Platano di Maria Luigia - Clamer Informa

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Nella planimetria, un <strong>di</strong>segno risalente ai primi anni del sec. 19.,sono evidenziati in giallo gli e<strong>di</strong>fici demoliti su progetto del Petitotper fare spazio alla costruzione del nuovo Palazzo Ducale (Archivio<strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Parma, Raccolta Mappe e Disegni, vol. 3°, n. 17/a).ulteriormente con l’abbattimento della chiesa econvento <strong>di</strong> San Pietro Martire (1813).E’ in questo contesto che si inserisce il progettodell’architetto <strong>di</strong> corte Nicola Bettoli che realizza lasistemazione complessiva della Corte Ducale. Vienecostruito il Teatro Regio (1821-1829) e trasformatacompletamente la facciata del Palazzo Ducale (1833).La “Piazza <strong>di</strong> Corte” antistante il Palazzo Ducale èulteriormente arricchita dal ricostruito e<strong>di</strong>ficio sede delCorpo <strong>di</strong> Guar<strong>di</strong>a e dall’a<strong>di</strong>acente cavalcavia.Del progetto, <strong>di</strong> grande equilibrio urbanistico e <strong>di</strong>armoniosa composizione, è parte integrante il grandeed articolato parco-giar<strong>di</strong>no che prende il nome <strong>di</strong>“Piazza dei Platani”, il cui <strong>di</strong>segno è ben illustrato nella“Pianta topografica del Palazzo Ducale e <strong>di</strong>pendenze”,rilevata e <strong>di</strong>segnata dal Primo Tenente Azzi e datata 1°Agosto 1841.L’area verde è caratterizzata, nella parte più a<strong>di</strong>acentealla Pilotta, da un sistema ben <strong>di</strong>segnato <strong>di</strong> siepi,percorsi e vasche d’acqua; nella parte prospicienteStrada Maestra <strong>di</strong> Porta Santa Barnaba (attualeStrada Garibal<strong>di</strong>), da un boschetto <strong>di</strong> platani (se necontano ben 65) piantumati a filari paralleli alla strada.Su quest’ultima sistemazione appare sicuramenteinteressante la considerazione <strong>di</strong> Carlo Mambriani,espressa nel volume “Il Palazzo della Pilotta a Parma”, 1sulle “chiome dei Platani pensate come una vera e propriaquinta per risolvere l’ imbarazzante vuoto a nord”.In realtà i filari dei platani, perfettamente allineati,costituiscono più un muro vegetale che una compo-1“Il Palazzo della Pilotta a Parma”, ed. Franco <strong>Maria</strong> Ricci, 1996.8 9


