Le Fonti Francescane VITA SECONDA DI SAN ... - Assisi OFM
Le Fonti Francescane VITA SECONDA DI SAN ... - Assisi OFM Le Fonti Francescane VITA SECONDA DI SAN ... - Assisi OFM
Una volta il Santo disse ai compagni: « Invitate il medico e preparategli un buonpranzo ».«Padre,--rispose il guardiano--te lo diciamo con rossore, ci vergogniamo ad invitarlo,tanto siamo poveri in questo momento».«Volete forse che ve lo ripeta? » insistette il Santo.Il medico era presente e intervenne: «Io, fratelli carissimi, stimerò delizia la vostrapenuria ».I frati in tutta fretta dispongono sulla tavola quanto c'è in dispensa: un po' di pane,non molto vino e per rendere più sontuoso il pranzo, la cucina manda un po' di legumi. Ma lamensa del Signore nel frattempo si muove a compassione della mensa dei servi. Bussano allaporta e corrono ad aprire: c'è una donna che porge un canestro pieno zeppo di bel pane, dipesci e di pasticci di gamberi, e sopra abbondanza di miele ed uva.A tale vista i poveri commensali sfavillarono di gioia, e messa da parte per il giornodopo quella miseria, mangiarono di quei cibi prelibati. Il medico commosso esclamò: « Nénoi secolari e neppure voi frati conoscete veramente la santità di questo uomo». E sisarebbero di certo pienamente sfamati, ma più che il cibo li aveva saziati il miracolo.Così l'occhio amoroso del Padre non disprezza mai i suoi, anzi assiste con piùgenerosa provvidenza chi è più bisognoso. Il povero si pasce ad una mensa più ricca diquella del re, quanto Dio supera in generosità l'uomo.LIBERA FRATE RICCERIO DA UNA TENTAZIONE630 44a. Un frate di nome Riccerio, nobile di costumi quanto di nascita, aveva tanta stimadei meriti di Francesco da credere che uno avrebbe meritato la grazia divina, se avessegoduto della benevolenza del Santo, in caso contrario, sarebbe andato incontro all'ira di Dio.Per questo aspirava ardentemente ad acquistarsi la sua amicizia, ma temeva grandementeche il Santo trovasse in lui qualcosa di vizioso, anche se nascosto, e che ciò lo allontanasseancor più dalla sua grazia. Questo timore lo torturava di continuo né riusciva a manifestarload alcuno. Ma un giorno, turbato come sempre, si avvicinò alla cella nella quale Francescostava in preghiera. Conoscendo nello stesso tempo il suo arrivo ed il suo stato d'animo,l'uomo di Dio lo chiamò a sé e gli disse con benevolenza: « Nessun timore, nessunatentazione ti turbi mai più, figlio mio, perché mi sei carissimo. E fra quanti mi sono più cari,ti amo di un amore particolare. Vieni a me senza timore, quando ti piace, e da me riparti contutta libertà a tuo piacimento».Il frate restò pieno di meraviglia e di gioia alle parole del Santo e da allora in poisicuro del suo affetto, crebbe anche, come era suo convincimento, nella grazia del Salvatore.CAPITOLO XVIESCE DALLA CELLA PER BENEDIRE DUE FRATI
AVENDONE CONOSCIUTO IL DESIDERIOPER DIVINA ISPIRAZIONE631 45. San Francesco era solito passare l'intera giornata in una cella isolata e nonritornava tra i frati se non quando urgeva la necessità del mangiare. Non andava perònemmeno allora ad ore fisse, perché il desiderio prepotente della contemplazione loassorbiva assai spesso completamente.Un giorno arrivarono da lontano all'eremo di Greccio due frati di vita santa e gradita aDio: volevano unicamente vedere il Santo e riceverne la benedizione lungamente desiderata.Essendo giunti e non trovandolo, perché si era già ritirato dal luogo comune nella sua cella,furono presi da grande tristezza. E poiché si prevedeva una lunga attesa non sapendo concertezza quando sarebbe uscito, presero la via del ritorno afflitti, attribuendo ciò alle lorocolpe. I compagni del Santo li accompagnavano, cercando di alleviare la loro tristezza.Quando furono lontani un tiro di sasso, all'improvviso si udi alle loro spalle il Santo chechiamava ad alta voce, e poi disse ad uno dei compagni: « Di' ai miei frati che sono venutiqui, di guardare verso di me ». I frati si voltarono verso di lui, ed egli tracciando un segno dicroce li benedisse con grandissimo affetto.Ed