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Riprendiamo il cammino della Chiesa ... - Comites Ginevra ...

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Anno XXXIII · Settembre-Ottobre 2010Periodico <strong>della</strong> Missione Cattolica Italiana di <strong>Ginevra</strong><strong>Riprendiamo</strong><strong>il</strong> <strong>cammino</strong><strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> ...


Foto: Stefano CAVAPOZZIla vostra città,la vostra missioneSommario4Il 150 odell’Unità d’ItaliaMissione cattolica italiana• 15, rue de la Mairie · 1207 GENEVEtel. 022 736 83 82 · mci.geneve@bluewin.ch• 36, rue Jacques Dalphin · 1227 CAROUGEtel. 022 342 34 54Missionari: P. Luciano COCCO, P. S<strong>il</strong>vano GUGLIELMI,P. Martino SERRAGLIOSegreteria - Da lunedì a venerdì: dalle ore 9.00alle ore 12.00 e dalle ore 14.00 alle ore 18.00.Chiuso: sabatoSS. Messe:· a <strong>Ginevra</strong>, sabato e prefestivi: ore 18.00;domenica: ore 10.00, ore 11.30 e ore 18.00;giorni feriali: ore 18.30.· a Carouge, sabato e prefestivi: ore 18.00;domenica: ore 10.00; giorni feriali: ore 19.00.Battesimi:3ª domenica del mese: ore 12.30,con preparazione <strong>il</strong> 1 o martedì del mese, ore 20.00Matrimoni: presentarsi almeno tre mesi prima.1116ProgettoLawrence House -Accoglienzanella diversitàAncora sottoprocessol’Unità d’Italia20La civ<strong>il</strong>tàdel lavoroFoto copertina: archivio2Istituto italianoCh. J. Attenv<strong>il</strong>le 20, 1218 Grand-Saconnex,tel. 022 798 17 20.Direttrice: sig.ra Sandra OlivetOpera per bambini in età scolastica da 4 a 12 anniComunità Suore Orsoline:Ch. J. Attenv<strong>il</strong>le 20, tel. 022 788 01 30Casa di riposo “La Provvidenza”34, rue Jacques-Dalphin, 1227 Carougetel. 022 304 41 41, fax 022 304 41 04,ccp nr. 12-12928-7.Direttrice: sig.ra Luciana MühleGarderie (4-12 anni):36, rue Jacques-Dalphin, tel. 022 301 20 94Direttrice: Sr. EdoardinaComunità Suore Francescane36, rue Jacques-Dalphin, tel. 022 301 70 30Casa di riposo “Les Pins“ch. de l‘Erse 2, 1218 Grand-Saconnextel. 022 595 41 00Presenza Direttore: Italiana M. Settembre-Ottobre Eric Marti 2010Periodico <strong>della</strong> Missione Cattolica Italiana di <strong>Ginevra</strong>Aderente alla FUSIE (Federazione Unitaria Stampa Italiana all‘Estero)e alla FSS (Federazione Stampa Scalabriniana)Direttore responsab<strong>il</strong>e: Luciano CoccoDirettore: S<strong>il</strong>vano GuglielmiRedazione: Martino Serraglio, Leandro Di SienaMassimo Giovannozzi, Enrico NorelliAbbonamenti / Pubblicità: Maria Alice CantaleTipografia: “La Buona Stampa“,Via Fola, 6963 PregassonaTel. 091 973 31 71Tiratura: 6.800 copieDirezione e Amministrazione: Missione Cattolica ItalianaRue de la Mairie 15 · 1207 <strong>Ginevra</strong>Tel. 022 736 83 82 · Fax 022 786 71 09Internet: http://www.cath-ge.ch/shared/pdf/Presenza_Italiana.pdfwww.mciginevra.scalabrini.net/E-ma<strong>il</strong>: mci.geneve@bluewin.chVersamenti per <strong>il</strong> giornale: CREDIT SUISSE SA · 8070 Züricha favore di CH82 0483 5114 3366 9100 0Missione Cattolica Italiana · 1207 Genève · Conto N. 80-500-4RR-Grafik-StudioRoberto Ronca · Zollikofen-Bern · Tel. 031 914 04 65E-ma<strong>il</strong>: ronca.roberto@bluewin.ch


editoriale... facendostradacon <strong>il</strong>CristoL’altro prima di teI mesi che ci lasciamo alle spalle hanno segnato una tappa importante nella vita <strong>della</strong>nostra diocesi. La parola “diaconia” è risuonata diverse volte durante i nostri incontri,nel tentativo di dare maggiore concretezza alle nostre attività. Non vogliamo certo rallentarequesta corsa impressa dalla diocesi a tutte le componenti <strong>della</strong> vita diocesana.Ascoltiamo <strong>il</strong> vescovo Pierre Farine.“Nous venons de vivre le Forum diocésain. C’est un rassemblement qui a lieu tous lesquatre ans sur un thème donné. Cette année: le service de l’Eglise aux plus pauvres.Tout de suite, nous nous sommes reconnus comme les enfants d’une même fam<strong>il</strong>le. Atel point qu’un participant a pu dire: le thème est secondaire, l’important c’est l’échangefraternel... Le pauvre n’est pas un assisté, c’est une personne à rencontrer dans unéchange fraternel, car s’<strong>il</strong> a des pauvretés, nous en avons aussi.Il y a un avenir à construire ensemble. Je sais que c’est possible et réalisable. J’en appelleaux fidèles de notre Eglise. Faites tout pour que notre petit coin de terre soit un lieuoù nos différences, loin de nous opposer les uns aux autres, soient un levier puissantpour construire quelque chose de beau et d’orginal. Et si, comme nous l’a demandé àplusieurs reprises Jean-Paul II, nous nous mettions à promouvoir dans l’enthousiasmeune civ<strong>il</strong>isation de l’amour? Ce serait un magnifique cadeau que nous pourrions nousoffrir les uns aux autres”.Sono parole che ci spronano a inserire una marcia in più in questo inizio di anno pastorale.Siamo coscienti che <strong>il</strong> senso <strong>della</strong> nostra presenza non è quello di difendere le nostreposizioni, ma di aprirci all’altro, agli altri. La nostra comunità, la missione cattolicaitaliana, dopo un lungo <strong>cammino</strong> di inserimento nella società e nella chiesa locale, èora più che mai chiamata a farsi compagna di viaggio di chiunque si presenti portandolingua, cultura e fede che non fanno parte del nostro bagaglio abituale. Sono tutteculture che formano l’arcobaleno <strong>della</strong> civ<strong>il</strong>tà dello spirito.A questo proposito, Emmanuel Levinas ha parole forti e <strong>il</strong>luminanti: “La Bibbia è l’affermazione<strong>della</strong> priorità dell’altro sull’io. È l’altro che norma <strong>il</strong> tuo agire. L’altro èpiù importante di te, e tu sei sempre debitore nei suoi riguardi. L’altro viene sempreprima di te”.P. LucianoPresenza Italiana Settembre-Ottobre 2010 3


storiaIL 150 O DELL’UNITÀ D’ITALIASe ne parla da mesi e si polemizza: festeggiare o no <strong>il</strong> 150° dell’unitàd’Italia? Per cogliere nel suo significato “profetico” quanto èsuccesso allora per la <strong>Chiesa</strong> cattolica, abbiamo scelto di pubblicarela prima parte di una relazione che <strong>il</strong> professor Gianpaolo Romanatoha tenuto <strong>il</strong> 3 maggio a Genova in occasione di un seminariodi studio sul tema: “L’Unità nazionale: Memoria condivisa, futuroda condividere”.La riflessione non può non partiredal famoso discorso che GiovanniBattista Montini tenne inCampidoglio <strong>il</strong> 10 ottobre 1962,alla vig<strong>il</strong>ia dell’apertura del conc<strong>il</strong>ioVaticano II e un anno dopola celebrazione del centenariodell’unità d’Italia.Con quel periodare che gli eracaratteristico, che nella elaboratacomplessità delle espressioniquasi rifletteva la complessitàdei problemi in discussione, l’arcivescovodi M<strong>il</strong>ano, che meno diun anno dopo sarebbe diventatoPapa, sostenne che <strong>il</strong> 20 settembredel 1870 la “Provvidenza”aveva ingannato tutti, credenti enon credenti.Aveva ingannato i credenti, chedalla fine del potere temporaletemevano <strong>il</strong> crollo dell’istituzioneecclesiastica, e aveva ingannatoi non credenti, che dopo lapresa di Roma quel crollo desideravanoe attendevano.Patti Lateranensi, 1929Pio IXAccadde infatti, osservò Montini,che perduta “l’autorità temporale”,ma acquistata “la supremaautorità nella <strong>Chiesa</strong>”, <strong>il</strong> papatoriprese “con inusitato vigore lesue funzioni di maestro di vita edi testimonio del Vangelo”.Non avvenne, dunque, <strong>il</strong> disastroannunciato - temuto o speratoche fosse - ma si schiuse al Papatouna stagione di ritrovata credib<strong>il</strong>itàe alla <strong>Chiesa</strong> tutta un capitolodi profondo rinnovamento.Chi vi sta parlando - cioè unostudioso laico, che è abituato aragionare laicamente - non puòfar ricorso alla parola Provvidenzacome categoria interpretativadei fatti storici. E si trova quindispiazzato davanti all’evidenteparadossalità di quanto accaddeun secolo e mezzo fa.Da un evento che la <strong>Chiesa</strong> deltempo, sia pure con significativeeccezioni, visse come catastrofico,e che alimentò una drammaticae annosa rottura con lo Statoitaliano, nacque una stagionedi vitalità cattolica e di prestigioper <strong>il</strong> papato indubbiamente piùfelice e rigogliosa di quella che cisi era lasciati alle spalle. Un casoesemplare, potremmo dire, dieterogenesi dei fini.C’è dunque un risultato positivodel 20 settembre, che va ricordato.Il papato si liberò dell’ingombrantefardello del potere temporaleed entrò nella modernitàfinalmente libero da un impaccioche rendeva la <strong>Chiesa</strong>, in pienaepoca liberale, un’anacronisticasopravvivenza dell’ancien régimeprerivoluzionario.Ma ricordando questo risultato,non possiamo fare a meno di rifletteresul fatto che a produrlofu la pressione degli eventi italiani,cioè un fattore esterno econtrapposto alla <strong>Chiesa</strong>, e nonun’autonoma scelta ecclesiastica.Né possiamo ignorare che ciò cheMontini chiamerà evento provvidenzialee liberatorio, la <strong>Chiesa</strong>del tempo lo visse in tutt’altromodo: come un dramma diproporzioni apocalittiche chealimentò una frattura politica esociale le cui conseguenze non sisono ancora, a ben guardare, deltutto e totalmente rimarginate.Non possiamo fare a meno di notare,insomma, negli eventi cheaccompagnarono <strong>il</strong> compimentodell’unificazione, un aspetto contraddittorioche fatichiamo ancheoggi, a distanza di quasi unsecolo e mezzo, a comprendere.4Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