sizione rispondente alle caratteristiche proprie delgiar<strong>di</strong>no, e nel paesaggio complessivo della CorteDucale sono probabilmente pensati come elementoequilibrante rispetto alla mole incombente della Pilotta.Negli anni successivi, dall’Unità d’Italia alla SecondaGuerra Mon<strong>di</strong>ale, poco viene alterato della realizzazionedel Bettoli fatta esclusione degli spazi aperti, ai qualisono apportate profonde mo<strong>di</strong>ficazioni.Sull’area precedentemente occupata dal complessoconventuale <strong>di</strong> San Pietro Martire, in sostituzione <strong>di</strong> unaparte del giar<strong>di</strong>no <strong>di</strong> Corte, viene costruito tra il 1869 eil 1871 il Teatro Reinach. La realizzazione del fabbricatoe del piazzale antistante furono la causa del primoNella pianta topografica del 1841 è riprodotta la realizzazionedel progetto <strong>di</strong> sistemazione dell’intera area della Pilotta, ivicompreso il Palazzo Ducale e l’intero sistema <strong>di</strong> relazioni congli e<strong>di</strong>fici ad esso collegati, ideato dall’arch. Nicola Bettoli;a nord della Piazza <strong>di</strong> Corte è raffigurato il vasto plataneto(Archivio <strong>di</strong> Stato <strong>di</strong> Parma, Patrimonio dello Stato, busta 6, mappa 650).sfoltimento <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi esemplari del nutrito gruppo <strong>di</strong>platani esistenti. Ulteriori abbattimenti furono eseguitiper far posto alla fontana del ”Trianon” (attualmentecollocata nell’isolotto della peschiera del Parco Ducale).Una foto raffigurante l’arco trionfale celebrativo dellavenuta a Parma del Re Vittorio Emanuele II (1860)mette in evidenza due filari paralleli <strong>di</strong> platani superstitidell’antico impianto, collocati sulla strada <strong>di</strong> Porta SantaBarnaba. L’immagine fa presupporre che gli esemplariadulti del residuo plataneto potessero essere non più<strong>di</strong> una ventina.Non è escluso che i bombardamenti angloamericanidel 1944, che <strong>di</strong>strussero parzialmente il Palazzo Ducalee il Teatro Reinach (poi demolito completamenteattraverso un intervento <strong>di</strong>ssennato) possano averinteressato i filari residui <strong>di</strong> platani riducendone ulteriormenteil numero.Per tutto il dopoguerra ferve il <strong>di</strong>battito (che dureràNella fotografia, a fianco dell’Arco Trionfale collocato su Strada SantaBarnaba sono visibili almeno due filari <strong>di</strong> platani paralleli le cui chiomepresentano una notevole ampiezza (Archivio Storico Comunale <strong>di</strong> Parma, Raccoltafotografica Zerbini).più <strong>di</strong> quarant’anni) sulla sistemazione della piazzaantistante la Pilotta: da una parte i conservatori del“dov’era com’era”, dall’altra i sostenitori <strong>di</strong> un interventomodernista, contrari alla ricostruzione in quantoconsiderata un falso storico. Si susseguono da alloranumerosi concorsi e incarichi tra i quali ricor<strong>di</strong>amo nel10 11


1965 il concorso per la ricostruzione del Teatro Reinach,denominato dal 1938 Teatro Paganini, e nel 1975 ilconcorso <strong>di</strong> idee per la sistemazione a verde attrezzato<strong>di</strong> Piazzale della Pace: in entrambi i casi, nonostante laproclamazione dei progettisti vincitori, le soluzioni nontrovarono realizzazione.Anche il progetto dell’architetto Giancarlo De Carlo(1980), che prevedeva la costruzione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong>volumetrie sull’area, non ebbe seguito per le pressanticritiche espresse dalla comunità civica e da buona partedella cultura architettonica italiana.Nè miglior sorte ebbe il primo progetto dell’architettoLa sentenza relativa alla sopravvivenza o la scomparsa degliultimi esemplari <strong>di</strong> platano sopravvissuti è il tema <strong>di</strong> unaparticolarissima pagina della Gazzetta <strong>di</strong> Parma (25 ottobre1948), titolata “Abbiamo intervistato il <strong>Platano</strong> <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Luigia</strong>”.Mario Botta (1986) che prevedeva, oltre alla sistemazionecomplessiva dell’area a verde attrezzato, la costruzione<strong>di</strong> un grande cilindro quale sede <strong>di</strong> au<strong>di</strong>torium:fu forse quest’ultimo elemento il motivo per il quale ilprogetto non si concretizzò.La prima proposta progettuale <strong>di</strong> Botta, successivamenteapprofon<strong>di</strong>ta e mo<strong>di</strong>ficata, proponeva all’internodelle parti a verde il recupero concettuale dell’anticoimpianto della soppressa chiesa <strong>di</strong> San Pietro Martire,attraverso la realizzazione <strong>di</strong> una vasca-fontana che neriprendeva le preesistenti strutture perimetrali.Riproponeva inoltre una sequenza <strong>di</strong> alberature, postegeometricamente a filari paralleli, che ripristinaval’immagine della ottocentesca area dei platani.Fatta esclusione per quest’ultima occasione progettuale,le richieste della committenza, costituitadal Comune <strong>di</strong> Parma, e le risposte dei progettistiriguardarono solo marginalmente la necessità <strong>di</strong> conservarela memoria dei vecchi platani e non prestaronoparticolare attenzione alla conservazione degli12 13


