Anno XII n° 4 ottobre-dicembre 2012 - Studi Cassinati

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281Fig. 7 Riproduzione su carta dellostampiglio della coppa a vernicenera.Il fondo esterno presenta una colorazione biancastra19 , apposta successivamente su una decorazioneformata da due cerchi concentrici, spessi 5 mm. circa,e un punto centrale di colore rosso (Fig. 8).La patina biancastra mostra i segni di una grossolanaraschiatura, effettuata in un secondo momento,che, oltre a mettere in evidenza i cerchi, dal colorerosso ben conservato, consente di vedere porzioni difondo non verniciato 20 . L’argilla ha una colorazionecompresa tra il beige e l’arancio rosato e appare abbastanzacompatta.La coppa è ascrivibile al tipo «protocampano» conuna datazione compresa tra la metà del IV e gli inizidel III sec. a.C. e proviene probabilmente da uno deigrandi centri di produzione campano sannitici specializzatiin produzione di ceramica a vernice nera, quali Allifae, Cales, Teanum Sidicinum,Capua e Trebula Balliensis. Si segnala a tal proposito che, proprio presso quest’ultimocentro, è stato di recente rinvenuto un fondo di ceramica a vernice nera 21 , appartenentead una coppa simile a quella appena descritta,con stampiglio perfettamente identico22 . Ciò rafforza quanto sostenuto già inaltra sede dallo scrivente 23 relativamenteagli intensi rapporti commerciali che sierano venuti a sviluppare tra l’area campanosannitica con quelle della Valle delLiri e della Valle di Comino, grazie proprioad un importante asse protostorico che fupoi ripreso in parte e potenziato in età romana,inglobandolo nel ramo dell’anticaVia Latina che da Ad Flexum conduceva aCasilinum.Fig. 8 Visione del lato esterno della coppa a vernicenera19La colorazione bianca avveniva probabilmente tramite l’applicazione di una sorta di latte di calce.Cfr. La ceramica a fondo bianco: Benassai 2004, p. 166.20Contrariamente a quanto accadeva in genere la decorazione in rosso era stesa sulla colorazione biancadopo la cottura, come testimonierebbe la cattiva conservazione del colore, quasi sempre del tuttoevanita. Cfr. BenassaI 2004, p. 166.21Cfr. Caiazza (a cura) 2009, p. 53, fig. 47 e p. 95, fig. 5.22Probabilmente è stato utilizzato lo stesso stampo.23Cfr. Zambardi 2007a; 2007b; 2007c; 2008.CDSC - STUDI CASSINATI - 4/2012

