , P 2 ) = − a 0a 2(Q 0 , P 2 , P 1 ) = − a 2a 1e quin<strong>di</strong> la tesi. Viceversa sia P = ∑ 2i=0 a iP i il punto <strong>di</strong> incontro <strong>di</strong> Q 2 P 2 e Q 1 P 1 .Ragionando come sopra si ottiene che Q 0 é allineato con P e P 0 se e solo se Q 0 = a 11−a 0P 1 +a 21−a 0P 2 e quin<strong>di</strong> se e solo se (Q 0 , P 2 , P 1 ) = − a 2a 1, da cui si conclude facilmente.18
Osservazione. Il teorema <strong>di</strong> Ceva generalizza quello sulla intersezione delle me<strong>di</strong>ane <strong>di</strong>un triangolo, dove i tre rapporti semplici dell’enunciato valgono tutti −1.Esercizio. Provare il teorema ”duale” <strong>di</strong> Menelao (I secolo d.C.):Dato un triangolo <strong>di</strong> vertici P 0 , P 1 , P 2 e dati tre punti Q 0 , Q 1 , Q 2 rispettivamentesulle rette P 1 P 2 , P 0 P 2 ,P 0 P 1 allora i tre punti sono allineati se e solo se(Q 2 , P 1 , P 0 )(Q 1 , P 0 , P 2 )(Q 0 , P 2 , P 1 ) = 1Sistemi <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate nello spazio e rette nello spazioFissiamo un punto O ∈A 3 che chiameremo origine.Fissiamo tre vettori in<strong>di</strong>pendenti i , j ,k che formano una base per lo spazio vettorialeV che agisce su A 3 .La scelta <strong>di</strong> O, i, j, k in<strong>di</strong>vidua un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (affini) in A 3 . Si <strong>di</strong>ce che ilpunto P = O + xi + yj + zk ha coor<strong>di</strong>nate (x, y, z). Il punto P <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (x, y, z) nelprecedente sistema Oxyz viene spesso in<strong>di</strong>cato con la notazione P = (x, y, z) quando nonci sono ambiguitá sul sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate scelto. In particolare O = (0, 0, 0). Scrivendole coor<strong>di</strong>nate dei vettori nella stessa base {i, j , k} segue la formula importante:(x, y, z) + (x v i + y v j + z v k) = (x + x v , y + y v , z + z v )Consideriamo fissato un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate Oxyz. Per P 1 = (x 1 , y 1 , z 1 ) e P 2 =(x 2 , y 2 , z 3 ) <strong>di</strong>stinti passa la retta che ha vettore <strong>di</strong>rettore (x 2 −x 1 )i+(y 2 −y 1 )j+(z 2 −z 1 )ked ha quin<strong>di</strong> equazione parametrica⎧⎨ x = x 1 + t(x 2 − x 1 )y = y 1 + t(y 2 − y 1 )⎩z = z 1 + t(z 2 − z 1 )per t ∈ RLe tre rette passanti per O che hanno per vettori <strong>di</strong>rettori i , j , k vengono chiamateassi delle coor<strong>di</strong>nate.Il segmento che unisce (x 1 , y 1 , z 1 ) a (x 2 , y 2 , z 2 ) é parametrizzato dalle equazioni precedentiper 0 ≤ t ≤ 1.Il punto me<strong>di</strong>o tra P 1 e P 2 si ottiene per t = 1 2ed ha quin<strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate M =( x 1+x 22, y 1+y 22, z 1+z 22). M si <strong>di</strong>ce anche il baricentro <strong>di</strong> P 1 e P 2 .Nello spazio la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> parallelismo <strong>di</strong> due rette con vettori <strong>di</strong>rettori (l, m, n) e(l ′ , m ′ , n ′ ) <strong>di</strong>venta:( )l m nrangol ′ m ′ n ′ = 1La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> allineamento <strong>di</strong> 3 punti <strong>di</strong>stinti P i = (x i , y i , z i ) per i = 1, 2, 3 é( )x2 − xrango1 y 2 − y 1 z 2 − z 1= 1x 3 − x 1 y 3 − y 1 z 3 − z 119
Osservazione. Le equazioni in tre <strong>di</strong>mensioni per i morfismi affini e per i cambiamenti incoor<strong>di</strong>nate sono analoghe a quelle sviluppate in due <strong>di</strong>mensioni e sono lasciate per esercizioal lettore.Esercizi.i) Parametrizzare la retta per P = (2, √ 5, 4) con vettore <strong>di</strong>rettore (1, 1, −2). Questaretta passa per l’origine? E per il punto (1, 1, 1)?ii) Parametrizzare la retta per l’origine passante per il punto me<strong>di</strong>o del segmento cheunisce (2, 4, 6) e (5, −7, −1).iii) Scrivere la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> allineamento <strong>di</strong> (x 1 , y 1 , z 1 ) e (x 2 , y 2 , z 2 ) con l’origine.Piani nello spazioUn piano é una sottospazio affine <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 2.Per tre punti non allineati P i i = 1, 2, 3 passa un unico piano la cui <strong>di</strong>rezione é ilsottospazio generato da P 2 − P 1 e P 3 − P 1 .Le equazioni parametriche <strong>di</strong> questo piano sono⎧⎨ x = x 1 + s(x 2 − x 1 ) + t(x 3 − x 1 )y = y⎩ 1 + s(y 2 − y 1 ) + t(y 3 − y 1 )z = z 1 + s(z 2 − z 1 ) + t(z 3 − z 1 )Le equazioni precedenti possono essere viste come un sistema lineare con incognites, t. In questo caso