Nella planimetria del primo Progetto Botta (1986) 36 alberi sono collocati inquattro fi le parallele nella zona ad est prospiciente Strada Garibal<strong>di</strong>, richiamandoesplicitamente la <strong>di</strong>sposizione dell’antico plataneto (Comune <strong>di</strong> Parma, Archivio Lavori Pubblici).NNPlanimetria dell’attuale sistemazione <strong>di</strong> Piazzale della Pace(Comune <strong>di</strong> Parma, Archivio Lavori Pubblici).14 15


Alessandro VitaleNotizie botaniche e interventi conservativiGli alberimonumentalisono, al pari<strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici emanufattistorici, beniculturali datutelare econservarenel tempoTra le latifoglie arboree la famiglia del platano è una dellemeno numerose ma <strong>di</strong> più antica origine. Le Platanaceecomprendono infatti il solo genere Platanus e non più <strong>di</strong>sette specie. Dai ritrovamenti fossili sappiamo che questialberi popolarono le foreste del Cretaceo più <strong>di</strong> 100milioni <strong>di</strong> anni fa, proprio all’inizio della storia evolutivadelle piante con fiori (fanerogame).Le attuali specie spontanee più importanti hannonomi che in<strong>di</strong>cano inequivocabilmente la loro originegeografica: il Platanus orientalis, <strong>di</strong>stribuito nel bacinodel Me<strong>di</strong>terraneo orientale (Grecia e alcune localitàdella Sicilia) e in Me<strong>di</strong>oriente e il Platanus occidentalis,proveniente dal versante atlantico degli Stati Uniti.La specie ampiamente coltivata nei giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> tuttaEuropa è il Platanus acerifolia, secondo alcuni autori unFig. 1<strong>Platano</strong> monumentale nel Giar<strong>di</strong>no Ducale.ibrido ottenuto nel Giar<strong>di</strong>no Botanico <strong>di</strong> Oxford nel1670 dall’incrocio tra P. orientalis e P. occidentalis; maper molti botanici la sua vera origine rimane incerta.E’ un albero vigoroso <strong>di</strong> straor<strong>di</strong>naria bellezza,estremamente adattabile, che può raggiungere i 500anni <strong>di</strong> età ed ergere fino a 45 metri <strong>di</strong> altezza le suepossenti ramificazioni.L’aspetto marezzato del tronco, dovuto alla desquamazionea placche della corteccia, è la sua caratteristicapiù appariscente. Il legno è compatto, tra i più resistentiai marciumi e alla carie, tuttavia sensibile a un’infezionefungina insi<strong>di</strong>osa e letale. La malattia nota come“cancro colorato del platano”, per le striature brunobluastreconferite al legno infetto, negli anni ‘80<strong>di</strong>strusse buona parte del patrimonio arboreo <strong>di</strong> moltecittà italiane, soprattutto in Veneto e Piemonte. Nel1987, per scongiurare ulteriori epidemie, il governoemanò un Decreto <strong>di</strong> lotta obbligatoria, tuttora in2021


