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n botiziarioibliografico63n. 63 / 2010 - sped. in abb. postale art. 2 comma 20/c Legge 662/96 - taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padovaperiodico della Giunta regionale del Veneto


<strong>nb</strong>63Notiziario Bibliograficon. 63 / 10periodico quadrimestrale d’informazione bibliograficaa cura della Giunta regionale del Venetocomitato promotoreLuca ZaiaPresidente della Regione del VenetoMarino ZorzatoVice Presidente - Assessore al Territorio,alla Cultura e agli Affari GeneraliRegione del VenetoAngelo TabaroSegretario regionale per la CulturaRegione del Venetocomitato di redazioneUlderico BernardiUniversità Ca’ Foscari di VeneziaFausta BressaniDirigente regionale Direzione Beni CulturaliMassimo CanellaDirigente Servizio Beni Librari, Archivistici e MuseiSaveria ChemottiUniversità degli Studi di PadovaMaria Teresa De GregorioDirigente regionaleDirezione Attività Culturali e SpettacoloChiara FinessoResponsabile di redazionePierantonio GiosDirettore Biblioteca CapitolareCuria Vescovile di PadovaGiuseppe GullinoUniversità degli Studi di PadovaAmerigo RestucciUniversità Iuav di VeneziaAnna Maria Spiazzigià Sovrintendente per il Patrimonio Storico,Artistico ed Etnoantropologico per le provincedi Venezia, Padova, Belluno e TrevisoBianca Lanfranchi Strinagià Sovrintendente ai Beni archivistici del VenetoLorenzo TomasinUniversità Ca’ Foscari di VeneziaMarino Zorzigià Direttore Biblioteca Nazionale Marcianadirettore editorialeRomano Toninresponsabile di redazioneChiara Finessosegreteria di redazioneGiovanna Battiston, Barbara Da FornoSusanna Falcheroprogetto grafico<strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong> casa editrice, Laura RigonimpaginazioneSusanna Falchero2 notiziariobibliografico63collaboratori alla redazionedi questo numeroGiovanna Battiston, Vera CapraniViviana Cattelan, Barbara CeccatoAlberto Cellotto, Martina CeronMarilia Ciampi RighettiMaria Teresa De Gregorio, Giuseppe De MeoGiovanna Ficarazzi, Guido Galesso NadirGiuseppe Iori, Marigusta LazzariMassimiliano Muggianu, Francesca MunerMariano Nardello, Francesco PassadoreFerdinando Perissinotto, Alessandro PezzinMario Quaranta, Anna Renda, Chiara SchiavonMichele Simonetto, Evangelia SkoufariAngelo Tabaro, Matteo Viale, Mirco ZagoFrancesca Zanardo, Alberto ZanotelliPiero Zanotto, Marino Zorzatocollaboratori alla rassegna bibliograficaGiovanna Battiston, Barbara Da FornoSusanna Falchero, Irene MagonSara Pierobondirezione e redazioneGiunta regionale del VenetoDirezione Attività Culturali e Spettacolo30121 Venezia - Palazzo ScerimanCannaregio Lista di Spagna, 168tel. 041 2792710 - fax 041 2792794e-mail: notiziariobibliografico@regione.veneto.itRecapito della Redazione“Notiziario Bibliografico”presso <strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong> casa editrice35121 Padova | via Cassan 34 (piazza Eremitani)tel. 049 8360887 | fax 049 8360864e-mail: notiziariobibliografico@poligrafo.it(tutti i materiali per la rivista vanno inviatia questo indirizzo)Direttore responsabile: Franco MiraccoPeriodicità quadrimestraleTiratura 15.000 copieEditore <strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong> - Regione del VenetoAutoriz. del Tribunale di Padova n. 1291del 21-6-1991Spedizione in abb. post. art. 2 comma 20/cLegge 662/96 - taxe perçue - tassa riscossa -Filiale di PadovaStampa Litocenter - Piazzola sul Brenta (pd)chiuso per la stampa: dicembre 2011<strong>Il</strong> “Notiziario Bibliografico” è consultabileintegralmente on lineI L P O L I G R A F O<strong>Il</strong> “Notiziario Bibliografico” si proponecome strumento vivo per conoscere– con rubriche, recensioni, approfondimenti –quanto viene pubblicato, nei più diversi ambiti,in Veneto e sul Veneto.<strong>Il</strong> percorso iconografico “le murrine”, che attraversale rubriche della rivista, propone, di volta in volta,un tema tratto da varie opere pittoriche.La “murrina”, opera d’artigianato tipicamenteveneziano, è il risultato della lavorazione a tagliodi una canna di vetro interamente realizzata a mano:la canna viene composta da diversi stratidi vetro colorato, con una tecnica artigianale unica,conosciuta solo nell’isola di Muranoe tramandata per centinaia di anni di padre in figlio.In questo senso, “le murrine” diventano una lente,dispositivo attraverso cui filtrare lo sguardosull’arte e sulla tradizione del Veneto, e non solo.In questo numero “le murrine” sono dedicateal tema “fiori”.immagine a pagina 5Christian Berentz e Carlo Maratta,Fiori e frutta con donna che coglie l’uva, part., 1696Napoli, Museo di Capodimonte


indice7 <strong>Il</strong> Centro regionale di cultura veneta Paola di Rosa Settembrini.Un centro per conoscere e divulgare la cultura venetaOn. Marino ZorzatoVice Presidente - Assessore al Territorio, alla Culturae agli Affari Generali - Regione del Veneto11 Jacopo Bassano: la sua pittura e i “virtuosi” inganni dell’occhio.Le celebrazioni per il cinquecentenario della nascita (1510? - 1592)di un protagonista dell’arte venetaAngelo TabaroSegretario regionale per la Cultura - Regione del Veneto15 <strong>Il</strong> Giornale de’ letterati d’Italia trecento anni dopo:scienza, storia, arte, identità.Una rivoluzione “cartacea” nel Veneto del SettecentoMaria Teresa De GregorioDirigente regionale Direzione Attività Culturali e SpettacoloRegione del Venetorecensioni e segnalazioniLingua - Tradizioni19 Giovanni Battista Rossi, Vocabolario dei dialetti ladinie ladino-veneti dell’AgordinoMirco Zago19 Luigi Nardo, Dizionario Italiano-Veneto. A sercar paroleMarilia Ciampi Righetti20 Silvano Belloni, Grammatica venetaChiara Schiavon20 Gianluigi Secco, Sulle delizie della Passera& dell’Asparago officinale... <strong>Il</strong> mondo della sessualitànelle espressioni orali della cultura popolare...Alessandro Pezzin21 Thomas Pellegrini, Lo slittino da ghiaccio bellunese...Matteo Viale21 Contastorie. Antologia di testi narrativi popolari veneti,a cura di Luciano MorbiatoMirco Zago22 Aquiles Bernardi (fra’ Paulino de Caxias), Vita e stóriade Nanetto Pipetta nassuo in Italia e vegnudo in Mérica...,a cura di Fiorenzo TosoMatteo Viale23 Luciano Menetto, La grande laguna da Venezia al Quarnero.Storie e ricette delle isole di San MarcoPiero Zanotto23 Maria Attilia Fabbri Dall’Oglio, Pranzi e cibi golosi in convento.Diario di un anonimo cappellano sulla cucina, gli usi e i costumiconventuali nella Venezia della seconda metà del SettecentoAlessandro Pezzin24 Davide Paolini - Giancarlo Saran, <strong>Il</strong> gastronauta nel Veneto.Viaggio tra le eccellenze del Veneto miglioreAmedeo Sandri - Maurizio Falloppi, Mangiare veneto.Sette province in cucina, a cura di Valeria VicentiniGiovanna BattistonArte24 La memoria della prima guerra mondiale:il patrimonio storico-artistico tra tutela e valorizzazione,a cura di Anna Maria Spiazzi, Chiara Rigoni, Monica PregnolatoViviana Cattelan25 L’impegno e la conoscenza. Studi di storia dell’arte in onoredi Egidio Martini, a cura di Filippo Pedrocco e Alberto CraievichBarbara Ceccato26 Gianni Aricò. L’opera, presentazione di Sergia JessiMarilia Ciampi RighettiArchitettura - Urbanistica - Paesaggio26 Wolfgang Wolters, Architettura e ornamento.La decorazione nel Rinascimento venezianoGuido Galesso Nadir27 Guido Rossi - Gianna Sitran, Portali a Venezia.Funzioni, forme, materiali nelle opere di aspetto romanico e goticoGuido Galesso Nadir27 Venezia. Acqua, pietre e pagine. L’insula di San Fantin,testi di Ettore Vio, Anna Lombroso, Luciano Menetto,Carlo MontanaroMarilia Ciampi Righetti28 Roberto Conte, La Chiesa e il Convento di San Gaetano a PadovaBarbara Ceccato28 Pedemontana Veneta. <strong>Il</strong> divino del paesaggio:per un’economia della forma, a cura di Renato RizziAlberto Cellotto29 Pedemontana veneta, a cura di Aldo PeressaGuido Galesso NadirFotografia - Libri illustrati30 Luca Trevisan, Palladio: le villeGiovanna Ficarazzinotiziariobibliografico63 3


Michelangelo Merisida Caravaggio,Suonatore di liuto,1595-1596San Pietroburgo,Museo dell’Ermitage


<strong>nb</strong> 63il centro regionaledi cultura venetapaola di rosa settembriniUn centro per conosceree divulgare la cultura venetaOn. Marino ZorzatoVice Presidente - Assessore al Territorio,alla Cultura e agli Affari GeneraliRegione del VenetoRichiamando la celebre sentenza del sociologo canadese Marshall McLuhan, “il mezzoè il messaggio”, sembra evidente che qualsiasi soggetto oggi impegnato a vario titolonelle diverse attività di promozione e valorizzazione del patrimonio culturale debbanecessariamente aprirsi ad una preliminare valutazione relativa all’impatto che lacosiddetta “civiltà dell’immagine” continuerà ad avere sulla trasmissione della cono -scenza. Un obbligo che interviene soprattutto quando, in un’epoca di multimedia -lità come la nostra, si è costretti a fare i conti con un accumulo sempre più freneticodi dati, di tracce, di testimonianze, esito della crescente pervasività dei media edella comunicazione ad ogni livello.La nostra memoria culturale appare dunque come una sorta di deposito frammentario,in cui l’editoria libraria non è più il solo canale privilegiato, ma è accompa -gnata da una pluralità di mezzi espressivi che segnano in profondità il nostroimmaginario collettivo: i film, i documentari, la fotografia ecc. In questa particolareottica, la Regione del Veneto ha scelto di porre le basi per la costituzione di unastruttura in linea con i tempi, in cui la memoria libraria della cultura veneta nonfosse un patrimonio statico, ma potesse essere affiancata e integrata – proprio nelsegno della multimedialità che caratterizza la società del XXI secolo – da una media -teca e da una fototeca, oltre che da una ricca programmazione di eventi che connotanola presenza del Centro Regionale di Cultura Veneta Paola di Rosa Settembrinisul territorio.<strong>Il</strong> nucleo iniziale della struttura risale a più di trent’anni fa. Era il 1980 quandoArnaldo Settembrini, facoltoso libero professionista mestrino, donò alla Regione delVeneto la Villa veneta “Settembrini” situata a Mestre, a condizione che la Regione vipromuovesse un proprio Centro di cultura con annessa biblioteca specializzata, intitolatoalla moglie scrittrice, e si impegnasse a proseguire la tradizione del Premioletterario omonimo, svolto per la prima volta nel 1959. A distanza di venticinque annida quella donazione, nel febbraio 2005, nell’ambito dell’annuale cerimonia di premiazionedel Premio letterario Settembrini, è stato ufficialmente inaugurato il CentroRegionale di Cultura Veneta ed è stata aperta al pubblico la Biblioteca di storia locale,la cui gestione è stata affidata al Sistema Bibliotecario urbano del Comune di Veneziae al Centro culturale Padre Kolbe di Mestre. Nasceva così una realtà moderna e articolatache comprende tuttora al proprio interno la Mediateca Regionale, la FototecaRegionale, la Biblioteca specializzata in storia locale, la Segreteria del Premio lette -rario Settembrini, lo spazio multimediale per incontri, dibattiti e seminari.La BibliotecaPer certi versi, il fulcro delle iniziative del Centro e della sua composita struttura èrappresentato dalla Biblioteca. La Biblioteca di Villa Settembrini ha potuto fin quivalersi di una significativa quantità di volumi e di materiali di proprietà regionale oraccolti negli anni proprio dal “Notiziario Bibliografico”, che con la sua ventennaleattività di selezione e recensione libraria ha consentito di arricchire in modo miratoil patrimonio cartaceo della Biblioteca con quanto viene pubblicato nel Veneto e sulVeneto, segnalandola come la prima biblioteca di storia locale dell’Amministrazioneregionale. Quello tra la Biblioteca di Villa Settembrini e il “Notiziario Bibliografico”è un connubio culturale ormai consolidato e certamente molto significativo, specialmenteper la rilevanza che il Centro ha assunto in relazione alla conservazione ealla diffusione della cultura veneta. <strong>Il</strong> “Notiziario”, potendo contare sulla collaborazionedi editori locali e nazionali, ma anche di fondazioni, associazioni, enti pubblicie privati che pubblicano libri e materiali sulla realtà veneta – libri e materialinotiziariobibliografico63 7


che vengono stabilmente inviati da queste diverse realtà alla redazione della rivista,per approdare infine sugli scaffali di Villa Settembrini – è diventato nel tempo il“retroterra” ideale e il primo riferimento per lo sviluppo della struttura mestrina.È infatti attraverso il materiale che viene recensito periodicamente dal “Notiziario”,ed è poi destinato alla biblioteca, come si è detto, che è stato possibile assemblare eincrementare, dalla nascita del Centro di Villa Settembrini ad oggi, un consistentenucleo librario e documentale. Ed è sempre attraverso questo materiale, che laBiblioteca potrà confermare nel tempo il proprio ruolo di realtà dedicata prioritariamentealla conservazione e alla valorizzazione della cultura veneta, ma senzachiusure localistiche, né rigide restrizioni disciplinari. Si tratta infatti di un patrimoniolibrario in costante aumento, di un caleidoscopio ricco e articolato, comprendentestudi sul territorio, ricerche accademiche e settoriali, ma anche sintesipiù ampie, “grandi opere” e materiali divulgativi, una vasta sezione di “letteraturagrigia” prodotta da associazioni ed enti locali, insieme a un numero ragguardevoledi monografie, profili storici, biografie dei protagonisti della storia veneta, cataloghid’arte e guide ai luoghi del Veneto, saggi e contributi sulle più diverse discipline,dalla storia religiosa agli studi sul pensiero filosofico e scientifico in ambito re -gionale, dall’economia all’urbanistica e alla statistica ecc., e ancora opere di narrativae memorialistica, riviste di cultura e divulgazione. Nell’insieme, un patrimonioinvidiabile e sicuramente destinato ad accrescersi nell’immediato futuro, oltre chead intercettare i “punti di vista” e le “ipotesi” che emergono sul Veneto e sui veneti,nonché a riflettere il modo in cui il Veneto di oggi pensa e racconta se stesso.La Mediateca e la FototecaLa Mediateca è stata invece istituita con legge regionale n. 30 del 6 giugno 1983, econfermata con legge regionale n. 25 del 9 ottobre 2009, con la finalità “di promuoveree diffondere la conoscenza del Veneto, con specifiche funzioni di conservazionee divulgazione dei materiali audiovisivi riguardanti il Veneto”. La Mediatecadella Regione del Veneto ha ospitato in questo arco di tempo una serie di significativemanifestazioni di carattere culturale e ha contribuito ad ampliare l’offerta dell’enteregionale in questo particolare ambito, dalla produzione, acquisizione, conservazionee uso di materiali audiovisivi sulla storia, sulla cultura e sul territorioveneto alla conservazione e utilizzazione della documentazione fotografica e dimateriali a stampa. E, ancora, dalla raccolta e valorizzazione della produzione filmicaalla promozione del Veneto come luogo per ambientazioni cinematografiche eaudiovisive, sostenuta da un’attività di Film Commission. Oggi la Mediateca Regio -nale, che raccoglie oltre un migliaio di filmati, frutto di produzioni e coproduzionidella Regione, ma anche un notevole quantitativo di diapositive e fotografie, costituisceun centro di documentazione di grande rilievo per la conservazione dellamemoria storica e per la salvaguardia della storia, delle tradizioni e dell’identità delVeneto: un’opera di promozione e tutela che segue in modo scientificamente rigo -roso il mutamento dell’immagine e della percezione del nostro territorio nella rappresentazionefilmica e fotografica.Anche la fotografia, infatti, ha acquisito un peso importante nell’evoluzione di VillaSettembrini. Nel ricco panorama delle attività della Mediateca, la Fototeca rappresentaun fondamentale luogo di valorizzazione del patrimonio di fotografia storicaaccumulato dalle diverse realtà della nostra Regione e offre così l’accesso a un patri -monio di straordinaria importanza sul piano storico, artistico e culturale.<strong>Il</strong> Premio LetterarioCome accennato in precedenza, all’origine delle attività del Centro mestrino è ilPremio letterario “Arnaldo e Leonilde Settembrini”. Fondato nel 1959, per iniziativadi Arnaldo Settembrini, con la partecipazione di letterati quali Italo Calvino, AldoPalazzeschi, Diego Valeri e Dino Buzzati, il Premio Settembrini è gestito direttamentedalla Regione del Veneto dal 1991, in adempimento delle disposizioni testamentariedel suo fondatore. Una manifestazione unica nel suo genere, dedicataal racconto, che ha saputo guadagnare un proprio spazio riconoscibile nell’ambitova riegato delle manifestazioni letterarie nazionali, ottenendo un’ampia risonanza8 notiziariobibliografico63


e segnalandosi tra le più interessanti occasioni che rientrano nelle attività dipromozione culturale della Regione del Veneto. Con la loro costante presenza alconcorso, le principali case editrici italiane testimoniano la vitalità del Premio nelcorso degli anni. Tra i vincitori delle scorse edizioni ricordiamo i nomi di EraldoBaldini, Gianni Celati, Cesare De Marchi, Marco Lodoli ecc. L’edizione 2011 ha vistol’affermazione di Giulio Mozzi, con la raccolta di racconti Sono l’ultimo a scendere(e altre storie credibili), edita da Mondadori, che ha avuto anche il Premio dellaGiuria Giovani.Manifestazioni ed eventi<strong>Il</strong> Centro di Villa Settembrini, oltre ad essere un deposito “materiale” e multime -diale di libri, pellicole e immagini, è stato e continua ad essere anche il teatro dieventi di vario tipo, luogo di incontri, presentazioni, seminari che spesso siinseriscono all’interno delle attività editoriali e culturali che la stessa Regione promuovee sviluppa. Per esempio, tra gli eventi collaterali al Premio letterario, sonoorganizzati i cosiddetti “Giovedì Letterari in Villa Settembrini”. Si tratta di una seriedi incontri di presentazione e lettura dei libri selezionati e premiati, proposti con laformula dei concerti in prosa che alterna letture di passi scelti, interventi critici edesecuzione dal vivo di brani musicali, con il coinvolgimento degli studenti dei liceicittadini che collaborano alla formazione della Giuria Giovani.Negli ultimi anni, la Villa ha inoltre ospitato diversi cicli di incontri dedicati all’editoriaveneta, che hanno avuto il merito di focalizzare l’attenzione sullo stato attualedel mondo editoriale in una realtà come il Veneto e sul cata logo di alcuni dei suoiprincipali attori, presentati attraverso le opere e collane maggiormente significativeo attraverso novità librarie di interesse locale. Questi eventi appena elencati, comealtri, hanno senz’altro contribuito ad arricchire ulteriormente la proposta culturaledel Centro Regionale di Cultura Veneta di Villa Settembrini, confermandone annodopo anno il ruolo di riconosciuto polo culturale per il Veneto.notiziariobibliografico63 9


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jacopo bassano:la sua pitturae i “virtuosi” ingannidell’occhioLe celebrazioniper il cinquecentenariodella nascita (1510? - 1592)di un protagonista dell’arte venetaAngelo TabaroSegretario regionale per la CulturaRegione del VenetoJacopo Bassano, Fuga in Egitto, 1534Bassano del Grappa, Museo Civico“Questo è quel vero cibo dei Bassani. / Rapresentar con vera purità / l’umile, pastoralsemplicità. / Questi è de l’ochio i virtuosi ingani”. Virtuosi inganni dell’occhio:sono queste le parole e le immagini che, siamo poco oltre la metà del XVII secolo, unpersonaggio curioso come Marco Boschieri poteva includere nella sua Carta delnavegar pitoresco, rappresentando icasticamente un’arte, uno stile, un intero modo diraffigurare la realtà all’interno di una tra le più singolari opere della letteraturaveneziana. Si narra, ad esempio, che anche un grande pittore come il bologneseAnnibale Carracci rimase vittima di questi stessi “virtuosi inganni” ottici, allorché invisita allo studio di Jacopo tentò vanamente di afferrare un libro che invece era dovutoproprio ed unicamente alla perizia artistica del bassanese. “Contadini, animali,natura in genere, abbondano in queste pitture e il loro successo ha dato origine aduna illimitata progenie”, noterà ancora, molto più avanti, lo studioso W.R. Rearick,nella voce del Dizionario biografico degli italiani dedicata all’artista. E tuttavia questibrevi accenni, da epoche diverse, non sono ovviamente sufficienti a compendiare edescrivere obiettivamente la parabola di Jacopo Dal Ponte, meglio conosciuto comeJacopo Bassano (1510?-1592): una vicenda biografica che, pur condita da aneddotigustosi e da incontri significativi, come quelli appena ricordati, si inscrive a pienotitolo nella grande epopea della pittura veneta, quella di Tiziano, Bellini, Veronese,Tintoretto ecc. Cinquecento anni sono ormai trascorsi dalla nascita di JacopoBassano e la sua figura è ora posta al centro di un lungo periodo di celebrazioni, destinatoa coprire l’arco di un triennio, dal marzo 2010 fino al 2012.La città natale di Jacopo, la bella Bassano del Grappa, luogo riprodotto su varie telee in cui ebbe modo di operare la bottega del “capostipite di una dinastia di pittori cheper oltre un secolo dominarono la scena artistica”, ha promosso d’intesa con laRegione del Veneto questo fitto calendario di manifestazioni e di incontri pensatoper omaggiare il suo illustre figlio. Un programma importante, che si è aperto conla mostra “Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell’occhio”, curata dagli studiosiAlessandro Ballarin e Giuliana Ericani, e ospitata dal Museo Civico bassanese(6 marzo - 15 giugno 2010), ma che in realtà vuole toccare ed esplorare tutti gli aspettirelativi alla memoria dell’artista, dagli esordi fino alla fase conclusiva della suacomplessa produzione, svolta già in collaborazione con i figli. <strong>Il</strong> Comitato regionaleper le celebrazioni, presieduto dal sindaco di Bassano e istituito dalla Regione delVeneto con DGR n. 284 del 16.02.2010, risulta invece così composto: Stefano Cimatti(presidente), Alessandro Ballarin, Giuliana Ericani, Augusto Gentili, Fabrizio Magani,Paola Marini, Giuseppe Pan, Giorgio Pegoraro, Vittoria Romani, Maria Teresa DeGre gorio, Claudio Meggiolar, Carlo Alberto Tesserin, Gustavo Franchetto.Ritornando alla mostra appena citata, “Jacopo Bassano e lo stupendo inganno dell’occhio”,si è affermato nel presentarla che Jacopo “è riuscito a coniugare gli influssidella scena artistica lagunare anche con nuove tendenze legate al manierismoprovenienti dalla Toscana, differenziandosi in tal modo da grandi artisti qualiTiziano, Tintoretto e Veronese”. Mediatore tra correnti e influssi diversificati, dunque,ma anche sperimentatore, deciso innovatore, spirito originalmente creativo,Jacopo sceglie di virare in seguito verso una stagione di sperimentalismo caratterizzatoda “un uso aggressivo della luce da dove prendono il via anche le celebri composizioninaturalistiche di soggetto biblico-pastorale che avranno tanto successo sulmercato. Nei decenni successivi si fa strada una pittura spezzata e vibrante che vedein Bassano un precursore della pittura di tocco del Seicento non solo veneto, maeuropeo. I suoi dipinti emanano una fisicità inaudita, una puntualità estrema nel raffigurarela realtà al punto tale che un tappeto, un trombettiere o un cane sembranouscire dalla tela e prendere vita”. Ancora una volta, in primo piano, la fisicità, la concretezzamaterica della realtà e della vita. L’eredità di Jacopo e della sua scuola rimaneuna eredità viva, patrimonio di assoluta rilevanza europea e internazionale. Nelle saledel Museo Civico sono state esposte, insieme alle ventidue opere dell’artista già conservatenella medesima sede, una serie di quindici dipinti e un disegno provenientida Londra, Parigi, Budapest, Berlino, Houston, l’Avana, tra i quali il Riposo durante lafuga in Egitto (1547 ca), proveniente dalla Pinacoteca Ambrosiana e La cacciata deimercanti dal Tempio (1535 ca), giunto in Italia da una collezione privata londinese, oancora, dal Louvre parigino, i Due bracchi legati al tronco di un albero (1549 ca).notiziariobibliografico63 11


Jacopo Bassano, San Giovanni Battista nel deserto, 1558Bassano del Grappa, Museo Civico (a sinistra in alto)Jacopo Bassano, Annunzio ai pastori, ca 1560Grantham, Belvoir Castle, collezione del duca di Rutland (a destra in alto)Jacopo Bassano, Adorazione dei pastori con i santi Vittore e Coronadetta il Presepe di san Giuseppe, 1568Bassano del Grappa, Museo Civico (a sinistra in basso)Jacopo Bassano, San Girolamo in meditazione, ca 1563Venezia, Gallerie dell’Accademia (a destra in basso)12 notiziariobibliografico63


<strong>Il</strong> successo di Jacopo costituisce anche un capitolo essenziale della storia della sua città,che nel Cinquecento diviene uno dei centri più attivi dell’arte veneta. Giunto al termineil momento espositivo inaugurale della primavera 2010, le celebrazioni si arricchisconodi nuovi eventi. Nel mese di dicembre 2010, un’esposizione realizzata con laSoprintendenza per i Beni storici, artistici ed etnoantropologici per le province diVerona, Rovigo e Vicenza, “I Bassano ai raggi X”, ha avuto modo di presentare il“dietro le quinte” originale dello studio e dell’analisi delle opere d’arte, un approcciooggi condotto attraverso l’ausilio scientifico di moderne tecnologie, che consentono dieffettuare esami non invasivi su supporti, pigmenti, segni grafici e, nel caso specifico,hanno fatto compiere alla critica specializzata reali progressi nella distinzione dell’autografiatra Jacopo e i figli Francesco e Leandro. Le celebrazioni si concluderannosoltanto nel 2012-2013, con un nuovo grande evento espositivo (che speriamo non trovilimitazioni eccessive dalla particolare contingenza economica che interessa il nostroPaese e non solo) dedicato questa volta all’ultimo periodo di Jacopo Bassano, al rapportomaturo con i figli, alla scuola da lui creata e all’eredità artistica complessiva dellafamiglia, un percorso inedito concepito come ideale prosecuzione della mostra monograficache venne allestita nel 1992 dal Museo Civico di Bassano, coadiuvato dalKimbell Museum di Fort Worth. La nuova iniziativa, intitolata “Jacopo Bassano, i figli,la scuola, l’eredità” (Bassano del Grappa, Museo Civico, 7 dicembre 2012 - 5 aprile2013), esporrà e indagherà l’attività finale di Jacopo, secondo un progetto scientificoche prende avvio dagli studi di Alessandro Ballarin e W.R. Rearick. La collaborazionedi Jacopo con Francesco e Leandro, a partire dalla metà del settimo decennio delCinquecento, segnata da alcune opere firmate congiuntamente, è decisiva per riuscirea penetrare quelli che saranno gli itinerari intrapresi dai più giovani Bassano a Venezia,ambiente umano e artistico in cui sapranno inserirsi entrambi proficuamente, mettendoa frutto le proprie capacità e la lezione paterna. I Bassano hanno finito per incarnarenel mondo del collezionismo, dal tardo Cinquecento fino al Settecento, “un particolarefilone museografico, che ha dato il nome, a Vienna come a Versailles, ai grandisaloni che ospitavano le loro opere. <strong>Il</strong> filone del collezionismo europeo dei Bassano rappresentauno dei temi affrontati dalla mostra e consente un'apertura sul fenomenodella scuola, che ebbe, con alterne vicende qualitativa, ampia diffusione in Europa finoall’avanzato Seicento”. In questo modo le “differenti tematiche affrontate costruisconouna mostra complessa, che dovrà prevedere circa 150 dipinti e 50 disegni, provenientida collezioni pubbliche e private di tutto il mondo. Sono almeno venti le grandicollezioni museali che possiedono opere importanti dei Bassano e che saranno coinvolteper ottenere, nella mostra, una visione complessiva esauriente”.Tra le altre rilevanti opportunità di conoscenza, di ricerca e di valorizzazione diquesto ricco patrimonio culturale, comprese nel programma articolato del triennio2010-2012 e così strettamente connesse all’identità del territorio veneto, sono ancorada menzionare la pubblicazione del catalogo della sezione permanente del MuseoCivico di Bassano del Grappa, dedicata a Jacopo Bassano e ai bassaneschi, con il relativoaggiornamento didattico e multimediale; una rappresentazione teatrale ispirataalla vita dell’artista, prodotta da Operaestate Festival, e la parallela realizzazione diitinerari tematici in città e nel circondario; il convegno interna zionale “JacopoBassano, i figli, la scuola, l’eredità” (Bassano del Grappa, Museo Biblio teca Archivio,Sala Chilesotti, 30 marzo - 1 aprile 2011), incentrato sull’opera dell’artista e sul“dialo go” rinvenibile con la successiva produzione pittorica dei figli. <strong>Il</strong> convegnoaffronta vari aspetti attributivi, iconologici, tecnici, collezionistici, grazie alla direttapartecipazione di studiosi, conservatori, direttori di museo di livello internazionale.Infine, nella prima parte del 2011, Bassano del Grappa ospita anche un programmadi mostre e manifestazioni di arte contemporanea, parentesi durante la quale unaserie di artisti di differente estrazione e “credo” estetico rileggono l’opera e la figuradi Jacopo Bassano, servendosi degli strumenti e delle risorse del linguaggio contemporaneo.Nell’insieme, come si è visto, un impegno pianificato e prolungato,anche per la Regione del Veneto, tre anni di intensa attività, di celebrazione e digiusta riflessione, di analisi e indagine critica affiancate a momenti più divulgativi,tappe singole che consentiranno di accedere all’universo insieme “virtuoso” e fascinosamentemimetico di Jacopo e alla storia della sua nobile città.notiziariobibliografico63 13


Frontespizio del Journal des Savants,pubblicato a Parigi nel gennaio 1665Ritratto di Apostolo Zeno (Venezia, 1668-1750),poeta, librettista, giornalista e letterato.Fu tra i fondatori – insieme al fratello Pier CaterinoZeno, Scipione Maffei e Antonio Vallisneri –del Giornale de’ letterati d’ItaliaFrontespizio del primo tomo del Giornale de’ letteratid’Italia, fondato a Venezia nel 1710Ritratto di Antonio Vallisneri (Trassilico 1661-Padova 1730), medico, scienziato, naturalistae biologo. Studiò a Bologna, Venezia, Padovae Parma e ottenne la cattedra straordinariadi Medicina Pratica (1700) e poi quella di MedicinaTeorica (1709) all’Università di PadovaFrontespizio del XXVI tomo del Giornale de’ letteratid’Italia, Venezia 1716Ritratto di Scipione Maffei (Verona, 1675-1755),storico, drammaturgo ed erudito. Contribuì,con Muratori, al passaggio dall’età degli eruditia quella dei riformatori14 notiziariobibliografico63


il giornalede’ letterati d’italiatrecento anni dopo:scienza, storia, arte,identitàUna rivoluzine “cartacea”nel Veneto del SettecentoMaria Teresa De GregorioDirigente regionaleDirezione Attività Culturali e SpettacoloRegione del VenetoI primi esempi di stampa periodica a carattere non informativo compaiono intornoalla metà del Seicento: si tratta soprattutto di pubblicazioni a carattere letterario, culturaleo scientifico. Un esempio è dato dal settimanale Journal des Savants, pubblicatoa Parigi nel gennaio 1665.Solo più tardi la formula del giornale letterario sarà importata con successo anche inItalia. Nei primi mesi del 1710, dopo quasi due anni di laboriosa gestazione, vienepubblicato a Venezia il primo fascicolo del “Giornale de’ letterati d’Italia”: il periodicoveneziano, che avrebbe rappresentato un significativo punto di svolta nella storiadel giornalismo veneto e italiano, fu ben presto in grado di raccogliere un vastoconsenso tra il pubblico – ancora molto ristretto ed elitario – dei lettori dell’epoca eriuscì ad abbracciare con le sue uscite un arco di tempo di trent’anni, nella primametà del cosiddetto “secolo dei lumi”, lasciando un’impronta duratura e importante.Con una formula innovativa nel panorama italiano, che risentiva certamente delnuovo clima intellettuale e delle idee che provenivano d’Oltralpe, il “Giornale” venezianosarebbe stato infatti edito con cadenza trimestrale fino al 1724 e poi, in modopiù discontinuo, fino al 1740.I tre promotori dell’impresa giornalistica, che nasce e si sviluppa in una delle capitalidell’editoria italiana, erano figure di spicco dell’intellighenzia veneta coeva: ilveneziano Apostolo Zeno, librettista e animatore di iniziative culturali, il padovanoAntonio Vallisneri, scienzato illustre, e il nobile erudito scaligero Scipione Maffei.Perché un giornale letterario, allora? I tre promotori condividevano anzitutto il propositodi creare un nuovo strumento di informazione bibliografica e culturale per ilpubblico italiano, un “Giornale” in cui poter presentare e discutere una serie di“estratti” o recensioni, diremmo noi, delle più significative novità librarie europee,dalla letteratura all’arte, dalla storia alla filosofia e alle scienze. Proprio questa ispirazionecomune e questa capacità di intuire e di rappresentare con rigore e convinzionele esigenze di radicale cambiamento, che animavano nel profondo la culturaeuropea settecentesca, saranno l’elemento di fondo che consentirà al periodico venezianodi occupare una posizione pionieristica e “d’avanguardia” nel dibattito culturalee scientifico dell’Italia nella prima metà del XVIII secolo.A trecento anni di distanza dalla pubblicazione di quello storico primo fascicolo, laRegione del Veneto ha istituito un Comitato per le celebrazioni del terzo centenariodella fondazione del “Giornale de’ letterati d’Italia”, al fine di rievocare questa grandeesperienza culturale con una iniziativa specifica e con la partecipazione degli ateneiveneti. Al Comitato regionale hanno preso parte Cesare De Michelis, BrendanDooley, Mario Infelise, Gilberto Pizzamiglio, Piermario Vescovo, Corrado Viola,Arianna Lazzarini, Carlo Alberto Tesserin, Gustavo Franchetto e Maria Teresa DeGregorio. Le celebrazioni sono state anticipate da una conferenza stampa che si ètenuta al Palazzo del Bo a Padova il 7 ottobre 2010 e che ha visto la presenza diGiuseppe Zaccaria, rettore dell’Ateneo patavino, di Cesare De Michelis, nella suaveste di presidente del Comitato regionale e di Maria Teresa De Gregorio, quale dirigenteregionale per le Attività culturali e spettacolo.Nell’occasione è stata offerta in omaggio ai giornalisti una copia dell’Introduzione al“Giornale” di Scipione Maffei, recentemente ristampata da Marsilio, a cura diFrancesca Brunetti e con un saggio dello stesso Cesare De Michelis, opera che vieneriproposta proprio in concomitanza con il terzo centenario della fondazione delperiodico. Quale migliore opportunità di riandare alla scoperta delle originarie motivazionie del retroterra culturale che avevano animato questa impresa giornalisticae ne avevano fin dall’inizio caratterizzato il profilo innovativo nel panorama italiano?Scipione Maffei, grande erudito e autore di questa efficace Introduzione al“Giornale”, fornisce una accurata ricostruzione storica e comparativa della situazionedella stampa periodica italiana ed europea, che prende in esame anche i fermentie le novità del mondo protestante.L’aspirazione del nuovo “Giornale” sarà dunque quella di riuscire a colmare unvuoto, cioè di ovviare alla relativa assenza dell’Italia dal circuito europeo della“Repubblica delle lettere”, cercando di rilanciare il ruolo di una cultura veneta e italianache era ormai misconosciuta da larga parte dei lettori ultramontani e identificataper lo più con le ultime stanche evoluzioni del gusto barocco. La rivista si pre-notiziariobibliografico63 15


senta quindi “come voce e strumento per l’informazione letteraria italiana, gravatadalla lentezza dei contatti fra le diverse realtà della penisola e dalle difficoltà dei letteratia dedicarsi interamente agli studi”.Le celebrazioni per il terzo centenario della fondazione del periodico sono poi culminatein un ampio convegno di respiro internazionale. “<strong>Il</strong> Giornale de’ Letteratid’Italia trecento anni dopo: scienza, storia, arte, identità” è infatti il titolo del convegnoche si è svolto tra Padova, Venezia e Verona nei giorni 17-18-19 novembre 2010,e che ha visto la partecipazione di un nutrito numero di relatori provenientidall’Italia, dalla Francia e dalla Germania. <strong>Il</strong> programma di questo articolato evento,organizzato – come si è detto – dall’apposito Comitato promosso dalla Regione delVeneto, è stato definito e realizzato in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Padova, con l’Università Ca’ Foscari di Venezia e conl’Università di Verona. Le diverse sezioni in cui è stato suddiviso questo appuntamentohanno dato modo ai vari interventi di scandagliare in profondità la valenzaideologica del “Giornale” e il suo ruolo nella cultura veneta, italiana ed europea delXVIII secolo, approfondendo temi e questioni rilevanti come il rapporto dei promotoridella rivista con gli intellettuali europei, la diffusione del periodico nelledifferenti aree geografiche, il suo impatto negli ambienti universitari, le traccelasciate nei carteggi e nelle discussioni accademiche dell’epoca, gli spunti filosoficie quelli “libertini”, lo spazio dedicato alle scoperte della scienza, le biografie di alcuni“giornalisti” ecc.La collaborazione dell’ente regionale e delle università venete rappresenta forse ilmigliore suggello per un programma che si è proposto di collegare la novità effettivacostituita dal “Giornale de’ letterati” al contesto europeo e alla vivace stagione dirinnovamento culturale e scientifico inaugurata dal Settecento “dei lumi”.16 notiziariobibliografico63


Ludovico Stern,Ritratto di Franz Ludwigvon Ertal, 1753Monaco,Staatliche Museennotiziariobibliografico63 17


Ercole Procacciniil Giovane, Flora,1625-1630 caBergamo,Accademia Carrara


<strong>nb</strong>63recensioni e segnalazionilingua - tradizioniGIOVANNI BATTISTA ROSSI, Vocabolario deidialetti ladini e ladino-veneti dell’Agordino.Lessico di Cencenighe, San Tomaso, Vallada,Canale d’Agordo, Falcade, Taibon, Agordo, LaValle, Voltago, Frassenè, Rivamonte, Gosaldo.Con note etnografico-demologiche, prefazionedi G.B. Pellegrini, Belluno, Istituto Bellunesedi Ricerche Sociali e Culturali, 2008 , 8°,pp. 1276, ill., e 60,00.Si tratta della seconda edizione, a sedicianni dalla prima, di questo importante vocabolarioche documenta una realtà linguistica,quella agordina, estremamente interessanteper la sua complessità e per il suoruolo tra i dialetti veneti. Vengono, infatti,qui raccolti i lemmi del dialetto parlato aCencenighe, San Tomaso, Vallada, Canaled’Agordo, Falcade, Taibon, Agordo, La Valle,Voltago, Frassenè, Rivamonte, Gosaldo,quell’area che si situa tra Agordo e il passodi San Pellegrino lungo il corso del Biois.La lingua presenta forme ladine e ladino-venete,anche se tra le due varietà linguistichenon è possibile compiere una distinzionenetta. In buona parte si ha a che fare conlemmi arcaici e progressivamente semprepiù desueti a causa dell’impatto sempremaggiore di due fenomeni linguistici paralleli,la venetizzazione e l’italianizzazionedei parlanti. La coscienza di questa situazioneha guidato e in parte condizionato illavoro del curatore dell’opera e dei suoi collaboratori,perché nei centri maggiori, neiquali l’influsso del processo che abbiamoappena indicato si fa sentire in modo più rilevante,assai più difficoltosa e meno proficuaè stata la raccolta del materiale linguistico.Ciò si è verificato soprattutto ad Agordo,il centro più grande dell’area esaminata.E Rossi con molta chiarezza nella Premessaammette che l’opera “può considerarsi soprattuttoun dizionario del dialetto di Ce.[Cencenighe], dove è stato possibile fareuna ricerca più vasta e approfondita”. Tuttaviai limiti imposti da una situazione storicain rapida evoluzione, che muta progressivamenteanche il dato linguistico,non ha limitato il valore scientifico e documentaristicodel dizionario: infatti nellaPremessa Pellegrini osserva che “la ricchezzalessicale che viene registrata nell’opera diRossi è veramente straordinaria ed essa costituiràuna fonte rinnovata anche per glistudi etimologici” grazie alla registrazionedi varianti o di nuovi lessemi.Rossi, nei casi più rilevanti, accompagna laregistrazione di un lemma anche con minuscoliracconti, tradotti in un chiaro italiano,che documentano l’uso della parola nelsuo contesto. Cito un esempio scelto un po’a caso: per il lemma féda, pecora, viene riportatouna narrazione il cui inizio è: “Kandeke i sas de Agrumiér i se netéa (da la néf)e skomen en in de vert, i gordéa ‘n su laféde” (“Quando la neve si scioglieva in localitàSas de Agrumiér e cominciava a verdeggiare,accompagnavo le pecore lassù”). Incasi come questi siamo al di là della semplicevoce di vocabolario: qui abbiamo una piccola,ma estremamente significativa finestrasu una civiltà con la sua visione dellarealtà, i suoi orizzonti paesaggistici e materialie, non da ultimo, con una sua lingua econ le sue specifiche modalità d’uso. In unaparola con la sua cultura.I dialetti agordini derivano da una realtàagricolo-montana e afferiscono a un mondomateriale in buona parte perduto. Pertantoil materiale fotografico e i disegni che costituisconol’appendice del vocabolario hannoun grande valore esplicativo perché si riferisconoa oggetti spesso del tutto desueti, cheil lettore comune ha difficoltà anche solo aimmaginare. Non mera appendice, dunque,ma uno strumento necessario affinchéi lemmi, o almeno parte di essi, si riprendanola loro propria consistenza connotativa.| Mirco Zago |LUIGI NARDO, Dizionario Italiano-Veneto. Asercar parole, Padova, Editoriale Programma,2009, 8°, pp. 1176, e 39,00.L’interesse per il dialetto ha sempre avutol’andamento dei fiumi carsici, con lunghiperiodi di latenza e altri di vivace ripresafino alla recente proposta di riconoscerlocome lingua e insegnarlo nelle scuole. Seper molti l’interesse è stato intermittente,in Luigi Nardo la passione per il dialetto venetoè continuata immutabile dal 1980,quando collaborava alla rubrica domenicale“El cantòn dee ciàcoe”, e ha alimentato unaricchissima produzione letteraria: gli articolitocheti pubblicati su “il Mattino di Padova”,il mensile “Quatro ciàcoe” e 14 volumettitra cui A ciascuno il suo. Duemila epitetiveneti (1992), Dizionarietto Portellato(1993), El Padovan. Dizionario del padovanocittadino (2001), Gramatica veneta problematica.In dialetto (2001), Parole venete. Sinonimie contrari (2004). Significative sono anchele raccolte Adio bisi! Divagazioni suimodi di dire veneti (1993), Bote da orbi. Catalogoragionato delle botte venete (1994), Bastaea salute. Erbe, diete, proverbi, cure pratiche eSanti da invocare (1995), Me compare Giacometo.Canti, conte e cantilene... (2001).<strong>Il</strong> lungo amore di Luigi Nardo per il dialettotrova ora la sua più alta testimonianza nelDizionario Italiano-Veneto. A sercar paroleche ha richiesto venticinque anni di preparazionee raccoglie più di 20.000 vocaboli,oltre a modi di dire e proverbi che rievocanoil mondo di ieri. L’autore traduce dall’italiano,come è ormai inevitabile perché,come scrisse Manlio Cortelazzo, oggi non cisi rivolge più “a quei pochi che conosconosolo il dialetto e ambiscono a impadronirsidella lingua italiana... ma a coloro che sicuri(o quasi) di questa, vogliono capire unaparlata ancora viva e talvolta vitale...”. L’iniziativaha dei precedenti: nel 1796 FrancescoPatriarchi nel Vocabolario Veneziano ePadovano con un Indice delle parole Toscaneaffrontate colle nostre, nel 1856 GiuseppeBoerio nel Dizionario del dialetto venezianocon un Indice italiano-veneto, nel Novecentol’appendice di Eugenio Candiago per il dialettovicentino e i vocabolari Italiano-Ampezzanodi Enzo Croatto e quello Italiano-Ladino di Selva di Cadore.Luigi Nardo con la traduzione del vocabolarioZingarelli in “tutti (o quasi) i dialetti venetida Belluno e Rovigo...” ha affrontato uncompito enorme con entusiasmo e spiritogiocoso, e insieme con rigore, raccogliendoi termini delle diverse parlate della regione,indicando per ciascuno il luogo di provenienzae l’autore che lo usa. Dal confrontoemergono i caratteri del parlare veneto, lanotiziariobibliografico63 19


