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Ottobre 2001 - Ordine dei Giornalisti

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Poi è successo quel che è successo e l’ordinataprocessione degli eventi previsti è saltata.Venerdì son cominciate a piovere telefonatedi denuncia dai colleghi impegnati aseguire le manifestazioni, in un crescendoaffannoso sabato e poi domenica, per cercarei giornalisti non solo italiani feriti, arrestati,“scomparsi”. L’alba della nuova settimana,che sarebbe dovuta essere l’ultima primadella breve interruzione festiva federale, s’èaperta con le polemiche internazionali sulcrescendo di violenze a Genova, con lacamera ardente di Montanelli a Milano, conl’esigenza di allestire con basi a Roma (Fnsi)e Bruxelles (Ifj) una raccolta di testimonianzee documenti visivi sulle lesioni alla libertàdi stampa. È il bello della diretta, anche nellavoro sindacale.Mentre una delegazione di Giunta Fnsirendeva omaggio alla salma di Indro, comesegreteria federale lunedì siamo andati dalpresidente della Camera per denunciare illavoro nero nel giornalismo e consegnare ladocumentazione raccolta nel “libro bianco”,com’era preordinato, ma ovviamente siamointervenuti con Pierferdinando Casini anchesui fatti di Genova. L’indomani si sono tenutenelle città dimostrazioni pacifiche contro leviolenze, ed il segretario ed io abbiamopartecipato al corteo di Roma, peraltroassieme a molti colleghi italiani e stranieriche erano lì sia per lavoro sia per testimoniarel’intangibilità del diritto costituzionaleORDINE 8 <strong>2001</strong>Invito i colleghi ad inviaremateriale su “libertàdi stampa e Genova”al sito federale già citato(www.fnsi.it), come purealla Federazioneinternazionale (www.ifj.org)e all’Associazione ligure<strong>dei</strong> giornalisti (via Fieschi3/26 -16121 Genova).lizzato. Il contesto della questione globalizzazionenon può essere quello rappresentatodai quotidiani nazionali: la megafoto a duecolonne e mezza pagina del militare delbattaglione San Marco, armato sino ai denticompreso il cellulare e gli occhiali scuriapparso su un quotidiano. Né il volto che spiadal buco di uno <strong>dei</strong> blocchi di ferro della zonarossa. Né il passamontagna nero del blocconero trionfante sull’auto incenerita. Né l’artificiereche smonta la bici dinamitarda. Né lazona rossa zeppa di divise che pare la cittadelladel milite.Perché il contesto è divenuto la metafora diuna desertificazione ideologica e morale, incui la verità di una rivoluzione si avvia alladefinitiva sconfitta a vantaggio di un poteremostruoso che mette tutto e tutti insieme.Intesse tutto. Assimila tutto. Anche l’opposizione,anche la contestazione.Dapprima la città blindata ha prodotto unterrore virtuale. Poi il terrore virtuale si è materializzatocon pacchi bomba. E poi anche unmorto, ripreso e visto dalle tv e dalle migliaiadi foto. Un morto - e questo è un segno mediaticoagghiacciante - quasi in diretta.Un trionfo <strong>dei</strong> media, una sconfitta per tutti.Quel corpo adagiato a terra nel sangue einquadrato da un operatore ha incendiatodefinitivamente la guerra delle parti. Comeha visto Le Monde in una magistrale vignetta- il quotidiano francese che ha scelto dinon usare le foto è stato alla fine il più chiaro- faceva vedere come su di lui fioccasserodecine di flash per le prime pagine. Dietro unmuro i potenti banchettavano avidi e gli ossidel loro pasto volavano alti sino a raggiungerei poveri, assiepati dietro il filo spinato. E icontenuti del G8, gli argomenti dell’incontrofinivano in coda ai servizi.C’è un modo di dire popolare che Sofri haricordato in una delle sue opinioni da primapagina, prima che il fatto accadesse, “sirespira la paura che ci scappi il morto aGenova”, aggiungiamo noi nella città “meticciatadalla globalizzazione antiglobale” e daun’operazione di ordine pubblico tra le piùgrandi del secolo.Percorrendo, ora che il G8 è concluso, uncammino a ritroso dentro la stampa, dentrole prime pagine, i titoli, le foto, le immagini, ipassamontagna, i volti, i militari, le paroleutilizzate, le didascalie, appare come in unracconto già scritta la tragica conclusione, ilsangue, le botte senza motivo, le aggressioni,la violenza <strong>dei</strong> pestaggi, anche il morto.La stampa ha raccontato consapevole omeno una trama già scritta. Bisogna saperleggere i giornali, cambiare la nostra relazionecon l’informazione. Capire che questo è ilpotere della mediatizzazione.Questa è la nuova realtà della globalizzazioneche nasce dai media.Chiudo dicendo che è necessario averesempre presente un fatto positivo: un