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Rivista n° 61 - Ordine degli Architetti della Provincia di Verona

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<strong>61</strong>veronaarchitettiCONTIENE I.P. - ARCHITETTI VERONA - Bimestrale sulla professione <strong>di</strong> Architetto dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> <strong>Architetti</strong> Pianificatori Paesaggisti e Conservatori <strong>della</strong> <strong>Provincia</strong> <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>Sped. in A.P. - 70% - DCI VR - In caso <strong>di</strong> mancato recapito restituire all’Ufficio <strong>di</strong> <strong>Verona</strong> CMP detentore del conto per la restituzione al mittenteche si impegna a pagare la relativa tariffa - Tassa pagata P.D.I. Sped. cumulativa


ARCHITETTI VERONA<strong>Rivista</strong> bimestrale sulla professione <strong>di</strong> architettofondata nel 1959Terza E<strong>di</strong>zione - Anno XAut. del Tribunale <strong>di</strong> VR n.1056 del 15/06/1992E<strong>di</strong>toreORDINE DEGLI ARCHITETTI,PIANIFICATORI, PAESAGGISTI E CONSERVATORIDELLA PROVINCIA DI VERONACONSIGLIO DELL’ORDINE(Comitato <strong>di</strong> Redazione <strong>di</strong> <strong>Architetti</strong> <strong>Verona</strong>)Presidente: Giorgio MassignanVice-presidente: Arnaldo ToffaliSegretario: Marco ArfelliniTesoriere: Giancarlo FranchiniConsiglieri: Paola BonuzziIris FrancoLorella PoloPaola RavanelloEnrico SavoiaS o m m a r i oGiorgio MassignanAlberto Zanar<strong>di</strong>Nicola BrunelliNicola CacciatoriMaria AlessandraSegantiniGiuseppe Gregorelli11 E<strong>di</strong>toriale12 Next... or not... next?18 C+S Associati: opere e progetti20 Concorsi / appunti.doc22 “Elettrosmog”: leggi,normative, rilevamentie misure <strong>di</strong> tutelaL’AGAV ha ban<strong>di</strong>to un concorso <strong>di</strong>tesi <strong>di</strong> architettura con tema “Lacittà <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>”. Tra tutte le tesiprogettuali che arriveranno, unagiuria qualificata sceglierà 20 tesi chesaranno esposte in una mostra cheverrà allestita all’interno <strong>della</strong> SalaBoggian nel museo <strong>di</strong> Castelvecchioad Aprile 2003 (scadenza: 15Febbraio 2003). Per maggioriinformazioni: www.agav-vr.comCOLLEGIO DEI REVISORI DEI CONTIPresidente:Revisori:Susanna GregoMarco Angelo BrugnoliAndrea CugolaRaffaele MalvasoAndrea MantovaniLaura ScarsiniFederico Castagna24 Vetro strutturale28 Steven Holl Architetto.Note <strong>di</strong> visita alla mostraDirettore:Coor<strong>di</strong>natori:Giorgio MassignanSusanna GregoPaola RavanelloComitato scientifico: Anna Maria Braioni •Maurizio Carbognin • Roberto Carbognin •Eugenio Turri • Daniela ZumianiRedazione: Morena Alberghini • MarcoAr<strong>di</strong>elli • Lino Vittorio Bozzetto • Filippo Bricolo• Marco Brugnoli • Nicola Brunelli • NicolaCacciatori • Sara Caloi • Gianmaria Colognese •Mariano Dal Forno • Andrea Donelli • StefaniaEmiliani • Federico Castagna • Abas Alì Gharib •Nicola Gran<strong>di</strong>s • Elena Granuzzo • DesanaLyskova • Alexandros Mefalopulos • MarcoMolon • Giovanni Elia Perbellini • Paolo Pieri •Laura Scarsini • Arnaldo Toffali • Alberto Zanar<strong>di</strong>• Enrico ZorziCopertina: Zeno Guarienti - Susanna GregoImpaginazione: Zeno GuarientiStu<strong>di</strong>o 12Redazione: Via Oberdan, 3-37121 VERONATel. 0458.034.959 (2 linee r.a.) - Fax 0455.923.19Direttore Responsabile: Giorgio MassignanConcessionaria esclusiva per la pubblicità:Giovanni-Elia Perbellini 32 L’ere<strong>di</strong>tà dei futuristia cura <strong>di</strong> Elena Granuzzoa cura <strong>di</strong> Laura ScarsiniFederico CastagnaMorena Alberghini35 Mostra: Transavanguar<strong>di</strong>a36 1° “piano”Architetture contemporaneedel territorio veronese44 Biblioteca46 CalendarioGli elaborati dei concorsi“Artigianato - Design” e “Cinemaidea in un loft” sono stati oggetto <strong>di</strong>una pubblicazione che verrà<strong>di</strong>stribuita in occasione <strong>della</strong>manifestazione “Vivi la casa” esuccessivamente sarà a <strong>di</strong>sposizionepresso la nostra sede.Ricor<strong>di</strong>amo ai colleghi che possonoinviarci i loro elaborati per lapubblicazione all’interno <strong>della</strong>rubrica “Primo Piano” (ve<strong>di</strong><strong>Architetti</strong> <strong>Verona</strong> n° 59).Chi volesse scrivere alla Redazionepuò utilizzare i seguenti in<strong>di</strong>rizzi:e-mail: red-arch-verona@tiscali.itRedazione <strong>Architetti</strong> <strong>Verona</strong>Via Oberdan, 3 - 37121 <strong>Verona</strong>Via Dietro Pallone, 12 - 37121 <strong>Verona</strong>Tel. / Fax: 0458.034.290e-mail: stu<strong>di</strong>o12@guarienti.comStampa: Grafiche Fabula - <strong>Verona</strong>Fonti delle immagini: Guida a Palazzo Barbaran Da Porto, ed. Rotari Club (prima <strong>di</strong> copertina); Catalogo <strong>della</strong> Biennale 2002.Gli articoli e le note firmate esprimono l’opinione <strong>degli</strong> Autori, e non impegnano l’E<strong>di</strong>tore e la Redazione del Perio<strong>di</strong>co. La rivista è aperta aquanti, <strong>Architetti</strong> e non, intendano offrire la loro collaborazione. La riproduzione <strong>di</strong> testi e <strong>di</strong> immagini è consentita citando la fonte.Questo numero è stato curato da:Susanna Grego


<strong>61</strong>giorgio massignane<strong>di</strong>torialeL’architettura e l’urbanistica possono essere considerate delle <strong>di</strong>scipline che sono servite e servono alcosiddetto “potere” per controllare e gestire le popolazioni?Per dare delle risposte significative a queste questioni non sono certamente sufficienti le poche righedel redazionale, ma possono servire per suscitare alcuni interrogativi ed iniziare un <strong>di</strong>battito.Nel XVIII secolo, la <strong>di</strong>sputa ideologica sull’opportunità <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>videre gli in<strong>di</strong>vidui con una <strong>di</strong>sciplinarigorosa dello spazio e quin<strong>di</strong> costringere la popolazione ad essere classificata e <strong>di</strong>stribuita sul territorio,ha prodotto dei veri e propri progetti <strong>di</strong> meccanismi <strong>di</strong> oggettivazione come strumento <strong>di</strong> assoggettamentoe <strong>di</strong> crescita del potere. Si sono cioè ridotte le singolarità in<strong>di</strong>viduali per favorire la formazione<strong>di</strong> classi. La microfisica del potere, che si potrebbe chiamare cellulare, inizia proprio dall’isolamentoe dalla reperibilità <strong>degli</strong> in<strong>di</strong>vidui caratterizzati nell’or<strong>di</strong>namento <strong>di</strong> una data molteplicità. I meto<strong>di</strong>rigorosi <strong>di</strong> sud<strong>di</strong>visione <strong>degli</strong> spazi e dei tempi delle comunità monastiche del 1700 potrebberoessere definiti i pronipoti dei sistemi moderni <strong>di</strong> iterazione e <strong>di</strong> modulistica.Nel XVIII secolo, si è sviluppata la problematica <strong>di</strong> un’architettura che non è più fatta semplicementeper essere vista, ma per realizzare una delimitazione ed una sorveglianza sociale. L’apparato <strong>di</strong>sciplinareperfetto avrebbe permesso <strong>di</strong> controllare tutto in permanenza. E’ quello che aveva immaginatoLedoux con i suoi e<strong>di</strong>fici <strong>di</strong>sposti in cerchio ed aperti verso l’interno. Fra le ragioni del prestigio accordatoalle architetture circolari, è doveroso includere l’espressione <strong>di</strong> una certa utopia politica. Nellacreazione <strong>di</strong> strutture <strong>di</strong> sorveglianza, il <strong>di</strong>spositivo panoptico <strong>di</strong> Bentham prevede delle unità spazialiche permettono <strong>di</strong> vedere senza interruzione. Il principio è quello che il sorvegliato deve essere semprevisibile così come lo devono essere i simboli del potere che sorveglia, (es. la torre centrale).Il Panopticon può essere definito un luogo privilegiato in cui è resa possibile la sperimentazione sugliuomini e funziona come una sorta <strong>di</strong> laboratorio del potere. È un sistema <strong>di</strong> inserimento <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduirapportati con altri in<strong>di</strong>vidui negli spazi <strong>di</strong>sciplinati ed organizzati gerarchicamente. Lo schema panopticopotrà essere utilizzato ogni volta che si avrà a che fare con una molteplicità <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui a cui sidovrà imporre un compito o una condotta.È polivalente nelle sue applicazioni, serve ad emendare i più giovani, a curare gli ammalati, a sorvegliaregli operai, a custo<strong>di</strong>re gli ammalati mentali. Il panoptismo, la <strong>di</strong>sciplina meccanismo, è un <strong>di</strong>spositivoche deve migliorare l’esercizio del potere, rendendolo più rapido, più efficace, un sistema <strong>di</strong>coercizioni sottili per una società da venire.Come l’antichità era stata una società <strong>di</strong> spettacolo: rendere possibile ad una moltitu<strong>di</strong>ne l’ispezione<strong>di</strong> un piccolo numero <strong>di</strong> oggetti architettonici che predominano nelle ritualità <strong>della</strong> vita pubblica; l’etàmoderna si pone l’obiettivo opposto: procurare con una specifica progettazione urbanistica la possibilitàad un piccolo numero <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> avere la vista <strong>di</strong> una grande moltitu<strong>di</strong>ne. Alcune delle ideologiedel XIX e XX secolo, davano un’ influenza sempre crescente allo Stato ed al suo intervento semprepiù profondo in tutte le relazioni <strong>della</strong> vita sociale e che determinano la forma <strong>della</strong> città e la <strong>di</strong>stribuzione<strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici finalizzati al controllo ed alla <strong>di</strong>sciplina <strong>della</strong> popolazione classificata e destinata.Siamo molto meno greci <strong>di</strong> quanto cre<strong>di</strong>amo, non siamo sulle gra<strong>di</strong>nate né sulla scena, ma in unamacchina panoptica, investiti dai suoi effetti <strong>di</strong> potere che noi stessi ritrasmettiamo perché ne siamoun ingranaggio. I lumi che hanno scoperto la libertà, hanno anche inventato la <strong>di</strong>sciplina. Così la prigionecellulare con il suo lavoro obbligatorio, le sue istanze <strong>di</strong> sorveglianza assomiglia agli ospedali cheassomigliano alle caserme, alle scuole, alle fabbriche, ai borghi operai.L’urbanistica moderna si attua in gran parte secondo gli interessi del nuovo potere, quello economico,che non è possibile equiparare agli interessi generali <strong>della</strong> collettività. Le città o<strong>di</strong>erne vengono attrezzatetendenzialmente solo per le categorie produttrici, mentre sono repressi i bisogni <strong>di</strong> quelle nonproduttive economicamente, soprattutto dei bambini e <strong>degli</strong> anziani. L’omogeneizzazione dei singoliquartieri adempie alle stesse funzioni del ghetto. Il compito <strong>degli</strong> architetti e <strong>degli</strong> urbanisti rischia <strong>di</strong>essere ridotto alla formazione <strong>di</strong> involucri da a<strong>di</strong>bire a funzioni sociali qualsiasi. L’urbanistica corre ilpericolo <strong>di</strong> scindersi in due branchie strettamente collegate e inter<strong>di</strong>pendenti tra <strong>di</strong> loro, ma poste supiani <strong>di</strong>versi: l’attrezzatura tecnica dell’e<strong>di</strong>lizia funzionale da un lato ed il montaggio sociale dall’altro.In questo caso la città, tutta rivolta alla funzione, tralasciando <strong>di</strong> sviluppare una rete <strong>di</strong> contatto e <strong>di</strong>comunicazione interumana, <strong>di</strong>venta una macchina fredda ed impersonale.Quale soluzione? Forse lo sforzo <strong>di</strong> considerare la popolazione non solamente come il contenuto<strong>della</strong> macchina città, ma come un protagonista pensante e attivo sulle scelte e sulle decisioni che riguardanoil proprio territorio. Con queste brevi note non s’intende sostenere che la moderna pianificazioneurbanistica ed i modelli architettonici pensati nel XX secolo siano <strong>di</strong>rettamente derivati dal Panopticone dalla concezione oggettiva <strong>della</strong> <strong>di</strong>sciplina e <strong>della</strong> classificazione e <strong>di</strong>stribuzione <strong>della</strong> popolazionesul territorio, ma che nel cercare <strong>di</strong> capire i natali filosofici delle teorie che hanno influenzato odeterminato una parte <strong>della</strong> nostra recente architettura e urbanistica, del meccanismo <strong>di</strong> sorveglianza<strong>di</strong> Bentham con il relativo or<strong>di</strong>namento <strong>degli</strong> spazi, sarebbe doveroso tenerne conto.e<strong>di</strong>toriale▼


▲ Sede Centrale <strong>di</strong> una banca <strong>di</strong>Singapore▲ Drugstore Publicis <strong>di</strong> Parigi▲ Museo del mondo ellenico <strong>di</strong> Atene▼ Sede Centrale del New York Timesnext... or not... next?this is the question!albertozanar<strong>di</strong>Non allarmatevi, non è mia intenzioneannoiarvi con un corso accelerato <strong>di</strong> inglese;o peggio con un “classico” <strong>di</strong> sheakspearianamemoria per la cui storpiatura chiedofin d’ora perdono.La mia “licenza poetica” voleva semmaiintrodurre una riflessione sul futuro dell’architetturanei prossimi anni: tema conduttore<strong>della</strong> 8^ e<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> Biennale <strong>di</strong> Architettura“Next” curata da Dejan Sudjic inquel <strong>di</strong> Venezia.Quella del 2002 era stata annunciata comela biennale del futuro più prossimo, delcosa e del come costruire: enfatizzando laqualità delle forme e dei materiali; favorendolo sviluppo <strong>di</strong> nuove qualità tattili e visivefrutto <strong>di</strong> una simbiosi tra i nuovi materialie le nuove tecniche costruttive. UnaBiennale che puntava l’interesse più alleopere che agli autori: 150 progetti <strong>di</strong> recenteo prossima realizzazione, sud<strong>di</strong>visi in10+1 sezioni tipologico-tematiche 1 , descritticon modelli/plastici, <strong>di</strong>segni/render e<strong>di</strong>mmagini, corredati talvolta da dettagli inscala reale realizzati con i materiali previstiin fase esecutiva. A <strong>di</strong>fferenza <strong>della</strong> precedentee<strong>di</strong>zione, curata da MassimilianoFuksas 2 , in cui le rappresentazioni fantastichee virtuali delle tecnologie interattive, avvicinavanol’Architettura alle Arti Visive;quella appena conclusasi doveva apparirenelle intenzioni <strong>degli</strong> organizzatori concreta,coinvolgente, semplice e accessibile atutti: non soltanto agli “specialisti dell’architettura”.Tuttavia, dal momento che perdare motivazioni concrete ad un’architetturail progettista non può permettersi <strong>di</strong> trascurarel’etica, ritengo che la Biennale <strong>di</strong>Sudjic imperniata su progetti concreti e suscettibili<strong>di</strong> critica sia la naturale conseguenza<strong>di</strong> quella <strong>di</strong> Fuksas che auspicava l’affermazionedell’etica sull’estetica.In un percorso quasi salottiero (specie all’Arsenale),scan<strong>di</strong>to da plastici bellissimi,l’attenzione è stata posta sulla concretezza esul recupero del fare architettura: è stataban<strong>di</strong>ta, salvo rare eccezioni, l’architetturaaccademica contaminata da schemi, regolee co<strong>di</strong>ci; a vantaggio <strong>di</strong> una architettura chepur senza essere arte né immagine è comunquericca <strong>di</strong> contenuti 3 .Toyo Ito e Alvaro Siza Vieira sono statieretti a simbolo <strong>di</strong> questa architettura e <strong>di</strong>questa Biennale 4 : il primo rappresenta atutt’oggi la massima espressione <strong>di</strong> ricercaarchitettonica (sue sono opere innovativequali la “White U” del 1976, la “Torre deiVenti” del 1986 nonché la recente “Me<strong>di</strong>ateca<strong>di</strong> Sendai”) 5 ; mentre il secondo è ilfrutto <strong>di</strong> una combinazione vincente <strong>di</strong>metodo, attitu<strong>di</strong>ni e cultura che ha dato vitaad una architettura semplice e rigorosamentegeometrica, il cui minimalismo economicodei mezzi espressivi <strong>di</strong>aloga criticamentecon la tra<strong>di</strong>zione architettonica contemporanea.Due espressioni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduali filosofieprogettuali, due facce <strong>della</strong> stessa medagliache però, in qualche modo, sottolineano illimite <strong>di</strong> questa Biennale: non c’è stata unapresa <strong>di</strong> posizione netta e critica, si passavadal minimalismo ipertecnologico e pseudorazionalista <strong>di</strong> Renzo Piano 6 alle soluzioniarchitettonico-concettuali <strong>di</strong> Peter Eisenman7 , frutto <strong>di</strong> osservazioni filosofiche sullecellule, gli atomi, le forme complesse generatedai calcolatori, sulla geometria non euclideae quant’altro.Ed è così che lungo il percorso dell’Arsenaleprima e dei Giar<strong>di</strong>ni poi, da cosi tantaconcretezza è scaturita in me una <strong>di</strong>sorientantesensazione <strong>di</strong> incertezza: troppe propostee troppi linguaggi incomunicanti, ciascunodei quali riven<strong>di</strong>cava per sé il valore<strong>della</strong> qualità, prodotto <strong>di</strong> un pensiero ecletticoche ricorre, a seconda dei casi, all’approfon<strong>di</strong>mento<strong>di</strong> aspetti tematici contestuali(unnuovo rapporto tra paesaggio, naturaed ecologia), funzionali (il cambiamentoda una società industriale a una <strong>della</strong> comunicazione),o tecnologici (le tecnologie<strong>di</strong>gitali al servizio <strong>di</strong> progetto, costruzione egestione <strong>di</strong> un progetto).“[..]L’avvio del nuovo secolo non ha prodottonuove certezze; semmai ha reso piùevidente la mancanza <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> riferimentoere<strong>di</strong>tata dalla fine del secolo delle ideologie.L’esposizione <strong>della</strong> Biennale, facendosiinterprete <strong>della</strong> realtà <strong>della</strong> produzionee<strong>di</strong>lizia, denuncia un sentimento <strong>di</strong> attesa e<strong>di</strong> ricerca <strong>di</strong> segnali <strong>di</strong> <strong>di</strong>rezione nelle coseconcrete che ve<strong>di</strong>amo attorno a noi. Proprioperché domina l’incertezza, l’attenzioneviene posta sulla concretezza [..]” 8 .C’erano quasi tutti 9 , dai veterani alle giovanipromesse ormai affermate: da RichardMeier a Richard Rogers, da Arata Isozaki aUshida Findlay, folte rappresentanze <strong>di</strong> inglesi,statunitensi, spagnoli, tedeschi, francesi,austriaci, australiani e <strong>di</strong>… italiani.Sembrava <strong>di</strong> sfogliare, prendendo a prestitoun’affermazione del prof. Fulvio Irace su“ABITARE” n.° 421/2002, un “catalogodel già visto” che, accentuando lo scopo documentaristico,agevola l’attenzione e ilcoinvolgimento <strong>di</strong> un vasto pubblico, nonnecessariamente fatto <strong>di</strong> architetti e cultori<strong>della</strong> materia 10 , e innesca la “miccia” del <strong>di</strong>battito11 . Se queste, come risulta dalle <strong>di</strong>chiarazionidel curatore, erano le intenzioni,bisogna riconoscergli <strong>di</strong> esservi riuscito: laBiennale ha raggiunto le 101.693 presenzein sole 8 settimane 12 ; e quanto al <strong>di</strong>battito /scontro questo non è mancato soprattuttoda parte <strong>degli</strong> addetti ai lavori!!Per i più è stata una Biennale acritica incentratasu delle “non scelte”, che ha “spogliato”l’architettura <strong>della</strong> sua competenzacritica, riducendola ad una sterile classificazionesequenziale <strong>di</strong> tipologie 13 prive <strong>di</strong>un’anima.Poche le novità esposte, soprattutto per i“professionisti” che hanno tuttavia potutoammirare/visionare splen<strong>di</strong><strong>di</strong> plastici, adattisi a “mostrare cultura”, ma da soli insufficientia “farne”. Ho inoltre avuto la sensazioneche la Mostra andasse in <strong>di</strong>rezioniopposte a quelle auspicate da Boris Podrecca14 in un’intervista apparsa sul n.° 166 <strong>di</strong>“l’ARCHITETTO” 15 ; passeggiando lungol’allestimento si percepiva la “presenza” <strong>di</strong>vari linguaggi che per semplicità potremmoschematicamente ricondurre a due:quello formale/geometrico e quello informale/decostruttivista.Il primo linguaggio, basato sulla geometriadell’or<strong>di</strong>ne, sul simbolismo <strong>di</strong> una formamarcatamente predefinita e riconoscibiledove i rapporti hanno un senso compiuto,che attinge linfa vitale dai Maestri delpassato (Mies van der Rohe, Le Courbusier,Louis Kahn), era ampiamente riconoscibilein architetture quali: la “palazzina residenzialea Roma” <strong>di</strong> Arata Isozaki, costituitada una base in bugnato su cui “galleggia” uncubo neoplastico in travertino appoggiatosu 4 cilindri in vetro; la “Sede Centrale<strong>della</strong> Banca lombarda a Brescia” <strong>di</strong> VittorioGregotti 16 , in cui la monumentalità dell’e<strong>di</strong>ficioè il risultato <strong>della</strong> combinazionetra forme semplici (il cubo <strong>di</strong> 50 metri <strong>di</strong>lato <strong>della</strong> struttura generale e il tronco <strong>di</strong> piramidedelle sale riunioni in esso contenuto)che danno luogo a una corte pubblicacoperta e a spazi vuoti che attraverso il vetrocementosnelliscono la struttura generaleaccentuando la trasparenza; la “Fondazioneper l’arte contemporanea Francois Pinaulta Parigi” <strong>di</strong> Tadao Ando, una “navespaziale sull’acqua” costituita da una base sucui “galleggiano” le gallerie in materiali leggerisostenute da un sistema a griglia chedefinisce un’interme<strong>di</strong>a piazza aperta; il“Museo d’arte moderna <strong>di</strong> Fort Worth”dello stesso architetto, in cui il purismo formale<strong>di</strong> rettangolari volumi in calcestruzzo<strong>di</strong>sposti parallelamente si combina con latrasparenza dei rivestimenti in vetro (undoppio strato che dà luogo a un <strong>di</strong>aframmain grado <strong>di</strong> far interagire l’interno con l’esterno);il “Negozio Christian Dior <strong>di</strong>Tokyo” <strong>di</strong> Kazuyo Sejima+Ryue Nishizawa/SANAA,un parallelepipedo a basetrapezoidale con piani <strong>di</strong> altezza variabileche danno luogo ad una “stratificazione verticale”avvolta da superfici vetrate costituiteda pannelli illuminati trasparenti simboleggiantila canage del marchio; la “Sede Centrale<strong>della</strong> Hearst Corporation a NewYork” <strong>di</strong> Foster & Partners, una Torre trasparente<strong>di</strong> 42 piani che va a sormontarsi,con una struttura completamente in<strong>di</strong>pendentein acciaio inossidabile, ad un e<strong>di</strong>ficio<strong>di</strong> 6 piani preesistente; l’ “Hotel a Barcellona”<strong>di</strong> Dominique Perrault, un’e<strong>di</strong>ficio costituitoda un cubo che <strong>di</strong>aloga con la “cittàorizzontale” affiancato a un parallelepipedoche (accentuando lo slittamento <strong>di</strong> mezzaporzione longitu<strong>di</strong>nale verso il cielo) si occupa<strong>di</strong> <strong>di</strong>alogare con la “città verticale”, iltutto rivestito con pannelli macroforati inalluminio ano<strong>di</strong>zzato in grado <strong>di</strong> garantiregiochi <strong>di</strong> luce d’effetto; ecc.. .Al secondo linguaggio, basato su formefluide e aperte, su una complessa frammentarietàe su una progressiva mutazione <strong>degli</strong>▲ Praterstern <strong>di</strong> Vienna▲ Biblioteca <strong>di</strong> Torino▲ Palazzina Residenziale a Roma▼ Ampliamento del Museo <strong>di</strong> Denver12 architetti verona - n° <strong>61</strong>architetti verona - n° <strong>61</strong> 13