la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> compatibilitá del sistema é data (per il teorema <strong>di</strong>Rouché-Capelli) da⎡det ⎣ x − x ⎤1 x 2 − x 1 x 3 − x 1y − y 1 y 2 − y 1 y 3 − y 1⎦ = 0z − z 1 z 2 − z 1 z 3 − z 1L’equazione precedente é l’equazione cartesiana del piano, che viene usualmente scrittanella forma (sviluppando lungo la prima colonna):ax + by + cz = ddove[ ]y2 − ya = det1 y 3 − y 1z 2 − z 1 z 3 − z 1[ ]x2 − xc = det1 x 3 − x 1y 2 − y 1 y 3 − y 1[ ]z2 − zb = det1 z 3 − z 1x 2 − x 1 x 3 − x 1d = det⎡⎣ x ⎤1 y 1 z 1x 2 y 2 z 2⎦x 3 y 3 z 3Viceversa ogni equazione della forma ax + by + cz = d con (a, b, c) ≠ (0, 0, 0) definisceun piano.I tre piani x = 0, y = 0, z = 0 contengono a due a due gli assi delle coor<strong>di</strong>nate e si<strong>di</strong>cono piani coor<strong>di</strong>nati.La con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> complanaritá <strong>di</strong> 4 punti P i = (x i , y i ) per i = 1, . . . , 4 é quin<strong>di</strong>20
⎡det ⎣ x ⎤2 − x 1 x 3 − x 1 x 4 − x 1y 2 − y 1 y 3 − y 1 y 4 − y 1⎦ = 0z 2 − z 1 z 3 − z 1 z 4 − z 1In particolare la con<strong>di</strong>zione che avevamo giá visto <strong>di</strong> allineamento <strong>di</strong> tre punti P i =(x i , y i ) nel piano data da⎡det ⎣ x ⎤1 y 1 1x 2 y 2 1 ⎦ = 0x 3 y 3 1si interpreta adesso come la complanaritá dei tre punti nello spazio Q i+1 = (x i , y i , 1)con l’origine Q 1Esercizio. Provare che 4 punti P i = (x i , y i ) per i = 1, . . . , 4 sono complanari se e solo se⎡⎤x 1 y 1 z 1 1⎢ xdet 2 y 2 z 2 1 ⎥⎣⎦ = 0x 3 y 3 z 3 1x 4 y 4 z 4 1Due piani ax + by + cz = d e a ′ x + b ′ y + c ′ z = d ′ sono paralleli se e solo se[ ]a b crangoa ′ b ′ c ′ = 1In particolare i piani della forma ax + by + cz = λ descrivono al variare <strong>di</strong> λ un fascio<strong>di</strong> piani paralleli.Se il rango precedente é due, i due piani si incontrano nella retta{ax + by + cz = da ′ x + b ′ y + c ′ z = d ′Le equazioni precedenti si <strong>di</strong>cono equazioni cartesiane della retta nello spazio.vettore <strong>di</strong>rettore della retta scritta in questa forma é dato da (l, m, n) dove( )b cl = detb ′ c ′( )c am = detc ′ a ′( )a bn = deta ′ b ′Un(per <strong>di</strong>mostrarlo basta osservare che ponendo d = d ′ = 0 si ottiene una retta parallela che ha quin<strong>di</strong>la stessa <strong>di</strong>rezione. Si arriva allora ad un sistema omogeneo <strong>di</strong> 2 equazioni in 3 incognite,. . . )Al variare <strong>di</strong> t ∈ R l’equazione(ax + by + cz − d) + t(a ′ x + b ′ y + c ′ z − d ′ ) = 0 (F )descrive il fascio dei piani che contengono la retta precedente. Precisamente ogni piano checontiene la retta ha equazione della forma (F ) con l’eccezione del piano a ′ x+b ′ y +c ′ z = d ′ .Si <strong>di</strong>ce che quest’ultimo piano appartiene al fascio per t = ∞.I fasci <strong>di</strong> piani sono utili per risolvere problemi del tipo seguente:21
Esercizio. Provare che la retta {a1 x + b 1 y + c 1 z = d 1Esercizio. Sia r la retta per P = (2, 1, 1) con vettore <strong>di</strong>rettore (2, −1, 7). Si trovi il pianopassante per r e per il punto Q = ( 1 3, 0, −1).Suggerimento: Equazioni parametriche per r sono x = 2 + 2t, y = 1 − t, z = 1 + 7t.Sostituendo t = 1−y nelle altre due equazioni si ricavano le equazioni cartesiane x+2y = 4e 7y + z = 8. Basta allora trovare il valore <strong>di</strong> s ∈ R tale che Q appartiene al piano(x + 2y − 4) + s(7y + z − 8) = 0, . . .Definizione. Si <strong>di</strong>ce che una retta ed un piano nello spazio sono paralleli se non si incontranooppure se la retta é contenuta nel piano. Equivalentemente la <strong>di</strong>rezione della rettadeve essere contenuta nella <strong>di</strong>rezione del piano.Quando una retta ed un piano sono dati in equazioni parametriche, si hanno imme<strong>di</strong>atamentebasi per le loro <strong>di</strong>rezioni ed é facile verificare se sono paralleli.Esempio. Verificare se la retta ed il piano seguenti sono paralleli:⎧⎨ x = 2 + 4sy = −1⎩z = 5 + √ 7s⎧⎨ x = 3 + 5t − 7uy = 19 − 11⎩3 uz = 13Occorre verificare se(4, 0, √ 7) ∈ Span {(5, 0, 13 ), (−7, −113 3 , 0)}Si verifica facilmente (con un conveniente sistema lineare) che questa con<strong>di</strong>zione non éverificata e quin<strong>di</strong> la retta ed il piano non sono paralleli.Nel caso in cui retta e piano sono date in equazioni cartesiane, la con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> parallelismosi verifica con il seguente:3 ted il pianosono paralleli se e solo sea 2 x + b 2 y + c 2 z = d 2a 3 x + b 3 y + c 3 z = d 3det⎡⎣ a ⎤1 b 1 c 1a 2 b 2 c 2⎦ = 0a 3 b 3 c 3Esercizio. Provare che il piano ax + by + cz = d é parallelo ad una retta con vettore<strong>di</strong>rettore (l, m, n) se e solo se al + bm + cn = 0.Definizione. Due rette si <strong>di</strong>cono complanari se esiste un piano che le contiene entrambe,altrimenti si <strong>di</strong>cono sghembe.Due rette sono complanari se e solo se sono incidenti o sono parallele.22
