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Ottobre 2001 - Ordine dei Giornalisti

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I N O S T R I L U T T ILe avventure,i reportages,i commenti,i libri:la lunga“cavalcatadel secolo”di un maestrodel giornalismointernazionaleDal nostrocon quella di Roma, il tredicenneIndro Montanelli escogitò, insiemea un amico, una personalissimamarcia mignon, la marciasu Rieti, dove il padre al tempoera stato trasferito. Se l’obiettivoera la cattura <strong>dei</strong> genitori, narranole cronache familiari, l’esito non fuparticolarmente brillante. I tempivolevano dire anche divisa da balilla,tamburo e fucilino, tendopoli al mare ein montagna, e una overdose di patriottismo,patriottismo che lo avrebbe portatoal cospetto del duce (d maiuscola allorastrettamente di rigore) quale baby-redattoreo giù di lì dell’ Universale, un giornalettofascista che al fascismo si prendeva talvoltail lusso di fare la fronda. E il Mussolini seduttoredi consensi venne catalogato con unaparola, datata, che dice tutto, “affascinante”,mai rinnegata.Della laurea in Legge e Scienze socialiMontanelli si ricorda solo per ribadire il suounico interesse verso la Storia, e questavolta la maiuscola non è sprecata (al suo attivo,con diversi partner, da Gervaso a Cervi,sarebbero state catalogate una quarantina diopere, regolarmente in classifica). Inizia lasua avventura di curioso giramondo, i corsidi Grenoble e Parigi, il viaggio in Canada,amministratore di una fattoria, non essendosufficienti i magri proventi di Paris Soir, laprima testata, per soddisfare le quotidianenecessità. E poi l’Abissinia, 1935, volontarioprima che giornalista, con la vicenda dellaquasi-moglie, una ragazza di nome Destàche gli costò decenni dopo una denuncia perpedofilia e stupro (“da parte di un imbecille,laggiù, a 14 anni, una donna non sposata èuna zitella).Quel che seguì, il trovarsi là dove puntualmenteaccadeva qualcosa di molto, moltocaldo, Montanelli lo ascrive pudicamente alcaso. Come nell’amatissima Spagna per ilMessaggero, dov’era scoppiata la guerracivile, una serie di corrispondenze controcorrenteche gli costarono la sospensionedall’Albo e dal partito, quest’ultimo congedoper lui definitivo e al tempo stesso liberatorio.O in Germania, da collaboratore per ilCorriere diretto da Aldo Borelli, con il divietodi trattare argomenti politici. Il suo grandesponsor Ugo Ojetti, che aveva apprezzatoVentesimo battaglione eritreo, unlibretto sull’esperienza abissina, gli avrebbeproposto di stendere a quattro mani unatraduzione riveduta <strong>dei</strong> nostri Codici. Già,ma quel giorno d’agosto a Berlino vennefirmato il patto Ribbentrop-Molotov,nessuno ne sapeva nulla e i corrispondentistranieri latitavano per ferie. I servizisull’invasione della Polonia non entudiPilade del Buono“È un incontro con me stesso. Mi immaginoin viaggio verso la mia casa in Toscana, lìdove c’è il mio passato, quel mondo chesento di avere in qualche modo tradito. Nonè cambiato nulla. Suono, grido il mio nome,ma nessuno mi apre. Dietro il cancello chiusoc’è l’altro me stesso, quello fedele a unmondo lontano: non mi lascia entrare. Nonho mai trovato il coraggio di farla fino in fondoquesta confessione. Non ho mai trovato iltempo di scriverlo questo racconto. Chemuoia con me”. Ora Indro è tornato a casa,e i due Montanelli rivelati tanti anni fa aBruno Manfellotto, riappacificati, riposanoinsieme.La storia di Montanelli, - “un carattere felicementeinsopportabile”, chioserà qualcuno -,è un libro già scritto, riversato in cento titoli ein migliaia di articoli, frutto dell’attaccamentoal lettore, sentimento prioritario a ogni ambizione,e della conseguente curiosità di chi, digenerazione in generazione, con pari sentimentol’ha ripagato, pretendendo esclusivaattenzione dal proprio campione. La perfettasimbiosi è consacrata dal suo ultimo attopubblico, il necrologio che comparirà sulCorriere del 23 luglio (scompare, Indro,mentre viene celebrata una messa insuffraggio di sua madre), dettato alla nipoteLetizia Moizzi all’1.40 del mattino del 18luglio, presenti la compagna Marisa Rivoltae il factotum Enzo Maimone, qualche oraprima di entrare in camera operatoria: “Giuntoal termine della sua lunga e tormentataesistenza Indro Montanelli - giornalista,Fucecchio 1909, Milano <strong>2001</strong> - prendecongedo dai suoi lettori ringraziandoli dell’affettoe della fedeltà con cui lo hanno seguito...”.“Sono nato nel 1909, il 22 aprile, a Fucecchio,20mila abitanti tra Firenze e Pisa -aveva scritto -. La mia prima avvertenza èstata scegliermi bene i genitori. Tutti e duehanno superato i novant’anni in buonissimostato, lucidissimi fino in fondo. La cosa bellaè che non sono mai morti: si sono estinti”.Famiglia fucecchiese del 1200, un bisnonnoche costruiva navicelle per i renaioli, unnonno, Emilio, vecchio liberale e massone adominare il nucleo familiare; un padre, interventistaalla stregua <strong>dei</strong> fratelli, babbo Sestilio,ateo come Indro e preside di liceo che lorimandava a ottobre, ufficialmente per lacondotta ma sotto sotto per ragioni di principio;e una madre, Maddalena, buona e piache, al momento giusto, avrebbe dimostratola veridicità del vecchio detto sull’unicità delgenere.I tempi erano i tempi, e in contemporaneaIndro Montanelliin una delle ultime fotografie(foto Olympia).La foto piccola in alto è quellache Montanelli consegnòal momento dell’iscrizionenell’Albo.16 (24) ORDINE 8 <strong>2001</strong>

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