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Ottobre 2001 - Ordine dei Giornalisti

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Intervista a Lucia Mari, quarant’anni di esperienza professionale nel settoreLa Divina ModaLucia Maridi Paola PastacaldiMandare gli stilisti all’inferno?Perché no! Anche se è soltanto l’infernodell’ironia. Perché la moda, dopo averconquistato il mondo sull’onda di un made inItaly straordinario, sta spopolando il cuoredelle città, assediandole di boutique e showroom, perché infine e non ultimo il mondo delgiornalismo di moda ha riempito le pagine<strong>dei</strong> settimanali e i muri delle città di unapubblicità invasiva e qualche volta anche didubbio gusto. L’idea diremmo “dantesca” è diLucia Mari, da quarant’anni impegnata inquesto segmento del giornalismo, che staraccogliendo le sue memorie su passato epresente della moda per farne un libro.“Ripenso alle mie esperienze con ironia, orame lo posso permettere, dopo una vitatrascorsa dietro le quinte delle passerelle -allora non li chiamavamo back stage -. Hoimmaginato di raccontare la storia dellamoda come se fosse una Divina Commedia,da cui un titolo probabile La Divina Moda,con i protagonisti trattati alla maniera diDante. C’è chi finisce nei gironi dell’inferno echi in quelli del purgatorio”.E il paradiso?“Quello, parafrasando un film storico, puòattendere.Cercherò di svelare il vero volto degli stilisti,le loro debolezze e le vanità, i loro peccati”.Con nomi e cognomi?La risposta di Lucia Mari è puntuale anchese breve.“Sì, con nome e cognome. Valentino andràall’inferno, Armani in Purgatorio e gli altrivedremo!”.Lucia Mari è stata inviato per la moda diStasera e di Paese Sera dal 1961 al 1987,è poi passata al Giorno, dove come collaboratricefissa seguiva le sfilate e teneva larubrica “Agenda Donna” sino al ‘97. Hacollaborato anche a Gente. E nel ‘69 haavuto l’idea di vestire i cantanti del “Festivalbar”,proponendo tra gli altri grandi nomicome quelli di Litrico e di Biki, che riscosseun enorme successo in abbinata con unacelebre canzone Acqua azzurra, acquachiara di Lucio Battisti. Nell’81 prese ilpremio della Camera Nazionale dell’AltaModa Italiana per gli articoli su Paese Sera.È sua la voce sulla moda italiana e francesedal 1900 al 1960 per il Dizionario EnciclopedicoModerno, edito da Labor, e ha collaboratoal Dizionario della moda curato daGuido Vergani, edito da Baldini e Castoldi.E, dopo una vita dedicata alla carta, si è riciclatacon entusiasmo - come dice lei - comeresponsabile della moda per il canale tvsatellitare “Leonardo” e, in più, sta lavorandoalacremente a due romanzi. Continuaanche a portare avanti la sua attività socialea favore <strong>dei</strong> bambini, per la quale ha avutoriconoscimenti sia dall’Onu nel ‘95 sia dalComune di Milano, nell’ambito dell’Ambroginod’oro.“Quando sono entrata nel giornalismo, lesfilate si facevano a porte chiuse e solo perle clienti, non c’erano uffici stampa, ma lesarte che dirigevano gli atelier ad organizzaretutto. Erano invitate quasi solo le colleghe<strong>dei</strong> settimanali.Noi <strong>dei</strong> quotidiani potevamo vedere le toilettessolo nei foyer del Teatro della Scala indefilet a porte chiuse. La moda si è affermataa Firenze, che era la città delle passerellee di Palazzo Pitti: eravamo negli AnniCinquanta. Solo dopo, negli anni Settanta,quando è arrivata nella città degli affari, si ètrasformata in un business, promuovendoMilano a capitale della moda. Ma prima diallora era tutto diverso. Non molti sanno cheDino Buzzati era un appassionato e talvoltascrivesse di abiti e modelle. Ero con lui aParigi al debutto di Yves Saint Laurent, cheaveva appena lasciato il grande Dior. CocoChanel, prima di ogni sfilata, allineava leindossatrici e diceva loro: ‘Ora si comincia.Ma non scordate che protagonisti sarannosolo e sempre gli abiti, se per caso ve nescorderete sarete licenziate’.Oggi è esattamente il contrario. Con l’arrivodelle firme, tutto si è modificato.