▲ Centro Congressi Italia dell’EURa Roma▲ New York House▲ Sala Concerti <strong>di</strong> Matsumoto inGiappone▼ Idea store <strong>di</strong> Londraarchetipi classici, hanno attinto altre architetture,tra queste mi vengono in mente: il“Museo d’arte moderna a Graz” delGruppo Spacelab, due gallerie corrispondentia due piattaforme sospese e avvoltetutt’intorno da un rivestimento curvo in fogliopachi o trasparenti rettangolari <strong>di</strong> acrilicoblu, sostenuti da una struttura reticolarein acciaio che permette (tramite trasparenzee/o bocchettoni posti sulla sommità) alla lucenaturale <strong>di</strong> filtrare all’interno; l’ “Ampliamentodel Museo <strong>di</strong> Denver” <strong>di</strong> DanielLibeskind, la cui forma vagamente similea quella <strong>di</strong> una gemma irregolare favorisceil <strong>di</strong>alogo con il paesaggio circostante;il “Museo del mondo ellenico <strong>di</strong> Atene”<strong>degli</strong> Anamorphosis Architects, dove evoluzione<strong>della</strong> civiltà greca e concezione architettonica,materiale storico e forma del museo,fondendosi danno luogo ad un unicumspaziale; il “MIT Computer Science nelMassachusetts” <strong>di</strong> Frank O. Gehry, simbolo<strong>di</strong> una complessità magmatica che utilizzaacciaio inossidabile e alluminio verniciato(luci<strong>di</strong>tà-riflettenza), mattoni (opacità) evetro (trasparenza) per i suoi rivestimenti; la“Biblioteca <strong>di</strong> Torino” <strong>di</strong> Mario Bellini Associati,caratterizzata da superfici vetratecontinue e sinuose che con un andamentoondulato delimitano ora i contorni gradonatilongitu<strong>di</strong>nali, ora il “vortice ascendente”<strong>della</strong> torre angolare; il “BMW Welt aMonaco” <strong>di</strong> Coop Himmelb(l)au, dove latrasparenza <strong>della</strong> facciata evidenzia il connubiotra il rigore strutturale e la flui<strong>di</strong>tàscultorea del progetto; il “Centro CongressiItalia dell’EUR a Roma” <strong>di</strong> MassimilianoFuksas 17 , una provocazione in cui le lineesemplici pseudo razionaliste <strong>di</strong> un involucrotraslucido alto 36 metri si fondonocon quelle fluide e complesse <strong>di</strong> una nuvola<strong>di</strong> acciaio e teflon che accoglierà un au<strong>di</strong>toriume sale riunioni e sarà sospesa all’internodell’involucro grazie ad una maglia <strong>di</strong>nervature in acciaio; ecc… .In entrambi i casi, da quello che si è vistoa Venezia, il futuro sembra riservarci unamaggior attenzione per il rivestimento;un’evoluzione qualitativa <strong>della</strong> “pelle” deinostri e<strong>di</strong>fici: nuove tecniche costruttive enuovi materiali, associati a un minor rigoregeometrico, daranno vita a nuove caratteristichetattili e visive.È quello che si è, per esempio, verificatoper il “Grattacielo-Alberghi e centro <strong>di</strong>rezionale<strong>di</strong> Porta Susa a Torino” <strong>di</strong> BorisPodrecca (un pie<strong>di</strong>stallo <strong>di</strong>rezionale su cuipoggia una Torre/Alberghi <strong>di</strong> 160 metri, lacui struttura in c.a. a pianali sporgenti è rivestitada una doppia membrana termicacostituita da una lamina plastica trasparenteo traslucida in abbinamento con una rete arombi in profilato metallico bronzato); peril “Museo d’arte africana <strong>di</strong> New York” <strong>di</strong>Bernard Tschumi Architects (uno spaziochiuso fluido in legno scuro all’interno <strong>di</strong>un involucro in vetro allineato alle preesistenze);per la “Torre Agbar a Barcellona”<strong>di</strong> Jean Nouvel (un’estrusione vitrea e fluidache, giocando su un abile miscuglio <strong>di</strong> colori,luminosità e sfumature, evoca la trasparenzadell’acqua <strong>di</strong> un geyser); per la “Torre<strong>della</strong> stazione <strong>di</strong> Kowloon a Hong Kong”<strong>di</strong> Kohn Pedersen Fox Associates (un rivestimentoin vetro e metallo che, coronandole quattro facciate con sporgenze ornamentalie ripiegamenti degni <strong>di</strong> un fiore chespunta dal suolo, accentua sensazioni <strong>di</strong> leggerezza,<strong>di</strong>ssolvenza e lucentezza); perl’”Appartamento su più piani a Vienna”<strong>di</strong> Delugan-Meissl Architects (un e<strong>di</strong>ficio“bivalente” <strong>di</strong> 99 metri con i prospetti suded ovest, aperti e estroversi, circondati dauna fascia balconata larga 1,8 metri limitataesteriormente da un rivestimento in vetrosostenuto da un’irregolare griglia basata sullacombinazione <strong>di</strong> un sistema modulare adelementi curvi ed interiormente da una facciatain vetro che mescola le trasparenze vitreealle opacità <strong>degli</strong> accessi, mentre i prospettinord ed est offrono un “volto” chiusoe introverso); per la “New York House” <strong>di</strong>Richard Meier & Partners (un rivestimentoin vetro protetto da persiane stratificate invetro semitrasparente sul lato meri<strong>di</strong>onale eun graticcio in tubi in acciaio inossidabilesulle facciate occidentale e orientale, ricopronoun volume semplificato a triplice altezzain cui la luce naturale da vita a riflessionie rifrazioni degne <strong>di</strong> una galleria d’arte);per l’ “Idea store <strong>di</strong> Londra” <strong>di</strong> Adjaye& Associates (dove una parete <strong>di</strong>visoria costituitada un sistema sequenziale alternato<strong>di</strong> pannelli in vetro colorato e in alluminiorivestito in vetro, delimita le facciate <strong>di</strong> une<strong>di</strong>ficio trasparente che <strong>di</strong>aloga con lo spaziocircostante); per la “Sede Centrale <strong>di</strong>una banca <strong>di</strong> Singapore” dei SOM (unafacciata a doppio rivestimento in vetro trasparenteriveste una struttura reticolare inacciaio creando, lungo il perimetro dell’e<strong>di</strong>ficio,una zona “cuscinetto” con aria circolantelarga 1 metro che, simulando una“vetrocamera”, garantisce efficienza energeticae isolamento dall’umi<strong>di</strong>tà marina circostante);per il “Drugstore Publicis <strong>di</strong>Parigi” <strong>di</strong> Michele Saee Architect (la facciatadell’e<strong>di</strong>ficio originario da rinnovare èavvolta da una serie <strong>di</strong> schermi curvi in vetroche contrastano con le colonne e la grigliaa specchi preesistenti); per la “Citta<strong>della</strong><strong>della</strong> Giustizia <strong>di</strong> Barcellona” <strong>di</strong>David Chipperfield Architects (otto e<strong>di</strong>ficia forma parallelepipeda collegati da unatrio attrezzato, le cui facciate a doppiostrato sono rivestite da fasce orizzontali <strong>di</strong>vetro policromo a spessore variabile in funzione<strong>della</strong> destinazione <strong>degli</strong> spazi interni);per l’ “E<strong>di</strong>ficio federale <strong>di</strong> San Francisco”dei Morphosis (un grattacielo completamenteinguainato da uno schermo solareperforato <strong>di</strong> forma ondulata posato a suavolta su una superficie in vetro, dove iprincipi dell’e<strong>di</strong>lizia sostenibile si coniuganocon quelli economici e produttivi); eper molti altri esempi tra l’innumerevolevarietà <strong>di</strong> proposte presenti all’esposizione.In antitesi con il titolo scelto per la Mostra,la partecipazione italiana sembravaguardare più al presente che al futuro piùprossimo: pochi nomi noti <strong>di</strong> in<strong>di</strong>scutibilevalore che da svariati decenni dominano (aragione) il panorama architettonico <strong>della</strong>nostra penisola (Piano, Fuksas, Gregotti,Bellini, Gae Aulenti 18 e Piva 19 ) alternati apochissimi outsiders (of course..nel sensopositivo del termine) <strong>della</strong> nuova generazione(Benedetta Tagliabue 20 dell’EMBT ArquitectesAssociats, Carlo Cappai e AlessandraSegantini 21 , Garofalo Miura 22 ).In realtà i “giovani architetti” italiani c’erano,ma relegati in un angusto spazio/installazionedenominato “Lonely Living /L’architettura dello spazio primario”: un allestimentocollettivo de<strong>di</strong>cato al tema <strong>della</strong>“<strong>di</strong>mensione sociale del costruire”, attraverso20 architetture <strong>di</strong> altrettanti architetti(?) 23 realizzate in scala reale e con il medesimomateriale (pannelli in truciolare) su unapiattaforma in pietra e acciaio posta in un’arearecintata nel bel mezzo dei Giar<strong>di</strong>ni.Sinceramente credo che iniziative comequeste, che spacciano per culturali operazionicon subdole finalità <strong>di</strong> sponsorizzazionepersonale e “promozione gratuita” e immotivatadell’architettura italiana, siano dadeprecare. Utilizzando le parole <strong>di</strong> PippoCiorra apparse su “COSTRUIRE”n.°235 24 : “[..] L’episo<strong>di</strong>o <strong>di</strong> Lonely Living”ha molte aggravanti, dal tema “sociale” rabberciatoe poco cre<strong>di</strong>bile all’autoconfinamentoin un “ghetto” recintato ai Giar<strong>di</strong>ni,all’ennesima ricaduta in un approccio sterilee improduttivo al concetto <strong>di</strong> installazione“a Tema” [..]”.Di ben altro spessore l’iniziativa <strong>degli</strong>olandesi (premio speciale per il miglior pa<strong>di</strong>glione)che, fedeli a quello che doveva esserelo spirito <strong>della</strong> 8^ Biennale, hanno datospazio a 5 architetti under 40 vincitoridel 1° premio biennale NAI (NetherlandsArchitecture Institute): in una teca - vagonetrasparente a sezione ellittica <strong>di</strong> HermannHertzberger erano esposti modelli,<strong>di</strong>segni e oggetti <strong>di</strong> giovani e innovativi architettiolandesi 25 .Ma si può guardare al futuro rinnegandoil passato, o peggio ancora oscurando il presente?Credo <strong>di</strong> no, e credo che in parti lopensi anche il curatore dell’ultima Mostra:“[..] Nel 1980 la prima Biennale d’architettura,intitolata “La presenza del passato” 26 ,aveva costituito un punto <strong>di</strong> partenza, influendosulla cultura architettonica <strong>degli</strong>anni seguenti attraverso la ridefinizione intermini critici del rapporto tra architettura estoria. Oggi non è facile trovare un in<strong>di</strong>rizzoteorico unico così forte. Il fatto <strong>di</strong> rivolgersial futuro più prossimo, next appunto,non significa rompere con il passato: lanuova Biennale deve essere costruita in continuitàcon quelle precedenti per dare all’eventoun futuro continuo [..]” 27 .Esempio <strong>di</strong> un passato recente mal interpretatosull’onda emotiva <strong>di</strong> quanto accadutol’11 Settembre 2001 è certamente lamostra/sezione de<strong>di</strong>cata alla “Città delleTorri” in quel delle Corderie; in cui ci si sarebbeaspettati maggiore tensione morale eminor in<strong>di</strong>fferenza alle reali implicazionisociali <strong>di</strong> un linguaggio architettonico chelo stesso Sudjic definisce “in crisi”, e che quisembra venire banalmente impiegato per finiedo - consumistici quali la realizzazione<strong>di</strong> un “servizio da tè e caffè”.Decisamente più indovinato è lo spazio“The World Trade Center: Past, Present,Future” del Pa<strong>di</strong>glione statunitense, che affrontain modo ambivalente e costruttivol’evento: sottolineandone sia l’aspetto emotivo(con un commosso e drammatico resocontoper immagini del fotografo JoelMeyerowitz); sia quello tecnico (con i progettipresentati nel Marzo 2002 alla MaxProtatch Gallery <strong>di</strong> New York).Per finire un esempio <strong>di</strong> un passato mai<strong>di</strong>menticato, ancor oggi rimpianto e in gradoforse <strong>di</strong> in<strong>di</strong>care la “<strong>di</strong>rettrice” del futuro:la selezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni originali per i Pa<strong>di</strong>glioni<strong>della</strong> Biennale <strong>di</strong> Venezia progettatie realizzati dal compianto Carlo Scarpa 28 ,ed esposti al Pa<strong>di</strong>glione Venezia.▲ Museo d’arte africana <strong>di</strong> New York▲ MIT Computer Science nelMassachusetts▲ Sede centrale <strong>della</strong> HearstCorporation, New York▲ Casa dello studente, Venezia▼ Parlamento scozzese <strong>di</strong> E<strong>di</strong>mburgo14architetti verona - n° <strong>61</strong>architetti verona - n° <strong>61</strong> 15


