cap<strong>it</strong>olo 7Parlano i “<strong>Testimoni</strong> <strong>del</strong> <strong>tempo</strong>”96Giuseppe Fichera nel 1972quando era assistentedi Mirelli (foto apparsa su“Guarire” <strong>del</strong> mese di apriledi quell’anno)A COLLOQUIOCON GIUSEPPE FICHERAIl successo scendendo le scale invece che salirle, come sol<strong>it</strong>amente accade. È accadutoa Giuseppe Fichera. “Vede – mi dice quando lo incontro al Padiglione Monteggiaal Policlinico di Milano, è presente anche la dottoressa Granelli, nipote <strong>del</strong> grandeLeopoldo Celli – qui ci troviamo al piano meno uno <strong>del</strong>l’edificio. Quando ho cominciatola mia attiv<strong>it</strong>à di medico ero al 4° piano. Poi sono sceso di piani, migliorandosempre più. Ma chi dice che per far carriera bisogna salire?”.Giuseppe Fichera, professore di Chirurgia Endoscopica, all’Univers<strong>it</strong>à di Milano, padresiciliano, madre monzese, nasc<strong>it</strong>a a Gorizia, studi a Milano.Da sub<strong>it</strong>o nel mondo <strong>del</strong>l’endoscopia, affascinato da questa metodica anche se un po’turbato quando, dovendo preparare la tesi, assiste nel padiglione Zonda a un esameesegu<strong>it</strong>o “con un tubo infilato nella gola, al buio più totale”.Enrico Mirelli lavora in questo momento in un angusto locale al 4°piano <strong>del</strong>l’edificio; è il solo a eseguire, da vero pioniere, le endoscopie.E Fichera giovane medico, è sub<strong>it</strong>o accanto a Mirelli,affermato specialista. L’avvio di un sodalizio ricco di grandirisultati che hanno avuto eco anche oltre i confini. Risultati eccezionalianche per il prezioso aiuto di un tecnico che ha segnatola storia <strong>del</strong>l’endoscopia, Biglieri. Mirelli e Fichera sono gli unici apraticare l’endoscopia con es<strong>it</strong>i così interessanti che al “Monteggia”viene ist<strong>it</strong>u<strong>it</strong>o il primo Centro Italiano di <strong>EndoscopiaDigestiva</strong>.Mirelli, da Assistente ordinario <strong>del</strong> clinico chirurgo Trivellini, diventaAiuto univers<strong>it</strong>ario; Fichera prima Assistente volontario, poiAssistente ordinario e successivamente Aiuto univers<strong>it</strong>ario.Entrambi Professori Associati nel 1982. Nov<strong>it</strong>à anche al vertice <strong>del</strong>lastruttura: primo Trivellini, poi Gallone, infine Montorsi, cui fa segu<strong>it</strong>o Peracchia.Tanti progressi scientifici presentati ai congressi come quello, <strong>del</strong> 1968 a Praga dove, inprima mondiale, viene presentata la tecnica Mirelli-Fichera sui punti di sutura nei resecatigastrici. Una eccezionale nov<strong>it</strong>à che apre una nuova strada nella comprensione deidolorosi disturbi nei pazienti operati. Non solo progressi scientifici ma anche nel campo<strong>del</strong>l’aggiornamento e <strong>del</strong>la preparazione <strong>del</strong> medico, come i primi Corsi nazionali con“Minerva Medica”: oltre 1500 iscr<strong>it</strong>ti. E fra gli allievi, giovani medici che si affermeranno,come Crespi, Cheli, Montori.Fra i progressi tecnici come il perfezionamento e addir<strong>it</strong>tura l’ideazione (è il caso <strong>del</strong>lasonda Mirelli-Biglieri, cui collabora anche Fichera) di numerosi strumenti sempre con ilprezioso aiuto di Biglieri.Progressi anche nello studio dei farmaci, come il caso dei FANS che creavano emorragie.Stretti i contatti con i reumatologi, guidati da Ballabio. E ancora i progressi nellostudio <strong>del</strong>le gastr<strong>it</strong>i alcaline <strong>del</strong> reflusso duodenogastrico. Con Giuseppe Fichera inquesto incontro in una mattina d’estate, non cerco solo cifre e nomi, quelli che ottengo.Cerco impressioni. È un vero testimone <strong>del</strong> <strong>tempo</strong> questo medico affascinato dalla medicina,pieno di curios<strong>it</strong>à come sa esserlo uno scienziato che non si accontenta mai disapere. E con tanta uman<strong>it</strong>à. Lo si scopre quando parla dei pazienti. Non dice sub<strong>it</strong>oche gli interventi, via via sempre più precisi, erano riusc<strong>it</strong>i bene. Dice che i malati, conil progredire <strong>del</strong>le tecniche, soffrivano sempre di meno e sempre più erano aiutati aguarire.E dei pazienti – “ne sono passati anche di illustri” ma non fa un nome, anzi, uno solo,non so perché, quello di Luraghi, un <strong>tempo</strong> al vertice <strong>del</strong>l’Alfa Romeo – ricorda, con unsorriso, una signora. “Una bella donna che aveva bisogno di un esame endoscopico abbastanzacomplesso e <strong>del</strong>icato. Alla fine, la signora mi guarda e mi dice: “Grazie, mer<strong>it</strong>erebbeuna rosa”.La grande carica di uman<strong>it</strong>à si scopre anche quando parla dei collaboratori specie gliinfermieri sempre attenti. E ne ricorda due dei tempi eroici, Maria e Marisa.Ricordi, quelli di Giuseppe Fichera, che vanno soprattutto a quell’angusto locale, due