Lemma. Due rette in forma parametrica⎧⎨ x = x 1 + tly = y 1 + tm⎩z = z 1 + tn⎧⎨ x = x ′ 1 + ul ′y = y 1 ′ + um ′⎩z = z 1 ′ + un ′sono complanari se e solo sedet⎡⎣ l l′ x 1 − x ′ 1m m ′ y 1 − y ′ 1n n ′ z 1 − z ′ 1⎤⎦ = 0Dimostrazione La con<strong>di</strong>zione equivale al fatto che la matrice completa del seguentesistema nelle incognite t, u ha rango ≤ 2.⎧⎨ x 1 + tl = x ′ 1 + ul ′y⎩ 1 + tm = y 1 ′ + um ′z 1 + tn = z 1 ′ + un ′Per il teorema <strong>di</strong> Rouché-Capelli se la matrice incompleta ha rango 2 le rette sonoincidenti, mentre se ha rango 1 sappiamo che le rette sono parallele.Esercizio. Provare che le rettesono complanari se e solo seEsercizi.{a1 x + b 1 y + c 1 z = d 1a 2 x + b 2 y + c 2 z = d 2{a3 x + b 3 y + c 3 z = d 3a 4 x + b 4 y + c 4 z = d 4⎡⎤a 1 b 1 c 1 d 1⎢ adet 2 b 2 c 2 d 2 ⎥⎣⎦ = 0a 3 b 3 c 3 d 3a 4 b 4 c 4 d 41) Scrivere l’equazione del piano per i 3 punti (1, 0, 0), (0, 1, 0), (0, 0, 1).2) Scrivere l’equazione del piano parallelo a z + y = 0 passante per (1, 1, 1).3) Scrivere l’equazione del piano parallelo all’asse delle ascisse e passante per i punti(0, √ 51, 0), (0, 1, 1).4) Scrivere le equazioni <strong>di</strong> tutti i piani paralleli alle rette{x + y + 2z = 0x + 2y + z = √ 7923
⎧⎨ x = 12 + 4ty = 132 + t⎩z = −tNe esiste uno passante per l’origine?5) Scrivere gli 8 vertici del parallelepipedo che ha per spigoli OP i per i = 1, 2, 3.Scrivere le equazioni delle 4 <strong>di</strong>agonali.6) Provare che date due quaterne or<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> punti non complanari, che chiamiamo{P 1 , P 2 , P 3 , P 4 }, {Q 1 , Q 2 , Q 3 , Q 4 } esiste una unica affinitá f: A 3 → A 3 tale che f(P i ) = Q iper i = 1, . . . , 4.7) Scrivere le equazioni <strong>di</strong> tutte le affinitá che portano il piano {z = 0} in se stesso.8) Scrivere le equazioni della retta passante per l’origine e parallela ai piani z − y = 5,y + 7z = 12.9) Scrivere le equazioni del piano contenente l’asse delle or<strong>di</strong>nate e passante per(9, 9, 9).10) Scrivere le equazioni del piano contenente la retta⎧⎨ x = 12 + 4ty = 132 + t⎩z = −te passante per il punto (−1, −2, −3).11) Verificare se la retta {x + y + 2z = 0x + 2y + z = √ 79é sghemba con l’asse delle ascisse.12) Calcolare il baricentro del tetraedro{ <strong>di</strong> vertici l’origine ed i punti (1, 0, 0), (0, 1, 0),x =1(0, 0, 1). Calcolare l’intersezione della retta 5y = 1 con il tetraedro.513) Scrivere le equazioni della retta per (6, 3, 1) incidente alla retta{x + y − 2z = 1x + 2y + z = 0ed all’asse delle ascisse.14) Scrivere equazioni cartesiane della retta per i punti (3, 4, −2) e ( 5 2, −1, 0).15) Scrivere equazioni cartesiane e parametriche della retta passante per (0, 7, 1) eparallela alla retta{x + y + z = −12x − 7y + z = 016) Qual é la con<strong>di</strong>zione geometrica che corrisponde adet⎡⎣ x ⎤1 y 1 z 1x 2 y 2 z 2⎦ = 0x 3 y 3 z 324
17) Date le retter :s :{2x + y − z = 0x + 2y + z = 1⎧⎨ x = −3 + 4ty = 1 − t⎩z = −2tverificare che r, s sono sghembe e scrivere l’equazione del piano passante per r parallelo as.18) Scrivere l’equazione della retta per P = (1, 2, 3) parallela ai due piani x−y−z = 78,2x − 4y = 51.19) Sia π il piano x − y − z = 11 e consideriamo il suo punto P = (12, 0, 1). Scriverel’equazione della retta r passante per P e contenuta in π parallela al piano y − z = 0OrientazioneSia V uno spazio vettoriale su R.Definizione. Due basi in V si <strong>di</strong>cono concor<strong>di</strong> se il determinante della matrice <strong>di</strong> cambiamento<strong>di</strong> base é > 0, altrimenti si <strong>di</strong>cono <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>.Sia G l’insieme <strong>di</strong> tutte le basi <strong>di</strong> V . La relazione in G:B ∼ B ′ se e solo se B, B ′ sono concor<strong>di</strong>é una relazione <strong>di</strong> equivalenza che <strong>di</strong>vide G in due classi <strong>di</strong> equivalenza.Definizione. Una orientazione in V é la scelta <strong>di</strong> una classe <strong>di</strong> equivalenza <strong>di</strong> basi concor<strong>di</strong>.V si <strong>di</strong>ce allora orientato.Una base <strong>di</strong> V orientato