ecensioni e segnalazioniricchezza e la vivacità del lessico, dove le parolecomunicano insieme l’oggetto e le sensazioniche l’accompagnano, coinvolgendotutti i sensi, anche quelli di solito trascurati:tatto, olfatto e gusto. Prendiamo ad esempioalcuni dei corrispondenti di “fiacco”: basoto,fiapo, fòfio, gnanfo, gneco, lòfio, molo desuste, pèpa mola, puìna, sbatùo, straco, strasso,svodà, trascurà de brodi; di “prepotente”:bardassòn, bulo, comandòn, franciòn, lombardòn,paronsòn, sàtrapo, sbraghessòn, sbregamandati;di “viscido”: licaisso, limegoso, lìspio,molegato, molesin, olioso, sbrissoso, smolacioso,untisso.I proverbi e i modi di dire riflettono la culturadi un mondo che sembrava perdutoe torna prepotentemente a vivere con la fatica,il coraggio, la furbizia, l’amara saggezzae la inesauribile fantasia: “A chi no volfar fadighe, el terèn ghe produse ortrighe”,“Co la volpe bisogna volpesar”, “Pansa passuda,ànema consolà”, “Val più un a farche sento a comandar”, “Campanòn bonora,trista sagra”, “No bisogna lassare ciaparela coa soto la porta”. L’italiano sembra fiaccoe sbiadito, se si paragona, ad esempio“fantasticare” con “filar calìgo (nebbia)”.| Marilia Ciampi Righetti |SILVANO BELLONI, Grammatica veneta, Padova,Esedra, 2009, 8°, pp. 228, e 21,00.È certamente vero, come scriveva ManlioCortelazzo nella Presentazione dell’edizionedel 1991 (di cui questa nuova edizione mantienela sostanza), che grammatiche comequesta, tanto più in assenza di lavori di impostazionerigorosamente scientifica, costituiscono“preziose fonti” alle quali ricorrereper riconoscere la struttura di un dialetto,ma è altrettanto vero che corrono il rischiodi incappare in alcuni pericolosi equivoci difondo. Un primo equivoco è quello di pensareche per controbattere all’accusa mossaai dialetti di non avere una “chiara e definitivacodificazione grammaticale, con regoleprecise a cui riferirsi”, si debba rivendicaread essi una presunta superiorità intrinsecasotto altri punti di vista (maggiore espressività,per esempio, o maggiore ricchezza lessicale).L’autore per lo più evita questo rischio,istituendo un parallelo costante tradialetto veneto e italiano e mostrandone similitudinie differenze. <strong>Il</strong> parallelo è moltoutile per fornire un punto di riferimentonoto anche a chi, attraverso questo libro, volesseavvicinarsi a una varietà che non gliappartiene; in alcuni casi forse si sarebbepreferito un minor spazio dedicato a questionibasilari condivise da entrambe le varietàe un maggiore spazio agli aspetti grammaticaliche caratterizzano il dialetto venetorispetto all’italiano, che spesso sono affrontati,ma con rapidi cenni, confondendosi tral’altro nella pletora di informazioni menointeressanti. Per esempio più che la distinzionetra nomi propri e nomi comuni, nomiastratti e nomi collettivi, sarebbe stato piùinteressante approfondire la questione deisoprannomi familiari. O ancora, per rimanerealla morfologia nominale, nell’elencodei tanti suffissi derivativi con perfetta corrispondenzain italiano si perde per esempiol’uso di -eta per formare nomi di mestieri,come el moleta, l’arrotino, colui cheusa la mola (l’autore elenca invece questitermini insieme con i derivati con il suffisso-eto con valore diminutivo, come caréto).Non si sfugge poi a qualche scivolata encomiasticadel tipo “gli aggettivi qualificativi,nel nostro dialetto, sono moltissimi”, o peggio“Questo vecchio documento medievale[si intende l’Indovinello veronese, risalentealla fine dell’VIII o inizio del IX secolo] sta aconfermare che il volgare veneto nacquetanto prima del volgare italiano. Difatti lafamosa ‘carta di Capua’ [il primo dei placiticampani], che i libri di letteratura indicanocome il primo documento del volgare italiano,fu scritta nel X secolo [...] cioè più diduecento anni dopo”.Un secondo equivoco, cui questo libro indulgepiù facilmente, è che esista il dialettoveneto e non invece i dialetti veneti. L’autore,come chiarisce in più occasioni, ha scrittouna grammatica veneta su base padovana,basandosi prima di tutto sulla propriacompetenza. Le differenze con le altre varietàin alcuni casi vengono esplicitate, inparticolare per quanto riguarda la fonetica ela morfologia verbale, in altri casi si lascia allettore veneto il compito e la possibilità di“confrontare le proprie forme linguistichenotando quelle differenze e sfumature lessicalie sintattiche che, per libera scelta, nonsono [...] registrate”. | Chiara Schiavon |GIANLUIGI SECCO, Sulle delizie della Passera &dell’Asparago officinale ovvero Tuti mati paronde semo nati. <strong>Il</strong> mondo della sessualità nelleespressioni orali della cultura popolare. Proverbi,indovinelli, modi di dire, blasoni, frottole,racconti, poesie e canti con particolare riferimentoal Nord-Est ovvero alle Tre Venezie,Istria e zone d’emigrazione, con un saggio introduttivodi Emilio Franzina, Belluno, Belumat,2005, 8°, pp. 335, ill., CD allegato, s.i.p.Come ricorda in apertura di volume lo stessoautore, Gianluigi Secco, è davvero difficiletravisare il titolo di quest’opera: nono -stante le metafore, è chiaro fin da subitoche le pagine a seguire parleranno di sessualità.D’altra parte, grazie a quelle stessemetafore è altresì chiaro da quale angolazioneverrà osservato l’argomento. Siamonell’ambito, spiritoso ed esplicito, della sessualitàpopolare e della sua produzione linguistica– proverbi, indovinelli, racconti, filastrocche,fino a vere e proprie poesie – attornoa innamoramento, atto sessuale e relativaanatomia. Secco ha raccolto centinaiadi espressioni in dialetto veneto provenientida Triveneto, Istria e vari paesi d’emigrazione;ben duecentottanta compaiono anchein formato audio nel CD-rom di file mp3che accompagna la pubblicazione.<strong>Il</strong> risultato è un gustoso percorso organizzatoin capitoletti tematici, ridanciani findal titolo – Musica per organo, Goldoni manon Carlo, La donna è bona tutta – nonchében costruiti: i temi trattatati da Secco e i testicorrelati sono miscelati con buona sceltadi proporzioni. Argomenti più prevedibilicome innamoramento, fertilità, masturbazione,tradimento, ma anche approfondimenti,muniti di scorta storiografica, comequello su contraccezione e preservativo. Daun punto di vista linguistico, ma non solo,le sezioni più significative sono quelle dedicateagli appellativi riservati agli apparatigenitali, Su alcuni soprannomi di lui e di lei.Decine e decine di espressioni, declinate attraversoinnumerevoli campi metaforici:dalla musica (pìfaro da una parte, campanèladall’altra) al regno animale (galèto e gatamora). Un vocabolario ricchissimo, che nonmancherebbe di solleticare anche un espertocome Roberto Benigni, che ha dato provadi aver pochi rivali in fatto di lessico degliorgani riproduttivi.Forse uno dei maggiori pregi di questo librosta proprio nella capacità di valorizzare, nonsolo in ambito lessicale, lo straordinarioapporto che il dialetto dà alla riflessionesulla sessualità, riuscendo, come spiega Sec -co, con la sua immediatezza, a rendere chiarele situazioni più complesse, in modoironico e, spesso, imprevedibile; inoltre,aggiungiamo noi, riesce a spiegarci meglioun po’ della nostra natura umana, senza timoree preclusioni. Dal bacino dell’espressivitàpopolare emerge, infine, un altro da -to: pare totalmente assente quella visionenegativa della sessualità tipica della civiltàoccidentale e della sua morale. In questi testi,rinuncia, senso di colpa e tabù vari, cedonoil passo a un approccio più spensierato,benché consapevole, alla sfera sessuale.| Alessandro Pezzin |20 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniGià Italo Calvino nella sua importantissimaraccolta Fiabe italiane del 1956, che colmò ilritardo italiano più che secolare rispetto adaltre culture europee, prima fra tutte quellatedesca, aveva dato uno spazio significativoalle fiabe dell’area veneta. Da allora si sonosucceduti vari lavori di raccolta e analisi dellefiabe e di altri racconti popolari veneti,che trovano ora una loro sintesi in questaantologia curata da Luciano Morbiato, chenel 2004 aveva organizzato a Padova unconvegno internazionale proprio sulla fiaba.La presente antologia ha una strutturaarticolata: non si limita a presentare unarassegna abbastanza ampia di fiabe venete(venti, se si contano anche quelle analizzateda Manlio Cortelazzo e Lorenzo Renzi), male fa, per così dire, dialogare con fiabe dellatradizione italiana e con alcune che appartengonoall’area mediterranea e orientale,che il curatore ha scelto per la loro varietà,oltre che naturalmente per il loro valorespecifico.Di grande interesse è il saggio introduttivodello stesso Morbiato (Una versione venetadell’anarchia naturale), che fornisce, insiemea un apparato didattico di nozioni fondamentalisulla struttura delle fiabe e sullastoria degli studi folklorici specialistici, anchenon pochi spunti di riflessione sul valoredel racconto popolare nel nostro tempo,in cui sembra che questo tipo di narrazionesia scomparso o almeno che si sia eclissatala sua funzione didattica. Di questo intrecciometodologico è testimone un breve raccontoche lo stesso curatore ha voluto proporrecome viatico al lettore, un racconto sucome si ascoltavano le storie ancora nonmolti anni fa nelle campagne venete, incucine umide per i vapori che si alzavanomentre le donne erano intente ai lavori domestici.Dopo la definizione della naturanarrativa della fiaba e la delimitazione dell’ambitospecifico di quella veneta, una domandanon può essere elusa: “Quali sono lestorie, i narratori e i modi della narrazioneche ne [cioè delle fiabe] hanno preso il posto?”.I luoghi in cui le fiabe prendevanovita con la voce del narratore popolare sembranoessere ormai definitivamente scomparsi.In area veneta questo è stato il destinodel filò che si teneva nelle stalle e che èpurtroppo morto, stando anche all’autorevoletestimonianza di Andrea Zanzotto, cheal filò ha dedicato nel 1976 un poemetto inveneto. Ma Morbiato non sembra credere aquesta sentenza definitiva perché l’immaginariopopolare ha trovato altri luoghi, benimmaginitratte da Sulle delizie della Passera...THOMAS PELLEGRINI, Lo slittino da ghiacciobellunese. Ferión - frión - fèrio - ferada - ližét -nižét - ježol - rižét, prefaz. di Marco Perale,Belluno, Istituto bellunese di ricerche socialie culturali, 2009, 8°, pp. 118, ill., e 15,00.<strong>Il</strong> ferión, lo slittino da ghiaccio, strumento digioco e di sport un tempo assai diffuso nellevalli bellunesi e oggi perlopiù dimenticato, èal centro di una pubblicazione promossadall’Istituto Bellunese di Ricerche Sociali eCulturali. <strong>Il</strong> libro, corredato da un ricco apparatodi foto, raccoglie il frutto di pluriennaliindagini sul campo nei comuni dellaValbelluna (Belluno) di Thomas Pellegrini,che ha catalogato e fotografato gli slittini superstiti,“scavato” nella memoria degli abitantie promosso iniziative specifiche perpromuovere la conoscenza di questo strumentodi gioco presso i bambini delle scuoleelementari. Lo slittino da ghiaccio, notosoprattutto col nome dialettale di ferión, erauna variante destinata al divertimento deipiù importanti mezzi di trasporto invernaliutilizzati per l’agricoltura. Si trattava di unprodotto di artigianato domestico, realizzatoin casa con legname di scarto. <strong>Il</strong> legno è statopoi via via soppiantato dalla plastica e damateriali più “tecnologici” e la diffusione dialtre forme di divertimento (si pensi allosnowboard) ha finito col relegare i pochiesemplari superstiti in soffitta o nei museietnografici, consentendo di salvarne solo unesiguo numero, in gran parte portato allaluce con questa iniziativa grazie alla fattivacollaborazione degli abitanti della zona.Pellegrini ha catalogato i vari tipi di feriónnelle sue numerose varianti legate alla diversadimensione – si va dallo slittino piùpiccolo, feriét o schirata, a quello più grande,lùia –, ne ha descritto i materiali e le tecnichedi costruzione, i metodi e le piste all’epocautilizzate, allargando l’orizzonte anchealle tradizioni che ruotano attorno a questostrumento.La ricerca acquista interesse anche per gliaspetti linguistico-dialettologici, dal momentoche raccoglie tutte le varianti dialettalicon cui lo slittino da ghiaccio era denominatonelle varie comunità (accanto al terminepiù noto ferión sono attestati frió, fèrio,ferada, ližét, nižét, ježol e rižét) e cataloga i diversinomi dialettali delle sue componenti(i pattini, i montanti, le traverse, il sedile) eil lessico connesso.<strong>Il</strong> volume propone le fotografie degli oltre110 slittini schedati, che risalgono a vari periododel Novecento, con una concentrazionedi esemplari collocabili tra gli anni Ventie Cinquanta, ma con esempi databili aiprimi anni del secolo e ad anni piùrecenti. | Matteo Viale |Contastorie. Antologia di testi narrativi popolariveneti, a cura di Luciano Morbiato, conun saggio di Manlio Cortelazzo e una lecturafabulae di Lorenzo Renzi, Padova, Cleup,2009, 8°, pp. 316, ill., e 18,00.notiziariobibliografico63 21


ecensioni e segnalazioniimmagini tratte da Contastorie...ché del tutto diversi, in cui manifestarsi,come il cinema e, in tempi più recenti, la televisione:“nel chiuso della sala dagli afroricome di stalla o all’aperto nel cortile alberatoe ventilato del cinema estivo, il filò continuafinché si trasferisce, alla fine degli anni’50, nelle poche case con il televisore troneggiantenel tinello”. E Morbiato sembraquasi voler vedere una continuazione onomasticadi filò nell’attuale termine tol-sció,deformazione dialettale di talk-show.Ogni fiaba è preceduta da una breve presentazioneche, oltre a indicare i tipi dellaclassificazione Aarne-Thompson e la raccoltada cui proviene, delinea i caratteri culturalie folklorici che la caratterizzano; il testoè sempre nella lingua del narratore, cui segueuna traduzione in italiano. Un certo numerodi fiabe qui scelte provengono dallacosiddetta “Raccolta Righi”, che si è costituitaalla fine dell’Ottocento grazie alla volontàdi Ettore Scipioni Righi (1833-1894),che fece trascrivere dai suoi dipendenti tuttele fiabe che sentivano raccontare nell’areadella Valpolicella: si tratta, come ben si puòcomprendere, di un documento preziosoper ogni ricerca di questo tipo in area veneta.| Mirco Zago |AQUILES BERNARDI (fra’ Paulino de Caxias),Vita e stória de Nanetto Pipetta nassuo in Italiae vegnudo in Mérica per catare la cucagna,testo originale in veneto-brasiliano, traduzioneitaliana di Antonio Martellini, a curadi Fiorenzo Toso, Recco (GE), Le Mani -Udine, Università degli Studi di Udine -Centro Internazionale sul Plurilinguismo,2008, 8°, pp. 263, e 20,00.<strong>Il</strong> volume propone, per la prima volta inun’edizione pubblicata in Italia, una dellepiù note testimonianze della colonizzazioneitaliana del Brasile, caratterizzata da unaforte presenza veneta, Vita e stória de NanettoPipetta nassuo in Italia e vegnudo in Méricaper catare la cucagna, primo e più famosoesempio di una serie di testi creati e diffusitra i coloni italiani in Brasile. Scritto daAquiles Bernardi, nome sotto cui si cela ilfrate cappuccino fra’ Paulino de Caxias,nato in Brasile da una famiglia di coloni originaridi Pieve di Soligo, il romanzo apparvea puntate tra il 1924 e il 1925 nella “StaffettaRiograndense”, molto diffusa tra la comunitàitaliana. Nel 1925 si festeggiò il cinquantenariodell’immigrazione italiana aRio Grande do Sul, lo stato brasiliano in cuisi concentravano decine di migliaia di italiani,veneti soprattutto, arrivati tra la secondametà dell’Ottocento e l’inizio del Novecentoe le cui vicende la narrazione vuolein un certo senso celebrare.La storia narra le vicende picaresche di ungiovanissimo immigrato italiano in terrabrasiliana ed è anche testimonianza di unavisione della società indigena non priva diforzature e pregiudizi razziali, da ricondurretuttavia al periodo storico e al difficilecontesto sociale in cui si è formata.Di grande interesse gli aspetti linguistici,dal momento che il testo è un esempio delcosiddetto talian (o veneto-brasiliano), lalingua degli immigrati veneti in Brasile, caratterizzatoda una base di dialetto venetoormai privo di connotazioni locali forti, venetodi koiné con tratti riconoscibili del trevigiano,vicentino e bellunese, ma aperto alprestito di numerose parole del portoghesee di altre parlate italiane con cui gli emigrativeneti in Brasile entravano in contatto. Sitratta di una lingua che dall’espressioneorale in cui nacque si trasferì alla scrittura,dando vita a un’ampia letteratura di cuiquesto romanzo è solo il capostipite e l’esempiopiù fortunato, come mostra la nutritaserie di edizioni in volume che seguironola prima pubblicazione in rivista.<strong>Il</strong> testo in lingua originale del romanzo èpreceduto dalla presentazione di Carla Marcato,direttrice del Centro Internazionalesul Plurilinguismo dell’Università di Udine,e da un’ampia prefazione di FiorenzoToso, che introduce alla lettura dell’opera,al contesto culturale in cui è nata e inquadrain modo esaustivo dal punto di vista sociolinguisticola particolare lingua in cui il romanzoè scritto,<strong>Il</strong> testo in veneto-brasiliano è basato sull’edizioneproposta nel 1988 dalla Escola Superiorde Teologia Sao Lourenço de Brindesdi Caxias do Sul in coedizione con la Universidadede Caxias do Sul, che a sua voltaripropone il testo del 1956 ripreso dallostesso autore per dare uniformità graficaalla lingua e che annette interpolazioni operadi altri cappuccini. Opportuna la scelta difar seguire il testo originale dalla traduzionein italiano di Antonio Martellini, cheagevola la lettura e la comprensione del testoanche a quanti non hanno familiaritàcon il talian.La pubblicazione è anche occasione percommemorare Giovanni Meo Zilio (1924-2006), studioso che grandi sforzi ha dedicatoal Veneto in Brasile e di cui VincenzoOrioles, direttore del Centro Internazionalesul Plurilinguismo fino al 2004, traccia unricordo in questo volume dedicato alla suamemoria. | Matteo Viale |22 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniLUCIANO MENETTO, La grande laguna da Veneziaal Quarnero. Storie e ricette delle isole diSan Marco, Venezia, Supernova, 2009, 8°,pp. 63, e 10,00.È una collana di svelta e insieme intensa curiositàculturale quella diretta da GiovanniDistefano e Letizia Lanza, collana minimalistaviene definita, dedicata “alla Città (siintende Venezia) e alle sue tante voci”. Unadi queste voci arriva da quella che l’autorechiama la Grande Laguna, che unisce Venezia,Trieste, Pola, Fiume, l’Istria e le isoledel Quarnero, le Assirtidi.Una Grande Laguna popolata da sempre dagenti diverse, ma unite da una comune matriceculturale che supera le nazionalità.Come scrive Menetto, da venticinque annipresente sulla scena culturale venezianacon testi anche poetici, e commedie, chehanno lasciato traccia alle Università diGrenoble e Lione e presso l’Istituto di Culturaitaliano di Washington, nella sua viva,colta e appassionata introduzione. “Uominie donne che vengono dal mare e dall’internoe che comunicano con la stessa anticalingua da mar, l’istroveneto, che chiamano iventi con lo stesso nome, che cucinano nellostesso modo le stesse pietanze”.Interventi che via via si raccolgono in unaserie di intensi capitoli che riguardano anchevicende geograficamente vissute dall’autore,tanto varie ma legate da un unicofilo di conoscenza che è quello non sotterraneodel cibo e che spaziano nel tempo. Siincrociano in saporosi incontri con figuredel passato, emblematiche come quella delDoge Andrea Gritti alle prese, nella calda cucinaal ritorno da un gelido viaggio, con unpiatto di fumanti croccanti, morbidi bisati(anguille), o quelle di Giacomo Casanova, diErnest Hemingway. Fino ai giorni nostri. Siveda l’affettuoso ritratto “marinaro” del disegnatoredi Malamocco Lele Vianello.<strong>Il</strong> cibo comune tra la gente della Grande Laguna,piatti di inconfondibile tradizionalesapore, diventa uno degli essenziali protagonisti.Ricette che sono “siparietti” tra i capitoli.“Sono convinto – scrive Menetto parlandodi cultura che unisce le genti – cheper molti veneti e veneziani di terrafermasarebbe un problema preparare del pesce insaor, quello che invece nella Grande Lagunaè un piatto di casa”. Da sempre.Così incontriamo con le sarde in saor, il bisatoin tecia, il risoto de go, le uova con asparagiselvatici e via via, per citare, i risi e bisi,il baccalà mantecato, i bigoli in salsa, le sepein nero, la spienza, le canoce, gli spaghettialla busara. Alcuni dei tanti piatti ancoraserviti, al tavolo o al banco, in osterie degnedi chiamarsi tali. | Piero Zanotto |MARIA ATTILIA FABBRI DALL’OGLIO, Pranzi ecibi golosi in convento. Diario di un anonimocappellano sulla cucina, gli usi e i costumi conventualinella Venezia della seconda metà delSettecento, consulenza iconografica a cura diMaria Attilia Fabbri Dall’Oglio, con la collaborazionee la partecipazione particolare diLaura Ghittino Courir, Venezia, AccademiaItaliana della Cucina - Delegazione di VeneziaSerenissima, 2009, 8°, pp. 230, ill., s.i.p.immagini tratte daPranzi e cibi golosi in convento...Colombini in zuppa, lingua salmistrata, castrato,luganega di Vicenza e branzino; e ancoraspumiglie, baicoli, fugazete di pasta dimandorle e crostoli, accompagnati da ricchetazze di caffè e cioccolata... Una cucina decisamentericca e invitante quella che avevala fortuna di assaporare l’anonimo cappellanoche, nella seconda metà del Settecento,rivestì la carica di padre confessore del conventodi Santa Marta a Venezia. Un puntualespaccato del panorama alimentare venezianodell’epoca, che, descritto minuziosamente,è giunto fino a noi grazie al diarioche questo prelato teneva e in cui annotava,oltre alle proprie spese, le formidabili libagioniche le monache veneziane, e in particolarmodo suor Maria Celeste Bragadin, gliriservavano.A scovare il manoscritto, oggi conservatonell’Archivio di Stato di Venezia, è stata MariaAttilia Fabbri Dall’Oglio, storica della gastronomiae delle tradizioni del costume atavola: dunque, studiosa fra le più adatte adiffondere e valorizzare il contenuto del diario.La forma di pubblicazione che l’autriceha scelto è quella di un volume costruito indue unità fondamentali. Nella prima, ilCommento al manoscritto, Fabbri Dall’Oglioparte dagli spunti offerti dal padre confessoreper articolare una serie di saggi sulla cucinadella Venezia settecentesca. Pasta e minestre,carne e pesce, formaggi e dolci (quest’ultimo,l’argomento che, grazie alla grandetradizione dolciaria veneziana, riserva glispunti più sostanziosi), ogni categoria alimentareha la propria trattazione. Fondamentalisono anche le schede tecniche e dicostume, che permettono di addentrarsi conmaggiore dimestichezza nella Serenissimadel XVIII secolo: ad esempio quelle sul calcolodelle ore veneziane e sugli usi e costumidei conventi veneziani di quel periodo.Nella seconda sezione del volume è riportatala trascrizione del manoscritto. Vi si possonoleggere le memorie e, soprattutto, i pastiche allietarono la vita veneziana dell’anonimocappellano tra 1761 e il 1768. Cibi ericette molto noti ancora oggi, ma anchepietanze meno semplici da riconoscere. <strong>Il</strong>tutto, ovviamente, caratterizzato dalla patinalinguistica del veneziano. Ecco che, allora,diventa strumento utile, specie per chiveneziano non è, il glossario posto a connotiziariobibliografico6323


ecensioni e segnalazioniclusione del volume. Scorrendo l’appendicelinguistica, si ottiene una dettagliata descrizionedella cucina veneziana e, allo stessotempo, si scoprono “saporite” curiosità: ilvino di Scopulo, ad esempio, è un raro vinodell’isola greca di Scoglio, gli sponzioli sonouna varietà di profumatissimi funghi, mentrei cannellini di Bergamo sono dei confettiil cui ingrediente principale è la cannella.| Alessandro Pezzin |DAVIDE PAOLINI - GIANCARLO SARAN, <strong>Il</strong> gastronautanel Veneto. Viaggio tra le eccellenzedel Veneto migliore. 16 itinerari attraverso laprovincia veneta, alla scoperta di luoghi pococonosciuti, Milano, Gruppo 24 Ore, 2010,8°, pp. 384, ill., e 19,50.Amedeo Sandri - Maurizio Falloppi, Mangiareveneto. Sette province in cucina, a curadi Valeria Vicentini, with english translation,Thiene (VI), Edizioni Massimo Vicentini,2009, 8°, pp. 367, ill., e 16,00.In tempi di globalizzazione e di omologazioneplanetaria, in tempi di pervasivo“McMondo”, come è stato definito questonuovo scenario da qualche autorevole studioso,è forse opportuno ricordarlo: il cibonon è soltanto qualcosa da gustare e assaporare,ma costituisce anzitutto un fattoreculturale, storico, antropologico, elementoche contribuisce da sempre a costruire l’identitàdi genti e di luoghi lungo i secoli.Poche cose come le tradizioni gastronomiche,soprattutto se sono autentiche e sapientementetramandate di generazione ingenerazione, riescono in realtà a restituirel’essenza profonda di un territorio e deisuoi abitanti, le sue stratificazioni culturaliecc. Di più, il cibo può essere un fattoreidentitario, ma sembra vivere non tanto(o almeno non solo) di fiere rivalità e di rigideesclusioni quanto di apporti, di incontri,di contaminazioni originali. Tutte questeconsiderazioni non possono ovviamenteche valere per una regione ricca di storia e ditradizioni come il Veneto e per due interessantivolumi pubblicati a pochi mesi di distanzal’uno dall’altro: <strong>Il</strong> gastronauta nel Veneto,di Davide Paolini e Giancarlo Saran,promosso dalla Regione del Veneto, e Mangiareveneto, di Amedeo Sandri e MaurizioFalloppi, con la cura di Valeria Vicentini.Si tratta in effetti di due modi diversi e specularidi introdurre il lettore alla cucina venetae ai suoi prodotti di qualità, tra confermee piacevoli sorprese. Variopinto e “divagante”quello del “gastronauta” di Paolini eSaran, che in quasi 400 pagine colorate e illustratehanno selezionato i loro sedici percorsiattraverso le eccellenze del Veneto,transitando per cantine, ristoranti, trattoriee altri locali, e privilegiando gli itinerarimeno battuti e meno conosciuti. La veraprotagonista di queste pagine è proprio laprovincia, con i suoi borghi, le piccole città,il suo mutevole paesaggio: dal Cansiglio all’AltaPadovana, dai Colli Asolani al Polesine,dall’Entroterra veneziano alla Valpolicellaecc. Luoghi e storie minori che, nelle intenzionidegli autori, diventano altrettanti“giacimenti golosi”, altrettante tappe “geogastronomiche”da conoscere e divulgare.<strong>Il</strong> secondo di questi volumi, Mangiare veneto,si presenta invece come un vivace ricettarioche sceglie di partire dai prodotti tipicidi ogni provincia per compiere una dettagliatacircumnavigazione intorno alla culturagastronomica veneta (di oggi e di ieri),dalla “carota di Chioggia” fino alle “noci diFeltre”. <strong>Il</strong> metodo scelto è preciso: ogni ricettaè collaudata dal cuoco Amedeo Sandrie ogni specialità è abbinata ad un vino locale,secondo il suggerimento del sommelierMaurizio Falloppi. Non manca neppure unabreve sezione storico-letteraria che integrai consigli e le suggestioni culinarie, raccontandoil rapporto dei veneti con il cibo, attraversole parole di una serie di scrittori, daLuigi Meneghello a Tina Merlin, da RomanoPascutto ad Andrea Zanzotto, da GinoPiva a Dino Coltro e Giuliano Scabia. Dasegnalare, infine, la traduzione in linguainglese. | Giovanna Battiston |arteLa memoria della prima guerra mondiale:il patrimonio storico-artistico tra tutela e valorizzazione,a cura di Anna Maria Spiazzi,Chiara Rigoni, Monica Pregnolato, con prefaz.di Mario Isnenghi, Vicenza, Terraferma,2008, 4°, pp. 501, ill., s.i.p.La Soprintendenza per i Beni Storici, Artisticied Etnoantropologici per le province diVenezia, Belluno, Padova e Treviso si è fattapromotrice dell’encomiabile lavoro di ricognizione,i cui esiti sono pubblicati nelpresente volume, dei danni, delle alterazionie delle perdite al patrimonio storicoartisticoavvenuti durante la Prima Guerramon diale. La ricerca, condotta con estremapassione e intelligenza, ha portato studiosie specialisti del territorio veneto nei museidi provincia, nei loro dimenticati depositi,in sperdute chiese e in sconosciuti archivi.<strong>Il</strong> risultato è il recupero di un’incredibile varietàdi materiale come manifesti e fotografiestoriche che risponde in primis alla necessitàdi catalogazione, conservazione e valorizzazionedel patrimonio.Le ricerche d’archivio e gli studi si sono unitiin un produttivo confronto che ha condottoalla rilettura degli eventi bellici chehanno pesantemente ferito il territorio, ricostruendola memoria collettiva delle operetrasferite, danneggiate o perdute.<strong>Il</strong> volume si apre con la rassegna dei Museie raccolte della Grande Guerra in Veneto condottada Mauro Passarin. Di seguito, i saggidi Rita Bernini, Luca Caburlotto e MartaNezzo ripercorrono la complessa storia delleopere durante e dopo i conflitti bellici,giustificando i trasferimenti, i restauri e lemodalità con cui questi avvenivano, rimandandodi volta in volta a quelle che erano ledirettive ministeriali o le commissioni scien -tifiche allora in vigore sulla tutela del patrimonionazionale. Significative le immaginiche corredano il saggio di Marta Nezzo, inparticolare il “lievo” del cavallo del monumentoal Gattamelata a Padova e le materassaturepredisposte per proteggere gli affreschidi Giotto nella Cappella degli Scrovegni.Si prosegue affrontando alcuni casi emblematicidell’attività di restauro di chiese, affreschi,dipinti, sculture e opere devozionali.Le complesse vicende conservative sono narrateper gli affreschi di Giambattista Tiepoloa Villa Soderini da Frabrizo Magani, per lesuppelletili ecclesiastiche presenti nell’Altopianodei Sette Comuni da Alberto Bordigno,per la tutela delle opere di Antonio Canovapresso la Gipsoteca di Possagno da GabriellaDelfini Filippi e Luca Nicolodi in dueinterventi distinti, arricchiti dalle indimenticabilifotografie di Stefano e Sirio Serafin.La figura di Stefano Serafin, allora conservatoredella Gipsoteca, fu centrale nel dopoguerra,quando si trovò a ricomporre le“sparse membra”. <strong>Il</strong> racconto assume tonicommoventi: “non a sanare ma a lenire talegravissimo disastro dette tutto se stesso unuomo umile più che modesto, ma la abilitàgià grande delle sue mani fu centuplicatadall’amore immenso che egli porta al sacroluogo e alle reliquie che esso racchiude”. Laparte dedicata ai “risarcimenti” si chiudecon lo scritto di Ettore Merkel sull’iniziativadell’Opera di soccorso per una nuova palaraffigurante San Venanzio Fortunato destinataala duomo di Valdobbiadene, riportandol’inedito bozzetto di Guido Cadorin.Un certo rilievo viene dato all’importanteruolo, durante la guerra e nel dopoguerra,di quegli artisti le cui opere, conservate neimuesi civici, al valore prettamente artisticouniscono una valenza fortemente sociale.In tale comparto troviamo le spregiudicatelitografie della Danza Macabra di AlbertoMartini e i dipinti con le Impressioni di bom-24 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniimmagine tratta da Gianni Aricò...Gianni Aricò. L’opera, present. di Sergia Jessi,Padova, <strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong>, 2009, 4°, pp. 240,ill., e 40,00.Tra gli scultori figurativi contemporaneiGianni Aricò occupa un posto di assoluto rilievoper “la nobiltà, lo spirito solenne e unicodei suoi lavori” e per la sua capacità di comunicareanche con la gente semplice conun linguaggio diretto, rispettoso della tradizione,ma aperto agli stimoli della modernità.Così scrive nel 1992 Terisio Pignattiche lo accomuna “agli antichi maestri” e loannovera tra i grandi artisti come Martini,Manzù, Marino o Henry Moore che comelui “credono nel mondo primitivo dei sentimentie delle immagini”.Tra le sue opere più note ricordiamo: i treportali per il Teatro Comunale Carlo Goldonia Venezia, la Fontana di Mestre, il Monumentodel Piave a Pederobba, il monumentoa Cristoforo Colombo a New York,il monumento ad Antonio Vivaldi a Vienna(in marmo) e a Venezia (in bronzo).Gianni Aricò è anche pittore: trasferisce neidisegni e nelle tele ad olio i soggetti dellascultura, ma vi aggiunge i paesaggi dellaPuglia, il mare, l’ardore di estati infuocate,in pennellate larghe, morbide e sensuali.Volume, linea, superficie, sono elementi significatividi ogni scultura di Aricò. L’artistalavora le superfici in modo sempre diverso,ora le liscia in forme fluide, impreziositedall’oro, ora le rende scabre con piccoli tocchidi scalpello, ora le incide con tratteggi filamentosio con solchi profondi, ora le torce,le attraversa, le forza a includere il vuoto.<strong>Il</strong> “non finito” di Aricò è un aspetto essenzialedell’opera che esprime l’interioritàdell’uomo, il suo amore per la vita, la bellezzae la musica, l’esperienza del dolore, lareligiosità profonda.L’artista tratta i materiali più diversi – pietra,marmo, legno, bronzo, oro, gesso, cemento,terracotta, vetro – in forme suggestivedi luce e trasparenze. Crea figure colossalio minuscole, grandi gruppi e formeisolate senza mai abbandonarsi alla retoricae senza mai perdere d’intensità, attento acogliere in ogni raffigurazione il senso concretodell’uomo e a renderlo universale. Aricòcoglie la tenerezza della maternità e laforza dell’amore, la crudeltà della guerra el’orrore della follia, il movimento e la quiete,la leggerezza e il peso, la musica e il silenzio.La sua coerenza e la sua sinceritàcoinvolgono l’osservatore e lo costringono aentrare nella creazione fin quasi a farneparte. | Marilia Ciampi Righetti |architetturaurbanistica - paesaggioWOLFGANG WOLTERS, Architettura e ornamento.La decorazione nel Rinascimento veneziano,Verona, Cierre, 2007, 4°, pp. 320, ill.,e 35,00.La percezione contemporanea dell’architetturadel passato è condizionata dalla concezione,affermatasi agli inizi del Novecento,secondo la quale è possibile stabilire un nettoconfine fra ornamento e ciò che, precipuamentenell’ambito dell’architettura, nonlo è. Dopo Ornamento e Delitto e dopo l’affermazionedel funzionalismo degli anniVenti, che sancì una condanna estetica emorale di quanto poteva essere consideratoornamento, noi siamo indotti a interpretarel’architettura del passato secondo degli ambitilinguistici che possiamo rispettivamentedefinire tipologia, morfologia e, infine,stilema, al quale si riconduce l’ornamento.Sebbene questo approccio sia efficace, seassunto rigidamente esso conduce a fraintenderela stretta relazione che nel passatointeragiva fra i diversi aspetti che si instauravanoe diversamente presiedevano ognisingolo edificio. Ciò, soprattutto se ignoriamole specifiche condizioni storiche chehanno determinato l’edificio, se dimentichiamole interazioni fra le diverse competenzedi coloro che contribuirono a realizzarlo,sia sul versante autoriale, sia su quellodella committenza.Lo studio di Wolters, qui nella versione inlingua italiana, ha come oggetto proprioquanto oggi, guardando all’architettura rinascimentaleveneziana, potremmo considerareornamento. Questo approccio permetteall’autore di affrontare un momentocruciale dell’evoluzione dell’architettura veneziananel corso di due secoli, mentre la figuradell’architetto andava distinguendosinell’ambito del cantiere, come responsabiledell’ideazione, rispetto alle maestranze, allequali veniva affidata la realizzazione degliornamenti. Ciò mentre la committenza svolgevauna funzione conservativa nei confrontidelle scelte stilistiche e dei materiali,in una città propensa a mantenere viva latradizione che la contraddistingueva.<strong>Il</strong> volume presenta, pur senza ambire allacompletezza, un’analisi estesa dei distintimanufatti nei quali si estrinseca in particolarel’ornamento. Ad essa l’autore anteponeuna opportuna descrizione funzionale deimateriali che caratterizzano l’architetturaveneziana e una ricognizione dei rapportivigenti fra progettisti e maestranze concorrentialla realizzazione. Rivestimenti parietali,facciate dipinte, capitelli, lesene e trofei,balaustre, transenne e inferiate, dipinti26 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazionie pitture, porte, camini, arredi liturgici,vetrate, pavimenti, volte e soffitti sono quindiconsiderati nei distinti capitoli. L’interocomplesso del cantiere e dell’architetturaveneziana del Rinascimento si dispiega daprotagonista nelle pagine, con esclusiva attenzioneai molteplici aspetti che in unastoria dell’architettura tradizionale potrebberoapparire posti ai margini. In particolareemerge il complesso e controverso processoevolutivo di assimilazione degli stilemirinascimentali a Venezia, così pervasadall’orgoglio per la tradizione medievale.| Guido Galesso Nadir |GUIDO ROSSI - GIANNA SITRAN, Portali a Venezia.Funzioni, forme, materiali nelle operedi aspetto romanico e gotico, Verona, Cierre -Venezia, Ateneo Veneto, 2008, 4°, pp. 358,ill., e 45,00.I varchi consentono il passaggio fra i canalie le calli di Venezia e gli edifici e costituisconouna delle morfologie architettonichepiù frequenti e tipiche della città lagunare;contribuiscono con la loro varietà di formea significare il suo paesaggio. <strong>Il</strong> volumepubblica i risultati della ricognizione e dellostudio sistematico di un aspetto fra i piùqualificanti Venezia, fra XII e XV secolo, tuttaviasono stati esaminati manufatti anchesuccessivi ma di forme riconducibili all’epocabassomedievale considerata. <strong>Il</strong> censimento,condotto fra 2004 e 2005, ha coinvoltoogni canale e ogni calle di Venezia eogni edificio privato accessibile dall’esterno,anche quelli sottratti normalmente allavista. Per ognuno di essi è stata recuperatala documentazione archivistica disponibilee sono stati effettuati rilievi grafici e fotografici.Sebbene sia stata ridimensionata,sulle orme di Zuliani, la dicotomia fra architetturareligiosa e civile veneziana, la ricercaè stata circoscritta alla sola seconda,nell’ambito dei distinti sestieri.La schedatura ha seguito l’impronta dettatada Ruskin nella distinzione di ordini e stili,tuttavia lo studio pone in evidenza e interrogala varietà dei contributi degli artigiania fronte delle molteplici esigenze poste dallacommittenza. Sul rapporto fra tipo e variante,fra grammatica e sua declinazione,si gioca d’altronde il fascino stesso della città.Dal sistematico rilievo tipologico offertoin questo volume è consentito procedere aduna storia dell’arco durante i due secoli delbasso Medioevo, fra romanico e gotico, prevalsosul sistema trilitico per la maggioreestensione della luce, che permetteva senzaricorrere al rafforzamento delle struttureportanti. È quindi, per esempio, possibilenotare la persistenza nel tempo dell’arco apieno centro, che ne preparò poi il ritornonel Rinascimento, dopo l’egemonia raggiuntadagli archi a due o più centri. Lo studio,così circoscritto nell’oggetto, nel tempoe nel luogo, concorre a precisare la propensionedella cultura architettonica venezianaad aprirsi alle soluzioni propriamente go -tiche, provenienti dal Nord Europa, cosìcome a quelle provenienti da Bisanzio e dalMediterraneo, reinterpretandole secondouna tradizione locale, ben attenta a mantenerela vocazione pittorica della sua architettura.Questo sfruttando la varietà cromaticadei materiali, mattone, pietra d’Istria epietra veronese innanzitutto, che contribuìa garantire l’identità stilistica della città, bencolta ne Le pietre di Venezia. Lì dove si affermò,se pure in nuce, la radicale rivalutazionedel Medioevo, forse la sua stessa “invenzione”,nell’accezione del termine che nediede Starobinski, e dove Venezia assurge,crogiolo di culture, a luogo e simbolo di unaciviltà. | Guido Galesso Nadir |Venezia. Acqua, pietre e pagine. L’insula diSan Fantin, testi di Ettore Vio, Anna Lombroso,Luciano Menetto, Carlo Montanaro,disegni originali di Fabio Santin, Venezia,Centro Internazionale della Grafica, 2008,8°, pp. 84, ill., s.i.p.A Paolo Lombroso, architetto e urbanista, èdedicato questo prezioso volumetto consaggi di Ettore Vio, Anna Lombroso, LucianoMenetto e Carlo Montanaro, illustrato daFabio Santin. La singolarità di Veneziapone agli architetti problemi complessi e richiedesoluzioni originali, basate però sullaconoscenza del territorio da salvaguardare evalorizzare. Le scelte del passato sono unpunto di partenza per interventi sul particolarissimocontesto urbano della città che vainnanzitutto compreso e valutato. Sono perciòimportanti gli studi di Egle Trincanato(1948) sulla “architettura minore” di Venezia,riconosciuta come organica e razionale,inserita nella struttura urbana, funzionale esalubre, rispettosa del nucleo individuale.L’analisi continua con Studi per una operantestoria urbana di Venezia di Saverio Muratori(1959), con L’edilizia gotica veneziana diPaolo Maretto (1960) e con Venezia Originidi Vladimiro Dorigo (1983), autore con MichelaAgazzi della monumentale VeneziaRomanica (2003-2004).In Venezia. Acqua, pietre e pagine. Insula diSan Fantin Anna Lombroso descrive lastraordinaria costituzione della città, nataimmagini tratte da Architettura e ornamento...notiziariobibliografico63 27


ecensioni e segnalazioniimmagini tratte da Portali a Venezia...dalla fusione di comunità diverse e dall’aggregazionedi un insieme di isole, ognunacol suo campo, la sua chiesa, la sua fontana,la sua scuola e, a volte, la sua corporazione.Nel tempo questi nuclei svilupparono caratteriparticolari adatti a svolgere ruoli diversie complementari nell’organismo cittadino,così l’insula di San Fantin, dove abitò la famigliadi Paolo Lombroso, fu centro culturale,con vocazione all’accoglienza e agliscambi sociali, su cui sorse il grande teatrodella Fenice.In ogni isola si trova una Venezia Maggioree una Minore, si affiancano edifici monumentalie semplici abitazioni, le vie pedonalisono distinte da quelle del trasportodelle merci, si realizza l’utopia di “una cittàa misura d’uomo”, modello per il futuro.Luciano Menetto descrive l’insula di SanFantin con i suoi sette ponti, gli edifici monumentali:la Scuola Grande di Santa Mariadella Giustizia o “degli impiccati” o “dellabuona morte”, ora Ateneo Veneto, la chiesadi San Fantin e il Teatro della Fenice, le calli,i ponti, le botteghe, i rii, i toponimi, i personaggi,la storia e la cronaca intrecciate inun tessuto vivo e inimitabile.Venezia, che ha ispirato artisti di ogni tempo,non poteva non ispirare anche il cinemae l’articolo di Carlo Montanaro che concludeil volume: I molti sensi dell’Insula sulloschermo ricorda alcuni dei molti film girati aSan Fantin, tra cui Anonimo Veneziano diEnrico Maria Salerno, Senso e Morte a Veneziadel grande Luchino Visconti. | MariliaCiampi Righetti |ROBERTO CONTE, La Chiesa e il Convento diSan Gaetano a Padova, Padova, <strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong>,2009, 4°, pp. 127, ill., e 28,00.<strong>Il</strong> presente volume costituisce il primo studioche ricostruisce compiutamente la storiadell’ex Palazzo di Giustizia di via Altinatea Padova, sorto sulle strutture dell’anticoConvento di San Gaetano, recentementeoggetto di una campagna di ristrutturazionee valorizzazione finalizzata alla creazionedel Centro Culturale San Gaetano. Inorigine questo edificio ospitava il conventodell’ordine dei Teatini, che lo acquisironodagli Umiliati il 17 ottobre 1573 e lo feceroingrandire dall’architetto Vincenzo Scamozzi,anche se il nuovo complesso venneterminato solo nel Settecento. <strong>Il</strong> luogo el’ordine religioso divennero un importantepunto di riferimento culturale e di assistenzaper la città, tanto da conferire all’interazona il nome di contrada dei Teatini, e nell’Ottocentodi San Gaetano.Basandosi su un cospicuo materiale ineditoscovato in archivi e biblioteche, RobertoConte descrive con ampia documentazioneil progetto originario che ben si armonizzavacon la concezione architettonica del tempoespressa dallo Scamozzi nell’Idea dell’Ar -chitettura Universale (1615) e con i nuovi dettamidella Controriforma, facendo luce sullescelte religiose in ambito edilizio dellaPadova di quegli anni e sulla prima attivitàdello Scamozzi, all’epoca trentenne ma giànoto e stimato da numerose famiglie venezianee dal Senato della Serenissima.Entrando nel vivo della ricostruzione storica,il volume si articola in più parti che illustranole vicende costruttive a partire dallaconsacrazione della chiesa, fino alla soppressionenapoleonica, alla destinazione aPalazzo di Giustizia ad opera dell’architettoTullio Paoletti dopo l’incendio del 1929, eagli ultimi restauri che hanno permesso ilrecupero della sede storica. I ricchi apparatie le numerose illustrazioni permettono dicomprendere appieno lo sforzo dell’autoredi recuperare la memoria e la conoscenza diquesto importante luogo di Padova.Molta parte della trattazione è dedicata alladecorazione pittorica e plastica della chiesa,vero e proprio gioiello del barocco padovano,caratterizzata da una sedimentazione ditestimonianze artistiche che attraversano isecoli dal Cinquecento al Settecento. L’apparatodecorativo venne stabilito dagli stessiTeatini, che vi attribuirono un forte valoredidattico attraverso un attento studio iconografico.Le sculture, gli affreschi e i dipintiassumono un’importante funzionepedagogica per lo spettatore. La campagnadecorativa, svoltasi in tre fasi, vide all’operaartisti come Ruggero Buscapè, Pietro Damini,Alessandro Maganza, Bissoni, Pelizzari,Louis Vernansal, autore del grandiosoaffresco della cupola, e molti altri.Tra il XVII e il XVIII secolo la chiesa assunsel’aspetto che ancora oggi la contraddistingue:da una parte affiora il ritrovato gustotardo cinquecentesco scamozziano, dall’altraemerge una profusione barocca altisonante,come ben evidenziato dall’autore.| Barbara Ceccato |Pedemontana Veneta. <strong>Il</strong> divino del paesaggio:per un’economia della forma, a cura di RenatoRizzi, Venezia, Marsilio, 2007, 8°, pp. 193,ill., e 40,00.Questo volume dell’architetto Renato Rizziraccoglie 15 plastici, presentati tra l’altro anchein una mostra al MART di Rovereto, e accompagnala presentazione di questi mo-28 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniimmagini tratte daLa Chiesa e il Convento di San Gaetano...delli, rappresentativi di alcuni angoli visualidel territorio interessato dall’infrastruttura,con contributi teorici di grande interesse.La domanda di fondo che muove il libro,alla quale viene data una risposta affermativa,appare quantomeno inconsueta anchese, in realtà, profondamente radicata nellostesso oggetto a cui guarda: possono le motivazionifunzionali e pratiche essere legatea temi metafisici? La risposta è, come detto,affermativa, dal momento che qui si parladei luoghi e della loro sacralità. Rizzi sostieneche “ormai guardiamo il mondo con l’occhiodel nichilismo, che prevede solo unavisione tecnico-scientifica. Ma il paesaggioha un carattere di divinità che è oggettivo,che sta nelle cose. Studiandolo, ci rendiamoconto che la nostra cultura è inadeguata acomprendere questa ricchezza formale”.In un altro contributo del volume, Paolo Por -toghesi sostiene che il paesaggistico e il figu -rativo della Pedemontana Veneta rovescia laprassi, candidandosi come motivo di rigenerazionedel paesaggio stesso. Per Rizzi l’architettodeve “dare senso alle opere dell’uomonel territorio, nelle città, nei luoghi dovevive”. Nella sua tesi si individuano importantiechi rosminiani, soprattutto con riferimentoad un pensiero che partendo dallapersona arriva al senso (non tanto al significato)delle cose. Forma, divinità, qualità, metafisica:nel discorso di Rizzi tutti questi terminiriconducono ad una matrice comuneche è teologica senza essere religiosa. Percerti aspetti una traduzione architettonicaurbanisticadel Deus sive natura spinoziano.<strong>Il</strong> libro cerca di strappare il problema dellacostruzione di nuovi assi viari (o “corridoi”,come vengono spesso definiti oggi) alla solacompetenza tecnico-ingegneristica e parallelamentemette in discussione l’utilità diun metodo come quello della Valutazionedi Impatto Ambientale che sta già mostrandoi propri limiti. Molto più opportuno parlaredi assenza di qualità nella forma progettuale,di mancanza di “sapere” della formae provare a riportare il dibattito all’anticosapere metafisico-simbolico, qualcosache era forse ben chiaro già ai romani quando,con la tessitura viaria dell’Italia antica,offrirono una lettura funzionale e simbolicadel paesaggio e della divinità in esso contenuta(pensiamo ad esempio alla Via Emiliae alla sua funzione di confine tra la catenaappenninica e la pianura padana).Intersecando sguardi di provenienza diversa(da quello della letteratura a quello dell’iconografiastorica, da quello della pitturaveneta a quello della storia del territorio) ilvolume riesce a far percepire la concretezzadel problema delle infrastrutture in Veneto:non si tratta semplicemente di tracciare unpercorso, espropriare quanto è d’intralcio emettere in funzione il nuovo asse viario. Sitratta, ogni volta che si affronta un progettodi viabilità determinante per il futuro diquesta regione chiave d’Europa, di comprenderecome il pratico e il funzionale deb -bano essere intimamente legati al metafisicoe al simbolico. Sembra pura astrazione,eppure non c’è nulla di più concreto di unassunto del genere. | Alberto Cellotto |Pedemontana veneta, a cura di Aldo Peressa,Padova, <strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong>, 2009, 4°, pp. 172, ill.,e 28,00 (“QT. Quaderni del territorio. Architetturee luoghi del contemporaneo”, 1).“È possibile coniugare modernità e memoria?Evento e citazione”, questa domanda,posta nell’introduzione da Aldo Peressa,esprime con immediata evidenza gli obiettividi questo primo volume della nuova collanadi architettura “QT. Quaderni del territorio”.I contributi si interrogano sulla prassiarchitettonica attuata in territori topograficamentedefiniti come luogo di confine: qui laPedemontana Veneta, fra Schio e Pordenone.Le dieci opere architettoniche presentaterisalgono agli ultimi cinque anni e vengonointrodotte da tre saggi che illuminano le caratteristichedel territorio con un approcciointerdisciplinare, come attestano in particolarei contributi di Gian Mario Villalta, VitalianoTrevisan e Andrea Zanzotto.La collana intende porre all’attenzione gliinterventi architettonici che si inseriscano evogliano interagire con i territori e i paesaggi,proponendosi in “termini problematicila questione della contemporaneità senzaindulgere nell’eclettismo, nell’effetto speciale,da un lato, nei revival vernacolare onello spontaneismo rurale, dall’altro”. Aconfronto è posta una condizione ideale delcostruire, astratta dal territorio, sul qualeimporsi con edifici anonimi o spettacolari, euna prassi architettonica che, viceversa, siproponga come linguaggio dello spazio edel tempo proprio del luogo, non rivolto allasola vista, bensì a tutti cinque i sensi. Lasintesi che viene cercata, espressa nel linguaggioproprio dell’architettura, intendeescludere sia un approccio neomodernista,proteso su un’idea di progresso tecnicisticoscientificosenza memoria, sia un approcciomimetico, populistico, incline allo storicismolocalistico e sentimentale. Una sintesitesa fra modernità e memoria.“Quaderni del territorio” si propone quindicome collana di tendenza, determinata a sceglieree ad assumere una posizione critica;nient’affatto disponibile ad assecondare formearchitettoniche autoreferenziali, dimentichedel carattere intrinsecamente lingui -notiziariobibliografico63 29


