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n.4 - Aprile 2013 - Uisp

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Aparità di efficienza fisica,per ogni atleta chesi distingue in senso positivo,ce ne sono decine chefalliscono per cause riconducibilia una inefficiente gestionedegli aspetti psicologici. Comedicevo allenare la mente di unosportivo, permette di accrescerele sue capacità di gestirsi atrecentosessanta gradi, e quindidi migliorare sia il risultatodi una singola prestazione, siadi mantenere adeguati livelli diperformance nel tempo.Questo è vero sia per le categoriegiovanili che per gli adulti.Per uno sportivo professionistache voglia essere competitivo,lavorare sulla preparazionementale è obbligatorio sia infase di allenamento che di gara.Ma anche per lo sportivoamatoriale è opportuno lavoraresulla gestione psicologicase l’obiettivo è quello di migliorarsi.Cerchiamo di vedere insieme agrandi linee quali sono alcunidei temi più importanti del lavoropsicologico applicato allosport.Limiti e risorseOgnuno di noi ha delle caratteristichepiù o meno sviluppate.Questo è dovuto ad un mix diaspetti genetici e di aspetti familiarie socioculturali dovutialle esperienze fatte nella vita.Partendo da questa considerazioneè importante innanzituttosapere a livello mentale, qualisono i nostri limiti (ad esempio:scarsa percezione di autoefficacia)e cosa invece rappresentauna risorsa (ad esempio: alti livellidi perseveranza). Riconoscendoi nostri limiti possiamovalutare se è possibile “eliminarne”le cause, oppure minimizzarnegli effetti negativi attraversoopportune strategie diintervento psicologico. Aspettoancora più importante è quellodi accorgersi delle nostre risorse,cioè di quegli aspetti suiquali sappiamo di poter contare,quelli che rappresentanoun punto di forza nell’approccioal nostro sport. Valorizzarele nostre risorse ci permette dimassimizzare gli effetti positiviottenendo risultati più soddisfacenti.Per intervenire sui nostri limiti esulle nostre risorse bisogna cheprima di tutto ci accorgiamo dicome siamo fatti, è necessariosviluppare la nostra attenzionerispetto a noi stessi, e quindiaumentare la consapevolezza.Stati di attivazioneottimaliSappiamo che le possibilità diottenere delle prestazioni sportiveideali sono legate a statimentali che sono caratterizzatida un livello di attivazioneneurofisiologico ottimale. Perintendersi, uno stato di attivazionementale ottimale è caratterizzatodall’”accensione” di alcunespecifiche zone del nostrocervello. Se durante una prestazionesportiva il vostro cervelloha più zone accese del dovuto(iper-attivazione), o meno zoneaccese del dovuto (ipo-attivazione),la vostra prestazione saràa livelli inferiori rispetto allevostre potenzialità.Per essere performanti nondovete essere né troppo attivati,né troppo poco; doveteimparare a tararvi prestandoattenzione a quello che “succededentro di voi” mentre statesvolgendo la vostra prestazione.Avete presente quando allafine di una gara, durante leinterviste, gli atleti che hannoottenuto un buon risultato dicono“oggi mi sentivo bene”?Il vostro compito è di capireServizio fotografico di Christian Lavaqual è il vostro stare bene, “accendendosolo quelle zone delcervello”.Questo confronto vi permetteràdi capire qual è il vostro “statodi grazia” o detto in altri terminiil vostro livello di attivazioneneurofisiologico ottimale.Segnali del corpoL’essere umano è ben progettato,e ha dei sistemi di comunicazioneinterna molto efficaci.Per uno sportivo, riconoscere esaper distinguere questi segnaliè una delle migliori strategieper assicurarsi alti livelli prestazionali.Tutti i segnali all’internodell’essere umano passano dalcervello. A titolo esemplificativovi cito il dolore, la stanchezza,la caduta della motivazione.Ed è sempre il cervello che inbase ai segnali decide automaticamenteil da farsi, ad esempioil: “basta, mi fermo”.Per intervenire su questi automatismidobbiamo affidarciallo straordinario potere dellanostra mente. Diventandoconsapevoli dei segnali delvostro corpo, voi sarete in gradodi sapere esattamente cosasignificano e di conseguenzapotrete valutare se farli gestirein automatico dal vostro cervelloo passare ad un controllocosciente maggiormente preciso.Una maggiore capacità dimentalizzare vi aiuterà a nonessere schiavi dei vostri impulsiautomatici e aumenterà di conseguenzale vostre opportunitàdi miglioramento.Gestione emotivaLa testa da sola però, non puòtutto; occorre sviluppare anchela “pancia”.Mi riferisco alla gestione delleemozioni nello sportivo. Volendoessere preciso questadivisione tra pensieri/testa edAtletica UISP on line - 60 Atletica UISP on line - 61emozioni/pancia in realtà nonesiste, ma ci aiuta a distingueredue campi d’intervento diversi.Esistono tecniche e interventipsicologici che si occupanomaggiormente dei pensieri disfunzionali(“io non ce la faròmai”) e altri che si occupanopiù direttamente della gestioneemotiva (“la paura di perdere”).Esistono poi approcci integratiche mirano a intervenire su tuttie due gli aspetti. A mio pareregli interventi più efficaci sonoquelli integrati, che prestanogrande attenzione alla gestioneemotiva (regolazione affettiva),senza dimenticarsi dei pensieri(aspetti cognitivi).Anche per la gestione emotivadello sportivo vale quanto dettosopra per gli stati di attivazioneottimale. Per essere in unostato di equilibrio emozionale(regolazione affettiva) bisognaessere a un livello di attivazionené troppo alto, né troppobasso. Come vi dicevo nel precedentearticolo, gli interventiche utilizzano la regolazionedell’attenzione, come la Mindfulness,portano grandi beneficiper la gestione emotiva (ilrilassamento, una sensazionedi calma emotiva, un aumentodella concentrazione, una maggioretolleranza delle emozioninegative, una maggiore capacitàdi apprezzare quelle positive,una diminuzione dello stress)....per adesso mi fermo qui e visaluto!Gli spunti di riflessione in questocampo sono molteplici enumerosi, se volete approfondirequalche tema in particolarescrivetemi liberamente all’indirizzomail.A presto.Dr. Francesco BecheriPsicologo Psicoterapeuta Specialistain Psicologia Clinicafrancesco.becheri@virgilio.it

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