Anno XII n° 4 ottobre-dicembre 2012 - Studi Cassinati

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317Gino Farnetti Bragaglia (a sinistra) dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria delcomune di Torrice dal commissario prefettizio Ernesto Raiocanadesi lo avevano in realtà trovato in un “villaggio” presso Frosinone, “villaggio” che,a seguito di ricerche condotte da Gianni Blasi, Maurizio Federico e Paolo Sbardella, fuinfine identificato in Torrice.Cosicché dopo un primo ritorno ufficioso in patria tra il 19 e il 20 ottobre, Gino FarnettiBragaglia, due mesi dopo, il 16 dicembre, è stato accolto con tutti gli onori nel suo paesed’origine dal dott. Ernesto Raio, commissario straordinario del comune, dal colonnelloTony Battista, addetto militare dell’ambasciata canadese in Italia, e dal dott. EugenioSoldà, prefetto di Frosinone e, naturalmente, da un gran numero di concittadini.Dal canto suo, Gino, per ricambiare tanta attenzione, ha avuto la possibilità di metterea dimora un acero, la pianta simbolo del Canada, al bivio di Torrice, sulla via Casilina,nel luogo, si legge in una targa dettata da lui stesso, da dove “si contempla la mia casa ela zona in cui fui trovato, in questa terra che accolse i resti di nove militari canadesi”. Inparticolare, l’acero è “in ricordo di Paul Hagen, Lloyd ‘Red’ Oliver e Mert Massey (RoyalCanadian Army Service Corps) che mi salvarono e si presero cura di me nel giugno 1944.La mia gratitudine va a loro ed a tutti i canadesi che contribuirono a restituirci la liberta.”Ho regalato a Gino le copie delle pagine de «Il Rapido» nelle quali si parlava di lui: sevogliamo, tra i primi tasselli di un puzzle che per metterlo insieme ci son voluti ben sessantottoanni.CDSC - STUDI CASSINATI - 4/2012

Le retate tedesche a Sant’Elia FiumerapidodiGiovanni Petrucci318La prima del 12 settembre 1943La giornata era soleggiata e fin dalle prime ore dell’alba regnava l’atmosfera dellafesta settimanale: le persone erano spensierate anche perché, finita la guerra 1 , sarebberotornati tanti giovani santeliani! Intorno alla Vasca c’era il solito mercato delle verdure eFuorilaporta cominciava a popolarsi.A giorno fatto improvvisamente arrivarono tre camion tedeschi verde scuro: l’ultimosostò sotto il Circolo di Riunione, il secondo sotto il Globo e il primo più avanti, all’altezzadelle Due Colonne. I soldati, scoperte le mitragliatrici poste sulle cabine, mostraronosubito le loro intenzioni, incutendo terrore tra le persone che si trovavano in piazza. DonGennaro Iucci, che aveva appena finito di celebrare la Messa mattutina in S. Maria laNova, fu avvertito immediatamente. Questi si rese conto del pericolo per cui fece usciredalla Chiesa le donne mentre trattenne tutti gli uomini: alcuni li nascose sulla volta dellanavata centrale, sotto il tetto, altri li mandò sul campanile. Quando vide che non c’erapiù nessuno, socchiuse le porte e in sacri paramenti si fermò ad aspettare sull’altare.In piazza le contadine volevano andarsene, ma i soldati di sentinella impedivano ognimovimento. Rastrellarono solo i pochi Santeliani che arrivavano sereni dalle varie stradee non erano stati fermati in tempo.Anche mio padre fu preso, ma le mie lacrime, quelle delle sorelle e di mia madre sottol’altarino di S. Giuseppe nella falegnameria, sortirono l’effetto insperato: il soldato rimiseil fucile in spalla e se ne andò. A me restò l’accusa infamante di fascista e di filonazistache mi gridarono in tanti.I Tedeschi allineavano gli uomini catturati ai lati dei camion, mentre due di loro li controllavanosotto la minaccia di lunghi fucili. Quando furono in numero sufficiente li fecerosalire sugli automezzi, mentre i figli e le mogli gridavano e piangevano. Fu una scena ditragedia!Riconobbi nella confusione creatasi l’amico Peppe Iucci, appena svegliatosi e affacciatosialla terrazza di casa, con il padre Benedetto che continuavano a fumare imperturbabili,e Giuseppe Pacitto che si affannava a tranquillizzare la moglie Dea:-Al ritorno sarò affamato! fammi trovare un bel piatto di pasta e fagioli!A sera i camion rientrarono e i Santeliani scesero dai cassoni all’apparenza contenti,1 Solo quattro giorni prima, l’8 settembre, era stato annunciato dal capo del governol’armistizio con glianglo-americani che gran parte della popolazione italiana e dei militari dislocati sui vari fronti interpretaronocome la fine della guerra.CDSC - STUDI CASSINATI - 4/2012

317Gino Farnetti Bragaglia (a sinistra) dopo aver ricevuto la cittadinanza onoraria delcomune di Torrice dal commissario prefettizio Ernesto Raiocanadesi lo avevano in realtà trovato in un “villaggio” presso Frosinone, “villaggio” che,a seguito di ricerche condotte da Gianni Blasi, Maurizio Federico e Paolo Sbardella, fuinfine identificato in Torrice.Cosicché dopo un primo ritorno ufficioso in patria tra il 19 e il 20 <strong>ottobre</strong>, Gino FarnettiBragaglia, due mesi dopo, il 16 <strong>dicembre</strong>, è stato accolto con tutti gli onori nel suo paesed’origine dal dott. Ernesto Raio, commissario straordinario del comune, dal colonnelloTony Battista, addetto militare dell’ambasciata canadese in Italia, e dal dott. EugenioSoldà, prefetto di Frosinone e, naturalmente, da un gran numero di concittadini.Dal canto suo, Gino, per ricambiare tanta attenzione, ha avuto la possibilità di metterea dimora un acero, la pianta simbolo del Canada, al bivio di Torrice, sulla via Casilina,nel luogo, si legge in una targa dettata da lui stesso, da dove “si contempla la mia casa ela zona in cui fui trovato, in questa terra che accolse i resti di nove militari canadesi”. Inparticolare, l’acero è “in ricordo di Paul Hagen, Lloyd ‘Red’ Oliver e Mert Massey (RoyalCanadian Army Service Corps) che mi salvarono e si presero cura di me nel giugno 1944.La mia gratitudine va a loro ed a tutti i canadesi che contribuirono a restituirci la liberta.”Ho regalato a Gino le copie delle pagine de «Il Rapido» nelle quali si parlava di lui: sevogliamo, tra i primi tasselli di un puzzle che per metterlo insieme ci son voluti ben sessantottoanni.CDSC - STUDI CASSINATI - 4/<strong>2012</strong>

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