È vero, potremmo aggiungere,che alla dimensione statuale laSanta Sede non ha mai rinunciato,e l’ha riottenuta con gli accordidel 1929 e la conserva tuttorasaldamente. Ma è evidente checiò non può essere in alcun modouna giustificazione a posteriori<strong>della</strong> grande rottura ottocentesca.Tra lo Stato pontificio anterioreal 1870 e quello Stato realeed effettivo, ma territorialmentesimbolico e sostanzialmente privodel potere civ<strong>il</strong>e che è l’odiernaCittà del Vaticano, corre unadifferenza immensa, che a nessunopuò sfuggire.Perché, dunque - questa, credo, èla domanda che un secolo e mezzodopo non possiamo non porci,portando a conclusione <strong>il</strong> ragionamentodel cardinale Montini -perché la <strong>Chiesa</strong> del tempo subìanziché provocare essa stessa unmutamento che, alla lunga, si rivelòun guadagno? Perché nonrinunciò essa stessa allo Statotemporale che già in occasione<strong>della</strong> guerra federale del 1848era apparso un peso e una contraddizione?Non ho risposte da dare a questointerrogativo, che ripropone, intutta la sua drammatica e irrisoltacomplessità, <strong>il</strong> nodo diffic<strong>il</strong>e esempre riaffiorante del rapporto<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> con <strong>il</strong> tempo e la storia,una storia che essa vorrebbedominare e dalla quale invece,non infrequentemente, è dominata,e non sempre, aggiungo,ricevendone un danno.Monumento ai bersaglieriIl pensiero corre quasi per forzaagli eventi tristi di queste ultimesettimane. Anche oggi è lapressione esterna, probab<strong>il</strong>mentetutt’altro che disinteressata,che ha fatto emergere la piaga<strong>della</strong> corruzione morale di unaparte del clero e ha costrettol’istituzione a voltar pagina.Oggi però a capo <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong> c’èun Pontefice <strong>il</strong> quale, anziché subiregli eventi, quasi li precorre,imponendo alla <strong>Chiesa</strong> universaleuna linea di condotta, non diarroccamento attorno alla propriagiurisdizione ma di totalerispetto e adeguamento alle giurisdizionipubbliche e civ<strong>il</strong>i.La svolta che Benedetto XVI staoggi imprimendo all’istituzioneecclesiastica costituisce una rivoluzionedi portata epocale, unasvolta che non tutti hanno ancoracompreso, né dentro né fuori<strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>. Una rivoluzione chesuggerisce qualche interrogativocirca l’esito che avrebbero potutoavere gli eventi risorgimentalise anche un secolo e mezzo fa sifossero anticipati i fatti anzichésubirli. Interrogativo naturalmentesenza risposta, ma che servea farci capire come una memoriacondivisa del nostro passatodebba necessariamente passareattraverso un serio ripensamentocritico, anche da partecattolica, dei fatti che accompagnaronol’unificazione nazionale.Prof. Gianpaolo RomanatoAssalto dei bersaglieri a Porta PiaPorta Pia, XX Settembre 1870Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010 5


chiesaCRISTIANISOTTO SCACCOOttobre mese missionario: siamo sollecitati a pregare e a mostrarela nostra solidarietà con chi, - sacerdoti, religiosi e laici, - sta vivendoin contesti non fac<strong>il</strong>i <strong>il</strong> mandato di Cristo: “Andate, predicate,battezzate”.Il capitolo sulla storia delle missioni ha da sempre pagine scritte colsangue, ma è difusa la mentalità che sia storia di ieri.Invece è storia di un martirio che continua, anche se non trovaspazio nella stampa.Cina: <strong>Chiesa</strong> distruttaDall’inizio del nuovo m<strong>il</strong>lennioin varie parti del mondo (Europacompresa: un caso è accaduto aBruxelles) sono stati uccisi 263 fravescovi, preti, suore, seminaristi,catechisti.Nel solo 2009 sono stati 37 gliomicidi causati dall’odio anticristiano,quasi <strong>il</strong> doppio delle uccisionidel 2008. E <strong>il</strong> 2010 si è apertocon l’assassinio di sei cristianicopti nel v<strong>il</strong>laggio egiziano diNag Hammadi <strong>il</strong> giorno del Nataleortodosso, mentre nei giornisuccessivi la comunità islamicalocale ha bruciato proprietà deicristiani e danneggiato edifici.Nello stesso periodo, in Malesiasono state assalite chiese e luoghidi culto cristiani: un tipo didiscriminazione di cui le minoranzecristiane sono frequentementeoggetto in numerosi Paesima che raramente diventano dipubblico dominio in quanto nonci sono vittime.Aggiungiamo anche, sempre nel2010, l’assassinio di Mons. LuigiPadovese, vicario apostolicodell’Anatolia, ucciso a coltellate<strong>il</strong> 3 maggio scorso a Iskenderun.Questa è l’altra faccia dei limitialla libertà religiosa dei cristianinel mondo: ci sono le persecuzioni(gli omicidi, i ferimenti, lacaccia ai cristiani) e ci sono le discriminazioni,cioè l’intolleranza,l’intimidazione, l’ost<strong>il</strong>ità di naturaideologica e religiosa diffusanon soltanto in Asia o Africa, maanche nell’Occidente.Le minoranze cristiane vivono“tra l’incudine dell’indifferenzaper <strong>il</strong> fattore religioso, propriadel laicismo occidentale, e <strong>il</strong> martellodel fondamentalismo islamicoe delle dittature comuniste.Il fattore cristiano è fonte di irritazionetanto là dove è minoranzaquanto nell’ambiente politicoe culturale europeo”.È l’argomento di fondo del libro“Guerra ai cristiani” (Lindau)scritto da Mario Mauro, eurodeputatoe capo <strong>della</strong> delegazionePdl nel gruppo dei Popolarieuropei a Bruxelles.Il volume presentato a Verona inun dibattito con i vescovi missionariCesare Mazzolari (Sudan) eCam<strong>il</strong>lo Ballin (Kuwait) e con loscrittore francese René Guitton,autore del recente “Cristianofobia”,edito sempre da Lindau egià diventato un caso editoriale.Mauro dal 2009 è rappresentantepersonale del presidente Osce(Organizzazione per la sicurezzae la cooperazione in Europa) perla lotta contro <strong>il</strong> razzismo, la xenofobiae le discriminazioni.Da questo osservatorio è testimonedi una recrudescenza dellepersecuzioni anticristiane nelmondo. I cristiani sono sotto attaccoin India, dove i fondamentalistiindù hanno mietuto decinedi vittime; sono discriminatiin nazioni islamiche come Egitto,Turchia, Arabia Saudita, Iran, Pakistan,Sudan, Somalia, Maldive.Vengono osteggiati in Paesia guida comunista come Coreadel Nord (che secondo l’organizzazionenon profit americanaOpen Doors è lo Stato dove lepersecuzioni sono più massicce),Cina, Vietnam, Laos, Birmania.Ma sono presi di mira anche incontesti cattolici, come nei Paes<strong>il</strong>atinoamericani dominati dalnarcotraffico come Colombia eMessico a causa dell’opposizioneal commercio <strong>della</strong> droga.Le persecuzioni più cruente vengonoperpetrate a “est di Vien-San Salvador 24 marzo 1980: manifestazione a favore di Monsignor Oscar Romero uccis6Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


Mons. Luigi Padovesena” (così si intitola uno dei capitolidel libro), in particolare neiPaesi a maggioranza musulmanae nei regimi comunisti.Per Open Doors, 35 delle 50 nazionipiù spietate con i cristianisono islamiche. Comprendono lestragi in Egitto, le crocifissioni inSudan, le decapitazioni in Indonesia,i massacri in Irak dove dal2003 a oggi sono stati uccisi 825cristiani, tra cui <strong>il</strong> vescovo caldeomonsignor Rahho.Ma c’è anche <strong>il</strong> caso <strong>della</strong> “laica”Turchia, dove nel 2006 fu assassinatodon Andrea Santoro.La Costituzione turca garantiscelibertà di culto, ma lo scontroo durante la santa Messa da un cecchinosempre più acceso tra le fazionidei nazionalisti e dei fondamentalistiislamici nasconde crescentisentimenti anticristiani, la cuipresenza è antichissima e articolatain un’infinità di riti, lingue etradizioni, ma in questo contestodiventano <strong>il</strong> terzo incomodo nellastrategia <strong>della</strong> tensione tra idue grandi gruppi rivali.Ma i cristiani non vengono combattutisoltanto con le armi. Discriminazionie intolleranza sonopresenti anche nell’Occidente.Crescono le restrizioni al dirittodi professare liberamente lafede. Mauro racconta dello “zapaterismo”e dei recenti prov-Martiri coreani“Il secolo del martirio”di Andrea Riccardi (Mondadori)Don Andrea Santorovedimenti del governo canadeseche limitano l’obiezione dicoscienza, l’insegnamento <strong>della</strong>religione, la ridicolizzazione deisimboli religiosi, che alimentanopregiudizi e intolleranza.Secondo l’Osce, questa propagandagenera in molti casi fenomenidi violenza conosciuticome hate crimes, crimini basatisull’odio religioso.Certamente l’Occidente non vamesso sullo stesso piano dei regimidi Pechino, Pyongyang o Teheran.“Tuttavia la tentazione di unadiscriminazione a livello legislativonei confronti dei cristiani èreale”.Stefano F<strong>il</strong>ippi-Corriere d’Italia“Sono entrato nel grande archivio<strong>della</strong> Commissione Nuovi Martiri,dove sono raccolte lettere, segnalazioni,memorie che, in questi ultimianni, sono arrivate a Roma da ogniparte del mondo. Ho cominciato asfogliarle. Erano lettere ufficiali di conferenze episcopalidi tutto <strong>il</strong> mondo. Ma anche memorie di semplici gruppi direligiosi. Leggevo e mi sono appassionato.C’erano migliaia di storie di uomini e di donne contemporanei: cristianiche erano stati uccisi in quanto tali”.Così Andrea Riccardi introduce <strong>il</strong> suo lavoro sulle oltre 9600 schedeche i cristiani di tutto <strong>il</strong> mondo hanno fatto segretamente pervenireagli archivi vaticani con le storie, terrib<strong>il</strong>i e al contempo edificanti,dei cristiani uccisi per la loro fede.Del genocidio degli armeni nel 1915 fino ai massacri di Timor Estdel 1999, passando per <strong>il</strong> comunismo bolscevico, <strong>il</strong> nazismo, i regimidittatoriali dell’America Latina, le tragedie dell’Africa, l’oppressionedell’Islam integralista, le vittime <strong>della</strong> mafia.Si disegna un fenomeno di massa diffic<strong>il</strong>e da quantificare: almenotre m<strong>il</strong>ioni, ma sicuramente di più, di cristiani assassinati.Una documentazione inedita, una novità assoluta del tema, <strong>il</strong> primob<strong>il</strong>ancio a livello mondiale che esce in contemporanea in Francia eSpagna e che presto sarà pubblicato in tutti gli altri principali Paesi.Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010 7