▲ Sede Centrale <strong>della</strong> Bancalombarda a Brescia▲ Parco scientifico tecnologico,Mestre, Venezia▲ Torre Agbar a Barcellona▼ Torre <strong>della</strong> stazione <strong>di</strong> Kowloona Hong Kong1• La mostra è stata sviluppata principalmentenelle due se<strong>di</strong> storiche dell’Arsenale edei Giar<strong>di</strong>ni. In particolare negli spazi suggestivie trasudanti storia dell’Arsenale sonostate allestite 10+1 sezioni per altrettanti temiarchitettonici: Abitazione, Musei, Interscambio,Formazione, Torri + Città delleTorri, Lavoro, Negozi, Spettacolo, Chiesa eStato, Piani regolatori urbanistici. Ai Giar<strong>di</strong>ni<strong>di</strong> Castello, all’interno del Pa<strong>di</strong>glioneItalia completavano la mostra alcune operespecifiche e Piani urbanistici in larga scalain fase <strong>di</strong> realizzazione in Italia; nonché opere<strong>di</strong> Paesi privi <strong>di</strong> pa<strong>di</strong>glione (Argentina,Cile, Irlanda, Messico, Portogallo, Repubblica<strong>di</strong> Lettonia, Ucraina); mentre all’interno<strong>degli</strong> altri pa<strong>di</strong>glioni hanno trovato postointeressanti partecipazioni nazionali.2• Massimiliano Fuksas è stato <strong>di</strong>rettore<strong>della</strong> 7^ e<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> Biennale <strong>di</strong> architettura<strong>di</strong> Venezia: “Città: less Aesthetics, moreEthics”, 18 Giugno - 29 Ottobre 2000.3• Dello stesso avviso non sembrerebbe essereGae Aulenti che sulle pagine dell’insertode<strong>di</strong>cato alla Biennale dal Corriere <strong>della</strong>Sera, pur apprezzando la concretezza dell’esposizione,riduce l’architettura contemporaneaad architettura che vuole stupire e sedurresenza avere contenuti:”[..] apprezzo lasottolineatura dell’architettura come fattoconcreto, collettivo e non comunicazionale.[..] Deyan Sudjic ha usato il termine “concretezza”e ha esplicitamente <strong>di</strong>chiarato che“l’architettura non è una religione privata eva fatta rientrare in un circuito più vasto,come accade per l’arte o il cinema”. Ecco,quest’idea <strong>di</strong> lavorare sul concreto e non sullacomunicazione virtuale mi trova d’accordo.[..]L’architettura sta. [..] Non è nellemode o nella sperimentazione tecnologicafine a se stessa che l’architettura del futurotroverà la propria salvezza [..]. La domandache ci poniamo in questi anni rispetto all’architetturaè: possono essere le nuove architetturesolo strumenti <strong>di</strong> seduzione?”.4• A Toyo Ito è andato il Leone d’oro allacarriera; mentre ad Alvaro Siza Vieira è statoassegnato il Leone d’oro per il miglior progettocon la “IBERÈ Camargo Foundation<strong>di</strong> Porto Alegre (Portogallo)”.5• Le architetture con cui Toyo Ito ha partecipatoalla recente Biennale sono: la “GroningenHouse in Olanda” (e<strong>di</strong>ficio collocatoin un contesto caratterizzato da tra<strong>di</strong>zionaliarchitetture in mattoni, la cui facciata è realizzatacon materiali leggeri e trasparentiquali l’alluminio e il vetro); una ipotetica“Torre <strong>di</strong> 100 piani” per la sezione “Cittàdelle Torri”; il “Mahler 4 Blocco 5 ad Amsterdam”(una Torre per uffici <strong>di</strong> 35 pianicaratterizzata da 8 spazi vuoti che attraversanosenza interruzioni i vari piani apportandoviluce ed aria, la cui superficie esterna ècaratterizzata dall’alternanza dei pannelli inalluminio alle fasce orizzontali in vetro); la“Sala Concerti <strong>di</strong> Matsumoto in Giappone”(un’opera costituita da una sala principaleNote:per spettacoli lirici attorniata da una salapiccola e da alcune sale prove <strong>di</strong> varie <strong>di</strong>mensioni,caratterizzata da un’immaginespaziale indefinità conseguenza <strong>di</strong> un abiledosaggio <strong>di</strong> scene sequenziali, luce e materialicome il cemento armato forato e rinforzatocon fibra <strong>di</strong> vetro); il “Parco per il relax<strong>di</strong> Torrevieja a Valencia” in Spagna (tre blocchia forma <strong>di</strong> conchiglia, con struttura spiraliformecostituita da barre d’acciaio e arcarecciin legno, vengono adagiati su una collinasagomata alla maniera delle dune <strong>di</strong>sabbia tipiche <strong>della</strong> zona).6• Renzo Piano era presente alla Biennale2002 con: “Sede Centrale del New York Times”a New York.7• P. Eisenman Architects era presente allaBiennale 2002 con: “Città <strong>della</strong> Cultura aSantiago de Compostela” in Galizia.8• Tratto da: “Next: il futuro dell’architetturamon<strong>di</strong>ale, una frammentata concretezza”<strong>di</strong> Giorgio Sparisi in AIDANEWS - <strong>Rivista</strong>Culturale <strong>di</strong> Diritto dell’Arte, 2002.9• Tra gli assenti si sentiva a mio avviso lamancanza <strong>di</strong> un “maestro” come l’olandeseRem Koolhaas, la cui influenza sull’approccioprogettuale era comunque ben visibile inmolte opere presenti alla Biennale: una fratutte l’ “Eyebeam School a New York” <strong>di</strong>Diller & Scofi<strong>di</strong>o.10• “[..]Alcuni giornalisti mi hanno chiestose la Biennale sia per il grande pubblico: horisposto loro che alla partita <strong>di</strong> calcio vadose sono tifoso <strong>di</strong> una squadra. Qui viene chiè interessato all’architettura. Ho riscontratotuttavia una maggiore attenzione generaleper l’architettura…”; tratto da: “La semanticitàdell’architettura” - conversazione conFrancois Burkhardt, <strong>di</strong>rettore <strong>della</strong> rivista“CROSSING”, in “l’ARCHITETTO”-Mensile del Consiglio Nazionale <strong>degli</strong> <strong>Architetti</strong>,Pianificatori, Paesaggisti e Conservatorin.° 166 del 05/’02, p.21.11• “[..] ritengo che sia sempre possibileparlare e comunicare a livelli <strong>di</strong>versi, ed èimportante saperlo fare. [..] Credo che sianecessario conciliare le due <strong>di</strong>verse esigenze<strong>di</strong> accessibilità a un vasto pubblico e <strong>di</strong> autorevolezzanei confronti <strong>di</strong> una platea “specializzata”che vede nell’appuntamento <strong>di</strong>Venezia un momento importante <strong>di</strong> confrontoe <strong>di</strong> <strong>di</strong>battito, oltre che <strong>di</strong> anticipazione.[..] La mia intenzione è quella <strong>di</strong> proporreuna Biennale molto “semplice”, strettamentebasata sull’architettura nel sensopiù tra<strong>di</strong>zionale, legata alla “professione” ealla “produzione”, ma che solleciti il <strong>di</strong>battitoanche su un fronte sociale, filosofico…”;tratto da: “Next: Cento progetti per i prossimi<strong>di</strong>eci anni” <strong>di</strong> Alessandro Martini, in “ILGIORNALE DELL’ARTE” n.°207 del Febbraio2002, p.10.12• Si tratta del record assoluto mai raggiuntonella storia ventennale <strong>della</strong> manifestazioneveneziana, con un incremento del44% rispetto ai 70.690 visitatori dell’ultimaMostra del 2000 che rimase aperta per ben16 settimane (dati ottenuti dal sito ufficiale<strong>della</strong> manifestazione).13• “[..] Non mi trovo molto d’accordo sul<strong>di</strong>videre la mostra per tipologie.”, affermazione<strong>di</strong> Vittorio Gregotti apparsa su “ILGAZZETTINO”.“[..] Non a caso la formula adottata daSudjic è quella <strong>della</strong> selezione antologica cheriassume l’architettura in un compatto catalogo<strong>di</strong> <strong>di</strong>eci tipologie rispolverando un metodo<strong>di</strong> classificazione che sembrava ormaimesso completamente fuori uso dal pensierocritico <strong>della</strong> complessità e <strong>della</strong> inesorabileerosione dei concetti tra<strong>di</strong>zionali <strong>di</strong> tipo, <strong>di</strong>luogo e <strong>di</strong> scopo.”, affermazione del prof.Fulvio Irace apparsa su “IL SOLE 24 ORE”.14• Boris Podrecca ha partecipato alla Biennale2002 con 3 progetti: il “Grattacielo-Alberghie Centro <strong>di</strong>rezionale <strong>di</strong> Porta Susa aTorino”; il “Praterstern <strong>di</strong> Vienna”; il “FerryTerminal and Congress Centre <strong>di</strong> Trieste”.15• “[..] Penso inoltre che tutta l’Europasenta il bisogno <strong>di</strong>cotomico <strong>di</strong> identificarsiin un linguaggio comune, [..] Questo in architetturasignifica la fine del razzismo <strong>degli</strong>stili: io sono decostruttivista, tu sei minimalista,tu sei postmodernista. Di questo nonparliamone più sono le riviste a parlarne,perché devono vendere, ma questo non faparte del <strong>di</strong>scorso europeo”, affermazionetratta da “Archicultura” intervista a BorisPodrecca, in “l’ARCHITETTO” - Mensiledel Consiglio Nazionale <strong>degli</strong> <strong>Architetti</strong>,pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, n.°166 del 05/’02, p.23.16• Vittorio Gregotti ha inoltre partecipatoalla Mostra con: “Sede Centrale <strong>della</strong> Pirelli,Bicocca, Milano”.17• Massimiliano Fuksas ha inoltre partecipatoalla Mostra con: “Emporio Armani,Hong Kong”.18• Gae Aulenti ha partecipato alla Mostracon: “Dante Subway Station, Naples”.19• Paolo Piva ha partecipato alla Mostracon: “Villa, Cap Bernat” e il “Parco scientificotecnologico, Mestre, Venezia”.20• Benedetta Tagliabue/EMBT ArquitectesAssociats ha partecipato alla Mostra con:“Parlamento scozzese <strong>di</strong> E<strong>di</strong>mburgo” e l’“Istituto Universitario <strong>di</strong> Architettura, Venezia”.21• Carlo Cappai e Alessandra Segantini /C+S Associati hanno partecipato alla Mostracon: “Casa dello studente, Venezia”.22• Garofalo Miura ha partecipato alla mostracon: “Chiesa <strong>di</strong> Santa Maria delle Grazie,Roma”.23• Sul catalogo ufficiale stampato dallaMarsilio sono elencati 19 Espositori: 5+1architetti associati, Archea, C+S associati -Cappai & Segantini, Alberto Cecchetto,Alfonso Cendron, Cristofani e Lelli, NicolaDi Battista, Elio <strong>di</strong> Franco, Mauro Galantino,Vincenzo Melluso, Netti Associati, PietroCarlo Pellegrini, Renato Rizzi, Italo Rota,Beniamino Servino, Seste Stu<strong>di</strong>o Associato,Stu<strong>di</strong>o Bruno - Fioretti - Mmarquez,Werner Tscholl, Cino Zucchi.Il 20° espositore nelle intenzioni dei selezionatori(Dejan Sudjic, Sebastiano Brandolinie Giovanni Leoni) doveva essere StefanoBoeri che con una lettera resa pubblica online(datata 10 Luglio 2002) ha, declinandol’invito, rinunciato a partecipare all’evento:“[..] si parla <strong>di</strong> un allestimento collettivo de<strong>di</strong>catoal tema <strong>della</strong> “<strong>di</strong>mensione sociale delcostruire” e delle forme temporanee dell’abitarenella città contemporanea. Tema cruciale,che però non vedo come possa essere declinatonei vincoli decisi per l’installazione(modulo base mq. 5x5, altezza massima metri4, una griglia <strong>di</strong> 20 moduli, unico materiale<strong>di</strong>sponibile i pannelli in truciolare <strong>di</strong> legnoricomposto…). Gli spazi e gli oggettitemporanei nelle città o<strong>di</strong>erne sono infatti talisoprattutto perché sono mobili, si spostano,si insinuano nelle pieghe dello spazio [..]perché prodotti e gestiti da una moltitu<strong>di</strong>ne<strong>di</strong> soggetti <strong>di</strong>versi…<strong>di</strong>sinteressati a con<strong>di</strong>viderealcunché, tantomeno un unico materialecostruttivo [..]. È semmai il bricolage, la liberacomposizione <strong>di</strong> materiali elementari o semilavoratia plasmare l’in<strong>di</strong>vidualismo nomadee sfrenato che nutre i chioschi commerciali[..] ricostruire “in vitro” una porzione <strong>di</strong>spazio nella quale addensare spazi <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>necoatta…rischia davvero <strong>di</strong> essere una caricatura<strong>degli</strong> orrori nascosti <strong>di</strong>etro ai cancelli ealle telecamere dei “villaggi residenziali” o deicentri <strong>di</strong> “accoglienza” per immigrati extracomunitari.[..] se ci manca un progetto culturalechiaro e <strong>di</strong> alto profilo, se ci manca lacon<strong>di</strong>visione esplicita <strong>di</strong> un approccio versol’architettura; se - soprattutto - ci manca iltempo per elaborare una proposta convincente,perché presentarsi insieme alla prossimaincombente Biennale? Credo, in tutta sinceritàche essere architetti/italiani/<strong>di</strong> mezza età,non sia sufficiente a costituire una coalizionesignificativa nella comunità internazionale. Esentirsi “giovani”, quando non è più un datoanagrafico, rischia <strong>di</strong> essere solo una pateticaammissione <strong>di</strong> debolezza”.24• Tratto da: “It. parade offresi - Selezionatoriin campo” <strong>di</strong> Pippo Ciorra in “COSTRUI-RE” n.° 235 del Dicembre 2002, p. 63.25• Si tratta <strong>di</strong>: Korteknie & Stuhlmacherarchitects, MVRDV, NL Architects, Renévan Zuuk, VMX Architects.26• La 1^ e<strong>di</strong>zione fu fortemente caratterizzatadalla mostra “La Strada Novissima” curatada Paolo Portoghesi, in cui la presenzadell’opera era testimoniata da installazionied effimere scenografie che rappresentavanol’idea stessa <strong>di</strong> architettura.27• Tratto da: “Next Architettura - Intervistaal curatore Dejan Sudjic” <strong>di</strong> FedericoBucci e Luisa Ferro, in “COSTRUIRE” n.°225 <strong>di</strong> Febbraio 2002, p. 67.28• La mostra “I <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> Carlo Scarpa.Architetture e progetti per la Biennale <strong>di</strong>Venezia (1948-1968)” è stata curata dal“Comitato paritetico <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o per la conoscenzae la promozione del patrimonio culturalelegato a Carlo Scarpa e alla sua presenzanel Veneto”, ed ospitata negli spazi delPa<strong>di</strong>glione Venezia ai Giar<strong>di</strong>ni: 36 <strong>di</strong>segniautografi in gran parte ine<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> 11 progetti<strong>di</strong> architettura, affiancati da fotografie e au<strong>di</strong>ovisivi.▲ Sede centrale del New York Times▲ Sede centrale <strong>di</strong> una banca<strong>di</strong> Singapore▼ Grattacielo-Alberghi <strong>di</strong> Porta Susaa Torino16architetti verona - n° <strong>61</strong>architetti verona - n° <strong>61</strong> 17


▲ scuola elementare <strong>di</strong> CaprinoVeronese (1997)▲ Asilo nido <strong>di</strong> Mirano (1999)▼ Pa<strong>di</strong>glione per l’8a Biennale<strong>di</strong> Architettura <strong>di</strong> Venezia (2002)▼Nella pagina successiva: scuolame<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Caprino Veronese (1997)e complesso ex-conterie aMurano (VE)c+s associati: opere e progettinicolabrunellinicolacacciatoriSabato 9 novembre 2002, nella salaconferenze dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong> <strong>degli</strong> Ingegneri invia Leoncino, invitati dall’Agav e con ilpatrocinio del Collegio <strong>degli</strong> Ingegneri e<strong>degli</strong> <strong>Architetti</strong> <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>, sono intervenutigli architetti Carlo Cappai e MariaAlessandra Segantini, due progettistiemergenti sicuramente protagonisti del<strong>di</strong>battito architettonico che si delineerànei prossimi anni.Carlo Cappai, figlio d’arte e MariaAlessandra Segantini, architetto capace edesuberante, fondatori dello stu<strong>di</strong>o C+SASSOCIATI, durante la conferenza hannoillustrato alcune delle loro più recentirealizzazioni, tra le quali il complesso scolasticoda poco ultimato a Caprino Veronese.Nonostante la giovane età, essi si <strong>di</strong>mostranoarchitetti <strong>di</strong> carattere; possiedonoindubbie doti progettuali e li contrad<strong>di</strong>stingueuna <strong>di</strong>namicità che li ha portatinegli ultimi anni a vincere vari concorsi<strong>di</strong> architettura, a collezionare vari premi emenzioni, a pubblicare sulle maggiori rivistespecializzate e ad esporre alcuni lavorinell’ultima e<strong>di</strong>zione <strong>della</strong> Biennale <strong>di</strong>architettura <strong>di</strong> Venezia.I progetti mostrati durante la conferenza,come più volte ha riba<strong>di</strong>to ancheAlessandra Segantini, evidenziano una architetturaintroversa, cioè rivolta versol’interno: tanto semplice, lineare e rispettosadel contesto esternamente, quantocomplessa, ricca e fantasiosa all’internodell’e<strong>di</strong>ficio. Per i due architetti, che vivonoe lavorano a Venezia, ogni progettorappresenta comunque l’occasione per“ripensare una porzione <strong>di</strong> città” - il progettoè concepito come un intervento cheha quin<strong>di</strong> una valenza urbana - pur mantenendoun doveroso rispetto per il contestocon cui si trovano ad interagire.Le loro architetture semplici e lineari si“permettono esternamente solo minimevibrazioni” dovute all’uso dei materiali eal sapiente utilizzo <strong>della</strong> luce che creasuggestivi chiaroscuri, movimenti impercettibiliin prospetti che potrebbero passareinosservati, se non fosse per l’eleganzae la rigorosità che li contrad<strong>di</strong>stingue.Nei progetti, ma soprattutto negli e<strong>di</strong>ficirealizzati da C+S ASSOCIATI si evidenzial’inclinazione dello stu<strong>di</strong>o allacontinua ricerca dei materiali, nonchè<strong>della</strong> soluzione tecnicamente più appropriataal caso specifico, senza cadere nellatrappola <strong>della</strong> ripetizione: una ricerca tecnicae tecnologica che accompagna, assecondae integra quella compositiva. Il linguaggioarchitettonico <strong>di</strong> Carlo Cappaied Alessandra Segantini può essere identificato,perciò, nei seguenti punti: rispettoper il contesto urbano ed architettonico e“umiltà del progetto”, che non deve essereinvasivo imponendo nuove forme altessuto urbano esistente, bensì concepitocon “saggezza” per instaurare un <strong>di</strong>alogosinergico con il contesto, un rapporto <strong>di</strong>continuità, un unicum quin<strong>di</strong> e non una<strong>di</strong>ssonanza; inoltre ricerca delle forme edei materiali presenti storicamente nellacittà, testimoni dell’architettura del luogo;il tema <strong>della</strong> superficie è ricorrente, lafacciata tramite variazioni impercettibilivibra, da rappresentazione piatta <strong>di</strong>vieneforma tri<strong>di</strong>mensionale; La trasformabilità<strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici, il loro cambiamento <strong>di</strong>aspetto tra il giorno e la notte, ottenutocon un appropriato uso <strong>della</strong> luce, sia essanaturale o artificiale, che li rende vivi emutevoli come la società in cui sonoproiettati, che è in continua evoluzione;complessità <strong>degli</strong> spazi interni, articolati,moderni, efficienti, funzionali: complessitàche si ottiene anche con l’uso <strong>della</strong>luce, che crea e mo<strong>della</strong> lo spazio (utilizzo<strong>di</strong> ampie vetrate, lucernari, ecc.).Le opere presentate durante l’incontrosono: il complesso scolastico <strong>di</strong> CaprinoVeronese, le residenze per studenti a Murano,i 12 alloggi popolari a Marcon, ilprogetto per la realizzazione <strong>di</strong> alcuni e<strong>di</strong>ficiresidenziali nell’area ex-Novoli a Firenze,lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> un pa<strong>di</strong>glione per larecente Biennale <strong>di</strong> Venezia ed, infine, ilrestauro <strong>di</strong> una fortificazione a pianta circolaresituata nell’isola <strong>di</strong> Sant’Erasmo,nella laguna veneziana.C+S ASSOCIATI si occupa, come piùvolte hanno riba<strong>di</strong>to Carlo Cappai edAlessandra Segantini, <strong>di</strong> tutte le fasi checostituiscono il progetto, dalla fase preliminarea quella esecutiva, dalla <strong>di</strong>rezionelavori o artistica - a seconda <strong>degli</strong> incarichi-, alla stesura dei computi metrici, finoalla verifica <strong>della</strong> sicurezza nel cantiere,al fine <strong>di</strong> esercitare un controllo piùefficace sul processo <strong>di</strong> realizzazione <strong>di</strong>qualsiasi e<strong>di</strong>ficio, progettato dallo stu<strong>di</strong>o.I relatori, come abbiamo già anticipatoinizialmente, durante il <strong>di</strong>battito finalesono riusciti ad instaurare con gli intervenutiun rapporto informale e <strong>di</strong> complicità,garantendo un libero scambio <strong>di</strong>opinioni ed affrontando con semplicità eschiettezza, stimolati anche dalle moltedomande, le problematiche strettamentecollegate alla professione dell’architetto,servendosi <strong>della</strong> propria esperienza professionale<strong>di</strong> giovani architetti e portandolacome esempio, per meglio rispondereai quesiti proposti. Durante il <strong>di</strong>battitosi è parlato a ruota libera <strong>di</strong> molteplici argomenti,tutti attinenti alle problematicheprofessionali ed al rapporto tra l’architettoe la società in cui vive e lavora: siè <strong>di</strong>scusso, quin<strong>di</strong>, <strong>della</strong> legge Merloni,dell’evoluzione <strong>della</strong> professione dell’architetto- dalla ormai lontana figura “dell’architettoartigiano” all’associazionismo,alla creazione cioè <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> gruppi <strong>di</strong> lavoro,all’interno dei quali ogni professionistapuò apportare il proprio contributoe solo così probabilmente assicurarsi lapossibilità <strong>di</strong> essere competitivo; si è parlato<strong>di</strong> concorsi <strong>di</strong> architettura, <strong>di</strong> idee,realizzati e non, si è <strong>di</strong>scusso <strong>di</strong> amministrazionipubbliche, <strong>di</strong> privati, <strong>della</strong> <strong>di</strong>ffusione<strong>della</strong> cultura architettonica, <strong>della</strong>preparazione universitaria, <strong>della</strong> generazione<strong>di</strong> architetti e <strong>di</strong> docenti che ci hapreceduto e altro ancora …Per meglio illustrare quanto <strong>di</strong>scussonel <strong>di</strong>battito, ritenendo ciò che è statodetto molto importante per la formazione<strong>di</strong> un buon professionista, abbiamochiesto ad Alessandra Segantini <strong>di</strong> riassumerela sua opinione in una serie <strong>di</strong> riflessioni,alle quali vi riman<strong>di</strong>amo per approfon<strong>di</strong>requanto qui è stato solamenteaccennato.BibliografiaC. Cappai, M.A. Segantini, Residenze pubblichein Veneto, in «Spazio e Società» n. 81,gennaio-marzo 1998, pp. 90-93.M. Mulazzani e M. Reboli, a cura <strong>di</strong>, Residenzepubbliche a Marcon, Venezia, in «Almanacco<strong>di</strong> Casabella. Giovani architetti italiani97-98», Milano 1998, pp. 55-57.AA.VV., La ville sur la ville, Europan 4, catalogo<strong>della</strong> mostra, Graz 1996.M. De Michelis, a cura <strong>di</strong>, Venezia La Nuovaarchitettura, Ginevra-Milano, 1999, pp. 72-74.AA.VV., La nueva Venecia, in «Pasajes» n. 7,maggio1999, pp. 14-15.M. Mulazzani a cura <strong>di</strong>, Ampliamento <strong>di</strong> uncomplesso scolastico a Caprino Veronese, in«Almanacco <strong>di</strong> Casabella Giovani architettiitaliani 1999-2000», Milano 1998, pp. 52-56.M. Mulazzani, a cura <strong>di</strong>, Riqualificazione<strong>della</strong> scuola me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Caprino Veronese, in«Almanacco <strong>di</strong> Casabella Giovani architettiitaliani 1999-2000», Milano 1998, pp. 46-49.C.Cappai, M.A. Segantini, La costruzione<strong>della</strong> <strong>di</strong>fesa militare <strong>della</strong> Laguna <strong>di</strong> Veneziadalla caduta <strong>della</strong> Repubblica al Regno d’Italia,in «Dopo la Serenissima. Società, Amministrazione,Cultura nell’Ottocento Veneto»,Venezia 2001, pp. 513-576.C. Cappai, M.A. Segantini, Next Nest, in:AA.VV., Lonely Living, Milano 2002, pp. <strong>61</strong>,82-85, 228AA.VV., Next. 8. Mostra Internazionale <strong>di</strong>Architettura, Venezia 2002, pp.164, 165, 188Curriculum VitaeCarlo Cappai, nato a Venezia (Italia)nel 1966 e Maria AlessandraSegantini, nata a Treviso (Italia) nel1967, vivono e lavorano a Venezia.Svolgono attività <strong>di</strong> ricerca all’IstitutoUniversitario <strong>di</strong> Architettura<strong>di</strong> Venezia e per altre istituzioni.Nel 1994 aprono lo stu<strong>di</strong>o C+SASSOCIATI.Partecipano a numerosi concorsi <strong>di</strong>progettazione ottenendo premi e segnalazionie vincendo i concorsi:• “Opera Prima” per l’ATER <strong>di</strong> Veneziaa Marcon (Venezia), 1994 - 1°Premio, realizzato - Menzione specialeal Premio Cosenza 1998;• Complesso scolastico <strong>di</strong> CaprinoVeronese - <strong>Verona</strong>, 1997 - 1° Premio,in corso <strong>di</strong> realizzazione - PremioOderzo 2001;• Concorso internazionale in duefasi per la ristrutturazione del complessodelle Ex-Conterie a Murano(Ve) da destinare a residenza studentesca- 1° Premio, in corso <strong>di</strong>realizzazione;• Riuso <strong>della</strong> Torre del Molino Jollya Castello <strong>di</strong> Godego (Treviso),1993 - 1° Premio.Per l’ATER <strong>di</strong> Venezia hanno realizzatoil progetto per 12 alloggi aMarcon (Venezia) vincitore del concorso“Opera Prima”, che ha ricevutouna Menzione alla V e<strong>di</strong>zione delPremio Nazionale <strong>di</strong> ArchitetturaLuigi Cosenza 1998. Hanno appenaterminato la riqualificazione edampliamento delle scuole elementaree me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> Caprino Veronese conil quale hanno vinto il PremioOderzo <strong>di</strong> architettura 2001 e l’ampliamentodell’asilo nido Meneghettiper il Comune <strong>di</strong> Mirano (Venezia),1999.Sono in fase <strong>di</strong> realizzazione:• residenze universitarie per 250 studentia Murano;• restauro e riuso <strong>della</strong> Torre Massimilianonell’isola <strong>di</strong> Sant’Erasmo;• residenze universitarie per 250 studentinell’area Fiat-Novoli a Firenze;• nuovo Tribunale <strong>di</strong> Venezia pressola Ex-Manifattura Tabacchi a PiazzaleRoma (Venezia);• caserma e alloggi dei carabinierisu viale Spellanzon a Conegliano(Treviso);• centro culturale del Comune <strong>di</strong>Selvazzano Dentro (Padova);• centro sportivo e <strong>di</strong> attrezzature ricettivo-alberghiereper il parco delleDolomiti in località Boscherai a Pedavena(Belluno);• parcheggio interrato e la piazzanell’area Ex-Caserma San Marco aConegliano (Treviso);Hanno esposto alla 8. Biennale <strong>di</strong>Architettura <strong>di</strong> Venezia.I lavori dello stu<strong>di</strong>o sono pubblicatiin riviste nazionali ed internazionali.18architetti verona - n° <strong>61</strong>architetti verona - n° <strong>61</strong> 19