si <strong>di</strong>ce orientata (concordemente) se appartiene alla classe <strong>di</strong>equivalenza scelta.Sia ora V orientato e A n uno spazio affine su V . Un sistema <strong>di</strong> riferimento orientatoper A n consiste nella scelta <strong>di</strong> O ∈ A n e <strong>di</strong> una base <strong>di</strong> V orientata concordemente.Diremo che anche A n é orientato. Dunque una orientazione su V induce una orientazionesu A n . Deve essere chiaro che ogni volta che si sceglie un sistema <strong>di</strong> riferimento, si staimplicitamente scegliendo anche una orientazione.Esercizio. Provare che {i, j, k} e {i, j, −k} sono <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>.Un morfismo affine f: A n → A n conserva l’orientazione se det Df > 0.Spazi euclideiDefinizione. Uno spazio (affine) euclideo é uno spazio affine su uno spazio vettorialeeuclideo V , cioé su uno spazio vettoriale V dotato <strong>di</strong> una forma bilineare simmetrica 〈, 〉definita positiva.Uno spazio euclideo <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 2 si <strong>di</strong>ce un piano euclideo.25
Esempio. Lo spazio vettoriale R n con l’usuale prodotto scalare é uno spazio euclideo.Un riferimento Oxy in un piano euclideo dove {i, j} è una base ortonormale si <strong>di</strong>ce unriferimento ortonormale (o sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate ortonormale, talvolta chiamato semplicemente”ortogonale”).Analogamente un riferimento Oxyz in uno spazio euclideo dove {i, j, k} è una baseortonormale si <strong>di</strong>ce un riferimento ortonormale .Tutti i sistemi <strong>di</strong> riferimento che consideriamo negli spazi euclidei saranno suppostiortonormali. Un tale riferimento esiste sempre per l’algoritmo <strong>di</strong> Gram-Schmidt.Se P, Q ∈ A n sono punti <strong>di</strong> uno spazio affine é ben definita la loro <strong>di</strong>stanza d(P, Q) :=|P − Q| = √ 〈P − Q, P − Q〉. Pertanto in un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate (ortonormale), seP i = (x i , y i ) per i = 1, 2 sono due punti del piano, la loro <strong>di</strong>stanza é√(x1 − x 2 ) 2 + (y 1 − y 2 ) 2mentre se P i = (x i , y i , z i ) per i = 1, 2 sono due punti dello spazio, la loro <strong>di</strong>stanza vale√(x1 − x 2 ) 2 + (y 1 − y 2 ) 2 + (z 1 − z 2 ) 2La circonferenza <strong>di</strong> centro P 0 = (x 0 , y 0 ) e raggio r é il luogo dei punti che hanno<strong>di</strong>stanza r da P 0 ed ha quin<strong>di</strong> equazione{(x, y)|(x − x 0 ) 2 + (y − y 0 ) 2 = r 2 }In A 3 tale luogo prende il nome <strong>di</strong> superficie sferica ed ha equazione{(x, y, z)|(x − x 0 ) 2 + (y − y 0 ) 2 + (z − z 0 ) 2 = r 2 }Il cerchio <strong>di</strong> raggio r é definito dai punti{(x, y)|(x − x 0 ) 2 + (y − y 0 ) 2 ≤ r 2 }ed analogamente abbiamo la sfera in A 3 .Una isometria <strong>di</strong> uno spazio euclideo é una affinitá f tale che |P −Q| = |f(P )−f(Q)|.Si puó provare (ve<strong>di</strong> [Abate] teor. 13C.2, oppure [Sernesi] teor. 20.8 o anche [Artin] prop.5.16) che la richiesta <strong>di</strong> essere una affinitá é superflua. É imme<strong>di</strong>ato verificare che ognitraslazione é una isometria. Inoltre f: A n → A n é una isometria se e solo se Df: V → Vconserva 〈, 〉, cioé 〈v, w〉 = 〈Df(v), Df(w)〉.Proposizione (coor<strong>di</strong>nate <strong>di</strong> una isometria). Una affinitá : A n → A n é una isometriase e solo se la matrice <strong>di</strong> Df rispetto ad una base ortonormale é una matrice ortogonale.Dimostrazione ve<strong>di</strong> [Abate] prop. 13C.1L’angolo θ tra due rette incidenti orientate (nel piano o nello spazio) <strong>di</strong> vettori <strong>di</strong>rettoriv 1 e v 2 é dato dacos θ := 〈v 1, v 2 〉|v 1 | · |v 2 |26
che ha unica soluzione per 0 ≤ θ < π.In uno spazio (risp. piano) euclideo é ben definita una forma <strong>di</strong> volume che permette<strong>di</strong> definire il volume (risp. l’area) <strong>di</strong> una vasta classe <strong>di</strong> sottoinsiemi, detti misurabili,che includono tutti i poliedri (risp. i poligoni). Riman<strong>di</strong>amo al corso <strong>di</strong> Analisi 2 per ledefinizioni generali <strong>di</strong> area e volume. Si ottiene la seguente espressione per l’area <strong>di</strong> untriangolo T <strong>di</strong> vertici P i = (x i , y i ) per i = 1, 2, 3:[ ]∣ area(T ) =1∣2 det x2 − x 1 x 3 − x 1 ∣∣∣y 2 − y 1 y 3 − y 1Il valore assoluto é necessario perché il determinante cambia segno se si scambiano lecolonne, che equivale a scambiare P 2 con P 3 . Per giustificare questa