calendario parrocchialeottobreinizio catechismoa <strong>Ginevra</strong> e Carouge, sabato 2 ottobrenovembrelunedi 1° novembre. a <strong>Ginevra</strong>: Santa Messa, ore 18.30. a Carouge: Santa Messa, ore 19.00martedi 2 novembre. a <strong>Ginevra</strong>: Santa Messa, ore 18.30, ore 20.00. a Carouge: Santa Messa, ore 19.00consiglio di comunitàlunedi 20 settembrepreparazione al matrimoniomartedì 9, 16 e 23, ore 20.00; domenica 28, ore 9.00battesimi· Tamara Di Pasquale · Maria Orth· Giada Castoldi · Enzo Romano· Gabriel Fortugno · Sofia Lo Re· Elisa Lambiel · Loris Esposito· Massimo Ciaffa · David Famà· Daniel Daniel · Lorenzo Mesa· Lorenzo Iannelli · Alessandro Gravina· Adrian Mercanti · Luca Gutleber· Athyna Miggiano · Lorenzo Piccolimatrimoni· Francesco Giammaresi e Myriam Liengme· Salvatore Musso e Annie Foretaydefunti· Sante Arboit (79)· Wladimir Giacomini (47)· Michele Carco (69)· Valerio Agostinone (86)· Antonio Piscitelli (70)· Maria Varallo (68)· Antonio Gusman (65)· Carmelo Genovese (77)· Angelina Quattrocchi (82)· Giuseppe Napol<strong>il</strong>lo (76)· Pietro Paratore (85)· Luigi Foschini (84)· Lucia Mulato (84)Padre Luciano,grazie infinite per la solidarietà a favore <strong>della</strong> nostramissione. So che anche gli Scalabriniani hannotante missioni che hanno bisogno e in questoriconosco che è meraviglioso la comunione conaltri progetti a favore del Regno di Dio, un regnosenza frontiere …Ieri, giorno 23 luglio, abbiamo celebrato la S.Messa in occasione dei 25 anni <strong>della</strong> morte diEzecchele Ramin, missionario comboniano nato aPadova, ucciso per difendere gli indios e i senzaterra. I bambini dell’as<strong>il</strong>o hanno cantato tutta laMessa con bravura in cattedrale, presente <strong>il</strong> Cardinaledi Salvador.Al mattino in municipio con le autorità perché laterra bagnata dal sangue dei martiri possono portarefrutti di solidarietà ai senza terra agli indiosed i poveri.È entrato nella foresta in missione di pace per salvare300 famiglie camponesi e migranti, ma inuna imboscata preparata da 7 jagunços (gentesoldata e armata dai fazendeiros) <strong>il</strong> suo corpo crivellatodi pallottole da piombini di fuc<strong>il</strong>e …. caddesenza forze, perdona agli assassini come feceGesù … ”Padre perdona perché non sanno quelloche fanno”.Ero a Cacoal 25 anni fa e oggi abbiamo ricordatoancora un martire <strong>della</strong> terra.Lui diceva: “se la mia vita vi appartiene, anche lamia morte” 33 anni, un anno di Bras<strong>il</strong>e …Pensi ai genitori e famiglia …Oggi mentre scrivo rivivo quei momenti … e sentoun dolore al cuore perché molte persone continuanoa morire per un pezzo di terra…Bene, ancora una volta i nostri saluti e ringraziamentia tutti e preghiere.Sr. Rita SaccoIsabella ci regala <strong>il</strong> suo sorriso“Carissimi, come iniziare?,dicendovi cheda cinque anni organizzouna festa un po’speciale.Il 23 febbraio 2005 lamia vita e quella ditutti i miei cari è statasconvolta da una notiziaterrib<strong>il</strong>e: la miamalattia!Come sapete, mi ha tolto le facoltà di movimentoe di parola. Nonostante questo dolore, ho deciso difare di questo giorno tristissimo una festa!È un modo di dire che la volontà di Dio e l’amoresono più forti perché i medici mi avevano dato almassimo tre anni di vita.Tanti di voi mi trovano forte e coraggiosa. Ma nonlo sono affatto.Questa diffic<strong>il</strong>e malattia la vivo con una fede immensae con l’amore infinito <strong>della</strong> mia dolce e stupendamadre e tutti gli altri amici e fam<strong>il</strong>iari.La malattia la vivo anche con <strong>il</strong> mio amore per lavita. Ma tutto questo non è altro che dono di Dio:quindi lo vivo come un regalo.Ecco come vivo!Ecco perché da cinque anni faccio questa festa!Mi raccomando: prenotatemi la sala per <strong>il</strong> 23 febbraio2011”.Isabella8Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


vita di missioneÈ nato <strong>il</strong> CUP dell’Unità pastoraleIl Consiglio dell’Unità pastorale multiculturale(CUP) si è riunito per la prima volta <strong>il</strong> 10 giugnoscorso.Dopo la presentazione dei nuovi membri, ManuelMendoza ha presentato e commentato la Guidadegli Statuti del Consiglio a suo tempo elaboratidall’autorità diocesana, approfondendo gli aspetti<strong>della</strong> missione, dei compiti e degli obiettivi diogni organismo interno all’UP.I presenti convengono sulla necessità di puntaresu alcune azioni concrete durante <strong>il</strong> prossimo anno:la Cresima degli adulti; l’incontro dei giovani<strong>della</strong> svizzera romanda e una Kermesse delle comunità.Per quel che riguarda la celebrazione <strong>della</strong> Cresimadegli adulti delle tre comunità i presenti esprimonosoddisfazione generale, soprattutto perché hadato un forte segnale di unità delle tre missioni.Si è però osservato che la celebrazione dovrà esserecurata con maggiore attenzione e armonia.Si propone di fare qualche incontro insieme durantel’anno per conoscersi molto prima, preparare insiemela cerimonia, formando anche un coro unicodelle tre comunità.Per l’incontro dei giovani la Migratio (la Commissioneepiscopale svizzera per l’emigrazione) haproposto una giornata speciale nel novembre 2011perseguendo questi obiettivi: fare incontrare tuttii giovani delle diverse realtà parrocchiali, etniche,linguistiche di <strong>Ginevra</strong>, nell’intento di mettere inrisalto come ogni comunità vive la fede; dare <strong>il</strong>messaggio che la chiesa svizzera è multiculturale,formata da giovani di origini diverse, diversità chenon impedisce, anzi arricchisce <strong>il</strong> confronto e <strong>il</strong> dialogo;fare interagire le missioni di lingua stranieracon le parrocchie locali.Ci saranno workshops, tavole rotonde di discussione,si mangerà insieme e si concluderà l’incontrocon una Messa animata da un “coro misto”.Infine, la Kermesse delle tre comunità riunite. Sisuggerisce di posticiparla al 2012, visto <strong>il</strong> grandeimpegno che ci aspetta per la festa dei giovani del2011.Intanto, ogni comunità si senta impegnata a parteciparealle feste delle altre Missioni; si organizzinodei momenti di preghiera insieme e si cur<strong>il</strong>a preparazione delle Messe dei giovani di tutta<strong>Ginevra</strong>.Alla fine dell’incontro <strong>il</strong> gruppo ha preso con serietà<strong>il</strong> tema diocesano <strong>della</strong> diaconia e si propone difar partecipare i laici ad opere di volontariato nellediverse realtà: ospedali, Caritas, prigioni, case peranziani.Berti AlessandroCatechismo: una nota importanteÈ stato annunciato nel numero precedente diquesto giornale: in seguito alle direttive dell’autoritàdiocesana, e in concordanza con i parroci<strong>della</strong> città, le famiglie che desiderano iscrivereper la prima volta i figli al catechismo, sono invitatia farlo presso le parrocchie svizzere locali.Casi particolari di famiglie appena giuntedall’Italia o in procinto di ritornarvi saranno presiin considerazione dalla Missione.Coloro che già frequentavano <strong>il</strong> catechismo danoi, devono consegnare la scheda e la quota diiscrizione entro <strong>il</strong> 15 settembre.Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010 9


parola e fedeAfrica:ci voleva <strong>il</strong> pallone per parlarneTakorada Ghana 2008 (foto di Renato Modesti)L’immagine dell’Africa che ci arrivaè naturalmente f<strong>il</strong>trata dallalente del grande calcio, che lasciapoco spazio, e in parte nascondela realtà vera di un continentegrande, ricco di risorse minerarie,dalle grandi possib<strong>il</strong>ità agricole,e abitato da quasi un m<strong>il</strong>iardodi persone, nella stragrandemaggioranza giovani (in moltipaesi africani più del 60% <strong>della</strong>popolazione è sotto i 25 anni).Per tutte queste ragioni, e nonsolo, l’Africa potrebbe occupareun posto di grande r<strong>il</strong>ievo nelmondo globale.Di fatto, l’infimo livello del redditopro capite e <strong>il</strong> bassissimopotere d’acquisto fa sì che quelm<strong>il</strong>iardo di persone non vengaquasi considerato, nemmeno comeun possib<strong>il</strong>e mercato.L’Africa resta così, per tanti, quasiunicamente un serbatoio dimaterie prime da sfruttare e diforza lavoro a basso costo.I mezzi di comunicazione la trascurano,ne parlano distrattamenteo, peggio ancora, ne parlanoricorrendo a pregiudizi e aluoghi comuni che sono ancorapiù dannosi. Dovremmo inveceaccorgerci che l’Africa di oggi èdiversa da come ce l’hanno sempreraccontata e da come la immaginiamo,e che molti dei suoiproblemi ci riguardano da vicino.“L’Africa non è impotente. Il nostrodestino è ancora nelle nostremani. Tutto ciò che essa chiede èlo spazio per respirare e per prosperare.L’Africa si è già messa inmoto e la <strong>Chiesa</strong> si muove conlei, offrendole la luce del Vangelo.Le acque possono essere burrascose,ma con lo sguardo puntatosu Cristo Signore arriveremosicuri al posto <strong>della</strong> riconc<strong>il</strong>iazione,<strong>della</strong> giustizia e <strong>della</strong> pace”.(Messaggio dell’Assemblea specialeper l’Africa del Sinodo deiVescovi, 23 ottobre 2009).50 anni di indipendenza,50 anni di <strong>il</strong>lusioni infranteSono 16 i Paesi africani che nelcorso del 2010 celebrano i 50 annidell’indipendenza.Nove hanno da poco celebratol’evento, altri 26 si accingono aricordarlo. Il processo di decolonizzazionedell’Africa cominciònel 1847 e durò quasi un secolo.L’onda liberatrice si intensificòvia via e raggiunse <strong>il</strong> culmine neglianni ’60 del secolo appenapassato, portando <strong>il</strong> Continentealla sua piena liberazione dal colonialismo.I nuovi Stati hanno tutti vissuto,all’inizio, un grande periododi euforia, carico di speranzaper un‘Africa libera e prospera,fornita dei mezzi necessari pertrasformare le società e garantirebenessere a tutti gli africani.Molto presto però la realtà si èrivelata del tutto differente.La maggioranza dei dirigentipolitici che sono arrivati al poterenon ha avuto la capacità dimettere mano sulle risorse delproprio paese e di mob<strong>il</strong>itarnele forze vive per camminare sulsentiero degli ideali che avevanoportato alla liberazione. Salvoalcune eccezioni, molti si sonoincamminati versa la dittaturae la repressione, si sono lasciatiprendere dai conflitti per garantirsi<strong>il</strong> potere, hanno ceduto allatentazione <strong>della</strong> corruzione edell’arricchimento personale coni beni destinati a tutti. E i sognidei leader delle indipendenzesono naufragati nel vortice <strong>della</strong>povertà e del sottosv<strong>il</strong>uppo.Senza le condizioni minime pervivere nel proprio paese una vitadignitosa, gli africani hanno cominciatoa guardare all’occidentecome alla porta d’ingressonell’eldorado che immaginavano,e col sacrificio di molte vitegiovani hanno imboccato <strong>il</strong> <strong>cammino</strong>dell’emigrazione, attraverso<strong>il</strong> deserto e <strong>il</strong> mare. Anche senon mancano coloro che hannoraggiunto la meta di una vita dignitosa,i più si sono spesso assoggettatia condizioni di vitainfraumane, sfruttati da impresesenza scrupoli. In ogni caso <strong>il</strong>Continente africano si è spogliatodi un capitale umano immenso,uscendone ancor più impoverito.Passati i primi 50 anni dell’indipendenza,l’orizzonte del Continentepiù povero del mondoè scuro. Gravi minacce pesanosulle sue popolazioni: conflitti eguerre, mancanza di infrastrutture,dipendenza quasi totaledagli aiuti esterni che impoveriscesempre di più i paesi africani.L’Africa è terra di sofferenza.Non muore però la speranza chesi tratti dei dolori del parto cheannunciano un nuovo futuro delContinente.Non mancano infatti i segnali incoraggianti,ben ricordati dalmessaggio conclusivo del Sinododei Vescovi per l’Africa (ottobre2009). Ma i Vescovi ricordanoanche che l’occidente, i popoliricchi, noi, non possiamo restarea guardare: “Ai grandi poteri diquesto mondo rivolgiamo unasupplica: trattate l’Africa con rispettoe dignità. L’Africa da temporeclama un cambiamento nell’ordineeconomico mondiale …Ma sarebbe una tragedia se lemodifiche fossero fatte solo negliinteressi dei ricchi ed ancora adiscapito dei poveri”.A. Grendele10Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