vigore. Il provve<strong>di</strong>mento, ma soprattutto l’aumentatacittà inglese grazie soprattutto alla sua resistenzacipale impulso si deve alla politica amministrativaspecie nel verde urbano è messa in dubbio dal timoreconoscenza e l’interesse nei riguar<strong>di</strong> del verde urbano,all’inquinamento. Fu particolarmente apprezzato pernapoleonica, le alberature dei viali <strong>di</strong>vennero unaassai <strong>di</strong>ffuso <strong>di</strong> un ipotetico contagio da parte delpermisero <strong>di</strong> contenere il fenomeno riportando lal’aspetto del tronco che, con lo sfaldamento dellacomponente preminente nell’abbellimento dei luoghipericoloso “cancro colorato”. Fortunatamente la ricer-malattia alla soglia dell’attenzione.corteccia, appariva sempre chiaro e pulito, privo <strong>di</strong>urbani ed un fondamentale elemento prospettico delleca genetica ha reso <strong>di</strong>sponibili nuove varietà resistentiNella nostra città l’assenza d’interventi <strong>di</strong> potaturadepositi <strong>di</strong> fuliggine.vie <strong>di</strong> comunicazione. Numerosi furono soprattuttoalla malattia che consentiranno <strong>di</strong> utilizzare l’alberoeccessivi evitò il <strong>di</strong>ffondersi dell’epidemia. La potaturaIl London plane, o platano lon<strong>di</strong>nese, fu molto usatoi viali realizzati con il platano. In molte città italiane,senza la preoccupazione <strong>di</strong> vederlo improvvisamenterappresenta infatti il principale fattore <strong>di</strong> contagioanche in Francia. Sul finire del XVII secolo trovò <strong>di</strong>moraspecialmente al centro e al nord, si possono incontrareseccare.e <strong>di</strong> propagazione dell’infezione, sia per le ferite allenei più importanti giar<strong>di</strong>ni realizzati dagli architettiesemplari monumentali risalenti a quell’epoca.L’esistenza <strong>di</strong> platani molto vetusti non è rara: Plinio citapiante che per l’abnorme <strong>di</strong>ffusione <strong>di</strong> spore infettivedella scuola <strong>di</strong> Le Notre. Ma fu nell’Ottocento, con laIl platano trovò un largo impiego anche nella campagnaun platano, in Licia (Asia Minore), che avrebbe accoltotrasportate dalla polvere <strong>di</strong> segatura.nascita dei Boulevard, gli ampi viali alberati dotati <strong>di</strong>padana. Venne piantato lungo i canali e i corsi d’acquanella cavità del suo tronco il console Licinio Mucianospazi riservati al passeggio, che il platano conobbecome <strong>di</strong>visore <strong>di</strong> proprietà assieme all’olmo, ai pioppie 17 convitati ad un banchetto. Sull’isola greca <strong>di</strong> KosIl platano nella storiaun vero e proprio successo, dovuto non solo alle suee ai salici. Governato a ceduo forniva buona legna dasorge un tempio de<strong>di</strong>cato ad Esculapio, il <strong>di</strong>o greco del-Il platano conobbe una grande <strong>di</strong>ffusione in Inghilterraprerogative ornamentali ma anche al rapido sviluppoardere, un’importante risorsa per l’economia rurale.la me<strong>di</strong>cina: qui si erge il famoso <strong>Platano</strong> <strong>di</strong> Ippocrate,a iniziare dal XVIII secolo. I platani <strong>di</strong> Berkeley Square ache consentiva in pochi anni <strong>di</strong> ottenere l’effettoL’uso del platano restò in voga per lungo tempo insotto il quale, secondo la leggenda, insegnava il grandeLondra, piantati attorno al 1770, sono tra gli esemplaridesiderato.Italia; anche nel nostro territorio venne ampiamenteme<strong>di</strong>co. L’enorme albero, con un perimetro <strong>di</strong> do<strong>di</strong>cipiù gran<strong>di</strong> e più vecchi, ma molte altre piazze <strong>di</strong> LondraIn Italia i platani vennero <strong>di</strong>ffusamente impiegatiriproposto nei viali e lungo le più importanti arteriemetri del tronco, è considerato uno dei più antichihanno platani <strong>di</strong> quel periodo. Con la rivoluzionea partire dal XIX secolo. Attraverso un’opera <strong>di</strong>stradali, dove ancora lo si puòincontrare in filarid’Europa.industrialel’albero si <strong>di</strong>ffuse su vasta scala nellamodernizzazione urbanistica e stradale, il cui prin-d’antico impianto. Oggi purtroppo la presenza dellaNel nostro Paese uno degli esemplari più vecchi cresce22 23


