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Circuiti in corrente alternata (circuito RLC)

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<strong>Circuiti</strong> <strong>in</strong> <strong>corrente</strong> <strong>alternata</strong> (<strong>circuito</strong> <strong>RLC</strong>)1 Impostazione generale del problemaUn <strong>circuito</strong> <strong>in</strong> <strong>corrente</strong> <strong>alternata</strong> è un <strong>circuito</strong> alimentato da un generatore la cui forza elettromotricevaria nel tempo, passando da valori positivi a valori negativi (o se si preferisce, <strong>in</strong>verte la sua polaritàal variare del tempo, cambiando nel contempo anche il valore assoluto di ε). Generatori di questotipo hanno solitamente una forza elettromotrice ε(t) che si può scrivereε(t) = ε 0 cos(ωt)Si può dimostrare che, se il <strong>circuito</strong> è composto unicamente da resistenze, condensatori o <strong>in</strong>duttanze,la <strong>corrente</strong> che circola <strong>in</strong> un qualsiasi ramo del <strong>circuito</strong> si può sempre scrivere comei(t) = i 0 cos(ωt − φ)dove i 0 e φ dipendono dal <strong>circuito</strong> (ed <strong>in</strong> generale anche da ω) e, all’<strong>in</strong>terno dello stesso <strong>circuito</strong>,<strong>in</strong> generale sono diverse per ogni ramo del <strong>circuito</strong>. L’analisi di un <strong>circuito</strong> <strong>in</strong> regime di <strong>corrente</strong><strong>alternata</strong> consiste nel trovare, per il <strong>circuito</strong> <strong>in</strong> esame, le relazioni che legano i 0 e φ (o, nel caso dicircuiti con più rami, le varie i 0 e φ dei s<strong>in</strong>goli rami) alle caratteristiche del generatore, ovvero ε 0e ω, una volta noti i valori di tutte le resistenze, <strong>in</strong>duttanze e condensatori presenti nel <strong>circuito</strong>.Consideriamo <strong>in</strong>izialmente un <strong>circuito</strong> ad una sola maglia, costtuito da un generatore, unaresistenza, una <strong>in</strong>duttanza ed un condensatore (<strong>circuito</strong> <strong>RLC</strong>). La legge di Kirchhoff per il <strong>circuito</strong>dice che, per ogni istante t,ε(t) + V R (t) + V L (t) + V C (t) = ε(t) − i(t)R − L didt − 1 C∫ t0i(t ′ )dt ′ = 0 (1)Questa equzione <strong>in</strong>tegro-differenziale, <strong>in</strong> cui il term<strong>in</strong>e noto è solitamente la forza elettromotriceε(t) e l’<strong>in</strong>cognita la funzione i(t) è <strong>in</strong> l<strong>in</strong>ea di pr<strong>in</strong>cipio l’equazione da risolvere per lo studio del<strong>circuito</strong>.Una prima semplificazione si può ottenere dal considerare le espressioni (generali) di ε(t) e i(t)viste <strong>in</strong> precedenza:ε 0 cos(ωt) − [i 0 cos(ωt − φ)]R − L d dt [i 0 cos(ωt − φ)] − 1 C∫ t0[i 0 cos(ωt ′ − φ)]dt ′ = 0ricordando che d dt cos(ωt − φ) = −ω s<strong>in</strong>(ωt − φ) e che ∫ t0 cos(ωt′ − φ)dt ′ = 1 ωs<strong>in</strong>(ωt − φ) si ottieneallora1