Nell’apr<strong>il</strong>e del 2009 la LawrenceHouse ha ottenuto la registrazionepermanente come casa famiglia,quindi le relazioni con iServizi Sociali sono diventati semprepiù frequenti. Diversi enti eorganizzazioni si sono rivolti allaLawrence House per richiedere alloggioper bambini e ragazzi rifugiatiprovenienti da situazioni didisagio. Nell’arco dell’anno 2009,3 bambini sono stati ammessi nellacasa, 2 sorelle hanno alloggiatoper un mese, per poi ricongiungersicon la madre, e infine ci sonostati alcuni casi di madri con bambiniche per una notte sono statiospitati come casi di emergenza.L’obiettivo principale del 2009 èstato quello di migliorare <strong>il</strong> servizioche viene offerto agli utenticercando anche di organizzare inmaniera più strutturata la casa.Attraverso procedure e regole piùchiare ma soprattutto grazie al lavoroe alla passione del personalee dei volontari che lavorano nellacasa, giorno dopo giorno i bambinihanno potuto ricevere sostegno,aiuto e guida, permettendoloro di crescere e sv<strong>il</strong>upparsi positivamente.Anche nel settore educativo sonostati fatti dei passi soprattutto perrispondere ai bisogni specifici diogni bambino. Ci sono alcuni casidi bambini che hanno difficoltà diapprendimento e per loro sonostati trovati o dei corsi o tutor individuali.Un altro aspetto importante è statala continua relazione con i famigliaridei bambini, attraversogiovani“PROGETTO LAWRENCE HOUSE -ACCOGLIENZA NELLA DIVERSITÀ”Con la partenza da <strong>Ginevra</strong> di P. Gabriele Beltrami lo scorso 2009,i giovani <strong>della</strong> missione cattolica italiana, che per tre anni hannocondiviso un importante <strong>cammino</strong> di crescita con lui, hanno sceltodi ringraziarlo, sostenendo economicamente <strong>il</strong> progetto scalabriniano<strong>della</strong> “Lawrence House” <strong>della</strong> missione di Cape-Town (SudAfrica), che è particolarmente “cara” a P. Gabriele perché è lì cheha svolto <strong>il</strong> servizio pastorale prima di diventare sacerdote.“Caro P. Gabriele, ti salutiamo e ti abbracciamo, augurandoti unbuon proseguimento di <strong>cammino</strong> e di servizio, sempre con la passionee la grinta che ti caratterizzano!”I Giovani <strong>della</strong> Missione Cattolica Italiana di <strong>Ginevra</strong>Alcune news dalla Lawrence House, <strong>il</strong> progetto sostenutocontatti telefonici o visite dell’assistentesociale. I bambini hannotrascorso le vacanze nelle loro famigliee alcuni di loro visitano <strong>il</strong>oro famigliari anche durante i finesettimana nel periodo scolastico.Dato che l’obiettivo finale<strong>della</strong> casa è quello di reinserire iragazzi nella comunità, questocontatto e sostegno con le lorofamiglie di origine è cruciale peruna futura riunificazione.Ma quando questo non è possib<strong>il</strong>e,si cerca di seguire la via dell’affidamento,come è successo recentementeper uno dei bambiniche per quasi tre anni ha vissutoalla Lawrence House. Una ragazzaha invece finito le scuole superiorie, lasciando alla fine dell’anno lacasa, ha deciso di ritornare nel suoPaese di origine, dove si è ricongiuntacon la madre.Infine, un importante successo èstato quello di essere riusciti a trovaree contattare la madre, cheancora vive nel suo paese di origine,di uno dei ragazzi che daquasi 5 anni vive nella casa e chenon aveva mai ricevuto notiziedalla sua famiglia da quando è arrivatoin Sud Africa.Tutti i bambini frequentano lascuola e sono riusciti ad ottenerela promozione al grado successivo.Nel 2009, 5 ragazzi hannoiniziato la scuola superiore e perloro sono state scelte delle ottimescuole, soprattutto grazie all’ottenimentodi borse di studio o attraversola scuola stessa o attraversoaltre organizzazioni.Ogni giorno ci sono dei volontariche aiutano i bambini a fare icompiti. Questa attività è stata intensificatagrazie alla disponib<strong>il</strong>itàdi una volontaria che ha organizzatodei workshop per i ragazzidelle superiori per aiutarli nell’inglese,dato che non è la loroprima lingua. Undici bambini hannopotuto usufruire individualmentedel sostegno psicologicoofferto da psicologi privati o daaltre organizzazioni, ad esempio icounsellors che lavorano alla SCCT.Un gruppo di 4 bambini ha partecipatoalla terapia di gruppo sottoforma di attività artistiche.Dato che tutti questi bambinihanno vissuto nel loro passatosituazioni diffic<strong>il</strong>i, <strong>il</strong> sostegno psicologicoè molto importante peraiutarli a superare i traumi delpassato e vivere con più serenità<strong>il</strong> presente.(da un Rapporto dagli operatori<strong>della</strong> Lawrence House)Conto Corrente Bancario per chi desidera sostenere <strong>il</strong> progetto Lawrence House:Causale: Progetto Lawrence House - P. Gabriele · Destinatario: ASCS OnlusCassa di Risparmio del Veneto - San Paolo IMIF<strong>il</strong>iale di Bassano del Grappa (VI), 36061 - Piazzale CadornaConto Corrente N°: 100000000476; CIN: D; ABI: 06225; CAB: 60160IBAN: IT90 D062 2560 1601 0000 0000 476 · SWIFT/BIC: IBSPIT2P023Per maggiori info: pellizzari.chiara@gma<strong>il</strong>.com e su www.ascs.itPresenza Italiana Settembre-Ottobre 2010 11


i luoghi dello spiritoIL SACRO MONTE DIVARALLO SESIA (VERCELLI)È <strong>il</strong> più importante dei nove Sacri Monti, sette in Piemonte e duein Lombardia, classificati ora dall’Unesco anche come patrimoniomondiale. Questi santuari sono un fenomeno tipico <strong>della</strong> religiositàpopolare, affermatosi tra la fine del 1500 e gli inizi del 1700 ei vari Monti sacri costiuiscono ancora oggi un punto di attrazionedi folle di pellegrini.Ne presentiamo uno proprio con l’idea di suscitare <strong>il</strong> desiderio diuna visita che non lascerà delusi, nè da un punto di vista religiosonè da quello artistico.Il Sacro Monte di Varallo entratodi recente a far parte del patrimoniomondiale dell’UNESCO èsicuramente <strong>il</strong> più antico dei SacriMonti per fondazione (1486)e ne fu promotore Padre BernardinoCaìmi, religioso, francescanodell’antica osservanza, <strong>il</strong>quale <strong>il</strong> 21 dicembre 1486 ottennedal Pontefice Innocenzo VIII,l’autorizzazione ad accettare ladonazione dei terreni dai maggiorentidi Varallo per costruire<strong>il</strong> convento <strong>della</strong> Madonna delleGrazie e per dare inizio alla grande“Nuova Gerusalemme” sul“monte di Varallo”, creando suquesta altura una “Terra Santa”sim<strong>il</strong>e a quella esistente in Palestinae che <strong>il</strong> Caìmi ben conosceva,essendo stato in precedenzacommissario a Gerusalemme.Con le sue 50 cappelle, questaacropoli cristiana rappresentauna “citta<strong>della</strong> sacra” unica edal valore inestimab<strong>il</strong>e, ricca dioltre 800 statue in terracotta policromae legno che danno vitaa quadri scenici in cui viene rappresentatala vita, la passione ela morte di Cristo.Vi lavorarono grandissimi artistiche profusero con dipinti e sculturela loro ab<strong>il</strong>ità, dando originea effetti scenici di grande spiritualitàe profonda religiosità.Fra i tanti, meritano menzione;Gaudenzio Ferrari, Giulio CesareLuini, Giovanni e Melchiorred’Enrico, Michele Prestinari, ifratelli Rovere detti “i fiamminghini”,Antonio d’Enrico dettoDeposizioneComplesso del Sacro Monte.Ecce homoVerso <strong>il</strong> Calvario12Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


