Revisione ed aggiornamento delle linee guida sulla ... - Anmco

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11.07.2015 Views

R Mariotti, F Mauri - Linee guida dell’infarto miocardico acuto- controllo e sedazione del dolore;- ricostituzione e mantenimento della canalizzazionecoronarica;- protezione del miocardio ischemico;- prevenzione e cura delle aritmie ventricolari maggiori.Misure generali, controllo e sedazione del doloreIl soggetto ricoverato in UTIC con dolore toracicopersistente e sospetto per attacco ischemico acutodeve essere posto a riposo assoluto con inserito unaccesso venoso, preferibilmente centrale.La sedazione del dolore e il controllo dei fenomenineurovegetativi costituiva un obiettivo di primaria importanzafino ad un po’ di anni fa, quando non si disponevadi una terapia patogenetica di buona efficacia, percui il sintomo poteva protrarsi per diverse ore, spessofino al completamento della necrosi. La ricanalizzazionecoronarica invece, comunque conseguita, permetteun’importante riduzione se non la soppressione del dolorein tempi brevissimi.Il ricorso a piccole dosi di oppiacei o assimilabili(morfina 0.05 mg/kg e.v.) è opportuno soprattuttonelle primissime ore dall’esordio dei sintomi quandola sintomatologia anginosa è spesso molto intensa,in attesa che sia praticata e ottenga effetto la terapiafibrinolitica, o in presenza di manifestazioni digrave insufficienza del ventricolo sinistro.Nei soggetti con dolore poco intenso e nelle fasi piùtardive è sufficiente la somministrazione di dosi nonelevate di benzodiazepine (diazepam o equivalenti: 2mg e.v. ripetibili o 5-10 mg per os) per togliere al pazientelo stato d’ansia e di irrequietezza che si accompagnaall’esordio della malattia, lasciando la possibilitàdi valutare sul comportamento dell’intensità del dolorel’efficacia del trattamento di ricanalizzazione adottato,fibrinolisi o PTCA. La promazina (10-30 mg e.v. o peros) e l’aloperidolo (1-2 mg e.v. o per os) possono esserevalide alternative nei soggetti anziani, ipossici o conglaucoma ad angolo chiuso).I farmaci analgesici e i dosaggi consigliabili sono:- morfina solfato: 0.05 mg/kg e.v. ripetibili;- meperidina: 0.5 mg/kg e.v. ripetibili, nei soggetti conspiccato ipertono vagale;- pentazocina: 0.2 mg/kg e.v., ripetibili dopo 30 min;- buprenorfina: 0.10-0.20 mg e.v. ripetibili.Gli effetti collaterali del trattamento con oppiaceisono rappresentati da nausea, vomito, ipotensione conbradicardia e depressione del respiro. Nei soggetti coninfarto inferiore e segni evidenti di vagotonia è preferibilela somministrazione di pentazocina o l’associazioneagli oppiacei della metoclopramide (5 mg e.v.). Bassidosaggi devono essere utilizzati nei soggetti con graveinsufficienza respiratoria di qualsiasi origine. L’ipotensionee la bradicardia regrediscono prontamente conl’atropina a piccole dosi (0.25-0.5 mg e.v.), mentre l’insufficienzarespiratoria risponde prontamente alla somministrazionedi naloxone 0.1-0.2 mg e.v. in bolo.La somministrazione di ossigeno deve essere effettuatanei soggetti con classe Killip > I o rilevazionedi desaturazione arteriosa severa (< 90%).Nei soggetti con grave ipossia (< 50 mmHg) a causadi severa insufficienza cardiaca, edema polmonareacuto, complicanze meccaniche o insufficienza respiratoriaper patologie polmonari concomitanti deve essereiniziata prontamente la ventilazione assistita con la tecnicaritenuta più opportuna dall’anestesista.Nei pazienti senza queste caratteristiche la somministrazionedi ossigeno può essere effettuata nelle primeore, sulla base di alcune osservazioni che avevanopermesso di dimostrare una limitazione del danno miocardico28 e l’esistenza di modesta desaturazione inun’elevata percentuale di soggetti con infarto miocardiconon complicato 29 .La ricanalizzazione coronaricaIl ruolo eziopatogenetico dell’occlusione coronaricae il miglior esito prognostico della ricanalizzazionecoronarica precoce sono stati ampiamente dimostrati econfermati da numerose