essi tanto più contenti quanto più vantaggiosamente avevano raggiunto l'intentoper mezzo di un miracolo, ritornarono a casa lodando e benedicendo il Signore.CAPITOLO XVIICON LA PREGHIERAFA SCATURIRE ACQUA DA UNA ROCCIAPER DISSETARE UN CONTADINO632 46. Francesco voleva un giorno recarsi ad un eremo per dedicarsi più liberamente allacontemplazione; ma, poiché era assai debole, ottenne da un povero contadino di poter usaredel suo asino.Si era d'estate, ed il campagnolo che seguiva il Santo arrampicandosi per sentieri dimontagna, era stanco morto per l'asprezza e la lunghezza del viaggio. Ad un tratto, prima digiungere all'eremo, si sentì venir meno riarso dalla sete. Si mise a gridare dietro al Santo,supplicandolo di avere misericordia di lui, perché senza il conforto di un po' d'acqua sarebbecertamente morto.Il Santo, sempre compassionevole verso gli afflitti, balzò dall'asino, e inginocchiato aterra alzò le mani al cielo e non cessò di pregare fino a quando si sentì esaudito. «Su, in fretta--gridò al contadino--là troverai acqua viva, che Cristo misericordioso ha fatto scaturire ora dallaroccia per dissetarti ».Mirabile compiacenza di Dio, che si piega così facilmente ai suoi servi! L'uomo bevvel'acqua scaturita dalla roccia per merito di chi pregava e si dissetò alla durissima selce. Non vi
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Una volta il Santo disse ai compagni: « Invitate il medico e preparategli un buonpranzo ».«Padre,--rispose il guardiano--te lo diciamo con rossore, ci vergogniamo ad invitarlo,tanto siamo poveri in questo momento».«Volete forse che ve lo ripeta? » insistette il Santo.Il medico era presente e intervenne: «Io, fratelli carissimi, stimerò delizia la vostrapenuria ».I frati in tutta fretta dispongono sulla tavola quanto c'è in dispensa: un po' di pane,non molto vino e per rendere più sontuoso il pranzo, la cucina manda un po' di legumi. Ma lamensa del Signore nel frattempo si muove a compassione della mensa dei servi. Bussano allaporta e corrono ad aprire: c'è una donna che porge un canestro pieno zeppo di bel pane, dipesci e di pasticci di gamberi, e sopra abbondanza di miele ed uva.A tale vista i poveri commensali sfavillarono di gioia, e messa da parte per il giornodopo quella miseria, mangiarono di quei cibi prelibati. Il medico commosso esclamò: « Nénoi secolari e neppure voi frati conoscete veramente la santità di questo uomo». E sisarebbero di certo pienamente sfamati, ma più che il cibo li aveva saziati il miracolo.Così l'occhio amoroso del Padre non disprezza mai i suoi, anzi assiste con piùgenerosa provvidenza chi è più bisognoso. Il povero si pasce ad una mensa più ricca diquella del re, quanto Dio supera in generosità l'uomo.LIBERA FRATE RICCERIO DA UNA TENTAZIONE630 44a. Un frate di nome Riccerio, nobile di costumi quanto di nascita, aveva tanta stimadei meriti di Francesco da credere che uno avrebbe meritato la grazia divina, se avessegoduto della benevolenza del Santo, in caso contrario, sarebbe andato incontro all'ira di Dio.Per questo aspirava ardentemente ad acquistarsi la sua amicizia, ma temeva grandementeche il Santo trovasse in lui qualcosa di vizioso, anche se nascosto, e che ciò lo allontanasseancor più dalla sua grazia. Questo timore lo torturava di continuo né riusciva a manifestarload alcuno. Ma un giorno, turbato come sempre, si avvicinò alla cella nella quale Francescostava in preghiera. Conoscendo nello stesso tempo il suo arrivo ed il suo stato d'animo,l'uomo di Dio lo chiamò a sé e gli disse con benevolenza: « Nessun timore, nessunatentazione ti turbi mai più, figlio mio, perché mi sei carissimo. E fra quanti mi sono più cari,ti amo di un amore particolare. Vieni a me senza timore, quando ti piace, e da me riparti contutta libertà a tuo piacimento».Il frate restò pieno di meraviglia e di gioia alle parole del Santo e da allora in poisicuro del suo affetto, crebbe anche, come era suo convincimento, nella grazia del Salvatore.CAPITOLO XVIESCE DALLA CELLA PER BENE<strong>DI</strong>RE DUE FRATI