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Anno XII n° 4 ottobre-dicembre 2012 - Studi Cassinati

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337Il tavolo dei relatori, da sn verso dx: la prof.ssa Silvana Casmirri, il dott. Danilo Grossi (assessorealla Cultura - Comune di Cassino), il dott. Gaetano De Angelis-Curtisdel doversi allontanare dalla amata Cassino ma anche dai suoi gatti, del senso di frustrazionenel dover dipendere dagli altri, risospinto sul confine del bisogno. Ci sono anchepassaggi di tenerezza coniugale per Antonietta, il senso di gratitudine per il padre e lavenerazione per la madre, sentimenti che scuotono l’autore fino in fondo. In quella peregrinazionedolorosissima c’è la registrazione molto asciutta della situazione che Di Biasiovede intorno a sé, la dimensione umana del territorio, l’angoscia perenne e continua perquello che sta avvenendo a Cassino. L’elemento militare fa da sfondo solamente, non èun diario di guerra, sebbene scritto in tempi di guerra. Il 15 febbraio, giorno della distruzionedi Montecassino, ci sono accenti di disperazione estrema, che mostrano Di Biasiomolto legato a Montecassino.Negli anni del dopoguerra cambia il registro e la scrittura del diario, ha osservato larelatrice. Di Biasio deve misurarsi in un compito di straordinaria difficoltà in un momentodrammatico. Non ha il talento politico, ma è un uomo generoso, un cittadino che amaspendersi assumendo il massimo impegno possibile. Ma è soprattutto un uomo di culturaumanistica, non solo italiana, sconfinata, ha un’ampiezza culturale straordinaria. Nel suoCDSC - STUDI CASSINATI - 4/<strong>2012</strong>

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