Storia <strong>del</strong>l’endoscopia digestiva in Italiametri per due, che era, allora, “il mondo <strong>del</strong>l’endoscopia digestiva”. “Tempi eroici – dice– avevamo un vecchio clinoscopio. I tempi degli antichi strumenti rigidi, così rigidiche, prima di un esame, li mettevamo sotto un getto di acqua calda. Pensi che perlettino, sul quale far distendere il paziente, utilizzavamo un’apparecchiatura poi dismessa,<strong>del</strong> reparto di radiologia. Esami che duravano anche due ore. Non siamosempre stati nell’angusto stanzino al 4°, siamo scesi al secondo nel ’70, all’arrivo di Trivelliniavevamo un piccolo locale in più: andavamo anche dove era urgente la nostrapresenza, come nella divisione d’urgenza diretta da V<strong>it</strong>torio Staudacher. Ricordo che ciportavamo dietro gli strumenti. Continuiamo a scendere di piano all’arrivo di Gallone.Ora ci sembra di essere in paradiso perché ci sono una sala d’attesa per i pazienti e unostudio medico anche se piccolo. Diventa direttore Montorsi e scendiamo addir<strong>it</strong>tura nelseminterrato, dove siamo ora. Più giù non possiamo andare”.È vero, più giù non si può. Ma Giuseppe Fichera forse non sa che ha dato origine a unanuova regola: più si scende, più si sale. E in questo saliscendi l’Endoscopia Digestiva<strong>it</strong>aliana di gradini ne ha sal<strong>it</strong>i molti. I pazienti ringraziano.L’INCONTROCON LEANDRO GENNARILeandro Gennari, lo confesso, è amico mio. Da quando, lui non lo ricorda, andandoall’Ist<strong>it</strong>uto Tumori di Milano agli inizi degli anni ’60 – io giovane giornalista e luigiovane medico – mi feci spiegare cosa fosse questa tecnica <strong>del</strong> “guardare dentro” senzaricorrere al bisturi e senza lastre. E Gennari, in quell’occasione, mi disse: “è una tecnicache rivoluzionerà la medicina. Ne prenda nota e se lo ricordi fra qualche decennio”.I decenni sono passati. E mi trovo davanti a Leandro Gennari, responsabile <strong>del</strong> Dipartimentodi Chirurgia Generale <strong>del</strong>l’Ist<strong>it</strong>uto Human<strong>it</strong>as a Rozzano, a un passo da Milano.Una struttura moderna nata per l’impegno di imprend<strong>it</strong>ori illuminati.Dico: “Caro Gennari, avevi avuto ragione. L’endoscopiadigestiva ha portato grandi nov<strong>it</strong>à. Ma cosa è stata per tel’endoscopia digestiva?”.E Gennari: “È stata la metodica che ha permesso e permetteallo specialista che la pratica, di vedere in faccia il nemico.Sì, il nemico, il male. E senza aprire l’organismo. Unavisione diretta”.Ancora: “Come ha influ<strong>it</strong>o sulla tua professione?”.“Ha influ<strong>it</strong>o molto. L’aver potuto vedere direttamente ilnemico in faccia, cioè il male, soprattutto il tumore, mipermette ora, alla lettura di un referto radiologico o di altrogenere, di immaginare quel male che il documento certifica.Ho il male ben chiaro davanti agli occhi”.Leandro Gennari, con il suo eterno sorriso e con quegliocchi che ti studiano con acume anche se non sei unpaziente, ti intrattiene e ti affascina quando lo inv<strong>it</strong>i adaprire il vaso di Pandora dei ricordi. E di ricordi ne sascegliere tanti. Alcuni sono rifer<strong>it</strong>i a episodi scientifici o<strong>del</strong>la Società di Endoscopia Digestiva e sono riportati neicap<strong>it</strong>oli dedicati alla Storia. Ma in questa intervista hoscelto i ricordi più significativi, quelli più umani, di v<strong>it</strong>a vissuta.Come quando, era il 1962, un Cattedratico di Radiologia all’Univers<strong>it</strong>à di Milano, ArduinoRatti, sbatté la porta adirato e lasciò una riunione all’Ist<strong>it</strong>uto Tumori. Vale la penaraccontare l’episodio.Leandro Gennari è giovane assistente di chirurgia di Bucalossi all’Ist<strong>it</strong>uto Tumori, dipartimentodi chirurgia generale.“Un giorno Bucalossi – dice Gennari – mi incarica di dare un parere sul gastroscopiodi Hirschow<strong>it</strong>z. Si decide di avviare un doppio cieco con i radiologi, uno studio suLeandro Gennari97