“C’è spesso il dominio della pubblicità cheimpedisce di parlare liberamente di questomondo e se lo si fa, se ne subiscono leconseguenze. Le grandi aziende possonoarrivare a ritirare la pubblicità dai giornali. Lamoda è governata dall’arroganza”.La moda, aggiungiamo, è diventata spettacolo,come del resto anche altri settori. E lemodelle vivono la tragica era della magrezzaanoressica. Una sorta di modello, di idealesociale che viene proposto ai giovani. Maessere magri è diventato troppo bello. Dianoressia molti giovani muoiono. Il vestireper i giovani rappresenta un modo di essere,è per alcune età l’appartenenza alla tribù.Quindi le pagine <strong>dei</strong> giornali, le pubblicitàinfluenzano la formazione delle giovanigenerazioni.Che ne pensa delle modelle di oggi?“La moda è certamente bella, ma è diventataanche crudele. Molto spesso sono ledonne a identificarsi nelle modelle in modopassivo o eccessivo. Per non parlare dellemodelle adolescenti. Dico una sola parola.Non va fatto. Non si devono proporre modellegiovani, magrissime. Non si devonoproporre modelli volgari. Non si può presentarela donna come se il suo corpo fosse unacredenziale pronta per l’uso”.Ferpi raccogliela sfida culturalee formativa in alleanzacon Maggioli Editore“Nuovastagioneper le rpin Italia”Pubblichiamo il comunicato della Ferpi(Federazione italiana relazioni pubbliche):“Giovedì 2 agosto, in tarda serata, il Consiglio<strong>dei</strong> ministri ha approvato in via definitivail regolamento di attuazione della 150. Aquindici mesi dalla sua approvazione parlamentare,dopo prese di posizione e asprepolemiche pubbliche e private, la decisionedelle Regioni di chiamarsi fuori e la dura criticaespressa dall’Autorità Antitrust, la 150 è,a tutti gli effetti, legge dello Stato.La Ferpi, dopo avere attivamente contribuitoal regolamento di attuazione elaborato dalDipartimento della Funzione Pubblica, hadeciso di creare, tramite Ferpi Servizi srl,una associazione di impresa con MaggioliEditore per sviluppare una offerta formativarivolta ai colleghi degli uffici stampa e degliurp del settore pubblico.Questo, al fine di contribuire a trasferirenell’amministrazione pubblica una culturainnovativa delle relazioni pubbliche.In questa direzione, la Ferpi ha inviato a tuttii suoi soci una lettera per informarli delprogetto offrendo loro, in presenza <strong>dei</strong> requisitiprevisti dalla legge, la possibilità di avanzarecandidature per svolgere un ruolo didocenza nei corsi Ferpi-Maggioli.Il progetto è ora operativo.Nel frattempo, l’associazione ComunicazionePubblica - nata nel 1990 in accordo conla Ferpi…come opportunamente sottolineaAttilio Consonni correggendo un errore nellarelazione di Bologna del Presidente - haelaborato una nuova “linea politica”, assaiapprezzabile nei contenuti e nelle intenzioni.Il prossimo 20 settembre al Compa, le dueassociazioni realizzano un convegno comunee potrebbe essere un utile appuntamentodi confronto, un appuntamento al quale laFerpi si presenta con le migliori intenzioni,proprio come, in assoluta buona fede, avevafatto l’anno scorso. L’augurio è che questavolta l’esito sia positivo”. (da www.ferpi.it)26 (34) ORDINE 8 <strong>2001</strong>

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