concorsi / appunti.docmaria alessandrasegantiniL’occasione per poter <strong>di</strong>scutere sull’architetturaitaliana, sulle sue <strong>di</strong>fficoltà,sulle possibilità <strong>di</strong> cercarne una nuovaidentità è compito importante che i nostriamici dell’associazione veronese offronoin più battute agli architetti italianidelle giovani generazioni.Importante perché attraverso la <strong>di</strong>scussionepubblica sui progetti è possibilemettersi a confronto, lavorare insieme perfar crescere nuovamente nel <strong>di</strong>battitoquei temi che sono sottesi al lavoro quoti<strong>di</strong>anodentro gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> architettura,quei valori, quella qualità che negli ultimianni sono sembrati scomparire dall’architetturacostruita, forse solo fossilizzati all’interno<strong>di</strong> teorie mummificate nel <strong>di</strong>battitoaccademico e non sperimentate,se non in pochi e fortunati casi, nei cantieri,non confrontate con il mercato, conil mondo <strong>della</strong> produzione.Per mancanza <strong>di</strong> occasioni? A causa <strong>di</strong>un atteggiamento intellettualmente snobe qualche volta anche comodo che ha fattopreferire l’accademia alla realtà?Se parliamo <strong>di</strong> occasioni, il pensiero,abituato ad un mercato privato per lo piùin<strong>di</strong>fferente alla qualità del progetto, allasperimentazione <strong>di</strong> nuove e contemporaneericerche sulle possibilità dello spazio,si sposta sul pubblico e sulle occasioni offertedai concorsi <strong>di</strong> progettazione.Di questo mi hanno chiesto <strong>di</strong> parlarenegli appunti che seguono.La nostra esperienza professionale si avviain un periodo <strong>di</strong> passaggio. Nel 1992,quando abbiamo iniziato, il mondo dell’e<strong>di</strong>liziapubblica era organizzato sullacooptazione <strong>di</strong>retta del professionista,con meccanismi non sempre così trasparenti.Le vicende che richiamo sono a tuttinote e la ricerca <strong>di</strong> nuovi strumenti cheoffrissero garanzie <strong>di</strong> obiettività nell’in<strong>di</strong>viduazione<strong>degli</strong> incarichi ha guardato asistemi che nel resto d’Europa erano ormaiconsolidati. Basti ricordare una pubblicazionedel 1996, dal titolo provocatorio:Francia 2013 - Italia 10. Non si uccideanche così l’architettura?. Naturalmentesi parla del numero dei concorsi inquestione. Andate a guardare il concorsoper il polo scolastico nell’area <strong>di</strong> Pie<strong>di</strong>castelloa Trento. Il numero e la qualità deipartecipanti ne fa, a mio avviso un casoemblematico <strong>di</strong> questa necessità <strong>di</strong> confronto,<strong>di</strong> occasioni, che era sotteso nellanostra professione e stava per esplodere.E poi è esplosa.Noi siamo cresciuti così. Abbiamo partecipatoalle poche occasioni che questo‘nuovo mondo’ o meglio quello che noi,con gli occhi <strong>di</strong> chi si è appena messo ingioco, vedevamo come un mondo nuovo,ci offriva. E, in qualche caso abbiamovinto, a Castello <strong>di</strong> Godego, a Marcon, aCaprino, a Murano. Vincere per costruire,avere la possibilità <strong>di</strong> sbagliare e imparare,da piccoli. Non è così scontato.Questa appariva e appare la vera sfida.Per questa ragione non siamo così convintiquando le Amministrazioni Pubblicheorganizzano, solo per raccogliere proposte,i concorsi <strong>di</strong> idee. È spesso unaquestione <strong>di</strong> responsabilità. Il concorsopuò essere strumentalizzato, può <strong>di</strong>ventareoggi uno strumento per non decidere.I suoi risultati non saranno mai verificatidal processo del progetto e <strong>della</strong> costruzione,dal confronto con gli enti <strong>di</strong> controllo,dalla ricaduta sugli utenti futuri. Ècome inventare un bellissimo titolo ad unlibro che non abbiamo la volontà o il coraggio<strong>di</strong> scrivere. I tempi. Anche questaquestione è fondamentale. L’apparato burocratico-proceduralein Italia chiede <strong>di</strong>ecianni ai più bravi per costruire l’au<strong>di</strong>torium<strong>di</strong> Roma. E intanto i progetti restanonei cassetti e sulle scrivanie <strong>degli</strong> ufficicomunali. Vorrei tuttavia che questi appuntinon <strong>di</strong>ventassero una frase <strong>della</strong>giaculatoria lamentosa sulla professioneche gli architetti italiani si scambianoquando parlano <strong>della</strong> loro professione.No. Può e deve essere uno stimolo per lavorareinsieme ad un programma. Unprogramma che deve essere con<strong>di</strong>visonon solo dagli addetti ai lavori, che deve<strong>di</strong>ventare una promessa realizzata per gliabitanti <strong>di</strong> un piccolo centro. L’architettura,attraverso le scelte responsabili deisuoi amministratori, può e deve <strong>di</strong>ventareuno strumento civico. Guar<strong>di</strong>amo il caso<strong>di</strong> Caprino Veronese. Il sindaco, unadonna, ci ha chiesto <strong>di</strong> lavorare per la realizzazionedel polo scolastico, subito. Abbiamolavorato con lei, nell’obiettivo <strong>di</strong>far rivivere una parte <strong>di</strong> città, un obiettivoanche etico che si era promessa <strong>di</strong> raggiungerenel tempo <strong>di</strong> due mandati amministrativi.I tempi, per noi, sono statispesso molto stretti.Ma ritorniamo alla situazione italiana.I <strong>di</strong>eci anni trascorsi sono <strong>di</strong>ventati la scena<strong>di</strong> profonde trasformazioni. Oggi iconcorsi, quelli <strong>di</strong> progettazione, sonomolto numerosi, frequentati e vinti anchedagli stranieri. Personalmente non ve<strong>di</strong>amoquesto fatto negativamente anzi, credoche possa <strong>di</strong>ventare uno stimolo perelevare la qualità anche costruttiva delnostro Paese. Atten<strong>di</strong>amo che la ‘concorrenza’raggiunga anche il mondo delleimprese, soprattutto quelle che affrontanogli appalti <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensione me<strong>di</strong>o/piccolache sono oggi, ancora, uno <strong>degli</strong>anelli deboli <strong>della</strong> produzione architettonicain Italia. Il rischio esterofilo, per lanostra generazione, è più sottile invece.In molti casi i modelli stranieri vengonopresi a prestito tout-court nelle soluzioniprogettuali. Tecnologiche soluzioni formalilontane da quella ricerca che abbiamoin<strong>di</strong>viduato come orizzonte del problemaall’inizio <strong>di</strong> queste righe. AdolphLoos provocatoriamente in<strong>di</strong>ceva concorsiper mobilieri ed artigiani e non per architetti.Dentro il mestiere e non fuori.Per cambiare le cose è necessario averne laconsuetu<strong>di</strong>ne. Lavorare anche dentro ilmercato, dentro i finanziamenti, dentro ilmondo <strong>della</strong> produzione tecnica per ridareal progetto il suo ruolo <strong>di</strong> confronto eme<strong>di</strong>azione con il mondo.20architetti verona - n° <strong>61</strong>architetti verona - n° <strong>61</strong> 21


“elettrosmog”: leggi, normative,rilevamenti e misure <strong>di</strong> tutelagiuseppegregorelliIl giorno 12 Dicembre 2002, si è svoltopresso la sala “Ettore Fagioli” dell’ <strong>Or<strong>di</strong>ne</strong><strong>degli</strong> <strong>Architetti</strong> <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>, il Seminario -Incontro, avente come tema l’illustrazionedei fenomeni inerenti alla emissione <strong>di</strong> ondeelettro magnetiche, meglio conosciutecome “Elettrosmog”.Il convegno si è posto come obiettivo l’illustrazionedelle problematiche concernentialle normative vigenti, ai criteri <strong>di</strong> rilevamentodei fenomeni, alle misure <strong>di</strong> tutelada attuarsi in presenza <strong>di</strong> emissioni scaturiteda fonti in bassa ed alta frequenza.Il Consigliere dell’<strong>Or<strong>di</strong>ne</strong>, Arch. LorellaPolo, a nome del Presidente, nel porgere isaluti al Seminario, ha auspicato che tale occasionepossa costituire il momento iniziale<strong>di</strong> una serie successiva <strong>di</strong> incontri, atti acoinvolgere gli iscritti sul piano <strong>della</strong> sensibilizzazionee dell’aggiornamento professionale,per questo tema quanto mai attuale.Il dott. Giuseppe Castellarin - Igienista -Me<strong>di</strong>co Legale, Amm.re <strong>della</strong> soc. Plannings.r.l. <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>, ha descritto gli aspettisanitari conseguenti alla esposizione dei fenomeniprodotti dalle ra<strong>di</strong>azioni non ionizzanti,soffermandosi alla citazione <strong>di</strong>stu<strong>di</strong> internazionali che ne hanno valutatogli effetti deleteri sulla popolazione.Tali elementi, sud<strong>di</strong>visibili in manifestazionieffettive e principi <strong>di</strong> tutela, sono allabase dei contenuti <strong>di</strong> cui alla L. 36/01 dettaLegge Quadro.I funzionari dell’ARPAV - Dott.ssa Poli eDott. Vassanelli - hanno illustrato le competenzedell’Ente, rapportandole alla normativaregionale vigente, descrivendone l’operativitàme<strong>di</strong>ante mappatura cartograficaregionale delle fonti potenzialmente inquinanti,sviluppata con il Progetto Etere.Particolare attenzione è stata de<strong>di</strong>cata allalettura dei fenomeni provocati dallaemissione delle ra<strong>di</strong>azioni elettromagnetichealla macro scala territoriale.L’arch. Mauro Felice - Direttore Tecnico<strong>della</strong> Soc. Planning ha illustrato le implicazioniin materia urbanistica ed e<strong>di</strong>lizia chescaturiscono dalla normativa vigente inmateria, illustrando delle esemplificazione<strong>di</strong> misurazioni strumentali eseguite in bassafrequenza con gli stessi protocolli ARPAV.Facendo riferimento all’entrata in vigore<strong>della</strong> Circolare Regione Veneto del31.05.2002, sono state descritte le risultanzeche, superando i limiti tabellari imposti dallenorme precedenti, tendono a legittimarel’in<strong>di</strong>viduazione puntuale del valore <strong>di</strong> 0,2microtesla quale “obiettivo <strong>di</strong> qualità.”Il dott. Simone Ugo Urso <strong>della</strong> Soc.Sampling s.r.l. <strong>di</strong> Bologna - Società leadernazionale del settore - ha illustrato ulterioriesemplificazioni <strong>di</strong> rilevamenti e quantificazionedelle misure in regime <strong>di</strong> alta frequenza.Sono stati illustrati graficamente i <strong>di</strong>mensionamentidelle emissioni riferiti adun intorno urbanizzato, con specifico riferimentoalle sagome <strong>degli</strong> e<strong>di</strong>fici attigui alposizionamento <strong>della</strong> fonte.Inoltre sono stati descritti gli specificistrumenti <strong>di</strong> rilevamento con stazioni permanentiremotizzate, <strong>di</strong>stribuiti dalla soc.Sampling s.r.l., che consentono un costantee puntuale monitoraggio dei fenomeni inquinantinei <strong>di</strong>versi siti, con possibilità <strong>di</strong>controllo e restituzione dei report in<strong>di</strong>cantiquantità e qualità dei dati.Il sig. Giorgio Apolloni <strong>della</strong> Soc. Index<strong>di</strong> S.Giovanni Lupatoto (VR), ha messo a<strong>di</strong>sposizione dei convenuti una documentazionerecentemente e<strong>di</strong>ta dalla stessa, sottoforma <strong>di</strong> CD Rom contenente unsoftware <strong>di</strong> agevole consultazione atto allacompilazione <strong>di</strong> capitolati tecnici utilizzantiprodotti Index, nelle varie fenomenologiee<strong>di</strong>lizie.Tra questi prodotti si sottolinea la presenza<strong>di</strong> particolari materiali recentementestu<strong>di</strong>ati allo scopo <strong>di</strong> abbattere in modo rilevantei fenomeni <strong>di</strong> inquinamento elettromagneticoin alta frequenza, me<strong>di</strong>anteuna loro corretta applicazione costituendoneuna reale barriera protettiva.Il Convegno si è concluso con un <strong>di</strong>battitoper sod<strong>di</strong>sfare alcune richieste <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mentotematico da parte dei convenuti,rimandando ad una prossima occasionela riproposizione delle problematicheinerenti all”Elettrosmog” alla luce delloscenario normativo nazionale attualmente“fluido”, in attesa <strong>della</strong> emanazione dei DecretiApplicativi <strong>della</strong> L. 36/01.22architetti verona - n° <strong>61</strong>


vetro strutturaleil caso dell’hotel ararat-hyatt a moscalaurascarsiniCommittente:Concern Lusine - Restoration& Construction6/2 Ivarskoja St. Moscow103009 RussiaProgettista:ing. Lucio BonafedeRiv. A. Mussato 3335139 PadovaFornitura vetro:Sunglass s.r.l.Villafranca Padovana,PadovaFornitura Carpenteria Metallica:Torresin CarpenterieMetalliche s.r.l.Limena, PadovaIntervento:Copertura hall <strong>di</strong> un hotelin vetro curvo e acciaiosuperficie circa 740 mqLocalità:Mosca - RussiaCronologia:2000-2002▲ In alto: lastra in vetro curvoSeguendo gli sviluppi registrati nella tecnologiadel vetro strutturale, nelle sue molteplicivarianti e possibilità applicative, sianel campo delle costruzioni che in altri settori,ci si accorge che tale materiale costituisceuno dei riferimenti materici più fortiattorno al quale sono stati incentrati, ormaida tempo, gli orientamenti progettuali delleprincipali architetture <strong>di</strong> riferimento.Basta scorrere in rassegna una pubblicazione<strong>di</strong> architettura contemporanea perrendersi conto <strong>di</strong> quanto caratterizzantesia <strong>di</strong>ventato tale materiale, non solo dalpunto <strong>di</strong> vista formale ed espressivo, maanche nelle sue implicazioni tecnologicheproduttive.Soprattutto nelle applicazioni <strong>di</strong> tipostrutturale, è possibile sfruttarne le sue dotiintrinsiche, caratterizzate dall’elevata resistenzaa trazione, per farne non più sempliceelemento decorativo o trasparente allaluce, ma ad<strong>di</strong>rittura nodo funzionale attornoal quale far ruotare la concezione delfunzionamento statico <strong>di</strong> parti importantidell’e<strong>di</strong>ficio.L’atteggiamento nei confronti del vetrosi sta sempre più allontanando dal concetto<strong>di</strong> semplice semilavorato per sfociaredefinitivamente nell’idea <strong>di</strong> materialecomposito, in grado <strong>di</strong> offrire enormi possibilità<strong>di</strong> elaborazione e trasformazione.Si sviluppano stu<strong>di</strong> sul materiale per otteneresistemi complessi, oppure si ricercanomo<strong>di</strong> <strong>di</strong> abbinare il vetro a materiali <strong>di</strong>versiin una combinazione sinergica dellerispettive funzioni strutturali.In particolare l’affinamento delle tecnologieproduttive ha progressivamente messoa <strong>di</strong>sposizione dei progettisti, <strong>di</strong>verseopportunità <strong>di</strong> curvature e grosse possibilità<strong>di</strong> sviluppo superficiale.Per quanto riguarda invece le modalità<strong>di</strong> abbinamento strutturale del vetro conaltri materiali, da segnalare sicuramente inotevoli traguar<strong>di</strong> in termini prestazionalie <strong>di</strong> affidabilità raggiunti in combinazionecon le strutture metalliche.Essendo vasto e molteplice il tema datrattare, e quin<strong>di</strong> non esauribile in pochecolonne redazionali, si cercherà <strong>di</strong> offrireai lettori interessanti spunti <strong>di</strong> riflessionetecnologica ed architettonica attraversol’illustrazione <strong>di</strong> un caso concreto.Hotel Ararat-HyattNel 2000 la società Sunglass s.r.l. <strong>di</strong> VillafrancaPadovana (PD) congiuntamenteallo Stu<strong>di</strong>o Bonafede <strong>di</strong> Padova, hanno ottenutol’incarico <strong>di</strong> progettare e realizzareuna porzione <strong>della</strong> copertura <strong>di</strong> uno deipiù importanti alberghi <strong>di</strong> Mosca, ubicatonelle vicinanze del teatro Bolscioi e visibiledalla Piazza Rossa.L’opera realizzata consiste nella coperturain vetro curvo e acciaio <strong>di</strong> un grande cave<strong>di</strong>oche costituisce la hall dell’albergo enella realizzazione <strong>di</strong> un giar<strong>di</strong>no d’invernoal piano <strong>di</strong> copertura; successivamenteè stato progettato e realizzato anche partedell’arredo <strong>della</strong> hall (parapetti, scale e colonne)sempre in acciaio e vetro curvo.L’operazione nasce da una richiesta <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>segno<strong>di</strong> una parte <strong>della</strong> copertura dell’HotelArarat-Hyatt <strong>di</strong> Mosca, con unaserie <strong>di</strong> vincoli progettuali estremamenteprecisi. Si richiedeva principalmente che lacopertura dovesse essere trasparente, chegarantisse un adeguato isolamento termico(sbalzi <strong>di</strong> temperatura da -40° a +40°) esoprattutto che avesse delle caratteristichestrutturali tali da sopportare carichi <strong>di</strong> nevemolto elevati (almeno 500 kg al mq).La copertura, inoltre, doveva esprimereun contenuto formale importante al fine<strong>di</strong> garantire sia un effetto scenico dall’interno,poiché <strong>di</strong> fatto risultava essere l’elemento<strong>di</strong> chiusura <strong>della</strong> hall, sia assumereun ruolo estremamente <strong>di</strong>screto dall’esternoin quanto molto visibile dalla PiazzaRossa. Infine un fattore importante era legatoai tempi <strong>di</strong> ingegnerizzazione e <strong>di</strong> esecuzione,che dovevano essere estremamenteridotti.Partendo da queste premesse sono stateelaborate <strong>di</strong>verse ipotesi progettuali, sottoposteal team russo <strong>di</strong> architetti che hacoor<strong>di</strong>nato il progetto generale dell’albergo.La soluzione finale scelta consiste in unprogetto abbastanza semplice dal punto <strong>di</strong>vista strutturale, ma più impegnativo dalpunto <strong>di</strong> vista costruttivo, soprattutto perquanto riguarda la definizione progettuale24architetti verona - n° <strong>61</strong>Vista interna hotel hararat-hyatt