espressione osserviamoinnanzitutto che é invariante per isometrie. Infatti, identificando i vettori P i − P 1 con ivettori colonna delle loro coor<strong>di</strong>nate e Df con la matrice 2 × 2 associata abbiamo che[ f(P 2 ) − f(P 1 ) f(P 3 ) − f(P 1 ) ] = [ Df(P 2 − P 1 ) Df(P 3 − P 1 ) ] =e quin<strong>di</strong> considerando i determinanti:= Df · [ P 2 − P 1 P 3 − P 1 ]area(f(T )) = | det Df| · area(T )Siccome Df é una matrice ortogonale segue | det Df| = 1 e quin<strong>di</strong> l’espressioneprecedente per l’area <strong>di</strong> T é invariante per isometrie, oppure equivalentemente é invarianteper cambiamenti <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nate ortonormali. Scegliamo quin<strong>di</strong> delle coor<strong>di</strong>nate tali cheP 1 = (0, 0) é l’origine e P 2 = (x 2 , 0) é sull’asse positivo delle ascisse. Si ottiene untriangolo <strong>di</strong> base x 2 e <strong>di</strong> altezza |y 3 |. In questo sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>natecome volevamo.L’espressione[ P 2 − P 1 P 3 − P 1 ] =[ ]x2 x 3= x0 y 2 y 33[ ]12 det x2 − x 1 x 3 − x 1y 2 − y 1 y 3 − y 1(senza valore assoluto!) prende il nome <strong>di</strong> area orientata del triangolo <strong>di</strong> verticiP 1 , P 2 , P 3 (in quest’or<strong>di</strong>ne!).Puó servire a definire una orientazione sul verso <strong>di</strong> percorrenza della poligonale P 1 P 2 P 3che si <strong>di</strong>rá (nell’or<strong>di</strong>ne precedente) concorde con l’orientazione del sistema <strong>di</strong> riferimentose l’area orientata corrispondente é positiva.Nelle notazioni piú comuni il verso <strong>di</strong> percorrenza concorde con l’orientazione risulta quello ”antiorario”.Il concetto <strong>di</strong> area orientata é utile quando si vuole calcolare l’area <strong>di</strong> un poligono <strong>di</strong>vertici P i per i = 1, . . . , n. Poniamo P n+1 = P 1 .27
L’area del poligono risulta1∣2n∑i=1[ ] ∣ xi xdet i+1 ∣∣∣y i y i+1che corrisponde alla somma delle aree orientate dei triangoli <strong>di</strong> vertici OP i P i+1 (siveda l’eserc. 4 seguente). Il valore assoluto non é necessario se sappiamo giá che il verso<strong>di</strong> percorrenza del bordo del poligono é concorde con l’orientazione.Esercizi.1) Calcolare l’area del triangolo che ha per vertici i tre punti (i, i 2 ) per i = 1, 2, 3.2) Calcolare l’area del quadrilatero convesso che ha per vertici i quattro punti (i, i 2 ) peri = 0, 1, 2, 3.3) Calcolare l’angolo tra le due rette x − y = 5 e 2x + y = 16 (naturalmente il risultatopuó essere solo approssimato, con l’uso <strong>di</strong> una calcolatrice).4) Sia [ABC] l’area orientata del triangolo <strong>di</strong> vertici A, B, C (in quest’or<strong>di</strong>ne). SianoP 1 , . . . , P n i vertici <strong>di</strong> un poligono. Provare che l’espressionen∑[MP i P i+1 ]i=1non <strong>di</strong>pende da M ed é uguale, a meno del segno, al doppio dell’area del poligono.In particolare prendendo M uguale ad uno dei vertici nella sommatoria due adden<strong>di</strong>risultano nulli ed il poligono risulta scomposto in (n − 2) triangoli.5) Provare la formula <strong>di</strong> Gauss per l’area <strong>di</strong> un poligono <strong>di</strong> vertici P 1 , . . . , P n (doveP 0 = P n e P n+1 = P 1 ):1n∑y∣ i (x i−1 − x i+1 )2∣i=16)* Provare che l’area del triangolo limitato dalle tre rette a i x + b i y = c i per i = 1, 2, 3 édata dal valore assoluto <strong>di</strong>⎛12C 1 C 2 C 3⎝det⎡⎣ a ⎤⎞1 b 1 c 1a 2 b 2 c 2⎦⎠a 3 b 3 c 3dove C 1 , C 2 , C 3 sono i determinanti dei complementi algebrici <strong>di</strong> c 1 , c 2 , c 3 .7) Provare che gli angoli sono invarianti per isometrie, vale a <strong>di</strong>re se v 1 , v 2 sono vettori<strong>di</strong> V e f é una isometria allora l’angolo tra v 1 e v 2 é uguale a quello tra Df(v 1 )e Df(v 2 ). Una applicazione che conserva gli angoli si <strong>di</strong>ce conforme. Verificare chel’affinitá espressa in coor<strong>di</strong>nate da x ′ = 2x, y ′ = 2y é conforme ma non é una isometria.8) Provare che le aree dei poligoni sono invarianti per isometrie, vale a <strong>di</strong>re se K é unpoligono e f é una isometria vale Area(K) = Area(f(K)). Trovare una affinitá checonserva le aree dei poligoni ma non é una isometria.282