ε 0 cos(ωt) − i 0 R cos(ωt − φ) + i 0 L s<strong>in</strong>(ωt − φ) − i 0s<strong>in</strong>(ωt − φ) = 0ωCscritta <strong>in</strong> questo modo, l’equazione non è più una equazione <strong>in</strong>tegro-differenziale, ma una equazionel<strong>in</strong>eare <strong>in</strong> cui compaiono seni e coseni, e può essere risolta utilizzando le formule di somma e sottrazionedi seni e coseni, ed imponendo che l’equazione sia rispettata per ogni valore di t.Invece di seguire questo approccio, lungo e difficilmente generalizzabile a circuiti diversi, consideriamoche un numero complesso ˜z = x + jy (x è la parte reale di ˜z, y la parte immag<strong>in</strong>aria di˜z) può essere rappresentato come un ”vettore” <strong>in</strong> un piano complesso {x, jy} (si scrive √ −1 = janzichè, come di consueto, √ −1 = i per evitare confusioni fra l’unità immag<strong>in</strong>aria e il simblo chedef<strong>in</strong>isce la <strong>corrente</strong>). Lo stesso vettore può essere descritto <strong>in</strong> coord<strong>in</strong>ate polari da un modulo (|z|)ed un argomento (α) legati a x e y dalle relazioni usuali:{|z| =√x 2 + y 2α = arctan [y/x]⇔{ x = |z| cos(α)y = |z| s<strong>in</strong>(α)Inoltre, si può verificare che sussiste l’uguaglianzae jα = cos(α) + j s<strong>in</strong>(α)(per farlo, si scrivono le espansioni <strong>in</strong> serie di Taylor delle due funzioni, quella a destra e quella as<strong>in</strong>istra del segno di uguaglianza, e si scopre che le due espansioni sono co<strong>in</strong>cidenti...), da cui risultache il numero complesso z può essere anche scritto come˜z = x + jy = |z| cos(α) + j|z| s<strong>in</strong>(α) = |z|e jαData l’espressione di ε(t) e di i(t), si può allora dire che ε(t) è la parte reale del numero complesso˜ε(t) = ε 0 e jωtmentre i(t) è la parte reale del numero complessoĩ(t) = i 0 e j(ωt−φ)Posso allora dire che l’equazione del <strong>circuito</strong> è l’equazione per la parte reale dell’equazione˜ε(t) − Rĩ(t) − L d dtĩ(t) − 1 C∫ t0ĩ(t ′ )dt ′ = 0 (2)Se la funzione ĩ(t) soddisfa l’equazione (2), allora la sua parte reale soddisferà l’equazione (1).L’espressione per i(t) può qu<strong>in</strong>di essere ottenuta risolvendo l’equazione (2) anzichè l’equazione (1).Ma essendo d dt ej(ωt−φ) = jωe j(ωt−φ) e ∫ t0 ej(ωt′ −φ) dt ′ = 1jω ej(ωt−φ) dalla (2) si ottiene immediatamenteovveroε 0 e jωt − Ri 0 e j(ωt−φ) − jωLi 0 e j(ωt−φ) − i 0jωC ej(ωt−φ) = 0


Essendo poi e j(ωt−φ) = e jωt e −jφ si ottiene <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e[ε 0 = R + j(ε 0 e jωt = R + jωL + 1 )i 0 e j(ωt−φ)jωC(ωL − 1ωC)]i 0 e −jφ (3)Per trovare le relazioni richieste che legano i 0 e φ a ε 0 e ω, basta a questo punto scrivere leespressioni per il modulo e per l’argomento dell’equazione appena trovata. Va ricordato che nelcaso di prodotto fra due numeri complessi i moduli si moltiplicano mentre gli argomenti si sommano.Infatti, scrivendo ˜z 1 = |z 1 |e jα 1e ˜z 2 = |z 2 |e jα 2il prodotto ˜z 1˜z 2 vale˜z 1˜z 2 = |z 1 |e jα 1|z 2 |e