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1 Alessandra Tamburini La vita “ci dà l'uno e ci suggerisce l'altro” È ...

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agione obbedisce. <strong>Tamburini</strong> confuta l’estetica espressa dal razionalismo illuministico, e infattinello scritto su De Sanctis fa risaltare la nuova estetica che sarebbe diventata il fondamento diqualsiasi considerazione sull’arte.(Giacomo Leopardi: statua di Ugolino Panichi, p. 12): « L’estetica è ben lungi dall’essere unabella pagina nella storia della ragione. I nostri sentimenti spontanei, fra i quali è primal’immaginazione, non trovarono posto nel catalogo dello spirito umano. <strong>La</strong> ragione eratroppo preoccupata di se stessa, troppo incline a vedere nell’uomo soltanto intelligenza evolontà, soltanto idee e risoluzioni unicamente determinate da idee […]. Mentre la linguapuò essere sempre oggetto delle indagini del filologo che voglia studiarne il meccanismo,mentre il logico che cerca di scoprire le leggi del pensiero è certo di trovarle attive in luistesso, l’estetico all’incontro è un uomo di riflessione che vuol comprendere produzionius<strong>ci</strong>te da uno stato morale di cui non rimane più trac<strong>ci</strong>a nell’uomo pervenuto allariflessione. »<strong>La</strong> confutazione culmina in un’immagine forte.(Giacomo Leopardi: statua di Ugolino Panichi, p. 14): « L’Edipo, che deve spiegare i risultatidell’ispirazione, non può né deve conoscere l’ispirazione. <strong>La</strong> Sfinge ha voluto così: da <strong>ci</strong>òinfinite incertezze e ipotesi infinitamente vane. »Questa figura icastica di un Edipo sovrastato dalla Sfinge è una di quelle immagini di poesia ometafore che avvi<strong>ci</strong>nano <strong>Tamburini</strong> alla nuova estetica non razionalistica: Edipo e la Sfinge, quinon ancora utilizzati come simboli psicanaliti<strong>ci</strong> (Freud nasce nel 1856) sono ancora i personaggivivi e scolpiti della tragedia greca.(Giacomo Leopardi: statua di Ugolino Panichi, pp. 20-21): « […] non risulta per nulla che lasensibilità estetica in un artista dimostri la profondità del suo sapere e la penetrazionedella sua mente. Si può dire all’incontro ch’essa è in ragione inversa dello spirito filosofico[…]. Quale è la scuola di arte che abbia saputo <strong>ci</strong>ò che pensava e in virtù di qual prin<strong>ci</strong>pioessa camminava e agiva? Questa ignoranza di sé e della propria missione è appunto <strong>ci</strong>òche distingue il genio delle arti; perché diventando pensatori si cessa di essere artisti. »Una constatazione simile a questa si può leggere in Pirandello. Il protagonista della novella “<strong>La</strong>carriola” in una <strong>ci</strong>rcostanza casuale ripensa alla propria <strong>vita</strong>, e da quel momento non riesce più avivere. « Chi vive, quando vive, non pensa: vive. Se uno può pensare la propria <strong>vita</strong>, è segno chenon la vive più: la subisce, la tras<strong>ci</strong>na. Come una cosa morta, la tras<strong>ci</strong>na […]. Pochissimi lo sanno[…]. Possiamo dunque vedere e conoscere soltanto <strong>ci</strong>ò che di noi è morto. Conoscersi è morire. »Rileggiamo <strong>Tamburini</strong>: “[…] diventando pensatori si cessa di essere artisti”. Chi pensa un’operad’arte muore all’arte.(Giacomo Leopardi: statua di Ugolino Panichi, p. 12): « Se l’arte è il fatto primitivo del nostroessere, grandissima è la difficoltà che si incontra ove si voglia renderla concetto,determinarne le leggi. »(Giacomo Leopardi: statua di Ugolino Panichi, p. 10): « Le tracce che <strong>ci</strong> rimangono dei primiconcepimenti istintivi dello spirito umano bastano a provar<strong>ci</strong> che le lingue non furonosoltanto la poesia, ma la teologia, la filosofia, la fisica e la psicologia della giovaneumanità. Erano le prime forme d’impressione che fossero pervenute a disegnarsi, adefinirsi, a esprimersi; erano le sole parole distinte che l’anima degli uomini avesse1

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