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Scarica il quaderno - Vicenza Jazz

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Claudio Sessa50Fra le più belle versioni orchestrali di ‘Round Midnight negli anniSessanta c’è senz’altro quella realizzata da Tadd Dameron nel1962 per sostenere un magnifico assolo di M<strong>il</strong>t Jackson; apertacon una piccola, geniale trovata, quella di citare l’inizio del bridgecon un sax alto (James Moody?) dalla voce ariosa, quasi acantare una serenata alla mezzanotte incombente, si snoda conopulenza su tonalità pastello che danno perfetto r<strong>il</strong>ievo alvibrafono del solista. Più macchinosa, ma <strong>il</strong>luminata dalla voce“trasversale” di Betty Carter, è quella di Oliver Nelson dellostesso anno. Non si può terminare la carrellata delle maggioriesecuzioni del decennio senza citare Sonny Rollins, protagonistadi una delle versioni più asciutte del brano monkiano (unchorus e mezzo, senza introduzioni o code, che alterna asimmetricamente<strong>il</strong> suo sax tenore e <strong>il</strong> piano di Hancock), e IllinoisJacquet, che nel 1969 dà vita a un’inattesa versione per fagotto:per quanto incongrua possa parere, l’esecuzione sprofonda<strong>il</strong> tema in un’atmosfera ancor più “notturna” del solito e l’interpretazionedi Jacquet (sempre molto vicina alla linea melodica)è ricca di fascino.Ignorata dai grandi protagonisti del free (6) e dalla successiva stagionedel jazz elettrico, la ballad monkiana conosce negli anniSettanta qualche notevole interpretazione di musicisti “classici”:prima fra tutti Sarah Vaughan, che già l’aveva affrontata instudio nel 1964 e dieci anni dopo ne dà una toccante versionedal vivo davanti a un pubblico giapponese. Piuttosto convenzionalenell’arrangiamento (per trio ritmico e voce), fatta salva l’introduzionedi stampo davisiano, l’esecuzione si fonda tutta sullaluminosa dutt<strong>il</strong>ità espressiva dell’interprete, qui ben lontana dacerti suoi gratuiti eccessi virtuosistici.Pochi anni prima, nel 1971, Max Roach aveva presentato aMontreux un arrangiamento per big band (rielaborato per piccologruppo in studio, dieci anni dopo) con <strong>il</strong> pregio dell’originalità:l’esecuzione si apre con un assolo di batteria e l’esposizione, intutti, dell’ultima frase del bridge, fortemente connotata ritmicamente.L’idea però snatura non poco lo spirito del brano, che si

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