ecensioni e segnalazionistico oltre che funzionale dell’architettura.L’approccio critico emerge per altro anchedal contributo fotografico, che senza indulgerein alcun facile estetismo, coglie icasticamentegli aspetti più controversi del paesaggiopedemontano, le sue contraddizioniesito dell’opera dell’uomo, non solo dell’architetto.L’architettura “ben riuscita”, comeafferma Margherita Petranzan, è il risultatodi una relazione felice fra architetto e committente,dal loro positivo rapporto scaturiscela sintesi fra identità e differenza, frapassato e futuro, di un agire presente che sifaccia carico della continua trasformazionedella realtà, perché essa non sia subita, nellaconsapevolezza espressa da Zanzotto che“l’identità cambia continuamente”, e il lavorodell’architetto deve farsene carico, nonenucleandosi in uno spettacolare gesto scenografico.| Guido Galesso Nadir |fotografialibri illustratiLUCA TREVISAN, Palladio: le ville, prefaz. diLionello Puppi, fotografie di Luca Sassi,Schio (VI), Sassi, 2008, 4°, pp. 224, ill., s.i.p.Pubblicato in occasione del cinquecentenariodella nascita di Andrea Palladio, il volumepropone una colta guida per il “forestiereistruito” fra le stupefacenti ville progettatenel XVI secolo dall’architetto padovano.Definite quasi un secolo fa da Fritz Burgercome “i frutti più nobili di quell’ardente desiderioveneziano di sfarzo e splendore”, leville di Palladio mostrano la sua straordinariaduttilità creativa nel soddisfare le aspettativedi una committenza sempre più esigente,quale principale interprete dello sviluppo,nel Cinquecento, della “civiltà delleville venete”.“Sopra un colle di bellissima vista”, a Lenedodi Lugo (Vicenza), si trova villa Godi, laprima abitazione rurale progettata da Palladio.Commissionato da Girolamo Godi, figliodi Enrico Antonio, e realizzato fra il1536-1537, l’impianto progettuale dell’abitazionedi Lenedo si pone in rapporto con lecoeve ville Garzoni di Sansovino e Soranzadi Sanmicheli, coniugando, secondo la consuetaprassi rinascimentale, l’otium al negotium,con un edificio comodo e funzionale,adatto agli usi agricoli ma confortevole perl’aristocrazia colta. Fra il 1542 e il 1550 l’architettoottiene nuove commissioni vicentine:dalla famiglia Pisani per il progetto diun’abitazione a Bagnolo di Lonigo, dai fratelliMarcantonio e Adriano Thiene per larealizzazione di una villa a Quinto Vicentino,ma anche da Biagio Saraceno per la residenzadi Finale di Agugliaro e da BonifazioPogliana per la villa di Poiana Maggiore.Entrato ormai in contatto con diversi circoliculturali, negli anni cinquanta Andrea diPietro “della Gondola”, che dal 1540 assumeil classicheggiante appellativo di “Palladio”,progetta diverse ville per numerose famigliedell’aristocrazia veneziana: i Pisani,i Cornaro, i Barbaro, gli Emo, i Badoer, i Foscari.Di gran valore, fra le abitazioni realizzatein questi anni, è villa Barbaro a Maser(Treviso), a cui lavora, oltre all’architetto padovano,anche uno dei principali artisti delRinascimento: Paolo Veronese. L’ingegnodi Palladio traspare nell’impostazione strutturaledel corpo centrale dell’abitazione,dove si evince una perfetta saldatura tra ilnucleo originario del complesso preesistentee il nuovo elemento di fabbrica. <strong>Il</strong> ninfeodella villa costituisce, a sua volta, un unicumfra le opere dell’archiettto, facendo supporreuna collaborazione con Daniele Barbaro.Alla descrizione del complesso abitativo ilvolume affianca le immagini degli straordinaricapolavori di villa Barbaro, come l’affrescodel presunto autoritratto di Veronesenei panni di un nobiluomo con abiti da caccia.Accompagnano la Prefazione di LionelloPuppi e il testo di Luca Trevisan le fotografiedi Luca Sassi, proponendo, medianteuna simbiotica interazione fra l’analisi criticae la documentazione d’immagini, un’adeguatalettura della purezza formale estrutturale delle architetture palladiane.| Giovanna Ficarazzi |PAOLO COSSI, 1432: il veneziano che scoprì ilbaccalà, prefazione di Paolo Quirini, Milano,Hazard, 2008, 8°, pp. 105, ill., e 12,50.Trancio di storia della Serenissima Repubblicadi San Marco raccontato col linguaggiodel fumetto. Con questo volume PaoloCossi, trentenne friulano, prosegue il percorsonarrativo che lo porta a utilizzare ilsuo talento di disegnatore per affrontaretemi anche di serio, talora drammatico, impegno.Si veda, edito ancora da Hazard,<strong>Il</strong> grande male, in cui evoca il genocidio delpopolo armeno per mano ottomana. Storicamenteineccepibile come lo è questo sullaperigliosa navigazione finita nel 1432 conun disastroso naufragio della nave, chiamata“Gemma Querina”, nel pieno dell’invernopolare che decimò l’equipaggio portandoil nobile mercante veneziano Pietro Querini,con un pugno di sopravissuti, sullesponde dell’isola norvegese Rost.immagini tratte da Palladio: le ville30 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniSua destinazione, partendo da Candia conun carico di vino e spezie, erano le Fiandre.A Rost venne soccorso per un puro caso dainativi e da questi ospitato. E lì, assieme a costumidi vita assolutamente nuovi, scoprìil baccalà. Lo stoccafisso prezioso per lagente in navigazione che, essiccato, godevadi lunghissima conservazione, importatoquindi da accorto mercante a Venezia.<strong>Il</strong> disegno in chiaroscuro seppiato dà sostanzaanche agli aspetti psicosociali dellastoria, con momenti pure di trattenuto umorismo.Cossi ha voluto documentarsi visitandola Norvegia. Inserisce nel corso dellanarrazione riproduzioni del diario scritto dalnavigatore veneziano ch’era stato reperito daPaolo Quirini (autore del soggetto oltre chedella chiarificante prefazione e diretto discendentedi quel casato) nella ApostolicaBiblioteca Vaticana. Usa talora brani di frasiin norvegese. E alterna il racconto di quellalontana vicenda, oggetto anche in tempi recentidi narrazioni letterarie, come Alla largada Venezia del giornalista Franco Gilibertoe dal capitano di lungo corso Giuliano Piovan,entrambi veneziani, con accattivanti inserti“didattici” ambientati nella odierna cittàlagunare.La copertina riassume emblematicamentel’odissea di Pietro Querini: vi è raffigurato inmezzo alla tormenta di neve e ghiaccio recanteil vessillo di san Marco ridotto ormai abrandelli. | Piero Zanotto |Gianni Berengo Gardin. Polesine, a cura diPaolo Morello, Palermo, Istituto Superioreper la Storia della Fotografia, 2008, 4°, pp. 142,ill., e 75,00.Un elegante e insieme severo volume fotograficopubblicato col sostegno della Regionedel Veneto dall’Istituto Superiore per laStoria della Fotografia, in continuazione diuna pregiata e ormai folta collana editoriale.<strong>Il</strong> secondo in questo elenco di opere diGianni Berengo Gardin dopo quello dedicatoa Venezia, che compare con alcune immaginiassieme ad altre di Murano nell’infratesto.Si informa nell’indice delle fotografieche quelle eseguite in Polesine datanoal 1971. Panorama documentario, quindi,oggi, di valenza storica. E in taluni casianche folklorica ed etno-antropologica.Già apparse in parte nel volume Alfieri– Polesine – di quello stesso anno, sono statequi riorganizzate dal curatore Morello,insegnante di Storia delle Fotografia all’UniversitàIuav di Venezia, autore di numerosistudi sulla fotografia italiana del Novecento,secondo una spartizione tematica: il fiume,i suoi argini, le città, le ville aristocratiche(anche nei loro interni), il lavoro dei campi,la vita nei paesi, la pesca nel delta. Così daoffrire “uno spaccato della vita di questa regionedel Veneto, così fortemente caratterizzatadalla presenza dei due grandi fiumi,il Po e, poco più a Nord, l’Adige”. Negli ultimiquarant’anni il Polesine ha subitograndi trasformazioni.<strong>Il</strong> lavoro di Gardin sfogliando il volume appareil frutto di una estetica che si imparentacon la poesia. Non fine a se stessa, in ognicaso partecipe del ciclo della natura e dellavita vissuta quotidianamente. In città e soprattuttonel lavoro della terra e della pesca.Un totale di 93 immagini rigorosamente i<strong>nb</strong>ianco e nero con una scelta di esterni sviluppatesu due pagine. Finestre in questicasi di arioso e talora incantato respiro. Chesembrano affondare nella notte dei tempipur eseguite meno di quarant’anni fa. “Soltantoi più anziani hanno un ricordo direttodei ponti di barche, dei traghetti sul fiume,dei mulini a pale, raffigurati in queste fotografie”.<strong>Il</strong> volume si completa in una lungaeppure riassuntiva nota biografica di GianniBerengo Gardin che si estende anche nellaelencazione anno per anno delle sue mostrepersonali dal 1956 ad oggi. | Piero Zanotto |Venezia interni contemporanei / Venice interiors.Contemporary homes, testi di ChiaraPasti, fotografie di Lisa Ferro, Ponzano(TV), Vianello Libri, 2008, 4°, pp. 175, ill.,e 36,00.Nato da un accorto lavoro di ricerca dell’architettoChiara Pasti, accompagnato e documentatodalle riprese fotografiche di LisaFerro, Venezia interni contemporanei proponeuna piacevole “intrusione” negli spazi abitatividi venticinque splendide case veneziane,tutte accomunate dall’esigenza architettonicadi coniugare la vocazione al contemporaneoalla volontà di integrare gli ambienti internicon l’esterno, cioè con lo straordinariocontesto lagunare. Abitare a Venezia – spiegaa tal proposito Chiara Pasti nell’introduzioneal volume – “è sinonimo di un eserciziodisuguale nel rapporto con l’esterno”, nelquotidiano dialogo fra spazio privato e calli,campi, campielli e canali della laguna, elementiche offrono unicità alla città veneta, dasempre catalizzatrice di memorie storiche.<strong>Il</strong> volume propone, fra le residenze analizzate,immagini fotografiche e una dettagliatarecensione dell’interno di Casa Balboni,opera non conclusa di Carlo Scarpa. Portataa termine dall’allievo Giovanni Soccol, lacostruzione-ristrutturazione dell’abitazioneimmagini tratte daGianni Berengo Gardin. Polesinenotiziariobibliografico63 31


ecensioni e segnalazioniimmagini tratte daVenezia interni contemporanei...fu progettata negli anni Settanta da Scarpasu commissione di Loredana Balboni, rinomataesperta e collezionista d’arte. Affacciatasul Canal Grande e, nel lato opposto, suun giardino privato, Casa Balboni ha comeprotagonisti assoluti la luce e l’acqua, elementinaturali enfatizzati dalle accorte sceltearchitettoniche del maestro veneziano edel suo fedele discepolo. Con la progettazio -ne di Casa Max la lezione di Scarpa vieneaccuratamente rielaborata da Luigi Guizzardi,offrendo “un piccolo omaggio algran de maestro”. Concettualmente e strutturalmentedifferente la casa della nobile famigliaErizzo, situata nel sestiere di Castello,dove le due sale con preziosi affreschi costituisconola chiave di volta attorno allaquale si sviluppa il resto della casa. L’interventodi ristrutturazione dell’interno, operatoda Valeriano Pastor, ne ha positivamentemodificato l’assetto originario,creando, mediante il disimpiego attrezzatoalla destra dell’ingresso principale, un “percorsoin trasformazione”.Cura nel dettaglio e armonico uso dei materialiconnotano il lavoro architettonico contemporaneo,in Casa Balboni così come nell’abitazionenobiliare della famiglia Erizzo,elementi costitutivi che si riscontrano anchein tutti gli interni recensiti da ChiaraPasti e immortalati dagli scatti fotografici diLisa Ferro. | Giovanna Ficarazzi |musica - teatro - cinemaVITTORIO BOLCATO, Musiche da 800 anni fa.Voci e suoni delle antiche pievi cadorine. Conun saggio di Nino Albarosa, Belluno, IstitutoBellunese di Ricerche Sociali e Culturali,2009, 8°, pp. 95, ill., ess. mus., s.i.p.<strong>Il</strong> 21 marzo 1208 il notaio Benincasa, rogantein Vicenza, redige l’atto con il qualeviene sancita l’indipendenza delle sette pievicadorine nate dalla chiesa matrice di SantaMaria Nascente di Pieve di Cadore: SantoStefano in Comelico, San Martino di Vigo,Santa Giustina in Auronzo, San Giorgio diDomegge, San Martino di Valle, San Vito diCadore e San Giacomo di Ampezzo. Conquesto atto i pievani ottenevano di poter risiederestabilmente presso le rispettive sedidi cui curavano le anime, e che ciascuna diqueste chiese potesse godere di un patrimonioautonomo. Tuttavia, per la mancanza didocumentazione, è difficile stabilire la datad’origine della chiesa matrice di Pieve diCadore e quella delle pievi cadorine. Un significativocontributo viene offerto, però, dauna decina di frammenti pergamenaceiestrapolati da libri liturgici in uso presso lachiesa di Pieve e di San Vito, e da tre pergameneconservate in Cadore e provenienti daUdine, appartenenti ad un Graduale, forsedi proprietà della cattedrale sede del patriarcatodi Aquileia.Tali frammenti, posti in relazione tra di lorodal musicologo vicentino Vittorio Bolcato,che appartengono liturgicamente al periodopostcarolingio e si rifanno al cosiddetto ritopatriarchino, si salvarono dalla distruzioneimposta dall’adozione del rito romano, inquanto utilizzati quali legature di libri. Nonè raro infatti che preziosi documenti pergamenaceimedievali, specie a contenuto musicale,siano giunti sino a noi grazie al lororiutilizzo quali legature di libri contabili,amministrativi e notarili, a causa di riformeliturgiche e conseguenti mutamenti stilistici.Quattro di questi frammenti, quelli cheospitano notazione musicale adiastematica,vengono studiati approfonditamente, mentregli altri vengono solamente descritti.Uno dei quattro è custodito presso l’Archiviodella Magnifica Comunità del Cadore diPieve e appartiene ad un Messale della primametà del XII secolo; gli altri tre, di origineaquileiese, sono invece di proprietà deglieredi dei comeliani mons. Giovan BattistaMartini e don Francesco Zanderigo Rosoloche li portarono in Cadore da Udine verso lametà del secolo XIX. Come dimostra NinoAlbarosa nel saggio ospitato nel volume, entrambii libri liturgici, seppur redatti per diversicommittenti, sono accomunati da“una notazione musicale di natura germanica”molto diffusa in Europa orientale.Le sei pergamenne di San Vito sono quelleche documentano la fondazione delle pievicadorine e la loro liturgia. Esse appartengonoad un lezionario e a due messali rispettivamentedella seconda metà, della fine delXII e della fine del XV secolo. La pergamenadi Borca di Cadore appartiene invece ad unmessale pretridentino del secolo XV, in usopresso la chiesa di San Vito, destinata a ricoprireun libro di conti della chiesa frazionaledi Cancìa. | Francesco Passadore |Gaetano Valeri (1760-1822). Due concerti perorgano con strumenti, a cura di Antonio Lovato,Padova, Cleup, 2006, 4°, pp. 94, ess.mus., e 25,00 (Associazione veneta per la ricercadelle fonti musicali, Musica veneta, 5).Antonio Lovato, da sempre impegnato nellaricerca sulla musica a Padova, propone laprima trascrizione moderna, in partitura, di32 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazionidue concerti per organo e orchestra del padovanoGaetano Valeri (1760-1822), pertrentacinque anni al servizio della Cattedraledi Padova, quale organista dal 1785 al1803, poi promosso al rango di maestro dicappella nel 1805, ruolo che tenne fino allamorte. Aveva studiato con Ferdinando Turinipresso la Basilica di Santa Giustina a Padovae fu organista delle locali chiese diSanta Maria del Carmine e di Sant’Agostino.Fu un eccellente pianista e le fonti sopravvissute,perlopiù manoscritte, testimonianoil suo primario impegno nel generesacro, ma anche in quello strumentale e,seppur minoritario, in quello drammatico,con due titoli rappresentati a Padova.<strong>Il</strong> corpus strumentale conta musiche per orchestrae soprattutto per tastiera; fra queste,due concerti per organo e orchestra, in sol ein si bemolle, custoditi presso l’Archivio Capitolaredi Padova e il Fondo Malerbi dellaBiblioteca Civica di Lugo di Romagna, il secondodei quali datato 1797. Entrambi i concertisi articolano in tre movimenti, secondole consuetudini settecentesche, e presentanotracce dei criteri propri del classicismoviennese, specie nel primo movimento, incui è evidente l’esposiziome bitematica, seguitada sviluppo e ripresa.Le partiture sono precedute da un’introduzione,nella quale Lovato ripercorre velocementela biografia del musicista e presentalo stato delle conoscenze in tema di fonti organistiche,per poi dedicarsi specificamenteai due concerti, oggetto del suo studio.All’apparato critico, che dà conto delle peculiaritàe dell’esegesi delle fonti, segueun’aggiornata bibliografia. Particolarmentepreziosa l’appendice dedicata al profilo biografico,redatto da Giovanni Battista, nipotedel compositore, intorno alla metà dell’Ottocento.Dal documento manoscritto, gentilmenteofferto dalla pronipote Marina Valeri,si evincono ulteriori notizie e precisazionibiografiche, in primis la conferma dellanascita il 21 settembre 1760, data messa indubbio dall’atto di morte, che lo voleva defuntoall’età di 58 anni, e quindi nato nel 1764.| Francesco Passadore |MARIA ROSARIA TENI, Una donna e la suamusica: Maddalena Laura Lombardini Sirmene la Venezia del XVIII secolo, prefaz. diFrancesco Mineccia, Novoli (LE), BibliothecaMinima, 2007, 8°, pp. 127, s.i.p.Maddalena Laura Lombardini, veneziana, èstata la prima virtuosa e concertista di violinodella storia e si esibì nei più importantiteatri e sale da concerto europei del Settecento.Visse tra il 1745 e il 1818. Entrò giovanissimanell’Ospedale dei Mendicanti doveiniziò la sua formazione quale cantante,clavicembalista, compositrice e violinista,ma furono determinanti le lezioni ricevuteda Giuseppe Tartini a Padova, dove i Governatoridell’istituto pio veneziano acconsentironoche lei soggiornasse in diversi periodi,riconosciutane la valentia allo strumentoad arco. Una volta raggiunta una piena maturitàartistica lasciò i Mendicanti anticipatamente,grazie al matrimonio con il violinistaLudovico Sirmen, non senza scatenareopposizioni e polemiche da parte dei Governatori:essi tentarono il possibile per trattenerla,affinché ponesse il suo talento al serviziodell’Ospedale, “restituendo” quantoaveva ricevuto dall’istituzione durante il suosoggiorno. Contravvenendo alle disposizionidei Mendicanti, calcò le scene dei teatrieuropei: da Parigi a Mosca, da Torino a Londra,senza far torto ai paesi di lingua tedesca.Pubblicò anche musica: concerti perviolino, duetti per due violini, terzetti convioloncello e, assieme al consorte, quartettiper archi; edizioni che vennero stampate (eristampate) a Parigi, Londra, L’Aja, Lipsia,Amsterdam, e che dettero origine a una cospicuamesse di copie manoscritte dispersein varie biblioteche italiane, europee e statunitensi.A giudicare dal primo dei suoi tretestamenti, la sua carriera e la sua abilità negliinvestimenti terrieri e finanziari le consentironodi guadagnare somme considerevoli,che le permisero di vivere più che agiatamenteanche dopo la separazione dal maritoe l’abbandono del concertismo, nella secondametà degli anni ottanta, e il ritiro nellasua residenza veneziana.La monografia di Maria Rosaria Teni, originatadalla tesi di laurea in Storia moderna emediata dal suo articolo Maddalena LauraLombardini Sirmen: una musicista del XVIIIsecolo, ospitato nel quadrimestrale “Studi storici”(XXXV/2, maggio-agosto, 2006), nonmanca di fornire uno spaccato della vitamusicale veneziana settecentesca con particolareattenzione all’ambiente degli Ospedali,dando vita ad un lavoro che sarà soprattuttoapprezzato da musicofili e damelomani. | Francesco Passadore |FRANCESCO PASSADORE, Catalogo tematicodelle composizioni di Maddalena Lombardini(1745-1818) e Ludovico Sirmen (1738-1812),Padova, Edizioni de I Solisti Veneti - Venezia,Regione del Veneto, 2008, 8°, pp. 178, s.i.p.<strong>Il</strong> volume curato da Francesco Passadore èl’ottavo della collana di cataloghi di compositoriveneti o legati al territorio veneto volutae patrocinata da Claudio Scimone e daI Solisti Veneti.La veneziana Maddalena Lombardini, “putta”dell’Ospedale di San Lazzaro dei Mendicanti,fu una delle prime virtuose ad esibirsiin sale e teatri europei e a pubblicare lesue opere in Italia, Olanda, Inghilterra eFrancia. Violinista, violoncellista e clavicembalista,si formò dapprima con Bertoni,Barbieri e Martinelli e, dal 1760 al 1764,con Giuseppe Tartini che nel 1770 le indirizzòuna Lettera su problemi di tecnica violinisticapiù volte pubblicata. Tartini, tramiteNaumann, si adoperò pure, ma invano,per farla maritare al cantante Giuseppe Scotie per farla assumere presso la corte diDresda. Si sposò invece nel 1767 con il violinistaravennate Ludovico Sirmen. Insieme,la coppia intraprese un’apprezzata attivitàconcertistica per tutta Europa, costantementeaccompagnata, con il ruolo di cicisbeo,da don Giuseppe Terzi, mansionariodei Mendicanti. La strana coppia si separòqualche anno dopo e i due svolsero quindiun’attività indipendente fino al 1783, quandoinsieme si recarono in Russia per unatournée alla fine della quale si separaronodefinitivamente. Cessata l’attività concertistica,Maddalena si stabilì a Venezia dovemorì nel 1818.Ludovico Sirmen fu attivo a Ravenna, Mantovae Bergamo fino al matrimonio conMaddalena Lombardini. Giacobino e massone,ebbe qualche problema con le autoritàe fu arrestato per poi essere riabilitatodopo aver fatto pubblica ammenda. La suafortunata attività concertistica si svolse quasisempre parallelamente a quella della moglie.Ritiratosi a Ravenna, partecipò attivamentealle manifestazioni concertistiche eteatrali fino alla morte avvenuta nel 1812.<strong>Il</strong> pregevole lavoro di Passadore si divide intre sezioni: quella delle composizioni diMaddalena Lombardini, quella di LudovicoSirmen e quella delle composizioni condivisetra i due compositori. Della Lombardinisono inventariati: sei duetti per violini indue movimenti – come quelli coevi di Rolla,Nardini, Campagnoli, Trento –, sei triiper due violini e violoncello e sei concertiper violino e orchestra, ridotti anche per clavicembaloo pianoforte da Tommaso Giordani.Le opere di Sirmen comprendono:una sonata per violino e basso continuo, seiduetti e sei trii per archi, un concerto perflauto e orchestra e tre per violino e orchestra,una ouverture per orchestra e una messaper soli, coro e orchestra. Sei quartettiper archi sono stati composti in collaborazionedai due compositori. Le musiche dientrambi, nello stile galante dell’epoca, ebberouna notevole diffusione; figurano infattinei cataloghi di ben dodici editori eu-notiziariobibliografico63 33


Decisamente illuminante il saggio introduttivo,di una cinquantina di pagine, a firmadel curatore Antonio Trudu, sul pensieropolitico e culturale del compositore venezianoLuigi Nono, iscritto al Partito ComunistaItaliano dal 1952 (e membro del ComitatoCentrale dal 1975) sino alla sua scomparsaavvenuta l’8 maggio 1990. Sono ben 277 lelettere e i telegrammi scritti e ricevuti daNono, estrapolati dal suo prezioso archivioe offerti in trascrizione al lettore. I suoi interlocutorisono importanti uomini politiciitaliani, perlopiù appartenenti all’area dellaSinistra della Prima Repubblica (1954-1990), ma anche leaders stranieri, pittori,uomini di cultura, musicisti, musicologi,critici musicali, sovrintendenti di teatri. Dalcarteggio emerge la figura di un artista porecensionie segnalazioniropei e sono conservate in un gran numerodi copie manoscritte.<strong>Il</strong> catalogo, la redazione del quale ha richiestoil reperimento e lo studio di fonti manoscrittee a stampa conservate nelle bibliotechedi quindici nazioni, è preceduto daun’ampia e documentatissima introduzione,dai testamenti dei due musicisti, da unaaggiornata discografia e dalla bibliografia. <strong>Il</strong>volume è corredato dall’indice delle composizionie delle forme musicali, l’indice deititoli e degli incipit testuali e dall’indice deinomi. | Alberto Zanotelli |FRANCESCO PASSADORE, Catalogo tematicodelle composizioni di Giuseppe Torelli (1658-1709), Padova, Edizioni de I Solisti Veneti -Venezia, Regione del Veneto - Verona, Comunedi Verona, 2007, 8°, pp. LXXXVIII-510, s.i.p.<strong>Il</strong> veronese Giuseppe Torelli è uno dei piùsignificativi compositori di musica strumentaledella seconda metà del Seicento italiano.Allievo di Perti ed esponente di spicco dellascuola bolognese, fu attivo prevalentementenella basilica di San Petronio, come suonatoredi violetta, fino allo scioglimento dell’orchestranel 1695, e dal ripristino dellacappella nel 1701 fino alla morte, collaborandospesso con il contraltista Pistocchi. Per alcunianni svolse l’attività di maestro dei concertia Vienna e presso la corte del margraviodi Brandeburgo Ansbach. Membro dell’AccademiaFilarmonica bolognese, è autoredi quasi duecento composizioni, in parteancora inedite. Grazie alle approfondite ricerchedi Francesco Passadore la sua interaproduzione ha ora una definitiva e sistematicacatalogazione.<strong>Il</strong> volume rappresenta un sussidio indispensabileper lo studio e la valorizzazione dell’operadi Torelli e per la storia della musicastrumentale italiana del Seicento. Precedutoda una esauriente introduzione biografica ebibliografica, il catalogo elenca tutte le operedi Torelli, per le quali Passadore ha propostouna nuova e razionale classificazione. È divisoin tre sezioni (A: composizioni strumentali,B: composizioni vocali e C: libretti)con sottosezioni per i vari organici.La sezione A, relativa alle opere strumentali,comprende undici sottosezioni distinte perorganici: composizioni per uno e fino a seistrumenti soli in varie formazioni per archie fiati e per strumenti solistici e archi. Vi figuranoun concerto per oboe e archi, 18 pertromba e archi, 10 per due trombe e archi,17 per violino e archi, 8 per due violini e archi,28 sonate per due violini e bc oltre a numerosecomposizioni per vari strumenti.Le poche composizioni vocali della sezioneB comprendono: un oratorio (perduto), quattroarie sacre, di cui due perdute e due inseritein un oratorio di Perti, una cantata, unBenedictus, un Domine ad adiuvandum equattro arie profane di cui due perdute.La sezione C comprende due esemplari dellibretto dell’oratorio L’Adamo scacciato dalParadiso eseguito alla corte imperiale diVienna, uno in italiano e uno in tedesco,entrambi stampati a Vienna nel 1700.Di ciascuna composizione il catalogo riportail frontespizio completo, la dedica, le noteeditoriali e i dati bibliografici, il numero deilibri-parte, l’elenco degli esemplari a stampae delle copie manoscritte esistenti con lerelative sedi di conservazione, i riferimentia lessici e repertori, le note eventuali nonchégli incipit musicali di tutti i movimenti.<strong>Il</strong> catalogo contiene inoltre l’elenco di tuttele edizioni moderne, una discografia aggior -natissima e un’ampia bibliografia. Completanoil volume due Tavole di parità tra il catalogoparziale di Giegling, i numeri d’operae la classificazione attuale, gli indici deititoli e degli incipit testuali, delle forme e deinomi. | Alberto Zanotelli |REINHARD STROHM, The Operas of AntonioVivaldi, 2 voll., Firenze, Olschki, 2008, 8°,pp. XX-790, ill., ess. muss., e 85,00 (Studidi musica veneta. Quaderni vivaldiani, 13).<strong>Il</strong> monumentale lavoro di Reinhard Strohmè dedicato ai 46 drammi musicali compostida Antonio Vivaldi (più un progetto ferraresedel 1738 per il suo patron Giulio Bentivoglio,poi abortito) e rappresentati nei teatridi mezza Europa tra il 1713 e il 1742; il saggiofa da contraltare al volume di MichaelTalbot sulla musica vocale sacra (1995) e aquello di Cesare Fertonani sulla musicastrumentale (1998) del Prete rosso, che necondividono editore e collana vivaldiana.La carriera operistica di Vivaldi prese avvionel 1713 con l’Ottone in villa, su libretto diDomenico Lalli, per il Teatro Nuovo di Vicenza,e si concluse con il Feraspe di FrancescoSilvani (revisione di Bartolomeo Vitturi),andato in scena al veneziano TeatroSant’Angelo nel 1739, seguito da una ripresapostuma dell’Oracolo di Messenia nel gennaiodel ’42 al Kärtnertortheater di Vienna.A queste si aggiungano 152 arie composteper una novantina di pasticci (esclusi dalpresente studio), ossia partiture a più manio in cui figurano una o più arie del Veneziano,il tutto nell’arco di un trentennio.Dopo un centinaio di pagine votate allo studiodella storia, della prassi e dell’esteticadell’opera vivaldiana, Strohm struttura ilsuo lavoro in una cinquantina di ampie e articolateschede dedicate a ciascun drammamusicato, sia di quelli giunti sino a noicompleti di libretto e partitura, sia di quellitestimoniati dal solo libretto o dalla solamusica, oppure anche da fonti frammentarie.Ciascuna scheda presenta la descrizionedel libretto: frontespizio, dedicatario, argomento,personaggi e interpreti, mutazionidi scena, varie responsabilità, il riassuntodel dramma con i riferimenti alle arie e aiconcertati, osservazioni sul testo poetico, esu eventuali rimaneggiamenti da parte dialtri poeti, sulla partitura, sui cantanti e sueventuali riprese del dramma. Ma questa èsolo la struttura minima in cui si articola lostudio di ciascun soggetto melodrammatico,destinata a subire variazioni, e, più spesso,ampliamenti dovuti alla varietà e allamolteplicità di problemi che le fonti librettistiche,musicali e archivistiche presentanodi titolo in titolo.Provvidenziali quanto preziose sono le tabelle(che occupano ben un centinaio di pagine),che inquadrano sinotticamente l’interaproduzione teatrale di Vivaldi, della qualesi dà anche lo spoglio delle arie di ciascundramma. Attendiamo dunque il secondovolume (questo, in due tomi, è il primo efunge da preludio e studio preparatorio),annunciato da Strohm nella prefazione, cheaccoglierà contributi di vari specialisti dell’operaveneziana. | Francesco Passadore |Luigi Nono. Carteggi concernenti politica, culturae partito comunista italiano, a cura diAntonio Trudu, Firenze, Olschki, 2008, 8°,pp. LXI-317, e 40,00 (Fondazione GiorgioCini, Venezia - Studi di musica veneta. ArchivioLuigi Nono. Studi, III),34 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniRitratto di Antonio Vivaldi (in alto)Ritratto di Carlo Goldoni (in basso)liticamente e socialmente impegnato chevive i mutamenti e le contraddizioni diun’epoca dagli aspetti magmatici e in continuaviolenta evoluzione. Nono si getta acorpo morto nell’agone, divenendo spessopersonaggio scomodo anche all’interno delsuo partito, per le sue idee e per il modosanguigno di intervenire, discutere e a volteaggredire, con le sue acute e impietose analisisocio-politico-artistiche.Le sue composizioni, immancabilmente intrisedi messaggi politici e indissolubilmentecontestualizzate nei gravi problemi delmomento, quali la guerra nel Vietnam, lasituazione a Cuba, le lotte operaie in Italia,la Cina di Mao, l’Unione Sovietica e, sopratutto, l’imperialismo americano, si intreccianoin lettere infuocate, schiette, ora entusiasticheper le vittorie della Libertà e delProletariato, ora violentemente accusatoriee caustiche nei confronti di personaggi (anchedella Sinistra) responsabili di posizionimorbide, quando non addirittura codine, incause che per lui meriterebbero ferme einequivocabili prese di posizione, anche intema di arte e cultura nazionali. Brilla anchela sua continua “motilità”: è spesso inviaggio, sia per seguire le esecuzioni dellesue musiche, sia per predisporle negli studidi fonologia, ma anche per motivi politici:dai paesi europei all’America Latina (La Habana,principalmente).<strong>Il</strong> regesto del carteggio conta interlocutoriquali Salvador Allende, Fidel Castro, GiorgioNapolitano (attuale Presidente della RepubblicaItaliana), il pianista Maurizio Pollini eil direttore d’orchestra Claudio Abbado (entrambiparticolarmente in sintonia con ilpensiero politico e artistico di Nono). Nonmancano gli editori Giangiacomo Feltrinellie Giulio Einaudi, il pittore Renato Guttuso,Enrico Berlinguer, Pietro Ingrao, il musicologoLuigi Pestalozza, e altre personalità politichesovietiche, cubane e cilene.In sintesi, il volume altro non è che unapreziosa testimonianza di una vita integralmentevissuta e combattuta nel contesto socialein cui si è consumata, e di un’epocanon ancora studiata con sufficiente e doverosodistacco. | Francesco Passadore |ANNITA LAVEZZO, “Goldoni e le sue sedici commedienuove”. <strong>Il</strong> capolavoro di Paolo Ferrari,Vicenza, Ergon Edizioni, 2005, 8°, pp. 289,s.i.p.Paolo Ferrari fu uno dei commediografi piùinfluenti dell’Italia risorgimentale, esponentedi quel drappello d’autori che aspiraronoalla creazione di un’originale drammaturgiadell’Italia unita, dotata di specifici caratterinazionali, adeguata ai canoni realistici che sierano imposti da tempo nel teatro europeo erispondente alle esigenze di rispecchiamentodella borghesia in ascesa. Dopo tentativiinfruttuosi, la strada più sperimentata e percorribile,a tale fine, si rivelò essere quelladella tradizione italiana, rappresentata soprattuttodalle commedie di Goldoni, guardatecome un modello da ferventi epigoni,fra i quali lo stesso Ferrari, che seppe indicarenel realismo teatrale del grande venezianola strada del rinnovamento delle nostrescene, senza perdere di vista, peraltro, lelezioni di Augier e di Dumas figlio.Annita Lavezzo apre il suo lavoro, dedicato alcompianto professor Umberto Artioli, tracciandoil ritratto biografico del commediografodi Modena, dagli inizi tumultosi nellacittà natale, fra sentimenti insurrezionali,spirito goliardico e vocazione teatrale, seguendoloattraverso il cruciale trionfo delsuo primo lavoro scenico impegnativo, lacommedia Goldoni e le sue sedici commedienuove (proclamata dai contemporanei “iniziatricedel vero teatro nazionale moderno”).<strong>Il</strong> profilo si completa con le successive tappedella lunga e prolifica carriera di Ferrari, riccadi una quarantina di opere teatrali, nessunadelle quali però, tranne forse la fortunatacommedia La satira e Parini, fu in grado dieguagliare la sua più acclamata creazione.<strong>Il</strong> clamoroso esordio di Goldoni e le sue sedicicommedie nuove impresse un decisivo impulsoal mondo teatrale del tempo: la commedia,come detto, venne immediatamenteadditata come esempio di quel nuovo teatroche parte dell’intellettualità italiana piùavanzata andava teorizzando; composta nel1851 e andata trionfalmente in scena a Modenanel 1853, essa focalizzava i temi del dibattitosul rinnovamento delle scene italianesuggerendo, in modo teatralmente brillante,un’ideale continuità fra la battagliaintrapresa da Goldoni un secolo prima e laricerca attuale di un teatro aderente al processodi rinnovamento sociale e alla nuovasensibilità estetica, anche se questo progettofinì per rivelarsi, secondo l’autrice, privodi reali fondamenti, quasi una sorta di “utopiaideologico-drammaturgica”.<strong>Il</strong> saggio dedica un corposo capitolo alla ricostruzionedella tradizione post-goldonianadell’Ottocento ed esamina con equilibriocritico la figura e la produzione di Ferrari inrapporto alle molteplici sfaccettature delprocesso di trasformazione del teatro italianoprima e dopo l’unificazione, per calarsipoi nell’analisi della commedia evidenziandola struttura metateatrale dell’opera e ifini morali perseguiti in essa dal commediografomodenese. Chiude la ben documentataricerca un excursus sulla fortunascenica dell’opera, che ha visto, fra le rarenotiziariobibliografico63 35


ecensioni e segnalazioniimmagini tratte daEleonora Duse... (in alto)<strong>Il</strong> Teatro Carlo Goldoni di Venezia... (in basso)messinscene del Novecento, interpretazionidi pregio (Baseggio) e riletture eccellenti(come quella di Strehler del 1958), e, neglianni Settanta, una versione televisiva per laregia di Sandro Sequi, la cui analisi riceveadeguato spazio nel capitolo. <strong>Il</strong> testo teatraleRivedersi, in appendice al volume, offreinfine un’originale proposta drammaturgicadell’autrice, che ben si intona alla concezionemetateatrale del testo ferrariano.| Giuseppe De Meo |Eleonora Duse 1858-2008, a cura di Maria IdaBiggi, DVD allegato, Venezia, Regione delVeneto - Fondazione Giorgio Cini, 2008,8°, pp. 40, ill., s.i.p.È la pubblicazione, illustrata da foto d’archivioe da documenti, locandine, frammentidi scritti e altro, egualmente d’epoca,voluta dal Comitato regionale per le celebrazionidei 150 anni dalla nascita di EleonoraDuse, presieduto da Laura Barbiani, acui si deve la presentazione: sintesi del passaggiodella grande attrice veneta sulle scenedel mondo a cavallo tra Ottocento e Novecento(1858-1924). Vita e arte alle qualidedicano attenzione approfondita una rosadi “esperti”: la stessa curatrice Maria IdaBiggi, il critico Giorgio Pullini (La modernainquietudine della Duse), lo studioso PaoloPuppa (La Duse: Proteo al femminile).Ventaglio di interventi che “costruiscono”una personalità fortissima, che deve la suagrandezza alla duttilità con la quale sapevacalarsi in personaggi distanti tra loro ancheanni luce. Di Goldoni, Pirandello, Ibsen, Alfieri,Zola, Shakespeare, Dumas, Sardou,Giacosa e tantissimi altri. Dai quali emergonoanche significativi brandelli della suavita privata (il legame con Gabriele D’Annunzio,ad esempio, che si innestò fortemente,fino alla dolorosa rottura, nella suavita teatrale).Vi è la consapevolezza di poter contare unicamentesui resoconti giornalistici di coloroch’ebbero la fortuna di poterla applaudire.Resoconti per altro vividi, comunque soloriflessi di ciò che Eleonora Duse, figlia diuna famiglia di teatranti di Chioggia conesordio a quattro anni nel ruolo di Cosettain una riduzione de I miserabili di VictorHugo, fu veramente nelle sue interpretazioni.Personalità fisicamente minuta, no<strong>nb</strong>ella, tuttavia grandissima. Capace di costruirsicome Mito. Della quale rimanecome testimonianza “visiva” soltanto l’unicosuo film: Cenere del 1916. “Apparizionequasi spiritistica negli anni del suo ritiro– scrive Puppa – dove lei si cela con cupiscialli nei panni di una madre addolorata”.Film in DVD grazie a un’iniziativa della Regionedel Veneto. Altro DVD è allegato al volume,dove sono presenti due testimonianze:copioni annotati dall’attrice ed EleonoraDuse nella vita e nell’arte. | Piero Zanotto |<strong>Il</strong> Teatro Carlo Goldoni di Venezia 1979-2009.Immagini e memorie sceniche di trent’annid’attività, a cura di Carmelo Alberti, saggi diCarmelo Alberti, Cesare De Michelis e LucaDe Fusco, Venezia, Marsilio, 2009, 8°, pp. 155,ill., e 25,00.A trent’anni dalla riapertura del Teatro Goldonidi Venezia, questo libro offre l’occasioneper fermarsi e volgere lo sguardo ai decenniappena trascorsi: se il teatro come formad’arte è lo specchio dell’esistenza umana,il teatro come struttura è testimone dellacittà in cui sorge, del suo pubblico e dellepersone che vi lavorano. Attraverso i contributidi Carmelo Alberti, Cesare De Michelise Luca De Fusco, personalità che hannoavuto rapporti stretti ma differenti con ilteatro veneziano, è possibile cogliere l’evoluzionedel significato, anche simbolico,che il Goldoni ha assunto nel corso del tempofino ad oggi. Questo percorso a ritrosofornisce dunque una panoramica esaurientedell’attività svolta dal teatro negli ultimianni, affrontando l’argomento da punti divista diversi: Carmelo Alberti è professoredi Storia del teatro presso l’Università Ca’Foscari di Venezia (nonché curatore dell’edizione),Cesare De Michelis presiede l’edizionenazionale delle Opere di Carlo Goldonied è consigliere della Fondazione delTeatro La Fenice, mentre Luca De Fusco èstato direttore del Teatro Stabile del Venetodal 2000 al 2009.Da scenario di perdizione nel Seicento aprotagonista della riforma goldoniana delsecolo successivo, il Goldoni ha accompagnatola Serenissima nel suo lento declinoper rinascere finalmente nel 1979, quandoriapre in seguito ad un lungo e travagliatorestauro. A partire da questa data, si alternanosuccessi e difficoltà, in sintonia o incontrasto con i gusti di un pubblico prevalentementetradizionalista e nel contesto diuna città demograficamente sempre più povera,fino a giungere alla fondazione delTeatro Stabile del Veneto nel 1992 che, attraversola collaborazione con il Teatro Verdidi Padova, permette di dare un respiro piùampio e internazionale alla selezione deglispettacoli, senza compromettere la valorizzazionedelle risorse artistiche del territorio.<strong>Il</strong> volume è corredato da una cronologia dei36 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniprogrammi stagionali dal 1979 al 2009 e daun sostanzioso apparato fotografico, unasorta di archivio della memoria che restituisceuna visione stratificata e al tempo stessodinamica degli spettacoli messi in scenadurante quest’ultimo trentennio.Un libro nato quindi per ricordare ma anche,come suggerisce nella sua presentazioneLaura Barbiani, presidente del TeatroStabile del Veneto, per pensare e ripensareil ruolo del Goldoni, cogliendo la sua ereditàculturale con l’obiettivo di investire inun futuro innovatore e creativo: il teatro dellacittà lagunare non può essere soffocatodal peso della sua stessa tradizione, ma lasua storia, al contrario, dev’essere il primoe fondamentale punto di appoggio per ildomani. | Francesca Muner |La bottega veneziana. Per una storia del cinemae dell’immaginario cinematografico, acura di Gian Piero Brunetta, Venezia, IstitutoVeneto di Scienze, Lettere ed Arti,2007, 8°, pp . 227, ill., e 35,00.<strong>Il</strong> volume raccoglie le relazioni presentate alconvegno di studi Per una storia del cinema edell’immaginario cinematografico: la bottegaveneziana, promosso dall’Istituto Veneto diScienze, Lettere ed Arti, tenutosi a Venezianel 2005. L’occasione è stata favorevole perriunine e mettere a confronto i rappresentantidelle più importanti istituzioni venezianee venete attive nel settore cinematografico.I contributi degli studiosi hannocome protagonitsta la città di Venezia e la“venezianità”, osservata di volta in volta daocchi diversi, quelli dei fotografi, degli intellettuali,dei registi, dei compositori, degliartigiani, ovvero di tutti coloro che hannocontribuito e contribuiscono a creare l’immaginariofilmico e prefilmico che ha resoVenezia un mito senza tempo.L’avventura cinematografica per i più nonsi consumò in territorio veneziano ma cromosomie microcosmi emigrarono tanto dapoter riconoscere, usando le parole di Brunetta,“la trama e l’ordito di un tessuto visivoe cromatico, sonoro, architettonico e urbanistico[...]. C’è una venezianità sulloschermo che si manifesta nelle reazioniemotive ai suoni e rumori circostanti, neimodi di raccontare le deambulazioni deipersonaggi nelle calli, nei campielli o in rivaal mare, sulle spiagge che vanno al Lido daSan Nicolò agli Alberoni. E c’è una venezianitànei modi di catturarare e far sprigionarela luce dall’immagine, nel modo di inquadrareun monumento o un palazzo, unesterno o un interno, o nel modo di osservareun gesto legato al lavoro artigiano, dall’infilarele perle al soffiare il vetro, dal calafatareuna barca”.La venezianità pertanto si alimenta dellospirito della tradizione tanto da poter ritrovarenei documentari gli echi dei vedutistiveneziani del Settecento e Ottocento, nellepartitutre di Pino Donaggio la musica di Vivaldie nelle scenografie di Luigi Scaccianocela lezione di Longhena. <strong>Il</strong> volume offreun excursus sulla storia del cinema legataalla città di Venezia dall’invenzione dei fratelliLumière ad oggi, dedicato non solo agliesperti del settore ma ad un pubblico piùvasto che voglia approfondire la conoscenzadi questa città e delle sue peculiarità, anchequelle meno celebri. | Viviana Cattelan |Luci sulla città: Belluno e il cinema, a cura diAlessandro Faccioli, Venezia, Marsilio,2009, 8°, pp. 229, ill., e 25,00 (<strong>Il</strong> Veneto eil cinema, 6).È il sesto volume della collana curata daGiancarlo Beltrame e Paolo Romano, volutacongiuntamente dal Comune di Verona edalla Regione del Veneto, affiancata alla annualerassegna scaligera “Schermi d’amore”.Indagine capillare, ancora una volta, diciò che ha offerto e continua a offrire Bellunoe la sua provincia alla storia del cinema.Con le cose prodotte, ovvio, ma soprattuttoattraverso coloro che vi si sono dedicaticome soggettisti, sceneggiatori, scrittori,critici, storici, registi. Basterà citare duenomi, quelli di Dino Buzzati e di RodolfoSonego. Ma anche, come cronista attento diogni evento, il giornalista-saggista cadorinoFiorello Zangrando.Alessandro Faccioli, coordinatore dei materialipubblicati ed egli stesso autore, in introduzionemette a nudo la diversità delBellunese in materia, rispetto ad altre provincevenete. Territorio “crocevia nel corsodel Novecento di tensioni storiche di primopiano” che insieme a mediazioni produttive,artistiche , politiche ne “hanno paralizzatola possibilità di raccontarsi a volto scoperto”.La necessità quindi, questa volta, neiconfronti dei volumi precedenti via via dedicatial cinema di Verona, Padova, Vicenza,Rovigo, Treviso, di poche necessarie varianti,con attenzioni anche alle produzionidi documentari e televisive.Eppure, nonostante questa prudente premessa,le scelte di Faccioli danno una visioneamplissima, articolata, di quanto il Bellunesesia riuscito a raccogliere fin dai giornidel cinema silenzioso. Anche se risultaavara la produzione di lungometraggi a sogimmaginitratte daLa bottega veneziana... (in alto)Luci sulla città: Belluno e il cinema (in basso)notiziariobibliografico63 37