pagina <strong>della</strong> bibbiaIL TESOROCHE CAMBIA LA VITACi sono nel vangelo di Matteo, al capitolo13, due piccole parabole gemelleche parlano del regno di Dio. Vogliamovederle da vicino?“Il regno dei cieli è sim<strong>il</strong>e a un tesoronascosto nel campo: un uomo lo trovae lo ricopre, poi per la gioia va, vendetutto ciò che ha e compra quel campo.Ancora: <strong>il</strong> regno dei cieli è sim<strong>il</strong>e a unmercante che andava cercando belleperle: trovò una perla di grandissimovalore, andò, vendette tutto ciò cheaveva e la comprò”.“Il regno dei cieli” è l’espressione conla quale l’evangelista Matteo indica “<strong>il</strong>regno di Dio”. È importante ricordarlo,per evitare un malinteso: Gesù nonsta parlando di qualcosa che si trova aldi fuori di questo mondo, ma di qualcosache ha a che fare con la nostravita qui e ora.In tutte e due le nostre storie, <strong>il</strong> fattodi trovare qualche cosa è decisivo. Maci accorgiamo che nella prima parabola<strong>il</strong> regno è detto sim<strong>il</strong>e alla cosatrovata, nella seconda, invece, a coluiche trova. Questo ci aiuta a capire cheGesù non sta affermando che <strong>il</strong> regnoassomiglia a una cosa (che sia <strong>il</strong> tesoroo <strong>il</strong> mercante). No: per capire <strong>il</strong> regno,bisogna guardare a tutto ciò che accadenella parabola, alla sua “dinamica”,cioè al suo “movimento”. Il regnodi Dio è un accadere, un processo,qualcosa che si muove nella vita dellepersone.Che cosa hanno in comune le due parabole?In primo luogo, un protagonistain azione. Ciascuno dei due vive lasua vita, fa <strong>il</strong> suo mestiere. Il contadinolavora un campo non suo, dunqueè un bracciante o un mezzadro. Lesue prospettive non sono certamentedelle migliori: tirare avanti di giornoin giorno, di mese in mese, di anno inanno, con la famiglia che deve mantenere.Nella speranza di continuare adavere terra altrui da coltivare. Il mercanteè più agiato, ma non necessariamentemolto ricco. Senza dubbio progettadi arricchirsi progressivamente,comprando e rivendendo perle dellequali la sua competenza gli fa capireche possono apportargli denaro; nonse ne troveranno tutti i giorni, ma le“belle perle” sono qualcosa che si trovasul mercato, che fa parte <strong>della</strong> suaesperienza più o meno corrente.In secondo luogo, una scoperta inattesa.Trovare tesori sepolti è un motivofiabesco classico, ma lo è appunto perchésembra così remoto dalla realtà.Un tesoro è veramente molto lontanodai cereali e dalle verdure che rientravanonell’orizzonte di quell’uomo. Nelcaso del mercante, si tratta dello stessodi Enrico Norelligenere di oggetto che lui cerca, ma lasua stessa reazione ci dice che si trattadi un esemplare unico, assolutamenteeccezionale e inatteso. Dunque, anchein questo caso la sproporzione tra <strong>il</strong>quotidiano e “quel giorno” è chiara.In terzo luogo, la decisione. Entrambisanno immediatamente che cosa vogliono:quell’oggetto, e niente altro. Esiccome si deve scegliere tra quello etutto <strong>il</strong> resto che si possedeva, la sceltaè fatta: si abbandona tutto <strong>il</strong> resto.Perché? Perché si è capito che soloquello cambierà la vita, in maniera decisivae definitiva. Procurerà un appagamentoincomparab<strong>il</strong>e. Incontrare,capire e decidere, ecco <strong>il</strong> nocciolo delledue parabole.Se rifletto sul modo in cui ho semprecompreso queste parabole, mi rendoconto che forse ho pensato che presentassero<strong>il</strong> regno come una condizionestatica, che si trova da qualcheparte e si può raggiungere in un futuro,dopo essersi sbarazzati di tuttociò che si possiede. Forse gioca qui <strong>il</strong>ricordo <strong>della</strong> storia del giovane riccoal quale Gesù propone: “Se vuoi essereperfetto va’, vendi quel che haie <strong>il</strong> ricavato dallo ai poveri, poi vienie seguimi” (tra l’altro, anche questoracconto si trova solo nel vangelo diMatteo, al capitolo 19). Dopo di che,naturalmente, come quel giovane, restomolto imbarazzato, perché facciodavvero fatica a liquidare tutto quelche ho in cambio di qualcosa che verrebbe,magari, in un’altra vita, o comunquein un modo di vivere poveroe insicuro.Ma queste due parabole, lo stiamo vedendo,ci suggeriscono qualcosa di diverso,benché non contraddittorio conquella storia. Qui l’accento non sta suiproblemi <strong>della</strong> ricchezza (<strong>il</strong> contadinoche lavora <strong>il</strong> campo altrui non è certoricco, e chissà come si indebiterà percomprare quel terreno; e anche <strong>il</strong> mercantedeve comunque vendere tuttociò che aveva per permettersi la perla),ma sulla scoperta e sulle straordinariepossib<strong>il</strong>ità che, improvvisamente, essaoffre a chi sa cogliere con risolutezzal’occasione.Ma proprio qui c’è un punto sul qualenon avevo troppo riflettuto e che misembra essenziale. Il contadino e <strong>il</strong>mercante sanno riconoscere immediatamente<strong>il</strong> valore straordinario <strong>della</strong>cosa scoperta e l’occasione che nontornerà mai più se la si lascia sfuggire.Fac<strong>il</strong>e, diremmo: non fa difficoltàal contadino valutare un tesoro (sevogliamo farci un’idea, i musei di antichitàsono ricchi di mucchi di monete edi oggetti preziosi nascosti sotto terra,in situazioni di pericolo, da proprietariche non sono mai più tornati a riprenderli:c’è un tesoro del genere, spettacolaree famoso, nel museo di AugustaRaurica vicino a Bas<strong>il</strong>ea), e l’occhioesperto del mercante doveva agevolmentecogliere <strong>il</strong> valore incredib<strong>il</strong>e diquella perla. Ma per quanto riguardala mia vita, sarei capace d’identificareal volo, se l’incontro, <strong>il</strong> tesoro per cuivale la pena di dar via tutto <strong>il</strong> resto?Qui è <strong>il</strong> problema, ma qui sta anchetutto. Non mi pare di aver mai messola mano, ahimé, su mucchi d’oro o superle rarissime, e con la vita che facciotemo di avere poche probab<strong>il</strong>ità ancheper <strong>il</strong> futuro. Ma sono proprio sicurodi non aver mai incontrato l’occasione<strong>della</strong> vita? O di saperla riconoscere immediatamente,quando si presenterà?O non l’ho forse sotto gli occhi adesso,senza vederla?Già: questo incontro straordinario puòessere tale che me lo lascerei sfuggireperché non ne riconosco <strong>il</strong> valore, oppureperché non ho voglia di affrontarne<strong>il</strong> costo e dunque finisco con <strong>il</strong>nascondere a me stesso la sua straordinariaimportanza. E soprattutto, forsenon si presenta, alla superficie, così allettantecome <strong>il</strong> tesoro o la perla. Forsesi presenta, addirittura, sotto l’aspettocontrario. Di colpo, un caso <strong>della</strong> vitapuò far sì che io debba prendermi curastab<strong>il</strong>mente di una persona incapacedi badare a se stessa. O accettare unbambino imprevisto. O affrontare unamalattia grave. O qualche altro eventoinatteso che sconvolge miei ritmi divita, i miei progetti, le mie relazioni,mi costringe a confrontarmi con personedalle quali ero contento di starealla larga e mi priva di molti punti diriferimento che davano stab<strong>il</strong>ità allamia esistenza e magari anche di buonaparte dei mezzi di sussistenza.Può sembrare assurdo assim<strong>il</strong>are unasituazione del genere a quella <strong>della</strong>parabola, dove l’evento nuovo che fairruzione nella vita appare immediatamentecome positivo e genera gioia(come è detto a proposito del coltivatore).Eppure mi chiedo onestamente sequeste due brevi parabole non mistiano dicendo che proprio là possoincontrare l’occasione <strong>della</strong> vita, cheproprio attraverso un evento del genereposso entrare nel regno di Dio.Forse quella che mi sembra una sciagurapotrebbe farmi decidere a “vendere”tutto <strong>il</strong> mio bagaglio di routine,di calcoli quotidiani, di malumori, divalore eccessivo attribuito a tante coseche non lo meritano, e farmi “acquistare”- sia pure attraverso la sofferenza,l’incertezza e la fatica - ciò percui veramente vale la pena di vivere. Ilregno di Dio non sarebbe certo la “disgrazia”,ma la “gioia” regalata dalladecisione giusta che porta alla scopertadi una vita fondata in primo luogosull’amore, per me e per coloro con iquali la potrei condividere.14Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


un libro per voiL’AQUILA E IL VIAGGIATORECHE DICE “È MIO” di Luciano MonariCon un linguaggio semplice e profondo, un vescovo, Luciano Monari,parla <strong>della</strong> fede e <strong>della</strong> cultura odierna, con l’immediatezza e<strong>il</strong> carisma di chi ha <strong>il</strong> coraggio del confronto sui grandi temi: vita,morte, gioia, potere... e tutte le altre “cose” degli uomini che importanoa Dio. Così inizia <strong>il</strong> capitolo de “Il Consumo e <strong>il</strong> Dono”...Un giorno un’aqu<strong>il</strong>a depose leuova in un nido ben più alto e oltre<strong>il</strong> limite dove potevano giungerei serpenti e gli animali chedavano loro la caccia.Gli occhi dell’aqu<strong>il</strong>a sono neri ebr<strong>il</strong>lanti come <strong>il</strong> colmo <strong>della</strong> notte,mentre lei fa la guardia e difende<strong>il</strong> suo nido. Al tremare diuna foglia, all’odore di un altroessere vivente, le sue ciglia si fannoprofonde, la testa si erge, lepenne si drizzano senza paura.Gli artigli aggrappati alla roccia:<strong>il</strong> becco come la spada del dio<strong>della</strong> guerra. L’aqu<strong>il</strong>a è selvaggia,mentre protegge <strong>il</strong> piccoloche nasce. Ma c’è una cosa dallaquale non lo può difendere: ipensieri cattivi dell’uomo.Un giorno un viaggiatore scalauna montagna vicina. Sta fermosulla vetta e ammira tutto ciò chesta sotto di lui. Il lago turchese,gli abeti eterni, gli stormi chevolano dentro le nubi tagliatedall’arcobaleno.Il viaggiatore ride di quella bellezzae dice. “È perfetto. È mio.”.E la parola si gonfia, rumoreggiacome un tuono nelle valli, suicampi di primule e malva. Gli animaliescono dalle tane e si chiedonocosa significhi.Mio. Mio. Mio. I gusci delle uovadell’aqu<strong>il</strong>a si scuotono, uno s’incrina.L’aqu<strong>il</strong>a ruota la testa perscoprire l’origine di quello stranotuono insensato, di quel suonoincomprensib<strong>il</strong>e. Individuato<strong>il</strong> viaggiatore, si slancia a voloper ghermire la sua risata e quelsuono innaturale. Ma <strong>il</strong> viaggiatore,attaccato, leva <strong>il</strong> bastone ela colpisce sull’ala, con tutta laforza. Con un grido l’aqu<strong>il</strong>a cadee cade. Sul lago turchese, oltregli abeti eterni, giù attraversole nubi tagliate dall’arcobaleno.Grida e grida: trascinata via dalvento, non portata dalle sue ali.Toni Morrison (romanziera afroamericana)racconta questa storianel suo ultimo romanzo; lapresenta come una specie di“mito fondatore” dell’America,mettendola in bocca a un’americanaindigena che interpreta così<strong>il</strong> destino <strong>della</strong> sua gente.Mi piace leggere in questa storia<strong>il</strong> dramma del rapporto dell’uomocon <strong>il</strong> creato e con i dinamismidel creato. In fondo le storiepossono avere più di un significato...l’interpretazione è infinita.L’enigma del racconto è in queltuono senza senso, quel suonostrano, incomprensib<strong>il</strong>e, che diceossessivamente: mio, mio, mio...L’aqu<strong>il</strong>a, gli animali non capisconoquesto suono che appare loroinnaturale; ma noi sì che lo capiamo,eccome! Anzi poche coseci appaiono evidenti come la definizionedi ciò che ci appartiene:i miei diritti, le mie proprietà,i miei sogni, la mia libertà...Con questo senso di individualitàsembra invece, nella narrazione,che faccia ingresso nella naturaqualcosa di anomalo, estraneo;qualcosa che diventa violenzanel tentativo di affermare <strong>il</strong> dirittodi proprietà.Il bastone che colpisce con durezzal’aqu<strong>il</strong>a e la fa precipitareè violenza che distrugge la vita,che altera l’equ<strong>il</strong>ibrio del creato.Certo, la violenza è presente nellanatura, e in ampia misura!Il ciclo <strong>della</strong> vita prevede chela gazzella sia cibo del leone;l’aqu<strong>il</strong>a stessa ha dovuto collocare<strong>il</strong> nido là dove serpenti epredatori non potessero giungere.Ma sembra che la violenzadel bastone del viaggiatore siadi tipo diverso, che introduca unelemento stonato.L’uomo non caccia solo per nutrirsi,questo sarebbe comprensib<strong>il</strong>e;ma l’uomo caccia per affermareun potere che lui stessoproclama e che risponde solo auna sua volontà che pretende diimporsi.L’aqu<strong>il</strong>a sta attenta in difesa delleuova, sentinella posta a difesa<strong>della</strong> vita, che sta per schiudersiinerme e che ha bisogno di protezione.Ma c’è una cosa dalla qualel’aqu<strong>il</strong>a non può difendersi: ipensieri cattivi dell’uomo. Questinon entrano nelle strutture ricorrenti<strong>della</strong> natura: sorprendono,sono strani, nati chissà dove, alservizio di chissà quale bisogno.(da Pagine Aperte, San Paolo, 5/2010)L’autoreSacerdote dal 1965, monsignor LucianoMonari è oggi vescovo di Brescia, dopoessere stato dal 1995 al 2007 alla guida<strong>della</strong> diocesi di Piacenza-Bobbio.Laureato in Sacra Scrittura nel 1968, èstato allievo, tra gli altri, del cardinalMartini.È vicepresidente <strong>della</strong> Conferenza deiVescovi Italiani per <strong>il</strong> Nord Italia.15Presenza Italiana Settembre-Ottobre 201015


