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Ottobre 2001 - Ordine dei Giornalisti

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2 luglio <strong>2001</strong>, l’ultima “Stanza”ORDINE 8 <strong>2001</strong>dopo due lustri ricomponendo una fraternaamicizia -, o perché era stata assunta unacerta posizione a prima vista contraddittoria),sul Corriere - trecento lettere al giorno - lievitaa navigazione a mare aperto. “Dal nostroinviato speciale nel Novecento”, titola felicementela Stampa: Indro è davvero l’autenticotestimone del secolo che viene sollecitato adesprimersi sui temi epocali, e dovrà per forzadi cose violentare la sfera personale di riserboper concedersi a chi lo ha adottato.La fede: “Io non ce l’ho. Riconosco che lo stoicismoè il rifugio <strong>dei</strong> disperati, ma nonammetto interferenze di estranei, anche imeglio intenzionati, in questa mia disperazione”.La famiglia: “La mia fortuna è di nonavere figli, sono convinto che non sarei statoun buon padre, anzitutto a causa del miomestiere”.Le vicende sentimentali: “Non me ne sonomancate ma sono sempre state condizionateda questa mia vocazione alla vita randagia”,oppure: “Rimpiango l’interesse che portavoverso l’altro sesso. Lo guardo con compiacimentoma non mi sento felice di dovervirinunciare...”). Il diritto, in casi precisi e delimitati- accettando il contraddittorio della Chiesama rifiutando ogni compromesso - all’eutanasia(“ciò che non feci con Donna Letizia”),che non è la paura della morte ma di un certomodo di morire (“È possibile che a un certomomento ti debbano accompagnare alcesso?”). Il poter cambiare opinione a ragionveduta, e la depressione, un nemico subdolosempre in agguato.Ogni giorno uno spunto: l’epitaffio del “mioamico Fortebraccio”, Curzio Malaparte insofferentedi non potergli sopravvivere, l’ostinatadifesa della memoria di Ignazio Silonechecché dibattano gli storici, le esperienzecinematografiche, I sogni muoiono all’alba ela vera storia del generale Della Rovere aliasGiovanni Bertone, traditore ed eroe (paternitàdel film amaramente disconosciuta pertalune omissioni), o le ragioni per cui, neiprimi 37 anni di Corriere, non firmò un fondoche fosse uno.Alla curiosità pubblica deve persino aprire ilportafoglio d’antan firmato Cartier, Paris.Contenuto: la tessera dell’<strong>Ordine</strong> regionale<strong>dei</strong> giornalisti datata 1 giugno ‘41, un bigliettoda visita di Henry Kamm del New YokTimes, un biglietto scritto in ideogrammi cinesi,un biglietto da visita del Giornale, tessereAlitalia e Ferrovie dello Stato.Il suo lettore, che nessuno si meraviglierà diveder assurgere a ruolo di protagonista sulsettimanale allegato ogni giovedì, Sette,costantemente lo incalza: c’è il fan incavolatissimo,che ha fatto l’esperimento, inviandogliinutilmente sette lettere in un sol giorno,nessuna delle quali onorata dalla pubblicazione,c’è chi lo consiglia a strutturare altrimentiLa Stanza (“Grazie, ma continuocosì”), e c’è chi lo contesta (risposta cordialenella prima parte, postilla fulminante: “Leisarà anche un bravissimo ingegnere.Come interlocutore è solo un gran villano”),o, in alternativa, “che tristezza scrivere perlettori come lei”; e c’è chi cerca una parolaconsolatoria di fronte ai classici vizi italici,automobilisti incivili, treni anticipo del Purgatorio,burocrazia nefasta, ecc. ecc.Affiora, non poteva essere altrimenti, lapresenza del misterioso “arredatore” dellaStanza, il collega che, quotidianamente,legge in anteprima la risposta premiata e lastilizza con arguzia, in un piccolissimo, garbatoquadrato di spazio. Chi è mai?, “...ma dopodue anni che lavoriamo insieme - darà contonel ‘97 al curioso di turno - non solo nellostesso giornale ma nella stessa pagina, e luicome illustratore di ciò che io scrivo ancoranon so, e ormai dispero di saperlo un giorno,com’è fatto fisicamente, Guarino: se è alto obasso, se è bruno o biondo, se è giovane ovecchio. Sono due anni che gli mando, perinterposta persona, <strong>dei</strong> messaggi d’invitoSopra,Montanellimentrelasciala sede delCorriere.