ecensioni e segnalazionigetto di qualità, spesso dovuta a superficialiintromissioni esterne, rivolta nella quasi totalitàallo sfruttamento del paesaggio alpinoofferto da Cortina d’Ampezzo. Si possonosfilare dal “mucchio” almeno due perle dairacconti di Dino Buzzati: <strong>Il</strong> segreto del boscovecchio di Ermanno Olmi e Barnabo dellemontagne di Mario Brenta.Opera collettiva, il libro può quindi offrire aventaglio approfondimenti su un cinemache possiamo tranquillamente chiamare“verticale” per il paesaggio dolomitico spessoin primo piano sullo schermo. Che hatrovato più occasioni interessanti, talora didenuncia in giorni anche di pesante conformismo,nel documentario e in coraggiosireportage televisivi. In chiusura il “chi è” deiprotagonisti, figli di questa terra, e le schedefilmografiche di lungometraggi a soggetto,cortometraggi, documentari e produzionitelevisive. | Piero Zanotto |Con un’introduzione di Paolo Mereghetti eun saggio sul cinema ancora silenzioso diCarlo Montanaro, è una generosa antologiasoprattutto fotografica e di inusuale grandeformato delle pellicole più rappresentativeambientate dentro il perimetro lagunare.Volume reso possibile grazie al contributodella Regione del Veneto.Venezia suddivisa per capitoli “scenografici”in risposta a tematiche diverse: commedia,sentimento, dramma azione e suspense,avventura classica e Casanova, erotismo,animazione, Venezia ricostruita.Fotografie riprodotte in nero e a colori, inobbedienza alla singola realtà produttiva diogni film. Percorsi che si animano, prendonocorpo, con l’accompagnamento delleschede (crediti e cast) e di brani di dialoghidal sonoro di ogni pellicola. Inoltre commenticritici stralciati da giornali, periodici,libri. Dichiarazioni-ricordo, confidenze, rivelazionidi addetti ai lavori, scenografi,mu sicisti, direttori delle luci, costumisti, assistentialle produzioni, produttori esecutivie production supervisor come i venezianiEnrico Ballarin e Guido Cerasuolo di MestiereCinema e Rosanna Roditi di CGR International.Quindi registi, produttori, alcuniattori anche. <strong>Il</strong> mosaico che ne è uscito farivivere il film anche nelle sue pieghe curiosee nascoste. La particolarità che rendevisivamente interessante sul piano documentarioil libro è dovuta al recupero, anche,di immagini sulle pause di lavorazioneo di preparazione dei set, questi ultimi curiosamenteallestiti pure in Venezie sfacciatamentefinte: scenografie ricostruite lontanodalla laguna veneziana. Materiali scovatiin archivi diversi, anche privati.Una corte di collaboratori per le varie partidel lavoro editoriale in tutte le sue fasi ha affiancatola curatrice Ludovica Mariani. Sitratta di Maria Rita Silvestri, Virginia Ponciroli,Rossella Savio, Anna Piccarreta, ElisaSeghezzi, Sonia Servida, Andrea Panozzo,Giancarlo Berti e lo Studio FM di Milano. <strong>Il</strong>libro chiude le sue pagine con gli apparati,che comprendono anche un prezioso elencobibliografico. | Piero Zanotto |storiaimmagini tratte daSet in Venice. <strong>Il</strong> cinema a Venezia...Set in Venice. <strong>Il</strong> cinema a Venezia: scatti, protagonisti,racconti, a cura di Ludovica Damiani,introd. di Paolo Mereghetti, con unsaggio di Carlo Montanaro, Milano, Electa,2009, 4°, pp. 288, ill., e 60,00.DORIT RAINES, L’invention du mythe aristocratique.L’image de soi du patriciat vénitienau temps de la Sérénissime, Venezia, IstitutoVeneto di Scienze, Lettere ed Arti, 2006, 8°,voll. 2, pp. XVIII-1085, e 65,00 (Memorie.Classe di scienze morali, lettere ed arti, 112).L’immagine di se stesso che il patriziato venezianoelaborò nei secoli è oggetto dellapluriennale ricerca di Dorit Raines. L’operapresenta i modi con i quali i nobili venezianisi ponevano rispetto agli altri ranghi socialisia all’interno della Repubblica di Veneziasia nel confronto con le nobiltà europee.Anticipato da un’introduzione metodologica,il lavoro si articola in 13 capitoli suddivisiin quattro parti nelle quali si espongonoi risultati della ricerca sul patriziatoveneziano come gruppo sociale, le sue caratteristichepatrimoniali, la sua moralità ela sua ideologia. Chiude l’opera una riccaappendice con tabelle riportanti importantidati diacronici sulle famiglie nobiliari, lefonti che documentano le loro genealogie el’inserimento di nuovi elementi nel patriziatodurante gli ultimi due secoli di vitadella Serenissima.L’autrice ha in generale privilegiato i documentidi natura privata, studiando gli archividelle famiglie patrizie e i manoscritti presentinelle loro biblioteche. Lo studio partedalla formazione, nelle isole della laguna,della classe dirigente veneziana che progressivamenteaccresceva il numero e l’estensionedei propri poteri. Tuttavia Rainesnon è interessata a esporre tanto la realesuccessione dei fatti, quanto piuttosto ilmito che lo stesso patriziato proponeva a38 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniproposito della sua genesi fino alla serratadel Maggior Consiglio del 1297. Le famigliepatrizie veneziane non si limitavano adesporre la propria posizione di superioritàin quanto fondatrici della città lagunare, macercavano anche nella storia la legittimazionealla loro pretesa nobiltà, descrivendo alcontempo le virtù condivise dai loro pari.L’autrice ricerca questi elementi di auto-glorificazionedelle famiglie patrizie nelle cronache“nobiliari”, che in ragione della lorolarga diffusione riescono a storicizzare lepretese del ceto.Secondo Raines, il punto di riferimento“giuridico” di ogni singolo patrizio è rappresentatodalla famiglia che nei vari periodisi sviluppa in casata, ramo o lignaggio. Ladistinzione tra famiglie vecchie e nuove, insiemea quelle nuovissime entrate nel MaggiorConsiglio dopo la guerra di Chioggia,non pregiudicava la compattezza del ceto.La crisi si fece sentire invece a metà Seicentoquando, durante la guerra di Candia, perserola vita un quinto dei patrizi del MaggiorConsiglio. Per fronteggiare l’emergenzadi assoluto bisogno di risorse finanziarie,i patrizi veneziani accettarono nei lororanghi chiunque fosse in grado di offrire100.000 ducati. Le 125 nuove famiglie divaria provenienza inserite nel Maggior Consiglioindebolirono moralmente il patriziatoveneziano e, insieme ad altri fattori, poserole basi per la progressiva decadenza dellaRepubblica. | Evangelia Skoufari |GIORGIO DOLFIN (1396-1458), Cronaca delanobil cità de Venetia et la sua Provintia et Destreto,a cura di Angela Caracciolo Aricò e ChiaraFrison, introduzione di Angela CaraccioloAricò, vol. I, Venezia, Centro di studi medievalie rinascimentali E.A. Cicogna in collaborazionecon Regione Veneto, s.a., 8°, pp. 251,s.i.p. (Medioevo e Rinascimento. Testi).Giorgio Dolfin, nato intorno al 1396 a Venezia,apparteneva ad una delle più importantifamiglie della Repubblica. La casata,fondata da Domenico della Ca’ Grande, procuratoredi San Marco nel tardo XI secolo,poteva annoverare una larga schiera di prelati,senatori, ambasciatori della Repubblicae anche un Doge, Giovanni Dolfin, che governòcon coraggio e determinazione la Serenissimafra il 1356 e il 1361.Giorgio, che apparteneva al ramo di SanCanziano dei Dolfin, fu insigne storico eletterato, contemporaneo e amico del dogeFrancesco Foscari, scrisse una cospicuaCronaca dela nobil cità de Venetia et la suaProvincia et Destreto che fu abbondantementesfruttata da storici e cronachisti successivicome Marin Sanudo e continuata, dopo lamorte di Giorgio, dal figlio Pietro. La Cronacadi Giorgio è rimasta inedita fino adoggi e viene pubblicata per la prima voltacurata e rivista da Angela Caracciolo Aricò eChiara Frison.Nel primo volume si narrano le vicende epichedella fondazione della città, retrodata altempo dell’invasione di Attila, vicende chesi intrecciano, da un lato, con le radici piùantiche e mitiche della vita e della predicazionedi san Marco e, dall’altro, con l’esododei troiani da <strong>Il</strong>io in fiamme verso le costeadriatiche. In questo modo, seguendo unaconsolidata trattatistica, Dolfin collega la legittimazionesacra del destino della Serenissima,condensata nella visione che sanMarco ebbe della futura città di Venezia attraversandola laguna veneta, con il rinvio alsuggello dell’autorità romana, unita alla Dominantedalle comuni origini troiane.Nella cronaca di Dolfin la storia comincialentamente a dipanarsi dalla nebulosa delmito intorno alla fine del VII secolo quandola narrazione si concentra sulle origini deldogato. Anche qui Dolfin, raccontando dell’elezionedei cittadini di Heracliana di PaoloAnafesto, primo leggendario doge di Venezia,ribadisce la piena e originaria indipendenzadel Comune dal potere imperiale,retrodatandone di un secolo l’autonomia daBisanzio. Segue poi la processione dei dogiche, nel primo volume della Cronaca, giungonofino a al governo di Piero Gradenigo(1289-1311). Lo scritto di Dolfin, abbandonatoil tono favolistico, si è ormai fatto a questopunto preciso e circostanziato e narra dimomenti terribili e gravidi di futuro per ilComune: da un lato la disfatta della Curzolacontro la flotta genovese, dall’altro la granserrata del Maggior Consiglio del 1297 cheavrebbe definitivamente segnato nei secolia venire il carattere oligarchico della Repubblica.Come sottolinea Cracco, “Lo stato venezianoche sull’onda dei traffici si era svoltoin forme sempre più ampie e complesse,recependo entro i suoi quadri aristocratici epopolo, ora, a causa della crisi dei traffici siirrigidiva, tracciando un solco fra ‘eletti’ ed‘esclusi’”. | Ferdinando Perissinotto |Sebastiano Foscari capitanio di Vicenza. Dispacci1709-1714, a cura di Fausto Sartori, Venezia,La Malcontenta, 2008, 8°, pp. XXXI-241, s.i.p.L’edizione raccoglie i dispacci inviati a Veneziadal capitanio di Vicenza tra il 1709 eil 1714. L’incarico di capitanio nei possedimentiveneziani nella Terraferma duravasolitamente 16 mesi, ma Sebastiano Foscaririmase a Vicenza per ben 58 mesi. Era responsabiledella funzione economica (dazi,danni all’erario, contrabbando, gestione delMonte di Pietà ecc.) e militare, ma tra gli argomentitrattati da Sebastiano Foscari neipropri dispacci se ne trovano alcuni dal contenutocriminale e giudiziario, o di mediazionefra patriziato locale e rappresentanzecittadine. La sua posizione lo poneva infattiin rapporto ravvicinato con il podestà, cuiera affidata la funzione civile e giudiziaria,e la suddivisione dei compiti fra i due funzionarinon era eccessivamente rigida, comeprovato dalla doppia firma di entrambi irettori della città sulla maggior parte dei dispaccispediti da Vicenza. Tuttavia il poteredei rettori si scontrava di frequente con gliantichi privilegi giudiziari degli organi localie dei collegi cittadini, riconosciuti dallaSerenissima a patto che questi non ledesserol’interesse della stessa.Gran parte dei dispacci pubblicati in questaedizione rientrano nell’ambito della giustiziapenale e ne ricompongono fedelmentela cronaca nera del tempo, anni nei qualinumerosi omicidi erano commessi per futilimotivi, senza premeditazione, per banaleimpulsività. I dispacci dipingono così la dimensionecriminale e violenta di una societàdi campagna in cui artigiani e villani, maanche i nobili, erano inclini all’abile uso didiversi tipi di armi a difesa della propria rispettabilità,in luoghi d’incontro come l’osteria,la piazza, il sagrato di una chiesa. Lacritica situazione presentata dai dispacci delFoscari da Vicenza è un sintomo delle tensionisociali ed economiche e dei mutamentinell’equilibrio di potere tra le famiglieemergenti e quelle che progressivamenteperdevano proprietà e introiti: rapportiche inquadrano con continuità un difficilerapporto fra città e campagna, fra cittadinie villani, fra piccola nobiltà e professionistiarricchiti. La giustizia risultavaquanto di più difficile da applicare in uncontesto in cui prepotenze e connivenzaavevano spesso la meglio sulla morale socialee su testimoni reticenti e impauriti.| Evangelia Skoufari |FRANCESCO FOSCARI, Dispacci da Costantinopoli1757-1762, a cura di Filippo Maria Paladini,Venezia, La Malcontenta, 2007, 8°,pp. LXVI-565, s.i.p.L’edizione dei dispacci “itineranti” di FrancescoFoscari, bailo e ambasciatore straordinarioa Costantinopoli dal 1756 al 1762,notiziariobibliografico63 39


ecensioni e segnalazionis’inserisce nel progetto di “valorizzazionedell’esperienza storica dei membri d’unasingola famiglia patrizia” nel governo dellaRepubblica, intrapreso dalla collana La Malcontentacon la pubblicazione dei documentid’archivio riguardanti le tre famiglie,poi confluite nell’attuale Foscari-Widmann-Rezzonico. <strong>Il</strong> volume si propone quale importantecontributo nello studio dei rapportidella Repubblica di Venezia con l’ImperoOttomano in un periodo di rovesci politici,diplomatici e territoriali che segnarono l’ultimomezzo secolo di vita della Serenissima.All’edizione dei 98 dispacci l’autorepremette l’esposizione dei risultati della piùrecente ricerca storiografica internazionaleche tendono a rovesciare quanto presentatodalle pubblicazioni precedenti sulla storiadel Settecento ottomano: il nuovo approcciointerpretativo rinuncia così ad allinearsisull’“irrimediabile” declino dell’Impero,evidenziando piuttosto i tentativi di rinnovamentoin campo militare e civile compiutinel corso del XVIII secolo.I dispacci di Francesco Foscari, cui fu affidatoil cruciale incarico di monitoraggio dellapolitica ottomana dal suo centro d’irradiazionedel potere, risultano di difficileconsultazione nella loro edizione originalea causa del deperimento del materiale,come pure nella loro riproduzione su microfilmdegli anni 1950, malamente compiuta.Questa pubblicazione rende quindiaccessibili agli studiosi, attraverso i dispaccidi un notevole funzionario dell’apparato politicoveneziano, un punto di vista direttosugli eventi del tempo. <strong>Il</strong> Foscari espone lapolitica del sultano Mustafa III, la particolarecostituzione della corte costantinopolitana,il complicato spiegamento del potere ottomano,radicato, con alterna profondità, suvaste aree geografiche e su popoli di diversenazioni, e i suoi rapporti con gli altri principi,alleati o nemici di Venezia. <strong>Il</strong> bailo venezianovedeva l’Impero ottomano comeun’entità che andava disgregandosi, da unlato, per insofferenza al potere turco dei popolisoggiogati e dall’altro per le frequenti eviolenti usurpazioni di potere da parte deicapi provinciali. Nei dispacci di Foscari trasparela generale percezione europea dellacultura turca, intrisa di topoi spesso negativi,presenti d’altronde nella corrispondenzaufficiale di quasi tutti gli inviati veneziani inOriente. D’altronde i dispacci di ambasciatoriveneziani, considerati dalla maggioranzadegli storici una fonte particolarmenteimportante e interessante per la ricostruzionedi avvenimenti e contesti, basati su informazioniofferte da persone di provata serietàed esperienza politica, sono rappresentatividella stereotipica scrittura di governoveneziano e costituiscono piuttosto,come sottolineato da Gino Benzoni, il puntodi vista esclusivo della Repubblica e dellasua classe di governo. I dispacci di FrancescoFoscari da Costantinopoli restano inogni caso un valido strumento di studio deirapporti fra la Serenissima e l’Impero ottomanoin una congiuntura cronologica diparticolare interesse. | Evangelia Skoufari |GRAZIELLA LUGATO, La benedeta schuola demiser San Marco da Mestre, Mestre (VE),Centro Studi Storici di Mestre, 2007, 8°,pp. 228, ill., s.i.p.Le confraternite di penitenti e flagellantiche, nel secolo XIII, percorrevano in corteil’Italia mortificando la propria carne alla ricercadella salvezza eterna, col passare deltempo abbandonarono le cruente processioniper una diversa forma di penitenza: gliordini mendicanti – ad esempio Disciplinatie Battuti – si applicarono ad iniziative dicarità e preghiera verso i poveri e gli afflitti.Nacquero così quelle forme associative(laiche, religiose o miste) definite con moltinomi – come scholae, fraternitates, colligationes,congregationes – che si occupavano dellagestione di ospedali e di molte altre attivitàdi assistenza ai bisognosi. In particolare,tale conversione fu molto rapida nel territoriodi Venezia, poiché la Serenissima avevasempre osteggiato i flagellanti. Sulle isole lescuole nacquero nella seconda metà del Duecento,mentre nel territorio mestrino la primavide la luce nel 1302: era la Scuola diSanta Maria dei Battuti, che si formò per lagestione di un ospedale riservato ai poveri.Retta da una struttura associativa cui partecipavanouomini e donne rappresentanti ditutte le professioni del borgo, la scuola ebberapida e fortunata espansione.I legami tra Mestre e Venezia si erano fatti,tra XIV e XV secolo, sempre più stretti, inparticolare dopo la definitiva acquisizionedella città da parte dei Dogi, nel 1388. Fuper rinsaldare questo legame, modellato anchedagli interessi economici e pratici chemolti veneziani avevano in terraferma, chei mestrini, nonostante la vecchia scuola fossesufficiente, decisero di procedere alla costruzionenella loro città di una nuova sezionedella Scuola di San Marco di Venezia.Era il 25 aprile 1424. La nuova associazionesi prodigò per quasi quattro secoli nell’assistenzaspirituale e materiale della popolazione,fino al 1807, anno in cui, a seguitodelle conquiste napoleoniche, la congregazionevenne soppressa con un provvedimentodrastico. <strong>Il</strong> colpo di spugna fu taleche, per lungo tempo, si persero le traccedella scuola e della sua sede.Da questi presupposti è iniziato il pazientelavoro di ricostruzione storica di GraziellaLugato, che per molti mesi ha esplorato l’archiviodel Duomo di San Lorenzo a Mestree altri depositi di documenti alla ricerca dellastoria e dell’attività della benedeta schuolade miser San Marco. Tra i principali risultatidel lavoro della Lugato c’è l’identificazionedel sito originario della congregazione: viaPalazzo, proprio dove oggi si trova l’omonimocinema. La ricchissima offerta di materialestoriografico è impreziosita dall’inserimento,all’interno del volume, delle riproduzionifotografiche delle pagine e delle miniaturedella mariegola, il manoscritto checonteneva il regolamento della schuola.| Alessandro Pezzin |ANGELIKI TZAVARA, Clarentza, une ville de laMorée latine (XIIIe-XVe siècles), Venise, InstitutHellénique d’Études Byzantines et Post-Byzantines de Venise, 2008, 8°, pp. 357,s.i.p. (Tommaso Flanghini, 3).<strong>Il</strong> volume della giovane ricercatrice grecatratta la città di Clarenza, sul litorale nordovestdel Peloponneso, fondata dai crociatia metà Duecento. La sua posizione, in corrispondenzadi un porto naturale protettotutt’intorno dal principato dei Villehardouine soprattutto dal potente castello diClermont, era strategica per il controllo deltraffico commerciale sia all’interno del Peloponnesoche fra la penisola greca e quellaitaliana. La studiosa ha compiuto una pluriennalericerca negli archivi di Venezia, diFirenze e di Torino per individuare i rapportidella città con le repubbliche italiane econ i gruppi di mercanti veneziani e fiorentinistabilitivisi. Nel suo studio la Tzavarapresenta la storia politica della città di Clarenzae i suoi rapporti istituzionalizzati conaltri potentati del tempo; le istituzioni amministrative,giuridiche, economiche e militaridella città, che veniva governata da uncapitano o castellano insieme alla corte deicittadini; l’organizzazione della topografiaurbana attraverso lo spoglio di testimonianzearchivistiche, filologiche ed archeologiche;la composizione della popolazione dellacittà e la loro occupazione nei diversi settoridella vita economica.La città era murata e disponeva di una zecca.Non si hanno sufficienti notizie per stabilireil numero degli abitanti, che in ognicaso variava per via del carattere della cittàin quanto nodo nel traffico commerciale frala penisola italiana e i territori greci; ad ognimodo la popolazione dentro le mura dellacittà non avrebbe potuto superare di molto40 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniAll’epoca della Serenissima Cologna potevaessere considerato un centro minore, nelsenso che aveva una dimensione intermediatra la città e una delle numerosissime piccolecomunità dell’entroterra veneziano. Questacaratteristica consentiva a Cologna diavere una propria autonomia politica e unaconfigurazione sociale in grado di generareuna propria memoria storica. Va consideraimmaginitratte daLa benedeta schuola... (in alto)Chioggia medievale... (in basso)le 1200 unità. I veneziani in particolare godevanonel porto di Clarenza di sostanzialiprivilegi concessi loro dalla casa dei Villehardouin,cosa che di frequente provocavala reazione delle altre comunità di mercanti.Gli abitanti della città di origine venezianasi erano organizzati in una comunità cheveniva rappresentata, dalla fine del XIII secolo,da un console eletto dai membri dellastessa. I veneziani di Clarenza ebbero ancheil diritto di costruirvi una chiesa e unfondaco. Ovviamente le collezioni archivisticheitaliane, soprattutto quelle veneziane,offrono maggiori informazioni sui residentio sui visitatori “italiani” della città e sulleloro attività di natura prevalentemente economica.| Evangelia Skoufari |SERGIO PERINI, Chioggia medievale. Documentidal secolo XI al XV, 3 voll., introd. di GherardoOrtalli, Sottomarina (VE), <strong>Il</strong> Leggio libreria,2006, 8°, vol. I, pp. 456, voll. II e III,pp. 1336, ill., s.i.p.Ricchissima – 2600 atti, dei quali seicentoediti qui per la prima volta – è la raccolta didocumenti pubblicata in questi tre volumi efrutto del paziente e preciso lavoro duratoanni di Sergio Perini. <strong>Il</strong> soggetto, comeenunciato dal titolo stesso, è la città diChioggia in epoca basso medievale, più inparticolare nei secoli che vanno dal Mille,per arrivare fino al tardo Quattrocento: il volumedi documenti qui raccolti ci offre una“vera storia di prima mano di alcuni secolidi vita chioggiotta”, come ricorda GherardoOrtalli nell’accurata introduzione all’opera.È infatti dopo il Mille che si interrompe ilsilenzio pressoché assoluto che coinvolge lefonti alto-medievali, e da queste prime documentazioni,tutte conservate presso monasterie conventi religiosi, si muove la pubblicazione.Fino al XIV secolo le fonti pervenutecirelative alla città di Chioggia appartengonoquasi esclusivamente all’ambitoreligioso e sono conservate negli archivi deglienti ecclesiastici: il primo migliaio circadi documenti qui raccolti riguarda infattisoprattutto contratti e investiture su beniimmobili posseduti da enti religiosi. Bisognaconsiderare che diversi fondi archivisticidi quel periodo, di notevole importanzaper notizie di ambito sociale ed economico,sono andati perduti. La situazione cambianotevolmente nei secoli XIV e XV, nel corsodei quali i laici sono sempre più spesso protagonistidi accordi commerciali, compravenditedi beni, patti di apprendistato; cambiamento,quest’ultimo, forse non tanto daleggersi come un mutamento strutturale intervenutonella società, quanto piuttosto co -me una sempre maggiore integrazione deilaici nella vita cittadina di Chioggia.<strong>Il</strong> materiale pubblicato in questi volumi racconta,a modo suo, una storia, e, come spessoavviene in opere di questo tipo, quellache si racconta non è la “grande” storia dellepotenze, bensì la “piccola” storia vissutadalla comunità che ha prodotto questi documenti,e che, se letta in filigrana, di quella“grande” storia rappresenta l’eco. Così, adesempio, la scarsità degli atti notarili prodottinel biennio 1379-1380 non può che esserespiegata in relazione alla terribile guerracon Genova che coinvolse direttamenteChioggia in quegli anni; un altro esempio èl’incremento del numero di testamenti nel1350, anno del Giubileo, in cui molte personeintrapresero il lungo pellegrinaggio daChioggia verso Roma.Interessante poi dalla lettura di questo materialearchivistico è l’individuazione di verie propri elementi precipui e caratterizzantiil vissuto chioggiotto: il ruolo centrale svoltodalle saline, almeno fino al XII secolo,l’importanza del mare, più che della terra,nel lavoro quotidiano, l’alto numero di tran -sazioni commerciali inerenti imbarcazioni,con la comparsa, a metà Trecento, dei primiinvestimenti di capitali per la cantieristica econ le barche che divengono oggetto di operazionifinanziarie.Dei tre volumi, il primo contiene, dopoun’ampia e dettagliata introduzione storica,sociale, economica e religiosa della Chioggiamedievale, la Mariegola dei calafiti, gliStatuti civili, il Capitolare dei salineri, la Giurisdizionevescovile e la Promissio maleficiorum,insieme ai regesti dei documenti pubblicatie ai vari indici; il secondo e il terzovolume, invece, sono espressamente dedicatialla pubblicazione di tutti i documenti,suddivisi per secoli. | Francesca Zanardo |GUERRINO MACCAGNAN, Quando a Colognac’erano i Podestà. Violenze e criminalità tra ilXVI e il XVIII secolo nelle lettere dei Podestà alConsiglio dei Dieci, present. di Claudio Povolo,Cologna Veneta (VR), Centro Studi “GiulioCardo”, 2006, 8°, pp. XIII-334, ill., s.i.p.notiziariobibliografico63 41


ecensioni e segnalazionita inoltre la collocazione di questo centro:faceva parte del territorio che circoscriveval’ingresso alla laguna veneta, e in tal sensoebbe la possibilità di godere di alcuni privilegi.L’autonomia politica e la complessitàsociale di Cologna sono ben rappresentatedalla descrizione della struttura delle magistraturelocali, estremamente articolata, cheMaccagnan rappresenta mediante il raccontodi alcune vicende giudiziarie che nel corsodel Seicento investirono drammaticamentele istituzioni colognesi.Come ben evidente nel sottotitolo, l’autoreorienta la sua indagine intorno al tema dell’ordinepubblico mediante la descrizioneminuziosa e attenta degli episodi di criminalitàe violenza, basandosi sui dispacci che trail XVI e il XVIII secolo i Podestà di Cologna inviaronoa Venezia per informare il Consigliodei Dieci. Questi documenti hanno reso disponibileallo studio dello storico un’ingentemole di informazioni. La realtà che venivarappresentata dai Podestà era costellata diviolenze, soprusi e prepotenze: da un lato,anche se con toni eccessivi e ridondanti, taliresoconti mostravano il disagio ad affrontareuna situazione con ripetute ed eclatanti manifestazionidi violenza; dall’altro i resocontinascondevano l’incapacità da parte dei Potestàdi assolvere al compito di vigilare sull’ordinepubblico, compito loro affidato dall’autoritàcentrale della Repubblica.L’analisi condotta da Maccagnan, oltre adevidenziare la tipologia di esercizio dell’autorità,prende in esame anche il contestonel quale si inserivano gli episodi di criminalità:gran parte dei delitti si consumavanoall’interno di faide e secondo l’applicazionedi un codice d’onore. Questa tipologia diespressione della violenza è ben comprensibilein una realtà locale come Cologna, dominatadall’articolazione dei poteri locali edei gruppi familiari dominanti. L’inevitabileconflitto generato tra l’autorità centrale el’espressione di poteri familiari locali è unodei temi presenti nei dispacci: si assiste auna progressiva trasformazione, nella qualegli equilibri di potere si evolvono semprepiù a favore dell’imposizione dell’autoritàdella Repubblica su espressioni centrifughedi esercizio di potere. Lo studio di Maccagnanripercorre lo sviluppo di questa realtàattraverso vicende in cui azioni di individui,vittime e autori di soprusi, si intrecciano costantementecon il dialogo con le istituzioni.| Massimiliano Muggianu |GIORGIO ZOCCOLETTO, La Podesteria di Mestrenei sedici mesi di Girolamo Barozzi, Mestre-Venezia,Centro Studi di Mestre, 2007,8°, pp. 204, ill., s.i.p.Zan Domenego Venier, nominato nuovo podestàe capitano della Podesteria di Mestre,al momento della sua presa di possesso delgoverno in sostituzione del predecessore GirolamoBarozzi nel marzo 1778, emana ilsuo “proclama” programmatico, che si riferiscesia a quello del Barozzi stesso che aquelli di chi l’aveva preceduto nella carica.L’unica curiosità, dal momento che i concettiportanti sono più o meno gli stessi, riguardail numero e la lunghezza degli “articoli”,24 per il Venier, 18 per il Barozzi, cherispetto al successore è inoltre più semplicee sbrigativo, accontentandosi di esprimereidee propositive più che disposizioni, evidenziandoanche in questo il suo caratteremite e accomodante più somigliante a u<strong>nb</strong>uon padre di famiglia, come in effetti egliera, che a un governante vero e proprio, sostenutoin questo dal suo “secondo” il cancelliereMarco Lauro Rujch, esperto conoscitoredelle pratiche burocratiche.<strong>Il</strong> presente lavoro di Giorgio Zoccoletto ècondotto su precise e accurate ricerche archivistichee offre un interessante spaccatodi quella microstoria del passato, che è comunqueutile per conoscere in forma esaustivala realtà dei fatti colti nelle loro dinamichequotidiane. Così l’autore divide i sedicimesi di governo del Barozzi in due periodi,dal dicembre 1776 al luglio 1777 e dall’agosto1777 al marzo 1778. Siamo alla vigiliadella fine della Serenissima e il territoriodi Mestre vive in un’atmosfera di stagnazioneabbastanza serena. Apprendiamo cosìdalle accurate schede finali che la Podesteriadi Mestre all’epoca era divisa in diciotto parrocchie,che la popolazione ammontava apoco più di ventimila persone, con prevalenzadei maschi sulle donne, che l’attività principaledei circa cinquanta villaggi era l’agricoltura,anche se non mancavano attivitàcome la tessitura e le fabbriche di laterizi,come pure il commercio e il lavoro dei molini,delle seghe, delle fucine.Più di duecento erano i poveri e gli indigenti,c’erano inoltre quattro istituti di assistenza;i problemi sociali non erano molti eriguardavano la microcriminalità e la presenzadi alcuni forestieri, per cui da questopunto di vista il lavoro del Barozzi non eramolto pesante, tanto che, prima di scadere,egli poté svuotare il piccolo carcere. Interessanteinfine sottolineare che la Podesteriadi Mestre allora non dipendeva dal capoluogo(Venezia a quei tempi era una vera e propriaisola), ma da Treviso. | Giuseppe Iori |TULLIO VALLERY, Personaggi dalmati benemeriti,noti o meno noti, Venezia, Scuola Dalmatadei Santi Giorgio e Trifone, 2009, 8°,pp. 197, ill., s.i.p. (Ricerche Storiche JolandaMaria Trèveri).L’ottavo volume della collana Trèveri consistenella pubblicazione di biografie già apparsein varie riviste, ma presentate in formariveduta e ampliata, corredate da note eaccompagnate da illustrazioni. I personaggisono vissuti in periodi diversi dal Cinquecentoall’Ottocento e hanno intrattenuto unqualche rapporto con Venezia: alcuni vihanno trascorso parte della loro vita, altri silegarono alla città attraverso una relazionedi carattere storico-culturale, di altri infinevi si conservano cimeli e documenti.Una delle più antiche famiglie della Dalmaziasono i conti Alberti, esuli di Firenze dalXIII secolo, noti in varie località dalmatinecome uomini d’armi, prelati, eruditi, giuristie funzionari della locale amministrazione.La nobiltà riconosciuta alla famiglia degliAlberti dalla Repubblica di Venezia venneconfermata anche dalle autorità austriachenel 1822. L’archivio della famiglia Albertiè conservato presso l’Archivio storicodi Zara e presso l’archivio della Scuola Dalmataa Venezia. Della famiglia degli Albertisi presentano cenni biografici dei più importantirappresentanti soprattutto degli ultimisei secoli.<strong>Il</strong> volume continua con l’esposizione di notizieriguardanti la vita di altri individui diorigine dalmata aventi legami con Venezia.Giovanni di Pietro da Lissa, vissuto nel XVIsecolo a Venezia, intraprese, almeno all’iniziodella sua vita, un percorso sacerdotale,interrotto poi per diventare mercante di vini,attività documentata da numerosi manoscritti.Giovanni Barich gestiva, insieme alpadre Tomaso, una tintoria a San Giovanniin Bragora. Nel 1794, all’età di 90 anni, pubblicòsotto pseudonimo il libretto GiornaleSolario e pronostico perpetuo. Nicolò ZechMissevich fu ai vertici della direzione dellaScuola Dalmata per quarant’anni e contribuìa preservarla dall’incameramento francese edalle richieste del demanio austriaco. Seguononel testo la descrizione dell’eroicafine dello zaratino don Ambrogio Demetrovich,ucciso dai soldati austriaci nel 1848;quella della vita di Anna Maria Marovich,delle sue opere poetiche e pittoriche su argomentireligiosi e del suo operato nell’Istituto“Sacra Famiglia”, conosciuto fino adoggi con il nome “Canal-Marovich”; le vicendedel pittore Giovanni Squarcina (1825-1891) e la travagliata sorte della sua operapiù importante L’abiura di Galileo, oggiesposta nella Scuola Dalmata di Venezia. Infinesi propongono le biografie del filosofoGiorgio Politeo (1827-1913), che per un pe-42 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniriodo insegnò presso l’Università di Padova,del padre Alfonso Maria Orlini, eletto nel1924 ministro generale dell’ordine dei fratiminori conventuali e di Giuseppe Premuda,presidente della Società Adriatica di Navigazione.Dell’antichissima famiglia comitaleTassovich-Dudan si presentano sommariamentele note biografiche relative ad alcunipersonaggi, religiosi, giuristi, letterati, medici,vissuti dal XVIII al XX secolo.<strong>Il</strong> libro si chiude con la presentazione dellatitolare della collana, la professoressa JolandaMaria Trèveri (1915-1998), nelle cui volontàtestamentarie spicca proprio l’istituzionedi un premio annuale per la pubblicazionedi studi dalmatini. | Evangelia Skoufari |Significativamente, i Foscari si adoperaronoaffinché i beni ottenuti fossero trasmessipressoché integri agli eredi fino al XIX secolo,quando questo ramo della famiglia siestinse. Oltre all’attenzione dedicata daiFoscari alla cura dei propri interessi nei territoriacquisiti in Polesine, spicca il riconoscimentoper il loro contributo nel miglioramentodell’assetto idrogeologico dellecampagne locali, che giovò al benesseredelle comunità rurali del tempo e a quelleche nei decenni successivi abitarono l’area.| Evangelia Skoufari |immagini tratte da Personaggi dalmati...La Contea di Gavello. Un possedimento deiFoscari in Polesine, a cura di Mario Bulgarelli,Venezia, La Malcontenta, 2007, 8°,pp. XIII-248, ill., s.i.p.La ricerca presentata in questa pubblicazioneè incentrata sull’esame delle moltepliciimplicazioni sociali e culturali provocatedallo spostamento d’interessi del patriziatoveneziano dal commercio marittimo allarendita degli investimenti fondiari, processoavviato dopo la conquista della Terrafermadove le nobili famiglie veneziane, oltreai possedimenti, acquisirono anche titoli einteressi feudali in precedenza estranei alletradizioni veneziane.Ogni capitolo è corredato da un’appendiceche riporta la documentazione relativa agliargomenti trattati, custodita soprattutto nell’ArchivioGradenigo Rio Marin, presso l’Archiviodi Stato di Venezia. <strong>Il</strong> ricco archivio,nel quale confluirono i documenti sui Foscari,consente di ricostruire la consistenzadei beni della famiglia nel Polesine ma anchel’antica topografia del territorio di Gavello,l’assetto delle campagne e l’idrografia,fornendo al contempo utili informazionisull’organizzazione amministrativa e fiscaledella Terraferma da parte della Dominante.Nella trattazione dell’argomento sono ripercorsele vicende della contea polesana, inizialmentegestita dai ferraresi Gilioli, in seguitodai veneziani Contarini dal Zaffo cheacquistarono le proprietà dai primi quandoquesti si trovarono in difficoltà economiche,per finire con i Foscari di San Simeon,a cui i possedimenti pervennero per eredità.Nella documentazione proposta, che spaziadal XV al XX secolo, si leggono le controversiefra ereditari, fattori e amministratoridelle terre, le politiche matrimoniali e l’intraprendenzadelle famiglie succedutesi allaproprietà, volte a incrementarne gli introiti.Donne sulla scena pubblica. Società e politicain Veneto tra Sette e Ottocento, a cura di NadiaMaria Filippini, Milano, Franco Angeli,2006, 8°, pp. 334, e 22,00.D’istinto, quando si pensa ai personaggi chehanno fatto la Storia, li si immagina in “giaccae cravatta”. Strano, però, se si osserva cheil genere grammaticale del termine “storia”è femminile. Ed è proprio una storia di donneche questo volume traccia, una miscellaneain cui si incontrano contadine e operaie,maestre e intellettuali, patriote e scrittrici,madri reali ma anche “sociali” e “simboliche”.Se l’emancipazione femminile è certamenteil perno, la leva della ricerca è un piùgenerale processo di libertà: lo si intuisce sindal sottotitolo. L’arco di tempo preso in considerazioneè figlio delle rivoluzioni, quellainglese e quella francese, e degli influssi chehanno irradiato in tutta Europa.Si fa più complesso il quadro quando si consideralo spazio descritto in queste pagine: ilVeneto. Una regione che attraversa travagliatie radicali mutamenti, passando dallagloriosa e decadente Serenissima a territorioannesso all’Impero austro-ungarico, per divenirepoi parte integrante di uno Stato italianodalla decisa vocazione centralizzata.Eppure, a ben vedere, proprio perché spaziodai confini ristretti, quanto traballanti, il Venetosi rivela privilegiato punto di osservazione,riassunto sintetico di un percorso storicopiù diffuso che troverà la sua legittimazionenella Prima Guerra mondiale.Punto focale, lo si è detto, è l’emancipazionefemminile. Cionondimeno vale la penasottolineare che con essa debutta sulla scenastorica la consapevolezza di apparteneread una comunità politica, di essere pertantosoggetti di diritti e doveri, uomini e donne,lavoratori e imprenditori: persone.Si affrontano tematiche diverse, seppure affini:le donne e il rapporto con la città nel Settecento,quando le veneziane cominciano a“uscire di casa” in vesti, ore e forme proibitenotiziariobibliografico63 43


ecensioni e segnalazioniper legge, a presiedere in luoghi semipubblicie inventarne di nuovi creando centri di incontroe opportunità di socializzazione.Anche il Risorgimento è sentito dalle donne,e soprattutto è agito. Certo, il linguaggioè ancora quello di madri e sorelle e forteè l’influenza cattolica (seppure “laica”), chediventa sprone di libertà. Nondimeno lascena pubblica si apre sempre più, fino aimovimenti operai, fino alle piazze: figure didonne escono dall’ombra. | Vera Caprani |MARIA VITTORIA ADAMI, L’esercito di SanGiacomo. Soldati e ufficiali ricoverati nel manicomioveronese (1915-1920), present. diBruna Bianchi, Padova, <strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong>, 2007,8°, pp. 280, ill., e 23,00.<strong>Il</strong> volume, attraverso lo studio approfonditodi parte dell’Archivio dell’Ospedale Psichiatricodi Marzana a Verona, contenente lecartelle cliniche dell’ex-manicomio provincialedi San Giacomo di Tomba, analizza inprofondità il tema delle nevrosi belliche, delleloro manifestazioni, interpretazioni e terapie,con particolare riferimento al periododella Prima Guerra mondiale, durante ilquale la struttura di San Giacomo di Tomba– assieme ad altre, militari e civili –, rappresentòun punto di raccolta per i combattentiche, sulle trincee del fronte trentino, avevanosubito traumi e “ferite della mente”.Questo testo va collocarsi fra quelle opereche rappresentano un approccio metodologicoorientato all’analisi delle fonti soggettivepiuttosto che a ricostruzioni politico/militaridella Grande Guerra, rappresentandoil corollario psichiatrico di un nuovo approcciostoriografico allo studio della PrimaGuerra mondiale, la cui nascita è da ricondursialla metà degli anni Ottanta. <strong>Il</strong> lavorodi Maria Vittoria Adami esprime l’esigenzadi soffermarsi sul vissuto del soldato per delinearee studiare la connessione tra identitàpersonale ed esperienza bellica, dandocosì voce ad aspetti che in passato erano statiscarsamente considerati.Peculiare la volontà dell’autrice di svilupparee mettere a fuoco la formazione dei mediciche lavorarono nell’ospedale di SanGiacomo, sottolineando come la loro esperienzaebbe anche un riverbero nel dibattitoche si svolse a livello nazionale sulle rivistespecialistiche relativamente al fenomeno dellenevrosi riscontrate nei soldati. Lo studiopreciso delle annotazioni cliniche e dell’atteggiamentodei medici nei confronti dei soldatie delle loro famiglie ha permesso sia diricostruire la pratica clinica quotidiana sia disottolineare un altro aspetto importante dellaricerca: il comportamento differente dell’ospedaledi San Giacomo rispetto ad altrestrutture militari. Da San Giacomo, infatti, isoldati uscirono per lo più riformati, al contrariodi quello che accadeva nella contropartemilitare, dove il tasso di uomini recuperabilial servizio attivo era molto più alta.L’opera è impreziosita da documenti originaliprodotti dagli uomini ricoverati: letterealle famiglie e ai propri cari, disegni, autoritrattie poesie, che trasmettono senza filtri ilvissuto e i sentimenti di questi sfortunatifigli della guerra. | Martina Ceron |GIULIANO LENCI, Le giornate di Villa Giusti. Storiadi un armistizio, present. di Mario Isnenghi,Padova, <strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong>, 2008, 4°, pp. 261,ill., e 26,00.Tutti gli italiani probabilmente hanno sentitoparlare del Bollettino della Vittoria concui Armando Diaz, comandante supremodell’esercito italiano, annunciava il 4 novembre1918 la definitiva sconfitta delletruppe austro-ungariche e la fine dellaGrande Guerra, mentre un avvenimento altrettantoimportante, anche perché premessanecessaria al Bollettino, è poco conosciutoe sottovalutato per il suo significato. Miriferisco all’armistizio di Villa Giusti, firmatoil giorno prima alla Mandria in periferiadi Padova tra i rappresentanti dei ComandiSupremi dei due eserciti in lotta, alla presenzadi alti ufficiali delle Potenze alleatedell’Italia. La pubblicazione di GiulianoLenci, pisano di origine che vive a Padovada molti anni, medico, appassionato studiososoprattutto di avvenimenti militari, tracui il Risorgimento, le due guerre mondiali,la Resistenza, si propone come un ottimocontributo per completare la conoscenza diun momento decisivo per la nostra storia.Lenci infatti non si limita a descrivere igiorni delle trattative, ma li inserisce in uncontesto ben più vasto, riproponendo l’iterdelle operazioni belliche, con particolare riguardoal periodo tra la sconfitta di Caporetto(1917) e il successo decisivo di VittorioVeneto. Da acuto e preciso studioso, l’autorenon solo compulsa e sceglie le fonti, male rielabora in un discorso che avvince e appassiona.Si veda, ad esempio, l’analisi cheegli propone della posizione degli stati impegnatinel conflitto nell’ultimo anno: ilfronte centro-europeo che vede da un lato letruppe francesi e inglesi, supportate dallapresenza sempre più importante dell’esercitodegli USA e anche da un contingenteitaliano, e dall’altro una Germania semprepiù debole, ma ancora potenzialmente peri-immagini tratte da L’esercito di San Giacomo...44 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazionicolosa; il fronte italiano, dove il nostro paeseriesce progressivamente a ritrovarsi dopoCaporetto e, dopo la battaglia del solstiziodel 1918, decisamente all’offensiva controun impero multinazionale, che, pur resistendocon tenacia, stava ormai implodendonella frantumazione delle troppe nazionalitàche lo componevano.Esemplare per sintesi e chiarezza è anche ladescrizione della conduzione delle trattativeper arrivare all’armistizio; Lenci dimostracome dalla “lunghezza” di queste trattativedipendesse l’esito più o meno veloce e consequenzialedel conflitto, in quanto il crollodegli austroungarici determinerà la sconfittapure della Germania, non solo, ma anchel’impossibilità dell’Italia di attaccare a suavolta la Germania nel suo territorio, inquanto l’armistizio di Compiègne segneràla conclusione definitiva della guerra, e ancheper questo in molti libri di storia europeaCompiègne ha uno spazio più ampio rispettoa Villa Giusti.<strong>Il</strong> volume, che si apre con una Presentazionedi Mario Isnenghi, è corredato da una riccadocumentazione iconografica che illustracon precisione i fatti narrati. | Giuseppe Iori |CLAUDIO RIGON, Passato presente 1922-24/2002-06. Sulle orme di C.D. Bonomo, fotografo:i cimiteri di guerra dell’Altipiano,Vicenza, Galla Libreria Editrice, 2006, 8°,pp. 120, ill., o 20,00.Nel 1924 Cristiano Domenico Bonomo, fotografoed editore di Asiago, fotografava e pubblicavaquarantuno foto dei cimiteri di guerrasparsi sull’Altipiano. Immagini belle materribili, impaginate come in un catalogo.Gli inglesi avevano cimiteri in esclusiva,tutti uguali: minuscoli, ordinati, lindi, pratoverde e ben curato, bassa recinzione in pietrae cancelletto d’accesso. Poi c’erano, specialmenteal Mosciagh, undici piccoli cimiteriaustriaci con meno di seimila salme.43.000 soldati, tra italiani, austriaci e francesi,giacevano sotto gli stessi fazzoletti diterra, in Val di Nos, a Lemerle, a Camporovere,al Passo dell’Agnella sull’Ortigara ecc.Pochi i francesi, erano stati sepolti a Concoinsieme a 2064 italiani. Cinquantamila mortiin tutto: 696 inglesi, 280 francesi e i rimanentiquarantanovemila italiani e austriaci.In omaggio alla retorica fascista, il librousciva con il titolo Visioni di gloria.Nel 2002 un altro fotografo vicentino, ClaudioRigon, decide di rifare lo stesso identicolavoro di Bonomo, un po’ per curiosità professionale,un po’ per vedere, a ottant’annidi distanza, cosa rimaneva del glorioso passato.Ricerca uno per uno quei quarantunocimiteri e li rifotografa, dallo stesso puntodi ripresa scelto da Bonomo e con la stessainquadratura. Realizza così quarantunofoto che pubblica, una per pagina, sotto lerelative immagini del 1924, nel volume Passatopresente 1922-24/2002-06. Integrano lapubblicazione una piantina topografica conla dislocazione dei quarantuno cimiteri diguerra dell’Altipiano, la loro storia racchiusanel saggio introduttivo di Mauro Passarin,conservatore del Museo del Risorgimentoe della Resistenza di Vicenza, e ilracconto che l’autore fa della sua avventurafotografica sulle orme di Bonomo.Talvolta le immagini accostate sono perfettamentesovrapponibili, come quelle deicinque cimiteri inglesi rimasti immutati neltempo. Ma in tutti gli altri casi si notanocambiamenti. Alcuni cimiteri appaiono rifattialla maniera moderna. Altri sono staticancellati dal paesaggio: boschi, strade ocase. Talora se ne intravvede qualche traccia,un pezzo di muro di cinta, una croce,una lapide. | Anna Renda |GIORGIO TREVISAN, Memorie della GrandeGuerra. I monumenti ai Caduti di Verona eprovincia, Sommacampagna (VR), Cierre,2005, 8°, pp. 104, ill., e 10,00.Come spiega G.L. Mosse nel suo importantetesto sul mito dei caduti, nel Primo conflittomondiale l’incontro con la morte dimassa fu la fondamentale esperienza checoinvolse milioni di europei al fronte, segnandoin modo indelebile l’immaginariocollettivo e richiedendo di conseguenza unastraordinaria operazione di elaborazionedel lutto all’interno della quale la realtà violenta,brutale, nello stesso tempo orridae meschina della guerra, si trasfigurò nelmito. La morte anonima e insensata assurseal ruolo di martirio, momento culminantedi una religione civica di rigenerazionenazionale che nobilitò l’evento, innalzandolonel regno del sacro.In questo processo, in cui la funzione consolatoriadi rimozione si connetteva all’esigenzadi rifondazione del consenso, ebbeun ruolo fondamentale la proliferazione dimonumenti ai caduti che si diffuse capillarmentenell’Europa devastata dal conflitto.Sulla scia dei lavori pioneristici di Monteleonee Sarasini, il testo di Giorgio Trevisanprende in esame l’area del veronese, ricostruendocon dovizia di particolari e ampiriferimenti iconografici il fervore costruttivoe commemorativo che animò il capoluogo,come i piccoli comuni della provincia,fra la fine del Primo conflitto mondiale e glianni Trenta.Diversi i temi di interesse del lavoro di Trevisan,che integra, e in parte rivede su baselocale, i risultati di ricerche di più ampio respiro.In primo luogo un attento esame dellefonti mette in luce l’alone prima e lo strascicopoi di piccole polemiche che accompagnaronol’erezione di molti di questi monumenti,dimostrando che, come spesso accade,anche lo spazio dell’elaborazione collettivadel lutto è, all’origine, prima di diventareorizzonte di riferimento comune, un’areacontesa. C’è spesso una preventiva disputasull’opportunità di queste iniziative. Comecoda dei laceranti contrasti fra interventisti eneutralisti si trova infatti la pregiudiziale opposizionedella componente massimalistadei socialisti, ma ci sono anche, su posizionipiù moderate, voci come quelle di EttoreJanni che propone prammaticamente di edificarescuole, ospedali, asili d’infanzia, sanatoria memoria dei caduti, preservando l’ambientedal moltiplicarsi disordinato di statuee steli di dubbia qualità estetica.Altro aspetto in parte innovativo dell’indaginedi Trevisan riguarda il confronto fra latarda età liberale (dal 1919 al 1922) e l’era fascista.L’analisi di Monteleone e Sarasinimetteva in luce una sostanziale continuitàfra queste due fasi con la ripresa di stessitemi iconografici. Fra questi i più ricorrentierano la figura femminile, raffigurante la patriao la vittoria, a seconda dei casi in pose virilio materne, e il soldato, con cipiglio guerriero,in atteggiamento meditativo, oppureaccasciato e morente, spesso fra le bracciadella patria/madre. Trevisan, al contrario,nota come nel veronese si possa riconoscereuna evidente soluzione di continuità: se nellesculture della stagione liberale è più evidentela funzione consolatoria e il momentointrospettivo, con l’avvento del fascismo imonumenti cominciano a rievocare l’idea diforza virile, la componente aggressiva: dal ricordocontrito si passa all’esaltazione dell’attocome nel concitato gruppo di Isola dellaScala, “un’opera dall’aria quasi barbarica” incui un fante dall’anacronistico equipaggiamento(elmetto militare, baionetta e scudoromano) schiaccia e travolge con brutale furiaun’aquila morente, simbolo dell’Austriasconfitta. | Ferdinando Perissinotto |GIUSEPPE MUSUMECI, La Grande Guerra nelleretrovie, Valdagno (VI), Gino Rossato editore,2007, 8°, pp. 131, ill., e 16,00.<strong>Il</strong> Jus Publicum Europeaum, il codice di normenon scritte, ma universalmente ricono-notiziariobibliografico63 45