storiaANCORA SOTTOPROCESSO L’UNITÀ D’ITALIAComprensib<strong>il</strong>i le critiche dell’epoca. Assurde invece quelle attualiche sminuiscono <strong>il</strong> già scarso senso civico nazionale.Eppure ci stiamo preparando a celebrare i 150 anni dell’Unità.L’anno prossimo si celebreranno i150 anni dell’Unità d’Italia. Indipendentementedalle polemichesul come e dove festeggiare, stupiscenotare che, a distanza di unsecolo e mezzo, ci siano ancorapareri discordi sul Risorgimento:sulle colpe dei Savoia, sulla situazioneeconomica e sociale delSud sotto i Borboni, sulle stragidei “Briganti” ribelli, sulla ut<strong>il</strong>itào meno dell’unificazione <strong>della</strong>Penisola. Se si può capire che,all’epoca, la proclamazione delRegno d’Italia potesse non convinceretutti, sorprende constatareche quel periodo storico siatuttora “sotto processo. Decine edecine di pubblicazioni, articoli,libri e libercoli, che ormai da anni(ma con ritmo accelerato negliultimi tempi) stanno cambiandol’immagine di quel nodo di eventi”(da un editoriale di ErnestoGalli <strong>della</strong> Loggia su Corriere <strong>della</strong>Sera).Fatti che, all’epoca, non piacqueroa tutti. Uno dei primi a biasimarefu <strong>il</strong> napoletano GiacintoDe’ Sivo (1814-1867), letterato estorico controrivoluzionario, convintoche “le nazioni civ<strong>il</strong>i chedi Egidio Todeschinimirano lo svolgimento di questogran dramma italiano saranstupefatte al mirar la rea lottache, specialmente nel reamedelle Sic<strong>il</strong>ie, procede cruenta edatrocissima fra Italiani ed Italiani.Versa torrenti di sangue incotesta guerra fratricida e nefanda.L’Italia combatte l’Italia.Dopo tanti sterminati vanti delnostro primato civ<strong>il</strong>e, ora diamospettacolo d’avidità da pirati, dibarbarie esecrande, di cinismo ed’ateismo vestiti di stucchevoliipocrisie”.Non fu <strong>il</strong> solo. E, ad alimentarele insofferenze, contribuì la cessionesavoiarda di Nizza e Savoia(1860) alla Francia che spinselo stesso De’ Sivo a commentare:“I liberali avevano semprestrombazzato che i popoli nonsono merce… ed ecco VittorioEmanuele liberalesco, firmanti <strong>il</strong>Cavour e <strong>il</strong> Farini liberaloni, farpubblico contratto di popoli”.Non fu da meno Paolo Mencacci(1828-1897) che scrisse: “Da Italiano,arrossisco che l’Unità d’Italiasia <strong>il</strong> frutto di tanti delitti.Uno dei più tristi spettacoli chepossa offrire la storia delle nazioniè <strong>il</strong> vedere Reami prosperosi etranqu<strong>il</strong>li, con secoli di politica emonarchica autonomia, divenirepreda miseranda di un minoreStato e di un partito malvagio”.O <strong>il</strong> piemontese Clemente Solaro<strong>della</strong> Margarita (1792-1869) che,pur essendo Ministro degli Interniall’epoca di Carlo Alberto,rimase fino alla morte convintoche <strong>il</strong> Regno di Sardegna avesseimboccato la strada sbagliata.Ed anche <strong>il</strong> m<strong>il</strong>anese GiuseppeFerrari (1811-1876), f<strong>il</strong>osofo epolitico, che, recatosi in Campaniaper accertarsi degli eccidioperati dalle truppe piemontesi,diede notizia di città bombardatee di cittadini uccisi o rinchiusiin carceri sim<strong>il</strong>i a lager, retti daVittorio Emanuele IIGaribaldini contro soldati borboniciCam<strong>il</strong>lo Benso Conte di Cavour16Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


carcerieri delinquenti. Una relazioneche l’obbligò all’es<strong>il</strong>io.Se sono comprensib<strong>il</strong>i tali reazioninegative che, però, in generecontestavano i metodi e nonl’opportunità dell’unificazionedel Paese, lo sono molto menoquelle odierne. Piaccia o nonpiaccia, in quel periodo nacquel’Italia, per secoli divisa, invasae governata da stranieri, ma dotatagià di una tale identità culturalee linguistica da motivare<strong>il</strong> termine Risorgimento che invece,come spiegò lo scrittore epolitico Giovanni Spadolini, “malsi addice ad uno Stato mai esistito”.Nel quale, tuttavia, tuttele Regioni (la Sic<strong>il</strong>ia di FedericoII con, tra gli altri, Giacomo daLentini, inventore del sonetto; laToscana dei Grandi <strong>della</strong> letteratura,<strong>della</strong> politica e dell’arte; laLombardia di Manzoni; <strong>il</strong> Venetodegli editori e di Marco Polo;<strong>il</strong> Piemonte degli architetti e diVanzino, primo storico dell’arte;la Puglia del barocco di Zimbalo;la Campania dell’innovatore Masaniello;la Liguria di CristoforoColombo; l’Umbria di S. Francesco;l’Abruzzo di D’Annunzio,Giuseppe MazziniPalazzo Madama, Torinoeccetera) contribuirono alla nostracultura, a testimonianza delcarattere unitario <strong>della</strong> Penisola,a dispetto delle differenze dialettali,economiche, politiche chevi si registravano e che ancorasussistono.Non si può, per pura ideologia,giustificare gli eccessi compiutidalle armate sabaude, in quantounico rimedio allo “sfacelodel Regno di Napoli”, in realtàinesistente grazie alle innovazionitecnologiche - tra le altre,la prima ferrovia nazionale - introdottedai Borboni. Insensato,per puro laicismo opportunistao per eccessivo clericalismo, apprezzareo condannare la lottaal potere temporale <strong>della</strong> <strong>Chiesa</strong>,contestato, tra l’altro, già dalcattolicissimo Dante e dal laicoMachiavelli. Non è giusto né storicamenteaccettab<strong>il</strong>e paragonareGaribaldi, Mazzini e Cavour“ai criminali nazisti”, come hafatto Vittorio Messori.Illogico pensare di fare nuovamentea pezzi <strong>il</strong> Paese, ipotizzandoun “Parlamento delle dueSic<strong>il</strong>ie” (a Caserta); o “L’indipendenzadi Capri dall’Italia”, chiestadal suo sindaco, o l’irreale“Padania” sognata, tempo fa,da Bossi. Altrettanto irrazionaledeviare dal doveroso sentimentodi Patria per timore di ricadere inun rinnovato nazionalismo allaMussolini.Demitizzare <strong>il</strong> Risorgimento econtinuare con le polemiche ècontroproducente, non fosse altroperché ha come effetto soloquello di sminuire ancora di più <strong>il</strong>già scarso senso civico che si registra,molto spesso, nel Paese.C’è, piuttosto, da contrastarequeste posizioni antirisorgimentaliche trovano seguito e spazionei congressi, su Internet,nei giornali, nei libri; e che dannofiato ad una descrizione delpassato tutt’altro che realistica,nella quale - e cito ancora Galli<strong>della</strong> Loggia - “dominano i modelliinterpretativi presi a prestitodall’Italia di oggi: quello delgiustizialismo più grossolano …e<strong>il</strong> complottismo maniacale chevede misteri dappertutto”.Recuperiamolo nel suo valorereale, <strong>il</strong> Risorgimento! Aiuta acomprendere meglio gli italicivalori, le nostre tradizioni, ed anchei tanti vizi, portando addiritturaa correggerli ed eliminarli. Emagari a concretizzare <strong>il</strong> progettodi D’Azeglio, quel “abbiamofatto l’Italia, adesso bisogna faregli Italiani” che, a quanto sembra,resta finora un sogno.La Reggia di CasertaMonumento a Carlo AlbertoPresenza Italiana Settembre-Ottobre 2010 17


volontariatoL’ITALIA È UN PAESEDI VOLONTARI“Ora servono nuovi linguaggi”Più forte <strong>della</strong> crisi e dell’individualismo,<strong>il</strong> volontariato in Italiasi conferma patrimonio nazionale.Sono infatti 4,4 m<strong>il</strong>ioni inostri connazionali che nel tempolibero si dedicano ad attivitàgratuite.Rispetto al 1996 ci sono 600m<strong>il</strong>apersone in più impegnate per<strong>il</strong> bene comune senza chiederenulla in cambio, la popolazionedi una città di medie dimensioni.Ma nel prossimo decennio questomondo deve cambiare linguaggioe mentalità per aprirsialle generazioni digitali.Una ricerca <strong>della</strong> Caritas italianae dell’Iref delle Acli, presentataa San Benedetto del Tronto altrentaquattresimo convegno nazionaledelle Caritas diocesane,punta infatti lo sguardo sull’attivitàvolontaristica del Belpaeserielaborando i dati Istat dal 1996.In vista del 2011, anno europeodel volontariato, si concentra sullafascia del 18-19enni e dei ventenni.I giovani degli anni Novanta, sostienelo studio, erano una componentefondamentale <strong>della</strong> societàciv<strong>il</strong>e organizzata. Tre lustridopo non lo sono più.Se nel 2009 <strong>il</strong> numero in assolutodei volontari è cresciuto, quellodegli under 35 è invece calato.I giovani sono stati rimpiazzatida una platea molto numerosadi pensionati baby, fenomenotipicamente italiano. Questo sulbreve periodo garantisce stab<strong>il</strong>itàalle attività di volontariato,tratto distintivo di un’Italia che sirimbocca le maniche.“Ma dobbiamo pensare al futuro- spiega <strong>il</strong> vicedirettore di Caritasitaliana, Francesco Marsico -perché vediamo che si dedicanoal volontariato in prevalenza legenerazioni nate negli anni 50 e60. Ci siamo domandati perché igiovanissimi sono più freddi”.Prima delle risposte ancora qualchedato. Nel 2006 <strong>il</strong> numero diunder 24 impegnati cade di cinquepunti rispetto al 1996, dal 17al 12% circa.E tra <strong>il</strong> 2006 e <strong>il</strong> 2008 i dati peggioranoulteriormente per i giovanidai 25 ai 34 anni.Nel 2009 arrivano i segnali direlativa ripresa, con una salitaall’11%.“Abbiamo avviato una riflessionecon <strong>il</strong> mondo cattolico impegnatonel sociale - prosegueMarsico - oltre alla Caritas, leAcli, la Comunità di Sant’Egidio,Focolarini e neocatecumenali, cisiamo chiesti cosa è cambiato nelrapporto tra giovani e volontariatoe abbiamo avviato una ricercaqualitativa”.L’indagine si basa sulle storie enon sui numeri. Ed emerge che<strong>il</strong> volontariato nell’età più criticaesercita un fascino minore rispettoal passato per quattro motiviprevedib<strong>il</strong>i e una novità.“Certamente incidono crisi eprecariato, l’individualismo crescente,la decrescita demograficae la fine <strong>della</strong> leva obbligatoriache ha interrotto <strong>il</strong> servizio civ<strong>il</strong>e.Inaspettatamente cresce l’incomunicab<strong>il</strong>itàtra le generazioni.Gli educatori faticano ad ascoltarequesti ragazzi che hanno unapproccio diverso ai problemi sociali,spesso conosciuti attraversole rappresentazioni stereotipatedei media e che magari fannopaura. Quindi vedono diversamenteanche l’impegno”.La ricerca individua allora duecapisaldi: chi ha meno di 24 annie fa volontariato in Caritasoggi proviene da esperienze congruppi scout o parrocchie.“Quando c’è una realtà strutturatadi educatori adulti - concludeMarsico - che r<strong>il</strong>eggono conloro le esperienze, i ragazzi siimpegnano. Pred<strong>il</strong>igono naturalmentel’aiuto concreto, comeservire <strong>il</strong> pasto ai senza dimoranelle mense, aiutare anziani o disab<strong>il</strong>i.Così si abbattono le barriere<strong>della</strong> realtà virtuale e i problemisi trasformano in persone conun nome e un volto, in amici”.Proposta da portare nelle scuolee università, dove i coetanei impegnatipossono presentare leproprie esperienze.Ed elaborare nuovi codici intergenerazionaliper <strong>il</strong> linguaggio<strong>della</strong> solidarietà.Paolo Lambruschi, Avvenire 29.4.201018Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


culturaFinalmente un nuovo punto d’incontro per gli italiani a <strong>Ginevra</strong>:CULTURAITALIA - SANS FRONTIÈRESNuova organizzazione non profit, CulturaItalia - sans frontières,promuove la cultura italiana a <strong>Ginevra</strong> attraverso una serie di attività,quali: cinema, serate gastronomiche culturali, incontri musicali,concorsi fotografici, dibattiti e semplici riunioni in compagnia.Gli eventi sono in italiano, mapartecipano anche molti stranieri:circa <strong>il</strong> 30%. Pertanto i f<strong>il</strong>msono sottotitolati in inglese ofrancese e alcune manifestazionisono interamente tradotte.La maggior parte dei partecipantiha tra i 25 e 45 anni e rappresentai due terzi degli iscritti.Sin dall’inizio CulturaItalia ha riscossoun notevole entusiasmo.Di continuo, riceviamo nuoveadesioni (quasi m<strong>il</strong>le iscritti), propostedi eventi nonché numerosiencomi. Oltre all’originalità espontaneità delle manifestazioni,<strong>il</strong> segreto di tanto successo èforse dovuto all’assenza a <strong>Ginevra</strong>di un luogo dove ritrovarsi “acasa”, in un ambiente conviviale.<strong>Ginevra</strong> è una città internazionaleche ospita una moltitudinedi stranieri ma che al tempo stessoaccoglie con distaccata freddezza.CulturaItalia è diventata <strong>il</strong> vero“luogo d’incontro, crocevia dipersone e culture”, come anchesottolineato sul sito dell’associazione.C’è molto entusiasmo anche dentrol’organizzazione. Noi organizzatoriusciamo di frequentetutti insieme e l’estrosità dellemanifestazioni nasce dall’euforiacreativa di un gruppo moltocoeso.È <strong>il</strong> caso del Vespa Night, <strong>il</strong> prossimo17 settembre, una seratadedicata al mito <strong>della</strong> Vespa, loscooter che da oltre 60 anni fasognare l’Italia e <strong>il</strong> mondo. Presso<strong>il</strong> ristorante La Fumisterie sarannoesposte Vespe d’epoca esarà ripercorsa la storia dello scooterinsieme all’impatto sociale eartistico che ha generato.Un altro evento divertente - ancorain cantiere - sarà “Spumantecontro Champagne”, unconfronto diretto tra due vinid’eccezione in cui <strong>il</strong> pubblico - afine serata - darà la propria preferenzae acclamerà <strong>il</strong> vincitore.È con questa spirito d’allegria,ricordato anche da Sant’Agostino- “nutre lo spirito solo ciò chelo rallegra” - che è nata l’idea diGastronomia e Cultura, eventoin cui abbiamo ripassato la storia<strong>della</strong> Sic<strong>il</strong>ia risalendo alle originidei piatti più tradizionali.Nell’ultima serata indimenticab<strong>il</strong>eè stata la degustazione delTimballo di melanzane narratonel celebre Il Gattopardo.Anche con <strong>il</strong> cineforum cerchiamodi introdurre un elementoavvincente. Prima <strong>della</strong> proiezioneun esperto di cinema forniscele chiavi di lettura del f<strong>il</strong>m,conduce lo spettatore dietro lacinepresa e racconta i pregi e ledifficoltà tecniche dell’opera.Per qualche minuto diventiamoregisti. Il programma del cineforumdi quest’anno è stato rivoltoalla scoperta di f<strong>il</strong>m contemporaneipoco diffusi, a volte mai inSvizzera.F<strong>il</strong>m intensi, coinvolgenti, testimonianzedi realtà sociali. Amaggio, alla riaccensione delleluci dopo <strong>il</strong> f<strong>il</strong>m “L’aria salata”erano in pochi a trattenere le lacrime,e gli applausi. Con “La linguadel Santo” e “Tutti giù perterra” era invece diffic<strong>il</strong>e controllarsidal ridere.Il buon esito e la qualità deglieventi si deve alla collaborazionearmoniosa di tante personedai percorsi più svariati e accomunatida un forte senso civico.C’è chi viene dal mondo dellemultinazionali, chi dall’ONU, echi dall’Università; nati a <strong>Ginevra</strong>o emigrati dall’Italia, sposaticon figli, oppure single. L’eterogeneitàdegli animatori di CulturaItaliasi rispecchia nella diversitàdel pubblico.La sede adottiva di CulturaItaliaè a Eaux-Vives presso la salapolivalente all’interno <strong>della</strong> Missionecattolica italiana; qui, abbiamoriscontrato una sinceraapertura verso le nostre scelteartistiche, anche quando questefurono provocatorie e audaci.Difatti, c’è una naturale sintoniagli Scalabrini e <strong>il</strong> loro impegno asensib<strong>il</strong>izzare la gente sul valoree le esigenze dei migranti.Per partecipare e saperne di piùsui prossimi incontri ci si puòiscrivere gratuitamente sul sitoweb www.culturaitalia.ch.Per collaborare attivamente, sullapagina “chi siamo” si possonoconoscere i responsab<strong>il</strong>i delle varieattività (Alessandro, Alfonso,Beppe, Davide, Diego, Simona,Federica, Giovanni, M<strong>il</strong>ena, Paolo)e contattarli secondo gli interessi.Riccardo LamparielloPresidente di CulturaItalia - sans frontièresPresenza Italiana Settembre-Ottobre 2010 19