jα 2= |z 1 ||z 2 |e jα 1e jα 2= |z 1 ||z 2 |e j(α 1+α 2 )e qu<strong>in</strong>di, scrvendo ˜z 1˜z 2 = ˜z = |z|e jα si ha |z| = |z 1 ||z 2 | e α = α 1 + α 2 .Uguagliando i due moduli dei numeri complessi che compaiono a destra e a s<strong>in</strong>istra del segnodi uguaglianza nell’equazione (3) si ottiene[ (|ε 0 | = ε 0 =∣ R + j ωL − 1 )] ∣ (∣∣∣i 0 e −jφ =ωC∣ R + j ωL − 1 )∣ ∣∣∣ ∣ (∣∣ei−jφ∣0 ∣ =ωC∣ R + j ωL − 1 )∣ ∣∣∣i 0ωC( ∣ ∣e −jφ∣ ∣ = √ cos 2 (−φ) + s<strong>in</strong> 2 (−φ) = 1) ovveroε 0i 0 = ∣∣R + j ( ωL − 1 )∣ = ∣ωCε 0√R 2 + ( ωL − 1ωC) 2(4)Uguagliando <strong>in</strong>vece l’argomento dei due numeri colmplessi, e considerando che ε 0 è un numeroreale, e qu<strong>in</strong>di il suo argomento è zero (arctan(y/x) = 0 se y = 0...)[ ][ ]ωL −1ωCωL −1ωC0 = arctan− φ ⇒ φ = arctan(5)RRQueste sono le due relazioni cercate, che legano i 0 e φ a ε 0 e ω.Il risultato ottenuto è facilmente generalizzabile a circuiti con resistenze, condensatori e/o <strong>in</strong>duttanze,anche non necessariamente <strong>in</strong> circuiti ad una sola maglia. Di fatto, con l’utilizzo d<strong>in</strong>umeri complessi, scrivendo ĩ(t) = i 0 e jωt−φ , le cadute di potenziale ai capi di un elemento circuitalesi possono scrivere come⎧⎨⎩Ṽ R (t) = Rĩ(t)Ṽ L (t) = jωLĩ(t)Ṽ C (t) = 1jωC ĩ(t)Def<strong>in</strong>endo l’impedenza di un elemento circuitale come


P G >= 1 T∫ T0ε(t)i(t)dt = 1 T∫ T0ε 0 cos(ωt)i 0 cos(ωt − φ)dt = ε 0i oTRicordando che cos(α) cos(β) = [cos(α + β) + cos(α − β)]/2 si ottiene <strong>in</strong>f<strong>in</strong>e< P G >= ε 0i o2T∫ T0∫ T[cos(2ωt − φ) + cos(φ)]dt = ε 0i o2 cos(φ)0cos(ωt) cos(ωt − φ)dtavendo utilizzato il fatto che l’<strong>in</strong>tegrale su un periodo di cos(2ωt − φ) è zero (<strong>in</strong> quanto è l’<strong>in</strong>tegralesu un <strong>in</strong>tero periodo di una funzione che assume, durante il ciclo, gli stessi valori positivi e negativi)mentre ovviamente ∫ T0cos(φ)dt = T cos(φ), dato che φ non dipende da t.Rispetto al caso dei circuiti <strong>in</strong> <strong>corrente</strong> cont<strong>in</strong>ua (P G = εi), il considerare la media ha <strong>in</strong>trodotto ilfattore 1 2, ma soprattutto la dpendenza dal coseno di φ. Per quanto riguarda il primo aspetto, si<strong>in</strong>troducono le grandezze efficaci ε eff = ε 0 / √ 2 e i eff = i 0 / √ 2, tramite le quali< P G >= ε 0√2i o√2cos(φ) = ε eff i eff cos(φ)e l’ espressione della potenza generata dal generatore, a meno del term<strong>in</strong>e cos(φ), diventa del tuttoanaloga a quella dei circuiti <strong>in</strong> <strong>corrente</strong> cont<strong>in</strong>ua.Per quanto riguarda gli altri elementi, si procede <strong>in</strong> modo analogo: per la resistenza< P R >= 1 T∫ T0i 2 (t)Rdt = Ri2 0T∫ T0cos(ωt − φ) cos(ωt − φ)dt = Ri2 02T∫ T0[cos(2ωt − 2φ) + 1]dt(cos(ωt − φ) cos(ωt − φ) = [cos(ωt − φ + ωt − φ) + cos(ωt − φ − ωt + φ)] = [cos(2ωt − 2φ) + 1]) dacui, con le stesse considerazioni fatte nel caso del generatore,Per l’<strong>in</strong>duttanza,< P