ecensioni e segnalazioniimmagini tratte daLa Grande Guerra nelle retroviesciute, che ordinava, secondo Carl Schmitt,le relazione fra gli Stati europei dalla pacedi Westfalia fino al primo Novecento, prevedevadelle forme implicite di regolamentazionedei conflitti che saltarono nellaGrande Guerra quando lo scontro fu proiettatooltre ogni limite. La mobilitazione totaledelle risorse della nazione, gettate nellafucina del devastante del conflitto, richiedevainfatti la partecipazione collettiva di tuttala popolazione allo sforzo bellico. Gli apparatieconomici e produttivi dei grandi statiindustriali furono finalizzati all’immane car -neficina: i lavoratori nelle fabbriche delle retroviesvolgevano un compito complementarea quello dei soldati al fronte e, proprioper questo, diventavano, assieme a tutti glialtri civili, obiettivo diretto degli attacchi nemici,limitati, fra il 1914 e il 1918, solo dallarestrizione delle tecnologie offensive – lagittata delle artiglieria, la debole capacità dicarico dell’aviazione – piuttosto che da ormaisuperati tabù normativi.Giuseppe Musumeci vuole sottolineare proprioquesto fondamentale passaggio di men -talità nella parte introduttiva del saggio, dedicataad una rapida ricostruzione delle vicendemilitari del conflitto e soprattutto allesue caratteristiche di guerra totale. Nel Primoconflitto mondiale la vita nelle immediateretrovie del fronte muta radicalmente,come dovettero constatare tragicamente glistessi abitanti di Castelfranco Veneto, cittàa cui è rivolto uno specifico approfondimentonel saggio di Musumeci. Se nei primitempi – quelli di un conflitto con le caratteristicheancora di uno scontro ordinatoottocentesco – l’arrivo delle truppe e l’installazionedei comandi e dei depositi di retroviafurono un rigoglioso incentivo per icommerci e l’industria locale, con un miglioramentocomplessivo delle condizionidi vita della cittadina e delle campagne, do -po il crollo di Caporetto, quando gli austriacigiunsero a ridosso del Tomba e del Grappa,Castelfranco conobbe, con un anticipodi quasi trent’anni sulla media europea, ledrammatiche conseguenze di un conflittototale. La città fu fatta segno di pesanti bombardamentiaerei che, prendendo di mira lastazione dell’importante nodo ferroviario,seminarono panico e distruzioni nella città,provocando decine di morti.Prima di approfondire la situazione del castellano,il testo di Musumeci affronta iltema complessivo della vita nelle retrovie:dalle necessità dei rifornimenti e degli acquartieramentimilitari, all’urgenza degliospedali fino alla presentazione delle primerudimentali strutture ricreative. Costruite ingran numero, soprattutto dopo la catastrofedi Caporetto, per sostenere il morale dei soldatiche temporaneamente lasciavano ilfronte, tali strutture andavano dalle Case delsoldato – dove i soldati potevano assistere aqualche spettacolo cinematografico o teatraleo magari, i molti di loro analfabeti, trovareun aiuto per scrivere a casa – ai postriboli permilitari – necessaria “istituzionalizzazione”della prostituzione, rigidamente controllataper evitare il diffondersi di malattie venereenell’esercito. Sono le pagine dedicate alla vitadei militari nelle retrovie le più interessantidel testo, tutte rivolte a sottolineare quella ricercadi “una vita quasi normale” che animavai soldati in questo breve intermezzodi calma, sospeso fra l’orrore delle trincee.| Ferdinando Perissinotto |FILIPPO MARIANI - FRANCESCO STOCCO - GIOR-GIO CROVATO, La reinvenzione di Venezia.Tradizione cittadine negli anni ruggenti, prefaz.di Marco Fincardi, Padova, <strong>Il</strong> <strong>Poligrafo</strong>,2007, 8°, pp. 194, e 20,00.La politica di nazionalizzazione delle massecostituisce uno degli aspetti di maggior modernitàdel fascismo, ciò che distingue inmodo più netto questo regime dalle tradizionaliforme di autoritarismo reazionario.La volontà di rafforzare la propria base diconsenso e nello stesso tempo il tentativo dirispondere a un reale bisogno di nuovo protagonismosociale da parte delle massespinse il fascismo a cercare di individuare,al di fuori di ogni partecipazione democratica,nuove forme di mobilitazione gregariadei ceti popolari. <strong>Il</strong> bel testo, che raccoglie isaggi di Filippo Mariani, Francesco Stocco eGiorgio Crovato, focalizza l’analisi delle formedi produzione del consenso nello scenariodella Venezia del Ventennio, mostrandocome per il capoluogo veneto i processi d’allargamentodella partecipazione popolare siconiugassero con una dichiarata volontà dirinverdire il mito della Serenissima, in pienacoerenza con i fasti e le ambizioni imperialidel regime.Diverse le linee attraverso cui si articolaquesto progetto, tutte convergenti in unanuova istituzione: l’Opera Nazionale delDopolavoro (OND) che tra il 1925 e la SecondaGuerra mondiale avrebbe avuto il compitodi mobilitare i ceti popolari, aprendo anchealle classi subalterne possibilità di promozioneculturale e di svago prima appannaggiosolo della buona borghesia ma, nellostesso tempo, inquadrandole in una strutturarigidamente controllata e permeata dall’ideologiadel regime. Esempio illuminantedi penetrazione totalitaria nella società,OND, guidata a Venezia inizialmente dallungimirante Antonio Pellegrini, si ramificavain svariati ambiti, tutti indagati dai di-46 notiziariobibliografico63


ecensioni e segnalazioniversi saggi del testo: dalle attività culturali,con la promozione di concerti, bande, filodrammatiche,opere teatrali; al turismo,straordinaria novità per la maggior parte deipopolani veneziani; allo sport, di cui venivanoprivilegiati i settori più consoni alla tradizionemarinara veneziana, come le specialitànautiche, o quelli più moderni e innovativi,capaci di dare lustro al regime e alla città,quali le competizioni aeronautiche.Capitolo a parte: il cinema, arte predilettadal regime per le sue straordinarie capacitàdi fascinazione e coinvolgimento emotivo.Proprio all’utilizzazione propagandisticadella “settima arte” dedica pagine interessantissimeil saggio di Filippo Mariani, rie -vocando le grandiose proiezioni di massaorganizzate dal regime negli anni Venti inpiazza San Marco, trasfigurata da una mutazioneestetica: “da salotto borghese a spaziodi esaltazione collettiva”. Davanti aduno schermo gigantesco che proiettava adun pubblico elettrizzato per la novità dell’eventopellicole inneggianti al regime, si officiavauna liturgia propria del fascismo,quell’estetizzazione della politica all’internodella quale le masse, insieme compatto,plaudente ed indistinto, dovevano figurarecontemporaneamente come spettatrici eprotagoniste delle grandi coereografie attraversocui si giustificava e celebrava l’ideologiatotalitaria. | Ferdinando Perissinotto |“La provincia più agitata”. Vicenza al tempodi Salò attraverso i Notiziari della Guardianazionale repubblicana e altri documenti dellaRsi (1943-1945), a cura di Emilio Franzina,Padova, Istituto veneto per la storia dellaResistenza e dell’età contemporanea - Cleup,2008, 8°, pp. 278, e 20,00.Lo storico Emilio Franzina ha pubblicato iNotiziari giornalieri della Guardia nazionalerepubblicana, insieme ad altri documentidella Repubblica sociale sulla situazioneesistente a Vicenza fra il 1943 e il 1945. Unazona, precisa il curatore, “niente affatto perifericacome il Vicentino, in cui preseroprovvisoriamente corpo le istituzioni dell’effimeroStato collaborazionista”. Sono testicon dati precisi, notizie circostanziate,poche le valutazioni; spesso qualche cennoper spiegare certi comportamenti.<strong>Il</strong> curatore sottolinea che molto presto si avvertono“avvisaglie di una mobilitazione popolarespontanea”, espressa in atti individualidi sabotaggio o occultamento di armi emunizioni, o “in atti di solidarietà verso glisbandati”. Ma viene anche ricordato che c’èstato un collaborazionismo da parte non tantodei giovani e giovanissimi che si arruolarononella Rsi, ma delle “seconde file del regimeentrato in crisi già prima del 25 luglio”.La preoccupazione fondamentale dei tedeschi,al di là della stabilità dell’ordine pubblico,fu quella di sfruttare a fini bellici le risorselocali e di “dare risposte pronte e soddisfacentialle esigenze di forniture, di approvigionamentie di reclutamento di manodoperaagricola e industriale”. Ma proprioi tentativi di realizzare questo obiettivodeterminarono un atteggiamento collettivodi resistenza, tanto che, ci informano alcunidocumenti, giungono a militari stranieri“persino lettere di esortazione a lasciare lacittà”. La lettura di questi documenti ci fornisceun quadro attendibile della vita quotidiana,degli “umori”, delle reazioni all’occupazionetedesca, delle prime tendenze di “resistenza”,insieme a quelle apertamente collaborazioniste,di una provincia considerata“più agitata” rispetto a quelle di Rovigo, Padova,Venezia, come afferma il direttore del“Resto del Carlino” Giorgio Pini in visita diispezione al Nord per conto di Mussolini.| Mario Quaranta |ERNESTO BRUNETTA, Campagne e Resistenzanel Trevigiano, Treviso, Città di Treviso -Istresco, 2006, 8°, pp. 140, ill., e 14,00.Brunetta ridisegna una sintetica ma efficacestoria economico-sociale del Trevigiano traOtto e Novecento, concepita alla stregua diindispensabile premessa alla comprensionedelle contraddizioni della Resistenza trevigiana.<strong>Il</strong> sovraffollamento delle campagne,la pellagra, i contratti agrari, la grande emigrazione(la prima “rivoluzione sociale” delVeneto dell’Ottocento), il larvato sovversivismoantiborghese e anticittadino delle masserurali, la prima industrializzazione, la nascitadelle leghe bianche e l’affermazionedecisiva di un consistente ceto di piccoli proprietari,la crisi degli anni Venti e Trenta, itumulti annonari, l’incipiente frattura tramondo contadino e classe operaia. Tutti elementiche fanno da sfondo a una lettura dellevicende politiche della prima metà del Novecentofino al momento decisivo della guerrae del movimento di liberazione, cui siconnette il filo rosso di un’interpretazionedella storia di questo angolo di Veneto ruralesegnata dalla disincantata categoria della“sopravvivenza come norma”. Si tratta dell’atteggiamentodelle masse rurali, poco opunto politicizzate, del senso di radicataestraneità e di indifferenza del contadinomedio di fronte allo Stato e ai governi, allacultura e alla politica con cui la Resistenzadovette fare inevitabilmente i conti.Brunetta sottolinea continuamente la complessitàdella situazione durante la guerra,soffermandosi sulle convergenze oggettiveche, volta a volta, venivano a determinarsitra le battaglie del movimento partigiano e lestrategie di sopravvivenza delle campagne(l’avversione agli ammassi per esempio). Magli errori politici e le aporie del classismotradizionale nel movimento partigiano chesi rifaceva alla sinistra comunista e socialista,le incomprensioni e l’atteggiamento elitariodei gruppuscoli azionisti, la spirale perversadelle rappresaglie nazifasciste, inevitabilmenteattribuite all’avventurismo dei partigiani,il banditismo e la criminalità prezzolatache confondeva le acque, contribuironoa creare quella frattura sociale e politica cheil dopoguerra si incaricherà di sanzionarecon la larga e incontrastata egemonia delmovimento cattolico e della Chiesa.Certo, viene da chiedersi allora dove si collochinoprecisamente l’efficacia militare ela valenza pratico-politica della Resistenza.Domanda alla quale Brunetta sembra risponderenel momento in cui lascia intuireche i combattenti della Resistenza aderironoa un imperativo morale in senso kantiano,alla convinzione di essere dalla partegiusta e che nulla avrebbe potuto sviarli dauna battaglia che nella sua incondizionatezzaavrebbe anche potuto lasciar dietro di sé,come inevitabile portato della storia, unascia di rancore e odio che ancora pesa sulnostro destino. | Michele Simonetto |notiziariobibliografico63 47


Domenico Piola(1627-1703)e Stefano Camogli(1610-1690)Allegoria della Primaverae dell’EstateChiavari (Genova),Palazzo Rocca,Raccolta Torriglia


<strong>nb</strong> 63l’editoria nel venetoper una storiadell’architetturanel venetoOpere, protagonisti, modellidall’antichità ad oggiGuido Galesso NadirUna collana dedicata alla “Storia dell’architetturanel Veneto”: promossa dalla Regionedel Veneto con il patrocinio del CentroInternazionale di Studi di Architettura AndreaPalladio di Vicenza, questa nuova impresaeditoriale, di cui qui si presentano iprimi tre volumi pubblicati, si propone dicolmare l’assenza di un’opera destinata aconsiderare complessivamente l’architetturanel Veneto. L’opera prevede dieci volumiestesi dall’antichità romana a Carlo Scarpa,dall’Arena di Verona alla tomba Brion di Altivole,ognuno curato da distinti studiosichiamati a coordinare i contributi di espertidei differenti periodi. Affrontare la produzionearchitettonica, nelle intenzioni diGuido Beltramini e Howard Burns che nedirigono la realizzazione, significa rinnovarenel metodo gli studi, con nuove campagnedi ricerca capaci di considerare l’architetturacome esito e sintesi di molteplici fattori,politici, economici, istituzionali, espres -si dalle società. Questo approccio esige l’apportodi specifiche competenze di studio e ilconcorso di esperti, italiani e internazionali,in precedenza affermati nei distinti ambiti.Storia dell’architettura nel Veneto. <strong>Il</strong> Seicento,a cura di Augusto Roca de Amicis, fotografiedi Fulvio Orsenigo e Alessandra Chemollo,Venezia, Regione del Veneto - Marsilio,2008, 4°, pp. 338, ill., s.i.p.Augusto Roca de Amicis nell’introdurre ilprimo volume della collana, dedicato all’architetturadel Seicento, pone l’accento innanzituttosulla necessità di rivedere l’immagineconsolidata di un secolo nel quale sisvolse un univoco processo di decadimentoeconomico e sociale dei territori inscrittinella Serenissima, opponendovi un profilomolto più contrastato che trova un riscontroanche nella produzione architettonica. Afronte di una crisi prodotta dalla contrazionedei commerci marittimi, la Repubblicavisse uno sviluppo dell’economia fondiarianell’entroterra veneto, con una conseguentecrescita demografica di alcune aree nellequali l’investimento nella riqualificazionedella villa, come centro dell’attività agricola,si accompagnò alla ridefinizione della funzionerappresentativa della sua architettura,che ebbe nel secolo il suo apogeo. In secondoluogo Roca coglie la necessità di approfondirele relazioni con i modelli della nuovaarchitettura romana.I saggi che compongono il volume orientanoil lettore verso una considerazione articolatadella produzione architettonica nelVeneto nel Seicento, considerando precipuamenteproprio gli aspetti economici, politicie istituzionali entro cui l’architetturafu chiamata a svolgere un nuovo ruolo rispettoalla prestigiosa tradizione cinquecentesca,consolidata e in lenta evoluzione ancoranei primi decenni del secolo grazie all’operadegli “architetti-funzionari”. In particolareemerge l’importanza di considerarele diverse esigenze della committenza, nonriconducibili a quelle presenti nella Dominante.<strong>Il</strong> conseguente esame della produzionenelle diverse province – esteso a Brescia,Bergamo e al Friuli, luoghi allora inclusinei territori della Repubblica – e le riflessionirelative ai fattori specifici che agirononei singoli contesti, pubblici e privati, dell’architetturacivile e religiosa completanoun quadro al quale contribuisce con efficacial’inedita e accurata ricerca iconografica.INDICE: I contesti dell’architettura: Augusto RocaDe Amicis, Contesti e linguaggi architettonici: unapanoramica sul Seicento veneto | Edoardo Demo,Venezia e il Veneto nel secolo del presunto declino |Martina Frank, Committeza pubblica e privata |Andrea Ferrarese, Città e campagna: economia eforme di insediamenti nel territorio della Serenissima| Venezia: dall’architettura delle maestranzealla maturità di Longhena: Augusto Roca De Amicis,<strong>Il</strong> primo Seicento e l’architettura dei proti |Alessandro Borgomainerio, Venezia dopo la peste:l’architettura civile | Andrew Hopkins, SantaMaria della Salute e l’architettura sacra | La terraferma:architetture in città e in villa: Franco Barbieri,Vicenza | Augusto Roca De Amicis, Padova| Augusto Roca De Amicis, Verona | GianmarioGuidarelli, Treviso e la Marca | GianmarioGuidarelli, La Patria del Friuli | Roberta M. DalMas, Belluno e Feltre | Irene Giustina, Brescia eBergamo | <strong>Il</strong> barocco e il Veneto: ricezioni e resistenze:Augusto Roca De Amicis, L’architetturadegli ordini religiosi | Augusto Roca De Amicis,Apporti esterni | Augusto Roca De Amicis, AntonioGaspari e un dialogo con il barocco romano |L’architettura a Venezia nella seconda metÀ delsecolo: Gianmario Guidarelli, L’architettura civile| Augusto Roca De Amicis, Le chiese e le facciatecommemorative | Apparati: Fonti su architettie committenti: Andrew Hopkins, Relazionie proposte su Santa Maria della Salute | AugustoRoca De Amicis, Guarino Guarini e la chiesa diSan Gaetano a Vicenza | Augusto Roca De Amicis,Antonio Gaspari e il duomo di Este | Laura Orsini,<strong>Il</strong> disegno di architettura | Daniela Tovo,Trattatisti, conoscitori, guide | Laura Orsini, Profilibiografici | Bibliografia | Laura Orsini, Indice deinomi | Laura Orsini, Indici dei luoghi.Storia dell’architettura nel Veneto. L’altomedioevoe il romanico, a cura di JuergenSchulz, fotografie di Filippo Romano, Venezia,Regione del Veneto - Marsilio, 2009,4°, pp. 214, ill., s.i.p.<strong>Il</strong> secondo volume, in ordine temporale diuscita, della Storia dell’architettura nel Veneto,dedicato all’altomedioevo e al romanico ecurato da Jurgen Schulz, comprende dueampi saggi, rispettivamente di Gian PietroBrogiolo e di Giovanna Valenzano. La sceltadi limitare a due soli studiosi i due distintimomenti considerati differisce sensibilmenteda quella operata nel volume precedente,dove era presente una pluralità divoci coerente con l’approccio metodologicodella collana voluto da Guido Beltramini eHoward Burns.L’introduzione di Jurgen Schulz proponeun rapido profilo storico del lungo periodoconsiderato, in cui lo studioso distingue leprincipali e profondamente distinte fasi, lasciandoa Gian Pietro Brogiolo e a GiovannaValenzano di interpretare i loro saggi innotiziariobibliografico63 49


l’editoria nel venetomodo metodologicamente distinto. Brogioloavvicina il lettore descrivendo le diversetestimonianze sopravvissute e considerandole città e le profonde trasformazioniche esse subirono fra tardoantico e altomedioevo;trasformazioni individuate sia nelmutare della gerarchia fra le parti che lecomponevano e di queste rispetto al territorio,sia nelle diverse tipologie architettonicheevolute per rispondere alle inedite esigenze.Ciò avvenne in particolare alle fortificazioni,agli edifici di culto complementarialla diffusione del Cristianesimo, ai luoghidel potere politico e alle residenze private.Sono esaminate inoltre le testimonianzedegli edifici sorti per rispondere alleesigenze della nuova configurazione assuntadal territorio, come i castelli, i monasterie l’architettura rurale.Ben diversa è l’impostazione scelta da GiovannaValenzano, propensa ad inserire l’architetturaveneta nel più ampio dibattito relativoalla definizione di romanico europeo.La studiosa ha circoscritto il proprio interesseall’architettura ecclesiastica fra XI eXII secolo e ha esaminato distintamente gliedifici sopravvissuti ai secoli, consapevoledella difficoltà costituita dalle trasformazioniradicali subite in epoche successive datutte le principali cattedrali nel Veneto,come avvenne per la cattedrale veneziana diSan Pietro in Castello. Significativa la constatazionedell’ampiezza e varietà di soluzionipresenti nell’architettura religiosa dellaregione, come nell’ambito particolare deisistemi di copertura a volta e a cupola. I centrilocali attestano la capacità di ricezione diesperienze eterogenee, riconducibili anchea relazioni con terre lontane. L’analisi degliedifici e il loro confronto impediscono di affermarel’esistenza di un’architettura romanicaveneta, bensì attestano sia la persistenzadel patrimonio locale ereditato, sia l’accoglienzadata a soluzioni provenienti daluoghi lontani dalla regione, senza le qualisarebbe impensabile l’originalità di edificiquali la cappella dogale di San Marco a Venezia.Di singolare interesse la revisionedella teoria secondo la quale vi sia stata unadipendenza dell’architettura veronese rispettoa quella lombarda, alla luce, peresempio, della precedenza delle volte a crocieradella chiesa di San Fermo e Rustico rispettoa quelle di Sant’Ambrogio di Milano.INDICE: Juergen Schulz, Introduzione | Gian PietroBrogiolo, Architetture e insediamenti nella Venetiaet Historia tra VI e X secolo | Giovanna Valenzano,L’architettura ecclesiastica tra XI e XII secolo| Apparati: Bibliografia | Indice dei nomi | Indicedei luoghi.Storia dell’architettura nel Veneto. <strong>Il</strong> Gotico,a cura di Juergen Schulz, fotografie di PieroCodato e Massimo Venchierutti, Venezia,Regione del Veneto - Marsilio, 2010, 4°,pp. 205, ill., s.i.p.<strong>Il</strong> terzo volume dedicato alla storia dell’architetturadel Veneto analizza i tre secolinei quali si diffusero le forme gotichee presenta un ampio e approfondito quadrodella realtà architettonica che si affermòdal dodicesimo al quindicesimo secolo nellaregione.Schulz nell’introdurre l’opera affronta inprimo luogo i limiti di una netta definizionedel termine storiografico di “gotico” apartire dall’accezione negativa, coniata nelCinquecento in Italia, fino al suo riscatto ottocentesco;traccia quindi un profilo storicodell’assimilazione da parte dell’architetturaitaliana e in particolare veneta di morfologiee stilemi di origine francese, dal tardo XIIsecolo, diffusi ed evoluti a contatto con unastratificata cultura edilizia preesistente. Lasintesi che ne fu l’esito generò, a parere dellostudioso, forme originali a loro volta profondamentesedimentate nei secoli successivinell’architettura del Veneto, quando furonodeclinate secondo i materiali e le tecnicheofferte dalla tradizione.L’opera si compone di due articolati capitoli.Nel primo Schulz segue la genesi deipalatia communia, ossia dei palazzi pubblicisorti già nella prima metà del XII secolo, cheassunsero progressivamente le forme definitiveproprio nel periodo nel quale penetravanoin un’area più estesa dell’attualeVeneto le prime soluzioni formali di originefrancese. La complessa genesi, ora soloin parte leggibile, di Palazzo Ducale di Venezia,del Palazzo Comunale di Verona, delPalazzo della Ragione di Padova e del Palazzodella Ragione di Vicenza, viene descrittanei rapporti con la tradizione romanica,sedimentata ma tutt’altro che inerte.<strong>Il</strong> capitolo successivo di Herbert Dellwing èdiviso in due paragrafi, rispettivamente dedicatiall’architettura sacra e all’architetturaprofana. Lo studioso pone l’esigenza di specificarela particolare condizione e gli esitidell’assimilazione della nuova concezionedi origine francese, mediata dalle maestranzecistercensi, introdotta prima in Lombardiae quindi nel Veneto. Egli riconosce l’adozionedi singole soluzioni morfologiche estilistiche gotiche, tuttavia scelte e rielaboratein autonomia e inserite in una sintassiche permane ancorata al vitale retaggio dell’antichitàclassica. Gli esiti di questa sintesiprodussero uno stile peculiare di cui Dellwingsegue il processo genetico fin dalla costruzione,dal 1235, della basilica padovanadi Sant’Antonio. Fu proprio nell’ambito degliedifici eretti dagli ordini mendicanti cheprese forma l’originale linguaggio goticoitaliano e veneto. Considerando l’architetturacivile, lo studioso coglie un processo analogo,che inizia a Venezia dal settimo decenniodel Duecento per poi dispiegarsi nellaterraferma.L’apparato fotografico del volume accompagnacon puntualità ed efficacia i saggi, permettendoal lettore anche non esperto il riscontrodelle descrizioni condotte nei saggi,secondo un intelligente rapporto fra parolae immagine.INDICE: Juergen Schulz, Introduzione | JuergenSchulz, I Palatia communia nel Veneto | HerbertDellwing, L’architettura gotica nel Veneto | Apparati:Bibliografia | Indice dei nomi | Indice dei luoghi.50 notiziariobibliografico63


l’editoria nel venetoGazzo Veronese (Verona), chiesa di Santa Maria,esterno, facciata.Nata come cappella monastica, documentata giànel IX secolo, la costruzione attuale fu realizzatanel XII secolo, dopo il terremoto del 1117Gazzo Veronese (Verona), chiesa di Santa Maria,esterno, absidi.Venezia, basilica di Santa Maria Gloriosadei Frari, absidi.Eretta tra il 1236 e il 1338 ad opera dei FratiFrancescani Minori Conventuali, e ricostruitanel XIV secolo, è una delle principali chiesedi Venezia. Nell’interno sono conservate alcunedelle opere più importanti del Rinascimento,tra cui il Trittico della Madonna e i Santi di Bellini(1488), la pala dell’Assunta di Tiziano (1516-1518),dipinta dall’artista appositamente per l’altaremaggiore, la famosa Madonna di Ca’ Pesaro, altramirabile pala di Tiziano (1526) e la statua ligneadi S. Giovanni Battista, opera di Donatello (1450 ca).Venezia, chiesa della Madonna dell’Orto, facciata.Costruita dalla congregazione degli Umiliativerso la metà del XIV secolo, la facciata e il chiostrosono del quadriennio 1460-1464, con statuedegli inizi del Cinquecento. Dello stesso periodoil campanile a cupola, terminato nel 1503.All’interno, dipinti di Tintoretto, oggi sepoltonella navata destra.Venezia, Basilica di Santa Maria della Salute, facciata.Fu edificata su progetto di Baldassarre Longhena(1631-1681), scelto dal Senato tra gli undicipresentati, come ringraziamento alla Madonnaper la liberazione della città dalla peste del 1630.All’interno importanti opere di Tiziano e Tintoretto.Venezia, chiesa di Santa Maria del Giglio, facciata.La chiesa prende il nome dalla famiglia Jubanicoche l’avrebbe fondata nel IX sec. Fu ricostruitanella seconda metà del Seicento, come monumentoalla famiglia Barbaro, cui sono riferite le quattrostatue e i rilievi che decorano la facciata.notiziariobibliografico63 51


Marguerite Gérard,<strong>Il</strong> dono, 1786-1787San Pietroburgo,Museo dell’Ermitage


<strong>nb</strong> 63istituzioni e culturala fondazionequerini stampaliadi veneziaUn luogo di produzione culturaledal “cuore antico”Marigusta Lazzaridirettore della Fondazione<strong>Il</strong> conte Giovanni, ultimo discendente deiQuerini Stampalia, lasciò in eredità nel1869 alla sua Venezia tutti i propri beni:lo storico palazzo, terre, case, libri, quadri,mobili, oggetti d’arte, monete, stampe. Lanascita della Fondazione ha scongiurato,caso raro, il rischio che il patrimonio dell’anticafamiglia andasse disperso.I Querini, annoverati tra le dodici casate apostoliche,insigni fondatrici della città lagunare,facevano parte del patriziato. <strong>Il</strong> coinvolgimentodi Marco Querini nella congiura orditada Bajamonte Tiepolo contro il dogePietro Gradenigo nel 1310 segnò la loro storia,macchiando il nome della stirpe, chevenne esclusa per sempre dal dogado.Nel XIV secolo Zuanne Querini divenne signoredell’isola di Astipalea nell’Egeo. Daquesto feudo deriva l’appellativo di Stampalia,che solo nel 1808 venne usato da AlviseQuerini alla corte napoleonica di Milano, perdistinguersi da un omonimo, l’ambasciatoredel Regno di Sardegna. Da allora il doppiocognome è rimasto ad indicare prima ilramo della famiglia, oggi la Fondazione.Come stabilito nel testamento di Giovanni,il palazzo è tuttora la sede della QueriniStampalia, che vi ha allestito la Biblioteca alprimo piano, già appartamento del conte, ilMuseo al secondo piano, sede patriarcalenella prima metà dell’Ottocento, e un’areaper esposizioni temporanee al terzo.<strong>Il</strong> PalazzoSorge presso campo Santa Maria Formosa,dove i Querini Stampalia possedevano alcunecase fin dal Trecento. Un documento attestal’inizio dei lavori nel 1514.Un rinnovamento radicale del complesso sisvolse nella seconda metà del Settecento, inoccasione del matrimonio tra Alvise (1758 -1834), uno dei figli di Zuanne, e Maria TeresaLippomano. Vennero modificati gli spaziinterni, ridotte le dimensioni delle sale, commissionatinuovi cicli pittorici, ma non vennealterata la facciata cinquecentesca.Dal 20 maggio 1835 al 1° giugno 1850 il secondopiano dell’edificio venne affittato alpatriarca Jacopo Monico. <strong>Il</strong> 3 agosto 1849,negli ultimi drammatici momenti dell’assedioaustriaco a Venezia, il palazzo fu saccheggiato.La voce che il patriarca avessesottoscritto una petizione per la resa avevascatenato la rabbia popolare. Mobili, libri,monete, medaglie e altri oggetti preziosivennero gettati in canale con un danno perGiovanni, l’ultimo discendente della famiglia,di 100.000 lire austriache di allora.Nel 1869, tre anni dopo l’annessione delVeneto all’Italia, unita sotto i Savoia, il palazzodi famiglia divenne, per volontà diGiovanni, sede della Fondazione, istituitaallo scopo di conservare e valorizzare le sueraccolte artistiche e bibliografiche, e di promuovere“il culto dei buoni studi, e delleutili discipline”.Nel corpo del palazzo risalta al piano terral’area restaurata nel 1963 da Carlo Scarpa,oggetto di un recente, rigoroso interventoconservativo. È tra le opere più note delmaestro veneziano, la cui architettura è definitacome la più colta e aristocratica delNovecento italiano.Gli anni Ottanta e Novanta vedono svilupparsigli interventi di Valeriano Pastor. <strong>Il</strong> segnopiù visibile è la scala, che costituisce laprincipale uscita di emergenza del palazzo.Un ponte aereo tra la sede e la palazzina aldi là del giardino, oltre alla trave-parete inMuseo, realizzata insieme all’ingegnereWalter Gobbetto, sono i progetti con cui Pastorrisolve problemi di fondamentale importanzaper la fruizione degli spazi di questastruttura.Nel decennio seguente Mario Botta, allievodi Scarpa, progetta la nuova area di serviziintorno a una suggestiva corte coperta. Suquesta si aprono le salette della caffetteria, esi affacciano le vetrine del bookshop.Sempre su progetto di Botta, dalla corte siaccede ad un auditorium, dotato di sofisticatetecnologie, che completa questa strutturaunica, complessa e flessibile, dove saleantiche accanto a spazi modernamente attrezzatioffrono una cornice stimolante efunzionale allo studio individuale, a iniziativeculturali e ad eventi.Dal 1997 la facciata del palazzo è stata arricchitada un’importante installazione neon.Si tratta de La materia dell’ornamento diJoseph Kosuth (Toledo, Ohio, 1945), operaeseguita per il progetto “Sarajevo 2000” ecostituita da dodici scritte, tratte dal libroLe pietre di Venezia di John Ruskin.La BibliotecaTrae origine dalla donazione del patrimoniodell’antica famiglia Querini alla città e“all’uso pubblico”, e nei suoi oltre centotrentaanni di vita è divenuta la “bibliotecadei Veneziani”, frequentata da un pubblicoeterogeneo di lettori, studenti, studiosi, siaitaliani che stranieri, e comuni cittadini,che utilizzano le diverse sezioni delle raccoltebibliografiche.Collocata al primo piano del palazzo, nellestesse stanze abitate dagli ultimi membri dellafamiglia, la Biblioteca è di carattere generalee mette a disposizione dei lettori circa340.000 volumi, di cui oltre 32.000 collocatia scaffale aperto e circa 400 periodici correnti.Secondo la volontà del fondatore è apertafino a notte tarda e anche nei giorni festivi.In un ambiente elegante e confortevolesono messe a disposizione del pubblico diciottotestate di quotidiani. Quelli nazionalie locali più importanti e una decina di giornalistranieri, fra cui pubblicazioni in arabo,giapponese, russo.Contemporaneamente da dieci postazioniinformatiche si può accedere alla consultazione,all’ascolto e alla visione di materialemultimediale (cd audio e dvd) d’argomentoveneziano e navigare in rete gratuitamente,come pure in modalità wireless in tutte le altresale di lettura.<strong>Il</strong> nucleo originario della biblioteca non èdatabile con certezza. Consiste nella raccoltadi memorie domestiche, manoscritte, incui ricorre il nome del casato. Vi si aggiungononel corso di sette secoli altri manoscrittie documenti relativi alle attività e agliinteressi dei membri della famiglia.Fa parte sempre del fondo storico una considerevolecollezione di libri a stampa dallafine del Quattrocento all’Ottocento, compostadi circa 42.000 esemplari, 3.000 incisioni enotiziariobibliografico63 53


istituzioni e culturaFacciata esterna del palazzo dove ha sedela Fondazione Querini Stampalia a VeneziaSala interna del Museooltre 350 fra carte geografiche e mappali.I documenti più antichi sono carte e manoscrittimembranacei quali l’importantissimoCapitulare nauticum (XIII-XVI secolo), laPromissio contra maleficia (XIV secolo), le Favoleesopiane (XIV secolo), il codicetto con iPrivilegi dei Veneziani in Siria (XIII-XIV secolo),il Libro del Sarto (XVI secolo) e variecommissioni ducali.Tra i più appassionati raccoglitori di libri dellafamiglia sono da ricordare: Lauro Querini(1320-1466 ca), umanista filosofo e lettore diAristotele; il cardinale Angelo Maria Querini(1680-1755), uomo di grande ingegno e vivacefigura di intellettuale, arcivescovo di Corfùe poi vescovo di Brescia, prefetto dellaVaticana e fondatore della grande BibliotecaQueriniana a Brescia, amico e corrispondentedegli uomini più in vista del suo tempo,tra i quali Federico II di Prussia, Newton,Montesquieu e Voltaire; Andrea Querini(1710-1795), “ragguardevole amatore e protettordelle lettere”, come ebbe a chiamarlo ilCesarotti; e infine Alvise Querini (1758-1834), padre del fondatore, la cui passionemusicale si tradusse nell’odierno fondo diopere musicali a stampa, tra cui 450 librettid’opera, di balli e cantate, della fine del Settecentoe dei primi dell’Ottocento.Le collezioni, così come l’archivio, si arricchironoanche dei testi confluiti nella bibliotecafamiliare attraverso i legami matrimonialio ereditari con altre nobili casatedella città, come i Tron, i Mocenigo, i Contarini,i Lippomano.Notevole rilevanza per lo studio del patriziatoveneziano, nella sua conduzione dellapolitica e degli affari, detiene l’archivio dellafamiglia. L’Archivio privato si componedi 120 buste contenenti documenti, lettere edisegni dal XVI secolo al 1869: esso è completamenteriordinato e descritto nell’Inventarioedito nel 1987.La fase moderna della storia della Bibliotecaprende avvio con il conte Giovanni (1799-1869), ultimo discendente dei Querini. Giuristaed economista, con spiccata vocazioneper le scienze fisiche, matematiche e naturali,inventore e imprenditore spregiudicatorispetto al periodo storico e alla struttura dellasocietà a lui contemporanea, lascia, diquesta sua inclinazione, larga traccia nellecollezioni librarie che cura e riordina, continuandoi cataloghi iniziati dai predecessori,colmando, ove possibile, le lacune.Alla sua morte lascia in dono a Venezia ilsuo patrimonio, per istituire una fondazione“...atta a promuovere il culto dei buonistudj, e delle utili discipline”, indicandonecosì la vocazione, che nel tempo si è mantenuta,di biblioteca di carattere generale, purcon alcune peculiarità e specializzazioni.Nel suo testamento Giovanni Querini stabiliscefra l’altro che la Biblioteca dovrà rimanereaperta “...in tutti quei giorni, ed ore incui le Biblioteche pubbliche sono chiuse, ela sera specialmente per comodo degli studiosi”.Questo dettato testamentario ancoravigente garantisce un’apertura giornalieradi ben dodici ore e la possibilità di usufruiredelle sale di lettura e delle raccolte anchela domenica e nelle festività.<strong>Il</strong> fondo moderno a stampa, costituitosi apartire dal 1869, anno dell’apertura al pubblicodella Biblioteca, comprende oggi oltre250.000 volumi e viene incrementato annualmentesecondo una politica di acquisizioni,che tiene conto della complessità ereditatadal testamento del fondatore e cercadi rispondere alle esigenze che la sua tradizione,la sua storia e la sua mission attualerichiedono.Gli stessi bibliotecari chiamati a dirigerlahanno cercato di mantenersi il più possibilefedeli al dettato testamentario e alla tradizionedella famiglia Querini.<strong>Il</strong> primo è Gustavo Adolfo Ungher: “miovecchio maestro e distinto filologo”, lo definisceil conte Giovanni, indicandolo nel testamentocome bibliotecario della nascituraFondazione.Leonardo Perosa (bibliotecario dal 1880 al1904) dà ordine al ricco settore dei manoscritti.<strong>Il</strong> suo Catalogo dei codici manoscrittidella Biblioteca Querini Stampalia (luglio1883), integrato dal Repertorio delle persone,dei luoghi e delle cose più notevoli contenutenei codici mss. della Biblioteca Querini Stampalia(1884), è tuttora in uso.Arnaldo Segarizzi (bibliotecario dal 1905 al1924) applica le più recenti acquisizioni dellascienza biblioteconomica, dando inizioad un nuovo catalogo per il quale utilizzaschede di formato internazionale; realizzauno tra i primi esempi in Italia di catalogoper soggetti, che alla fine fonda, in un’unicaserie alfabetica con le schede per autore,organizzando il catalogo dizionario, ancorain funzione.Manlio Dazzi (direttore dal 1926 al 1957)cura appassionatamente lo sviluppo dellevarie discipline bibliografiche, con particolareriguardo (era uomo di lettere e fine poeta)a quelle umanistiche, e rende la Fondazioneun centro vivacissimo di cultura letteraria,artistica e civile.Giuseppe Mazzariol (direttore dal 1957 al1974) dà all’Istituto un impulso e una vitalitànuova, “ritenendo che una biblioteca per essereviva debba assolvere prima di tutto a unafunzione di promozione culturale e civica”.Giorgio Busetto (direttore dal 1984 al 2004)nei vent’anni di direzione imprime alla bibliotecae alla Fondazione il suo volto odierno:la ristrutturazione dello scaffale apertonel 1987; l’adesione, alla fine degli anni Ottanta,al Servizio Bibliotecario Nazionale eal suo catalogo; la messa a disposizione del54 notiziariobibliografico63


istituzioni e culturapubblico di tecnologie informatiche; la riaperturadell’Emeroteca con oltre 350 periodicicorrenti direttamente consultabili; lesale di lettura e gli orari di apertura ampliati;i nuovi depositi librari interni ed esterni;il rilancio del ruolo che la Fondazione haavuto sin dal primo Novecento a Venezia enel mondo nello spirito del Fondatore.Negli ultimi decenni del secolo scorso hatrovato sistematicità e struttura la rete di relazioniintessute dalla Fondazione con altreistituzioni culturali di ambito locale e nazionale.Dal 1979, infatti, una convenzionecon il Comune di Venezia riconosce formalmentealla Querini Stampalia quel ruolodi Biblioteca Civica che ricopre nei fattifin dall’inizio del Novecento, quando ilConsiglio di Presidenza deliberò di trasformareil Gabinetto di Lettura in una Bibliotecaaperta ad una più ampia cerchia di lettorie in particolare agli studenti.Decennale la collaborazione con le amministrazioniregionale e provinciale: nel 1998 laRegione del Veneto istituisce, presso la Fondazione,la Biblioteca Regionale specializzatain materia di archivi e biblioteche, costantementeaggiornata dalla Querini con l’acquistodi repertori, periodici, monografie. LaBiblioteca aderisce anche al Sistema BibliotecarioMuseale della Provincia di Venezia.<strong>Il</strong> MuseoOggi si propone al pubblico come una casamuseo del Settecento, che ospita iniziative,concerti, esposizioni sia di arte antica che diarte contemporanea.In questo museo d’ambiente mobili settecenteschie neoclassici, porcellane, biscuit,sculture, globi e dipinti dal XIV al XX secolo,la gran parte di scuola veneta, tramandanol’atmosfera della dimora patrizia tra specchie lampadari di Murano e stoffe tessute suantichi disegni.Tra le opere esposte, pitture di GiovanniBellini, Lorenzo di Credi, Jacopo Palma ilVecchio e il Giovane, Bernardo Strozzi, Lu -ca Giordano, Marco e Sebastiano Ricci, GiambattistaTiepolo. Ad essi si aggiunge il piùampio documentario pittorico su Venezianel XVI secolo, con un centinaio di tele diPietro Longhi e Gabriel Bella.Intorno al 1750, il Longhi dipinge per AndreaQuerini, senatore, mecenate, protettoredel pittore, quindici tele, fra cui la scenad’interno con la Lezione di geografia; tra il1755 e il 1757 la serie dei Sette Sacramenti,per la camera da letto; nel 1761 la Frateria diVenezia enel 1762 ilCasotto del leone.Sempre per Andrea, nel 1782 lavora nellacasa dominicale ai Santi Quaranta a TrevisoGabriel Bella. Di lui il museo conserva sessantasettetele, attraverso le quali il pittorefa rivivere feste popolari, balli, teatri, cerimonieufficiali della Repubblica.Figura chiave è stata quella di Alvise, nipoteprediletto di Andrea e padre del conteGiovanni. Dal 1795 al 1797 è a Parigi, ultimoambasciatore della Serenissima Repubblicain Francia. Si deve a lui l’acquisto delprezioso servizio di Sèvres, che arreda lasala delle porcellane.Luogo di molti luoghi, luogo delle mille differenze– si leggono nella sua storia, nellesue architetture, nella varietà delle sue attività– la Fondazione si propone come campodi produzione culturale basata sullo studioe la valorizzazione del proprio patrimoniostorico e museale e sulla riflessione attentaa cogliere le proposte più avanzate dellacontemporaneità.Sono le linee che dal 2004, con il sostegnodella Regione del Veneto, ispirano il progetto“Conservare il futuro”. Artisti contemporaneisono chiamati a confrontarsi e a dialogarecon gli spazi della Fondazione, traendonespunti per il loro lavoro, nel segno diuna vitale sperimentazione.Nel corso degli anni hanno esposto nel museoGiulio Paolini, Giuseppe Caccavale,Remo Salvadori, Georges Adéagbo, StefanoArienti, Maria Morganti, Mariateresa Sartori,Mona Hatoum, Anita Sieff, Marisa Merz.Percorsi analoghi di indagine sono statiaperti nella letteratura, nella poesia, nel teatro,nella danza, nel design, nella grafica.Un intenso programma di attività educativepropone a tipi diversi di pubblico – scuole,famiglie, anziani – sempre nuove chiavi dilettura del Museo, della Biblioteca, dellemostre e dell’architettura stessa del palazzo,attraverso laboratori e percorsi didattici.Pubblicazioni della Biblioteca2001-2011COLLANA “QUERINIANA”(iniziata nel 1987)bibliotECONOMIA: l’economia della cooperazione bibliotecaria,atti dell’11. Seminario Angela Vinay(Venezia, 25-26 febbraio 2000), a cura di C. Rabitti,Venezia, Fondazione Scientifica QueriniStampalia, 2001, n. 27.bibliotECONOMIA: dalla cooperazione all’integrazione,atti del 12. Seminario Angela Vinay (Venezia,2-3 marzo 2001), a cura di C. Rabitti, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2002,n. 28.bibliotECONOMIA: fund raising e servizi bibliotecari,atti del 13. Seminario Angela Vinay (Venezia,5-6 aprile 2002), a cura di C. Rabitti, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2003, n. 29.bibliotECONOMIA: la frontiera digitale, atti del14. Seminario Angela Vinay (Venezia, 4-5 aprile2003), a cura di C. Rabitti, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2004, n. 30.Fondazione Querini Stampalia:area Carlo Scarpanotiziariobibliografico63 55


