Rapporto Unicredit Banca sulle Piccole Imprese
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Il piccolo commercio dall’economia della prossimità all’economia delle esperienze<br />
regolazione dei meccanismi di mercato (ad es. gli accordi di Basilea), i fenomeni di ristrutturazione<br />
del settore del commercio (es. l’avvento della GDO) e la nuova centralità dell’utente-cliente hanno<br />
dato avvio ad una ri-definizione progressiva dei rapporti tra banca e piccola impresa in senso più<br />
trasparente e ordinato dal punto di vista della disciplina di mercato.<br />
D’altra parte i noti processi di privatizzazione, aggregazione, fusione, acquisizione sono tutti<br />
fenomeni intervenuti massicciamente a ridefinire l’assetto del sistema bancario, alla luce di nuove<br />
modalità regolative finalizzate ad introdurre crescenti dosi di concorrenza nel settore, hanno impattato<br />
significativamente sulla ri-definizione del rapporto tra banca e piccola impresa. Questa trasformazione<br />
è per altro non di rado stata percepita dalle piccole imprese nei termini negativi: eccessivo turn over<br />
dei referenti bancari con conseguenti risorse da investire per la ricostruzione degli standard di fiducia,<br />
scarsa stabilità delle strutture operative a causa di continui mutamenti organizzativi, revisione dei<br />
processi di affidamento e dei profili di rischio, etc.<br />
Nel racconto degli intervistati emergono i diversi elementi che caratterizzano questa fase di mutamento<br />
del rapporto tra piccola impresa del commercio e banche. Da una parte sussistono modalità di relazioni<br />
sostanzialmente tradizionali, nelle quali il rapporto si esaurisce in una domanda di credito garantita dal<br />
patrimonio familiare o sulla base della credibilità accumulata dalla generazione che ha fondato l’attività,<br />
e che ne ha assicurato la guida nel lungo periodo.<br />
“Tuttora, purtroppo lo devo dire, vado avanti con la fiducia che mi dà mio padre, facendo lui da<br />
garante, non c’è niente da fare. Le banche purtroppo in tutta la trafila dei fidi eccetera, esigono la<br />
firma di mio padre, è sempre stato così”. (A.Z., Librera Bonomo)<br />
“Il problema delle banche, io non l’ho mai avuto, perché la banca secondo me è una di quelle<br />
cose che se non ce n’è ritorniamo al discorso che ci vogliono i genitori che coprono il buco, se<br />
invece vedono che uno sta cavalcando un’onda vincente hai molte richieste anche di più banche,<br />
a me è successo questo, io penso sempre, il mio vecchio papà mi diceva sempre che banche e<br />
assicurazioni sono obbligatorie tutte e due”. (S.A., Pescheria Aiolfi)<br />
Nei casi in cui prevale questa visione tradizionale, la leva finanziaria non viene ancora ritenuta uno<br />
strumento strategico per lo sviluppo dell’attività, pur trovandoci di fronte a piccole imprese che hanno<br />
saputo rinnovarsi sul piano del modello di business. Se tuttavia nel secondo caso citato siamo di fronte<br />
alla classica percezione della banca come “male” necessario, nel primo caso si intravedono problematiche<br />
non ancora risolte sul piano dell’accreditamento che passa attraverso il processo di successione<br />
imprenditoriale: sebbene la generazione entrante abbia ormai preso in mano le redini dell’attività, è<br />
ancora la generazione dei fondatori quelle a cui è demandato il “complicato” rapporto con la banca.<br />
Ma, come evidenziato da un altro intervistato, la difficoltà per i giovani successori di accreditarsi anche<br />
in questo particolare ambito dell’attività imprenditoriale segue inerzie non sempre giustificate. Ne è la<br />
dimostrazione quanto vissuto da un giovane titolare di panetteria, nel corso di una fase di successione<br />
drammatica che lo ha obbligato, unitamente alla banca di riferimento, a gestire una fase di emergenza: