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n.4 - Aprile 2013 - Uisp

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Il “filo di Arianna” del cibo sanodi Simone CoccoCome nel labirinto di Cnossodove è impossibile tornareall’origine se non si ha adisposizione un filo ben visibile erobusto che non si rompe, così noiconsumatori dovremmo avere disponibilitutte le informazioni necessarie(il filo) per sapere percorrerea ritroso la storia di ogni ciboche mangiamo.Nel mondo odierno dell’industriaalimentare al contrario, le informazioninutrizionali e non, che il produttoreo la grande distribuzioneportano alla luce del consumatoresono del tutto insufficienti, e diqueste gran parte si perde ad ognipassaggio, tra un intermediario el’altro della moderna e infinitamentelunga catena agroalimentare.In definitiva possiamo affermareche è molto difficile sapere cosa c’ènel nostro piatto e il recente scandalodella carne di cavallo (carnedi dubbia provenienza) trovato nelmacinato di vitello ne è un esempiolampante. Per fortuna sembraormai certo che la percentuale dicarne di cavallo fosse molto bassa(intorno all’1%) e che il fenilbutazone,un potente antinfiammatorio,non sia stato ritrovato in concentrazionetale da ritenersi rischiosoper la salute umana; pensando aquesta vicenda rimane però più lasensazione di: “Anche questa voltami è andata bene” piuttosto chequella: “Mi sento sicuro perché soquello che mangio”.Personalmente vorrei la certezzache quello che c’è nel mio piattonon sia solo gustoso ma anche nutrientee che non contenga pesticidi,ormoni della crescita, metallipesanti, medicinali e altre sostanzeche espongono a rischio la mia salute.Quali sono allora le soluzioni possibili?In primo luogo è necessarioridurre la filiera alimentareil più possibileed in questo sensovanno i mercati akm 0 e dei prodottilocali. Ognianello della catenain meno è unagaranzia in più disapere la vera originee le caratteristiche delprodotto.Anche la certificazione biologicadi un alimento è importantein quanto dà una garanziamaggiore che quello che stiamomangiando non sia stato prodottoutilizzando fertilizzanti chimici opesticidi, che l’animale sia stato allevatoe nutrito con alimenti prevalentementebiologici, senza l’usodi ormoni e con un limitato uso dimedicinali.In terzo luogo, quando è possibile,è importante conoscere direttamenteil produttore ed instaurarecon lui un rapporto di fiduciareciproca; in questo senso i g.a.s.,gruppi di acquisto solidale, possonoessere una valida alternativaalla grande distribuzione.Ma la soluzione secondo me piùefficace è sviluppare la nostra attitudinea un consumo più consapevolee critico. Siamo direttamentenoi che dobbiamo informarci enon subire passivamente solo leinformazioni che ci sono offertedal mercato, perché queste ultimesono solo mirate ad invogliareall’acquisto. Difficilmente troveretead esempio una pubblicità conlo slogan: “In un nostro hamburgergustoso è contenuta la carne di piùdi mille vitelloni diversi; la nostra carne,inoltre, è trattata con ammoniacaper abbattere la carica battericaelevata normalmente presente in unAtletica UISP on line - 42 Atletica UISP on line - 43allevamento intensivo.” La pubblicitàsi limiterà a dire “Carne gustosaal prezzo più basso del mercato!” enient’altro.Ogni giorno siamo noi con acquisticonsapevoli che possiamo farela differenza e spingere l’industriaalimentare e la grande distribuzionea proporci alimenti più nutrienti,genuini e sicuri per la nostrasalute, liberandosi dall’idea che lascelta migliore sia sempre il prezzopiù basso, piuttosto che pagare ilgiusto prezzo per le migliori caratteristichenutrizionali, qualitativeed etiche possibili.A questo punto molti di voi si chiederannoil perché di un articolo diquesto tipo in una rivista sportiva?Perché la sana alimentazione è importanteper tutti, ma lo è ancor dipiù per uno sportivo e conoscereciò che mangiamo è alla base diuna alimentazione e di uno stiledi vita sano. Mettereste mai in unaFerrari dell’olio o della benzina senon foste sicuri che siano di ottimaqualità? Non credo. E il nostro corponon è forse la nostra Ferrari?Dott. Simone Cocco (Dietista)Contatti:info@diaeta.it - www.diaeta.itwww.facebook.com/Diaeta.it

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