∂∑e tecnologica <strong>degli</strong> elementi in vetro curvo,adottati nella superficie interna.L’idea <strong>di</strong> usare due <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong>lastre <strong>di</strong> vetro (piano per la parte esterna ecurvo per la parte interna) vede un cambiamento<strong>della</strong> funzione inizialmente prevista:da semplice copertura a elementotecnologico, con funzioni <strong>di</strong> isolamentotermico, <strong>di</strong> arredo, quasi una sorta <strong>di</strong> grande“lampadario-coperchio”, con elementi<strong>di</strong> base apparentemente fuori scala.La chiusura completa del volume compresotra la struttura reticolare in acciaioesterna e l’elemento interno in vetro curvo,attraverso l’ausilio <strong>di</strong> lastre in vetrocamera,ha permesso <strong>di</strong> introdurre all’interno<strong>di</strong> questo spazio un sistema <strong>di</strong> trattamentodell’aria, finalizzato ad eliminareeventuali fenomeni <strong>di</strong> condensa ed haconsentito <strong>di</strong> ottenere un sensibile miglioramentodelle prestazioni complessive delpacchetto copertura per quanto riguardal’isolamento termico.La luce, sia naturale che artificiale, assumeall’interno del progetto un ruolo rilevante.La soluzione progettuale proposta,rende “viva” la copertura in ogni ora delgiorno attraverso il movimento ondulato<strong>della</strong> superficie vetrata inferiore. Tale ondulazioneconsente <strong>di</strong> catturare sia i segnaliluminosi provenienti dall’interno, siaquelli riflessi dallo spazio interno.L’uso del vetro curvo ricorre anche nell’ideazionedelle balaustre aggettanti ai vari∏piani, sottolineando ulteriormente l’ideadel movimento che sta alla base del progetto<strong>della</strong> copertura e creando, attraversola <strong>di</strong>ssoluzione delle limitazioni spazialiverticali, uno spazio centrale estremamenteluminoso.Il vetro <strong>di</strong>venta “il materiale prezioso” checonsente <strong>di</strong> enfatizzare lo spazio centrale<strong>della</strong> hall attraverso la <strong>di</strong>ffusione, riflessioneo deviazione <strong>della</strong> luce. Lo sguardo del visitatoresia che si trovi all’entrata <strong>della</strong> hall oche si affacci dalle balaustre dei vari pianiviene guidato ad una lettura verticale unitariadello spazio, verso l’alto, in una ricerca<strong>di</strong> relazione tra esterno e interno.In un clima estremamente rigido, comequello locale, la creazione <strong>di</strong> uno spazio internoaccogliente e luminoso ha trovatosin da subito il gra<strong>di</strong>mento <strong>della</strong> committenzae dei primi ospiti <strong>della</strong> struttura ricettivariuscendo anche a far percepire agliutilizzatori dell’hotel l’articolazione <strong>degli</strong>spazi, la complessità, la ricercatezza deiparticolari e infine la professionalità del lavoroitaliano.Caratteristiche tecnicheL’intervento ha interessato una superficievetrata dell’intera copertura <strong>della</strong> hallpari a 740 mq.La struttura principale <strong>di</strong> copertura <strong>della</strong>hall è costituita da una struttura reticolarein elementi tubolari <strong>di</strong> acciaio che fungonoanche da sostegno al sottostante controsoffittoin vetro curvo.Il carico massimo atteso sulla copertura,dovuto alla somma del peso proprio,dei carichi permanenti, del carico <strong>della</strong>neve e del vento è pari a 500 Kg/m2.Questo si traduce in un carico lineare suglielementi tubolari <strong>di</strong> 1.50 x 500 = 750Kg/m, avendo un interasse pari a 1.50 traquesti elementi.Tali valori <strong>di</strong> sollecitazione sono impostidal clima locale. La struttura, infatti,nel corso <strong>della</strong> sua vita sarà sottoposta acon<strong>di</strong>zioni climatiche variabili da -40° Ca + 40° C, dovute proprio alla posizionegeografica.Il carico gravante sulle travi <strong>di</strong> sostegno<strong>degli</strong> elementi tubolari è variabile da puntoa punto, poiché è in funzione del caricotrasferito dagli elementi tubolari stessi.Le lastre <strong>di</strong> vetro curvo, ottenute daun’unica colata, hanno una <strong>di</strong>mensione<strong>di</strong> 1.50 x 3.00 mt, con doppia curvatura,e sono state collocate in opera a 35 metri<strong>di</strong> altezza.Essendo questi elementi non <strong>di</strong> produzionestandard, hanno richiesto unafase preventiva <strong>di</strong> sperimentazione in officinaper riuscire ad ottenere la qualitàdesiderata.ªπ∫Didascalie:1• Vista interna al piano sottotetto,in fase <strong>di</strong> costruzione2• Prova in officina <strong>della</strong> lastracurvata3• Vista interna del controsoffitto alastre in vetro curvo4• Particolare del percorso esternosul tetto, in fase <strong>di</strong> costruzione5• Sistema <strong>di</strong> aggancio <strong>della</strong> lastra<strong>di</strong> vetro alla struttura <strong>di</strong> acciaio6• Sezione costruttiva <strong>della</strong>copertura7• Particolare del sistema <strong>di</strong> fissaggio<strong>della</strong> lastraarchitetti verona - n° <strong>61</strong>º


steven holl architettonote <strong>di</strong> visita alla mostrastrinse Holl a cambiare completamente leproprie aspettative. Decise <strong>di</strong> trasferirsi aSan Francisco dove intraprese, per un paiod’anni, alcune collaborazioni presso varistu<strong>di</strong>. La più significativa fu forse quellasvolta presso Lawrence Halprin, un paesaggistache Holl ammirava per la tenaciae la convinzione delle proprie idee. “Halprin- ricorda Holl in una recente intervista- ruppe gli schemi perché era più interessatodall’Idea che dalla necessità <strong>di</strong> inserirlain una corrente <strong>di</strong> pensiero”. Era il1975. È in questi anni che l’Idea, nellateoria <strong>di</strong> Steven Holl, <strong>di</strong>viene il fondamentodel progetto. Secondo Holl, infatti,quando si dà inizio ad un progetto, siinizia in modo molto meto<strong>di</strong>co: si stabilisceun programma dei lavori, una pianificazionedelle necessità, si visita il sito facendocontinui sopralluoghi e si dà spazioalla creatività articolata in <strong>di</strong>fferenti formee prospettive. E tutto questo è finalizzatoa fissare nella mente un substrato in<strong>di</strong>spensabileper articolare il proprio lavoro.Tuttavia, in questa fase non c’è solo unmero proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> acquisizione deidati. È proprio in questa fase che si dà originead una idea. Anzi ad una serie <strong>di</strong>idee. Ed è infatti questo, per Steven Holl,l’atto creativo dell’architetto: “il senso <strong>di</strong>un lavoro progettuale emerge quando sitrova il modo <strong>di</strong> mettere in collegamentotutte le singole idee. Poi il progetto prendevita ed è questo il momento più eccitante:quando questa combinazione <strong>di</strong>pragmatismi e soggettivismi si fondonoinsieme, armonicamente”.Per Steven Holl, ogni progetto è <strong>di</strong>fferente:alcuni possono impiegare un paio<strong>di</strong> settimane per venire alla luce, altri- comenel caso <strong>della</strong> Stretto House a Dallas o<strong>della</strong> casa Berkowitz-Odgis a Martha’s Vineyard-, possono impiegare anche più <strong>di</strong>sei mesi semplicemente per sviluppare unconcetto. Ma questo atto “ideativo” inizialenon può e non deve mai essere unaspetto da sottostimare. Nel caso <strong>della</strong>Stretto House, ad esempio, Holl si trovavaa dover costruire una residenza per un riccocollezionista d’arte cui serviva una <strong>di</strong>moraall’altezza dei contenuti. Era pertantofacile prendere il lotto e <strong>di</strong>videre varisettori per poi comporli, ma dov’è il significatodell’idea in tutto questo: “Se in unprogetto, c’è la possibilità <strong>di</strong> scorporarnealcune parti, che fine fa l’atto creativo iniziale,l’idea che lo ha generato. Significache non c’è un significato in quel progetto.Può essere magari una composizioneinteressante, ma non è né più e né menointeressante <strong>di</strong> un puzzle”.Alla luce <strong>di</strong> quanto descritto, l’opera <strong>di</strong>Steve Holl, che spesso è stata superficialfedericocastagnanicolacacciatoriBasilica Palla<strong>di</strong>ana,settembre/<strong>di</strong>cembre 2002L’appuntamento annuale presso la BasilicaPalla<strong>di</strong>ana ha come protagonista unodei più originali protagonisti dell’architetturacontemporanea. Steven Holl cogliecon entusiasmo l’invito e la sfida che l’associazioneculturale Abaco ormai da annipropone a gran<strong>di</strong> architetti contemporanei.Infatti dopo Tadao Ando, Gambettied Isola, Sverre Fehn, Oswald M. Ungerse Toyo Ito anche Holl accetta <strong>di</strong> allestireuna propria mostra in questo grande spazioPalla<strong>di</strong>ano. Questa è la caratteristica <strong>di</strong>queste mostre, lasciare all’architetto liberoarbitrio sulla scelta dei progetti da esporree soprattutto progettare l’allestimento.Questa è la vera sfida, l’invitato si trova a<strong>di</strong>alogare con lo spazio palla<strong>di</strong>ano attraversola propria architettura e l’allestimento<strong>della</strong> mostra stessa.L’architetto americano ha così selezionatoventi delle sue opere più significative,esposte su supporti da lui progettatiper questa occasione, che ricordano lastruttura <strong>della</strong> casa dello studente per ilcampus del Massachussets Institute ofTecnology, <strong>di</strong>segnando un percorso cheoccupa la metà circa <strong>della</strong> superficie <strong>della</strong>Basilica. Un ampio spazio vuoto, che ricordail deserto, la solitu<strong>di</strong>ne, la riflessione,separa questi “tralicci” dalla costruzione,in scala uno ad uno, <strong>della</strong> TurbolenceHouse. Tale e<strong>di</strong>ficio è la presenza <strong>di</strong> maggiorrichiamo <strong>della</strong> mostra, nella porzioneterminale <strong>della</strong> Basilica, progettato daHoll per l’artista Richard Tutle, sorgerà adUbique in una zona desertica nel NewMexico. La casa in alluminio e all’interno<strong>della</strong> quale, in quest’occasione, è stata ricavatauna sala per la proiezione <strong>di</strong> un video,è prefabbricata ed è stata trasportataa Vicenza <strong>di</strong>rettamente dagli Stati Unitied al termine <strong>della</strong> mostra verrà completatapresso un parco <strong>di</strong> una <strong>di</strong>tta a Schio.Concepita come un’entità autonoma,capace <strong>di</strong> garantire con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> vita accettabiliin sito desertico, autosufficienteda un punto <strong>di</strong> vista energetico, dotata <strong>di</strong>un sistema <strong>di</strong> aperture che consentirà allaventilazione naturale <strong>di</strong> assicurarne l’impiegononostante i rigori del clima, la TurbolenceHouse rappresenta una sorta <strong>di</strong>manifesto <strong>di</strong> quanto, con il suo lavoro,Holl ha tentato <strong>di</strong> realizzare nel corso <strong>della</strong>sua carriera e dei significati ideologiciche, attualmente, attribuisce alla praticadell’architettura.Steven Holl nasce a Bremerton, nellostato <strong>di</strong> Washington nel 1947 e dopo glistu<strong>di</strong> superiori si iscrive alla facoltà <strong>di</strong> architettura<strong>di</strong> Seattle. Dopo un approccioiniziale piuttosto anonimo con l’Accademia,Holl segue le lezioni del professorHerman Pundt, autore del libroSchinkel’s Berlin. Pundt, sosteneva che lastoria dell’architettura doveva essere stu<strong>di</strong>atasolamente attraverso quattro gran<strong>di</strong>figure: Brunelleschi, Schinkel, Sullivan eWright. Questo tipo <strong>di</strong> preparazione,schematica e stratiforme, fu senza dubbioapprofon<strong>di</strong>ta, ma decisamente incompletaal punto che, come lui stesso ama ricordare,sentì parlare <strong>di</strong> Le Corbusier solamentedopo la laurea. Fu così che per ovviare aqueste mancanze e per saziare una curiositàirrime<strong>di</strong>abilmente destata, decise <strong>di</strong>trasferirsi a Roma prendendo in affitto unappartamento, privo <strong>di</strong> finestre, <strong>di</strong>etro alPantheon. La sua nuova abitazione, gli<strong>di</strong>ede la possibilità <strong>di</strong> alzarsi ogni mattino,per sei mesi consecutivi, e recarsi al tempioromano per guardare il cerchio <strong>di</strong> lucegenerato dal sole all’interno <strong>della</strong> cupola. Igiochi luce e i chiaroscuri capitolini, rimarrannoin maniera indelebile nella memoria<strong>di</strong> Steven Holl ed è facile leggernela presenza in tutte le sue opere. Per StevenHoll l’effetto <strong>di</strong> luce è una componenteestremamente interessante. Anchenelle rappresentazioni grafiche, tutte adacquerello, la ricerca del volume delineatodalla luce è un punto <strong>di</strong> partenza per isuoi progetti.Dopo Roma, Holl, torna negli StatiUniti frequentando gli ambienti <strong>della</strong> EastCost. In Pennsilvanya incontrò LouisKahn e decise <strong>di</strong> iscriversi ad un masterper iniziare la pratica presso il suo stu<strong>di</strong>o.Purtroppo l’incre<strong>di</strong>bile scomparsa nellaPenn Station del maggiore esponente dell’architetturaamericana del momento, co-28architetti verona - n° <strong>61</strong>architetti verona - n° <strong>61</strong> 29


mente avvicinata alla ricerca decostruttivista,<strong>di</strong>venta quasi un’esegesi illuminista,anche se è innegabile la reminiscenza dellesottrazioni <strong>di</strong> volumi, ricorrenti in quasitutte le sue opere.In realtà Holl sostiene che è pur veroche si è tentato <strong>di</strong> decostruire, <strong>di</strong> frammentaread infinitum e che la sua attivitànon si è estraniata da questa ricerca, tuttaviaquello <strong>di</strong> cui ora sente il bisogno, èuna filosofia che aiuti a mettere le cose assieme,allontanandosi dagli stereotipi edalle esigenze <strong>di</strong> autopromozione, appannaggiodello sviluppo dell’idea. Continuandola lieson filosofica, si potrebbe <strong>di</strong>reche l’architettura <strong>di</strong> Steven Holl si èevoluta in un processo Idealistico, legataal valore <strong>della</strong> totalità.Ad oggi Steven Holl è docente <strong>della</strong>Graduate School of Architecture <strong>della</strong> ColumbiaUniversity e ha tenuto corsi pressovari altri istituti, fra cui l’università <strong>di</strong> Washingtona Seattle, il Pratt institute <strong>di</strong> NewYork e l’università <strong>della</strong> Pennsylvania.I suoi lavori sono stati esposti, fra l’altro,al Museum of Modern Art e alWalker Art Center <strong>di</strong> Minneapolis. Nel1993, lo stu<strong>di</strong>o Steven Holl Architects havinto il primo premio al concorso per larealizzazione <strong>di</strong> un museo d’arte contemporaneaa Helsinki; l’e<strong>di</strong>ficio è stato inauguratonel maggio 1998. Un altro concorsovinto da Holl è stato quello per l’ampliamentodel Cranbrook Institute ofScience a Bloomfield Hills, nel Michigan,ultimato nel 1999.Fra gli altri progetti maggiori, figuranola villa Texas Sterro House a Dallas(1992), il complesso residenziale aMakuhari in Giappone (1995), la cappella<strong>di</strong> St. Ignatius dell’università <strong>di</strong> Seattle(1995), il Pa<strong>di</strong>glione per conferenze <strong>di</strong>Amsterdam (2000), e l’art Museum <strong>di</strong>Bellevue (2001).Attualmente è impegnato nella realizzazionedel College of Architecture and LandscapeArchitecture dell’università del Minnesota,del museo Knut Hamsun <strong>di</strong> Hamaroy,in Norvegia, e del Mit 2000, una nuovacasa dello studente per il campus delMassachusetts Institute of Technology.Dalla Città al Deserto:densità nel paesaggioI fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione, sviluppo incontrollatoe <strong>di</strong> conseguente entropia nelpaesaggio, nel clima e nell’habitat naturale,sono analizzati in questa mostra attraversola contrapposizione tra una serie <strong>di</strong>progetti urbani e una casa rurale nel deserto.Tra la densità <strong>degli</strong> agglomerati urbanie l’isolamento <strong>della</strong> casa rurale prendeforma la riformulazione <strong>di</strong> un paesaggionaturale protetto. La sfida posta allacittà, contenere la propria espansione incontrollatae ripristinare il verde nelle fasciea<strong>di</strong>acenti, è analoga a quella <strong>della</strong> casarurale, sorvegliare l’ambiente naturale chela circonda.I progetti qui esposti, articolati a partireda un punto <strong>di</strong> vista fenomenologico,rappresentano quin<strong>di</strong>ci anni <strong>di</strong> lavoro voltoa definire una nuova architettura urbanae nuove concezioni per le città periferichead alta densità abitativa. Le proposte<strong>della</strong> serie de<strong>di</strong>cata ai limiti <strong>della</strong> città -Edge of the City - sono sviluppate in primoluogo dal punto <strong>di</strong> vista del paesaggio,che guarda verso la città; sono elaborate intermini interni e spaziali, prima che <strong>di</strong>proiezione planimetrica. Questi spazi sonoil frutto <strong>di</strong> una nuova posizione insitanello spessore - come lo definisce M.M.Ponty - che separa il soggetto percettoredal campo spaziale costruito. La permeabilitàstratificata delle pareti trasversali<strong>della</strong> mostra, nel campo aperto, è contrappostaalla casa solitaria. La cos truzione,composta da 32 elementi prefabbricatime<strong>di</strong>ante proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong>gitale - l’involucroqui presentato è in scala 1:1 - saràinstallata in due giorni su una mesa <strong>di</strong> 50acri ad Abique, nel deserto del New Mexico(USA). La “Turbulence House” si sviluppaattorno ad un vuoto, riparato dallaluce, che i venti del deserto possono attraversare.L’abitazione, dotata <strong>di</strong> impianto aenergia solare per la produzione <strong>di</strong> elettricitàe <strong>di</strong> una cisterna per la raccolta dell’acquapiovana, ha un profilo che sbucadal terreno come se fosse la punta immaginaria<strong>di</strong> un iceberg che nasconde unamassa assai più consistente.Tanto alla scala del paesaggio rurale,sorvegliato da una casa solitaria, che allascala urbana <strong>di</strong> densi frammenti <strong>di</strong> città,nell’architettura può essere concretizzatauna visione più ampia <strong>della</strong> società e delpianeta. Immaginiamo una nuova architetturache affronti le questioni urgenti,provocando una risposta poetica. Ciò acui puntiamo, dunque, non è solo una soluzioneai problemi ambientali.Ogni luogo in cui si costruisce è unaporzione sacra <strong>della</strong> terra; l’architettura èl’arte che lega natura e società.30architetti verona - n° <strong>61</strong>