istituzioni e culturabibliotECONOMIA: dal costo al valore, atti del 15. SeminarioAngela Vinay (Venezia, 1-2 ottobre2004), a cura di C. Rabitti, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2005, n. 31.bibliotECONOMIA: attività e passività culturali, attidel 16. Seminario Angela Vinay (Venezia, 7-8ottobre 2005), a cura di C. Rabitti, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2006, n. 32.bibliotECONOMIA: conservare il futuro, atti del 17. SeminarioAngela Vinay (Venezia, 6-7 ottobre2006), a cura di C. Celegon, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007, n. 33.COLLANA “QUERINIANA. STUDI E RICERCHE”Ci vuole pazienza. Lettere di Elena Mocenigo Querini.1733-1788 [sic., ma 1778], a cura di A. Fancelloe M. Gambier, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2008, n. 7.COLLANA “LE OCCASIONI”(iniziata nel 1987)Le porcellane dei Querini Stampalia, a cura diE. Dal Carlo, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2002, n. 11.Adolfo Ottolenghi, a cura di U. Fortis, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2003, n. 12.Per Adolfo Ottolenghi. Un memorial di Mario Bottanel Bosco di Mestre, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2003, n. 13.Egle Renata Trincanato e la Scuola superiore di architetturadi Venezia, a cura di F. Tentori, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2003, n. 14.La Legge Finanziaria 2003 quale strumento di politicaeconomica, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2004, n. 15.Diritto di vivere e diritto di morire, atti del seminarioorganizzato in collaborazione con il Centroculturale Palazzo Cavagnis (Venezia, 16 maggio2003), Venezia, Fondazione Querini Stampalia,2004, n. 16.Virgilio Guidi, atti del seminario (Venezia, 29 novembre2000), a cura di G. Dal Canton, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, [2004?], n. 17.La storia dell’altro: israeliani e palestinesi, atti delseminario (Venezia, 24 maggio 2005), Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2005, n. 18.Don Germano Pattaro, 1925-1986. Un ricordo, attidell’incontro di studio (Venezia, 26 settembre2006), Venezia, Fondazione Querini Stampalia -Venezia, Centro di Studi Teologici GermanoPattaro, 2007, n. 19.COLLANA “QUADERNI DELLA DONAZIONEEUGENIO DA VENEZIA”(iniziata nel 1994)Donazione Eugenio Da Venezia, selezione di interventialla Giornata di studio (Venezia, 9 novembre2000), redazione di D. De Diana, Venezia,Fondazione Scientifica Querini Stampalia,2001, n. 8.56 notiziariobibliografico63Neno Mori. 1899-1968, catalogo della mostra(Venezia, Palazzo Querini Stampalia, 10 novembre2001 - 3 febbraio 2002), a cura di P. Pizzamano,introduzione di G. Dal Canton, Rovereto,Osiride, 2001, n. 9.Neno Mori a Rovereto. <strong>Il</strong> carteggio con GiovanniGiovannini, a cura di P. Pizzamano, introduzionedi T. Toniato, Rovereto, Osiride, 2002, n. 10.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Venezia, 10 novembre 2001), redazionedi P. Pizzamano, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia - Rovereto, Museo Civico,2002, n. 11.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Rovereto, 8 novembre 2002), redazionedi P. Pizzamano, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia - Rovereto, Museo Civico,2003, n. 12.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Venezia, 12 dicembre 2003), redazionedi M. Savaris, Venezia, Fondazione LaBiennale di Venezia - Venezia, Fondazione Que -rini Stampalia, 2004, n. 13.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Venezia, 14 dicembre 2004),a cura di G. Dal Canton ed E. Dal Carlo, Venezia,Fondazione La Biennale di Venezia - Venezia,Fondazione Querini Stampalia - Rovereto,Museo Civico, 2005, n. 14.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Rovereto, 14 dicembre 2005),a cura di G. Dal Canton e B. Trevisan, Venezia,Fondazione La Biennale di Venezia - Venezia,Fondazione Querini Stampalia - Rovereto, MuseoCivico, 2006, n. 15.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Venezia, 15 dicembre 2006),a cura di G. Dal Canton e B. Trevisan, Venezia,Fondazione La Biennale di Venezia - Venezia,Fondazione Querini Stampalia - Rovereto, MuseoCivico, 2007, n. 16.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Venezia, 14 dicembre 2007),a cura di G. Dal Canton e B. Trevisan, Venezia,Fondazione La Biennale di Venezia - Venezia,Fondazione Querini Stampalia - Rovereto, MuseoCivico, 2008, n. 17.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Rovereto, 11 dicembre 2008),a cura di G. Dal Canton e B. Trevisan, Venezia,Fondazione La Biennale di Venezia - Venezia,Fondazione Querini Stampalia - Rovereto, MuseoCivico, 2009, n. 18.Donazione Eugenio Da Venezia, atti della Giornatadi studio (Venezia, 11 dicembre 2009),a cura di G. Dal Canton e B. Trevisan, Venezia,Fondazione Querini Stampalia - Rovereto, MuseoCivico, 2010, n. 19.COLLANA “RACCONTAMI UNA STORIA A CENA.TESTI INEDITI INTERPRETATIA PALAZZO QUERINI STAMPALIA”A. Bruni, Langenwang, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2006.S. Crippa, Cannibali della voce, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2006.A. Toso Fei, Orazione funebre alla Memoria: mortie misteri a San Michele in isola, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2006.R. Bianchin, <strong>Il</strong> mistero della diga lunata, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2007.A.M. Carpi, Piccola Anna, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007.A. Cilento, Fonsino, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2007.C. Coco, <strong>Il</strong> paradiso degli infedeli, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007.E. Corradini, <strong>Il</strong> silenzio dell’assassino, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2007.M. Crema, L’uomo del confine, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007.M. Franzoso, Quaderni d’amore. (Materiali di lavoro),Venezia, Fondazione Querini Stampalia,2007.A. Marzo Magno, L’orgoglio dell’impero, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2007.F. Mazzucato, Les Cruces Blues, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007.E. Palandri, Canzone a tre voci per Orfeo, Euridicee un tecnico delle luci, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007.P. Spirito, <strong>Il</strong> Natale di Enea, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007.G.M. Villalta, Comeseciàma, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007.T. Avoledo, Danzando con l'ombra, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2009.A. Monico, Santi stravaganti, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2009.P. Ruffilli, <strong>Il</strong> gelo dell’insonnia, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2009.B. Zarmandili, <strong>Il</strong> signor Molavi, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2009.COLLANA “RICORDI”Carlo Scarpa alla Querini Stampalia, testi diM. Manzelle, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2003 (edizione anche in inglese conil titolo: Carlo Scarpa at the Querini Stampalia).Pietro Longhi e il suo tempo, testi di B. Trevisan,Venezia, Fondazione Querini Stampalia, 2003(edizione anche in inglese con il titolo: PietroLonghi and his time).Porcellane e ceramiche della Fondazione QueriniStampalia, testi di M. Savaris, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2003 (edizione anche


istituzioni e culturain inglese con il titolo: Porcelain and others ceramicsat the Querini Stampalia Foundation).Le vedute di Venezia di Gabriel Bella, testi diT. Bottecchia, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2003 (edizione anche in inglese conil titolo: Views of Venice by Gabriel Bella).Gli arredi della Fondazione Querini Stampalia, testidi E. Dal Carlo, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2005 (edizione anche in lingua inglesecon il titolo: The furniture of the FoundationQuerini Stampalia).La Presentazione di Gesù al Tempio di GiovanniBellini, testi di B. Trevisan, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2007 (edizione anche in inglesecon il titolo: The presentation at the Templeby Giovanni Bellini).Gian Lorenzo Bernini: Busto di Medusa, a cura diE.B. Di Gioia e B. Trevisan, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2008.PREMIO FURLAThe art is a fifth element, catalogo della II edizionedel Premio Furla (Venezia, Palazzo QueriniStampalia, 17 marzo - 13 maggio 2001), a cura diC. Bertola, Milano, Charta, 2001.The horse would know, but the horse can’t talk,catalogo della III edizione del Premio Furla (Venezia,Palazzo Querini Stampalia, 24 marzo -19 maggio 2002), a cura di C. Bertola, Milano,Charta, 2002.Fame. Leggi in inglese, read in italian, catalogodella IV edizione del Premio Furla (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 9 marzo - 4 maggio 2003),a cura di C. Bertola, Milano, Postmediabooks,2003.Follow your shadow, catalogo della V edizione delPremio Furla (Bologna, Galleria d’Arte Moderna,29 gennaio - 4 aprile 2005), a cura diC. Bertola e D. Auregli, Milano, Charta, 2005.On Mobility, catalogo della VI edizione del PremioFurla (Bologna, Galleria d’Arte Moderna,28 gennaio - 10 marzo 2007), a cura di C. Bertolae G. Maraniello, Milano, Charta, 2007.The Spirit in any condition does not burn, catalogodella VII edizione del Premio Furla (Bologna,Arte Fiera, 23-26 gennaio 2009) a cura diL. Barreca et al., Milano, Charta, 2009.Pleure qui peut, rit qui veut, catalogo dell’VIII edizionedel Premio Furla (Bologna, Palazzo Pepoli,29 gennaio - 6 febbraio 2011), a cura diL. Bruni et al., Milano, Mousse publishing, 2011.CARLO SCARPA. L’OPERA E LA SUA CONSERVAZIONE.GIORNATE DI STUDIO ALLA FONDAZIONEQUERINI STAMPALIACarlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, I-III,atti delle Giornate di studio (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 28 novembre 1998, 28 novembre1999, 28 novembre 2000), a cura diM. Manzelle, Milano, Skira, 2002.Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, IV,atti della Giornata di studio (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 28 novembre 2001), a curadi M. Manzelle, Venezia, Cicero, 2002.Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, V,atti della Giornata di studio (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 28 novembre 2002), a curadi M. Manzelle, Venezia, Cicero, 2003.Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, VI,atti della Giornata di studio (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 28 novembre 2003), a curadi M. Manzelle, Mendrisio, Archivio del Moderno.Accademia di architettura, 2004.Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, VII,atti della Giornata di studio (Venezia, 28 novembre2004), a cura di M. Manzelle, Mendrisio,Mendrisio Academy Press, 2005.Carlo Scarpa. L’opera e la sua conservazione, VIII,atti della Giornata di studio (Venezia, 28 novembre2005), a cura di M. Manzelle, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2006.Canoni e riflessi, interprete Mario Brunello (violoncello),Venezia, Fondazione Querini Stampalia,2009 (CD audio) [Carlo Scarpa. Giornate distudio alla Querini Stampalia, XII].SELEZIONE DI TESTI FUORI COLLANA (2001-2011)Est. Maya Bajevic, <strong>Il</strong>iya Chichkan, Christian Tomaszewski,catalogo della mostra (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 25 novembre 2001 -6 gennaio 2002), a cura di C. Bertola, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2001.Ferruccio Bortoluzzi, catalogo della mostra(Venezia, Palazzo Querini Stampalia, 8 aprile -13 maggio 2001), Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2001.Immagini dal mito. La conquista veneziana dellaMorea (1684-1699), catalogo della mostra (Venezia,Palazzo Querini Stampalia, 26 maggio -26 agosto 2001), a cura di L. Marasso e A. Stouraiti,Venezia, Fondazione Scientifica QueriniStampalia, 2001.Memorie di un ritorno. La guerra di Morea (1684-1699) nei manoscritti della Querini Stampalia,a cura di A. Stouraiti, Venezia, FondazioneScientifica Querini Stampalia, 2001.Boris Mikhailov, catalogo della mostra (Venezia,Palazzo Querini Stampalia, 16-30 settembre1999), a cura di C. Bertola e G. Costa, Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2002.Mauro Sambo. Un lungo viaggio immobile, catalogodella mostra (Venezia, Palazzo QueriniStampalia, 21 aprile - 26 maggio 2002), a curadi C. Bertola, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2002.Nijole Kudirka, Bianca Tarozzi. Gli oggetti dellamemoria, catalogo della mostra (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 16 giugno - 7 luglio2002), a cura di C. Bertola, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2002.De Poli. Due secoli di navi a Venezia, catalogo dellamostra (Venezia, Palazzo Querini Stampalia,15 febbraio - 2 marzo 2003), a cura di G. Busetto,con fotografie di C. Groszer, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia - Venezia, CantiereNavale De Poli, 2003.<strong>Il</strong>ya/Emilia Kabakov: Where is our place?, catalogodella mostra (Venezia, Palazzo QueriniStampalia, 12 giugno - 7 settembre 2003), Milano,Charta, 2003.Incontri contemporanei, atti del ciclo di conferenze“Invito al contemporaneo” (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 1998-1999), a cura diC. Bertola, Venezia, Fondazione Querini Stampalia,2003.Brahmâtic. Patrick Mimran, catalogo della mostra(Venezia, Palazzo Querini Stampalia,8 aprile - 4 luglio 2004), Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2004.Dei ed eroi del barocco veneziano. Dal Padovaninoa Luca Giordano e Sebastiano Ricci, catalogo dellamostra (Catania, Museo Civico di Castello Ursino,3 aprile - 6 giugno 2004), a cura di G. Busetto,Catania, Maimone, 2004.Giulio Paolini. L’ora X, catalogo della mostra(Venezia, Palazzo Querini Stampalia, 28 marzo -30 maggio 2004), a cura di C. Bertola, [Calenzano(FI)], Gli Ori, 2004.Kiki Smith: Homepsun tales. Storie di occupazionedomestica, catalogo della mostra (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 9 giugno - 11 settembre2005), a cura di C. Bertola, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2005.Lampassi, damaschi e broccati nei dipinti di PietroLonghi. Rubelli interpreta il Settecento veneziano,catalogo della mostra (Venezia, Palazzo QueriniStampalia, 17 dicembre 2005 - 5 marzo 2006),a cura di D. Davanzo Poli, Venezia, Rubelli -Venezia, Fondazione Querini Stampalia, 2005.Una possibile vocazione. <strong>Il</strong> contemporaneo nei museidel Veneto, a cura di C. Bertola e M. Savaris,Venezia, Regione del Veneto - Prato, Gli Ori,2005.Remo Salvadori. L’osservatore non l’oggetto osservato,catalogo della mostra (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 18 marzo - 8 maggio 2005),a cura di C. Bertola, Milano, Charta, 2005.Giuseppe Caccavale. Resi Conto, catalogo dellamostra (Venezia, Palazzo Querini Stampalia, 21maggio - 15 ottobre 2006), a cura di C. Bertola,Prato, Gli Ori, 2006.N. Kudirka - B. Tarozzi, La casa di carta, a curadi C. Bertola, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2006.P. Terrassan, Carlo Scarpa. La Fondazione QueriniStampalia a Venezia, saggi di F. Dal Co eS. Polano, Milano, Electa - Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2006.Venezia-Parigi 1795-1797. I dispacci di Alvise Queriniultimo ambasciatore in Francia della Repub-notiziariobibliografico63 57


istituzioni e culturablica Veneta, a cura di G. Ferri Cataldi e A. Gradella,introduzione di G. Scarabello con un saggiodi A. Fancello e B. Poli, Udine, Gaspari - Venezia,Biblioteca Nazionale Marciana - Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2006, 2 v.Boschi di carta. Mestre nella cartografia storica deiQuerini Stampalia, catalogo della mostra (Mestre,7-18 ottobre 2007; Favaro, 27 ottobre -4 novembre 2007), a cura di C. Celegon eA. Munari, Venezia, Comune di Venezia - Venezia,Istituzione “il Bosco di Mestre” - Venezia,Fondazione Querini Stampalia, 2007.R. De Cal, Hortus Conclusus. Carlo Scarpa e laQuerini Stampalia, Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2007 (DVD).Guido Cadorin: 1892-1976, [a cura di] G. Dal Canton,testi di P. Rose<strong>nb</strong>erg e J. Clair, Venezia,Marsilio, 2007.Egle Renata Trincanato. 1910-1998, catalogo dellamostra (Venezia, Palazzo Querini Stampalia,15 febbraio - 16 marzo 2008), a cura di M. Scimemie A. Tonicello, Venezia, Marsilio - Venezia,IUAV - Venezia, Fondazione Querini Stampalia,2008.Georges Adéagbo. "La rencontre"...! Venise - Florence...!,catalogo della mostra (Venezia, PalazzoQuerini Stampalia, 17 novembre 2007 - 10 febbraio2008), a cura di C. Bertola, Prato, Gli Ori,2008.Jacopo Bassano: <strong>Il</strong> riposo durante la fuga in Egitto.Ritorno e rinascita: Venezia 1612-2008, Venezia,Antichità Pietro Scarpa - [Milano], BibliotecaAmbrosiana - Venezia, Fondazione QueriniStampalia, 2008.Maria Morganti. Diario cromatico, catalogo dellamostra (Venezia, Venezia, Palazzo QueriniStampalia, 24 maggio - 14 settembre 2008),a cura di C. Bertola, Prato, Gli Ori, 2008.Mariateresa Sartori. <strong>Il</strong> suono della lingua, catalogodella mostra (Venezia, Palazzo QueriniStampalia, 24 maggio - 14 settembre 2008),a cura di C. Bertola, Prato, Gli Ori, 2008.Stefano Arienti. Disegni dismessi, catalogo dellamostra (Venezia, Palazzo Querini Stampalia,9 marzo - 11 maggio 2008), a cura di C. Bertola,Prato, Gli Ori, 2008.Mona Hatoum. Interior Landscape, catalogo dellamostra (Venezia, Palazzo Querini Stampalia,4 giugno - 20 settembre 2009), a cura di C. Bertola,Milano, Charta, 2009.La preziosa donazione di un antiquario galantuomo,a cura di E. Dal Carlo, Venezia, FondazioneQuerini Stampalia, 2009.Anita Sieff. Ordine di Senso, catalogo della mostra(Venezia, Palazzo Querini Stampalia,28 marzo - 30 maggio 2010), a cura di C. Bertola,Prato, Gli Ori, 2010.Museo Querini Stampalia Venezia, a cura diB. Trevisan, Venezia, Fondazione Querini Stampalia- Ponzano (TV), Vianello Libri, 2010.Facciamo un ’48! <strong>Il</strong> Risorgimento veneto a PalazzoQuerini Stampalia, catalogo della mostra (Venezia,Palazzo Querini Stampalia, 17 marzo -1° maggio 2011), a cura di C. Celegon, B. Colli eA. Munari, Venezia, Fondazione Querini Stampalia,2011.Fondazione Querini StampaliaCampo Santa Maria FormosaCastello 5252, 30122 Veneziatel +39 041 2711411fax +39 041 2711445fondazione@querinistampalia.orgwww.querinistampalia.itBiblioteca ed emerotecada martedì a sabato 10.00 / 22.00domenica e festivi 10.00 / 19.00biblioteca@querinistampalia.orgMuseo e mostreda martedì a domenica 10.00 / 18.00intero euro 10,00 / ridotto euro 8,00museo@querinistampalia.orgTutti i servizi sono chiusi il lunedìConsiglio di Presidenzapresidente: Marino Cortesevicepresidente: Antonio Foscariconsiglieri: Giovanni Castellani, Irene Favaretto,Giovanni FurlanettoDirettoreMarigusta LazzariFondazione Querini Stampalia:interni del Museo e della Biblioteca58 notiziariobibliografico63


istituzioni e cultural’accademia olimpicadi vicenzaArte, cultura, scienza nella città bericadal Cinquecento ad oggiMariano Nardellosegretario dell’AccademiaNon necessariamente la longevità è sinonimoe garanzia di valore. Ma può esserlo.L’Accademia Olimpica sorse in Vicenza nel1555 ad opera di “virtuosi et belli ingegni diquel tempo al numero di ventuno” (GiacomoPagello, Bernardino da Mosto, PietroLoschi, Francesco Repa, Orazio Almerico,Antonio Capra, Giuseppe Ovetaro, OrazioCamozza, Elio Belli, Silvio Belli, AndreaPalladio, Bernardino Trinagio, Giovanni BattistaGarzadore, Pré Agostino Rapa, ValerioBarbarano, Giulio Galasin, Francesco Ghellini,Guido Campiglia, Andrea Fossato,Alessandro Massaria, Vincenzo Magrè) esenza soluzione di continuità, ove si eccettuila forzata inattività dal 1813 al 1844, attraversoquattro secoli e mezzo di una vitadensa molto più di luci che di ombre, ègiunta fino ai giorni nostri.Richiamandosi alle espressioni virgilianecon cui la Sibilla Cumana mette in guardiaEnea sulla difficoltà del rientro sulla terradalle tenebre dell’oltretomba, i fondatori volleroche lo spirito e il motto dell’Accademiafossero racchiusi nell’emistichio “Hoc opushic labor est” e che il suo impegno operosonell’agone della storia fosse rappresentatodalla corsa dei carri ad Olimpia.I primi loro interessi si volsero alle scienzematematiche, “la quali sono il vero ornamentodi tutti coloro che hanno l’animo nobileet virtuoso”, e alle rappresentazioni teatrali.Fu ad opera dell’Accademia che, tra il1557 e il 1562, vennero messe in scena lecommedie Andria di Terenzio, L’amor costantedi Alessandro Piccolomini e La Mandragoladi Niccolò Machiavelli, nonché la tragediaSofonisba di Gian Giorgio Trissino.<strong>Il</strong> bisogno di una sede teatrale fissa e adeguataspinse gli Accademici ad avvalersidell’opera del collega Andrea Palladio: dalsuo ingegno e dalla loro munificenza nacqueil Teatro Olimpico (1580-1585), “la sedepiù cospicua, che mai si avessero le Muse”,sul cui proscenio campeggiano le statue cheli raffigurano. L’inaugurazione del teatroavvenne nel carnevale del 1585. Vi fu rappresentatol’Edipo re di Sofocle, nella traduzionedi Orsato Giustiniani e nell’interpretazionemagistrale, nei panni del protagonista,dell’umanista Luigi Groto, “il cieco diAdria”. A detta delle cronache del tempo, lospettacolo fu entusiasmante, ed entrò quasinella leggenda, consacrando la fama dell’Accademiaalla quale, anche già prima diquell’anno luminoso, cominciavano a far visitapersonaggi illustri, come Maria d’Austriafiglia di Carlo V (1561) e il duca di SavoiaEmanuele Filiberto (1566), e perfino esotici,come l’ambasciatore moscovita (1582) e duegiovani principi giapponesi (1585).Non giova ripercorrere partitamente le vicendeche qualificarono la vita dell’Accademianei secoli XVII e XVIII. Basterà ricordareche essa si svolse, con alternanza, tra idue poli del rifugio arcadico e dell’impegno,oggi diremmo, sociale. Al primo polo attennero,ancora, le rappresentazioni teatrali(famosa quella del Torrismondo di TorquatoTasso nel 1608), le serate di musica e danza,le accoglienze fastose – con il coinvolgimentodella cittadinanza – a personaggi illustri,le dotte disquisizioni su tematicheastratte o cavillose; al secondo si richiamavanoattenzioni e iniziative riguardanti il costumesociale, la conoscenza e la divulgazionedi esperimenti scientifici e di innovazionitecnologiche, la considerazione di disciplinenon aliene da possibilità applicative,quali l’anatomia, la chimica, la fisica, labotanica, l’astronomia, oltre che, ovviamente,la matematica.La vita interna dell’Istituzione manifestavainquietudini che venivano regolate dai successiviStatuti del 1596 e del 1650. Si puòdire che l’immagine che meglio definiscel’Accademia è proprio quella fornita daGoethe, che la visitò nel settembre del 1786e prese parte a una sua adunanza, descrivendolacon simpatia nelle pagine del suoViaggio in Italia: “Questa sera ho preso partead un’adunanza dell’Accademia degliOlimpici. Non è che un passatempo; ma dibuon gusto e che serve a mantenere ancorafra la gente un po’ di brio e di vita. Una gransala accosto al teatro del Palladio, decentementeilluminata; il Capitano e una rappresentanzaesclusivamente di persone colte,fra cui molti ecclesiastici; in tutto, circa cinquecentopersone…”.Fu la tempesta napoleonica a privare l’Accademiadel suo Teatro Olimpico: con laconvenzione del 19 gennaio 1813 la proprietàdel Teatro venne assegnata al Comune,mentre all’Accademia rimaneva l’uso gratuitodel Teatro stesso “in alcuna straordinariapubblica sua [dell’Accademia] funzioneil cui oggetto potesse ciò meritare”, dell’annessoOdeo (la “gran sala” goethiana) edella sede sociale.Proprio il XIX secolo segnò il rilancio dellasecolare Istituzione, che divenne la strutturatrainante della città di Vicenza e del suoterritorio, e non solo in ambito culturale. Èsingolare e significativo che il “nuovo corso”dell’Accademia e del suo influsso sullavita sociale vicentina sia stato segnato, ancora,da una rappresentazione teatrale, eproprio dall’Edipo re sofocleo (15 settembre1847). In quella circostanza convennero aVicenza da Venezia, dove si era svolto ilnono Congresso degli Scienziati, molti studiosie pensatori: non è vano ritenere che ilsoggiorno vicentino e la bellezza della tragediasublimata dalle musiche di scena diGiovanni Pacini abbiano infiammato gli animie poste le premesse di quei moti risorgimentaliche, destinati a scoppiare in capo apochi mesi, avrebbero visto in prima linea,tra i vicentini, numerosi Accademici.Eredi anche dell’Accademia di Agricolturache, nel 1813, era stata assorbita dall’Olimpica,e spinti da un sincero desiderio di promozionesociale, gli Olimpici istituirono,nel 1856, una scuola serale gratuita, in cuierano impartite, dagli Accademici stessi, lezionidi Scienze naturali, Agricoltura teoricae pratica, Fisica, Chimica, Meccanica eDisegno. L’obiettivo della scuola era indicatonell’indirizzo iniziale: “…Propagandol’istruzione del popolo, l’Accademia ha periscopo di promuoverne la coltura intellettualeed accrescerne il benessere; e il popolo,non v’ha dubbio, corrisponderà debitamentea questo proposito liberale, frequentandonumeroso e di buona voglia le scuolee facendo scelta ciascuno di quell’insegnamentoche più convenga alla speciale suaarte e vocazione”. Confortati dalla massicciaadesione (i frequentanti di quei primi corsifurono circa trecento), gli Accademici fondarono,nel 1858, la “Scuola di disegno eplastica”, che, diventata nel 1926 la “Scuolad’Arte e Mestieri”, annoverò tra i docenti egli alunni personalità di prestigio (fra i primi:Pietro Negrisolo, Antonio CaregaroNegrin, Vittorio Barichella, Francesco Formenton,Giovanni Barrera, Filippo Sacchi,Licisco Magagnato; fra i secondi: Ubaldo Op -pi, Angelo Pittarlin, Carlo Potente, AchilleBeltrame, Neri Pozza, Otello De Maria,Napoleone Guizzon, Pierangelo Stefani,Osvaldo Parise) e perdura ancora oggi sottola recentissima nuova egida del CentroProduttività Veneto della Camera diCommercio.Dopo i fasti iniziali, proprio la seconda metàdell’Ottocento e il primo Novecento possonoessere considerati il periodo “aureo” dell’Accademia.La sua attività fu segnata dall’apportodi idee e di operatività delle personalitàpiù illustri del mondo vicentino e veneto:alla Presidenza si succedettero poeti eletterati come Giacomo Zanella (1883-1888)e Antonio Fogazzaro (1890-1895), economistie politici come Valentino Pasini (1845-1850) e Fedele Lampertico (1870-1882), studiosie promotori di scienze come AmbrogioFusinieri (1844), Francesco SecondoBeggiato (1851-1870), Paolo Lioy (1896) e Almericoda Schio (1897-1930). Partecipe delnotiziariobibliografico63 59


istituzioni e culturaAndrea Palladio, <strong>Il</strong> Teatro Olimpico,scorcio del prospettoVincenzo Scamozzi, <strong>Il</strong> Teatro Olimpico,prospettiva della scena centrale:in primo piano il costume per la rappresentazionedell’Edipo re del 1948fermento sociale e culturale che vibrava lungol’intera nazione, l’Accademia si fece vocedelle problematiche più scottanti, come lacondizione della donna, l’emigrazione venetain Sud-America, i nuovi assetti politiciprodotti dall’espansionismo economico degliStati Uniti, il diffondersi delle nuoveideologie (socialismo, radicalismo, nazionalismo);diede spazio, nelle sue periodicheconferenze, a molti dei principali esponentidella ricerca scientifica, della riflessione culturalee della produzione artistica di queglianni (da Giuseppe Giacosa ad AlessandroLuzio, da Romolo Murri a Enrico Corradini,da Antonio Caregaro Negrin a FrancescoPastonchi); manifestò attenzione a situazionisociali e ambientali di degrado o di pericolo,realizzando, ad esempio, iniziative diinformazione sugli effetti e sulla cura delcolera, del tifo e della malaria, sulle variazionimeteorologiche, sulla statistica sanitaria,sull’introduzione in città della luce elettrica,sulla condizione dell’istruzione primaria,ed elargendo premi a studiosi meritevoliche intendevano intraprendere la stradadella ricerca storica o letteraria o economica(Premio Formenton, dal 1871 al 1925).Di tutto questo fervore di attività sono testimonianzagli “Atti dell’Accademia Olimpica”che, dal 1871 al 1924, fornirono cronacaprecisa e dettagliata di ogni evento e di ogniintervento.L’inevitabile influsso dell’egemonia fascistapesò anche sull’Accademia vicentina, che,durante il ventennio, faticò a mantenere illivello di autonomia di pensiero e di gestioneche l’aveva caratterizzata negli anni precedenti.Tuttavia in essa continuarono a trovareaccoglienza e onore alcune personalitàche ben poco avevano da spartire con il regime,quali i cattolici Ettore Boeche, BortoloGalletto, Luigi Capra; e già nel 1940-1941furono introdotti fra gli Accademici personaggiche all’alto livello culturale avrebberoaggiunto l’impegno della militanza civile oanche politica, come Giorgio Pototschnig,Piero Nardi, Mariano Rumor, Neri Pozza,Mario Dal Pra, Federico Mistrorigo, AntonioBarolini, Giuseppe Faggin.Non può essere un caso il fatto che, dopo laterribile esperienza bellica, nel 1948 il rifioriredell’attività dell’Accademia sia statosancito da una ulteriore rappresentazionedell’Edipo re nel Teatro Olimpico: la tragediavenne messa in scena, dal 2 al 5 settembre,nella versione di Manara Valgimigli,sotto la regìa di Guido Salvini, con le musichedi Arrigo Pedrollo, ed ebbe tra gli interpretiRenzo Ricci, Andreina Pagnani, RuggeroRuggeri, Arndoldo Foà, Gianrico Tedeschi,mentre nel coro figuravano, tra glialtri, i giovani Marcello Mastroianni, NinoManfredi, Rossella Falk, Alberto Bonucci,Giorgio Strehler, Bice Valori.La storia recente dell’Accademia ha vistol’articolarsi, al suo interno, delle tre Classidi Lettere e arti, Scienze e tecnica (1962) eDiritto, economia e amministrazione (1978),e il succedersi alla Presidenza di MarianoRumor (1959-1989), con Guglielmo Cappellettiquale vicepresidente vicario, di GiorgioOliva (1990), di Alessandro Faedo(1991-1994), di Lorenzo Pellizzari (1995-2002), di Fernando Bandini (2003-2010) edi Luigi Franco Bottio (2011).La sollecitudine per la corretta gestione delTeatro Olimpico ha prodotto la costituzione,all’interno dell’Accademia, già dal 1935,del “Comitato permanente per le rappresentazioniclassiche nel Teatro Olimpico”,che, sotto la guida effettiva di Antonio MarcoDalla Pozza, ha dato vita, fino al 1970,a venticinque indimenticabili cicli di spettacoli,al cui splendore contribuirono lastraor dinariamente felice scelta dei testi(che spaziarono dal teatro antico alle tragedieshakespeariane, fino a titoli come Labottega del caffè di Carlo Goldoni, Agamennonedi Vittorio Alfieri, Ifigenia in Tauride diWolfgang Goethe, Le mosche di Jean-PaulSartre, Caligola di Albert Camus, Calderondi Pier Paolo Pasolini ecc.), dei registi (RiccardoBacchelli, Franco Enriquez, FrancoZeffirelli, Gianfranco De Bosio, GiorgioStrehler, Luigi Squarzina ecc. ) e degli attori(Franco Graziosi, Anna Proclemer, ElenaZareschi, Franco Parenti, Ave Ninchi, ErnestoCalindri, Adriana Asti, Giulio Bosetti,Anna Miserocchi, Gianni Santuccio, GiorgioAlbertazzi, Salvo Randone, Tino Buazzelli,Vittorio Gassman, Marina Dolfin,Paola Borboni, Nando Gazzolo, Monica Vitti,Alberto Lupo ecc.).Ancora oggi il corretto utilizzo dell’Olimpicoresta uno dei compiti dell’Accademia:dal 2002 essa ha dato vita a un’esperienza,chiamata “Laboratorio Olimpico”, che tendea portare nello scrigno palladiano i piùgrandi maestri del teatro di ricerca internazionalee a promuoverne il contatto con ilpubblico giovanile.Ma se il teatro continua ad essere per l’AccademiaOlimpica una delle dimensioniprin cipalmente percorse e perseguite, essanon ha mancato di affermarsi come realtàpresente e propositiva nella vita culturale esociale del territorio vicentino e veneto. Bastiricordare, oltre alle consuete tornate conintensa cadenza, i numerosi convegni distudio (particolarmente importanti quellisul teatro elisabettiano nel 1972, su GiangiorgioTrissino nel 1979, su Lutero e la Riformaprotestante nel 1983, su Pierre Corneillenel 1984, su Giacomo Zanella nel1988, su Antonio Fogazzaro nel 1992, sulbicentenario della caduta della SerenissimaRepubblica nel 1997, su Paolo Lioy e GoffredoParise nel 2006, su Guido Piovene60 notiziariobibliografico63


istituzioni e culturanel 2007, su Antonio Barolini nel 2010),l’attenzione alla peculiarità della civiltà contadinavicentina, culminata nei volumi Civiltàrurale di una valle veneta. La Val Leogra(1976) e La sapienza dei nostri padri. Vocabolariotecnico-storico del dialetto del territoriovicentino (2002), la pubblicazione di operedi ampio respiro, di più autori e in più volumi,come la Storia di Vicenza (1987-1993)e la Storia dell’Altipiano dei Sette Comuni(1994-1996), l’edizione delle opere di GiacomoZanella (1988-1993). Da segnalarsi,inoltre, l’assunzione di problematiche di vibranteattualità, come la necessità del rispettodell’ambiente e di uno sviluppo sostenibile,affrontata con appositi gruppi di studioi cui esiti sono stati affidati a pubblicazioniagili (L’impronta ecologica della provinciadi Vicenza, 2004; Energia ed emissioni digas serra in provincia di Vicenza, 2006).Giova pure ricordare che, all’inizio degli anniOttanta del secolo scorso, l’Accademia hapromosso l’insediamento nella Villa MorosiniValmarana, di sua proprietà, del CUOA(Consorzio universitario per l’organizzazioneaziendale), che vi è ancora allogato.Oggi l’Istituzione vicentina è la sede operativadel Comitato dell’Edizione nazionaledelle opere di Antonio Fogazzaro: proprioin vista di questa edizione, essa ha pubblicatoe sta pubblicando, nei suoi “Quaderni”,una serie di carteggi fogazzariani che costituiscononon solo una base di conoscenzeutile per l’Edizione, ma anche e già un completamentodell’Edizione stessa.A favore dei giovani vengono banditi alternativamenteogni anno, dal 1987, i due premi“Hoc opus” e “Accademia Olimpica”,che conferiscono contributi finanziari agliautori di tesi di laurea o di opere prime cheattengono a problematiche vicentine o sonoprodotte da ricercatori vicentini.A partire dal 1941 tutti gli atti accademici e,soprattutto, gli studi originali dei Soci vengonopubblicati nel periodico ufficiale “OdeoOlimpico”, giunto al ventiseiesimo volume.I documenti che costituiscono la memoriastorica dell’Accademia giacciono in una duplicecollocazione: quelli relativi al periodoche va dalle origini all’inizio dell’Ottocentosono conservati, nell’originale cartaceo,presso la Biblioteca Bertoliana di Vicenza e,in microfilm (con possibilità di lettura pergli studiosi), nella sede storica dell’Accademia;i documenti successivi, pure accessibiliagli studiosi, si trovano esclusivamentenella sede accademica. Nonostante le ristrettezzedegli spazi di cui l’Accademia dispone,la Biblioteca (con circa 22.000 volumi,principalmente costituiti dalle opere degliAccademici) e l’Archivio sono aperti alpubblico (il regolamento, gli orari, i serviziprestati e il catalogo completo della dotazionelibraria sono reperibili nel sito Internet).La fedeltà alla tradizione e l’impegno inesauribile,sul piano etico e scientifico, nellacostruzione di un mondo “a misura d’uomo”sono le coordinate entro le quali l’Accademia– la cui longevità non ha appannato ilnitore originario, anzi lo ha forse affinato –intende muoversi anche oggi: di fatto non sitratta che di dare esecuzione a ciò che dettal’articolo primo del suo Statuto: “promuoveremediante pubblicazioni, tornate, celebrazioni,corsi di insegnamento e manifestazionivarie gli studi letterari, storici, filosofici,scientifici, tecnici, giuridici, economici, sociologici,amministrativi e le attività artistiche,con speciale riguardo alla cultura, allavita artistica e al progresso della Città di Vicenzae del suo territorio storico”.PubblicazioniCOLLANA FOGAZZAROFabio Finotti (a cura di), Diario di viaggio di AntonioFogazzaro in Svizzera, Vicenza, AccademiaOlimpica, 1996, pp. 136 (Q. 22/I ).Paolo Marangon (a cura di), Carteggio AntonioFogazzaro Brizio Casciola (1904-1910), Vicenza,Accademia Olimpica, 1996, pp. 88 (Q. 22/II).Ornella Jovane (a cura di), Carteggio Antonio FogazzaroPaolo Lioy (1869-1909), Vicenza, AccademiaOlimpica, 2000, pp. 179 (Q. 22/III).Federica Ranzato Santin (a cura di), CarteggioAntonio Fogazzaro Henry Bremond (1903-1910),Vicenza, Accademia Olimpica, 2000, pp. 204(Q. 22/IV).Luciano Morbiato (a cura di), Carteggio AntonioFogazzaro Ellen Starbuck (1885-1910), Vicenza,Accademia Olimpica, 2000, pp. 460 (Q. 22/V).Oreste Palmiero (a cura di), “Io ti baciavo in sogno”.Fogazzaro e i musicisti, Vicenza, AccademiaOlimpica, 2004, pp. 296 (Q. 22/VI*).Paolo Marangon (a cura di), Carteggio AntonioFogazzaro Romolo Murri (1905-1909), Vicenza,Accademia Olimpica, 2004, pp. 92 (Q. 22/VII).Donatella Alesi (a cura di), Lettere di AntoniettaGiacomelli ad Antonio Fogazzaro, Vicenza, AccademiaOlimpica, 2008, pp. 244 (Q. 22/VIII).Oreste Palmiero (a cura di), Carteggio AntonioFogazzaro Giuseppe Giacosa (1883-1904), Vicenza,Accademia Olimpica, 2010, pp. 416(Q. 22/IX).Elena Raponi (a cura di), Carteggio Antonio FogazzaroCarl Muth (1903-1910), Vicenza, AccademiaOlimpica, 2010, pp. 156 (Q. 22/X).OPERE DI GIACOMO ZANELLAGinetta Auzzas e Manlio Pastore Stocchi (a curadi), Le poesie, Vicenza, Accademia Olimpica,1988, pp. XX+634.Armando Balduino (a cura di), Saggi critici,Vicenza, Accademia Olimpica, 1990, 2 voll.,pp. XLII+522+460.Ginetta Auzzas e Manlio Pastore Stocchi (a curadi), Poesie rifiutate disperse postume inedite, Vicenza,Accademia Olimpica, 1992, pp. XVIII+530.Tullio Motterle (a cura di), Prose e discorsi di argomentoreligioso e civile, Vicenza, AccademiaOlimpica, 1993, pp. XIV+484.Elizabeth Greenwood, Vita di Giacomo Zanella,Vicenza, Accademia Olimpica, 1990, pp. XVI+304.***Antonio Morsoletto (a cura di), Studi e fonti delmedioevo vicentino e veneto, Vicenza, AccademiaOlimpica, vol. 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III/1, pp. XVI+420.Franco Barbieri e Paolo Preto (a cura di), L’etàdella Repubblica veneta (1404-1797), Vicenza, AccademiaOlimpica, vol. III/2, 1990, pp. XIV+484.Franco Barbieri e Gabriele De Rosa (a cura di),L’età contemporanea, Vicenza, Accademia Olimpica,vol. IV/1, 1991, pp. XVI+474.Franco Barbieri e Gabriele De Rosa (a cura di),L’età contemporanea, Vicenza, Accademia Olimpica,vol. IV/2, 1993, pp. XIV+464.***Gino Nogara, Cronache degli spettacoli nel TeatroOlimpico di Vicenza dal 1585 al 1970, Vicenza,Accademia Olimpica, 1972, pp. XXIV+420.Antonio Stefani, Cronache degli spettacoli nelTeatro Olimpico di Vicenza dal 1971 al 1991, Vicenza,Accademia Olimpica, 1992, pp. X+162.notiziariobibliografico63 61


istituzioni e culturaAntonio Stefani, Autori veneti al Teatro Olimpico(1950-1997), Vicenza, Accademia Olimpica,1997, pp. 154.***Giovanni Mantese, Memorie storiche della chiesavicentina, vol. I (Dalle origini al Mille), Vicenza,Accademia Olimpica, ristampa 2002, pp. 18+XXXIX+331.Giovanni Mantese, Memorie storiche della chiesavicentina, vol. II (Dal Mille al Milletrecento), Vicenza,Accademia Olimpica, ristampa 2002,pp. 18+XLIII+584.Giovanni Mantese, Memorie storiche della chiesavicentina, vol. III (<strong>Il</strong> Trecento), Vicenza, AccademiaOlimpica, ristampa 2002, pp. XXXIX+680.Giovanni Mantese, Memorie storiche della chiesavicentina. Indici dei voll. I - II - III, Vicenza, AccademiaOlimpica, 2002, pp. 61.***Civiltà rurale di una valle veneta. La Val Leogra,Vicenza, Accademia Olimpica, 1976, 1977 ristampa,1986 ristampa, pp. XX+794.La sapienza dei nostri padri. Vocabolario tecnicostoricodel dialetto del territorio vicentino, Vicenza,Accademia Olimpica, 2002, pp. XLVIII+624.***Remo Schiavo, Guida al Teatro Olimpico, Vicenza,Accademia Olimpica, 2008, pp. 171, nelleseguenti lingue: italiano, inglese, tedesco egiapponese.***Antonio Ranzolin (a cura di), L’archivio storicodell’Accademia Olimpica (sec. XVI-XIX), Vicenza,Accademia Olimpica, 1989, pp. 176.Enrico Niccolini (a cura di), Accademia Olimpica.Gli statuti del 1650, Vicenza, AccademiaOlimpica, 2003, pp. 66.DOCUMENTI E MONUMENTIDonata Battilotti, Vicenza al tempo di AndreaPalladio attraverso i libri dell’estimo del 1563-1564,Vicenza, Accademia Olimpica, 1980, pp. XII+240.Francesca Lomastro, Spazio urbano e potere politicoa Vicenza nel XIII secolo. Dal “regestum possessionum”del 1262, Vicenza, Accademia Olimpica,1981, pp. VIII+124.Maria Teresa Dirani Mistrorigo, La chiesa e ilconvento di San Biagio Nuovo, Vicenza, AccademiaOlimpica, 1988, pp. X+126.Beatrice Rigon Barbieri, L’Ospedale dei Mendicantidi San Valentino a Vicenza, Vicenza, AccademiaOlimpica, 1990, pp. XII+152.Franco Barbieri - Gianna Gaudini - AntonioRanzolin, La chiesa e il monastero di S. Tomaso,Vicenza, Accademia Olimpica, 2001, pp. 182.ATTIGuido Piovene nel centenario della nascita, Atti delConvegno (24-25 maggio 2007), Vicenza, AccademiaOlimpica, 2009, pp. 120.Vita e opere di Paolo Lioy, Atti del Convegno(19-20 maggio 2006), Vicenza, AccademiaOlimpica, 2011, pp. 234.***Gruppo di Ricerca sulla Civiltà Rurale (a curadi), Una terra, una storia, una fede. Antologia discritti di Terenzio Sartore, Vicenza, AccademiaOlimpica, 2008, pp. 464.Giovanni Pellizzari, Variae humanitatis silva.Pagine sparse di storia veneta e filologia quattrocentesca,Vicenza, Accademia Olimpica, 2009,pp. 668+CD.Accademia Olimpica36100 VicenzaLargo Goethe, 3tel +39 0444 324376fax +39 0444 32187www.accademiaolimpica.itBibliotecaConsulenzaCataloghi e servizi on-lineConsultazione e lettura in sedeInformazioni bibliograficheanche via e-mail, fax, telefono, postaPrestito locale e interbibliotecarioanche internazionaleRiproduzione in fotocopiaLettura e stampa di microfilmOrario di aperturamartedì: ore 8.30-13.00 / 14.00-17.30mercoledì: ore 8.30-13.00 / 14.00-17.30Consiglio di PresidenzaIng. Luigi Franco Bottio, PresidenteProf. Franco Todescan, Vice PresidenteCesare Galla, Vice PresidenteProf. Mariano Nardello, SegretarioDott. Giacomo Cavalieri, AmministratoreProf. Suor Albarosa Ines Bassani, Presidentedella Classe di Lettere ed ArtiProf. Gaetano Thiene, Presidentedella Classe di Scienze e TecnicaProf. Avv. Enrico Ambrosetti, Presidentedella Classe di Diritto, Economia e Amm.ne62 notiziariobibliografico63


istituzioni e culturaMario Nuzzi dettoMario dei Fiori (1603-1673) e Giovanni MariaMorandi (1622-1717)Ritratto di Mario Nuzziche dipinge un vasodi fioriAriccia, Palazzo Chiginotiziariobibliografico63 63