282Bibliografia di riferimentoBARONE ADESI 1990: G. BARONE ADESI, «Servi fugitivi in Ecclesia – Indirizzi cristiani e legislazioneimperiale», in Atti dell’Accademia Romanistica Costantiniana, VIII, Perugia 1990, pp. 695-741.BENASSAI 2004: R. BENASSAI, «S. Prisco. La necropoli capuana di IV e III sec. a.C.», in Carta Archeologicae ricerche in Campania, ATTA XV, 2, 2004, pp. 71-229.CAIAZZA 2009 (a cura): D. CAIAZZA, Trebula Balliensis. Notizia preliminare degli scavi e restauri 2007-2008-2009, Libri Campano Sannitici VIII, Alife 2009.DE ROSSI 1874: G. B. DE ROSSI, «Dei collari dei servi fugitivi e d’una piastra di bronzo opistografa chefu appesa ad un siffatto collare testé rinvenuta», in Archeologia Cristiana, II, V, 1874, pp. 42-63.LAMBOGLIA 1952: N. LAMBOGLIA, «Per una classificazione preliminare della ceramica campana», Attidel I Congresso internazionale di Studi Liguri, (Bordighera 1950), Bordighera 1952, pp. 139-201.PANI 1984: G. G. PANI, «Note sul formulario dei testi epigrafici relativi ai “servi fugitivi” (collari, placchee contrassegni)», in Vetera Christianorum, 21, 1984, pp. 113-127.NOBLE 1982: J.V. NOBLE, «The Techniques of Painted South Italian Pottery», in Art of South Italy. Vasesfrom Magna Grecia, Catalogue of the Exibition, Virginia Museum of Arts, Richmond 1982, pp. 37-47.PLAUTO, Aulularia.STAERMAN TROFIMOVA 1975: E.M. STAERMAN, M.K. TROFIMOVA, La schiavitú nell’Italia Imperiale, I-III secolo, Roma 1975.VALENTINI 1993: V. VALENTINI, Le ceramiche a vernice nera (Gravisca – Scavi nel santuario greco),Bari 1993.ZAMBARDI 2007a: M. ZAMBARDI, «Organizzazione del territorio in corrispondenza della mansio Ad Flexum»,in Casinum Oppidum, a cura di E. POLITO, Ercolano 2007, pp. 161-169.ZAMBARDI 2007b: M. ZAMBARDI, «La Via Latina nel territorio di Ad Flexum», in Spigolature Aquinati,Storia e archeologia nella media valle dell’antico Liris, II, Castrocielo, pp. 113-124.ZAMBARDI 2007c: M. ZAMBARDI, «Recinti fortificati di età sannitica su Monte Sambúcaro e su MonteSanta Croce a Venafro», in Popolo dell’Italia Antica - Le antiche città scomparse, Atti del convegno,Formia 2007, pp. 135-184.ZAMBARDI 2008: M. ZAMBARDI, «Il Miliare XCV di Massenzio sulla Via Latina», in Studi Cassinati,CDSC, anno VIII, n. 1, Gen. Mar. 2008, Cassino 2008, pp. 7-9.Le foto e i grafici sono dell’autore.CDSC - STUDI CASSINATI - 4/2012

281Fig. 7 Riproduzione su carta dellostampiglio della coppa a vernicenera.Il fondo esterno presenta una colorazione biancastra19 , apposta successivamente su una decorazioneformata da due cerchi concentrici, spessi 5 mm. circa,e un punto centrale di colore rosso (Fig. 8).La patina biancastra mostra i segni di una grossolanaraschiatura, effettuata in un secondo momento,che, oltre a mettere in evidenza i cerchi, dal colorerosso ben conservato, consente di vedere porzioni difondo non verniciato 20 . L’argilla ha una colorazionecompresa tra il beige e l’arancio rosato e appare abbastanzacompatta.La coppa è ascrivibile al tipo «protocampano» conuna datazione compresa tra la metà del IV e gli inizidel III sec. a.C. e proviene probabilmente da uno deigrandi centri di produzione campano sannitici specializzatiin produzione di ceramica a vernice nera, quali Allifae, Cales, Teanum Sidicinum,Capua e Trebula Balliensis. Si segnala a tal proposito che, proprio presso quest’ultimocentro, è stato di recente rinvenuto un fondo di ceramica a vernice nera 21 , appartenentead una coppa simile a quella appena descritta,con stampiglio perfettamente identico22 . Ciò rafforza quanto sostenuto già inaltra sede dallo scrivente 23 relativamenteagli intensi rapporti commerciali che sierano venuti a sviluppare tra l’area campanosannitica con quelle della Valle delLiri e della Valle di Comino, grazie proprioad un importante asse protostorico che fupoi ripreso in parte e potenziato in età romana,inglobandolo nel ramo dell’anticaVia Latina che da Ad Flexum conduceva aCasilinum.Fig. 8 Visione del lato esterno della coppa a vernicenera19La colorazione bianca avveniva probabilmente tramite l’applicazione di una sorta di latte di calce.Cfr. La ceramica a fondo bianco: Benassai 2004, p. 166.20Contrariamente a quanto accadeva in genere la decorazione in rosso era stesa sulla colorazione biancadopo la cottura, come testimonierebbe la cattiva conservazione del colore, quasi sempre del tuttoevanita. Cfr. BenassaI 2004, p. 166.21Cfr. Caiazza (a cura) 2009, p. 53, fig. 47 e p. 95, fig. 5.22Probabilmente è stato utilizzato lo stesso stampo.23Cfr. Zambardi 2007a; 2007b; 2007c; 2008.CDSC - STUDI CASSINATI - 4/<strong>2012</strong>

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