(dal Corrieredella Seradel 23luglio).A fianco,l’ultima“stanza” sulgiornalismo,2 luglio<strong>2001</strong>.almeno a mostrarsi e darmi così il destro diringraziarlo per la preziosa collaborazioneche mi fornisce. Nulla...”.Non mancano le civetterie delle “doveroserettifiche”, l’ammissione di “una scena di gelosia”nei confronti di Anthony Burgess che siera allontanato dal Giornale per vil danarodopo avergli giurato eterna fedeltà, e la categorica,ammiccante precisazione: “No, caroamico, proprio no. Lei può dubitare di mecome giornalista, come storico, come scrittore,come contribuente. Ma come balbuzientesono genuino, a 18 carati, anche se di carattereintermittente”. Non renderà mai pubblicala piccola vicenda di quel giovane giornalistadel Giornale che, avendo imprudentementeprestato una bella sommetta a un anzianocollega, non vedendosela restituire cominciòa blaterare nei corridoi. “Quanto recrimini? -gli intimò nel suo ufficio il burbero Indro staccandoun assegno di un paio di milioni -, vuoldire che mi farai lo sconto almeno dellemigliaia di lire eccedenti.E adesso fuori di qui e non provarti a fareancora casino...”. La galleria <strong>dei</strong> personaggi,in parte retaggio <strong>dei</strong> celebri Incontri sollecitatidecenni prima da Gaetanino Afeltra, è imponente:all’appello mancheranno in definitivasolo Stalin e Mao, e se talvolta è costretto aprecisare che non può soddisfare la curiositàperché quello statista, quel politicante, quelgrand’uomo o quella larva di individuo non hafatto in tempo a conoscerlo o è defunto anzitempo,però, però è pur in grado di riferireche...Qualche lettore di primissima fascia restaperplesso, se non allarmato, dalla lunghezzadelle ferie estive <strong>2001</strong> che Montanelli ha l’arbitriodi prendersi, così privando il popolodegli Indro-dipendenti della lettura preferita,quella destinata a sovvertire l’ordine cronologicodelle pagine: “Arrivederci al primosettembre, cari lettori...”. È il 4 luglio, per l’ultimavolta in calce a un pezzo d’attualitàcompare la sua firma sul Corrierone, anchese, nella rubrica delle lettere al giornale, deBortoli continuerà ad alimentare - non cisovvengono precedenti - la staffetta dellasolidarietà di chi desidera testimoniargli affetto.Nel Corriere del 23 luglio compare il riquadro,bianco, della Stanza.L’omaggio della grande stampa internazionaleè unanime: “La sua penna fieramente indipendenteera coraggiosa e diretta”, FinancialTimes; “Caparbiamente indipendente, polemico,intrepido e incorruttibile”, The Indipendent;“Scagliava le sue frecce ironiche contromolte icone del presente e del passato”, TheGuardian; “Estate horribilis. Era membro diquella ridotte stirpe di giganti ormai estinta”,El Mundo. Sul Corriere undici colonne dipartecipazioni solo il primo giorno, in appenatre giorni approdano sul sito di via Solferino11mila e-mail.“Ho avuto per anni Indro davanti ai miei occhi.Osservandolo mi accorgevo che scrivere, perlui, equivaleva a una funzione terapeutica.Scrivere significa esistere, fuggire le angosceche lo incalzavano, ritrovare nella vegliaoperosa la vitalità e la salute che l’inerteinsonnia notturna gli sottraeva.Il successo, il plauso non lo interessavano inquanto tali: erano, più che altro, terapie di vita,di radicamento nella realtà, da cui i mostriatoni e melanconici della ciclotimia minacciavanocontinuamente di estraniarlo...”. Rispondendoa un lettore della sua rubrica, Montanelliannoterà: “Non immaginavo che, sedutoall’altro capo della stanza direttoriale del Giornale,Bettiza [il brano riportato è tratto da Lacavalcata del secolo, Mondadori] mi tenessesotto un controllo così assiduo e spietato...Come abbia fatto lui a scoprire che la miaansia di lavoro e il furioso impegno che cimettevo erano soltanto una fuga dalle mienotti insonni e dai fantasmi che le turbavano(e le turbano), non lo so. Ma fatto sta che allasua diagnosi non ho nulla da eccepire”.19 (27)

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