Sul tronco del platano si evidenzia una lesionemolto estesa dovuta all’asportazione <strong>di</strong> unagrossa ramificazione.nell’orto botanico <strong>di</strong> Roma: si tratta <strong>di</strong> un Platanusorientalis <strong>di</strong> 350 anni circa. Il platano dell’orto botanico<strong>di</strong> Padova fu piantato invece nel 1680. All’internodel Parco della Tesoriera a Torino spicca l’albero piùvecchio della Città, un gigantesco platano <strong>di</strong> sei metri<strong>di</strong> <strong>di</strong>ametro, piantato nel 1715. Altri platani legati avicende storiche sono quelli del “Viale del Re <strong>di</strong> Roma”,ad Acqui, piantati all’inizio dell’800 per la nascita delfiglio <strong>di</strong> Napoleone.Il platano a ParmaLa presenza del platano nella città <strong>di</strong> Parma non ènumericamente significativa, e inferiore comunquea quella <strong>di</strong> altre specie arboree quali il tiglio ol’ippocastano. Sono circa 700 i platani ra<strong>di</strong>cati lungole vie e nei giar<strong>di</strong>ni della città. Oltre agli esemplari <strong>di</strong>Piazzale della Pace e del Giar<strong>di</strong>no Ducale, le alberaturepiù importanti si trovano in via Solferino, Cittadella,Piazzale della Chiesa, lungo via Mantova, via Toscanae via Langhirano. Tutti gli esemplari presenti in cittàappartengono alla specie Platanus acerifolia (Ait.)Willd(syn. Platanus hybrida Brot.).Il “platano <strong>di</strong> <strong>Maria</strong> <strong>Luigia</strong>”: la manutenzione, leindagini, gli interventi.Le alberature nel contesto urbano ere<strong>di</strong>tano dai filaricampestri la funzione <strong>di</strong> circoscrivere e in<strong>di</strong>viduarespazi e percorsi ma perdono, ovviamente, ogni ruoloeconomico primario per acquistarne uno principalmenteestetico. Permane tuttavia una reminescenzadella loro antica origine nelle forme <strong>di</strong> governo che, finoa tempi recenti, hanno riproposto, con la “capitozzatura”,gli schemi colturali in uso nelle campagne. Con ilpresunto obiettivo <strong>di</strong> “rinvigorire” l’albero, sono statespesso eseguite su piante adulte orrende mutilazionidella chioma. Questi interventi “<strong>di</strong> cura” sono statila causa del <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> gravi patologie, in primoluogo la carie del legno. Anche i platani <strong>di</strong> Piazzaledella Pace hanno conosciuto in un passato recentepesanti interventi dell’uomo, eseguiti probabilmentenel tentativo <strong>di</strong> contenere le chiome che risultavanoincompatibili con strutture tecnologiche oppuresoltanto per un paventato quanto ingiustificatopericolo <strong>di</strong> crollo.Fra tutti, l’intervento più grave fu quello che causò il<strong>di</strong>sseccamento degli esemplari monumentali ra<strong>di</strong>catisul fronte della via alla Pilotta, nei primi anni ’80.I platani risparmiati da quest’ultima potatura godonoancora <strong>di</strong> buona salute, eccetto il superbo esemplarepresente all’interno dell’attuale prato. Il suo troncoevidenzia i sintomi <strong>di</strong> un deca<strong>di</strong>mento interno giuntoormai ad uno sta<strong>di</strong>o avanzato. Dalle analisi condottesi evince che i processi degenerativi hanno avuto unaduplice origine, in primo luogo dalle ferite <strong>di</strong> taglio <strong>di</strong>24 25