ricerche. La ricanalizzazionecoronarica può essere conseguita farmacologicamenteo meccanicamente mediante PTCA o bypass aortocoronarico.Fibrinolisi. Il trattamento fibrinolitico deve essereerogato nel tempo più breve possibile a tutti i soggettiche presentino (evidenza di tipo A):• angor prolungato (> 20 min) e resistente alla somministrazionedi nitroderivati;• modificazioni ECG rappresentate da sopraslivellamentodel tratto ST o sottoslivellamento di ST circoscrittoa V 1-V 4(indicativo di infarto a sede posteriore)o blocco di branca sinistra;• assenza di controindicazioni specifiche alla fibrinolisi.Il trattamento trombolitico, valutato su oltre100 000 pazienti inseriti in studi controllati, è in gradodi conseguire una riduzione della mortalità che èstrettamente dipendente dalla tempestività con cuiviene somministrato e dall’estensione e gravità clinicadell’infarto 30 , almeno fino a 12 ore dall’iniziodella sintomatologia. Al di là di tale lasso di tempo(12-24 ore) è probabile che il fibrinolitico esprimaun beneficio ancora significativo nei soggetti conpersistenti segni di occlusione coronarica (angina,sopraslivellamento del tratto ST) (evidenza di tipoC), mentre negli altri casi il potenziale beneficio dellaricanalizzazione potrebbe essere soverchiato daipotenziali danni della fibrinolisi, soprattutto leemorragie intracraniche. I farmaci disponibili almomento attuale e i modi di somministrazione sononumerosi (Tab. I).515

Ital Heart J Suppl Vol 2 Maggio 2001Tabella I. Dose dei trombolitici e dell’eparina nell’infarto miocardico acuto.Farmaco Dose EparinaStreptochinasi 1.5 milioni UI in 100 ml (5% glucosio o fisiologica) in 30-60 min Noo 12 500 UI 2 /die s.c.Anistreplase (APSAC) 30 UI in 3-5 min e.v.Alteplase (rt-PA) 15 mg bolo e.v. + 0.75 mg/kg e.v. in 30 min +0.5 mg/kg e.v. in 60 min fino a 100 mg massimo e.v. per 48-72 oreUrochinasi 2 milioni UI nel più breve tempo possibile e.v. per 48-72 oreReteplase 10 MU in 2 boli a distanza di 30 min e.v. fino a 48-72 oreTenecteplaseda 30 a 50 mg in bolo, con incrementi di 5 mg/10 kgdi peso corporeo > 60 kge.v. per 48-72 oreVanno considerate controindicazioni assolute allatrombolisi: ictus, trauma (soprattutto se cranico) o interventochirurgico risalenti a non più di 3 settimane,emorragie gastrointestinali nell’ultimo mese, malattiedel sistema di coagulazione note.Costituiscono invece controindicazioni relative: attaccoischemico transitorio nei 6 mesi precedenti, gravidanzain atto, rianimazione prolungata e traumatica,ipertensione (pressione arteriosa sistolica > 180 mmHgo pressione arteriosa diastolica > 110 mmHg) refrattariaal trattamento, puntura di vasi, soprattutto se arteriosi,non comprimibili 13,14 .Il trattamento si accompagna ad un eccesso di ictus,fino a 4 per 1000 soggetti trattati, di cui 2 mortali e 2non fatali ma responsabili di esiti disabilitanti. Il rischiodi emorragia cerebrale è assai più basso nei soggetticon età < 55 anni. Vi è inoltre un rischio aggiuntivo dialtre emorragie maggiori, che sono minacciose per lavita o richiedono trasfusione di sangue, valutabile in 7su 1000 pazienti trattati. La puntura di un vaso arteriososi accompagna ad un incremento significativo delleemorragie locali.L’uso di differenti farmaci o di differenti modi disomministrazione del fibrinolitico si accompagna apiccole differenze in termini di miglior sopravvivenza,di rischio emorragico e di altri effetti collaterali 31-35 :• il trattamento con streptochinasi è associato ad unamaggior frequenza di fenomeni ipotensivi, che possonoessere ben controllati con la posizione di Trendelemburg,rallentando la velocità di infusione e sospendendotemporaneamente l’eventuale associazione di nitratiper e.v.;• il trattamento con streptochinasi si associa assai raramentea manifestazioni allergiche severe, che possonoessere controllate con la somministrazione di cortisone(non giustificata però a titolo preventivo sistematico);• il trattamento con streptochinasi si accompagna sempread