giornaleè un’astrazione. Ci sono diversi giornali eogni giornale è fatto da mille firme, mille testeche cambiano ogni giorno. Un giornale è unsondaggio al giorno, un tentativo al giorno,un ballon d’essai al giorno e una scommessa.Perché la stampa non sia cialtrona e nongeneri mostri reali o virtuali è necessarioimparare e insegnare ai giovani la sapienzadella lettura.Paola Pastacaldiad esprimere anche collettivamente leproprie opinioni.A qualcuno la nostra iniziativa non è piaciuta,ma anche questo è un diritto rispettabile.Arriviamo così a mercoledì 25 luglio, giornatadensissima perché prima della presentazionedel libro bianco ed in qualche modointrecciando gli argomenti, si trasforma volutamentel’affollatissima assemblea in undibattito su Genova e i diritti dell’informazione.Parlano i colleghi che per tre giorni e pertre notti hanno seguito gli eventi, che hannofilmato chilometri di pellicola, scritto decinedi pezzi, ma anche preso manganellate, chehanno avuto le macchine rotte ed i rullinisequestrati, che molto spesso si sono posticoraggiosamente come “forze d’interposizione”fra manifestanti e polizia e fra manifestantipacifici e frange violente, che hannocollaborato con la magistratura, che voglionoche la verità o almeno quanta più veritàpossibile sia ristabilita. In aula ci sono anchediversi parlamentari e lo stesso ministro dellacomunicazione Gasparri, intervenuto perdiscutere di precariato, ma che non si sottraealla discussione su Genova. Nel pomeriggiola presentazione del libro su Montanelli èun’importante occasione per riflettere, anchequesta volta a sala piena, sia pure d’unpubblico differente, sul senso della nostraprofessione, sul dovere di essere prima ditutto e in maniera prevalente cronisti. Genovaentra di prepotenza anche in questadiscussione, soprattutto per ricordare che igiudizi, scrivendo, lo diceva Indro, debbonovenire dopo che sulla carta sono stati scrittifatti e poi fatti e poi ancora fatti. L’indomani,venerdì, la settimana si chiude con l’incontrofra la segreteria Fnsi ed il vertice Fieg guidatoda Luca Cordero di Montezemolo: si stendeun elenco di argomenti da trattare e se nediscute subito uno, la normativa sulla diffamazione,cercando e trovando una lineacomune. Linea che un’ora dopo il presidenteFieg avanzerà nell’incontro, anch’esso giàprevisto da tempo, al ministero. Il lavorosindacale continua.Dal convegno di StresaA N A L I S I è emersa l’urgenzadi adeguare il dirittoall’economia digitaleUna battagliaa colpidi copyrightdi Laura TuriniLe imprese, ormai da tempo, hanno presocoscienza di quanto Internet sia un potentemezzo di comunicazione sul quale possonosvilupparsi importanti relazioni commercialiinternazionali e che consente, a chi fornisceprodotti o servizi, di disporre di un mercatosconfinato e in continua e rapida espansione.Questo aspetto, di indiscusso interesseeconomico, ha determinato l’insorgere nonsolo di liti per l’acquisto di importanti spazi divisibilità in Rete, legate principalmente all’utilizzodi nomi a dominio significativi, maanche l’acuirsi di rivalse legali per impedirea terzi di utilizzare tecniche e contenuti finoa oggi monopolio di pochi. Una tale prospettivaè particolarmente preoccupante in unasocietà come la nostra, in cui si tende alla“standardizzazione” <strong>dei</strong> prodotti, che se daun lato consente una maggiore interazionetra culture di tutto il mondo, dall’altro conferiscea chi produce gli standard un potereeccessivo e ingiustificato.Se chi possiede materialmente i cavi telefonicipotesse decidere anche cosa possonodirsi le persone che li utilizzano, sarebbedavvero drammatico, così come c’è daaugurarsi che non si avveri la previsione diLawrence Lessig che vede nell’introduzionedelle trasmissioni su banda larga un pericoloconcreto per la libertà di parola. In questaimportante fase della storia dell’umanità ilgiurista è chiamato a conoscere la tecnicaper comprenderne le conseguenze nonevidenti, ma al tempo stesso è chiamato aponderare le proprie decisioni, con lo sguardodiretto al futuro. Valori fondamentali qualila libertà di parola, la libertà di impresa e laconcorrenza paritaria tra le imprese nonpossono venire meno, neanche online.Questo è quanto è emerso anche recentementeal convegno tenutosi a Stresa il 4 e 5maggio, organizzato dal Centro nazionale diPrevenzione e difesa sociale, nel corso delquale si è discusso del rapporto tra diritto edeconomia, evidenziando come spesso l’utilizzodi certi strumenti giuridici giuochi unruolo fondamentale nell’evoluzione della vitasociale.Diritto d’autoreIl caso Napster ne è un esempio. La leggesul