Giuseppe Mentessi,Pace, 1907Ferrara, Gallerie d’ArteModerna eContemporanea


<strong>nb</strong> 63rivisteria venetaspoglio dei periodicidi storia della chiesae religione(2008-2010)<strong>Il</strong> precedente spoglio dei periodici di “Storiadella chiesa e religione” era stato presentatosul “Noti ziario Bibliografico” n. 57 e prendevain considerazione gli anni 2005-2008.<strong>Il</strong> presente ag giornamento si riferisce quindialle nuo ve uscite a partire dall’ultimo fascicolose gnalato sul “Notiziario” n. 57.Esodoquaderni di documentazione e dibattitosul mondo cattolicodirettore responsabile: Carlo Rubinidirettore di redazione: Gianni Manziegacollettivo redazionale: Giuditta Bearzatto,Carlo Beraldo, Carlo Bolpin,Viviana Boscolo, Giuseppe Bovo,Paolo Caena, Paola Cavallari,Marta Codato, Giorgio Corra dini,Roberto Lovadina, Gianni Manziega,Diletta Mozzato, Cristina Oriato,Chiara Puppini, Carlo Rubini,Sandra Savogin, Lucia Scrivantiperiodicità: trimestraleredazione: c/o Gianni Manziega -viale Garibaldi, 117 - 30174 Mestre-Venezia -tel./fax 041/5351908e-mail: associazionesodo@aliceposta.itweb: http://associazionesodo.webnode.ita. XXXI, n.s., n. 2, aprile-giugno 2008<strong>Il</strong> fascino dell’idolatriaG. Manziega, D. Mozzato, L. Scrivanti, Editoriale| Parte prima: il fascino dell’idolatria:Immagini, simboli, idoli: C. Bolpin, Liberareil simbolo | A. Favero, Idolatria: tentazione religiosa| M.T. Bettetini, Immagini: amore idolatra,odio iconoclasta | R. De Monticelli, Perchéaggredire le tenebre? | Opera manuum hominum:P. De Benedetti, “Non nominare ilnome di Dio invano” | P. Stefani, L’obbedienzaa Dio libera dall’idolatria | A. Bodrato, Chitenta chi? | P. Ricca, “Nessuno può servire duepadroni” | L. Manicardi, L’idolo e l’uomo: immaginidi Dio | R. Marvaldi, Sull’idolatria |Combattere gli idoli, oggi: G. Corradini, Fedee politica: l’idolo della crescita economica |G. Bovo, Idolatria della ragione | A. Causin, Latentazione del potere | F. Macchi, L’idolatria:condizione esistenziale dell’uomo | L.M. Mele,“La verità senza amore è idolatria” | G. Caramore,Resistere all’idolatria: la strada, l’attesa,l’incontro | Parte seconda: echi di Esodo: Osservatorio:G. Morlin, F. Macchi, V. Guanci,Dopo le elezioni | G. Pasotto, Qualche riga sull’ecumenismoin Georgia | Lettere: G. Grandi,Ricordando Luigi, padre e fratello.a. XXXI, n.s., n. 3, luglio-settembre 2008Partire da sé, partire da noiCarlo Bolpin, Carlo Rubini, Editoriale | Parteprima: Partire da sé, partire da noi. Rileggerela storia: Giovanni De Luna, Democraziaammalata | Angelo Bertani, <strong>Il</strong> Sessantotto:un’occasione mancata? | Carlo Bolpin, Storia eforme della soggettività | Sergio Tanzarella,Un’Italia dimenticata | Chiara Puppini, PinoGoisis, Alberto Madricardo, Una storia vissutae riletta | Pensieri a fondo: Raniero La Valle,Tra pessimismo e speranza | Pier Paolo Baretta,C’era una volta la classe operaia | PaolaMelchiori, Racconti da Stoccolma: una memoriadal futuro? | Angelo Casati, Extra pauperesnulla salus | Giuseppe Goisis, Una salutareinquietudine | Carlo Rubini, Esodo e la storia |Parte seconta: Echi di Esodo. Osservatorio:Giorgio Corradini, Sinti-Rom: come essere comunità| Francesco Vianello, Assemblea deisoci | Lettere: Daniele Busetto, Ci occupiamodella salute, facciamo un appello.a. XXXI, n.s., n. 4, ottobre-dicembre 2008Natura, diritto, eticaCarlo Bolpin, Giorgio Corradini, Editoriale |Parte prima: Natura, diritto, etica. Attualitàdelle Scritture | Stefano Levi della Torre, Torà:l’obbligo che libera | Carlo Bolpin, La legge negoziata| Piero Stefani, Ma qui c’è qualcosa dipiù grande dell’etica | Daniele Garrone, Leggenaturale e cultura | Aldo Bodrato, L’utero diDio fondamento del diritto | Armido Rizzi, Etica,alleanza, cristologia | Figure e personaggi:Sergio Givone, Costruire l’umano | Maria PiaPattoni, L’Antigone di Sofocle e le sue interpretazioni| <strong>Il</strong> dibattito oggi: Daniele Menozzi,<strong>Il</strong> ritorno del diritto naturale | Lucio Cortella,Tramonto del diritto naturale | Carlo Molari,Legge naturale in prospettiva evolutiva | Parteseconda: Echi di Esodo. Osservatorio: DilettaMozzato, Peregrinare sui confini del religioso |Franco Macchi, Oltre la Leggenda del GrandeInquisitore | Giorgio Morlin, Razzismo, graveemergenza sociale ed ecclesiale | Lettere: AlfioMasi, Ricordando il Sessantotto.a. XXXII, n.s., n. 1, gennaio-marzo 2008Domanda di scuolaCarlo Bolpin, Paola Cavallari, Editoriale | Parteprima: Domanda di scuola. Analisi e proposte:Renza Bertuzzi, Perché una carta eticadei docenti | Paola Cavallari, Un protezionismostolto | Giorgio Ragazzini, Condotta, deontologia,etica pubblica | Giancarlo Azzano, Scuoladi massa, una scuola del disagio | Paolo Ferliga,Autorità e sentimento nel processo educativo| Paolo Ricca, “Serve” Dio nell’educazione? |La parola a...: Paola Cavallari, L’insostenibileleggerezza della scuola | Chiara Puppini, Lascuola che vorrei... | Paola Cavallari, La parolaagli eletti | Chiara Puppini, Chiacchierandocon gli addetti ai lavori... | Chiara Puppini, Ripartireda Barbiana? | Parte seconda: Echi diEsodo. Osservatorio: Piero Stefani, Sul dialogoebraico-cristiano: quali novità? | Libri e recensioni:Franco Macchi, Esiste una religionecivile in Italia? | Carlo Bolpin, Pensieri di terrae di cielo | Lettere: Angelo Casati, Misericordiavoglio, non sacrifici.a. XXXII, n.s., n. 2, aprile-giugno 2009“Io pongo davanti a te la vita e la morte...”Carlo Bolpin, Editoriale | Parte prima: “Iopongo davanti a te la vita e la morte...”. Umanizzarela morte: Lucia Santiago Mora, Atelierdell’errore, Infermeria della bellezza | Esperienzee riflessioni..., a cura della redazione |Giorgio Corradini, “Chi perde la propria vitala salverà” | Ignazio Marino, L’amore, la fede,la cura | Giannino Piana, Umanizzare la malattia| Giovanni Poles, Malattia e sofferenza |Francesco Sopracordevole, Etica di fine vita.Spunti per una riflessione | Marco Bonetti, <strong>Il</strong> malato,il medico, la famiglia | Mariella Immacolato,Testamento biologico: il quadro internazionale| Paolo De Benedetti, “Chi sa?” | Liberidi vivere oltre la morte: Piero Stefani, Lavolontà di guarire | Amos Luzzatto, Laura Voghera,Colloquio con... | Paolo Ricca, Umanizzarela morte: si può? | Luciano Manicardi,Gesù e i malati | Daniela Turato, “Muoio perchénon muoio” | Ahmad Sergio Ujcich, Lavita nell’Islâm | Parte seconda: Echi di Esodo.Libri e recensioni: Franco Macchi, Due filoso-notiziariobibliografico63 65


a. XXXIII, n.s., n. 4, ottobre-dicembre 2010<strong>Il</strong> nostro inquieto spiritoCarlo Bolpin, Editoriale | Parte prima: <strong>Il</strong> nostroinquieto spirito: Paolo Caena, Una pratirivisteriavenetafi a confronto su fede, ragione, etica | Osservatorio:Giorgio Morlin, <strong>Il</strong> Vescovo di Treviso.a. XXXII, n.s., n. 3, luglio-settembre 2009I nomi della bellezzaCristina Oriato, Editoriale | Parte prima: I nomidella bellezza. Vivere la bellezza: BeppeBovo, La “vita bella” di Etty Hillesum | AntoniettaPotente, <strong>Il</strong> sottile incantesimo dell’origine| Luigi Verdi, Bellezza e tenerezza |GiuseppeGoisis, La bellezza come esperienza dell’essenziale| Olivio Bolzon, Dalla costellazioneetica a quella estetica | Raccontare la bellezza:Carlo Bolpin, Cristina Oriato, Ormai solo labellezza salverà il mondo? | Angelo Casati, Pastorebello | Aldo Bodrato, Ki tôb, cosa buonabella:il fine di un inizio | Paolo De Benedetti,La Bellezza nella cultura ebraica | LucianoManicardi, Bellezza della croce? | GabriellaCaramone, La bellezza dell’incontro | PieroMartinengo, Frammenti di bellezza | Parte seconda:Echi di Esodo. Echi di Esodo: ValerioBurrascano, Sulla vita e sulla morte | RossellaMarvaldi, Quante morti viviamo? | Osservatorio:Giorgio Corradini, Preti e politica | OlivoBolzon, Lettera aperta al Cardinale ClaudioHummes | Giovanni Cereti, <strong>Il</strong> cammino versol’unità dei cristiani | Lettere: Mariella Favaretto,I miei piccoli pensieri...a. XXXII, n.s., n. 4, ottobre-dicembre 2009La cruna dell’agoGianni Manziega, Lucia Scrivanti, Editoriale |Parte prima: La cruna dell’ago. Vite nascoste:Sandro Spinelli, Un popolo senza voce | GiovanniBenzoni, Serena Noni, Ospiti, minoriper il nostro oggi | Fabio Scarsato, Sint minores!Cioè... guardoni! | Franco Macchi, JohnWesley e il metodismo | Carlo Bolpin, DanielaTurato, Ida Zavagno, Infinitamente piccole |Amedea Lo Russo, Servirsi, servire | Beativoi...: Piero Stefani, L’essere piccoli tra predilezionee responsabilità | Dino Pezzetta, Un Dioche si fa servo | Fulvio Ferrario, Regnavit a lignoDeus | Paolo Ricca, <strong>Il</strong> Dio potente nella debolezzadel servo Gesù | Bruno Baratto, Se nondiventerete come stranieri... | Angelo Casati,Appunti per una chiesa minore | Valerio Burrascano,<strong>Il</strong> paradossale messaggio del vangelo |Rossella Marvaldi, Abbandonarsi alla speranza| Parte seconda: Echi di Esodo. AnnamariaGrandese, Sulla Bellezza.a. XXXIII, n.s., n. 1, gennaio-marzo 2010Cittadinanza a puntiCarlo Beraldo, Carlo Bolpin, Editoriale | Parteprima: Cittadinanza a punti. I diritti sconnessi:Carlo Beraldo, La cittadinanza e i suoidiritti | Marcello Flores, Immigrazione e cittadinanza| Gianni Tognoni, <strong>Il</strong> prezzo della cittadinanza| Universalità e selezione: ItaloDe Sandre, Mutazioni della cittadinanza |Sergio Frigo, La sinistra senza popolo | GiovanniBenzoni, <strong>Il</strong> cambiamento che vogliamovedere (Gandhi) | Marco Aliotta, Nuove e vecchiepovertà | Alessandra Stivali, Forza lavoro,non persone | Mohammed Khalid Rhazzali,<strong>Il</strong> sintomo delle seconde generazioni | FrancescaAlice Vianello, Donne migranti tra presenzae assenza | Eva Sicurella, Processi di integrazionee discriminazione | Parte seconda:Echi di Esodo. Francesco Vianello, Assembleadei soci 2009 | Giorgio Corradini, <strong>Il</strong> crocifissosegno di contraddizione | Beppe Bovo, Ancorasulla bellezza | Giuditta Bearzatto, L’ebraismovivente visto da Teresa Salzano | Fabrizio Truini,Comporre la vita | Olivo Bolzon, Le chiesetra santità e potere.a. XXXIII, n.s., n. 2, aprile-giugno 2010Fraternità tra sconosciutiCarlo Bolpin, Carlo Rubini, Editoriale | PartePrima: Fraternità tra sconosciuti. Città: identità/estraneità:Piero Stefani, Dispersione: cadutae benedizione | Ivo Lizzola, La città dei giustie la fraternità tra sconosciuti | Giuseppe Goisis,Ambiguità e contraddizioni della cittadinanza| Enzo Pace, Diversità culturale e cittadinanza| Carlo Rubini, Città e cittadinanza |Un’altra partecipazione: Alberto Castagnola,Verso un’altra “partecipazione” | Antonio Torresin,Bisogno di una nuova giustizia | MatteoMenegazzo, Tutti i diritti umani per tutti | MarieLouise Niwemukobwa, <strong>Il</strong> diritto di esistere |Matteo Sandon, Consumo responsabile e partecipazionecivile | Parte Seconda: Echi di Esodo.Carlo Bolpin, L’assemblea dei soci 2010 | MarioCantilena, Un sanculotto della teologia | BeppeBovo, L’avventura della Parola | Carlo Bolpin,<strong>Il</strong> Misericordioso e la varietà delle rivelazioni.a. XXXIII, n.s., n. 3, luglio-settembre 2010Diaspora silenziosa... svolta profetica?Gianni Manziega, Lucia Scrivanti, Editoriale |Parte prima: Diaspora silenziosa... svoltaprofetica? I segni della dispersione: BeppeBovo, Necessità della diaspora? | Piero Stefani,I popoli della terra | Giorgio Pilastro, Conservarela fede, cambiare la chiesa | Credenti in ricerca:Angelo Favero, La diaspora cattolica |Dino Pezzetta, Chiesa che ritorna al Vangelo |Italo De Sandre, Orgoglio, disaffezione, speranza:una svolta? | Mauro Castagnaro, Comunitàdi base | Paolo Ricca, Dov’è la Chiesa? |Unde origo inde salus: Serena Noceti, Sacerdotiper il nostro Dio | Roberto Betracchini, Ladonna nella Chiesa antica | Antonino Nicotra,Le istituzioni ecclesiali nei primi secoli | LucianoManicardi, La sinodalità: forma nella Chiesa| Parte seconda: Echi di Esodo. GiorgioCorradini, Intercettazioni e libertà di stampa |Franco Macchi, Ricordando Buzzati | CarloBolpin, Cristiani adulti “dopo” lo scisma sommerso...| Lettere: Silvano Felisati, Sui pretioperai.Franz Xaver Winterhalter, La Primavera, 1850 caCollezione privataGiovanni Carnovali detto il Piccio,Giovane donna con fiori (o Flora), 1868-1869Bergamo, Accademia Carrara66 notiziariobibliografico63


ivisteria venetaFerdinand Georg Waldmüller,Ragazze che leggono una lettera, 1841Collezione privataGustave Courbet, Les damoiselles des bordsde la Seine, part., 1856Parigi, Musée du Petit Palaisca di saggezza e compassione | Augusto ShantenaSabbadini, Dao. La via oltre il dicibile |Piero del Soldà, La follia di Socrate: uscire da séverso se stesso | Giuseppe Goisis, La spiritualitànello stoicismo romano | Carlo Molari, La sfidadello Spirito | Luciano Manicardi, La vita interiore| Antonio Montanari, <strong>Il</strong> dramma dell’uomoin cerca di compimento | Stefano Yavuz SelimMeneghetti, L’altro cuore dell’Îslâm | AhmadAbd al-Quddus Panetta, La spiritualità secondol’Islam | Sergio Givone, Umanesimo enichilismo | Parte seconda: Echi di Esodo: FulvioFerrario, Sul primato di Pietro | Roberto A.Maria Bertacchini, Maria nella Chiesa neotestamentaria| Mariella Germanotta, Ricordandola Shoa | Carlo Bolpin, L’epoca tremenda.Oasisrivista semestrale del centro internazionalestudi e ricerche oasissocio ordinario dello studiumgenerale marcianumdirettore responsabile: Roberto Fontolancaporedattore: Martino Diezcomitato promotore: Card. Angelo Scola,Card. Philippe Barbarin, Card. Josip Bozanic,Card. Péter Erdö, Card. Christoph Schö<strong>nb</strong>orn,S.E. Mons. Paul Hinder, S.E. Mons. AntonyT. Lobo, S.E. Mons. Fco. Javier Martínez,S.E. Mons. Joseph Powathil, S.B. Fouad Twal,S.E. Mons. Jean-Clément Jea<strong>nb</strong>art,S.E. Mons. Maroun Lahham, S.E. Mons.Paul Mounged El-Hachem, S.E. Mons. HenriTeissier, S.E. Mons. Camillo Ballincomitato scientifico: Joacquín Alliende,Carl Anderson, Gianni Bernardi,Francesco Botturi, Rémi Brague,Paolo Branca, Michele Brignone,Stratford Caldecott, Maria Laura Conte,Axel Diekmann, Angelika Diekmann,Martino Diez, Jean-Paul Durand,Brian E. Ferme, Francesco Follo,José Andrés Gallego, Paolo Gomarasca,Henri Hude, Samir Khalil Samir,Nicolaus Lobkowicz, Javier Prades López,Claudio Lurati, Cesare Mirabeli,Ignazio Musu, Andrea Pacini,Jean-Jacques Pérennès, Andrea Pin,Dino Pistolato, Gabriel Richi Alberti,Giovanna Rossi, Giovanni Salmieri,Giuseppe Scattolin, Franz Magnis-Suseno,Paolo Terenzi, Boghos Zekiyanconsulenti editoriali: Marco Bardazzi,Bernardo Cervellera, Roberto Donadoni,Camille Eidperiodicità: semestraleredazione: Fondazione Internazionale Oasis -tel. 041/2412934e-mail: oasis@marcianum.itweb: www.oasicenter.eu/rivistaa. IV, n. 7, maggio 2008Perché abbiamo bisogno di testimonianza.Struttura della rivelazione cristiana e metododel dialogo religiosoCard. Jean-Louis Tauran, Esposti allo sguardoe alla domanda dell’altro | Attualità: SamirKhalil Samir, Centralità del martirio nell’Islamodierno | Ignacio Carbajosa, <strong>Il</strong> testamentodivino offerto alla libertà umana | S.E. Mons.Shlemon Warduni, Seguire Cristo anche inIraq | Giovanni Salmeri, L’esistenza come testo |Michel Cuypers, La professione di fede secondoil Corano | Javier Prades López, <strong>Il</strong> Cristianesimoe la necessità del testimone | Habib Malik,La stanchezza del popolo credente | Paolo Martinelli,Se comunicare è una questione di verità |Paolo Terenzi, Lo slancio venuto dal Concilio |Franco Riva, Dalla fedeltà a se stessi al gridodell’“eccomi” | Emma Neri, Nella storia senzasperanza l’amore tenacemente resiste | Documenti:Joseph Ratzinger, La fede, un atto semprenuovo | Jean-Louis Leuba, Grazie a Gesùl’altrove si trova qui | Paul Hinder, La missionesecondo San Francesco | Incontri | Reportage:Marco Bardazzi, La diaspora dei cristiani/1.Quell’angolo di Iraq a Detroit | Contributi:“Love thy neighbour” in Islam, Esplorandol’interiorità umana | Sohail Nakhooda, Dalmessaggio di Amman alla teologia del dupliceamore | Ida Zilio-Grandi, Fede e libertà. <strong>Il</strong> conflittodelle interpretazioni | Stratford Caldecott,Sostanza e apparenza di “quello che ci unisce” |Maurice Borrmans, <strong>Il</strong> “manifesto” dell’Islamsapiente. Struttura, lingua, sorprese e dubbi |Jean-Jacques Pérennès, Jean-Mohammed, ilfrancescano che veniva dall’Islam | Recensioni |Maurice Bormans, Dossier religioni all’esamedi Bruxelles | Giorgio Paolucci, Iraq, chi hamesso i cristiani in trappola | Paolo Gomarasca,Cittadinanza, idea da ricostruire | AntonioColombo, La Chiesa al vaglio dei tempioscuri | Luca Antonini, Quando l’Europa vuolfare giustizia | Paolo Terenzi, Quel che l’uomoprende a cuore | Henry Hude, <strong>Il</strong> “disturbatore”Girard va alla guerra | Paolo Terenzi, Perchénon possiamo non dirci religiosi.a. IV, n. 8, dicembre 2008Libertà religiosa, un diritto senza confiniAttualità: Vincenzo Buonomo, Solo un uomolibero può compiere il dovere della verità | NikolausLobkowicz, <strong>Il</strong> Faraone Amenhotep e laDignitas Humanae | Maroun Lahham, Dallacortesia alla verità, i segnali di una stagionenuova | Francis-Mehboob Sada, Sulla terradelle Madrasse i segni del Generale Zia | GianniColzani, Sul proselitismo e i suoi troppi significati| Roberto Simona, Buone notizie dall’Azerbaigian| David Novak, Se l’Israelita abbandonala legge del Sinai | Abderrazak Sayadi,Quando la scuola razionalista perse la guerra| Khalid Al-Jaber, L’uomo macchia la purezzadelle religioni | Henri Teissier, L’ineditoconflitto sulla libertà di coscienza | Franz Magnis-Suseno,All’attacco del pluralismo internonotiziariobibliografico63 67


ivisteria venetaFrancesco Hayez, Fiori, 1834Collezione privataFerdinand Georg Waldmüller, Mazzo di fioriin un vaso di porcellana, 1839Vaduz, Liechtenstein Museume esterno | Joseph R. Wood, Sogni e incubi deiPadri Fondatori e dei loro figli | Scott Alexander,I Musulmani schierati con l’America | Documenti:H.E. Msgr. Celestino Migliore, Incoraggiandole Nazioni Unite a ritrovare il ruolosmarrito | Sua Santità Benedetto XVI, I fondamentidi un inviolabile diritto della persona edella comunità. Quel nucleo di valori alla basedelle relazioni internazionali | Dichiarazionesulla Libertà Religiosa Dignitatis Humanae |Contributi: Andrea Pacini, La rivoluzione silenziosadella seconda generazione | Samir-Khalil Samir, Analisi di una giornata storica ei suoi imprevedibili sviluppi | Ángel Ayuso Miguel,I travagli dell’Islamologia | Recensioni.a. V, n. 9, luglio 2009Interpretare la tradizioneAttualità: Henri Teissier, Originale contro Popolare:il Caso dell’Algeria | Paolo Gomarasca,Bene o male, la “Vecchia talpa” è al lavoro |Pierangelo Sequeri, La ragione impegnatacontro ogni pregiudizio | Jean-Georges Boeglin,La Grammatica sempre nuova dell’Incarnazione| Paolo Martinelli, San Paolo e il metododella Testimonianza | Giovanni Trabucco,<strong>Il</strong> Segno dell’Umano sulla ComunicazioneDivina | Paolo Dall’Oglio, Chiese Orientali,Sacramento di Buon Vicinato | Diégo Sarrió,Nella Sunna il Profeta dà il Buon Esempio |Andrea Pin, Inventario dei Diritti tra Oriente eOccidente | Documenti: Gilbert K. Chesterton,Anche i Morti hanno Diritto di Voto | BenedettoXVI, <strong>Il</strong> Concilio e il Conflitto delle DueErmeneutiche | Yves Congar, Ricevere, Custodire,Progredire | Taha Hussein, La Parolaprende Vita se a Insegnarla è un Vero Maestro |Incontri: Mustafa Ceric, Viviamo il Coranonella Società Aperta. L’Europa si confronti conNoi | Reportage: Luca Fiore, I SorprendentiSegreti del Kerala | Thomas Koonamakkal,<strong>Il</strong> Tesoro di Sant’Efrem. Giuramenti e Dissidenti| Selim Sayegh, Dalle Radici Antichissimeuna Speciale Fioritura | Gian Micalessin,L’Afghanistan delle Tribù tra Caos e Mosaico |Marco Bardazzi, Quindici Anni al “MondoTrasformato” | Jean-Jacques Pérennès, L’Uomoche Cambiò il Nostro Sguardo sull’Islam |Giuseppe Scattolin, Quella Domanda cheFonda l’Essere Umano | Recensioni.a. V, n. 10, dicembre 2009Le fedi alla prova della modernitàAttualità: Stratford Caldecott, Quella stranaalleanza degli opposti | Nikolaus Lobkowicz,La cultura tra indefinibilità e certezza | GabrielRichi-Alberti, Cercare Dio, cercare la verità |John Milbank, L’incoerenza del pluralismo liberale| Henri Hude, Pensieri per un Occidentein guerra | Abderrazak Sayadi, Quando gliulema chiusero le porte | Malika Zeghal, Mettersiin gioco nello spazio pubblico | AzzedineGaci, Faccia a faccia con lo stato laico | GiovannaRossi, La strada stretta tra madri e figlie |Documenti: Giovanni Paolo II, L’amore all’uomoè la sostanza del messaggio di Cristo |Joseph Ratzinger, La decisione necessaria e lesue conseguenze | Abû Rayhân Bîrûnî, L’ambizioneuniversale dell’Islam alla prova dell’India| Reportage: Gian Micalessin, Quel maleoscuro che divora l’Eritrea | Contributi: YannRichard, L’ordine dei guardiani regna a Teheran| Franz-Magnis Suseno, La democrazia siconferma a Giacarta (per ora) | PierbattistaPizzaballa, Quel gesto che tutti hanno capito |Pierre Larcher, Tradurre, interpretare: dalleparole agli atti | Mohammad-Ali Amir-Moezzi,Mistica e ragione nella religione degli Impeccabili| Michel Cuypers, La regola del Corano?Laretorica semitica | Jean-Jacques Pérennès,Cercando fino alla fine la strada versol’Islam | Recensioni.a. VI, n. 11, giugno 2010Educazione: una questione globaleAttualità: Jean-Louis Bruguès, Tra le generazioni.Le ragioni, la crisi, la sfida | FrancescoBotturi, Adattarsi o consistere. Una questioneantropologica | Tony Blair, Nelle scuole delmondo faccia a faccia con la fede | Paolo Branca,Perché non basta “non essere razzisti” | LuisaRibolzi, Le Buone intenzioni, così buone ecosì pericolose | Azyumardi Azra, Imparare aconvivere in un Islam sorridente | Fouad Twal,Quella semina paziente e tenace in corso da 150anni | Marialaura Conte, Sulle tracce della caritàdi Dio che accoglie ogni dolore | HenriTeissier, Un’azione che oltrepassa i confini(anche quelli fissati dagli Stati) | AzyumardiAzra, Una riforma contro la violenza e la perditadi senso | Documenti: Sant’Agostino, Lamisericordia di Dio, cuore di tutta la catechesi |Benedetto XVI, Da una generazione all’altraun sofferto e grandioso passaggio | BenedettoXVI, <strong>Il</strong> grande cammino comune | Abû Hâmidal-Ghazâlî, <strong>Il</strong> vero credente si salva con le opere,non con la scienza | Incontri: Georges Corm,Provate a prenderci! Vi spiego perchè nonostantetutto nessuno riesce ad intrappolare noi libanesi| Reportage: Riccardo Piol, L’esercito diimmigrati che va a messa e innalza grattacieli |Contributi: Paul Hinder, Per il piccolo greggeuna missione possibile. Forse | Ida Zilio-Grandi,Percorsi femminili nella tradizione musulmana| Ersilia Francesca, La banca che nonpuò perseguire il suo interesse | Gian Micalessin,Iraq, il dolore nutre la resistenza dei cristiani| Mohammed Sammak, Nel giorno diMaria uniti almeno per un giorno | Recensioni.a. VI, n. 12, dicembre 2010Libertà e verità camminano assiemeAttualità: Jean-Marie Lustiger, Cittadino, comunità,Stato. Per una critica della ragionemoderna | John Witte, Dopo la stagione dell’isolamentodiritto e ragione tornano alleati |Iain Benson, Quella falsa lotta tra credenti enon credenti | Paolo Gomarasca, Alla scuoladel “fare con” si comincia dal desiderio | PaoloCavana, I sistemi di istruzione nell’Europa del68 notiziariobibliografico63


ivisteria venetapluralismo | Robert W. Hefner, Dalle madrasedel Medioevo all’urto della globalizzazione |Ridwan Al-Sayyid, I nuovi predicatori arrivanovia satellite | Abdullah Sahin, La complessaeredità della prima generazione | Antoine Messara,<strong>Il</strong> sistema che vuol far convivere le differenze| Hani Fahs, Quando i deformatori salgonoin cattedra | Mohamed Samaha, Decalogoper imparare la fiducia nel creatore | Ashgar-Ali Engineer, Troppe scintille nella polverieradell’identità | Documenti: Stradford Caldecott,L’ora della coscienza nel tempo dei falsiidoli | S.S. Papa Benedetto XVI, Dio esce da sestesso, inizia la grande avventura | S.S. PapaBenedetto XVI, Fondamenti etici della vita civile,una sfida per le democrazie | John HenryNewman, Quella voce divina che abita in noi |Ahmad Ibn Muhammad Miskawayh, <strong>Il</strong> duplicecammino della perfezione | Incontri: FethullahGülen, Non ho altro scopo che piacerea Dio e diffondere il Suo in ogni angolo delmondo | Reportage: Elisabetta Del Soldato,L’avanzata dell’anglo-Islam | Contributi: MassimoBorghesi, La religione come un assolutopolitico | Dominique Avon, Noi, i figli dellamiglior comunità | Mohamed Haddad, Protezioneo punizione: regole per i dhimmî | MauriceBorrmans, <strong>Il</strong> tenace esploratore della profonditàorientale | Recensioni.Quaderni di storia religiosadirettore responsabile: Maurizio Zangarinidirezione: Giuseppina De Sandre Gasparini,Grado Giovanni Merlo, Antonio Rigoncollaboratori scientifici: Maria Pia Alberzoni,Giancarlo Andenna, Marina Benedetti,Franco Dal Pino, Carlo Dolcini,Laura Gaffuri, Donato Gallo,Alfredo Lucioni, Raimondo Michetti,Roberto Pa ciocco, Letizia Pellegrini,Michele Pellegrini, Daniela Rando,Maria Clara Rossi, Andrea Tilatti,Gian Maria Varaniniperiodicità: annualeeditore: Cierre - Veronasede della redazione: c/o Cierre -via C. Ferrari, 5 - 37066 Caselledi Sommacam pagna (VR) -tel. 045/8581572 - fax 045/8589883e-mail: edizioni@cierrenet.itweb: www.cierrenet.itXIV, 2007Religione delle campagneAndrea Dinzelbacher, Notizie dall’aldilà.Nar razioni di contadini tedeschi sul purgatorio| Luigi Provero, Parrocchie e comunità divillaggio in Piemonte (XII-XIII secolo) | AlfredoLucioni, “...inservit huic ecclesiae vir laycus etuxoratus quem appellant monachum”. Per unastoria della monarchia tra medioevo ed età modernanelle Alpi e Prealpi lombarde | GiampaoloCagnin, “Dio ne salve, viva carne e veraciosangue, o digno corpo de Christo...”. Fedeli eparroci in preghiera nelle campagne trevigianenel XIV secolo | David D’Andrea, The Ink andthe Worms: the Nature of Miracles in the Sixteenth-CenturyTrevigiano | Fausta Piccoli, Tracentro e periferia: testimonianze di pittura e devozionedel territorio veronese nel secondo Trecento| Flavia De Vitt, Chiese, famiglie e villaggicarnici nel Tre-Quattrocento. Note dai testamenti| Marta Faggiotto, Aspetti della religiositàcontadina nella diocesi di Padova alla metàdel Quattrocento: scongiuri e pratiche magiche |Giuseppe Gardoni, Frammenti di vita religiosadella campagna mantovana alla fine del medioevo| Luga Gufi, Santuari di città e devozionidi campagna nella Tuscia viterbese: SantaMaria del Riposo a Tuscania alla fine del medioevo| Lucia Palazzi, Considerazioni sulla devozionee pietà popolare celestina in età moderna:prime note | Bruno Chiappa, Gian MariaVaranini, “Christus gloriosus passibilis nonest”. Schematismi teologici e realismo ‘contadino’nell’iconografia cristiana (dalle visite pastoralidi Agostino e Alberto Valier alla diocesi diVerona, 1592-1599) | Federico Barbierato, “Dipoco senno per la villica condizione”. Episodi dieterodossia e miscredenza nelle aree rurali venetedel Sei e Settecento | Sofia Boesch Gajano,Postfazione.XV, 2008Dio, il mare e gli uominiLuciano Fanin, Premessa. Dio e l’uomo a confrontocol mare nella pagina biblica | EdoardoFerrarini, Pesche miracolose, tempeste sedate edaltri miracoli sul mare nella prima agiografialatina (IV-VI secolo) | Amalia Galdi, EugenioSusi, Santi, navi e Saraceni. Immagini e pratichedel mare tra agiografia e storia dalle costecampane a quelle dell’Alto Tirreno (secoli VI-XI) |Francesco Santi, <strong>Il</strong> mare affettuoso di Letaldodi Micy | Francesco Veronese, Una devozionenata sul mare: la translatio di santo Stefano daCostantinopoli a Venezia | Maria Luisa CeccarelliLemut, Gabriella Garzella, “MirabiliaDomini in pelago”. Cristianizzazione, culti ereliquie a Pisa (secoli III-XIII) | Isabella Gagliardi,“Ave maris Stella”: il santuario marianodi Montenero presso Livorno | Elena Bellomo,Sapere nautico e geografia sacra alle radicidei portolani medievali (secoli XII-XIII) | ValeriaPolonio, Devozioni marinare dall’osservatorioligure (secoli XII-XVII) | Maurizio Sangalli,Venezia, il mare, le religioni. Note per una ricerca(secoli XVII-XVIII) | Francesco Zampieri,Preghiere di marinai. Culto religioso nella RegiaMarina Italiana tra Ottocento e Novecento.XVI, 2009Studia, studenti, religionePietro Silanos, <strong>Il</strong> mestiere di studiare. La vitadegli universitari negli studia medievali (secoliAntoine Berjon, Fruits et fleursdans une corbeille d’osier, 1810Lione, Musée des Beaux-ArtsJosef Lauer, Natura morta con fiori, 1839Vienna, Österreichische Galerie Belvederenotiziariobibliografico63 69


ivisteria venetaXII-XIV) | Cécile Caby, Non obstante quodsunt monachi. Être moine et étudiante au MoyenÂge | Bert Roest, In Christo absconditisunt omnes thesauri sapientie: Religious lifein the Franciscan school network (13 th century) |Marco Rainini, La conversione all’ordine deiPredicatori in ambienti di studio nello specchiodelle Vitas Fratrum | Andrea Aldo Robiglio,Se un ‘savio omo’ diventa santo. Un aspetto dellareputazione di Tommaso d’Aquino per glistudenti del Trecento | Roberta Bertuzzi, Honore pietas nei monumenti funebri dei dottoribolognesi tra XII e XV secolo | Simona Negruzzo,Sedes Sapientiae. Culto e devozione nell’universitàdi età moderna | Carla Frova, Postfazione| Indice dei nomi di luogo e di persona.Biblioteca dei Quaderni di storia religiosa, VGiovanna Forzatti, Chiesa e società locale.La pieve di Voghera nel Medioevo.<strong>Il</strong> volume è esaurito e l’editore ha provvedutoa toglierlo dal catalogo.Biblioteca dei Quaderni di storia religiosa, VIMartina Cameli, La chiesa scritta. Documentie autorappresentazione dei vescovi di AscoliPiceno tra XI e XIII secolo.Premessa | I. La produzione diplomatica deivescovi ascolani: l’evidenza dei documentisolenni: I. Necessità e ragioni di una distinzione| 2. L’analisi | 3. Le caratteristiche della documentazionesolenne | 4. Una via propria all’unicità| II. La documentazione in registro:il Liber quartus: I. La sezione F dell’Archivio capitolare| 2. La prima unità: dal quinterno del1322 al Liber catasti maioris ecclesie Esculane |3. L’unità 4: il registro di curia di Petrus Moricide Plaça | 4. <strong>Il</strong> dossier del notaio Bonaventura| 5. Un registro d’ufficio degli anni Sessantadel Duecento | 6. Un cartulario del 1238 |7. A mo’ di conclusione | III. Vescovi e notai:I. Notai e vescovi: un doppio legame | 2. La duplicenomina in una Chiesa di frontiera | 3. I notaial servizio dei vescovi di Ascoli | 4. ‘Specializzazioni’notarili | 5. Ne clerici sint tabelliones| Conclusioni: i ‘notai vescovili’ ascolani |Conclusioni: La documentazione come strumentodi governo e il senso di una identità |Apparati: I. Elenco cronologico dei vescovi ascolani(secoli XI-XIII) | 2. I documenti | 3. Bibliografia| Indice dei nomi | Immagini.Biblioteca dei Quaderni di storia religiosa, VIIMargini di libertà: testamenti femminili nelmedioevo, Atti del convegno internazionale(Verona, 23-25 ottobre 2008).Maria Clara Rossi, Parole di gratitudine | AttilioBartoli Langeli, Parole introduttive | AntonioOlivieri, Donazioni femminili nell’alto medioevoitaliano: il problema diplomatistico |Giovanni Rossi, <strong>Il</strong> testamento nel medioevo fradottrina giuridica e prassi | Valeria Novembri,“Donne di denari”. Testamenti e lasciti femminilinel mondo tardo antico | Régine Le Jan,Donne e testamenti nell’alto medioevo franco |Laura Gaffuri, “...Que toutes les gens de monostel soient vestu de drap gris...”: le ultime volontàdelle principesse di Casa Savoia (XIII-XIVsecolo) | Lorena Barale, “Uxor dilectissima” e“domina rectrix”: personalità giuridica delladonna e spazi di scelta nei testamenti chieresidel XV secolo | Giovanna Petti Balbi, Donna etdomina: pratiche testamentarie e condizionefemminile a Genova nel secolo XIV | FernandaSorelli, Capacità giuridiche e disponibilità economichedelle donne a Venezia. Dai testamentifemminili medievali | Isabelle Chabot, “I vo’fare testamenti”. Le ultime volontà di mogli emariti, tra controllo e soggettività (secoli XIV-XV) | Serena Giuliodori, Le bolognesi e le lorofiglie | Andrea Tilatti, “Soror beate Helene”.I testamenti e le altre volontà di Profeta Valentinisda Udine | Maria Cipriani, Le disposizioniper le esequie e il lutto nei testamenti di donneveronesi (prima metà del XV secolo) | EleonoraRava, Le testatrici e le recluse: il fenomenodella reclusione urbana nei testamenti delle donnepisane (secoli XIII-XIV) | Maria Teresa Baralis,Ceci in pentola e desiderio di Dio. Religiositàfemminile in testamenti bergamaschi (secoliXIII e XIV) | Maria Grazia Nico Ottaviani,La pratica testamentaria femminile come espressionedi socialità attraverso alcuni esempi perugini(secoli XV-XVI) | Maria Clara Rossi, Figliad’anima. Forme di ‘adozione’ e famiglie ‘allargate’nei testamenti degli uomini e delle donneveronesi del secolo XV | Vito Rovigo, Publicuminstrumentum scriptum in lingua et litteraebraicha: la documentazione di una minoranzatra autonomia documentaria e vocazionimaggioritarie | Miriam Davide, I testamentidelle donne nelle comunità ebraiche askenazitee in quelle di origine italiana dell’Italia settentrionale(XIV-XVI secolo) | Elisabetta Traniello,Percorsi di donne ebree a Ferrara (XVI secolo) |Anna Esposito, I testamenti delle altre: le donnedelle minoranze nella Roma del Rinascimento.Prime indagini | Maria Benedetti, Leultime volontà di un’eretica | Gabriella Zarri,Conclusioni | Indice dei nomi.Ricerche di Storia Sociale e Religiosarivista fondata da Gabriele De Rosadirettore responsabile: Federico Codignoladirezione: Liliana Billanovich,Francesco Malgeri, Bruno Pellegrinocomitato di consulenza scientifica: MauriceAymard, Giacomo Becattini, Louis Bergeron,Antonio Cestaro, Giampaolo D’Andrea,Tullio Gregory, Antonio Lazzarini,Jacques Le Goff, Rudolf Lill, Émile Poulat,Paolo Preto, Jacques Revel, Michel Vovellecomitato di redazione: Rocchina Abbondanza,Filiberto Agostini, Giovanni Luigi Fontana,Alba Lazzaretto, Michelangelo Morano,Tommaso Salini (1575 ca-1625), Fiasca fioritaForlì, Pinacoteca civicaMaestro della Natura Morta Acquavella(Bartolomeo Cavarozzi?) (prima metà XVII secolo),Vaso di fiori e fruttaCollezione privata70 notiziariobibliografico63


ivisteria venetaWalter Panciera, Maria Antonietta Rinaldi,Roberto Violi, Giuseppe Maria Viscardi,Francesco Volpecoordinamento redazionale: Sebastiano Bissonsegreteria di redazione: Donatella Rotundoperiodicità: semestraleeditore: Edizioni di Storia e Letteratura - Romasede della redazione: c/o Edizioni di Storiae Letteratura - via delle Fornaci, 24 - 00165 Romatel. 06/39670307 - fax 06/39671250e-mail: redazione@storiaeletteratura.itweb: www.storiaeletteratura.itLa rivista esce a cura dell’Istituto per le Ri -cerche di Storia Sociale e Religiosa di Vi cenza(contrà Mure San Rocco 28 - 36100 Vicenza).a. XXXVII, n. 73, n.s., gennaio-giugno 2008Francesco Volpe, Una fonte per la storia socialee religiosa del Mezzogiorno: i libri parrocchialidei sacramenti; seconda parte | Luisa Meneghini,<strong>Il</strong> governo locale della sanità pubblicanel Veneto post-unitario | Liliana Billanovich,Fra Sant’Ufficio e conflitti intraecclesiali: la misticaLina Salvagnini, il confessore LeopoldoMandić e il vescovo Elia Dalla Costa nella Padovadegli anni Venti | Giuseppe Maria Viscardi,Tra storia dell’eresia e storia della pietà.Delio Cantimori e don Giuseppe De Luca |Alessio Esposito, <strong>Il</strong> Populismo e le rivolte diReggio Calabria e dell’Aquila (1970-1971) |Note: Bruno Pellegrino, <strong>Il</strong> Mezzogiorno d’Italiain età napoleonica | Vittorio De Marco,Cronaca del convegno “Cataldo Naro” | UmbertoMazzone, Giuseppe Alberigo | Recensioni| Libri ricevuti.a. XXXVII, n. 74, n.s., luglio-dicembre 2008Maria Antonietta Rinaldi, La confisca dei benipatrimoniali degli Ordini religiosi nel Mezzogiornonapoleonico: il caso Basilicata | ZulmiraSantos, Oração e devoção em modelos de comportamentofemininos do séc. XVIII em Portugal:das memórias da Condessa de Atouguia aoelogio de d. Ana Xavier | Giuseppe Maria Viscardi,Puglie e Basilicata: agiografia e identitàregionali in movimento | Liliana Billanovich,Amministratore apostolico e inquisitore: il ruolodel vescovo A.G. Longhin nella causa di LinaSalvagnini (1923) | Angelomichele De Spirito,<strong>Il</strong> 1943 nel diario di un prete sfollato a SanGiorgio del Sannio | Mario Casella, L’AnnoSanto del 1950, l’Azione Cattolica e la Crociatadel gran ritorno: lettere e relazioni da diocesi eparrocchie dell’Italia settentrionale e centrale |Alba Lazzaretto, Un laboratorio di capitaleumano e sociale: la società veneta tra Otto e Novecento| Gennaro Mirolla, Tra spiritualità alfonsianae azione cattolica: Raffaello Delle Nocche(1877-1960) | Maurilio Guasco, Ricordo diPietro Scoppola | Recensioni.a. XXXVII, n. 75, n.s., gennaio-giugno 2009Pio Pampaloni, Le pensioni ecclesiastiche visteda Gregorio Barbarigo: da lettere del periodo romano1676-1680 | Marian Surdacki, <strong>Il</strong> conservatoriodi Santo Spirito di Roma nei secoli XVII-XVIII | Maria Teresa Fattori, Documenti, archivie memoria: Benedetto XIV e il Regno diSpagna | Giuseppe Maria Viscardi, Tra “sorelleilluminate” e briganti devoti. La vita religiosanel Mezzogiorno dal secolo dei Lumi allaRestaurazione | Mario Casella, L’Anno Santodel 1950. L’Azione Cattolica e la ‘Crociata delgran ritorno’. Lettere e relazioni da diocesi eparrocchie dell’Italia settentrionale e centrale |Francesco Sportelli, Lineamenti della religiositàpopolare nel magistero postconciliare dellasede apostolica e delle collegialità episcopali | LilianaBillanovich, L’edizione dell’espistolario diGregorio Barbarigo: un progetto scientifico incorso di attuazione | Marcello Malpensa, Gli“annali” della Fondazione Mariano Rumor.a. XXXVII, n. 76, n.s., luglio-dicembre 2009Presenza e attività in Italia dei gesuiti ibericiesiliati (1759-1800)Liliana Billanovich, Introduzione | EnriqueGiménez López, I gesuiti e la teoria della cospirazione| Niccolò Guasti, I gesuiti spagnoliespulsi e la cultura del Settecento | Giulia Lanciani,La politica di Pombal e le ragioni dell’espulsionedei gesuiti dal Portogallo | MariagraziaRusso, L’espulsione dei gesuiti dal Portogalloe il loro arrivo in Italia | Saggi: Liliana Billanovich,Amministratore apostolico e inquisitore:il ruolo del vescovo A.G. Longhin nellacausa di Lina Salvagnini (1923). Seconda parte| Mario Casella, L’Anno Santo del 1950. L’AzioneCattolica e la ‘Crociata del gran ritorno’.Lettere e relazioni da diocesi e parrocchie dell’Italiasettentrionale e centrale. Terza parte | ElenaZapponi, <strong>Il</strong> nesso religione-identità nell’esperienzamigratoria di famiglie italo-argentinea Buenos Aires | Paola Rivetti, I “Nuovi intellettualiiraniani”. Appunti su una questionestoriografica | Note: Mariano Nardello, PadreDavid M. Turoldo per l’“amico e fratello” PierPaolo Pasolini | Recensioni.a. XXXIX, n. 77, n.s., gennaio-giugno 2010Giampaolo D’Andrea, Per Gabriele De Rosa |Antonella Mazzon, <strong>Il</strong> più antico inventario deidocumenti del convegno agostiniano romano diSan Trifone-Sant’Agostino | Isabella Gagliardi,“Servono Dio con le sue mani”. Le officinegesuate come segno di vita apostolica nel TardoMedioevo e nella prima Età Moderna | GiuseppePerri, Un nuovo documento sul ruolo dellaNunziatura Apostolica nella formazione dellapolitica italiana nei confronti degli ebrei stranieridurante il II conflitto mondiale | FilibertoAgostini, Insediamento e organizzazione dellegiunte municipali nel Veneto della transizione.L’esperienza della provincia di Padova, 1945-1946 | Mario Casella, L’Anno Santo del 1950,l’Azione Cattolica e la ‘Crociata del gran ritorno’.Lettere e relazioni da diocesi e parrocchiedell’Italia meridionale | Antonio Menniti Ippolito,Antonella Barzazi, Un nuovo volumeJohann Knapp, Natura morta con mazzo di fiori,part., 1828Vienna, Österreichische Galerie BelvedereBartolomeo Bimbi (1648-1730),Anemoni e giacinti in un vaso di bronzoFirenze, Palazzo Pitti, depositi della Galleria Palatinanotiziariobibliografico63 71