una risposta anticorpale che si protrae anche finoa 7 anni dopo la sua somministrazione, per cui nonsi ritiene più opportuna una risomministrazione pereventuali recidive 36 ;• il trattamento con attivatore tessutale del plasminogeno(rt-PA) effettuato secondo le modalità suggerite dalGUSTO comporta un’ulteriore riduzione della mortalitàospedaliera di 10 su 1000 soggetti trattati: ne beneficianoprevalentemente i soggetti con età < 70 anni econ infarto esteso;• il trattamento con rt-PA, seguito da somministrazionedi eparina, o con APSAC si accompagna ad un leggeroaumento degli ictus emorragici valutabile intorno a 3casi in più su 1000 soggetti trattati, rispetto alla streptochinasi;• il trattamento con reteplase a doppio bolo di 10 MUdimostra efficacia simile all’alteplase in termini di sopravvivenzaa 30 giorni e di eventi combinati (morte oictus non fatale, ma disabilitante) 37 ;• il tenecteplase presenta un effetto equivalente all’alteplase,somministrato secondo il metodo accelerato, perquel che riguarda la sopravvivenza a 30 giorni 38 ;• in fase preospedaliera o prima del trasferimento pressoi centri di riferimento è opportuno utilizzare farmacisomministrabili in bolo unico o ripetuto (reteplase oTNK) che, come si è detto, hanno dimostrato pari efficaciaalla somministrazione di rt-PA accelerato;• si ricorda come al momento attuale il costo dei farmacitrombolitici sia estremamente diverso, ragion percui a parità di beneficio sia opportuno ricorrere al trattamentomeno costoso o quanto meno rispettare regoledi costo/efficacia nell’utilizzo dei vari farmaci.Angioplastica. In centri con notevole esperienza diPTCA (oltre 200 procedure all’anno) e con la possibilitàdi poterla attuare velocemente (in meno di 90min dall’arrivo del paziente in ospedale) perché vi èuno staff addestrato disponibile 24 ore su 24, la procedura,come prima scelta, sembra offrire vantagginon trascurabili soprattutto in particolari situazioni:controindicazioni alla fibrinolisi, infarto miocardicocon segni di insufficienza del ventricolo sinistroo esteso (evidenza di tipo B). Il ricorso all’impiantodi stent intracoronarico sembra rendere più stabileil risultato conseguito con l’angioplastica semplice(evidenza di tipo B).La PTCA nell’IMA è stata valutata in studi controllatie osservazionali di piccole o medie dimensioni inalmeno quattro differenti situazioni 23,29 :516

R Mariotti, F Mauri - Linee <strong>guida</strong> dell’infarto miocardico acuto- controllo e s<strong>ed</strong>azione del dolore;- ricostituzione e mantenimento della canalizzazionecoronarica;- protezione del miocardio ischemico;- prevenzione e cura <strong>delle</strong> aritmie ventricolari maggiori.Misure generali, controllo e s<strong>ed</strong>azione del doloreIl soggetto ricoverato in UTIC con dolore toracicopersistente e sospetto per attacco ischemico acutodeve essere posto a riposo assoluto con inserito unaccesso venoso, preferibilmente centrale.La s<strong>ed</strong>azione del dolore e il controllo dei fenomenineurovegetativi costituiva un obiettivo di primaria importanzafino ad un po’ di anni fa, quando non si disponevadi una terapia patogenetica di buona efficacia, percui il sintomo poteva protrarsi per diverse ore, spessofino al completamento della necrosi. La ricanalizzazionecoronarica invece, comunque conseguita, permetteun’importante riduzione se non la soppressione del dolorein tempi brevissimi.Il ricorso a piccole dosi di oppiacei o assimilabili(morfina 0.05 mg/kg e.v.) è opportuno soprattuttonelle primissime ore dall’esordio dei sintomi quandola sintomatologia anginosa è spesso molto intensa,in attesa che sia praticata e ottenga effetto la terapiafibrinolitica, o in presenza di manifestazioni digrave insufficienza del ventricolo sinistro.Nei soggetti con dolore poco intenso e nelle fasi piùtardive è sufficiente la somministrazione di dosi nonelevate di benzodiazepine (diazepam o equivalenti: 2mg e.v. ripetibili o 5-10 mg per os) per togliere al pazientelo