copyright, varata per ricompensare gliartisti dello sforzo creativo, consente aiproduttori di guadagnare rilevanti somme dalpagamento <strong>dei</strong> diritti da parte <strong>dei</strong> consumatori,<strong>dei</strong> quali solo una minima parte va poimaterialmente a finire nelle tasche degliautori. Napster, al di là della violazione omeno del diritto di copyright, ha dimostratocome sia possibile diffondere, e anchevendere, musica in un modo nuovo, eventualmenteanche facendo a meno <strong>dei</strong>produttori e <strong>dei</strong> distributori tradizionali,consentendo agli autori di guadagnare di piùe ai consumatori di ottenere lo stessoprodotto a un prezzo più basso. Una talepossibilità non può non fare paura e perquesto le major, che attualmente detengonol’80% del mercato, sono intenzionate più afare chiudere i siti scambia-files che a crearnedi propri e concorrenziali, proprio perI gruppi Usa temono Internet“Il dirittod’autorescomparirà”evitare che si diffonda la consapevolezza diun mercato che potrebbe gravementenuocere i propri interessi. “Cosa impossibile- ha ribadito David Boies, avvocato delgoverno degli Stati Uniti nel caso Microsoft edifensore di Napster e di altre società delsettore della musica online - per quanto sitenti di fermare sistemi come Napster, ormaisi tratta di un processo irreversibile con ilquale le società della old economy devonoinevitabilmente fare i conti”. A conferma diquesta affermazione basti pensare che inquesti giorni MP3.com ha iniziato a vendereCd “compressi”, che gli utenti possono scaricaredirettamente tramite Internet sul propriocomputer.Vecchio contro nuovoUtilizzare gli strumenti tradizionali, quali lalegge sul copyright, per impedire il diffondersidi nuove forme di comunicazione e dimercato è indubbiamente un errore. Ciò nonsignifica, e ormai è indiscutibile, che su Internettutto sia permesso, ma solo che occorreridimensionare certe posizioni estremistiche.La proprietà intellettuale è destinata a giocareun ruolo fondamentale, ma deve esserereinterpretata. Non a caso a Stresa si èparlato della teoria degli “Essential Facilities”,presentata da Gustavo Ghidini, professoredi diritto industriale alla Luiss di Roma, inbase alla quale è importante che i mezziessenziali per fornire beni o servizi siano adisposizione di tutti, mentre non è ragionevoleche, attraverso il copyright o altri dirittidi proprietà intellettuale, si possa impedire aqualcuno, ingiustificatamente, di utilizzarequalcosa che non potrebbe procurarsi altrimenti.Se così fosse si determinerebberoposizioni di monopolio gravi e insostenibili.La proprietà intellettuale deve essere salvaguardatae remunerata, ma non può essereuno strumento per tagliare la strada alprogresso. È un sentimento collettivo, che siavverte sia tra i consumatori sia tra i giuristi,che non si possa continuare solo a reprimeree che in certi casi lo si stia facendo inmodo eccessivo. La tecnologia consente diostacolare il diffondersi <strong>dei</strong> dati ben oltrequanto sia concesso. Basti solo considerareche i filtri o i meccanismi che impediscono ildownloading di certi file, crea un monopoliodi fatto, indipendentemente dal fatto che queicontenuti siano coperti o meno da dirittod’autore.Ripensare il copyrightIn questo clima di ripensamento della leggesul diritto d’autore è intervenuta la Danimarcanella persona del ministro della CulturaElsebeth Nielsen, che ha varato una propostadi legge in base alla quale sarà consentitonon solo duplicare i cd, ma anche scaricaremusica e copiarla sul proprio computerper uso personale. Si tratta di una presa diposizione che ha suscitato le ire delle societàmusicali e della quale è difficile prevedere glisviluppi ma che dimostra ancora una volta,se ce ne fosse bisogno, che la società reclamauna svolta che il diritto, e chi lo applica,non può evitare che avvenga.da Il Sole 24 Ore del 18 maggio <strong>2001</strong>Fra le aziende multimediali americane è ormai allarme per ildiffondersi <strong>dei</strong> sistemi peer to peer, che permettono lo scambiodi dati tra computer via Internet. A descrivere i timoridell’industria Usa è stato ieri l’economista del Mit, LesterThurow. Il fenomeno è iniziato con Napster, il sito utilizzatofino a poco fa da milioni di appassionati per scambiarsi i branimusicali gratuitamente. E con la “banda larga”, entro breve,potranno essere scambiati anche i film. In violazione delcopyright. Senza che le imprese abbiano trovato una soluzione.dal Corriere della Sera dell’8 settembre <strong>2001</strong>13

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