▲ Text-city, alla urbanizzazioneviene a sostituirsi lacommutazione.(Fotogramma tratto dal filmHackers, 1995, <strong>di</strong>retto da IainSoftley).▼ È l’electric-grid e non l’involucro<strong>della</strong> pietra che ci dà la nuovaimmagine <strong>della</strong> città visibile...(Lewis Munford: la città nellastoria, 1962 - Fotogramma dalfilm “The matrix”,1999, <strong>di</strong> Andye Larry Wachoski)l’ere<strong>di</strong>tà dei futuristiconsiderazioni a margine <strong>di</strong> una mostragiovanni-eliaperbelliniIl rinnovato interesse <strong>della</strong> città <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>manifestato attraverso una retrospettiva,Futurismi a <strong>Verona</strong> e <strong>Verona</strong>Futurista, su quei protagonisti veronesi everso quel momento <strong>della</strong> storia che haprodotto un movimento che, partendodalla tensione artistica del cubismo francese,si è spinto a riconsiderare ogniaspetto del vivere quoti<strong>di</strong>ano alla luce<strong>della</strong> nuova estetica che nasceva dallapropulsione del mezzo meccanico e <strong>della</strong>macchina come simboli <strong>di</strong> una nuova emigliore società 1 .Osservare questa stagione artistica miha stimolato a rileggere questo nostrotempo come la concretizzazione delleaspettative <strong>degli</strong> artisti del futurismo emi ha spinto a riflettere sulle posizioni<strong>di</strong> alcune tendenze artistiche contemporaneeche vedono nella “macchina computer”il mezzo ed il fine creativo <strong>di</strong> unanuova operatività artistica.Le moderne tecnologie <strong>di</strong> comunicazionetrasferiscono su un altro piano il nostrorapporto con la realtà. In questo contestoanche l’architettura si è preoccupata <strong>di</strong> rileggerela rivoluzione elettro-telematica alfine <strong>di</strong> generare una nuova estetica.Nel suo agire l’architetto trova il supporto<strong>di</strong> tecnologie che gli permettano unmaggiore controllo dell’opera, dalla fasedell’atto creativo fino all’esecuzione, questotipo <strong>di</strong> approccio tende a ibridare l’agirearchitettonico che avviene in una <strong>di</strong>mensioneche me<strong>di</strong>a il reale con il virtuale.Non si tratta <strong>di</strong> una sostanziale mo<strong>di</strong>ficazione,ma piuttosto <strong>di</strong> un arricchimentodel concetto <strong>di</strong> spazio fisico incui gli utenti per il momento si muovono,come se le strade e le piazze che finoal giorno prima essi stessi avevano percorsoe visitato fossero solo la proiezionetri<strong>di</strong>mensionale <strong>di</strong> uno spazio pluri<strong>di</strong>mensionale,che annovera fra le propriecoor<strong>di</strong>nate quelle <strong>di</strong>mensionali e anchequelle concettuali.Il proce<strong>di</strong>mento è estensibile dal cucchiaioalla città e nel caso <strong>di</strong> quest’ultimaessa <strong>di</strong>viene l’immagine <strong>di</strong> quel regolaregroviglio <strong>di</strong> linee metalliche e circuitiintegrati, resistenze, condensatori etransistor che si trova nella piastra madredel computer che la ha generata.Pren<strong>di</strong>amo ad esempio la considerazione<strong>di</strong> A. Sant’ Elia sulla città futurista:“[...] Noi dobbiamo inventare e fabbricarela città futurista simile ad un immensocantiere tumulitante, agile, mobile,<strong>di</strong>namico in ogni sua parte, la casafuturista simile ad una macchina gigantesca[...] “ e aggiorniamola all’oggi!Ebbene: il Cyberspazio è oggi l’immagine<strong>della</strong> città futurista.Il flusso elettronico, <strong>di</strong>venuto flussodelle informazioni, è alimentato dal movimento<strong>degli</strong> utenti, in grado <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficarlonel suo <strong>di</strong>venire.Il principio dell’interazione è resopossibile dall’interfaccia, cioè da quell’attivitàche permette <strong>di</strong> relazionare piùinsiemi genealogici <strong>di</strong>fferenti, non sitratta <strong>di</strong> semplice accoppiamento, ma<strong>della</strong> trasformazione e <strong>della</strong> traduzionedei significati iniziali in dati spaziali eviceversa.In una rete socio-tecnica, come in unipertesto, ogni nuovo legame ricomponela configurazione semantica <strong>della</strong> zona<strong>della</strong> rete in cui si annoda 2 .Ma quanto più sconvolge è il principioche accomuna il futurismo, <strong>di</strong> originecubista, alla moderna tecnologia <strong>di</strong>co<strong>di</strong>ficazione <strong>degli</strong> impulsi elettrici checostituiscano i “dati” ovvero la materia<strong>di</strong> cui è fatto il virtuale.La lucida lettura <strong>della</strong> realtà <strong>di</strong>namicaè ben espressa dalla <strong>di</strong>fferenzialità fotogrammicadelle pitture futuriste tese aimpressionare il movimento, quin<strong>di</strong> ilconcetto dello scorrere del tempo comecoor<strong>di</strong>nata <strong>di</strong>mensionale, su <strong>di</strong> un supportoche fino ad allora aveva al massimoaccolto tre <strong>di</strong>mensioni.Secondo Filippe Queau, l’immaginepuò essere generata per mezzo <strong>di</strong> operazionilinguistiche astratte 3 . Con il <strong>di</strong>gitaleormai l’immagine è <strong>di</strong>ventata unlinguaggio non in senso metaforico, manel senso stretto <strong>della</strong> parola. È questala rottura fondamentale in rapportocon le tecniche del passato. Una voltagenerato il co<strong>di</strong>ce sarà proprio l’utenteattraverso il suo rapporto con l’interfacciafigurale, a mo<strong>di</strong>ficare le manifestazionisensoriali che incontra sul suocammino 4 .Il numerico è una materia, se vogliamo,ma una materia pronta a subire tuttele metamorfosi, tutti gli avvolgimenti,tutte le deformazioni 5 .Miliar<strong>di</strong> <strong>di</strong> dati che viaggiano alla velocità<strong>della</strong> luce sotto forma <strong>di</strong> impulsiacceso/spento, 0/1, un flusso continuo<strong>di</strong> energia in transito da un nodo all’altro<strong>della</strong> rete apparentemente vicini mageodeticamente lontani. Il principioBooleano dalla sua valenza puramentelogica è <strong>di</strong>ventato fondamento etico <strong>di</strong>una umanità che ha fatto dell’informazione6 l’altra immagine <strong>della</strong> realtà.In una società, come quella che ci accingiamoa <strong>di</strong>ventare, che produce 7 forme<strong>di</strong> organizzazione sociale <strong>di</strong>pendentiin larga misura dalla comunicazione, allaurbanizzazione viene a sostituirsi lacommutazione 8 con le conseguenze spazialiche un’operazione del genere produce:cioè l’annullamento delle <strong>di</strong>stanzee la conseguente polverizzazione dei riferimentie <strong>degli</strong> inse<strong>di</strong>amenti.Il conseguente rapporto tra città realee virtuale, prefigurato da Munford 9 , <strong>di</strong>ventaun problema <strong>di</strong> attualità che quin<strong>di</strong>coinvolge gli inse<strong>di</strong>amenti umani inambito spaziale con legami che vannooltre la tri<strong>di</strong>mensionalità dello spazio figurativoa cui siamo abituati 10 .L’uomo non può che arricchirsi dallaconoscenza <strong>di</strong> nuove <strong>di</strong>mensioni spaziali,sempre che la conoscenza non sia priva<strong>della</strong> saggezza. Infatti la pressione me<strong>di</strong>atica,attraverso il flusso delle informazioni,fornisce all’uomo solo la conoscenza,ma non la capacità <strong>di</strong> <strong>di</strong>scernere,quin<strong>di</strong> la saggezza, trasformandolo innovello E<strong>di</strong>po.Ren<strong>di</strong>amoci conto che questa stradaha insito in sè un pericolo, la riduzione ela semplificazione modellistica del realeverso la generazione <strong>di</strong> un concreto falsoillusorio, portando ad una standar<strong>di</strong>zzazionedei comportamenti, dovuto all’impoverimentodel sistema sensorio, sorta<strong>di</strong> automazione cerebrale, scaturita daun over-drive sensoriale al bombardamento<strong>di</strong> informazioni, all’eccesso <strong>di</strong> comunicazioneed alla loro forma caotica,non gerarchizzata.Come doveva essere per l’epoca <strong>della</strong>macchina così nell’elettro-evo la tecnologiadeve essere <strong>di</strong>pendente dalle necessitàdell’essere umano e non un mezzoper sottometterlo.Gli inventori <strong>della</strong> rappresentazioneprospettica dello spazio sono creatorid’illusione e non imitatori, più o menoavveduti, del reale. Il nuovo spazio è unmisto <strong>di</strong> geometria e rappresentazionesimbolica, ove il sapere tecnico è al servizio<strong>di</strong> idee in<strong>di</strong>viduali e collettive 11 .Quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>viene necessario conferireuna valenza simbolica al virtuale 12 , chenon dovrebbe essere solo l’immaginesbia<strong>di</strong>ta del reale 13 , ma a sua volta dovrebbeessere in grado <strong>di</strong> suscitare nell’essereumano il ricordo ancestrale delproprio cammino attraverso la storia 14 .Dopo che la società <strong>della</strong> macchina haracchiuso l’in<strong>di</strong>viduo in cellule semprepiù asettiche e impermeabili, dopo chegli ha dato l’illusione <strong>di</strong> poter dominarele gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanze sempre però a <strong>di</strong>scapitodei suoi rapporti umani, le nuovetecnologie permettono ora <strong>di</strong> recuperarel’esperienza <strong>di</strong> tutti i giorni, soprattuttoquella urbana e metropolitana. Per LuigiPrestinenza Puglisi l’architettura nonè dunque astratta virtualità nè può essereridotta a canone <strong>di</strong> bellezza ideale. Èpiuttosto un pendolo che oscilla tra lapurezza e il caos, tra spazio come costruzionementale e spazio come puraesperienza... pertanto rivalutiamo glieventi progettando in funzione <strong>di</strong> essi;incrociando le funzioni, lavorando suiprogrammi, liberando i movimenti, giocandosulla plurisensorialità, trasgredendoaspettative culturali e meccanicheritualità 15 .▲ Antonio Sant’Elia, la cittàfuturista simile ad un immensocantiere tumulitante, agile, mobile,<strong>di</strong>namico in ogni sua parte. Ilnodo <strong>di</strong> comunicazione comemodello tipologico evoluto earchetipo delle contemporaneerealizzazioniBibliografia essenziale• AA.VV., Biblioteca del Moderno.Arte e architettura nei libri, dalla Sezessionalla Pop Art, Fondazione GalleriaGottardo, Lugano, 1991.• AA.VV., Dada l’arte <strong>della</strong> negazione,De Luca, Roma, 1994.• AA.VV., Dizionario universale <strong>della</strong>letteratura contemporanea, ArnoldoMondadori, Milano,1959-1963.• AA.VV., La rivoluzione e<strong>di</strong>toriale etipografica del futurismo, E<strong>di</strong>zioni DeLuca, Roma, 1996.• AA.VV., Futurismi a <strong>Verona</strong> a cura<strong>di</strong> G. Cortenova, C. Biasimi Selvaggi,Skira e<strong>di</strong>tore, Milano 2002.• AA.VV., Marinetti e il Futurismo aFirenze, De Luca, Roma, 1994.• AA.VV. <strong>Verona</strong> Futurista, E<strong>di</strong>zioniVita Nova, <strong>Verona</strong> 2002.• P. ANDERS, Envisioning Cyberspace,McGraw-Hill, New York1998.• G. 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• J. BAUDRILLARD, La société deconsommation, Denoël, Saint-Amand 1996.• S. DANESI, L. PATETTA, Il Razionalismoe l’architettura in Italiadurante il Fascismo, La Biennale <strong>di</strong>Venezia, Venezia, 1976.• G. DORFLES, Dal significato allescelte. Einau<strong>di</strong>, Torino 1965;Nuovi Riti Nuovi Miti. Einau<strong>di</strong>, Torino1973.• P. FRANCASTEL, Lo spazio figurativodal rinascimento ad oggi. Einau<strong>di</strong>,Torino 1957.• W. GISBON, Neuromancer. DelNord, Milano1984.• J. GLUSBERG, L’ultimo museo:musei fred<strong>di</strong> e cal<strong>di</strong>, vecchi e nuovi,immaginari e integrati. Sellerio, Palermo1983.• G. LISTA, Lo spettacolo futurista,Cantini, Firenze, 1989.• AA.VV., Prampolini dal Futurismoall’Informale, Carte Segrete, Roma,1992.• T. MALDONADO, Reale e virtuale.Feltrinelli, Milano 1992.• E. MARCONI, Spazio e linguaggio.Istituto Propaganda Libraria,Milano 1990.• L. MUNFORD, La città nella storia.E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Comunità, Vicenza1962.• F. NANTOIS, Lo stile informazionale:http://lucente.www.me<strong>di</strong>a.mit.edu• L. PIERRE, Les technologies del’intelligence. La Découverte, Paris1990; (trad. it. <strong>di</strong> Franco Berar<strong>di</strong>,Le tecnologie dell’intelligenza. Synergon,Bologna 1992).• L. PRESTINENZA PUGLISI,This is tomorrow: avanguar<strong>di</strong>e e architetturacontemporanea, Testo&Immagine,Torino 1999;Hyperchetcture. Spazi nell’età <strong>degli</strong>elettroni, Testo&Immagine, Torino1998.• G. SCALIA, La cultura italianadel ‘900 attraverso le riviste. VolumeIV: “Lacerba” - “La Voce” (1914 -1916), Einau<strong>di</strong>, Torino, 19<strong>61</strong>.• M. VERDONE, Teatro del tempofuturista, Lerici, Roma, 1969.• F.A. YATES, L’arte <strong>della</strong> memoria,Einau<strong>di</strong>, Torino 1972.Note:1• GIORGIO CORTENOVA, Futurismi a <strong>Verona</strong>, Skira e<strong>di</strong>tore, Milano 2002. “Oggi i manifesti che si accavallaronouno sull’altro possono indurre al sorriso. Ma non altrettanto può essere detto nei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> quel<strong>di</strong>sperato desiderio <strong>di</strong> resistere sulla piattaforma traballante <strong>di</strong> una spiritualità accesa e infuocata, quanto improbabilecome un tizzone senza speranza. Non altrettanto si può pensare <strong>di</strong> quell’incubo che tormentavaun’epoca ormai insonne e condannata a nuovi e traumatici naufragi.”2• PIERRE LÉVY, Les technologies de l’intelligence. La Découverte, Paris 1990 (trad. it. <strong>di</strong> Franco Berar<strong>di</strong>,Le tecnologie dell’intelligenza. Synergon, Bologna 1992).3• Secondo Philippe Quéau - scrittore <strong>di</strong> analisi estetiche e filosofiche nel campo delle immagini computerizzate,<strong>della</strong> realtà virtuale e del cyberspazio - la numerizzazione, in quanto trattamento <strong>di</strong>gitale dell’immagine, èla prima tappa <strong>di</strong> quella che lui definisce la rivoluzione virtuale.4• I calcolatori sono delle reti <strong>di</strong> interfacce aperte su connessioni nuove, impreve<strong>di</strong>bili, che possono trasformarera<strong>di</strong>calmente il loro significato ed il loro uso (PIERRE LÉVY, ibidem).5• PIERRE LÉVY, ibidem.6• La possibilità <strong>di</strong> registrazioni au<strong>di</strong>ovisive <strong>di</strong> avvenimenti politici, militari, sportivi ecc. ha esaltato il senso<strong>della</strong> contemporaneità e al tempo stesso quello <strong>della</strong> illusorietà dei dati storici… Si potrà <strong>di</strong>scutere anche quid’una oggettivazione o d’una oggettualizzazione dello spazio? O forse si vorrà riconoscere al nostro spazio unatemporalizzazione; come al tempo abbiamo attribuito una sorta <strong>di</strong> spazializzazione? Credo che questa secondaipotesi sia la più giusta. Se il tempo è risultato nella sua registrabilità e nella sua spen<strong>di</strong>bilità ridotto ad oggettoe ad<strong>di</strong>rittura ad oggetto spazializzato, ritengo che anche lo spazio si possa <strong>di</strong>re che è stato in un certo senso delpari oggettualizzato, anche in quei casi in cui andava riferito a elementi <strong>di</strong> dubbia spazializzazione, cosi dacreare una spazialità immaginaria… Un esempio <strong>di</strong> ciò si potrà trovare osservando alcuni aspetti delle più recentiricerche scientifiche. Anche senza avere una precisa conoscenza <strong>di</strong> tali esperimenti, credo <strong>di</strong> poter affermareche prove come quelle adottate nel caso <strong>di</strong> stu<strong>di</strong> attorno alla costituzione dell’atomo, alla struttura e alpercorso delle singole particelle subatomiche ecc. appaiono sempre stu<strong>di</strong>ate attraverso una proiezione dellestesse che permette <strong>di</strong> leggerne i risultati non in quanto tali ma per le tracce da esse lasciate (GILLO DOR-FLES, Ibidem, pag. 134).7• Il concetto <strong>di</strong> produzione è da associarsi strettamente a quello <strong>di</strong> consumo, in generale si può <strong>di</strong>re che il fine<strong>di</strong> razionalizzare la produzione è quello <strong>di</strong> massimizzarla in rapporto alle ven<strong>di</strong>te e quin<strong>di</strong> al consumo.Playtime o la paro<strong>di</strong>a dei servizi: superstruttura tentacolare che sorpassa lungamente la semplice funzionalità<strong>degli</strong> scambi sociali fino a costituire la filosofia ed il sistema dei valori <strong>della</strong> nostra società tecnocratica.Questoimmenso sistema vive nella più completa contrad<strong>di</strong>zione. Non solamente non sa mascherare la ferrea legge<strong>della</strong> società mercantili, la verità oggettiva dei rapporti sociali che è la concorrenza e la <strong>di</strong>stanza sociale crescentecon la promiscuità e la concentrazione dei rapporti urbani ed industriali, ma soprattutto la generalizzazionedell’astrazione del valore <strong>di</strong> scambio nella stessa quoti<strong>di</strong>anità ed anche nelle relazioni più personali.Ma questosistema a <strong>di</strong>spetto delle apparenze è lui stesso un sistema <strong>di</strong> produzione - produzione <strong>di</strong> comunicazioni, <strong>di</strong> relazioniumane e <strong>di</strong> servizi. Esso produce la socialità. (J. BAUDRILLARD, La société de consommation. Denoël,Saint-Amand 1996, pag. 257-58).8• Programmate una mappa per mostrare la frequenza <strong>degli</strong> scambi dati, ogni mille megabyte un singolo pixelsu uno schermo molto grande. Manhattan e Atalanta ardono <strong>di</strong> un bianco compatto. Poi cominciano a pulsare,la velocità del traffico minaccia <strong>di</strong> sovraccaricare la vostra simulazione. La vostra mappa sta per <strong>di</strong>ventareuna nova. Raffreddatela. Aumentate la scala. Ciascun pixel un milione <strong>di</strong> megabyte. A cento milioni <strong>di</strong> megabyteal secondo, cominciate a <strong>di</strong>stinguere certi isolati al centro <strong>di</strong> Manhattan, i contorni dei complessi industrialivecchi cent’anni che cingono il vecchio cuore <strong>di</strong> Atalanta…(WILLIAM GISBON,, Neuromancer. DelNord, Milano1984. Ibidem, pag. 57).9• LEWIS MUNFORD, La città nella storia. E<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> Comunità, Vicenza 1962.10• In altri termini: l’incre<strong>di</strong>bile accelerazione delle nostre possibilità motorie, l’aumento incessante del panoramacinetico che ci circonda, il verificarsi <strong>di</strong> esperienze fisiche che denotano la possibilità <strong>di</strong> superare la barrieradel tempo fisiologico e cronologico, ha fatto sì che questa stessa entità topo-cronologoca venisse a perdere lasua assolutezza e la sua stessa identità.Siamo <strong>di</strong>sposti ad accettare il verificarsi <strong>di</strong> fenomeni extratemporali, ead<strong>di</strong>rittura ad ammettere un’inversione e una obliterazione del tempo e del movimento.Non è escluso che anche<strong>di</strong> ciò si debba tenere conto in un futuro quadro dell’attività creativa, fantastica e percettiva dell’uomo enon è escluso che sin d’ora questi fenomeni rientrino nel novero <strong>di</strong> quelli che possono determinare una <strong>di</strong>versaWeltanschauung dell’umanità… (GILLO DORFLES, Ibidem, pag. 137).11• PIERRE FRANCASTEL, Lo spazio figurativo dal rinascimento ad oggi. Einau<strong>di</strong> 1957, pag. 59.12• A <strong>di</strong>fferenza del mondo che normalmente ci circonda, lo spazio <strong>di</strong>gitale e l’architettura sono delle realizzazioniumane. Mentre la natura è data, lo spazio <strong>di</strong>gitale e l’architettura sono costruiti per essere usati dall’uomo.Fino a tempi recenti lo spazio <strong>di</strong>gitale è servito come un surrogato dell’informazione testuale e numerica.Tuttavia la tendenza verso la spazializzazione nei sistemi <strong>di</strong>gitali implica il fatto che gli stessi ambienti elettronicipossano <strong>di</strong>ventare oggetto <strong>di</strong> una progettazione. Ma nello spazio <strong>di</strong>gitale niente è prestabilito. L’esperienzaspaziale è una scelta consapevole e richiede un investimento <strong>di</strong> forze e risorse (PETER ANDERS, EnvisioningCyberspace. McGraw-Hill, New York 1998).13• La vera natura <strong>degli</strong> ambienti on-line è ancora tutta da scoprire. Nel maturare, il cyberspace svilupperàdelle personali caratteristiche. Dobbiamo porre la massima attenzione nello scegliere i nostri modelli <strong>di</strong>sciplinari,altrimenti rischiamo <strong>di</strong> perdere la vera potenzialità del <strong>di</strong>gitale. Ma se è nostra intenzione contaminareattraverso metafore - cercando nelle specificità appartenenti alle <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline - potremo allora evitare glioneri che queste impongono nel legarsi ancora al passato. Ciascuna forma d’arte possiede delle caratteristicheche si possono applicare al progetto <strong>di</strong> uno spazio <strong>di</strong>gitale antropico (PETER ANDERS ibidem).14• La funzione prima <strong>della</strong> città è <strong>di</strong> trasformare il potere in forma, l’energia in cultura, la materia morta insimboli viventi d’arte, la riproduzione biologica in creatività sociale (LEWIS MUNFORD, Ibidem, pag.706).15• LUIGI PRESTINENZA PUGLISI, This is tomorrow: avanguar<strong>di</strong>e e architettura contemporanea. Torino1999.MostraIn un’epoca <strong>di</strong> relativismo culturale, assordantecoacervo <strong>di</strong> linguaggi che nellariproducibilità hanno trovato alimentomortale per la loro stessa costituzione semantica,è naturale, quasi inevitabile, avvertirel’esigenza <strong>di</strong> riscoprire il senso primario<strong>di</strong> una scelta artistica che sappiaopporsi ad una debordante massificazioneculturale, chiaramente omologante nellapretesa <strong>di</strong> forgiare un sistema referenzialevalido ovunque.E proprio questa istanza <strong>di</strong> recupero <strong>di</strong>un “sapere locale” da contrapporre all’internazionalevenne accolta alla fine <strong>degli</strong>anni Settanta da cinque artisti italianiche, riuniti in un movimento felicementebattezzato da Bonito Oliva come “Transavanguar<strong>di</strong>a”,seppero opporre la ricerca<strong>di</strong> un nuovo che andasse oltre qualsiasiestemporanea feticizzazione o idealizzazione,rivalutando il piacere <strong>di</strong> una manualitàesecutiva da tempo abbandonatain un angolo dello scenario artisticomon<strong>di</strong>ale.Senza assumere posizioni <strong>di</strong> rottura neiconfronti delle avanguar<strong>di</strong>e storiche, infatti,le opere <strong>di</strong> Chia, Clemente, Cucchi,Transavanguar<strong>di</strong>aa cura <strong>di</strong> elena granuzzoDe Maria e Pala<strong>di</strong>no riscoprirono l’importanza<strong>di</strong> una soggettività espressiva ingrado <strong>di</strong> utilizzare tutti i suoi strumentiall’interno <strong>di</strong> una filosofia attenta a farcoincidere “centro e periferia”, “alto ebasso”, “maggiore e minore”.Così, dopo l’epoca <strong>della</strong> “materializzazione”dell’arte o <strong>della</strong> sua s/definizione,dopo il primato dei valori poetico-mentalidell’Arte Concettuale, e dopo la sperimentazione<strong>di</strong> molte altre tendenze protagoniste<strong>degli</strong> anni Settanta, questi cinqueartisti proposero il messaggio aperto,e nello stesso tempo slittante, <strong>di</strong> un lavoroche, all’interno <strong>di</strong> un viaggio senza <strong>di</strong>rezioniprecostituite o standar<strong>di</strong>zzati punti<strong>di</strong> arrivo, sapesse creare un ancoraggiovolta per volta dettato dallo spostamentoprogressivo <strong>della</strong> propria sensibilità dentrol’opera.Naturalmente questa accidentalità figurativanon voleva porsi come momentounitario e totalizzante, solitamente avvaloratoda una presunta garanzia dettata dacanoni <strong>di</strong> continuità e stabilità, ma legaval’immagine ad una definizione esteticache nel suo frantumarsi trovava modo <strong>di</strong>esprimere la propria, particolare visione.Si può scegliere <strong>di</strong> spaziare in una gammastilistica che accosta una raffinata periziatecnica ad una contaminazione pittorica<strong>di</strong> estrema chiarezza, come Chia;cogliere le leggerezze <strong>di</strong> una figurazioneche nella sua irrefrenabile iterazione superaqualsiasi apparente barlume <strong>di</strong> convenzionalità,come in Clemente, favorendosospensioni temporali o slittamenti semantici;creare un incrocio tra materiapittorica ed extrapittorica come Cucchi;operare sulla frammentazione dei dati visivi,sconfinando anche dalla delimitazioneconcreta del quadro, come De Maria,o animare un’alternanza <strong>di</strong> segni geometricied organici come Pala<strong>di</strong>no.Ma, alla fine, tutte queste <strong>di</strong>verse manifestazioni<strong>di</strong> un’unica ricerca riba<strong>di</strong>scono,attraverso una libera associazione, ilsenso emblematico <strong>di</strong> un’impreve<strong>di</strong>bileaccidentalità linguistica, che nel particolareriscopre il valore figurativo <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segnoatto a delineare, senza alcuna incertezzao contrad<strong>di</strong>zione, intime in<strong>di</strong>vidualitàcreative.Transavanguar<strong>di</strong>aCastello <strong>di</strong> RivoliMuseo d’Arte ContemporaneaPiazza Mafalda <strong>di</strong> SavoiaRivoli (To)Orario: da mart. a ven. 10-17sab. e dom. 10-191° e 3° sab. del mese 10-22Tel. 011 9565220www.castello<strong>di</strong>rivoli.orgFino al 23 marzo34architetti verona - n° <strong>61</strong>architetti verona - n° <strong>61</strong>35