Le fruttificazioni dei funghi agenti della carie,malattia degenerativa del legno, emergono dallegno infetto.Analisi dello stato interno del legnoeseguita con un speciale apparecchiatura:il dendrodensimetro.alcune grosse ramificazione, quin<strong>di</strong> dalle lesioni infertealle ra<strong>di</strong>ci per lavori in prossimità dell’albero. Nel corsodelle vicende che videro <strong>di</strong> volta in volta mutate lecon<strong>di</strong>zioni circostanti la pianta, dagli esiti degli eventibellici alla realizzazione <strong>di</strong> un parcheggio, <strong>di</strong> un mercato,fino all’allestimento <strong>di</strong> un manufatto provvisorio cheospitò i locali del costruendo magazzino generaleUPIM nei primi anni ’60, l’albero subì danni inevitabilial sistema ra<strong>di</strong>cale. Oggi finalmente un prato ne proteggel’integrità, ma nelle ra<strong>di</strong>ci e nel tronco i funghiagenti della carie del legno hanno ormai <strong>di</strong>strutto granparte del tessuto <strong>di</strong> sostegno dell’albero. A partire dal2001 la pianta è stata oggetto <strong>di</strong> indagini approfon<strong>di</strong>teper valutarne il grado <strong>di</strong> stabilità. Le analisi sono statecondotte con idonei strumenti, capaci <strong>di</strong> sondare laconsistenza dei tessuti interni senza danneggiarel’albero. I processi degenerativi riscontrati risultanoprogressivi e irreversibili, <strong>di</strong> conseguenza le con<strong>di</strong>zionistatiche della pianta sono destinate a peggiorare. Lospessore del legno residuo sano che ancora garantiscela tenuta e la stabilità dell’albero è risultato al limitedegli standard <strong>di</strong> sicurezza previsti per questo tipo<strong>di</strong> alterazioni. Vista la precaria staticità della pianta siè ritenuto opportuno “mettere in sicurezza” l’albero,considerando che la sua posizione al centro <strong>di</strong> una zonaad elevata frequentazione aumenta notevolmente ilfattore <strong>di</strong> rischio per la pubblica incolumità.Sono stati pertanto effettuati interventi <strong>di</strong> potatura alloscopo <strong>di</strong> alleggerire la chioma e ridurre le sollecitazionigravanti sulle ramificazioni e sulla base portante deltronco.Nel successivo riscontro, a <strong>di</strong>stanza <strong>di</strong> circa tre annidalla prima indagine, si è potuto constatare unpeggioramento delle con<strong>di</strong>zioni interne a causadell’avanzamento della carie. La risposta della piantaalla potatura è stata invece giu<strong>di</strong>cata positiva: conl’emissione <strong>di</strong> nuovi getti <strong>di</strong> buon vigore, la chioma sipresentava nuovamente densa, priva <strong>di</strong> seccume.L’ultimo controllo eseguito ha confermato la tendenzaall’avanzamento della malattia, soprattutto alla basedel tronco, suggerendo l’opportunità <strong>di</strong> ridurreulteriormente il carico della chioma. Nella ricercadel giusto equilibrio tra le improrogabili esigenze <strong>di</strong>sicurezza e la <strong>di</strong>gnità dell’albero, gli interventi sonostati eseguiti nel massimo rispetto della pianta senzacompromettere il suo valore ornamentale. A questopunto il quadro della situazione non è confortante:26 27


Esecuzione degli interventi <strong>di</strong> potatura inarrampicata (tree-climbing).non ci è dato sapere quanto tempo ancora sarà possibileconservare l’albero.Gli alberi monumentali sono presenze delicate chevanno tutelate e preservate con interventi adeguati,volti a rallentare il naturale processo <strong>di</strong> deca<strong>di</strong>mento,tipico <strong>di</strong> ogni organismo senescente avviato allaconclusione del proprio ciclo biologico. Il caso descrittovuole rappresentare un esempio d’attenzione e <strong>di</strong> curanei riguar<strong>di</strong> <strong>di</strong> un albero, per ricordare soprattuttoquanto sia urgente rivedere ed aggiornare il nostrorapporto con le piante, soprattutto in ambito urbanodove gli interventi dell’uomo e le trasformazionirischiano spesso <strong>di</strong> minare la loro sopravvivenza.Il “Piazzale Teatro Reynach”in una cartolina dei primi del Novecento. Oltre l’albero, il teatro“Reynach”<strong>di</strong>strutto nei bombardamenti del ’44. In prossimità del platano è collocata la fontanamonumentale del “Trianon, l’opera venne poi traslocata sull’isolotto del Giar<strong>di</strong>no Ducale. Nellafoto a destra l’albero nell’attuale contesto <strong>di</strong> Piazzale della Pace.28 29


Nella simulazione si evidenziano le gran<strong>di</strong> ramificazioni dell’albero venute meno nel corso deglianni. Dalle relative lesioni hanno avuto origine i processi degenerativi del legno. Per i danni pregressiall’apparto ra<strong>di</strong>cale la base del fusto e le ra<strong>di</strong>ci risultano ampiamente compromessi. Nellafoto a destra sono evidenziate le zone critiche soggette a deterioramento.Con la potatura si è provveduto ad eliminare tutte le parti secche della chioma e a ridurre il caricogravante sulla base del fusto e sulle branche indebolite dalla carie. Alla successiva ripresa vegetativa(foto a destra), con l’emissione <strong>di</strong> nuovi rami, l’albero mostra un nuovo vigore e una chiomapiù contenuta con riduzione dell’effetto “vela”.30 31

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