9) Provare che il tetraedro <strong>di</strong> vertici P i = (x i , y i ) per i = 1, . . . , 4 ha volume dato da⎡1∣6 det ⎣ x ⎤2 − x 1 x 3 − x 1 x 4 − x 1y 2 − y 1 y 3 − y 1 y 4 − y 1⎦z 2 − z 1 z 3 − z 1 z 4 − z 1∣Suggerimento: Provare che la formula precedente é invariante per isometrie e quin<strong>di</strong> ricondursiad un sistema <strong>di</strong> riferimento opportuno.10) Dato il tetraedro <strong>di</strong> vertici (0, 0, 2), (1, 0, 0), (−2, 1, 0), (1, 1, 1) calcolare le lunghezzedei lati, le aree delle facce ed il volume.Vettori normaliUn vettore si <strong>di</strong>ce normale ad una retta <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione L se appartiene a L ⊥ . In particolare(a, b) é un vettore normale alla retta <strong>di</strong> equazione ax + by = c, perché é ortogonaleal vettore <strong>di</strong>rettore (−b, a). Tra tutti i vettori normali si <strong>di</strong>stinguono i due versori normalia<strong>di</strong> lunghezza 1, che nel caso precedente sono ±N dove N := ( √ , √ b) .a 2 +b 2 a 2 +b 2Analogamente il piano <strong>di</strong> equazione ax+by+cz = d ha vettore normale (a, b, c). Infattiil piano per P 0 = (x 0 , y 0 , z 0 ) ortogonale a N = (a, b, c) ha equazione 〈N, P − P 0 〉 = 0 cioéa(x − x 0 ) + b(y − y 0 ) + c(z − z 0 ) = 0Il prodotto vettorialeIn uno spazio vettoriale euclideo orientato V <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione 3 vogliamo definire ilprodotto vettoriale v ∧ w ∈ V <strong>di</strong> due vettori v, w ∈ V . In un sistema <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>nateortonormale i, j, k, dati v = v 1 i + v 2 j + v 3 k , w = w 1 i + w 2 j + w 3 k, definiamo∣ i j k ∣∣∣∣∣v ∧ w := detv 1 v 2 v 3∣ w 1 w 2 w 3Il determinante va inteso simbolicamente, sviluppando lungo la prima riga, cioév ∧ w = i det∣ v ∣ 2 v 3 ∣∣∣ − j detw 3∣ v ∣ 1 v 3 ∣∣∣ + k detw 3∣ v ∣1 v 2 ∣∣∣w 2Lemma. ∧ non <strong>di</strong>pende dalla base orientata scelta.w 2Dimostrazione Sia B = {i, j, k} = {i ′ , j ′ , k ′ }P = B ′ P un cambiamento <strong>di</strong> base conP ∈ SO(3). Si verifica subito che le coor<strong>di</strong>nate v ′ i , w′ i <strong>di</strong> v e w rispetto a B′ sod<strong>di</strong>sfano lerelazioni:{v 1 , v 2 , v 3 } = {v ′ 1, v ′ 2, v ′ 3}(P t ) −1 = {v ′ 1, v ′ 2, v ′ 3}P{w 1 , w 2 , w 3 } = {w ′ 1, w ′ 2, w ′ 3}(P t ) −1 = {w ′ 1, w ′ 2, w ′ 3}Pe quin<strong>di</strong> ∣ ∣ ∣∣∣∣∣ i j k ∣∣∣∣∣ i ′ j ′ k ′v 1 v 2 v 3 =v 1 ′ v 2 ′ v ′ 3w 1 w 2 w 3∣ w 1 ′ w 2 ′ w 3′ ∣ PPrendendo i determinanti si ottiene la tesi.29w 1w 1
Proposizione (proprietá <strong>di</strong> ∧). ∀ v, w, u ∈ V valgono le proprietá:i) v ∧ w = −w ∧ v , v ∧ v = 0ii) (u + v) ∧ w = u ∧ w + v ∧ wiii) u ∧ (v + w) = u ∧ v + u ∧ wiv) i ∧ j = k, j ∧ k = i, k ∧ i = jLe proprietá i), ii), iii) esprimono che ∧ é una applicazione bilineare antisimmetrica.Dimostrazione Sono verifiche imme<strong>di</strong>ate dalla definizione.Proposizione. v ∧ w é ortogonale a v ed a w.Dimostrazioneed analogamente∣ v 1 v 2 v 3 ∣∣∣∣∣〈v, v ∧ w〉 = detv 1 v 2 v 3 = 0∣ w 1 w 2 w 3〈w, v ∧ w〉 = 0Proposizione. Se θ é l’angolo tra v e w segue|v ∧ w| = |v| · |w| · sin θDimostrazione Possiamo supporre v = ci. AlloraD’altrondecome volevamo|ci ∧ w| 2 = c 2 |w 2 k − w 3 j| 2 = c 2 ( w2 2 + w32 )|ci| 2 · |w| 2 · sin 2 θ = c 2 |w| 2 (1 − cos 2 θ) = c 2 |w| 2 − c 2 2 〈i, w〉2|w|〈w, w〉 == c 2 |w| 2 − c 2 w1 2 = c 2 ( w2 2 + w32 )Esercizi.i) Calcolare (i − j − k) ∧ (i + j + k)ii) Provare che |v ∧ w| corrisponde all’area del parallelogramma <strong>di</strong> lati v e w.iii) In R 3 dotato del prodotto scalare ·, il prodotto v · w ∧ u si <strong>di</strong>ce il prodotto misto trav, w, u. Provare che∣ v 1 v 2 v 3 ∣∣∣∣∣v · w ∧ u = detw 1 w 2 w 3∣ u 1 u 2 u 3Dedurre che il prodotto misto v · w ∧ u corrisponde al volume (orientato) del parallelepipedo<strong>di</strong> spigoli v, w, u ed é nullo se e solo se v, w, u sono <strong>di</strong>pendenti.iv) Sia π un piano con v, w base del sottospazio <strong>di</strong>rezione. Provare che v∧w é un vettorenormale al piano e che v∧w|v∧w| é un versore normale al piano.30
v) Scrivere un vettore normale al piano che ha <strong>di</strong>rezione Span ((2, 1, 4), (1, 0, 1)) e passanteper (8, 0, 0). Scrivere l’equazione <strong>di</strong> tale piano.vi) Provare che se v, w sono in<strong>di</strong>pendenti allora {v, w, v ∧ w} é una base orientataconcordemente.vii) Provare che ∧ é univocamente determinato dalle tre proprietá: a) v ∧ w é ortogonalea v e w; b) |v ∧ w| = |v| · |w| · sin θ dove θ é l’angolo tra v e w; c) {v, w, v ∧ w} éorientata concordemente.Proiezione ortogonale su un sottospazio affineSia B ⊂ A n un sottospazio <strong>di</strong> uno spazio euclideo <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione W ⊂ V e sia P 0 unsuo punto, per cui B = P 0 + W . Sia π W : V → W la proiezione ortogonale (rispetto a 〈, 〉([Abate] cap.12]). La