∂1° “piano”architetture contemporanee del territorio veronese∑∏rubrica <strong>della</strong> redazionea cura <strong>di</strong> laura scarsiniCommittenteComune <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>Progetto <strong>di</strong> allestimento e D.L.Arch. Valter Rossetto - <strong>Verona</strong>Collaboratore progetto<strong>di</strong> allestimentoArch. Antonio Mazzi - <strong>Verona</strong>Coor<strong>di</strong>namento generalelavori <strong>di</strong> ristrutturazionee messa a normaUfficio Tecnico LL.PP.del Comune <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>sala acqua terra arial’evoluzione <strong>degli</strong> adattamentimuseo civico <strong>di</strong> storia naturalepalazzo pompei, lunga<strong>di</strong>ge porta vittoria, 9 - veronaπ∫ªProgetto scientifico*Prof. Alessandro Minelli- Università<strong>di</strong> PadovaTipologiaAllestimento musealeDestinazioneSala espositivaCronologia1998-2000Dati <strong>di</strong>mensionaliSuperficie mq 280Realizzazioni lavoriOpere e<strong>di</strong>li:Costruzioni Bellè s.r.l. - <strong>Verona</strong>Impianti elettrici:Reval s.n.c. - Arbizzano <strong>Verona</strong>Illuminotecnica:Sime s.p.a. - <strong>Verona</strong>Allestimento struttura:Vandelli Alessandro s.p.a. - <strong>Verona</strong>Esecuzione pittura pentagramma:Antonio Molino - MilanoEsecuzione Diorami:Stu<strong>di</strong>o grafico naturalistico<strong>di</strong> Uwe Thurnau - <strong>Verona</strong>*Staff scientifico e <strong>di</strong>datticoMuseo Storia Naturale <strong>Verona</strong>:Coor<strong>di</strong>namento scientificoe <strong>di</strong>dattico: Dr. Alessandra AspesDirezione scientifica:dr. Leonardo Latella;Direzione <strong>di</strong>dattica:dr. Angelo Brugnoli;Consulenza scientifica: prof. SandroRuffo, dr. Roberto Zorzin;Collaboratori scientifici e <strong>di</strong>dattici:dr. Beatrice De Luca, dr. EnricoMezzanotte, dr. Allegra Panini, dr.Roberta Salmaso.Il progetto riguarda la ristrutturazione<strong>di</strong> alcune sale <strong>di</strong> Palazzo LavezzolaPompei, sede del Museo <strong>di</strong> Scienze Naturali<strong>di</strong> <strong>Verona</strong>.L’intervento, che rientra in un’operazionecomplessiva <strong>di</strong> rinnovamento edadeguamento alle normative vigenti inmateria <strong>di</strong> sicurezza del museo, coor<strong>di</strong>natadal Settore dei Lavori Pubblici delComune <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>, ha interessato tresale <strong>della</strong> Sezione Zoologia del Museoche occupano gran parte del secondopiano <strong>di</strong> Palazzo Pompei (Palazzo storicoveronese commissionato nei primidecenni del 1500 al Sanmicheli dallafamiglia Lavezzola e passato successivamentealla famiglia Pompei, in occasionedelle nozze <strong>di</strong> Olimpia Lavezzoli conAlessandro Pompei. In seguito ad unlascito testamentario del conte Pompeiil palazzo passò al Comune <strong>di</strong> <strong>Verona</strong> apatto che fosse a<strong>di</strong>bito a Museo.)L’arch. Valter Rossetto, sviluppandol’impostazione scientifica stu<strong>di</strong>ata dalprof. Alessandro Minelli, ha elaboratoun nuovo percorso incentrato su ununico salone, in cui si mostrano gliadattamenti <strong>degli</strong> animali nei <strong>di</strong>versiambienti che compongono il pianeta esi ripercorrono le vicende evolutive chehanno portato alla conquista delle acque,<strong>della</strong> terra e dell’aria.Si tratta <strong>di</strong> una forma <strong>di</strong> esposizionemuseale assolutamente nuova in Italia,che propone una lettura <strong>della</strong> zoologianon sistematica ma per aree tematiche,senza vetrine e attraverso un contatto<strong>di</strong>retto tra il pubblico e le collezioniesposte.La sequenza espositiva sull’acqua, terrae aria si sviluppa lungo un percorsocostituito prevalentemente da una rampada percorrere in salita, che oltre adessere elemento funzionale per superarele barriere architettoniche, introduceun elemento innovativo e carico <strong>di</strong> elementisimbolici nello spazio del museo,la salita come evoluzione delle specie.Entrando nella sala, lungo le pareti <strong>di</strong>destra, si <strong>di</strong>parte una grande struttura“a pentagramma”, costituita da cinquerighi su cui sono inseriti gli animali avista. Tale elemento espositivo, costituitoda pannelli modulari in lamierametallica, smontabili e agganciati aduna struttura retrostante, consente facilimanutenzioni, mo<strong>di</strong>fiche perio<strong>di</strong>cheo cambiamenti espositivi.Dal punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>dattico-scientifico,l’esposizione “a pentagramma” permette<strong>di</strong> sviluppare una duplice letturain orizzontale ed in verticale. La sequenza<strong>di</strong> informazioni in orizzontale(tema base o melo<strong>di</strong>a) è in<strong>di</strong>viduabilefacilmente seguendo i colori dei righied in<strong>di</strong>rizza ai principali ambienti;quella verticale, avviene attraverso collegamentiincrociati (temi più complessio armonie) e consente <strong>di</strong> osservare ecomparare le strategie adattive <strong>degli</strong>animali nei vari ambienti.Nel nuovo allestimento assume unapeculiare importanza la scelta del sistemailluminante, sempre fondamentaleai fini del successo <strong>di</strong> un’esposizione.Nel caso specifico, problemi complessi<strong>di</strong> illuminazione sono connessi,da un lato alla specificità del luogo edall’altro alla natura <strong>degli</strong> oggetti daesporre. Si tratta <strong>di</strong> circa un centinaio<strong>di</strong> animali <strong>di</strong> specie e <strong>di</strong>mensioni <strong>di</strong>versissime,a cui si aggiungono molti <strong>di</strong>segnie foto da esporre contemporaneamente.La soluzione adottata è stata l’utilizzo,in sinergia, <strong>di</strong> due tipologie d’illuminazione:la prima, costituita da faretti montatiºsu un binario elettrificato appeso, ingrado <strong>di</strong> fornire luce all’insieme e agliesemplari più voluminosi;la seconda, costituita da fibre otticheche puntualizzano con efficacia i particolaripiù minuti e significativi del percorso,creando nell’insieme un riuscitoeffetto <strong>di</strong> ambienti.Il tutto, integrato da suoni e postazioniinterattive si pone come valido edefficace strumento <strong>di</strong> coinvolgimentoper i visitatori che si avvicinano al museo.Didascalie:1• Palazzo Lavezzola Pompei, <strong>di</strong>Michele Sanmicheli (1530-1550).Prospetto dal Trezza (BibliotecaCivica <strong>di</strong> <strong>Verona</strong>)2• Particolare costruttivo pannelloespositivo3 e 4• Foto allestimento temadell’acqua5• Disegno pentagramma6• Allestimento provvisorio delpannello pentagramma7• Vista interna del museo36architetti verona - n° <strong>61</strong> architetti verona - n° <strong>61</strong> 37


Il percorso progettualeL’idea principale attorno allaquale si è sviluppato il progettoarchitettonico è stata quella<strong>di</strong> accettare i vincoli fisici dei<strong>di</strong>slivelli <strong>di</strong> quota, non comelimitazione ma come elementocompositivo essenziale.Il superamento del <strong>di</strong>slivello,<strong>di</strong> circa tre metri, non avvienecon l’ausilio <strong>di</strong> un impiantomeccanico, ma con l’inserimento<strong>di</strong> una rampa in leggerapendenza che <strong>di</strong>venta essastessa percorso espositivo daipiù forti connotati spaziali.Al fine <strong>di</strong> capire il funzionamentodei percorsi, prima <strong>di</strong>procedere alla realizzazione sisono eseguiti <strong>di</strong>versi modelliin varie scale, attraverso plastici,simulazioni grafiche tri<strong>di</strong>mensionalie simulazioni alvero, con impalcature da cantiere(ve<strong>di</strong> sequenza pag. 39).Grazie ad un approccio multi<strong>di</strong>sciplinare,frutto <strong>di</strong> una sinergia<strong>di</strong> competenze (lo zooloogo,il museologo, il museografo,l’architetto, i tecnici, gliimpiantisti) e soprattutto adun controllo <strong>di</strong> ogni fase delcantiere, dall’esecuzione delleopere architettoniche, a quelleimpiantistiche, al coor<strong>di</strong>namentodei pannelli espositivi,si è raggiunto con efficace essenzialitàuno spazio espositivosicuramente innovativo edapprezzabile.∂∫ªºΩDidascalie:1• Rilievo architettonico2• Progetto architettonico3• Foto <strong>della</strong> rampa espositiva∑4• Sezione longitu<strong>di</strong>nale5• Plastico in scala6• Modello <strong>di</strong> prova al vero∏πæ7• Modello tri<strong>di</strong>mensionaledell’allestimentoø8• Modello tri<strong>di</strong>mensionaledelle strutture9• Allestimento delle strutture10• Vista interna dell’allestimento<strong>della</strong> sala


