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1 Alessandra Tamburini La vita “ci dà l'uno e ci suggerisce l'altro” È ...

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condizionamenti amministrativi.(Cenni biografi<strong>ci</strong>, pp. 15-16): « Segregato in Napoli dal mondo intellettuale fra tantascarsezza di libri e di ajuti, il De Sanctis andò formandosi a poco a poco, salendo dalle piùbasse regioni grammaticali fino all’estetica. Meditava però più che non leggeva, e quindi lesue idee anche non nuove hanno una impronta originale, e si sente che sono us<strong>ci</strong>teimmediatamente dalla meditazione. Facendo però ogni anno un corso nuovo, e abusandodel cervello, nell’ultimo anno parve minore di sé, sentivasi stanco, oppresso da lavorointellettuale. Mescolato nelle agitazioni politiche dopo la fatale giornata di Maggio [1848]cercò di riprendere i suoi studi, e tenne di nuovo scuola, ma per pochi mesi. Si richiedevada lui un esame di catechismo: i rigori della Polizia crescevano. L’ultimo atto della Scuolafu una riunione di giovani per rendere pietoso uffi<strong>ci</strong>o di lagrime al loro compagno Luigi<strong>La</strong>vista, morto combattendo il 15 Maggio. Dopo un discorso commovente del De Sanctis,si separarono mestamente. Poveri giovani! A pochi fu concesso ritirarsi nelle provin<strong>ci</strong>esotto la vigilanza della Polizia. Parecchi si gettarono in carcere, molti nell’esilio; al DeSanctis toccò carcere ed esilio. »In questo contesto si possono meglio intendere la comunanza di sentimenti e il tono re<strong>ci</strong>procamenteaffabile dei due patrioti in questo scambio di lettere del 1856, l’anno che precede l’incarcerazione di<strong>Tamburini</strong>, già agli arresti domi<strong>ci</strong>liari a Monsampolo. Mentre De Sanctis insegnava in esilio aZurigo, il comune amico Nicola Rosei (nato a Bres<strong>ci</strong>a nel Lombardo-Veneto, esule a Tortona nelRegno di Sardegna) aveva fatto da tramite per l'incontro epistolare.8Lettera di <strong>Tamburini</strong> a De Sanctis, ZurigoIllustre Signore,Monsampolo di Ascoli, 29 Settembre 1856Voi esule, io pellegrinante la terra del dolore, ambi l'amor d'Italia <strong>ci</strong> crisma fratelli, ed ambiun presentimento dell'avvenire <strong>ci</strong> regge la <strong>vita</strong>. Mi vi presento adunque come se una solaaspirazione <strong>ci</strong> avesse incontrato, come se in questa avessimo appreso a conoscer<strong>ci</strong>.Un amore grande per gl'illustri viventi mi è culto alla Patria, e voi ricevetelo da un giovaneche crede in esso e con esso adempie il più santo dei doveri, quello dell'uomo libero, eschiettamente italiano […].E se a chi vi ama è le<strong>ci</strong>ta una preghiera, d'ogni vostro scritto io ed i miei ami<strong>ci</strong> vi chiediamo laconoscenza, perché vogliamo crescervi intorno, perché la rivelazione del bello l'aspettiamo davoi. Vi parlano, stimatissimo Signore, in queste mie parole, giovani che vivono di dolore e cheappagano lor desianze nei vostri studi.Vi ossequio, e fin da questo momento di quel che direte intorno ai miei studi danteschi me nedico riconoscente: datemi affetto, ve lo domando per carità di patria. Pieno di ossequio sonoora e sempre, vostro e vostrissimoNicola Gaetani <strong>Tamburini</strong>Lettera di De Sanctis a <strong>Tamburini</strong>, Monsampolo

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