proiezione ortogonale p B : A n → B é definita dap B (P ) := P 0 + π W (P − P 0 )p B é ben definita (non <strong>di</strong>pende da P 0 ). Infatti se P 1 é un altro punto dobbiamoverificare che P 0 + π W (P − P 0 ) = P 1 + π W (P − P 1 ) cioé che P 0 − P 1 = π W ((P − P 1 ) −(P − P 0 )) = π W (P 0 − P 1 ). Questa uguaglianza é evidente dalla definizione <strong>di</strong> π W perchéP 0 − P 1 ∈ W .Esempio. Calcoliamo la proiezione ortogonale <strong>di</strong> P = (2, −1, 5) sulla retta r per P 0 =(0, 0, 1) con vettore <strong>di</strong>rettore v = (2, 6, 4).Abbiamo che π v (P − P 0 ) = 〈P −P 0,v〉v|v| 2 = 1456 (2, 6, 4) = ( 1 4 , 3 2 , 1) e quin<strong>di</strong> pi r(P ) =( 1 4 , 3 2 , 2).Esercizio. Calcolare le proiezioni ortogonali <strong>di</strong> P = (x, y, z) sui tre assi coor<strong>di</strong>nati.Proposizione. Sia P ∈ A n . AlloraDimostrazione La tesi equivale a|P − p B (P )| ≤ |P − Q| ∀Q ∈ B|P − P 0 − π W (P − P 0 )| ≤ |P − P 0 + w| ∀w ∈ WInfattiper qualche w ′ ∈ W e valew = −π W (P − P 0 ) + w ′|P − P 0 + w| 2 = |P − P 0 − π W (P − P 0 ) + w ′ | 2 == |P − P 0 − π W (P − P 0 )| 2 + |w ′ | 2 + 2〈P − P 0 − π W (P − P 0 ), w ′ 〉 =|P − P 0 − π W (P − P 0 )| 2 + |w ′ | 2 ≥ |P − P 0 − π W (P − P 0 )| 2La proposizione precedente esprime che la <strong>di</strong>stanza minima <strong>di</strong> un punto P da unsottospazio si ottiene considerando la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> P dalla sua proiezione ortogonale emotiva la seguente31
Definizione. Sia B ⊂ A n un sottospazio <strong>di</strong> uno spazio euclideo, e sia P ∈ A n . La<strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> P da B é per definizione |P − p B (P )|.Nel caso <strong>di</strong> una retta r nel piano <strong>di</strong> equazione cartesiana ax + by = c la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> rda P 0 = (x 0 , y 0 ) é data da|ax 0 + by 0 − c|√a2 + b 2Dimostrazione Sia L ⊂ V il sottospazio <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> r. Una base ortonormale per L ⊥aé data da N := ( √ , √ b). Allora la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> r da Pa2 +b 2 a2 +b 2 0 é data da |P 0 − p r (P 0 )| =|〈P 0 − p r (P 0 ), N〉|. Sia P 1 = (x 1 , y 1 ) un punto della retta. Allora〈P 0 − p r (P 0 ), N〉 = 〈P 0 − P 1 , N〉 + 〈P 1 − p r (P 0 ), N〉L’ultimo addendo é nullo perché P 1 − p r (P 0 ) ∈ L. Quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>stanza cercata é data da|〈P 0 − P 1 , N〉| = |a(x 0 − x 1 ) + b(y 0 − y 1 )|√a2 + b 2 = |ax 0 + by 0 − c|√a2 + b 2Nel caso <strong>di</strong> un piano π nello spazio <strong>di</strong> equazione cartesiana ax+by +cz = d la <strong>di</strong>stanza<strong>di</strong> π da P 0 = (x 0 , y 0 , z 0 ) é data da|ax 0 + by 0 + cz 0 − d|√a2 + b 2 + c 2DimostrazioneÉ analoga alla <strong>di</strong>mostrazione precedente.Due rette si <strong>di</strong>cono ortogonali se sono ortogonali i loro vettori <strong>di</strong>rettori. Una retta éortogonale ad un piano se il suo vettore <strong>di</strong>rettore é ortogonale alla <strong>di</strong>rezione del piano. Inparticolare una retta con vettore <strong>di</strong>rettore (l, m, n) é ortogonale al piano ax + by + cz = dse[ ]l m nrango= 1a b cL’angolo tra due piani é l’angolo tra i loro vettori normali. In particolare i piani ax + by +cz = d e a ′ x + b ′ y + c ′ z = d ′ sono ortogonali se e solo seEsercizi.aa ′ + bb ′ + cc ′ = 01) Calcolare la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> P = (3, 4) dalla retta 2x − y = 5.2) Calcolare la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> P = (3, 4) dalla retta parallela a x + y = 0 passante perQ = (0, 3).3) Scrivere la retta ortogonale al piano x − y + 5z = 6 passante per (3, −1, √ 3).4) Scrivere il piano ortogonale ai due piani 2x − y = 0 e x − y + 5z = 1 passante perl’origine.32
5) Scrivere il piano contenente la retta{2x − y + 5z = 73x + 4y = 6ed ortogonale al piano y = 0.6) Esiste un piano contenente la retta{2x − y + 5z = 73x + 4y = 6ed ortogonale all’asse delle ascisse?7) Calcolare la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> P = (2, −1, 3) dal piano x + y + z + 1 = 0.8) Provare che se un piano é ortogonale ad una r retta é ortogonale anche ad ogni pianoche contiene r.9) Calcolare la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> P = (2, −1, 3) dal piano passante per (0, 9, 8) ed ortogonalealla retta <strong>di</strong> equazioni⎧⎨ x = 1 + 2ty = −1 − t⎩z = 5t10) Una retta forma angoli uguali con i tre assi coor<strong>di</strong>nati. Qual é il valore <strong>di</strong> quest’angolo?11) Calcolare la proiezione ortogonale del punto (1, 1, 1) sul piano 3x−5y = 0 e sulla rettax = 1 + t, y = 2 + 3t, z = 3 + 4t.