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1 Alessandra Tamburini La vita “ci dà l'uno e ci suggerisce l'altro” È ...

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pronun<strong>ci</strong>ate, e sono divenute i nomi delle divinità e delle energie che l’uomo sirappresentava attori del gran dramma universale, i nomi delle potenze benefiche o infestea cui egli riportava le sue gioie e i suoi dolori. E anche ora le nostre lingue, la nostrafilosofia, le nostre s<strong>ci</strong>enze continuano a vivere sul substrato di quegli antichissimiconcepimenti dell’immaginazione. Ciò che si crede di scoprire o d’inventare era giàracchiuso nelle primitive impressioni che ancora <strong>ci</strong> appaiono a frammenti e che furononarrate dall’umanità primitiva. <strong>La</strong> sintesi era sì perfetta che conteneva impli<strong>ci</strong>ta la s<strong>ci</strong>enzadi tutto <strong>ci</strong>ò che lo spirito umano seppe dapoi espli<strong>ci</strong>tamente, quando ebbe <strong>vita</strong> la s<strong>ci</strong>enza. »<strong>La</strong> lingua non potrà più essere considerata di origine divina né valere da convenzione, come se gliumani avessero stipulato fra loro una spe<strong>ci</strong>e di patto, accettando di usare parole create e proposte dapersone dotte e autorevoli.(Giacomo Leopardi: statua di Ugolino Panichi, p. 16): « Il primo che al di fuori delle sueattrazioni fisiche e de’ suoi bisogni materiali seppe percepire nella natura un oggettopiacevole, interessante, singolare, magnifico, terribile; il primo che se ne fece unornamento o una memoria; che comunicando al suo ospite, al suo fratello, alla sua donnala propria impressione, fece aggradir loro l’oggetto come simbolo e preziosa testimonianzadi stima, d’ami<strong>ci</strong>zia e d’amore, fu il primo artista. <strong>La</strong> fan<strong>ci</strong>ulla che si fa una corona dimargherite, la donna che si compone una collana di pietre o di perle, il guerriero che perfarsi più terribile s’avvolge in una pelle di orso o di leone, sono artisti. »Dei miei studi su Vico ricordo, a questo proposito, la sua ipotesi che il primo poeta fosse stato un“bestione tutto fero<strong>ci</strong>a e stupore” trovàtosi a cogliere, per primo o per la prima volta, la poesia di un<strong>ci</strong>elo ridente. <strong>La</strong> poesia è nata come metafora, “il <strong>ci</strong>elo ride”: una forma di similitudine abbreviata incui un’immagine viene sostituita da un’altra che con la prima ha un rapporto di somiglianza. Se il<strong>ci</strong>elo evoca un sorriso, il <strong>ci</strong>elo ride: primo moto poetico dei primitivi, prima emozione. <strong>La</strong> memoriacorre a un verso del primo canto del “Purgatorio”:« Lo bel pianeta che d’amar confortafaceva tutto rider l’orïente […]. »Dante non a caso è tenuto in gran conto come poeta “primitivo”, che a ogni passo prova e destameraviglia.(Giacomo Leopardi: statua di Ugolino Panichi, p. 17): « L’etimologia stessa della parola“estetica” [in greco aisthesis, sensazione] <strong>ci</strong> manifesta questa caratteristica dell’arte:significa la s<strong>ci</strong>enza della sensibilità e del sentimento. <strong>La</strong> facoltà di sentire, di cogliere inuna forma un pensiero, un sentimento, d’essere lieto o triste senza una ragione reale allasemplice vista di un’immagine, è in noi il prin<strong>ci</strong>pio e la causa prima dell’arte. Talunividero nella facoltà d’imitazione il prin<strong>ci</strong>pio e il fondamento dell’arte; ma s’ingannarono. »Sulla questione dell’arte, è noto come quello dell’imitazione sia un concetto platonico (la realtàimiterebbe il mondo delle idee) e aristotelico (l’arte imiterebbe la natura non come particolare macome universale). In quel “taluni videro” ma “s’ingannarono” è probabile un’allusione ai tardivifautori del platonismo e dell’aristotelismo.Il nostro antenato ama arricchire la prosa di brevi narrazioni o di apologhi, che non sono diversivima, divertendo, illustrano la teoria. Ecco qua un esempio, a corollario di una teoria.(Giacomo Leopardi: statua di Ugolino Panichi, pp. 18-20): « Si propose a un greco, Lisandro, di1

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