stato d’ansia e di irrequietezza che si accompagnaall’esordio della malattia, lasciando la possibilitàdi valutare sul comportamento dell’intensità del dolorel’efficacia del trattamento di ricanalizzazione adottato,fibrinolisi o PTCA. La promazina (10-30 mg e.v. o peros) e l’aloperidolo (1-2 mg e.v. o per os) possono esserevalide alternative nei soggetti anziani, ipossici o conglaucoma ad angolo chiuso).I farmaci analgesici e i dosaggi consigliabili sono:- morfina solfato: 0.05 mg/kg e.v. ripetibili;- meperidina: 0.5 mg/kg e.v. ripetibili, nei soggetti conspiccato ipertono vagale;- pentazocina: 0.2 mg/kg e.v., ripetibili dopo 30 min;- buprenorfina: 0.10-0.20 mg e.v. ripetibili.Gli effetti collaterali del trattamento con oppiaceisono rappresentati da nausea, vomito, ipotensione conbradicardia e depressione del respiro. Nei soggetti coninfarto inferiore e segni evidenti di vagotonia è preferibilela somministrazione di pentazocina o l’associazioneagli oppiacei della metoclopramide (5 mg e.v.). Bassidosaggi devono essere utilizzati nei soggetti con graveinsufficienza respiratoria di qualsiasi origine. L’ipotensionee la bradicardia regr<strong>ed</strong>iscono prontamente conl’atropina a piccole dosi (0.25-0.5 mg e.v.), mentre l’insufficienzarespiratoria risponde prontamente alla somministrazion<strong>ed</strong>i naloxone 0.1-0.2 mg e.v. in bolo.La somministrazione di ossigeno deve essere effettuatanei soggetti con classe Killip > I o rilevazion<strong>ed</strong>i desaturazione arteriosa severa (< 90%).Nei soggetti con grave ipossia (< 50 mmHg) a causadi severa insufficienza cardiaca, <strong>ed</strong>ema polmonareacuto, complicanze meccaniche o insufficienza respiratoriaper patologie polmonari concomitanti deve essereiniziata prontamente la ventilazione assistita con la tecnicaritenuta più opportuna dall’anestesista.Nei pazienti senza queste caratteristiche la somministrazion<strong>ed</strong>i ossigeno può essere effettuata nelle primeore, <strong>sulla</strong> base di alcune osservazioni che avevanopermesso di dimostrare una limitazione del danno miocardico28 e l’esistenza di modesta desaturazione inun’elevata percentuale di soggetti con infarto miocardiconon complicato 29 .La ricanalizzazione coronaricaIl ruolo eziopatogenetico dell’occlusione coronaricae il miglior esito prognostico della ricanalizzazionecoronarica precoce sono stati ampiamente dimostrati econfermati da numerose ricerche. La ricanalizzazionecoronarica può essere conseguita farmacologicamenteo meccanicamente m<strong>ed</strong>iante PTCA o bypass aortocoronarico.Fibrinolisi. Il trattamento fibrinolitico deve essereerogato nel tempo più breve possibile a tutti i soggettiche presentino (evidenza di tipo A):• angor prolungato (> 20 min) e resistente alla somministrazion<strong>ed</strong>i nitroderivati;• modificazioni ECG rappresentate da sopraslivellamentodel tratto ST o sottoslivellamento di ST circoscrittoa V 1-V 4(indicativo di infarto a s<strong>ed</strong>e posteriore)o blocco di branca sinistra;• assenza di controindicazioni specifiche alla fibrinolisi.Il trattamento trombolitico, valutato su oltre100 000 pazienti inseriti in studi controllati, è in gradodi conseguire una riduzione della mortalità che èstrettamente dipendente dalla tempestività con cuiviene somministrato e dall’estensione e gravità clinicadell’infarto 30 , almeno fino a 12 ore dall’iniziodella sintomatologia. Al di là di tale lasso di tempo(12-24 ore) è probabile che il fibrinolitico esprimaun beneficio ancora significativo nei soggetti conpersistenti segni di occlusione coronarica (angina,sopraslivellamento del tratto ST) (evidenza di tipoC), mentre negli altri casi il potenziale beneficio dellaricanalizzazione potrebbe essere soverchiato daipotenziali danni della fibrinolisi, soprattutto leemorragie intracraniche. I farmaci disponibili almomento attuale e i modi di somministrazione sononumerosi (Tab. I).515

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