R > Ri2 02 = Ri2 eff< P L >= 1 T∫ T0L didt i(t)dt = L T∫ T0−ωi 0 s<strong>in</strong>(ωt − φ)i 0 cos(ωt − φ)dt = − Lωi2 02T∫ T0s<strong>in</strong>(2ωt − 2φ)dtdove nell’ultimo passaggio si è utilizzata la relazione 2 s<strong>in</strong>(α) cos(α) = s<strong>in</strong>(2α). Come nei duecasi precedenti (generatore e resistenza), l’<strong>in</strong>tegrale è nullo <strong>in</strong> quanto <strong>in</strong>tegrale su un periodo diuna funzione che assume gli stessi valori positivi e negativi. Ne risulta qu<strong>in</strong>di che la potenzamedia dissipata dall’<strong>in</strong>duttanza è zero. Questo è ragionevole se si pensa che l’energia accumulatadall’impedenza vale E L = Li 2 /2 ed il valore di i è per def<strong>in</strong>izione lo stesso all’<strong>in</strong>izio e alla f<strong>in</strong>edel ciclo. Di fatto, l’<strong>in</strong>duttanza sottrae al <strong>circuito</strong> energia accumulandola al suo <strong>in</strong>terno, ma larestituisce al <strong>circuito</strong> stesso, per cui mediamente la sottrazione di energia da parte dell’<strong>in</strong>duttanzaè zero.In maniera del tutto analoga, per il condensatore< P C >= 1 T∫ T0V C (t)i(t)dt = 1 T∫ T0Q C (t)C i 0 cos(ωt − φ)dt = i 0ωCT∫ T0s<strong>in</strong>(ωt − φ) cos(ωt − φ)dt


dove si è usato il fatto che Q C (t) = ∫ t0 i(t′ )dt ′ = 1 ωs<strong>in</strong>(ωt − φ). Anche questo <strong>in</strong>tegrale è nullo,per lo stesso motivo per il quale è nullo l’<strong>in</strong>tegrale relativo all’<strong>in</strong>duttanza, ed anche <strong>in</strong> questo caso,qu<strong>in</strong>di, la potenza assorbita mediamente dal condensatore è nulla. Anche <strong>in</strong> questo caso, come nelcaso dell’<strong>in</strong>duttanza, la cosa è comprensibile <strong>in</strong> term<strong>in</strong>i di energia accumulata e poi rilasciata dalcondensatore. Riassumendo,< P G > = ε eff i eff cos(φ)< P R > = Ri 2 eff< P L > =< P C >= 0Notare che, apparentemente, è possibile dim<strong>in</strong>uire a piacimento la potenza assorbita dal generatore(basta <strong>in</strong>fatti costruire il <strong>circuito</strong> <strong>in</strong> modo che φ ≃ ±π/2 ⇒ cos(φ) ≃ 0...). Essendoperò tan(φ) = Im[ ˜Z eq ]/Re[ ˜Z eq ], per avere φ ≃ ±π/2 deve anche essere tan(φ) → ±∞, ovveroRe[ ˜Z eq ] → 0. Dato che la parte reale dell’impedenza è sempre dovuta alle resistenze presenti nel<strong>circuito</strong>, per ottenere cos(φ) → 0 è di fatto necessario avere un <strong>circuito</strong> senza resistenze, o conresistenze trascurabili. In un <strong>circuito</strong> di questo genere (composto cioè solo di <strong>in</strong>duttanze e condensatori)l’energia non viene di fatto utilizzata, <strong>in</strong> quanto la potenza media utilizzata è zero perquanto detto <strong>in</strong> precedenza. Di fatto, qu<strong>in</strong>di, porre cos(φ) = 0 corrisponde sì al non assorbirealcuna energia dal generatore, ma anche a non poter disporre di alcuna energia!

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