ibliotecaWassily Kan<strong>di</strong>nskyPunto linea superficieAdelphi E<strong>di</strong>zioniKan<strong>di</strong>nskji Vasilij Vasilevic - Pittore russo(Mosca, 1866 - Neuilly-sur-la Seine, 1944).Laureatosi in <strong>di</strong>ritto ed economia, si specializzòin stu<strong>di</strong> etnografici, interessandosi anche<strong>di</strong> letteratura e <strong>di</strong> musica, Nel 1896 abbandonòogni attività per de<strong>di</strong>carsi esclusivamenteall’arte; fu a Monaco <strong>di</strong> Baviera, allievo<strong>di</strong> F. von Stuck, quin<strong>di</strong> viaggiò per l’Europae l’Oriente. In tempo conobbe il musicistae pittore lituano M. K. Ciurljonis che tentava<strong>di</strong> esprimere con variazioni coloristiche lesinfonie musicali; tali tentativi avranno unagrande influenza sulla formazione artistica <strong>di</strong>Vasilij Vasilevic Kan<strong>di</strong>nskij che, in rapportocon gli espressionisti prima, quin<strong>di</strong> tra i fondatoridel gruppo tedesco “Der blaue Reiter”,si staccherà poi, verso il 1910, da ogni rapportocol mondo figurativo per iniziare l’astrattismo.In tale in<strong>di</strong>rizzo è portato ancheda contemporanee correnti parapsicologicheed estetiche, in relazione ad un positivismoche aveva oramai fatto il suo tempo. Nel1912 <strong>di</strong>ffonde la propria tecnica simbolisticain Uber das Geistige in der Kunst, esprimendonel contempo composizioni pittoriche chesono vere sinfonie coloristiche, <strong>di</strong> una forzache nel campo dell’arte astratta rimarrà insuperata.Successivamente. verso il 1920 (e nelfrattempo era rientrato in Russia insegnandonell’università <strong>di</strong> Mosca), la sua pittura si in<strong>di</strong>rizzaverso un astrattismo architettonico,ulteriore mo<strong>di</strong>ficazione <strong>di</strong> una pittura che, sepure espressa attraverso elementi <strong>di</strong>versi, sianoessi geometrici o puramente decorativi,conserverà sempre un’impronta <strong>di</strong> altissimaa cura <strong>di</strong> federico castagnapoesia e <strong>di</strong> profonda sensibilità musicale. Nel1921, in urto con la cultura sovietica, lasciòla Russia per la Germania, ove insegnò nei“Bauhaus” <strong>di</strong> Weimar e <strong>di</strong> Dessau. Nel frattempopubblicò un nuovo libro (nel 1915aveva anche scritta un’autobiografia, Ruckblicke),il trattato Punkt und Linie zu Flache(Punto linea e Superficie), del quale ci occuperemoin questo numero. Nel 1934, soppressodal regime nazista il “Bauhaus” <strong>di</strong> Dessau(che nel frattempo era stato trasferito aBerlino), K. raggiunse la Francia, stabilendosia Parigi, ove le sue <strong>di</strong>verse esperienze pervenneroad un pittura innegabilmente cerebraleed intellettualistica, sempre tuttavia elevantesia vette <strong>di</strong> alta poesia. Tra le sue opere più valide,dei <strong>di</strong>versi perio<strong>di</strong>, ricor<strong>di</strong>amo Le troikadel 1906, i Paesaggi visionari del 1908-09, laComposizione n. 4 del 1911, la Composizionen. 7 del 1913, anno in cui <strong>di</strong>pinse anche ilPaesaggio con macchia rossa e La cime bianca,il Segmento blu del 1921, il Rosa-acutosilenzioso del 1924, l’Accompagnamento innero dello stesso anno, il Movimentato del1935, e le Composizioni <strong>degli</strong> ultimi anni.La recensione <strong>di</strong> un testo come Punto LineaSuperficie risulta quantomai complessa siaper la nu<strong>di</strong>tà <strong>della</strong> sua essenza, sia per la pragmaticitàdei contenuti. Alla base del libro cisono i corsi che Kan<strong>di</strong>nskij teneva nel 1922al Bauhaus. In essi egli mirava soprattutto a<strong>di</strong>n<strong>di</strong>viduare la natura e le proprietà <strong>degli</strong> elementifondamentali <strong>della</strong> forma, perciò innanzituttodel punto, quin<strong>di</strong> <strong>della</strong> linea e infine<strong>della</strong> superficie.In analogia con questo ra<strong>di</strong>calismo, ho pensato<strong>di</strong> proporre una schematizzazione deicontenuti del volume finalizzata alla comprensionedei concetti che hanno caratterizzatoin modo straor<strong>di</strong>nario il modo <strong>di</strong> comporrenel corso del secolo passato.Punto Linea SuperficieOgni fenomeno può essere visto in due <strong>di</strong>versemaniere: Esterni - Interno; allo stessomodo, i movimenti avvolgono gli uomini, licircondano, un gioco <strong>di</strong> tratti e <strong>di</strong> linee orizzontali,verticali che attraverso il movimentosi volgono in <strong>di</strong>rezioni <strong>di</strong>verse.Bisogna <strong>di</strong>stinguere gli elementi dell’arte:elementi primari ed elementi secondari. Nell’unoe nell’altro caso è necessario stabilireuna graduatoria organica.L’ideale <strong>di</strong> ogni ricerca è:1. investigazione pedante su ogni singolofenomeno - considerato isolatamente,2. interazione dei fenomeni - composizioni3. conclusioni generali che si debbono trarredalle prime due parti.Il PuntoIl punto geometrico è il legame più alto frail silenzio e la parola. Nella realtà il punto assumeuna connotazione pratico-convenzionale(scrittura, musica ecc.); nella pittura ilpunto vive come entità autonoma.Bisogna tenere conto:1. del rapporto fra il punto e la superficiedei fondo per quanto riguarda la grandezza2. del rapporto <strong>di</strong> grandezza rispetto alle altreforme.Il punto ha una sua forma esterna, deve essereconsiderato come l’elemento originario<strong>della</strong> pittura e <strong>della</strong> grafica ed è la forma piùconcisa nel tempo.Nella plastica e nell’architettura, il punto èil risultato dell’intersezione <strong>di</strong> più superfici -rappresenta l’estremità <strong>di</strong> un angolo nellospazio e dall’altra parte, il nodo da cui nasconoqueste superfici. Le superfici debbono volgersiverso il punto e dal punto svilupparsi.La linea è il punto stesso che perde la sua vitaa causa <strong>di</strong> una forza esterna e dà origine aduna nuova entità, che vive <strong>di</strong> vita nuova, autonomae obbe<strong>di</strong>sce, quin<strong>di</strong>, a leggi proprie.LineaLa linea geometrica è una entità invisibile.È la traccia del punto in movimento, dunqueil suo prodotto. Nasce dal movimento. Essa èquin<strong>di</strong> la massima antitesi dell’elemento pittoricooriginario, ovvero il punto. La lineapuò essere definita precisamente come elementosecondario.La retta rappresenta la forma più concisadell’infinita possibilità <strong>di</strong> movimento.Gli elementi <strong>della</strong> pittura sono risultati realidel movimento, e precisamente nella forma:1. <strong>della</strong> tensione2. <strong>della</strong> <strong>di</strong>rezione.Esistono tre tipi fondamentali <strong>di</strong> rette:1. l’orizzontale: essa è una base portantefredda, è la forma più concisa dell’infinitapossibilità <strong>di</strong> movimento freddo.2. La verticale: essa è la forma più concisadell’infinita possibilità <strong>di</strong> movimento caldo.3. La <strong>di</strong>agonale: essa è la forma più concisadell’infinita possibilità <strong>di</strong> movimento freddocaldo.Questi tre tipi sono le forme più pure dellerette, che si <strong>di</strong>fferenziano tra loro per la temperatura.Tutte quante le altre rette sono solo deviazioni,piccole o gran<strong>di</strong>, dalle <strong>di</strong>agonali. Le<strong>di</strong>fferenze nella maggiore o minore inclinazioneverso la freddezza o il calore determinanoi loro suoni interni.Le rette che si organizzano attorno a punto<strong>di</strong> contatto comune formano una nuova forma:una superficie, nella chiara forma <strong>di</strong> cerchio.La <strong>di</strong>fferenza fra le <strong>di</strong>agonali e le altre lineesimili alle <strong>di</strong>agonali, che a ragione, si potrebberochiamare rette libere, è anche una <strong>di</strong>fferenza<strong>di</strong> temperature, a causa <strong>della</strong> quale lerette libere non possono mai giungere a unequilibrio fra caldo e freddo.Le rette libere possono essere:1. centrali2. acentrali.Ciò che <strong>di</strong>fferenzia la <strong>di</strong>agonale dalle rettelibere è il suo modo <strong>di</strong> aderire stabilmente allasuperficie; ciò che la <strong>di</strong>fferenzia dalle orizzontalie verticali è una maggiore tensione interna.La linea spezzata nasce dalla pressione<strong>di</strong> due forze. La linea spezzata porta già in sequalcosa che appartiene alla natura <strong>della</strong> superficie.La superficie sta nascendo e la lineaspezzata <strong>di</strong>venta un ponte.Le linee spezzate concorrono alla formazione<strong>di</strong> un angolo, il quale, quanto più è acuto,tanto più si avvicina al calore intenso e viceversasi affievolisce a mano a mano che si procedeverso l’angolo retto (rosso) e la freddezzacresce sempre <strong>di</strong> più finché si forma l’angoloottuso, un tipico angolo azzurro, che preannunciala curva e, nel suo ulteriore procedere,ha come fine ultimo il cerchio.Ma poiché gli angoli tipici nel loro ulterioresviluppo, possono prendere la forma <strong>di</strong> superfici(triangolo, quadrato, cerchio), possiamotrarre la seguente conclusione: i suoni e leproprietà delle componenti, producono neisingoli casi, una somma <strong>di</strong> proprietà che noncoincide con la proprietà <strong>di</strong> base.La linea pluriangolare può essere compostacombinando angoli acuti, retti, ottusi, liberi eprendendo segmenti <strong>di</strong> lunghezza <strong>di</strong>versa. Sedue forze agiscono simultaneamente sul puntoe cioè in modo che una forza eserciti continuamentee sempre nella stessa misura unapressione maggiore dell’altra, ha origine unalinea curva, nel suo tipo fondamentale <strong>di</strong> lineacurva semplice. La <strong>di</strong>fferenza interna conla retta è data dal numero e dal tipo delle tensioni.Nell’angolo c’è qualcosa <strong>di</strong> sconsideratamentegiovanile, nella curva un’energia matura,giustamente cosciente <strong>di</strong> se stessa.La linea retta e la linea curva formano lacoppia <strong>di</strong> linee originarie antitetiche. Mentrela retta è una piena negazione <strong>della</strong> superficie,la curva contiene in sé un nucleo <strong>della</strong> superficie.Da una parte abbiamo la totale assenza <strong>di</strong>linee rette ed angoli, dall’altra tre rette conangoli - queste sono le caratteristiche delledue superfici primarie, che costituiscono lamassima antitesi. Così queste due superficisono contrapposte come coppia <strong>di</strong> superficioriginarie antitetiche.Una linea curva complicata o ondulata puòessere costituita da:1• parti geometriche del cerchio;2• parti libere;3• <strong>di</strong>verse combinazioni delle due.Le linee geometrico ondulate <strong>di</strong>fferisconodalle curve libero ondulate per <strong>di</strong>fformi forzespingenti - accentuazioni.L’accentuazione <strong>della</strong> linea è un graduale ospontaneo accrescersi o decrescere <strong>della</strong> forza.Quin<strong>di</strong> si può sostenere che la fonte originaria<strong>di</strong> tutte le linee rimane la stessa: la forza.La collaborazione <strong>della</strong> forza con il materialedato, introduce nel materiale l’elemento vitale,che si esprime in tensioni. Le tensioni, aloro volta, esprimono l’aspetto interno dell’elemento.L’elemento è i risultato reale del lavoro<strong>della</strong> forza sul materiale. Così la composizionenon è altro che un’organizzazioneesatto-normativa delle forze vive, racchiusenegli elemento sotto forma <strong>di</strong> tensioni.Per quanto riguarda il ruolo e il significato<strong>della</strong> linea nella plastica e nell’architettura,non c’è bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>mostrazioni - la costruzionenello spazio è, <strong>di</strong> per sé, una costruzionelineare. Il principio <strong>di</strong> costruzione descrittodeve essere designato come freddo -caldo ocaldo - freddo, secondo che sia accentuata laorizzontale o la verticale.Le opere costruttivistiche <strong>degli</strong> ultimi annisono generalmente e soprattutto nella loroforma originaria, costruzioni pure o astrattenello spazio, non destinate a un uso praticofunzionale e ciò <strong>di</strong>fferenzia queste opere dall’ingegneriae ci costringe quin<strong>di</strong> a farle rientrarenel campo dell’arte pura.La linea si ritrova con estrema frequenzanella natura. Le leggi <strong>di</strong> composizione <strong>della</strong>natura aprono all’artista la possibilità <strong>di</strong> contrapporread esse le leggi dell’arte. Noi scopriamoquin<strong>di</strong> le leggi dell’accostamento e<strong>della</strong> contrapposizione, che stabilisce dueprincipi: il principio del parallelismo ed ilprincipio del contrasto, come si è mostratonelle combinazioni delle linee.Punto - quiete. Linea - tensione mossa dall’interno,nata dal movimento. I due elementi- incroci, combinazioni, che formano unlinguaggio proprio non raggiungibile con leparole. L’esclusione dell’accessorio che attenuae oscura il suono interiore <strong>di</strong> questo linguaggio,conferisce all’espressione pittorica lamassima concisione e la più alta precisione. Ela pura forma si mette a <strong>di</strong>sposizione del contenutovivente.Superficie <strong>di</strong> fondoPer superficie <strong>di</strong> fondo s’intende la superficiemateriale destinata ad accogliere il contenutodell’opera. Essa è determinata da due lineeorizzontali e due linee verticali.Il prevalere <strong>di</strong> una o dell’altra coppia, cioè ilprevalere <strong>della</strong> larghezza o dell’altezza, determina<strong>di</strong> volta in volta il prevalere del freddo odel caldo nel suono oggettivo. Così i singolielementi vengono messi fin dal principio inun’atmosfera più fredda o più calda.La forma più oggettiva <strong>della</strong> superficie <strong>di</strong>fondo schematica è il quadrato - le due coppie<strong>di</strong> linee delimitanti hanno una uguale forzasonora. Freddo e caldo si compensano reciprocamente.Ogni superficie <strong>di</strong> fondo schematica, chepuò essere prodotta da due linee orizzontali edue verticali, ha in conseguenza, quattro lati.E ciascuno <strong>di</strong> questi lati sviluppa un suonoproprio a lui solo, che va oltre i limiti <strong>della</strong>quiete calda e <strong>della</strong> quiete fredda.Così la superficie <strong>di</strong> fondo, da organismoprimitivo e vivente, si trasforma, attraversoun giusto trattamento, in un altro organismovivente, che non è più primitivo, ma rivelatutte le proprietà <strong>di</strong> un organismo sviluppato.Il sopra suscita l’immagine <strong>di</strong> una maggiorescioltezza, un senso <strong>di</strong> leggerezza, liberazione.Il sotto ha un effetto del tutto opposto:condensazione, pesantezza vincolo.Quanto più ci si avvicina al limite inferiore<strong>della</strong> superficie <strong>di</strong> fondo, tanto più densa <strong>di</strong>vental’atmosfera. La libertà del movimento èsempre più limitata. L’impe<strong>di</strong>mento raggiungeil suo massimo.La parte sinistra <strong>della</strong> superficie <strong>di</strong> fondo cidà una impressione <strong>di</strong> maggior scioltezza, unsenso <strong>di</strong> leggerezza, <strong>di</strong> liberazione, e infine <strong>di</strong>libertà. Si ripete così la caratterizzazione dell’alto.La sinistra viene per così <strong>di</strong>re contagiatadall’alto.Così come la sinistra <strong>della</strong> superficie <strong>di</strong> fondoè interamente affine al sopra, la destra è iun certo modo la continuazione del sotto -continuazione con lo stesso indebolimento.Il movimento verso sinistra - andare fuori -è un movimento verso la lontananza.Il movimento verso destra - rinchiudersi - èun movimento verso casa. Quanto più vaverso destra, tanto più questo movimento <strong>di</strong>ventadebole e lento.Se si traccia una <strong>di</strong>agonale attraverso unasuperficie <strong>di</strong> fondo quadrata, questa <strong>di</strong>agonaleforma - rispetto all’orizzontale - un angolo<strong>di</strong> 45°. Passando dalla superficie <strong>di</strong> fondoquadrata ad altre superfici rettangolari, la <strong>di</strong>agonaletenderà sempre più verso la verticale ol’orizzontale.Il punto <strong>di</strong> intersezione tra le due <strong>di</strong>agonalidetermina il centro <strong>della</strong> superficie <strong>di</strong> fondo.La <strong>di</strong>visione <strong>della</strong> superficie <strong>di</strong> fondo inquattro piccole superfici determina la leggerezzao la pesantezze delle medesime.:I° quadrante: leggeroII° quadrante: me<strong>di</strong>oII° quadrante: pesanteIV° quadrante me<strong>di</strong>oLa combinazione <strong>di</strong> questi fatti è determinantee ci consente <strong>di</strong> stabilire quale delle<strong>di</strong>agonali I-III o II-IV debba <strong>di</strong>rsi armonica equale <strong>di</strong>sarmonica:1. La <strong>di</strong>agonale I-III è armonica e rappresentauna tensione lirica (o contrasto blando)2. La <strong>di</strong>agonale II-IV è <strong>di</strong>sarmonica e rappresentauna tensione drammatica (o contrastoestremo)Nell’avvicinarsi al margine <strong>della</strong> superficie<strong>di</strong> fondo una forma guadagna in tensione,finché questa tensione, nel momento del suocontatto col margine, improvvisamente cessa.E quanto più lontana dal margine <strong>della</strong> superficie<strong>di</strong> fondo si trova una forma, tantopiù <strong>di</strong>minuisce la tensione <strong>della</strong> forma versoil margine. Oppure: le forme che si trovanopiù vicine al margine <strong>della</strong> superficie <strong>di</strong> fondoelevano il suono drammatico <strong>della</strong> costruzione,mentre la forme che sono lontane dalmargine e che si raccolgono maggiormenteintorno al centro, danno alla costruzione unsuono lirico.44architetti verona - n° <strong>61</strong>architetti verona - n° <strong>61</strong> 45


calendarioa cura <strong>di</strong> morena alberghiniFEBBRAIO - MARZOAOSTA“L’arte del gioco. Da Kleea Boetti”Museo Archeologico RegionalePiazza Roncas 1Fino al 13 maggioTutti i giorni 9-19Tel. 0165-31572BRESCIA“Impressionismo italiano”Palazzo MartinengoVia Musei 30Fino al 23 febbraioOrario 9.30-19.30Chiuso lunedìTel. 030-297551CHIVASSO (TO)“Fulvio Roiter - Fotografie1948-1978”Palazzo del Lavoro edell’Economia L.Einau<strong>di</strong>Fino al 9 marzoMar./ven. 16-20 - Sab./dom. 9-22Tel. 011-9115456CREMONA“Picasso, Mirò, Dalì tramodernismo e avanguar<strong>di</strong>a”Museo Civico Ala PonzoneVia Ugolani Dati 4Fino al 4 maggioOrari 9-19 chiuso lunedìTel. 0372-31222MILANO“Dipinti e sculture dal MuseoJacquemart-Andrè <strong>di</strong> Parigi”Museo Pol<strong>di</strong> PezzoliVia Manzoni 12Fino al 16 marzoOrari 10-18 chiuso lunedìTel. 02-794889“Le città In/Visibili”Triennale - Viale Alemagna 6Fino al 9 marzoOrari 10.30-20 chiuso lunedìTel. 02-724341“Nuova architettura tedesca”Triennale - Viale Alemagna 6Fino al 14 marzoOrari 10.30-20 chiuso lunedìTel. 02-724341“Brera mai vista. Tra Arca<strong>di</strong>a eIlluminismo in Lombar<strong>di</strong>a”Pinacoteca <strong>di</strong> BreraVia Brera 28Fino al 6 aprileOrari 8.30-19.15 chiuso lunedìTel. 02-89421146NAPOLI“Francesco Clemente”Museo ArcheologicoPiazza Museo 19Fino al 31 marzoOrari 9-19 chiuso martedìTel. 848800288PARMA“Parmigianino e il manierismoeuropeo”Galleria nazionale <strong>di</strong> ParmaFino al 15 maggioTutti i giorni 9.30-19.30Tel. 199.199.100RAVENNA“Da Renoir a De Stael. RobertoLonghi e il Moderno”Museo d’Arte <strong>della</strong> CittàSoggetta LombardescaVia <strong>di</strong> Roma 13Dal 23 febbraio al 30 giugnoOrari 9-18 chiuso lunedìTel. 0544-482791RIVOLI (TO)“Transavanguar<strong>di</strong>a”In mostra opere del movimentoartistico dal 1979 al 1985Museo d’Arte ContemporaneaPiazza Mafalda <strong>di</strong> SavoiaFino al 23 marzoMart./ven. 10-17 - Sab./dom. 10-19Chiuso lunedìTel. 011-9565222ROMA“Giacomo Manzù. L’uomo el’artista”- Esposte circa 150 opere trasculture, <strong>di</strong>segni e quadri delcelebre artistaPalazzo VeneziaVia del Plebiscito 118Fino al 2 marzoTutti i giorni 10-20Tel. 06-32650712“Incontri”- Opere <strong>di</strong> Kounellis, Pala<strong>di</strong>no,Accar<strong>di</strong>, Clemente ed altriGalleria BorgheseP.le Scipione Borghese, 5Fino al 9 marzoOrari 9-19.30Chiuso lunedìTel. 06-32810“La Famiglia”- Momenti <strong>di</strong> storia e immaginidel XX sec.Museo del CorsoVia del Corso 320Fino al 9 marzoOrario 10-20 chiuso lunedìTel. 06-6786209ROVERETO (TN)“Le stanze dell’arte”Figure e immagini del XX sec.MART - Corso Bettini, 43Fino al 13 aprileTutti i giorni 10-18Mercoledì e venerdì 10-22.30Chiuso lunedìTel. 0464-438887TREVISO“L’Impressionismo e l’età <strong>di</strong>Van Gogh”Casa dei CarraresiVia Palestro 33/35Fino al 30 marzoLunedì/Giovedì 9-20Venerdì/Domenica 9-22Tel. 0438-21306“Adolf Hohenstein (1854-1928)”- Mostra monografica al pioniere<strong>della</strong> grafica pubblicitaria.Palazzo GiacomelliFino al 30 marzoLun./sab. 10/12.30-14.30/19Domenica 15/19Tel. 0422-294449TRIESTE“Dudovich. Oltre il manifesto”- Un’ampia retrospettiva a 40 annidalla morte.Museo Rivoltella - Via Diaz, 27Fino al 30 aprileOrario 9/14-16/21Chiuso martedìTel. 040-300938VENEZIA“I Faraoni”Palazzo Grassi - San Samuele 3231Fino al 25 marzoTutti i giorni 10-19Tel. 199-139139“Stanze <strong>di</strong> vetro”Palazzetto TitoSan Barnaba 2826Fino al 25 marzoOrari 14.30-19Chiuso martedìTel. 041-5807797VERONA“Futurismi a <strong>Verona</strong>”Officina d’ArteCorso Porta Corsari 17Fino al 30 marzoTutti i giorni 15.30-19.30Sab. 10.30/12.30-15.30/19.30Tel. 045-8031723“Lucio Fontana”Palazzo FortiCorso S.AnastasiaFino al 9 marzoOrari 9.30-19 - chiuso lunedìTel. 045-8001903“Stile <strong>di</strong> Caccia. Luigi CacciaDominioni. Case e cose daabitare”Museo <strong>di</strong> CastelvecchioCorso Calstelvecchio 2Fino al 9 marzoOrari 8.30-19.30Lunedì 13.30-19.30Tel. 045-8001903


E<strong>di</strong>toriale • Next... or not... next? • C+S Associati: opere e progetti • Concorsi / appunti.doc • “Elettrosmog”: leggi, normative, rilevamentie misure <strong>di</strong> tutela • Vetro strutturale • Steven Holl Architetto. Note <strong>di</strong> visita alla mostra • L’ere<strong>di</strong>tà dei futuristi •Mostra: Transavanguar<strong>di</strong>a • 1° “Piano” • Biblioteca • Calendario<strong>61</strong>

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