{x − y + z = 312 ) Calcolare la proiezione ortogonale della rettasul piano z = 0y + 4z = 1113) Se π B é la proiezione ortogonale su un sottospazio B la simmetria rispetto a B é2π B −1 A n. Calcolare il simmetrico <strong>di</strong> P = (2, 1, 5) ∈ A 3 rispetto al piano x−y+2z = 9.Distanza <strong>di</strong> un punto da una rettaPer calcolare la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> un punto P da una retta r un metodo é tagliare r con ilpiano ortogonale a r e passante per P , come é spiegato dal seguenteEsempio. Calcolare la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> P = (1, 0, 1) dalla retta r{2x − y + 5z = 73x + 4y = 6Prima soluzione La retta ha vettore <strong>di</strong>rettore v = (−20, 15, 11). Il piano ortogonalea r passante per P é −20(x − 1) + 15y + 11(z − 1) = 0. Questo piano incontra r inQ = ( 502373 , 183373 , 358373) e quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>stanza cercata é√d(P, Q) = ( 502373 − 1)2 + ( 183373 )2 + ( 358373 − 1)2 = 3√ 5595373Il punto P 0 = (2, 0, 3 5) ∈ r. Q poteva essere calcolato anche come proiezione ortogonale <strong>di</strong> P su r dallaformulaQ = P 0 + 〈P − P 0, v〉v|v| 233
Seconda soluzione Nel fascio <strong>di</strong> piani (2x − y + 5z − 7) + t(3x + 4y − 6) il passaggio perP impone t = 0 e quin<strong>di</strong> il piano 2x − y + 5z = 7 contiene r e P . Imponendo che un pianodel fascio sia ortogonale a quest’ultimo si ottiene 0 = (2+3t, −1+4t, 5)·(2, −1, 5) = 2t+30che ha soluzione t = −15 che corrisponde al piano −43x − 61y + 5z + 83 = 0. Quin<strong>di</strong> ésufficiente calcolare la <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> P da quest’ultimo piano che é| − 43 · 1 − 61 · 0 + 5 · 1 + 83|√432 + 61 2 + 5 2 = 3√ 5595373Distanza tra due retteEsempio. Calcolare la <strong>di</strong>stanza tra le due rette⎧⎨ x = 2 + ty = −3 + t⎩z = 5 + 9te⎧⎨⎩x = −2 + 6sy = −3 + 2sz = 4sSoluzioneI due vettori <strong>di</strong>rettori sono (1, 1, 9) e (6, 2, 4). Sia P il punto variabile sullaprima retta e P ′ sulla seconda. Imponendo al vettore P − P ′ <strong>di</strong> essere ortogonale ai duevettori <strong>di</strong>rettori si ottiene il sistema lineare{(4 + t − 6s) + (t − 2s) + 9(5 + 9t − 4s) = 06(4 + t − 6s) + 2(t − 2s) + 4(5 + 9t − 4s) = 0cha ha soluzione s = 187339 , t = − 101577339che corrisponde ai punti P = (339 , − 1118339 , 262113 ) eP ′ = ( 148113 , − 643339 , 748339 )La <strong>di</strong>stanza cercata corrisponde alla <strong>di</strong>stanza tra P e P ′ che é 19√ 678339.Esercizi.1) Calcolare la <strong>di</strong>stanza tra l’origine e la retta{x − 2y + 5z = 17x − 4y = 12) Calcolare la <strong>di</strong>stanza tra la retta{x − 2y + 5z = 17x − 4y = 1e l’asse delle ascisse.3)* Sia T un triangolo nello spazio e α un piano. Sia p α la proiezione ortogonale.Provare cheArea(T ) ≥ Area p α (T )e vale l’= se e solo se il piano <strong>di</strong> T é parallelo a α.Vogliamo adesso rivisitare brevemente alcuni teoremi classici34
Il Teorema <strong>di</strong> Pitagora.i) L’ipotenusa <strong>di</strong> un triangolo rettangolo <strong>di</strong> lati lunghi a e b misura √ a 2 + b 2 .ii) Le <strong>di</strong>agonali <strong>di</strong> un parallelepipedo retto (cioé con spigoli incidenti ortogonali tra loro)<strong>di</strong> spigoli lunghi a, b, c misurano √ a 2 + b 2 + c 2 .Dimostrazione Sia il triangolo <strong>di</strong> vertici P i per i = 1, 2, 3 retto in P 1 . Allora 〈P 2 −P 1 , P 3 − P 1 〉 = 0. Segue che|P 3 − P 2 | 2 = 〈P 3 − P 2 , P 3 − P 2 〉 = 〈(P 3 − P 1 ) + (P 1 − P 2 ), (P 3 − P 1 ) + (P 1 − P 2 )〉 =Questo prova i), ii) é analoga.= 〈P 3 − P 1 , P 3 − P 1 〉 + 〈P 1 − P 2 , P 1 − P 2 〉Teorema (Talete). Gli angoli alla circonferenza che sottendono un <strong>di</strong>ametro sono retti.Dimostrazione Sia O il centro della circonferenza e B il vertice dell’angolo sul <strong>di</strong>ametroAC. Allora C − O = O − A da cui〈B − C, B − A〉 = 〈(B − O) − (C − O), (B − O) + (C − O)〉 = |B − O| 2 − |C − O| 2 = 0Esercizi.1) Condurre per il punto (x ′ , y ′ , z ′ ) il piano perpen<strong>di</strong>colare alla retta x = lz+p, y = mz+qe determinare l’intersezione del piano con la retta.2) Dati due piani paralleli ax + by + cz = d e ax + by + cz = d ′ , calcolare la loro <strong>di</strong>stanza3) Date due rette parallele con vettore <strong>di</strong>rettore (l, m, n) passanti rispettivamente per ipunti (x 1 , y 1 , z 1 ) e (x 2 , y 2 , z 2 ), calcolare la loro <strong>di</strong>stanza.35