emigrazioneLA CIVILTÀDEL LAVOROA Nardò (Le) un Centro di accoglienzaper gli immigrati stagionali,che cerca di coniugare dirittisociali e diritti al lavoro.Ero in vacanze da qualche giorno,quando mi è capitato di vedereal TG Regionale un serviziosul nuovo Centro di accoglienzaper immigrati stagionali allestitonella zona industriale di Nardò,nella Provincia di Lecce.Ormai per noi salentini è una realtànota: centinaia di immigratiper lo più africani si radunanonelle nostre campagne d’estateper la raccolta dell’anguria e delpomodoro.Il fenomeno in questi ultimianni è esploso, facendo ricordare,per chi li ha vissuti, gli anni’90 di Borgo Mezzanone (Fg),con l’emergenza-accoglienza ei primi passi di una lunga storiadi tentativi di assistenza, accoglienza,integrazione, dialogo(e scontri), tra immigrati (africaniprima e dall’Est Europa poi) epopolazione locale.A gestire <strong>il</strong> Centro di accoglienzadi Nardò è l’Associazione FinisTerrae Onlus, con <strong>il</strong> suo responsab<strong>il</strong>eGianluca Nigro, operatoresociale che dal 2001 collaboracon questa Onlus, ma che da varianni segue la realtà migratoriapugliese, soprattutto per quantoriguarda i richiedenti as<strong>il</strong>o.Ad aiutarlo a gestire <strong>il</strong> Centro cisono i volontari <strong>della</strong> Brigata diSolidarietà Attiva, un gruppo digiovani costituitosi in occasionedelle operazioni di soccorsodopo <strong>il</strong> terremoto in Abruzzo.Il Centro, allestito in una masseriagrazie alla collaborazionecon l’amministrazione comunale,ospita circa 300 immigratiafricani, 200 dei quali hanno adisposizione i posti letto, mentregli altri sono ospitati nelle tendeallestite attorno al casolare.Gli immigrati, provenienti prevalentementedal Senegal, dallaTunisia e dal Sudan, rientranoverso sera, dopo una giornata d<strong>il</strong>avoro sotto <strong>il</strong> sole cocente delSud.Com’è norma da queste parti,la giornata inizia presto, alle5.00 bisogna essere già nei campi,perché col passar delle ore <strong>il</strong>sole scotta sempre di più. Versole 11.00 bisogna fermarsi. Qualcunorientra nel Centro, gli altrisi accampano dove possono, inattesa di riprendere <strong>il</strong> lavoro nelpomeriggio verso le 15.00 e proseguirefino al tramonto.In una giornata lavorativa nellaraccolta delle angurie si guadagnanocirca 80 Euro. Al rientronel Centro li aspettano i volontari<strong>della</strong> Brigata, ma non solo.Grazie alla rete di collaborazionecreata col territorio, è statoistituito un servizio di assistenzamedica e legale per aiutare gliimmigrati nei loro bisogni primari.C’è da dire che quasi tutti gli immigratihanno un regolare permessodi soggiorno, per questo,come mi ha ripetuto varie volteGianluca Nigro, <strong>il</strong> coordinatoredel Centro, l’obiettivo principalenon è caritativo, ma di aiutare gliimmigrati nella presa di coscienzadei loro diritti.Molti non sanno che possonousufruire delle strutture sanitarielocali, e sopratutto non sannoche hanno diritto ad un normalecontratto di lavoro.Questi immigrati, più che considerarli“stagionali”, occorre considerarli“stanziali”, cioè bracciantiagricoli stab<strong>il</strong>mente inseritinel nostro sistema lavorativo.Dopo i due mesi nel Salento, infatti,si sposteranno nella provinciadi Foggia o verso Caserta, perla raccolta del pomodoro. Per alcunidi essi la presenza delle lorofamiglie è un motivo in più perrestare vincolati al territorio.Il binomio “immigrazione e agricoltura”,dunque, è sempre piùin aumento, tanto che lentamentei lavoratori immigrati stannosostituendo stab<strong>il</strong>mente ibraccianti locali. È per questoche <strong>il</strong> modello su cui <strong>il</strong> Centro stapuntando è quello che coniuga idiritti sociali (avere un posto letto,l’assistenza medica e legale,la possib<strong>il</strong>ità di farsi una doccia)con i diritti del lavoro (avere unregolare contratto).Non è quindi questione di farsivoce degli immigrati presso i datoridi lavoro e di mediare perchéottengano <strong>il</strong> riconoscimentodei loro diritti, ma di “coscientizzarli”perché siano loro stessi arichiedere i loro diritti.P. Antonio Grasso20Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010


associazioniem<strong>il</strong>iano-romagnoliorganizzano la Festa sociale sabato 2 ottobre alleore 19.30 alla Salle Communale de Carouge, 37, rueAncienne.Animerà la serata l’orchestra “Gigliana G<strong>il</strong>ian eMaurizio Russo” del gruppo “Bagutti”.Riservare telefonando a Rino Sottovia Presidente(022 345 91 74 o 079 643 01 51), a Sante Cavedo(022 793 39 05), Vandini Delio (079 712 00 82) o aCarmen Leonelli (079 452 56 36).club forza cesenaLa serata annuale si svolgerà sabato 9 ottobre alleore 19.30. Dalle ore 21.30 ingresso libero.L’orchestra Il duo di Casa nostra allieterà la serata.Per informazioni, rivolgersi a Oliviero Bisacchi (tel.022 342 25 32, ore pasti o lasciare un messaggiosulla segreteria telefonica).alpiniorganizzano la tradizionale castagnata alla sededegli Alpini <strong>il</strong> 24 ottobre.Per ulteriori informazioni, rivolgersi al Gruppo Alpini,rue des Contamines 9/A, 1206 <strong>Ginevra</strong>.Sante Arboit, Caporal maggiore istruttore del 7° alpinibatt Feltre, Classe 1930 “è andato avanti” <strong>il</strong> 5giugno 2010. Il gruppo alpini di <strong>Ginevra</strong>, del qualeSante era membro del comitato e socio da 35 anni,esprime <strong>il</strong> piu profondo cordoglio alla famiglia.calabresiorganizzano sabato 4 dicembre alla Salle des fêtesde Carouge, 37 rue Ancienne, la festa di Natale.Vi aspettiamo dalle ore 19.30 alle ore 02.00.Cena e serata danzante con <strong>il</strong> gruppo “Il duo dicasa nostra”. Entrata libera.Per informazioni e prenotazioni per la cena rivolgersia: S<strong>il</strong>vio Isabella (022 320 15 87 o 079 611 2462) o Gino Isabella (022 733 93 61).combattentiIl Console generale d’Italia e l’Associazione combattentiinvitano gli italiani a partecipare alla 92macerimonia commemorativa del 4 novembre al Cimiterodi Saint-Georges con <strong>il</strong> seguente programma:sabato 6 novembre, ore 19.30:Concerto con la fanfara dell’aviazione presso <strong>il</strong> Salone<strong>della</strong> Société des Vieux–Grenadiers, 92 rue deCarouge. Entrata gratuita;domenica 7 novembre, ore 10.30:Messa alla Cappella Funeraria di Saint-Georges.Alle ore 11.30 <strong>il</strong> corteo, accompagnato dalla fanfaradell’aviazione, proseguirà per deporre la coronadi alloro al monumento dei nostri Caduti.bellunesiorganizzano la Festa e Cena di Natale, sabato 20novembre 2010, alle ore 19.30, presso l’Ecole deVernier Place. Alle ore 19.00, Babbo Natale porterài doni ai bambini, sino all’età di 10 anni, iscritti entrol’11 novembre. La serata sarà animata dall’orchestra“Il duo di Casa Nostra”.Prenotazioni presso: Capraro Giacobbe (022 794 2580); Casanova S<strong>il</strong>o (022 782 53 26)trevisaniIl Comitato votato dall’assemblea generale del 29maggio è così composto:· presidente: Zottarelli Laura· vice Presidente: Dal Busco Giovanni· segretaria: Susin Rosa· tesoriere: Marangon Domenico· consiglieri: Mattei Vittoria e Rizzetto Ottorino.Manifestazioni· Domenica 7 novembre: Commemorazione aicaduti al cimitero di San Georges.· Domenica 14 novembre ore 10.00: Santa Messaper i Trevisani e fam<strong>il</strong>iari defunti alla MissioneCattolica Italiana.· Domenica 28 novembre: una domenica insieme,giornata per ritrovarsi e passare un momento inallegra compagnia.Ore 12.30 - Pranzo presso <strong>il</strong> RistoranteLa Fontana di Trevi.Per <strong>il</strong> pranzo è obbligatoria la prenotazione, telefonandoentro <strong>il</strong> 25 novembre alla signora LauraZottarelli (tel. 022 731 41 61).Vi aspettiamo numerosi.la seminatriceorganizza un pic-nic <strong>il</strong> 19 settembre alla Maison deQuartier d’Aïre le Lignon, Chemin Nicolas Bougueret12 b, vicino alla sala comunale d’Aïre, con salsiccealla griglia e insalate varie.Per riservare: tel. 079 565 70 15 o 022 343 08 52.fogolâr furlanInvitiamo i soci e simpatizzanti alla tradizionale festad’autunno, che si terrà presso la Salle Comunaledi Corsier, sabato 6 novembre con piatti tipici e vini<strong>della</strong> nostra regione.L’orchestra “Liscio 2000“ allieterà la serata.Per prenotarsi, rivolgersi a: G. Chiararia (022 734 4367); G<strong>il</strong>. Donato (022 794 05 07).ures-giovanni verga<strong>il</strong> Comitato di <strong>Ginevra</strong> ha <strong>il</strong> piacere di invitarvi alla Festad’Autunno sabato 16 ottobre alle ore 20.00 pressola sala Ecole d’Äire (chemin Grand-Champ 11, LeLignon, autobus 7). La sera sarà allietata da <strong>il</strong> Duo diCasa Nostra. Ingresso solo per le persone che avrannoprenotato la cena. Per tutti gli altri ingresso liberodalle 22.30. Per informazioni varie, telefonare a S. Testa(076 441 64 34 oppure al 022 735 09 50).Presenza Italiana Settembre-Ottobre 2010 21


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JAB 1207 GenèveMissione Cattolica Italiana15, rue de la Mairie · 1207 GenèveOTTOBRE:UN MAZZODI ROSEPER MARIAC’è una storia ufficiale dell’Ave Maria. Quando ènata questa preghiera, in che ambito si è formata,come si è sv<strong>il</strong>uppata, da quali materiali è composta,in che epoca ha assunto la fisionomia definitiva chenoi conosciamo.Ma c’è, parallela, sotterranea, e ancora più importante,un’altra storia dell’Ave Maria, che non potràmai essere raccontata, descritta, definita. Perché èla storia di centinaia di m<strong>il</strong>ioni di persone, nelle epochepiù diverse, e nei luoghi più vari. Una storia chesi può soltanto indovinare, intuire.L’Ave Maria è legata a un’infinità di tragedie, pericoli incombenti, situazioni drammatiche, speranze ostinate,crisi squassanti, esplosioni di gioia, incubi, momenti di serenità, tempeste improvvise, esperienzeesaltanti.L’Ave Maria trova posto sui versanti opposti <strong>della</strong> disperazione e <strong>della</strong> felicità più incontenib<strong>il</strong>e, <strong>della</strong> trepidazionee <strong>della</strong> sicurezza, dell’aridità e <strong>della</strong> freschezza più spontanea.Bara, culla, chiesa, strada, campo di battaglia, chiostro, letto d’ospedale, catapecchia, grattacielo, aulad’esami, cucina, metropolitana, sentiero di montagna, marciapiede di una città, cort<strong>il</strong>e, aula di tribunale,jet, carrozzella, stadio, finestra da cui si interroga <strong>il</strong> buio <strong>della</strong> notte, camera d’attesa di una sala operatoria,scrivania, sportello di un ufficio di collocamento ... possono essere i “luoghi” dell’Ave Maria.Le situazioni esistenziali più diverse vengono assunte ed espresse da questa preghiera: solitudine agghiacciantee fraternità calorosa, accoglienza, scelta tormentosa, una busta inquietante da aprire, incontri decisivi,fedeltà costosa, um<strong>il</strong>iazione bruciante, una croce che ti schianta, un’avventura rischiosa, una fortunainsperata, una rivelazione sconvolgente, delusione per un’amicizia che si sgretola, amarezza per unapromessa mancata, soddisfazione per un‘impresa riuscita, commozione per una mano inattesa che si posasulla tua spalla nel momento <strong>della</strong> sconforto.L’Ave Maria nasce sulle labbra del mistico, del santo, <strong>della</strong> persona pia, <strong>della</strong> vecchietta timorata di Dio,<strong>della</strong> creatura innocente. Ma anche (almeno qualche volta nella vita) viene biascicata dalla bocca del furfante,del peccatore, del poco di buono, <strong>della</strong> prostituta.L’Ave Maria è la preghiera giusta. Per i momenti cruciali <strong>della</strong> vita, per le svolte traumatiche, le situazion<strong>il</strong>imite.Ma preghiera “giusta” anche per lo scorrere tranqu<strong>il</strong>lo delle giornate ... La preghiera dell’ordinario, <strong>della</strong>regolarità. L’Ave Maria accompagna <strong>il</strong> tran tran <strong>della</strong> vita di tutti i giorni.Alesssandro Pronzato

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