ivisteria venetadella corrispondenza di Gregorio Barbarigo:due letture a confronto | Antonio Menniti Ippolito,Gregorio Barbarigo alla corte di Roma(1676-1680). Note sul corpo di lettere familiarie di governo recentemente pubblicate | AntonellaBarzazi, Dialogo familiare, governo diocesano,“negotio pubblico”: la corrispondenza romanadi Gregorio Barbarigo (1676-1680) | GennaroMirolla, Società, politica e religione in Basilicatanel secondo dopoguerra. <strong>Il</strong> contributodei fratelli Rocco e Mons. Angelo Mazzarone diTricarico | Giuseppe Poli, A proposito di storiadelle chiese di Puglia | Giuseppe Acocella, Ricordidi Diomede Ivone (1935-2008) | Recensioni| Notiziario.Studi di Teologiadirettore responsabile: Pietro Bolognesidirettore: Leonardo De Chiricoperiodicità: semestraleeditore: I.F.E.D., Istituto di FormazioneEvangelica e Documentazione, Padovasede della redazione: I.F.E.D.,via Pietro Martire Vermigli, 13 -35129 Padova - tel. e fax 049/619623e-mail: ifed@libero.itweb: http://ifeditalia.orgn.s., a. XX, n. 40, II semestre 2008L’Europa delle religioniLeonardo De Chirico, Introduzione | Articoli:Gordon Showell-Rogers, Evangelici in Europatra passato e futuro | Mats Tunehag, Libertà religiosae libertà di espressione in Europa | TizianoRimoldi, Nominatio Dei, radici cristiane eprocesso costituente europeo | Lidia Goldoni,Religioni e insegnamento della religione in Europa| Paul Wells, Essere una minoranza: sfidee opportunità | Studi critici: Leonardo De Chirico,L’Europa di Ratzinger | Davide Bolognesi,Un Islam europeo? | Giuseppe Rizza, <strong>Il</strong> relativismoin Europa | Sussidi: Risorse per un’agendaevangelica europea | Segnalazioni bibliografiche| Lista dei libri ricevuti.n.s., a. XX, n. 40, II semestre 2008supplemento n. 6AbortoLeonardo De Chirico, Introduzione | Documento:Aborto. Un documento del Centro Studidi etica e bioetica di Padova | Rassegna: LeonardoDe Chirico, <strong>Il</strong> ritorno dell’aborto | Scheda:La Bibbia sull’aborto | Segnalazioni bibliografiche| Rubrica: Vita del CSEB.n.s., a. XXI, n. 41, I semestre 2009Gli scritti di Calvino (1509-1569)Leonardo De Chirico, Introduzione | Articoli:Wulfert de Greef, Gli scritti di Calvino | Segnalazionibibliografiche | Lista dei libri ricevuti.n.s., a. XXI, n. 42, II semestre 2009Israele?Leonardo De Chirico, Introduzione | Articoli:Gianpaolo Aranzulla, L’Israele di Dio e l’alleanzadi grazia | Henri Blocher, Approcci teologicialla Shoah | Documenti: Tesine riassuntivesu Israele ieri, oggi e domani | L’evangelo e ilpopolo ebraico | L’unicità di Cristo e l’evangelizzazionedegli ebrei nell’Europa di oggi | Sussidi:Glossario su Israele | La difesa del vangelo: la misericordiaper ebrei e gentili (Romani 9-11) | Segnalazionibibliografiche | Lista dei libri ricevuti.n.s., a. XXI, n. 42, II semestre 2009supplemento n. 7Stranieri con noiLeonardo De Chirico, Introduzione | Articoli:Leonardo De Chirico, Stranieri con noi. Le responsabilitàdell’accoglienza | Giuseppe Rizza,Chiese, etnie e pluralità | Documentazione:Per un’etica responsabile dell’accoglienza | Immigratie confini responsabili | Scheda: Evangeliciper l’accoglienza | Sussidi: Verso chiese integrate| Seganalazioni bibliografiche | Rubrica:Vita del CSEB.n.s., a. XXII, n. 43, I semestre 2010La teologia del calendarioLeonardo De Chirico, Introduzione | LeonardoDe Chirico, Le mani sul tempo. Sull’ideologiadel calendario | Gian Paolo Aranzulla, Lefeste del calendario ebraico | Ritmo del tempo eprofilo cristologico | Pietro Bolognesi, La teologiadel calendario | Schede | Chiesa e calendario| Gli appuntamenti annuali dell’AlleanzaEvangelica.n.s., a. XXII, n. 44, II semestre 2010Idoli tra noiLeonardo De Chirico, Introduzione | MikeOvey, Idolatria e parodia spirituale. La tragediadelle fedi contraffatte | Giuseppe Rizza,Passioni, idoli e cultura. L’idolatria come chiavedi lettura culturale | Leonardo De Chirico,L’idolatria in bioetica | Rassegna: I mille voltidell’idolatria in alcune opere recenti | Sussidi:Schemi omiletici per una serie di predicazionisull’idolatria | Documentazione: Tertulliano,De idolatria.Studi Ecumenicidirettore responsabile: fr. Tecle Vetrali, ofmcomitato di redazione: G. Dal Ferro,R. Giraldo, S. Morandini, R. Sgarbossa,P. Sgroi, T. Vetralisegreteria di redazione: T. Vetrali,S. Morandini, P. Sgroiperiodicità: trimestraleeditore: Istituto di Studi EcumeniciSan Bernardino, Venezia72 notiziariobibliografico63


ivisteria venetaGirolamo della Valle, Girasole, 1664Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Durenella pagina a fiancoJan Brueghel il Giovane, Vaso di fiori con ciclamini,monete, gioielli e pietre preziose sul piano,part., 1620-1625 caPoggio a Caiano, Museo della Natura MortaMaestro romano (?) del vaso a grottesche(XVII secolo), Coppie di dipinti con vasi fioritiBergamo, Galleria Previtalisede della redazione: Istituto di StudiEcumenici San Bernardino -Castello, 2786 - 30122 Venezia -tel./fax 041/5235341e-mail: rivista.studiecumenici@isevenezia.itweb: www.isevenezia.ita. XXVI, n. 2, aprile-giugno 2008Editoriale: Teresa Francesca Rossi, “Andatedunque!” | I. Studi e ricerche: Placido Sgroi,Dall’ospitalità ecumenica all’ecumenismo comeospitalità | Simone Morandini, Per un dialogodi pace, nello spazio globale | Marco Dal Corso,Sotto l’equatore non esiste il peccato: la missionein prospettiva ecumenica | Roberto Giraldo,Chiesa locale, collegialità e papato | JanusSyty, La “sacramentalità” della Chiesa nella riflessioneecumenica | Ecumenismo vissuto:Tecle Vetrali, Ritornati con fame, corroboratida un pane integrale. Frati minori e monaci ortodossigustano una settimana di condivisionespirituale | II. Chiese in cammino verso l’unità:Valentino Cottini, Ripartire da “una parolacomune”? | III. Rassegna bibliografica: Indialogo con... | Recensioni | Libri ricevuti.a. XXVI, n. 3, luglio-settembre 2008“Essere riuniti nella tua mano”(Ezechiele 37,17)Editoriale: Teresa Francesca Rossi, Nella tuamano | I. Studi e ricerche: Marco Nobile, Faredi due spezzoni di nazione un solo popolo. Unariflessione ecumenica a margine di Ez 37,15-28 |Piermario Ferrari, “Solo un dio ci può salvare” |Fulvio Ferrario, Ecumenismo e laicità | GiovanniCereti, “<strong>Il</strong> mio servo David unico pastore”(Ez 37,24) | Piero Stefani, Sarà un’alleanzaeterna | Simone Morandini, “Stringerò conessi un’alleanza di pace” | Marco Dal Corso, Legenti sapranno (Ez 37,38): testimoniare la presenzadi Dio | Massimo Ferè, Osare la Pace:un’esperienza ecumenica | Appendici: Settimanadi preghiera per l’unità dei cristiani | Letturebibliche per ogni giorno della settimana conriflessione francescana | Invocazioni e intercessioniper la celebrazione delle lodi e dei vespridella settimana.a. XXVI, n. 4, ottobre-dicembre 2008In Memoriam: Pompeo Piva | Editoriale: TeresaFrancesca Rossi, C’era una volta... |I. Studi e ricerche: Tecle Vetrali, Dalla crisi dellamissione all’equivoco dell’identità. Una formazioneecumenica per la vita cristiana | TeresaFrancesca Rossi, “C’è un tempo [...] per costruiree un tempo per demolire...” (Qoèlet 3, 3). Riflessionisull’ecumenismo oggi | Placido Sgroi,Per un dialogo tra le etiche. La discussione moralenell’orizzonte ecumenico | Roberto Giraldo,<strong>Il</strong> rapporto tra la Scrittura e la Tradizionenella Dei Verbum | Ecumenismo vissuto:Manuel Làzaro Pulido, Le relazioni tra culturae spiritualità | II. Chiese in cammino versol’unità: Tecle Vetrali, La scuola teologica ecumenica.La fondazione dell’Istituto di StudiEcumenici “San Bernardino” | Vita dell’Istituto| Tesi di licenza | Giornata di studio “Figuredi etica” (22 gennaio 2008) | III. Rassegnabibliografica: In dialogo con... | Recensioni.a. XXVII, n. 1-2, gennaio-giugno 2009Editoriale: Teresa Francesca Rossi, Con tenon gioco più | I. Studi e ricerche: Dal convegno“La Bibbia e i testi sacri delle Religioni(ISE, Venezia 26 marzo 2009): Cesare Bissoli,<strong>Il</strong> libro sacro nel dialogo ecumenico ed interreligiosoalla luce del Sinodo “La parola diDio nella vita e nella missione della Chiesa” |Andrea Pacini, Le Scritture nelle religioni noncristiane | Rav Aaron A. Locci, Aspetti cultualie culturali dell’esilio | Paolo Branca, Bibbia eCorano | Antonio Rigopoulos, Introduzioneallo ‘hinduismo’ e alle sue ‘componenti’ | Dalseminario di ecclesiologia “Parola e Chiesa”(ISE, Venezia 17-18 aprile 2009): Fulvio Ferrario,Rivelazione, scrittura, ermeneutica. Diecitesi | Roberto Giraldo, Parola di Dio e Chiesanella prospettiva cattolico-romana | RiccardoBurigiana, Quale tradizione? Riflessioni e definizionitra la IV Conferenza di Fede e Costituzione(Montreal, 12-26 luglio 1963) e la CostituzioneDei Verbum del Vaticano II | DietrichKorsch, Sic sum (WAB 5, 560, 10). <strong>Il</strong> teologoMartin Luther alla fortezza di Coburgo | MicheleCassese, Parola e Chiesa. Appunti di ecclesiologianel card. Girolamo Seripando (1493-1563) | Marco Dal Corso, La lettura popolaredella Bibbia in America Latina | ValentinoCottini, Parola e tradizione nell’Islam |II. Chiese in cammino verso l’unità: TecleVetrali, Seoul. Dalla Gerusalemme terrestre aquella celeste | Convegno “La Bibbia e i testi sacridelle Religioni” (26.03.2009) | Tesi di licenza| Rassegna bibliografica.a. XXVII, n. 3, luglio-settembre 2009Editoriale: Teresa Francesca Rossi, “Voi saretetestimoni di tutto ciò” | I. Studi e ricerche:Piero Stefani, “Regno di sacerdoti” (Es 19,6).Testimonianza come mediazione sacerdotale diIsraele | Panaghiotis Ar. Yfantis, “Perché cercatetra i morti colui che è vivo?” (Lc 24,4).Una riflessione in prospettiva ecumenica | GiovanniCereti, “Che sono questi discorsi che fatefra di voi durante il cammino?” (Lc 24,17).I discorsi tra le chiese e l’annuncio di Pasqua |Tecle Vetrali, “Sei tu l’unico a Gerusalemme anon sapere?” (Lc 24,18). <strong>Il</strong> cammino di Cleopae di Gesù: riconoscere il Risorto nelle chiese | SimoneMorandini, “Che cosa?” (Lc 24,19). Lasciarsiinterrogare da Gesù nelle paure e nelledelusioni | Fulvio Ferrario, “Non bisognava cheil Cristo sopportasse queste sofferenze per entrarenella sua gloria?” (Lc 24,26). Croce e unitàdella chiesa | Placido Sgroi, “Non ci ardeva forseil cuore [...] quando ci spiegava le Scritture?”(Lc 24,32). La Parola che riscalda il cuore |Piermario Ferrari, “Perché siete turbati e perchésorgono dubbi nel vostro cuore?” (Lc 24, 38).Fra dubbi e paure alla ricerca della “gioia” |notiziariobibliografico63 73


ivisteria venetaMarco Dal Corso, “Avete qui qualche cosa damangiare?” (Lc 24,41). Per una teologia dell’ospitalità| Appedici: Settimana di preghiera perl’unità dei cristiani (18-25 gennaio 2010) | Celebrazioneecumenica della Parola di Dio | Letturebibliche per ogni giorno della settimana conriflessione francescana | Invocazioni e intercessioniper la celebrazione delle lodi e dei vespridella settimana.a. XXVII, n. 4, ottobre-dicembre 2009Editoriale: Teresa Francesca Rossi, Torte dianniversario | I. Studi e ricerche: Teresa FrancescaRossi, “On Becoming Christian...”. Riflessioniin margine al rapporto finale dellaquinta fase del dialogo teologico cattolico-pentecostale| Giuseppe Dal Ferro, Lo Spirito Santoe la sua immanenza nel mondo. <strong>Il</strong> contributo diquattro teologi | Tecle Vetrali, Verso una letturafrancescana dell’incontro con il fratello pentecostale| Martín Carbajo Nuñez, Duns Scotoe il dialogo oggi | Marco Dal Corso, BartolomeoDe Las Casas e la missione | Efthalia Rentetzi,Costantino, Elena e la vera croce. Modelli iconograficinell’arte bizantina | Ecumenismovissuto: Pompeo Piva, <strong>Il</strong> dialogo nella societàpluralistica | II. Chiese in cammino verso l’unità:Ennio Rosalen, Clemente Riva vescovodel dialogo | Vita delll’istituto: Giornata di studio“Alla scoperta di Giovanni Calvino e del suomessaggio a cinquecento anni dalla nascita”(22 ottobre 2009) | III. Rassegna bibliografica:In dialogo con... | Recensioni | Presentazioni |Libri ricevuti | Indice generale dell’annata.a. XXVIII, n. 1, gennaio-marzo 2010Editoriale: Teresa Francesca Rossi, Ecumenismoed eschaton: “sacco” e macrothymia |I. Studi e ricerche: Tecle Vetrali, Chi è la chiesasecondo il Nuovo Testamento? | Roberto Giraldo,Successione apostolica e apostolicità dellachiesa | Janusz Syty, Lo sviluppo dell’ecclesiologiaeucaristica nella chiesa cattolica | GiuseppeDal Farro, Dibattito su religioni e verità | LuigiSartori, La dottrina dei semi del verbo (con unapresentazione di Luciano Tallarico) | PlacidoSgroi, Un Evangelo, diversi linguaggi. Dire insiemecose antiche e cose nuove | II. Chiese incammino verso l’unità: Marianita Montresor,SAE. XLVI Sessione: La Parola della croce |Damiano Lanzone, Convegno nazionale deidelegati per l’ecumenismo | III. Rassegna bibliografica| Bibliografia ecumenica | Presentazioni |Libri ricevuti.a. XXVIII, n. 2, aprile-giugno 2010Editoriale: Giacomo Puglisi, I frutti del dialogo:una consegna alla nuova generazione |I. Studi e ricerche: Roberto Giraldo, Differenzesulla Chiesa. <strong>Il</strong> dibattito ecclesiologico fracattolici e protestanti a partire da “Raccogliere ifrutti” | Ecumenismo, Etica ed Economia: ricordandoMons. Pompeo Piva: Alberta Feltrin,Pompeo Piva: l’uomo, il teologo, il maestro |Placido Sgroi, Pompeo Piva: un percorso ecumenico.Dall’etica alla spiritualità | GiovanniScanagatta, Due passioni: verità e chiesa. <strong>Il</strong> contributodi Pompeo Piva all’etica dell’impresa |Carlo Prandi, Pompeo Piva: l’impresa come oggettoteologico | Alberto Bondolfi, Etica ed economia.Una lettura a partire da un punto di vistaetico-teologico | Marco Dal Corso, <strong>Il</strong> contributodell’ecumenismo al dialogo interreligioso.Suggestioni dalla scuola dell’ISE e da PompeoPiva | Tecle Vetrali, Alla luce di Gv 17. Unagrande famiglia ha vissuto l’unità | II. Chiesein cammino verso l’unità: Roberto Giraldo,“Raccogliere i frutti”. Una iniziativa che fa riflettere| Vita dell’istituto | III. Rassegna bibliografica| Recensioni.a. XXVIII, n. 3, luglio-settembre 2010Editoriale: Teresa Francesca Rossi, I didn’tdance... | I. Studi e Ricerche: Piero Stefani,“Onora tuo padre e tua madre”. Giornata ebraico-cristiana(17 gennaio 2011) | Panaghiotis Ar.Yfantis, <strong>Il</strong> modo di vivere eccelesiale. La testimonianzapreziosa e l’attualità ecumenica della comunitàapostolica | Giovanni Cereti, Moltemembra in un solo corpo. Un solo corpo, un soloSpirito: quale pluralità e quale unità? | RobertoGiraldo, L’amore per l’insegnamento degli apostolici unisce | Marco Dal Corso, Solidarietà econdivisione dei beni. Ritratto di una comunitàcristiana | Placido Sgroi, Spezzare il pane nellasperanza. Uno sguardo critico all’eucarestia nelladivisione | Giampaolo Cavalli, Potenziati nell’azionedalla preghiera. Uniti nella preghieraper la venuta del Regno | Fulvio Ferrario, Ritornoal battesimo. Una riflessione sull’esistenza cristianaa partire da Rom. 6 | Lorenzo Raniero, Riconciliatiper riconciliare. Traguardo e compitoper ogni chiesa cristiana | Rassegna bibliografica.Quaderni di Studi Ecumenicin. 18, 2008La santità terreno di unità, a cura di TecleVetraliPresentazione | Tecle Vetrali, La santità: dacategoria di separazione a luogo di unità | FulvioFerrario, Credo la Chiesa santa | RobertoGiraldo, “Universale vocazione alla santità nellaChiesa” | Giovanni Cereti, La santità nellariflessione ecumenica | Pompeo Piva, La strutturadell’etica teologica e gli attuali dissensi trale chiese nella prospettiva di un ecumenismo dellasantità | Panaghiotis Ar. Yfantis, La santitàortodossa nel secondo millennio cristiano. Contestoecclesiale, modelli agiologici, personaggi |Günther Gassmann, I Santi nella comprensionedella chiesa luterana | Michele Cassese, Lasantità: fattore di appartenenza alla chiesa efondamento di unità. <strong>Il</strong> contributo di Lutero edei pietisti luterani | Fernando Garrapucho,Alcuni tratti della spiritualità ecumenica comecammino verso la santità.n. 19, 2009Fr. José Rodríguez Carballo, Presentazione |<strong>Il</strong> francescano di fronte alle culture | <strong>Il</strong> dialogo74 notiziariobibliografico63


ivisteria venetaVincent van Gogh, Vaso con iris, 1890Amsterdam, Rijksmuseum Vincent van Goghnella pagina a fiancoVincent van Gogh, Vaso con quattordici girasoli, 1888Londra, National GalleryVincent van Gogh, Ramo di mandorlo in fiorein un bicchiere, 1890Amsterdam, Van Gogh Museumvissuto: dall’Africa fr. Benoit-Michel Amoussou,Itinerario di riscoperta e di riappropriazionedella mia identità culturale africana | dallaCina fr. Claudio Pegoraro, In una culturadiversa con i colori di S. Francesco | fr. CarloQueruli, “Grazia su grazia”. <strong>Il</strong> passaggio interra cinese | fr. Miguel Ángel Campos, DalMessico | Nati e vissuti in una cultura: La culturatradizionale africana | Contesto culturaleasiatico: l’India | <strong>Il</strong> contesto culturale delle popolazioniindigene dell’America Latina | Culturelatinoamericane: un’autopercezione | Contestoculturale in Occidente: crisi e sfide | <strong>Il</strong> cristianoe la cultura: Inculturazione come criterioper l’evangelizzazione | Cultura e spiritualità |Spiritualità e cultura: l’esperienza francescana |Sette espressioni fondamentali (o categorieesistenziali) dell’animo umano e della sua cultura:Ascolto | Incontro | Accoglienza | Rapporto/relazione| Simpatia/empatia | Letizia/festa |Speranza/avvenire | Presupposti francescaniper un dialogo interculturale | Le sfide della cultura| Appendice: La cultura nella tradizionefrancescana.n. 20, 2009Pompeo Piva, <strong>Il</strong> fatto previo. Scritti, a cura diPlacido SgroiTecle Vetrali, Presentazione | Placido Sgroi,<strong>Il</strong> contributo di mons. Pompeo Piva. Dal ricordoal dialogo | 1. Etica fondamentale: La leggemorale naturale. Una idea che non si può cancellaree non si sa come pensarla | 2. Etica ecumenica:Da un unico battesimo ad etiche diverse.I criteri di fedeltà all’evento Cristo nellavita pratica del cristiano | 3. Ermeneutica: Veritàed interpretazione | 4. Ecclesiologia: Chiesee religioni nel post moderno | 5. Ecumenismo:Problemi di antropologia culturale e dialogoecumenico | 6. Famiglia: La teologia dellafamiglia | 7. Etica economica: La moralità delprofitto | 8. Etica dell’impresa: Teologia e impresamoderna. Dalle incomprensioni al dialogo| 9. Bioetica: Trapianti | 10. Spiritualità:I. La paura di Gesù al Getsemani secondo ilvangelo di Marco; II. Giobbe: figura del doloreumano o implacabile domanda a Dio?n. 21, 2010Chiamati alla Santità. I fondamenti teologici,ascetici ed ecclesiologici della spiritualitàortodossaPrologo: Panaghiotis Ar. Yfantis, Una testimonianzapreliminare | La spiritualità ortodossacome discorso dei santi e discorso sulla santità| Approcci semantici | Intorno alle fonti dellaspiritualità ortodossa | <strong>Il</strong> quadro antropologico,cristologico e teologico | Martirio, ascesi, terapia,deificazione: il carattere combattivo della vitaspirituale | <strong>Il</strong> quadro ecclesiale: la dimensionesacramentale e sociale della santità | Dalle immaginibibliche dello Spirito Santo alle qualitàdell’uomo spirituale | Epilogo: Una testimonianzariassuntiva | Appendice: Antologia ditesti ascetici e spirituali.n. 22, 2010Michele Cassese, Alla riscoperta di GiovanniCalvino e del suo messaggio a cinquecento annidalla nascitaMichele Cassese, Presentazione | MicheleCassese, Giovanni Calvino a 500 anni dallanascita. La storiografia in Italia | L. RonchiDe Michelis, Calvino nella storia della Riforma| D. Korsch, Conoscenza di Dio-conoscenzadell’uomo. Alla scoperta dell’idea di fondodell’Institutio Religionis Christianae (1559) diGiovanni Calvino | M. Wallraff, I ministerinella chiesa secondo Calvino e le loro radici nellachiesa antica | J. Lauster, Giovanni Calvinoe le chiese cristiane oggi | P. Gamberini,La questione cattolica del «subsistit» e la dottrinadell’«extra calvinisticum». Un approccioecumenico.Studia Patavinarivista di scienze religiosedirettore: Giuseppe Trentinconsiglio di redazione: Valerio Bortolin,Celestino Corsato, Giampaolo Dianin,Er minio Gius, Marcello Milani, Enzo Pace,Sandro Panizzolo, Angelo Roncolato,Giuseppe Trentin, Ermanno Roberto Tura(membri della Facoltà Teologicae dell’Università di Padova)redattori emeriti: Pierfranco Beatrice,Enrico Berti, Luciano Bordignon,Paolo Campogalliani, Italo De Sandre,Paolo Doni, Pietro Faggiotto,Giuseppe Grampa,Giovanni Leonardi, Mario Morellato,Pietro Nonis, Sandro Panizzolo,Antonino Poppi, Ugo Sartorio,Giuseppe Segalla, Andrea Toniolo,Giuseppe Zanonsegreteria di redazione: Celestino Corsatoaddetta alla segreteria: Daniela Zaninperiodicità: quadrimestraleeditore: Seminario Vescovile - Padovasede della redazione: c/o Seminario Vescoviledi Padova - via del Seminario, 29 -35122 Padova - tel. 049/2950811 -fax 049/8761934e-mail: studiapatavina@fttr.itweb: www.fttr.it/web/studiapatavinaa. LV, n. 2, maggio-agosto 2008Atto Accademico in onore di Luigi Sartori(28.02.08): Giampietro Ziviani, Presentazione| Piero Coda, Sartori e l’ontologia della carità.Un’introduzione metodologica | Sandro Panizolo,L’ecclesiologia di Luigi Sartori | EnricoBerti, Luigi Sartori e “Studia Patavina” | MarcoVergottini, Luigi Sartori, docente alla Facoltàteologica di Milano | Tecle Vetrali, LuigiSartori: cuore e guida per la vita dell’Istitutonotiziariobibliografico63 75


ivisteria venetaStudi Ecumenici | Articoli: Paul Gilbert, La filosofiae lo studio della teologia | Ricerche:Giorgio Fedalto, Liste vescovili dell’Africa cristiana.Secoli III-IX | Problemi e discussioni:Valerio Bortolin, La religiosità come aperturaal mistero | Giuseppe Trentin, <strong>Il</strong> discorso dellamontagna nella prospettiva di W. Wolbert:istruzione biblica e riflessione etica | Notiziario:Giuseppe Segalla, Simposio di Sacra Scrittura:la terza ricerca del Gesù storico (Barcellona,15-17 giugno 2008) | Recensioni, schede e segnalazionibibliografiche | Libri ricevuti.a. LV, n. 3, settembre-dicembre 2008Articolo: Gabriele Fadini, <strong>Il</strong> “cristianesimoanonimo” di Karl Rahner: una riflessione attualizzante| Ricerca: Markus Krienze, SanFrancesco e Heidegger: la felicità – un concetto“inattuale”? | Problemi e discussioni: SergioDe Marchi, Forma dell’evento cristologico escrittura evangelica | Pierluigi Giovannucci,Dimenticare l’antimodernismo? Riflessioni inmargine a un libro recente di storiografia filosofica| Gabriel Richi Alberti, Causalità eucaristicadella Chiesa: Sacramentum caritatis, 14 |Note: Giuseppe Segalla, Due libri recenti sulladÙja-dojãzein nel Vangelo di Giovanni | ErmannoRoberto Tura, <strong>Il</strong> settenario sacramentale.Una proposta dal nostro Sud | Recensioni, schedee segnalazioni bibliografiche | Libri ricevuti.a. LVI, n. 1, gennaio-aprile 2009Articolo: Americo Miranda, I due Benedetto(XV e XVI) e i diritti dell’uomo. Avvio e sviluppidi un dibattito novecentesco | Simposio “Chiesa,diritto e morale”: un dibattito attuale:Giuseppe Trentin, Introduzione: La difficilemediazione dei valori | Werner Wolbert, <strong>Il</strong>punto di vista dell’etica teleologica | ErmannoRoberto Tura, Sul soggetto della norma ecclesiale| Gianluigi Brena, Diritto e morale in situazionedi pluralismo | Paolo Campogalliani,Diritto naturale e natura: alcune riflessioni |Problemi e discussioni: Aldo N. Terrin, Romperel’incantesimo. Dennet e la religione comefenomeno naturale | Nota: Pietro Zovatto, DonCalabria, il vangelo della provvidenza | Comunicazione:Jan Wladydslav Woś, András DudithSbardellat (1533-1589). Umanista italo-ungheresenegli ambienti ereticali europei | Recensioni,schede e segnalazioni bibliografiche | Libriricevuti.a. LVI, n. 2, maggio-agosto 2009Ricerche: Giuseppe Trentin, “Dio in Maria”.Variazioni su un tema di Wilhelm Klein | DavidePolovineo, “Sulla fine del sacrificio”. <strong>Il</strong>“sapere sacrificale” di W. Burkert ed E. Gansnell’epoca del postnarrativo | Alessandro Paris,Dio, la ragione, il male in Lev Seˇstov | Problemie discussioni: Gabriele Fadini, Don Milaniteologo-politico | Fabrizio Turoldo, Sul concettodi onnipotenza divina nella riflessione diHans Jonas | Note: Giulio Trettel, La croce diCostantino e la croce di Cromazio (dai Sermoni)| Pierluigi Giovannucci, Gregorio Barbarigoalla corte di Innocenzo XI | Recensioni, schedee segnalazioni bibliografiche | Libri ricevuti.a. LVI, n. 3, settembre-dicembre 2009Articolo: Giuseppe Trentin, Situazione e problemidella teologia morale cattolica | Convegno:La persona in Antonio Rosmini tra etica,diritto e teologia | Francesco Todescan,Presentazione del Convegno | Francesco Traniello,Antonio Rosmini: per un inquadramentostorico-biografico | Renato di Nubila, Rosmini:costruttore di pensiero educativo e maestro dimetodo | Enrico Berti, La persona nella filosofiadi Antonio Rosmini | Marta Ferronato, Dirittoe diritti nella persona di Antonio Rosmini |Luciano Matusa, Influssi del pensiero politicogiuridicodi Antonio Rosmini nella cultura cattolica,e non solo, del Novecento | MarkusKrienke, Essere, conoscere, agire. I presuppostiteoretici dell’antropologia rosminiana | AlbertoPeratoner, All’intersezione dei piani filosofico eteologico del sapere: la persona in Antonio Rosmini| Giancarlo Grandis, La prospettiva personalisticadell’etica rosminiana | Ricerca:Francesco Barba, La strutturale chiusura dell’attesae l’assedio dell’assenza. Note attorno aI Corinzi | Problemi e discussioni: LorettaMarcon, Monaldo Leopardi e il limbo: un casodi censura ecclesiastica nella metà dell’800 |Note: E.R. Tura, I quaderni di Luigi Sartori |G. Fadini, Memoria passionis. Una riproposizionedella teologia politica di J.B. Metz | Rassegna:C. Broccardo, Bollettino bibliografico:i Vangeli sinottici | Recensioni, schede e segnalazionibibliografiche | Libri Ricevuti.a. LVII, n. 1, gennaio-aprile 2010Fede Cristiana e ricerche morali. Studi in onoredi Giuseppe Trentin nel 70˚compleannoTabula Gratulatoria: Giampaolo Dianin,Giuseppe Trentin: tappe di un itinerario teologico-Morale| Celestino Corsato, Struttura epercorso del volume: “Fede cristiana e ricerchemorali” | Tra cultura ed etica: Valerio Bortolin,L’etica di fronte alla sfida della scienza. Riflessionia partire da alcuni numeri della Rivista“Micromega” | Giannino Piana, <strong>Il</strong> nichilismoe la crisi dei valori. Verso una nuova fondazionedell’etica | Simone Morandini, Perun’etica della finitezza nel tempo della tecnica |Gian Luigi Brena sj, La secolarizzazione comefatto e come valore secondo Charles Taylor |Fonti bibliche e storia della teologia morale:Sergio De Marchi, Gesú e la vita. Una fenomenologia| Giuseppe Segalla, L’etica simbolicadi Giovanni e la sua fondazione cristologica| Celestino Corsato, <strong>Il</strong> profeta Elia in Cromaziodi Aquileia: un giusto dal cuore puro nellatempesta delle prove (persecuzione, deserto,carestia) | Karl Golser, Riflessioni sullo sviluppodella teologia morale cattolica dopo il concilioVaticano II | Luigi Lorenzetti cscj, La teologiamorale sociale prima e dopo il concilio VaticanoII | Giuseppe Quaranta ofmconv, <strong>Il</strong> con -Vincent van Gogh, La Berceuse, 1889Otterlo, Kröller-Müller Museum76 notiziariobibliografico63


ivisteria venetatributo di Bernhard Häring al rinnovamentodella teologia morale. Riflessioni a margine didue recenti anniversari | Morale fondamentalee speciale: Werner Wolbert, La schiavitù è “insé cattiva”? | Raimondo Frattalone sdb, Lavita morale nel dinamismo dell’eschaton | ErminioGius ofmcap, La resilienza familiarenegli stati vegetativi permanenti. Paradossoemotivo e implicazioni bioetiche | AntonioDa Re, Tra metaetica ed etica normativa. Un’esemplificazione:la sperimentazione farmacologicasulle donne | Alberto Bondolfi, Alcuneconsiderazioni etico-giuridiche attorno agli ultimisviluppi del dibattito svizzero sulle pratichedi fine vita | Morale e pastorale: Ermanno RobertoTura, <strong>Il</strong> pendolo della vita cristiana. Polaritàcomplementari dell’esperienza ecclesiale |Livio Tonello, Conversioni pastorali e soggettivitàecclesiale | Francesco Compagnoni op,Una spiritualità laicale adulta | Andrea Toniolo,La cura della sofferenza e la speranza.a. LVII, n. 2, maggio-agosto 2010Articolo: Gianluigi Brena, Ecologia: interpretareteologicamente un tempo di minaccia |Simposio: Diventeremo tutti barbari? Pluralismocultura e interculturalità | Giuseppe Trentin,Introduzione: a piccoli passi verso l’interculturalità| G. Zatti, Qualche considerazioneecclesiale e teologica a partire dal libro di T. Todorov| Valerio Bortolin, L’etica tra unità dell’umanitàe pluralità delle culture. Riflessioni amargine de La paura dei barbari di TzvetanTodorov | R. Battocchio, Sul concetto di “barbaro”.<strong>Il</strong> contributo di Roger-Pol Droit | V. Pace,Non possiamo non dirci barbari? Considerazionisociologiche | Ricerche: Alice Ponchio,<strong>Il</strong> rapporto tra etica e diritto in Kant. Lo statusquaestionis e una proposta interpretativa | AssuntaSteccanella, “L’azione in M. Blondel el’agire ecclesiale”. Spunti di riflessione sull’agirenella Chiesa alla luce della fenomenologiablondeliana dell’azione | Francesco Peruzzi,Le “ragioni” della fede e le “strategie” della suacomunicazione in Kierkegaard | Problemi ediscussioni: Enrico Riparelli, Dalla inculturazionealla interculturalità I. Valore e limiti dellacategoria di inculturazione | G. Mazzocato,L’educazione della coscienza morale e il mondodegli affetti | Nota: P. Benvenuti, La pietrascartata. Riflessioni, tra scienza e fede, sul valoresalvifico della situazione dei disabili gravi.Una proposta di rilettura del caso Englaro | Notiziario:D. Cogoni, Convegno di Loreto: “Annunciare,celebrare, testimoniare l’eucaristiaper la vita quotidiana” | Recensioni, schede e segnalazionibibliografiche | Libri ricevuti.a. LVII, n. 3, settembre-dicembre 2010Articolo: G. Dianin, <strong>Il</strong> ritorno alla dottrina dellalegge morale naturale | Simposio: Diventeremotutti barbari? | A.N. Terrin, L’Occidentecristiano e la conoscenza dell’“altro” | P. Campogalliani,Diversità culturali e contesti di ricerca| G. Segalla, Scontro delle civiltà e dialogodelle culture: la vicenda storica del popoloebraico | E.R. Tura, Oltre le forme un asteriscoteologico-pastorale | Problemi e discussioni: P.Giovannucci, Giovanni XXIII e la canonizzazionedi Gregorio Barbarigo (nel cinquantesimoanniversario) | Note: E. Baruzzo, Enrico Bertolettie l’evangelizzazione come risposta aduna società post-cristiana | G. Trentin, Moralee storia nella prospettiva di Luigi Lorenzetti |G. Trettel, Cristo medico e celeste medicina inCromazio di Aquileia | S. Didonè, L’interpretazionestilistica del cristianesimo nel pensierodi Christoph Theobald. Una proposta teologica |Recensioni, schede e segnalazioni bibliografiche |Libri ricevuti.Vita Minorumrivista di spiritualità e formazioneinterfrancescanadirettore responsabile: fr. Luigi Seccocomitato di redazione: Luciano Pastorello,Federico Righetti, Luigi Francesco Ruffato,Daris Schiopetto, Cesare Vaiani,Tecle Vetralidirettore-redattore: fr. Tecle Vetralisegreteria di redazione: fr. Tecle Vetra li,Adriano Busattoperiodicità: bimestralesede della redazione: Convento San Bernardino- str. Provolo, 28 - 37123 Verona -tel. 045/596497e-mail: vitaminorum@virgilio.itamministrazione: piazza Sant’Antonio, 10 -Venezia-Marghera - tel. e fax: 041/5383188e-mail: italofor@tin.ita. LXXIX, n. 1, gennaio-febbraio 2008Insegnare agli ignorantiIn questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco:<strong>Il</strong> caffè freddo | Cristina Conti, S. Vincenzo, ilmistico della carità | Michela Pontin, S. Francescodi Sales, il dottore dell’amore divino e delladolcezza evangelica | Bianca Gualtiero, Giovannade Chantal | Daris Schiopetto, Attenzione:lo studio uccide (Ammonizione 7) |Chiara Giovanna Cremaschi, Quelli e quelleche non sanno di lettere... | Giuseppe CelsoMattellini, Ignoranza nuova povertà | ChinoBiscontin, Servi competenti della parola | ElenaScida, Insegnare agli ignoranti | AlfonsoFratuccello, Una presenza francescana in Verona:<strong>Il</strong> monastero di S. Elisabetta (I) | ArmidaMaria Bressan, “Tatal nostru care esti in ceruri”(Padre nostro che sei nei cieli).a. LXXIX, n. 2, marzo-aprile 2008Consolare gli afflittiIn questo numero | Tecle Vetrali, * Asterisco:Sono italo-turco | A. Fregona, S. Lorenzo Russoda Brindisi, “Dottore apostolico” | A.M. Sicari,Santa Teresa d’Avila | A.M. Sicari, SanGiovanni della Croce | C.G. Cremaschi, Laconsolazione in Chiara | G.C. Mattellini, Consolaregli afflitti | Ch. Biscontin, Ma Dio amala gioia | M. Fingerle, Maturare la speranza |M. Carbajo Núñez, Lavoro ed identità nella logicafrancescana del dono | M. Włosiński, Dignitàdell’uomo, solidarietà e patriottismo nell’insegnamentodi Giovanni Paolo II | AlfonsoFratucello, Una presenza francescana in Verona:<strong>Il</strong> monastero di S. Elisabetta (II) | M. Chilin,Sant’Antonio di Padova in Libano | Dallalibreria.a. LXXIX, n. 3-4, maggio-agosto 2008La conversione... diventare bambiniIn questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco:È vero... Dio è cardiologo | Luciano Sandrin,<strong>Il</strong> processo psicologico della conversione | MarcoNobile, La “teshouvah”: motivo di dialogo interreligioso| Tiziano Lorenzin, “Se non diventeretecome bambini, non entrerete nel regno deicieli” (Mt 18,3) | Chino Biscontin, Anche il fretellomaggiore è chiamato alla conversione | PietroMaranesi, La conversione di Francesco: raccontidi una (doppia) identità | Chiara GiovannaCremaschi, La “conversione” di Chiarad’Assisi | Federico Cornacchini, L’amore chetrasforma: S. Margherita da Cortona | PanaghiotisAr. Yfantis, “Metanoia”: la testimonianzadel deserto | Lorenzo Raniero, Conversionee sacramento della riconciliazione | GiuseppeCelso Mattellini, La notte dell’Innominato| Daris Schioppetto, La fedeltà nella vitafraterna | Giovanni Cereti, Unità, conversionedei cristiani e conversione delle chiese | GiuseppeDal Ferro, Dialogo, annuncio e conversione |Giuliano Zatti, La conversione nel Corano enell’Islam.a. LXXIX, n. 5, settembre-ottobre 2008Consigliare i dubbiosiIn questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco:Faccia da prete... faccia da frate... un po’ di cosmetica| Teresio Bosco, S. Giovanni Bosco |Anita Deleidi, Maria Domenica Mazzarello.Una vita ed un’unica passione: Dio nel volto diogni giovane | S. Giuseppe Benedetto Cottolengo| Stefano Siliberti, S. Giuseppe Cafasso |Stefano Siliberti, Santa Francesca Saverio Cabrini| Daris Schiopetto, “Tutte le parole cheabbiamo detto lungo la via” | Chiara GiovannaCremaschi, La certezza della fede | GiuseppeCelso Mattellini, Consigliare i dubbiosi | SilvanoMoro, Dialogo e accompagnamento spirituale.Insieme verso Dio | Gianluigi Moreschi,La consolazione di Dio attraverso la direzionespirituale | Tecle Vetrali, <strong>Il</strong> Cairo: un festivaldel dialogo | Settimana di preghiera per l’unitàdei cristiani, 2009, con riflessione francescana.a. LXXIX, n. 6, novembre-dicembre 2008Mi vanterò...In questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco:La sciatica... e i lacci alle scarpe | Mirko Mon-notiziariobibliografico63 77


ivisteria venetaPaul Gaugin, Te Tiare Farani (Fiori di Francia), 1891Mosca, Museo PuškinMarc Chagall, La sposa dai due volti, 1927Collezione privatataguti, “Mi vanterò ben volentieri...”. Alla ricercadi una teologia paolina del “vanto” negliscritti di san Francesco | Antonio Sicari, SantaTeresa di Lisieux | Antonio Sicari, Santa TeresaBenedetta della Croce (Edith Stein) | TommasoBogliacino, <strong>Il</strong> Beato Charles de Foucauld,Fr. Charles di Gesù | Mario Benatti, Damianode Veuster e Marianna Cope. I Beati diMolokai con Cristo tra i lebbrosi | In libreria.a. LXXX, n. 1, gennaio-febbraio 2009La regola e vita dei frati minori a ottocento annidalla nascita dell’OrdineGiampaolo Cavalli, Prefazione | S. Francesco,Regula Bullata | Giovanni Miccoli, La sceltaevangelica di Francesco e la Regula Bullata |Thaddée Matura, Lettura spirituale della Regulabullata fratrum minorum | Bibliografia.a. LXXX, n. 2, marzo-aprile 2009(numero monografico)Vincenzo Brocanelli, La missione cuore dellavita francescanaIntroduzione | I: Evangelizzazione e/o Missione| II: Lo statuto Francescano del missionario |III: <strong>Il</strong> dinamismo interiore missionario | IV: I contenutidella missione | V: Gli orizzonti dellamissione | VI: La missione, cuore che unifica lavita | VII: La reciprocità della missione.a. LXXX, n. 3, maggio-giugno 2009Ammonire il fratelloIn questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco:Grazie dottore... hai indovinato il collirio | GiuseppeCelso Mattellini, Ammonire i peccatori |Chiara Giovanna Cremaschi, <strong>Il</strong> Piccolo e ipiccoli tra le sorelle in San Damiano | MartínCarbajo Núñez, Duns Scoto e il dialogo oggi |Piero Lazzarini, Madre Teresa di Calcutta |Giuseppe Celso Mattellini, Francesco inneggia| Amedeo Ferrari, Carismi in comunione:S. Francesco, S. Chiara e Chiara Lubich | DomenicoAlfonsi, La Beata Angela da Foligno |Pacifico Sella, Riflessioni in margine agli incontridi Formazione Permanente tenuti da fr.Giacomo Bini | In libreria.a. LXXX, n. 4-5, luglio-ottobre 2009<strong>Il</strong> perdonoIn questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco:Chi ha visto la candela spenta | U. Curi, Sulconcetto del perdono | P. Dozio, Yom-Kippur |R. Tadiello, Perdono nell’Antico Testamento |Ch. Biscontin, Rimetti a noi i nostri debiti,come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori(Mt 6, 12) | C. Vaiani, Perdono e misericordianegli scritti di Francesco: La Lettera a un ministro| Ch. G. Cremaschi, Con Chiara sullavia della riconciliazione | L. Bertazzo, La dimensionedel perdono nei sermoni antoniani |G.C. Mattellini, Perdonare le offese | G.C. Mattellini,Francesco inneggia. “Bon Signore” |L. Sandrin, <strong>Il</strong> perdono: un processo psicologicoche si può imparare | M.G. Cereti, <strong>Il</strong> perdono:esperienza fondamentale del cuore umano |L. Raniero, <strong>Il</strong> perdono nella coppia: un camminonella reciprocità | G. Dal Ferro, <strong>Il</strong> “perdono”nelle religioni | G. Cereti, La riconciliazionedelle memorie nei rapporti fra le etnie | L. Eusebi,Giustizia umana e perdono | G. Lugaresi,<strong>Il</strong> perdono di un cuore libero: GiovanninoGuareschi | S. Bortolato, Si può parlare di unperdono laico? | P. Mazzolari, Incontro al lupo |Dalla libreria.a. LXXX, n. 6, novembre-dicembre 2009Ammonire il fratelloIn questo numero | Tecle Vetrali, *Asterisco:Mi credevo “un pò” vecchio | C.M. Teixeria,“<strong>Il</strong> Signore mi rivelò”: esperienza di rivelazionein san Francesco | M. Carbajo Núñez, Libertàe ospitalità in Maria (I): una prospettiva francesca| A.A. Tozzi, Francesco e Chiara: tra erose agape | P. Sella, La provincia veneta deiFrati Minori: due salienti della genesi storica |G.C. Mattellini, Persone moleste? | G.C. Mattellini,Francesco inneggia: il canto della terra |T. Bogliacino, S. Francesco d’Assisi e il BeatoCharles de Foucauld: assonanze | Ch.G. Cremaschi,A proposito dell’intervento di frate Pacifico| Giovani Francescani in cammino. Itineraridiversi con un’unica meta | F. Cocco, “<strong>Il</strong> Si -gnore m’insegnò a pregare”.a. LXXXI, n. 1, gennaio-febbraio 2010Chiara un donoTecle Vetrali, *Asterisco: Natale: Alberto,Lisa... e la tombola per non vincere | sr. ChiaraAlba Mastrorilli, Chiara d’Assisi. Un dono neltempo: carisma, storia e linguaggio giuridico |Martín Carbajo Núñez, Libertà e ospitalità inMaria (II): una prospettiva francescana | GiuseppeCelso Mattellini, Pregare per i vivi e peri defunti | Giuseppe Celso Mattellini, Francescoinneggia. L’uomo Francesco può cantare |Sergio Ungaro, S. Francesco e l’attuale salvaguardiadel creato | sr. Maria Sabina, Io nonero con te ma tu eri con me (testimonianza) |In libreria.a. LXXXI, n. 2, marzo-aprile 2010“i sacerdoti... miei signori”Tecle Vetrali, *Asterisco: ... bastava cambiaremorsetto | Daris Schiopetto, Le Lettere ai custodidi Francesco d’Assisi | Pietro Maranesi,I sacerdoti nella vocazione minoritica di Francesco| Chiara Giovanna Cremaschi, Chiara ei sacerdoti | Gianluigi Pasquale, L’esegesi dellaScrittura in S. Bonaventura. <strong>Il</strong> modello delCommentarius in Evangelium Iohannis |Egidio Monzani, S. Massimiliano Kolbe | LuigiFrancesco Ruffato, Frati operai a Portomarghera| Giovanni Lugaresi, <strong>Il</strong> sacerdote secondoGiovannino Guareschi | Lucio FrancescoSaggioro, <strong>Il</strong> Francesco d’Assisi del cinema |Testimonianze | Dalla libreria.78 notiziariobibliografico63


ivisteria venetaHenry Herbert La Thangue,Venditrice di fiori, Liguria,part., 1907-1908Blackburn, BlackburnMuseum & Art Gallerynotiziariobibliografico63 79


n b63Giunta regionale del VenetoDirezione Attività Culturali e Spettacolo30121 Venezia - Palazzo Sceriman - Cannaregio Lista di Spagna 168periodicità quadrimestralespedizione in abbonamento postaleart. 2 comma 20/c Legge 662/96taxe perçue - tassa riscossa - Filiale di Padovain caso di mancato recapito restituire al mittenteif undeliverable return to Padova CMP - ItalyISSN 1593-2869in copertinaJoaquín Sorolla y Bastida(Valencia 1863 - Cercedilla, Madrid 1923),Clotilde nello studio, 1900, part.Madrid, Museo Sorollain questo numero<strong>Il</strong> Centro regionale di cultura veneta Paola di Rosa Settembrini.Un centro per conoscere e divulgare la cultura venetaMarino ZorzatoJacopo Bassano: la sua pittura e i “virtuosi” inganni dell’occhio.Le celebrazioni per il cinquecentenario della nascita (1510? - 1592)di un protagonista dell’arte venetaAngelo Tabaro<strong>Il</strong> Giornale de’ letterati d’Italia trecento anni dopo: scienza, storia, arte, identità.Una rivoluzione “cartacea” nel Veneto del SettecentoMaria Teresa De Gregoriorecensioni e segnalazionil’editoria nel venetoPer una storia dell’architettura del Veneto.Opere, protagonisti, modelli dall’antichità ad oggiistituzioni e culturaLa Fondazione Querini Stampalia di Venezia.Un luogo di produzione culturale dal “cuore antico”L’Accademia Olimpica di Vicenzarivisteria venetaStoria della Chiesa e religione

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